Che fare con l’io?

Aperto da Angelo Cannata, 25 Febbraio 2017, 16:43:31 PM

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Angelo Cannata

Il tema di questo post prende lo spunto da quello che era stato aperto da acquario69 col titolo "Dove sei quando non sei presente a te stesso?".

Credo che egli abbia toccato un argomento importantissimo, ma l'abbia impostato in un modo che non favorisce approfondimenti fruttuosi.

È un argomento importantissimo sia perché da sempre l'io è oggetto di indagini di ogni genere, sia per il fatto che, per molti versi, governa il nostro sperimentare, vivere, pensare, esistere. Credo che sia stato impostato male sia perché dà per scontato cosa sia l'essere sé stessi, sia perché orienta l'attenzione verso un aspetto molto marginale della nostra esperienza di noi stessi, cioè verso i momenti in cui non ci pensiamo.

Credo un errore da evitare nell'occuparsi dell'io sia il tentativo di comprenderlo: questo è un vizio di base della filosofia di origine greca: la pretesa di capire, ingabbiare in concetti, definire, precisare, inquadrare; una pretesa i cui ultimi risultati non sono altro che sistematicamente ammettere il fallimento totale del comprendere.

Piuttosto che chiederci cosa sono le cose, oggi sembra più efficace chiederci cosa fare con esse. Dunque, non so cos'è il mio io, ne ho una vaga sensazione che non riesco a spiegare neanche a me stesso, ma posso chiedermi che fare di quest'esperienza che mi accompagna finché dura il mio passaggio su questo pianeta.

A questo punto, una prima risposta può sembrare logica: una delle cose più interessanti da fare col nostro io è sperimentarne le relazioni con gli altri io. Qui però le cose si complicano, perché spesso è proprio la presenza dell'altro io a distrarmi dalla consapevolezza che siamo due io che si stanno incontrando, o comunque dal pensiero della grandezza di tutto ciò che nell'incontro si sta verificando. Può verificarsi anche il problema opposto: se, quando mi trovo davanti a un'altra persona, mi metto a pensare a tutte le profondità dei nostri due io che si stanno incontrando, proprio tale pensiero può farmi perdere di vista alcuni tra gli aspetti più importanti dell'incontro con l'altro; cioè, va a finire che sto incontrando non l'altro, ma soltanto i miei pensieri sull'incontrarsi di questi due io; l'altro sta lì, davanti a me, ma io lo sto ignorando completamente, tutto preso dal riflettere sugli io.

Ne consegue che, sì, l'incontrarsi dei nostri io è una delle cose più grandi che possiamo sperimentare in questa vita, ma questa grande esperienza, per poter essere fruita al meglio, richiede di essere accompagnata da altre attività da praticare quando gli altri io non ci sono e quindi siamo meno soggetti a distrazione. S'intuisce che queste attività da affiancare saranno silenzio, riflessione, meditazione, ma non è detto: in realtà ogni attività umana può essere vissuta come affiancamento arricchente, finalizzato a massimizzare la fruizione dei momenti in cui avviene l'incontro vivo con gli altri io; in questa maniera possiamo considerare noi stessi, più che come corpi che si trovano da qualche parte in un universo sterminato, come degli io che vivono relazionandosi, direttamente e indirettamente, in un universo di umanità costituito anzitutto da altri io.

giona2068

Nel tuo profilo leggo che sei un ex sacerdote ed  ateo per giunta, mi viene da pensare che tu sia una vittima di satana perché ti ha combattuto e vinto, ma spero non sia così.
In ogni caso parto dal presupposto che tu pur non credendo nel Signore Gesù come figlio del Signore Dio, consideri il Suo insegnamento umanamente valido.
Posto che sia così, tu sai che a riguardo del giovane ricco che voleva seguirLo il Signore  disse che per prima cosa doveva rinnegare se stesso per poi seguirLo. Come dire che il nostro io è la nostra rovina. Più è grande in noi più piccolo, per noi, diventa il Signore, fino ad arrivare ad essere noi stessi il nostro "dio".
In questo caso diventiamo il tempio della superbia e dell'orgoglio che sono satana in persona nell'uomo. Per essere più chiaro l'io è il segno che l'uomo non è nella verità. L'umiltà consiste proprio nello scoprirci piccoli fino alla consapevolezza che da soli non possiamo fare nulla. 
Questo passaggio rischia però di portare alla depressione ed alla perdita di fiducia in noi stessi, se nel cammino di scioglimento dell'io non scopriamo che man mano che sciogliamo l'io ci riempiamo dello Spirito di nostro Signore che ci riempie di fierezza quando opera tutto nostro tramite.
Volendo possiamo chiamare io anche questo genere di fierezza, ma a differenza dell'io fondato sul confidare in noi stessi, l'io dell'uomo fiero di essere strumento del Signore Dio si nutre della fiducia in Lui.
L'io, secondo il mondo, è una sintesi dell'autostima di ogni persona, la quale  quando manca porta alle malattie mentali, ma l'autostima è temporanea e se l'uomo non cerca la fierezza come figlio del Signore Dio, prima o poi crolla perché l'uomo è eterno e l'autostima è temporanea.
Per rispondere al tuo quesito: Che fare con l'io? La risposta è: distruggerlo rimpiazzandolo con la fierezza che appartiene all'uomo che recupera l'immagine e somiglianza del Signore Dio.
Per l'ateo non vedo speranza, posso solo prevedere che comincerà a gustare il fuoco dell'inferno già su questa terra, anche se non lo crede.   

Angelo Cannata

Citazione di: giona2068 il 25 Febbraio 2017, 19:47:43 PMChe fare con l'io? La risposta è: distruggerlo rimpiazzandolo...
Come hanno fatto a convincerti che dovevi distruggere il tuo io e rimpiazzarlo con altro?

giona2068

Citazione di: Angelo Cannata il 25 Febbraio 2017, 20:09:20 PM
Citazione di: giona2068 il 25 Febbraio 2017, 19:47:43 PMChe fare con l'io? La risposta è: distruggerlo rimpiazzandolo...
Come hanno fatto a convincerti che dovevi distruggere il tuo io e rimpiazzarlo con altro?

Nessuno ha cercato di convincermi, mi hanno solo spiegato che la mancanza di pace era la conseguenza del mio confidare in me stesso, cioè del mio "io" cresciuto a dismisura ed a volte percepito troppo piccolo. Come tutti l'io lo nutrivo con le cose del mondo e il confidare in me stesso (cosa diversa dall'aver fiducia in noi stessi) che generavano il risultato di vivere da morto, cioè vegetare con la massima indifferenza.
Quando ho trovato la conferma nel Santo Vangelo ed ho cercato di mettere in pratica quanto scritto, ho cominciato a recuperare la Pace che oggi non cambierei con tutto il mondo. Se quanto scritto non fosse verità non porterebbe ala Pace ed all'Amore verso ilo prossimo.

PS

Fai attenzione, non ho detto di sostituirlo con altro generico, ma di sostituirlo con il Signore Dio dell'amore, della pace e della vita.

Angelo Cannata

In effetti, una volta che si sia deciso di distruggere l'io, mi sembra comprensibile che si sperimenti pace: tanti problemi vengono messi da parte.

giona2068

Citazione di: Angelo Cannata il 25 Febbraio 2017, 21:28:19 PM
In effetti, una volta che si sia deciso di distruggere l'io, mi sembra comprensibile che si sperimenti pace: tanti problemi vengono messi da parte.

Certo, chi decide di distruggere l'io ha delle solide ragioni spirituali che lo portano verso la pace, ma c'è anche la distruzione involontaria dell'io a seguito delusioni, sfiducia in se stessi, fallimenti ecc.... Quest'ultima ipotesi non porta ala pace ma alla depressione o altre malattie mentali.
La cosa da non dimenticare è rispettare le persone perché rispettando loro rispettiamo le loro idee, le loro convinzioni ecc... che sono l'io. Questo occorre farlo anche quando siamo certi dell'altrui errore. Ogni persona ha i suoi tempi, se interveniamo a sproposito facciamo solo danni. In particolare possiamo/dobbiamo dare lo nostra testimonianza a chi sta cercando la via per modificarsi.
Basta pensare a questo riguardo quando si offende qualcuno o qualcuno ci offende per comprendere il male che si arreca.

Citazione di: giona2068 il 25 Febbraio 2017, 21:58:09 PM
Citazione di: Angelo Cannata il 25 Febbraio 2017, 21:28:19 PMIn effetti, una volta che si sia deciso di distruggere l'io, mi sembra comprensibile che si sperimenti pace: tanti problemi vengono messi da parte.
Certo, chi decide di distruggere l'io ha delle solide ragioni spirituali che lo portano verso la pace, ma c'è anche la distruzione involontaria dell'io a seguito delusioni, sfiducia in se stessi, fallimenti ecc.... Quest'ultima ipotesi non porta ala pace ma alla depressione o altre malattie mentali. La cosa da non dimenticare è rispettare le persone perché rispettando loro rispettiamo le loro idee, le loro convinzioni ecc... che sono l'io. Questo occorre farlo anche quando siamo certi dell'altrui errore. Ogni persona ha i suoi tempi, se interveniamo a sproposito facciamo solo danni. In particolare possiamo/dobbiamo dare lo nostra testimonianza a chi sta cercando la via per modificarsi. Basta pensare a questo riguardo quando si offende qualcuno o qualcuno ci offende per comprendere il male che si arreca.


Nel disaccordo più totale. Considero  l'Io un principio necessario e indistruttibile. La distruzione dell'Io porta solo al Nirvana per il buddhismo ed allo scetticismo avanzato e contradditorio. Saresti capace di vivere al di fuori della società e a non proclamarti più Io? Impossibile. Gli eremiti pensano di vivere una vita in stretto contatto con la natura, in realtà non cercano che se stessi.
Ti dico, bisogna avere ancora del caos dentro di sé, per poter generare la stella danzante. ::)

Angelo Cannata

Citazione di: 2γ il 27 Febbraio 2017, 22:54:38 PM
Nel disaccordo più totale. Considero  l'Io un principio necessario e indistruttibile. La distruzione dell'Io porta solo al Nirvana per il buddhismo ed allo scetticismo avanzato e contradditorio. Saresti capace di vivere al di fuori della società e a non proclamarti più Io? Impossibile. Gli eremiti pensano di vivere una vita in stretto contatto con la natura, in realtà non cercano che se stessi.
Intuitivamente condividerei la tua posizione, ma ad una lettura più attenta mi viene a risultare contradittoria: prima dici che l'io è indistruttibile, poi però ne ammetti la possibilità, una volta che dà come risultato il Nirvana o lo scetticismo.

Affermi che è impossibile vivere fuori della società e non proclamarsi io, ma poi ammetti che è possibile vivere fuori della società, visto che fai riferimento agli eremiti. Sarebbe da chiarire in che senso gli eremiti cercano se stessi: se lo fanno nel senso che cercano una maniera autentica di rapportarsi col proprio io, oppure nel senso che perseguono comunque un proprio egoismo, o un'affermazione di sé. Nel primo caso risulterebbe dimostrato che un aggiustamento del proprio io è comunque positivo e importante, mentre nel secondo caso potresti essere accusato di aver pronunciato un giudizio quanto meno discutibile.

Il criterio di possibilità determina secondo me la libertà: è la scelta infatti una proclamazione dell' io, sia che riguardi l'affermazione, sia che riguardi la distruzione dello stesso (eremita per il distacco dalla società)BASTI PENSARE A ZARATHUSTRA. Il suo discorso è contradditorio e insostenibile. Es: Lo scetticismo è l'arma più forte di cui la Ragione si possa avvalere anche se è la reazione opposta alla stessa. Uno scettico per esser coerente dovrebbe dopo aver dubitato della realtà fenomenica e noumenica, dubitare anche di se stesso. Questo è impossibile. In conclusione la invito a  leggere il mio saggio pubblicato ieri dove pressento la mia visione dell'Io.
Ti dico, bisogna avere ancora del caos dentro di sé, per poter generare la stella danzante. ::)

Duc in altum!

**  scritto da 2y:
CitazioneIl criterio di possibilità determina secondo me la libertà: è la scelta infatti una proclamazione dell' io,
...e come mai è sorto questo " criterio di possibilità?
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

giona2068

L'io è il fondamento della personalità la quale può essere divina, umana o satanica.
La qualità della personalità dipende quindi dalla qualità dell'io.
Quando l'io corrisponde alla fierezza di essere l'immagine e somiglianza del Signore Dio il nostro io è armonico, gioioso, dolce, umile e mite.
Quando siamo contenti di essere umanamente come ci piace, ma rimanendo nel rispetto verso noi stessi e verso il prossimo,  anche se non durerà,  il nostro io è un io umano.
Il problema più grande  comincia quando, basandoci non più tonto sull'essere ma sull'avere, perdiamo l'umiltà e sfociamo nella superbia e nell'orgoglio. In questo ultimo caso l'io sarà satanico perché superbia ed orgoglio sono già satana nell'uomo e  trasformano la persona  in persona violenta, aggressiva, supponente, litigiosa ecc...
La personalità a seconda dell'io sulla quale è basata si manifesterà di conseguenza.

L'errore più grande è parlare dell'io come se fosse uno per tutti senza distinguo e senza osservare il comportamento. In ogni caso il primo io che dobbiamo esaminare è il nostro perché finché non scopriamo come siamo strutturati non potremo mai comprendere  altri e se parliamo di questi argomenti produciamo solo elucubrazioni mentali che servono a far crescere la superbia e l'orgoglio in noi.

Il criterio di possibilità nasce dalla sviluppo dell'Io. Un uomo può scegliere di vivero o morire, un animale è costretto a sopravvivere. La possibilità è inerente al principio di causalità e casualità. Se intende dirmi che Dio ci fornisce libera scelta, ciò non è vero: in quanto Dio, secondo il cristianesimo ha già deciso tutto per noi secondo il suo piano provvidenziale.
Ti dico, bisogna avere ancora del caos dentro di sé, per poter generare la stella danzante. ::)

Duc in altum!

**  scritto da 2y:
CitazioneIl criterio di possibilità nasce dalla sviluppo dell'Io
Benissimo, e come si è avuto questo sviluppo dell'Io?
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

Questa domanda non devi porla a me, quanto a te stesso... Quando ti sei veramente reso conto di essere vivo? Di contare qualcosa... Ora tu cercherai di ribaltarmi con le classiche domande esistenziali,ma concepisco tale ramo della filosofia in modo differente. Se spesso viene trattata come la filosofia della disperazione, io credo che ciò che tu faccia conti realmente. Sono un sognatore, lo so. Eppure tu fai la differenza in termini materiali, numerici e crei un precedente, facendo anche la differenza per le altre persone come il confronto che stiamo avendo. Tale confronto non sarebbe possibile se tu non ti proclamassi Io, cosa che anche se non te ne rendi conto stai facendo.
Ti dico, bisogna avere ancora del caos dentro di sé, per poter generare la stella danzante. ::)

Duc in altum!

**  scritto da 2y:
CitazioneQuesta domanda non devi porla a me, quanto a te stesso...
Ti ringrazio perché già mi hai risposto nell'altra discussione, adesso so che sei una persona di fede, quindi il mio credo sull'origine dell'Io, anche se differente dal tuo, è fondato sull'irrazionalità come il tuo. Quindi pattuito questo, adesso, si può anche discutere quale delle due stravaganti religioni, la tua e la mia (o di chi desidera intervenire) è quella vera e giusta.
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

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