Che cosa credete esista dopo la morte?

Aperto da Socrate78, 06 Novembre 2022, 18:37:09 PM

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Socrate78

Personalmente che cosa credete possa esistere dopo la morte fisica? Siete orientati ad escludere totalmente un'ulteriore esistenza oppure pensate ci sia un'altra realtà in un piano diverso da quello terreno? Credete nell'esistenza di un giudizio sulle azioni che l'anima ha compiuto in vita e di conseguenza un purgatorio oppure nella peggiore delle ipotesi un inferno?
Apro questo thread proprio per vedere come voi la pensate.

iano

#1
Vado maturando in questi ultimi tempi nuove idee al prossimo che mi spingono a chiedermi...la morte di chi?
La morte di qualcuno che si percepisce, ma non sà ben definirsi, quindi sicuramente la morte di quella percezione.
Tendo quindi più a chiedermi cosa c'è accanto,  e che rimane, piuttosto che dopo.
Si può davvero parlare di morte di un individuo se quell'individuo non può esistere fuori da un organizzazione di esseri viventi che lo comprende, o bisogna parlare di una riorganizzazione?
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

Al di qua delle ipotesi metafisiche, razionalmente parlando, mi sono raccomandata a nonni, genitori, amici più anziani, religiosi più o meno convinti, di darmi un segnale dal loro post mortem. Silenzio tombale. Sarei più propensa ad escludere tale eventualità. 

Non funziona nemmeno l'argomento della fede ("devi crederci perché accada"), così come non funziona coi ludopatici. La realtà se ne fa un baffo della nostra fede e corre spedita per la sua strada.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Jacopus

Dopo la mia morte sopravviverò nei ricordi e nelle azioni che il mio agire ha contribuito a creare. E sopravviverò banalmente nel codice genetico che ho trasmesso ai miei figli.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

anthonyi

Citazione di: Socrate78 il 06 Novembre 2022, 18:37:09 PMPersonalmente che cosa credete possa esistere dopo la morte fisica? Siete orientati ad escludere totalmente un'ulteriore esistenza oppure pensate ci sia un'altra realtà in un piano diverso da quello terreno? Credete nell'esistenza di un giudizio sulle azioni che l'anima ha compiuto in vita e di conseguenza un purgatorio oppure nella peggiore delle ipotesi un inferno?
Apro questo thread proprio per vedere come voi la pensate.
Non ho dubbi sull'esistenza della realtà ultraterrena. Dissento dell'idea di un giudizio, che non é per nulla necessario. 

niko

#5
Non solo non so cosa ci sia dopo la morte, ma penso anche che avere un termine e un confine "individuale" e "personale" nell'ignoto sia connaturato al proggetto e allo sforzo intenzionale, specifico dell'uomo, di identificarsi con la propria coscienza e conoscenza.

Il fatto di non sapere cosa ci sia dopo la morte non e' solo una proposizione scettica o agnostica che posso formulare in astratto con il mio pensiero, e' anche il riflesso, e l' "ombra", della mia stessa volonta' che gia' da ora, in vita, ancora e connette il mio senso dell'io e del se' alla mia coscienza e attenzione come condizione basilare della mia vita e sopravvivenza, insomma della volonta' di vivere che mi porta a identificare il mio essere con la mia coscienza: se l'essere e il voler-essere di un uomo e' la sua coscienza, il suo non essere e il suo non-voler essere e' il suo oblio, e la sua inconsapevolezza, e in un certo senso lo e' necessariamente, che egli sia agnostico rispetto al destino nell'oltretomba o no.

Ma l'oblio, come concetto, e' un nulla gnoseologico e non un nulla ontologico, tende a corrispondere alla prospettiva agnostica del non sapere il proprio destino dopo la morte e non a quella della certezza dell'annullamento, rivelando, proprio in questa differenza sottile, la volonta' di vita e di sopravvivenza soggiaciente all'equiparazione squisitamente umana di vita e coscienza, equiparazione che "addomestica" l'abisso e il nulla riformulandolo come "mero" sonno e oblio.

Il sapiens, cioe' l'uomo, muore nel suo sapere di non sapere, nel suo non poter scegliere -e dunque sciogliere- il mistero della morte.


Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Ivo Nardi

La morte è per me la fine dell'esistenza. La persona semplicemente non esiste più.
Rimarrà però una traccia indelebile di ciò che ha fatto e detto durante la vita.
Le parole, le azioni di ognuno di noi influenzano costantemente il mondo esterno, innescando così un effetto domino infinito che coinvolge ogni essere, anche se la maggior parte delle volte non lo percepiamo. Durante la nostra esistenza contribuiamo a causare e ad alimentare una serie di avvenimenti che scandiscono, formano e condizionano non solo la nostra vita, ma in maniera rilevante anche quella degli altri.
Ciò che avremo generato, nel bene e nel male, e che, nostro malgrado, continuerà a determinare trasformazioni negli altri e nelle cose, sarà quello che resterà.
Possiamo dare infinite interpretazioni a un riflesso confuso nell'acqua,
ma l'immagine che dà origine a quel riflesso è soltanto una.

Duc in altum!

Citazione di: Ivo Nardi il 07 Novembre 2022, 00:51:23 AMLa morte è per me la fine dell'esistenza. La persona semplicemente non esiste più.
Rimarrà però una traccia indelebile di ciò che ha fatto e detto durante la vita.
Le parole, le azioni di ognuno di noi influenzano costantemente il mondo esterno, innescando così un effetto domino infinito che coinvolge ogni essere, anche se la maggior parte delle volte non lo percepiamo. Durante la nostra esistenza contribuiamo a causare e ad alimentare una serie di avvenimenti che scandiscono, formano e condizionano non solo la nostra vita, ma in maniera rilevante anche quella degli altri.
Ciò che avremo generato, nel bene e nel male, e che, nostro malgrado, continuerà a determinare trasformazioni negli altri e nelle cose, sarà quello che resterà.
Beh, ci vuole una profonda fede per credere che sia davvero così.
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

baylham

Condivido la risposta di Ivo Nardi.
La mia morte, di cui non avrò alcuna conoscenza, sarà la mia dissoluzione.
Ma la mia esistenza, come quella di ogni cosa, sarà eterna.

Phil

In breve, guardandosi intorno (e guardando anche al passato), dopo la morte di un uomo esiste quello che esisteva prima, ma in condizioni di stato differenti; il corpo umano che pensava «io sono», diventa un corpo umano che si decompone. Dove "va" quel pensare? Nello stesso "posto" in cui "va" la luce di una lampadina quando questa si rompe.
Dopo la rottura di una lampadina, c'è una lampadina rotta in più (e una funzionante in meno); dopo la morte di un uomo, c'è un uomo morto in più (e uno vivo in meno).

niko

#10
Certo, si puo' pensare di continuare a sopravvivere nei ricordi e nella catena di causa-effetto innescata dalle nostre azioni: l'universo "ha bisogno" di ogni suo benche' minimo dettaglio per essere perfettamente identico a se stesso -e non un altro universo ad esso stesso simile-, e, come l'apporto attuale di ogni vivo rende il mondo esattamente quello che e', anche l'apporto di ogni morto, ai fini del ricordo e della catena di causa effetto, rende il mondo esattamente quello che e'.

Tutto questo e':

* tanto piu' consolatorio quanto piu'  pensiamo che l'ipseita' dell'universo sia un bene, cio' quanto piu' "ci inorgoglisce", in senso buono, il fatto in se' che questo universo sia proprio se stesso e non un altro.

Puo' essere anche una maledizione, insomma l'universo e' proprio identico a se stesso sia per "merito" nostro, che per "colpa" nostra, a seconda di quanto ci piaccia, o no, il fatto che esso sia proprio identico a se stesso.

* E tanto piu' reale quanto piu' noi pensiamo che il reale stesso sia piu' reale del possibile; infatti sono ben possibili -infiniti- universi senza di noi dentro, che esprimono la "possibilita' di noi mai nati" o di noi morti nell'oblio e nell'inerzia senza lasciare ricordi o conseguenze significative, solo che essi sono, o meglio sarebbero, universi vagamente dissimili dal nostro, e dalla specificita' esattamente intesa del nostro.

Se attribuiamo realta' a queste "infinite possibilita' che ci escludono" (e, ai fini un uso, anche quotidiano, della ragione, della sopravvivenza e della progettazione tecnica in una certa misura non possiamo NON farlo) viene meno l'ipseita' "meravigliosa" di questo specifico universo, insomma la sottile differenza che separa la possibilita' reale in quanto emersa singolarmente dalla gamma delle innumerevoli possibilita' virtuali; e con essa viene meno anche la "meravigliosita' " del nostro apporto, che e' sempre apporto (sia pure eterno nella catena causale e nel ricordo) ad un universo specifico, e non gia' ad una classe di universi simili.


Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

atomista non pentito


Ipazia

Mi basta ascoltare Mozart per ritenere sensata l'avventura antropologica nell'universo e la forma inedita di eternità che questa specie ha realizzato.

L'autoreferenzialità del giudizio è giustificata dall'evoluzione naturale che ha dotato ogni vivente degli strumenti per sopravvivere ed eternarsi geneticamente. Con uno strumento in più per la nostra specie.

A questo punto mi fermerei, senza ulteriori regressioni metafisiche causali. È già tanto che abbiamo espresso un Mozart.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Socrate78

Molti non vogliono ammettere l'esistenza di un al di là perché anche inconsciamente ne hanno paura. Infatti per molti aspetti è più comodo pensare che tutto finisca con la morte (non devo rendere conto a nessuno, non devo più affrontare problemi, espiazioni, sofferenze, ecc.) piuttosto che credere in un Altrove ignoto che può anche essere peggiore del presente terreno oppure comportare sofferenze, giudizi divini, espiazioni, reincarnazioni dolorose. O non è forse così? 

anthonyi

Si potrebbe dire, è si dice, anche il contrario, cioè che tanti credono nell'aldilà perché é piacevole pensare ad un aldilà paradisiaco, dove si sta tutti bene.
Alla fine gli argomenti oggettivi sono sempre alla pari, restano gli argomenti soggettivi. Io da parte mia credo nell'aldilà perché tante cose della mia esperienza soggettiva mi danno questa certezza, ma immagino che coloro che non ci credono hanno un'esperienza soggettiva differente. Sarà interessante discuterne con loro quando ci incontreremo, nell'aldilà! ;D

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