Alle origini della cristianità

Aperto da anthonyi, 23 Aprile 2017, 11:36:18 AM

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anthonyi

Mi sono imbattuto in un dibattito sul rapporto tra le origini cristiane e strutture mitologico religiose precedenti (Culto di Attis, Osiride, Zoroastro, Riti Dionisiaci). La tesi anticristiana sosteneva, al riguardo, che la cristianità aveva copiato da detti miti, mentre la tesi procristiana sosteneva che le basi culturali del mondo Giudaico non rendevano possibile che il Cristianesimo potesse riferirsi a dette mitologie.
Il mio parere è che la tesi procristiana potrebbe essere espressa in maniera più forte. Sarebbe infatti possibile sostenere che tutte queste strutture mitologiche erano preparatorie dell'umanità alla venuta del Figlio di Dio. Vi è infatti una mitologia come quella del Krishna, troppo lontana dalla Palestina per poter aver voluto influire, che presenta, indipendentemente dalle altre mitologie, moltissimi elementi in comune e associazioni metaforiche con il racconto evangelico.

myfriend

Il cristianesimo è nato nell'ambito dell'ebraismo.
E tutti i suoi concetti originari si rifanno alla tradizione ebraica.
Chiunque abbia studiato un minimo il cristianesimo delle origini sa benissimo che il critianesimo è nato da concetti tutti interni all'ebraismo.
Gli altri culti e religioni e miti possono - e sicuramente hanno - influenzato gli sviluppi successivi del cristianesimo. Quando cioè l'originaria teologia Paolina venne rielaborata, corretta e modificata. Ma stiamo parlando della fine del I secolo.
Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.

Freedom

E' certamente vero che il cristianesimo nasce nell'alveo ebraico. Non a caso siamo una civiltà giudaico-cristiana.
Non bisogna tuttavia dimenticare, per un'analisi approfondita, le "contaminazioni" pagane. Che furono non trascurabili.
A titolo esemplicativo:
https://it.wikipedia.org/wiki/Sol_Invictus
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

Angelo Cannata

Citazione di: anthonyi il 23 Aprile 2017, 11:36:18 AM
Mi sono imbattuto in un dibattito sul rapporto tra le origini cristiane e strutture mitologico religiose precedenti (Culto di Attis, Osiride, Zoroastro, Riti Dionisiaci). La tesi anticristiana sosteneva, al riguardo, che la cristianità aveva copiato da detti miti, mentre la tesi procristiana sosteneva che le basi culturali del mondo Giudaico non rendevano possibile che il Cristianesimo potesse riferirsi a dette mitologie.
Il mio parere è che la tesi procristiana potrebbe essere espressa in maniera più forte. Sarebbe infatti possibile sostenere che tutte queste strutture mitologiche erano preparatorie dell'umanità alla venuta del Figlio di Dio. Vi è infatti una mitologia come quella del Krishna, troppo lontana dalla Palestina per poter aver voluto influire, che presenta, indipendentemente dalle altre mitologie, moltissimi elementi in comune e associazioni metaforiche con il racconto evangelico.
Trovo fuorviante considerare queste posizioni "anticristiana" e "procristiana". Se si cerca di capire come le cose sono andate storicamente, non c'è da essere pro o contro, c'è solo da cercare di essere corretti, leali, scientifici, portare elementi storici che confermino le tesi sostenute. Se il cristianesimo è una cosa seria, non ha che da guadagnare da ricerche storiche serie, quali che poi siano i risultati di tali ricerche.
L'essere pro o contro nasce da una fede che teme di confrontarsi con la storia, che invece è proprio ciò che Dio scelse di fare incarnandosi in Gesù.
A dispetto di quanto detto nel post, in base a ciò che ho appena detto, considerare le strutture mitologiche extracristiane come preparazione alla venuta del Figlio di Dio non è di alcun vantaggio al cristianesimo, anzi, ne offre una cattiva immagine. Infatti, considerare le mitologie preparazione, tanto più che poi si parla di "Figlio di Dio" piuttosto che di "Gesù", significa mescolare fede e scienza storica. La scienza storica non può occuparsi di stabilire se un mito è preparatorio del cristianesimo, perché compito della scienza storica non è individuare nella storia progetti divini, la storia non può basarsi su scelte di fede religiose da parte dello storico.
È pur vero che anche lo scienziato è un uomo e può essere condizionato dalle sue scelte di fede o non fede; però la liberazione possibile da questi condizionamenti non può avvenire sul piano della fede o non fede, sul piano del vedere o meno nella storia progetti che preparano la venuta di Gesù. Lo sforzo di liberazione dai condizionamenti si fa cercando di portare gli elementi scientifici, storici, che avvalorano la propria tesi. Vedere nella storia un progetto divino di preparazione della venuta del Figlio di Dio non è un elemento scientifico, ma un'interpretazione della storia guidata dalla fede.

anthonyi

Citazione di: Angelo Cannata il 23 Aprile 2017, 14:01:17 PM
Citazione di: anthonyi il 23 Aprile 2017, 11:36:18 AM
Mi sono imbattuto in un dibattito sul rapporto tra le origini cristiane e strutture mitologico religiose precedenti (Culto di Attis, Osiride, Zoroastro, Riti Dionisiaci). La tesi anticristiana sosteneva, al riguardo, che la cristianità aveva copiato da detti miti, mentre la tesi procristiana sosteneva che le basi culturali del mondo Giudaico non rendevano possibile che il Cristianesimo potesse riferirsi a dette mitologie.
Il mio parere è che la tesi procristiana potrebbe essere espressa in maniera più forte. Sarebbe infatti possibile sostenere che tutte queste strutture mitologiche erano preparatorie dell'umanità alla venuta del Figlio di Dio. Vi è infatti una mitologia come quella del Krishna, troppo lontana dalla Palestina per poter aver voluto influire, che presenta, indipendentemente dalle altre mitologie, moltissimi elementi in comune e associazioni metaforiche con il racconto evangelico.
Trovo fuorviante considerare queste posizioni "anticristiana" e "procristiana". Se si cerca di capire come le cose sono andate storicamente, non c'è da essere pro o contro, c'è solo da cercare di essere corretti, leali, scientifici, portare elementi storici che confermino le tesi sostenute. Se il cristianesimo è una cosa seria, non ha che da guadagnare da ricerche storiche serie, quali che poi siano i risultati di tali ricerche.
L'essere pro o contro nasce da una fede che teme di confrontarsi con la storia, che invece è proprio ciò che Dio scelse di fare incarnandosi in Gesù.
A dispetto di quanto detto nel post, in base a ciò che ho appena detto, considerare le strutture mitologiche extracristiane come preparazione alla venuta del Figlio di Dio non è di alcun vantaggio al cristianesimo, anzi, ne offre una cattiva immagine. Infatti, considerare le mitologie preparazione, tanto più che poi si parla di "Figlio di Dio" piuttosto che di "Gesù", significa mescolare fede e scienza storica. La scienza storica non può occuparsi di stabilire se un mito è preparatorio del cristianesimo, perché compito della scienza storica non è individuare nella storia progetti divini, la storia non può basarsi su scelte di fede religiose da parte dello storico.
È pur vero che anche lo scienziato è un uomo e può essere condizionato dalle sue scelte di fede o non fede; però la liberazione possibile da questi condizionamenti non può avvenire sul piano della fede o non fede, sul piano del vedere o meno nella storia progetti che preparano la venuta di Gesù. Lo sforzo di liberazione dai condizionamenti si fa cercando di portare gli elementi scientifici, storici, che avvalorano la propria tesi. Vedere nella storia un progetto divino di preparazione della venuta del Figlio di Dio non è un elemento scientifico, ma un'interpretazione della storia guidata dalla fede.

Il problema di spiegare l'esistenza e i miti religiosi è tipicamente assegnato all'antropologia culturale ma comunque il mio non è un ragionamento che deve essere considerato parte di qualche dottrina a priori. Io parto dai problemi (Cioè trovare il senso esplicativo di una serie di credenze religiose), e dagli argomenti storici nel senso che considero le credenze umane come situazioni storiche (se lo facciamo per le ideologie moderne, perché non farlo anche per quelle antiche?). Certo assegno una razionalità finalistica a questi eventi, assegnata presumibilmente ad un'entità metafisica, ma questo mi permette di spiegare questi eventi come non prodotti dal caso (Ipotesi problematica a mio parere vista la molteplicità delle coincidenze).
Comunque l'affermazione "figlio di Dio" non ha natura di fede, sono le mitologie stesse che parlano di un figlio divino o venuto dal cielo nato da una vergine (quasi sempre). Naturalmente le coincidenze sono molteplici, nella mitologia del Krishna ne ho notate decine. Solo parlando della morte il Krishna viene portato su un monte, come Gesù, con insulti, sputi e domande(cosa illogica nel contesto ma che è metafora del processo), legato a un legno e ucciso con tre frecce (metafora dei chiodi), ad assistere alla morte c'erano due donne di cui una era una prostituta convertita (come è stata ritenuta la Maddalena per secoli), alla morte un vento impetuoso mi sembra anche il terremoto, gli arcieri fuggono impauriti.
Certo non vi è la coindicenza ma i collegamenti fanno riflettere.
Tu poi sostieni che questi collegamenti non sono interesse della religione Cristiana, ma chi è che sostiene la convenienza delle interpretazioni storiche tu o io. Il mio è un approccio di ricerca della verità, forse un po' eclettica (Anche se in realtà queste tesi non sono neanche nuove, nascono alla fine dell'800 e sono ferocemente attaccate dalla Chiesa).
Il culto Mitraico ad esempio, che tanti elementi in comune ha con il Cristianesimo il quale infatti ne ha adottato alcuni simboli, ha un enorme sviluppo proprio poco prima della venuta di Gesù. E' assurdo affermare che tale sviluppo abbia preparato culturalmente la popolazione dell'Impero?
Quando sente parlare di Figlio di Dio Pilato, così mi sembra dicono i Vangeli, ha paura. Per lui quel concetto è tutt'altro che ignoto, anzi assume probabilmente un significato forte, così anche il centurione dopo la morte. Questo per dire che allora vi era un clima culturale in grado di comprendere il senso di quell'evento, e che quel clima non era, almeno a mio parere, un prodotto del caso.

paul11

#5
Citazione di: anthonyi il 23 Aprile 2017, 16:46:38 PM
Citazione di: Angelo Cannata il 23 Aprile 2017, 14:01:17 PM
Citazione di: anthonyi il 23 Aprile 2017, 11:36:18 AM
Mi sono imbattuto in un dibattito sul rapporto tra le origini cristiane e strutture mitologico religiose precedenti (Culto di Attis, Osiride, Zoroastro, Riti Dionisiaci). La tesi anticristiana sosteneva, al riguardo, che la cristianità aveva copiato da detti miti, mentre la tesi procristiana sosteneva che le basi culturali del mondo Giudaico non rendevano possibile che il Cristianesimo potesse riferirsi a dette mitologie.
Il mio parere è che la tesi procristiana potrebbe essere espressa in maniera più forte. Sarebbe infatti possibile sostenere che tutte queste strutture mitologiche erano preparatorie dell'umanità alla venuta del Figlio di Dio. Vi è infatti una mitologia come quella del Krishna, troppo lontana dalla Palestina per poter aver voluto influire, che presenta, indipendentemente dalle altre mitologie, moltissimi elementi in comune e associazioni metaforiche con il racconto evangelico.
Trovo fuorviante considerare queste posizioni "anticristiana" e "procristiana". Se si cerca di capire come le cose sono andate storicamente, non c'è da essere pro o contro, c'è solo da cercare di essere corretti, leali, scientifici, portare elementi storici che confermino le tesi sostenute. Se il cristianesimo è una cosa seria, non ha che da guadagnare da ricerche storiche serie, quali che poi siano i risultati di tali ricerche.
L'essere pro o contro nasce da una fede che teme di confrontarsi con la storia, che invece è proprio ciò che Dio scelse di fare incarnandosi in Gesù.
A dispetto di quanto detto nel post, in base a ciò che ho appena detto, considerare le strutture mitologiche extracristiane come preparazione alla venuta del Figlio di Dio non è di alcun vantaggio al cristianesimo, anzi, ne offre una cattiva immagine. Infatti, considerare le mitologie preparazione, tanto più che poi si parla di "Figlio di Dio" piuttosto che di "Gesù", significa mescolare fede e scienza storica. La scienza storica non può occuparsi di stabilire se un mito è preparatorio del cristianesimo, perché compito della scienza storica non è individuare nella storia progetti divini, la storia non può basarsi su scelte di fede religiose da parte dello storico.
È pur vero che anche lo scienziato è un uomo e può essere condizionato dalle sue scelte di fede o non fede; però la liberazione possibile da questi condizionamenti non può avvenire sul piano della fede o non fede, sul piano del vedere o meno nella storia progetti che preparano la venuta di Gesù. Lo sforzo di liberazione dai condizionamenti si fa cercando di portare gli elementi scientifici, storici, che avvalorano la propria tesi. Vedere nella storia un progetto divino di preparazione della venuta del Figlio di Dio non è un elemento scientifico, ma un'interpretazione della storia guidata dalla fede.

Il problema di spiegare l'esistenza e i miti religiosi è tipicamente assegnato all'antropologia culturale ma comunque il mio non è un ragionamento che deve essere considerato parte di qualche dottrina a priori. Io parto dai problemi (Cioè trovare il senso esplicativo di una serie di credenze religiose), e dagli argomenti storici nel senso che considero le credenze umane come situazioni storiche (se lo facciamo per le ideologie moderne, perché non farlo anche per quelle antiche?). Certo assegno una razionalità finalistica a questi eventi, assegnata presumibilmente ad un'entità metafisica, ma questo mi permette di spiegare questi eventi come non prodotti dal caso (Ipotesi problematica a mio parere vista la molteplicità delle coincidenze).
Comunque l'affermazione "figlio di Dio" non ha natura di fede, sono le mitologie stesse che parlano di un figlio divino o venuto dal cielo nato da una vergine (quasi sempre). Naturalmente le coincidenze sono molteplici, nella mitologia del Krishna ne ho notate decine. Solo parlando della morte il Krishna viene portato su un monte, come Gesù, con insulti, sputi e domande(cosa illogica nel contesto ma che è metafora del processo), legato a un legno e ucciso con tre frecce (metafora dei chiodi), ad assistere alla morte c'erano due donne di cui una era una prostituta convertita (come è stata ritenuta la Maddalena per secoli), alla morte un vento impetuoso mi sembra anche il terremoto, gli arcieri fuggono impauriti.
Certo non vi è la coindicenza ma i collegamenti fanno riflettere.
Tu poi sostieni che questi collegamenti non sono interesse della religione Cristiana, ma chi è che sostiene la convenienza delle interpretazioni storiche tu o io. Il mio è un approccio di ricerca della verità, forse un po' eclettica (Anche se in realtà queste tesi non sono neanche nuove, nascono alla fine dell'800 e sono ferocemente attaccate dalla Chiesa).
Il culto Mitraico ad esempio, che tanti elementi in comune ha con il Cristianesimo il quale infatti ne ha adottato alcuni simboli, ha un enorme sviluppo proprio poco prima della venuta di Gesù. E' assurdo affermare che tale sviluppo abbia preparato culturalmente la popolazione dell'Impero?
Quando sente parlare di Figlio di Dio Pilato, così mi sembra dicono i Vangeli, ha paura. Per lui quel concetto è tutt'altro che ignoto, anzi assume probabilmente un significato forte, così anche il centurione dopo la morte. Questo per dire che allora vi era un clima culturale in grado di comprendere il senso di quell'evento, e che quel clima non era, almeno a mio parere, un prodotto del caso.
Non credo affatto all'antropologia religiosa che tende sempre ad un senso evoluzionistico, figli di una scienza "progressista" per cui oggi siamo geni e un tempo ignoranti.
Ho ancora timore ad esporre delle tesi, sarebbero comunque rilette in chiave antropologica.
la storia antica, intesa come reperti archeologici e scritture sono costituite spesso da questi punti chiari interpretati dalle linee che uniscono questi punti per darne appunto un'interpretazione.ne sono cambiate parecchie in quest'ultimo secolo e a volte in antitesi fra loro.

Dov'è l'origine degli ebrei? Patriarchi di primo piano come Abramo e Mosè non hanno ascendenze prettamente ebree, hanno a che fare con antiche culture sumerico-accadiche, quindi l'alveo mesopotamico e Mosè egizio.
Sembrerebbe che l'origine degli ebrei sia presso la Siria di cui l'aramaico sia un'antica derivazione.
Tant'è che quando Tolomeo decide di far scrivere la LXX, la Septuaginta, chiamerà sei rappresentanti per le dodici tribù ebree e dieci di queste tribù non erano in Giudea o Palestina erano vicino alla Siria presso la loro origine.
Ho spesso scritto che l'origine di Genesi non  è ebraica, è sumerico-accadica, prima degli assiro-babilonesi.
Comunque gli ebrei costruiscono una forte identità nazionale attraverso la Torah, la Tanack che sono altri testi sacri.
Il cristianesimo è una discontinua continuità con l'ebraismo.Detto così sembrerebbe una contraddizione, ma proprio perchè Gesù il Cristo è ebreo segue la tradizione, ma nello stesso tempo la muta.
per gli Ebrei non è il Cristo e i capi di imputazione per la sua crocefissione è voluta dal Sinedrio non dal celebre lavarsi le mani di pilato per mantenere l'equilibrio politico,essendo i territori ebrei colonie romane da lui presiedute.
Ci sono similitudini con il culto di Mazda, il zoroastrismo, lo gnosticismo, alcuni dei egizi e gli avatar come krishna indiani, ma la venuta di Gesù è dirompente.Ad esempio il culto mitralico era molto tenuto in considerazione da parte degli ufficiali dell'esercito romano e di alcuni nobili. Nel protocristinaesimo soprattutto presso fonti battesimali vi sono simboli che vi riferiscono. ma il cristianesimo ha delle originalità talmente trasversali nei ceti e in diverse civiltà, come dimostrano potenti chiese nate da Antiochia ad Alessandria a Roma,ecc. che non può essere messo in discussione da nessuno,credenti o non credenti.Non fu imposto, tant'è che furono martirizzati e perseguitati nel protocristianesimo, ma era talmente sentito che è per forza accaduto qualcosa di eccezionale con Gesù. Non si è imposto annientando nemici per un potere terreno, questo deve far pensare a prescinder ripeto che vi si creda o meno. E' qualcosa che non appartiene quindi  a ciò che si ritengono miti secondo un'antropologia delle spirtualitò, mitologie ,religioni. Non basta quindi  dire che il cristianesimo rappresenta una sorta di sincrestismo di altre origine spirituali o religiose, pur sapendoc'è qualcosa di più sia sulle origini delle cosmogenesi delle varie civiltà che hanno ovviamente interpretazioni diverse per un'unica origine trasmessa in ciascuna tradizione prima oralmente e poi scrittura. Gli antichi hanno forme segniche e simboliche diverse dalle nostre, compreso le espressioni linguistiche,ma semprereferenti a verità come scienze a.Noi rileggiamo gli antichi con la cultura del nostro tempo e questo costruisce delle difformità interpretative.E' lo stesso problema per cui semantiche greche vengono reintepretate, come nel latino, nelle diverse codificazioni linguistiche. questi passaggi cambiano le significazioni relazionate al segno originario per cui lo reinterpretano ma non sanno più leggere la chiave antica.
Non penso affatto siano invenzioni questa è la lettura ingenua di un determinato modo di fare cultura "progresssiva".

maral

Citazione di: anthonyi il 23 Aprile 2017, 11:36:18 AM
Il mio parere è che la tesi procristiana potrebbe essere espressa in maniera più forte. Sarebbe infatti possibile sostenere che tutte queste strutture mitologiche erano preparatorie dell'umanità alla venuta del Figlio di Dio. Vi è infatti una mitologia come quella del Krishna, troppo lontana dalla Palestina per poter aver voluto influire, che presenta, indipendentemente dalle altre mitologie, moltissimi elementi in comune e associazioni metaforiche con il racconto evangelico.
Certo, dal punto di vista della fede tutto è sostenibile, persino che tutte le mitologie o le religioni del mondo antico non sono che preparazioni all'evento cristiano. Il problema è che collocandosi dal punto di vista delle altre mitologie o religioni non si vede perché dovrebbe essere così e men che meno da un punto di vista laico che si proponga di esaminare obiettivamente il pensiero mitico.
In tal senso, quello che si può vedere, è che nel pensiero mitico la figura del Dio Figlio, immolato e risorto, torna con una notevole costanza e assai probabilmente la sua ascendenza va ai culti legati all'agricoltura, atti a garantire, attraverso il sacrificio divino, il ripetersi della fertilità della Terra, la Dea Madre sempre vergine (non nel senso banalmente sessual-fisiologico in cui intendiamo noi la verginità, ma nel senso di inviolabile nel suo procreare). Poi ci sono state sicuramente commistioni, in particolare il Cristianesimo appare come il risultato di un incontro tra la mitologia ebraica (che a sua volta era il frutto di commistioni tra quella mesopotamica ed elementi di quella egizia, in cui per la prima volta appare l'idea, come eresia, di un Dio unico) e il platonismo ellenistico che, dopo Alessandro, giunto fino all'India, aveva conosciuto i culti e le filosofie dell'Oriente (Zoroastrismo compreso), peraltro certamente non estranei nemmeno alla cultura dell'area mesopotamica.
Nietzsche definì il Cristianesimo come un platonismo per il popolo e non aveva certamente tutti i torti: il concetto di anima, ad esempio, per come lo ha incamerato il cristianesimo, e di un altro mondo ideale luminoso più reale di questo sono fondamentalmente idee derivate e reinterpretate in modo sincretistico dalla tradizione platonica. 
La grande diffusione del cristianesimo nel mondo romano (progettata da Paolo, il vero inventore della religione cristiana), fu determinata dalla speranza di una concretissima vita eterna in questo mondo, grazie alla resurrezione dei morti considerata ai tempi imminente in quanto garantita dalla testimonianza della concreta ed effettiva resurrezione di Cristo, da prendersi come autentico episodio storico, mentre tutti gli altri eventi di resurrezioni del Figlio divino erano ormai da tempo letti dalle classi acculturate del mondo classico in modo solo simbolico. Si trattò di un ritorno del mito nel pensiero filosofico che coinvolse all'inizio soprattutto le classi urbane meno acculturate della popolazione, producendo fenomeni di fanatismo e divisioni violente tra i cristiani stessi che durarono per diversi secoli, finché l'imperatore non prescelse quella corrente cristiana che meglio pensava potesse garantire stabilità all'impero sempre più in crisi profonda, minacciato com'era sia dall'esterno che dalle beghe interne. Il risultato fu la chiesa cattolica che divenne strumento di potere e finì con l'assumere essa stessa il potere, divenendo l'unico punto di riferimento.
Poi se un credente in tutto questo, vuole vederci un disegno divino, nulla lo vieta, ma sia chiaro che può farlo solo in nome di una pre assunzione di fede e non per dimostrare la verità della sua fede.

anthonyi

Citazione di: maral il 24 Aprile 2017, 22:18:36 PM
Citazione di: anthonyi il 23 Aprile 2017, 11:36:18 AM
Il mio parere è che la tesi procristiana potrebbe essere espressa in maniera più forte. Sarebbe infatti possibile sostenere che tutte queste strutture mitologiche erano preparatorie dell'umanità alla venuta del Figlio di Dio. Vi è infatti una mitologia come quella del Krishna, troppo lontana dalla Palestina per poter aver voluto influire, che presenta, indipendentemente dalle altre mitologie, moltissimi elementi in comune e associazioni metaforiche con il racconto evangelico.
Certo, dal punto di vista della fede tutto è sostenibile, persino che tutte le mitologie o le religioni del mondo antico non sono che preparazioni all'evento cristiano. Il problema è che collocandosi dal punto di vista delle altre mitologie o religioni non si vede perché dovrebbe essere così e men che meno da un punto di vista laico che si proponga di esaminare obiettivamente il pensiero mitico.
In tal senso, quello che si può vedere, è che nel pensiero mitico la figura del Dio Figlio, immolato e risorto, torna con una notevole costanza e assai probabilmente la sua ascendenza va ai culti legati all'agricoltura, atti a garantire, attraverso il sacrificio divino, il ripetersi della fertilità della Terra, la Dea Madre sempre vergine (non nel senso banalmente sessual-fisiologico in cui intendiamo noi la verginità, ma nel senso di inviolabile nel suo procreare). Poi ci sono state sicuramente commistioni, in particolare il Cristianesimo appare come il risultato di un incontro tra la mitologia ebraica (che a sua volta era il frutto di commistioni tra quella mesopotamica ed elementi di quella egizia, in cui per la prima volta appare l'idea, come eresia, di un Dio unico) e il platonismo ellenistico che, dopo Alessandro, giunto fino all'India, aveva conosciuto i culti e le filosofie dell'Oriente (Zoroastrismo compreso), peraltro certamente non estranei nemmeno alla cultura dell'area mesopotamica.
Nietzsche definì il Cristianesimo come un platonismo per il popolo e non aveva certamente tutti i torti: il concetto di anima, ad esempio, per come lo ha incamerato il cristianesimo, e di un altro mondo ideale luminoso più reale di questo sono fondamentalmente idee derivate e reinterpretate in modo sincretistico dalla tradizione platonica. 
La grande diffusione del cristianesimo nel mondo romano (progettata da Paolo, il vero inventore della religione cristiana), fu determinata dalla speranza di una concretissima vita eterna in questo mondo, grazie alla resurrezione dei morti considerata ai tempi imminente in quanto garantita dalla testimonianza della concreta ed effettiva resurrezione di Cristo, da prendersi come autentico episodio storico, mentre tutti gli altri eventi di resurrezioni del Figlio divino erano ormai da tempo letti dalle classi acculturate del mondo classico in modo solo simbolico. Si trattò di un ritorno del mito nel pensiero filosofico che coinvolse all'inizio soprattutto le classi urbane meno acculturate della popolazione, producendo fenomeni di fanatismo e divisioni violente tra i cristiani stessi che durarono per diversi secoli, finché l'imperatore non prescelse quella corrente cristiana che meglio pensava potesse garantire stabilità all'impero sempre più in crisi profonda, minacciato com'era sia dall'esterno che dalle beghe interne. Il risultato fu la chiesa cattolica che divenne strumento di potere e finì con l'assumere essa stessa il potere, divenendo l'unico punto di riferimento.
Poi se un credente in tutto questo, vuole vederci un disegno divino, nulla lo vieta, ma sia chiaro che può farlo solo in nome di una pre assunzione di fede e non per dimostrare la verità della sua fede.


Io non credo che la tesi che presento sia sostenibile solo da un punto di vista di fede. Qualsiasi costruzione razionale parte da ipotesi postulate, e io posso postulare l'esistenza di una realtà metafisica che abbia condizionato i miti religiosi al fine di creare un humus culturale favorevole. L'approccio falsificazionista mi da questa possibilità a patto di accettare una tesi alternativa, cioè un'altra teoria che magari, su basi biologico-culturali, mi spieghi il perché di quelle riproduzioni mitologiche. Al riguardo certamente ci sono delle tesi, soprattutto legate alla ciclicità degli eventi stagionali.
Comunque non credo che il relativismo religioso sia un problema. L'evento Cristianesimo rappresenta un salto culturale nel senso che chiude il tempo del mito per tutte le culture mediterranee, e lo sostituisce con un mito solo. Si tratta di una procedura di sintesi e schematizzazione, tutte le immagini divine spariscono, complessi rituali si sostituiscono con la rappresentazione di un pranzo, oltretutto fatto di cibi poveri, a disposizione di tutti.
Dal mio punto di vista non si tratta di contrapporre una religione con un'altra, il processo di evoluzione culturale è continuo e passa da una fase all'altra, e ogni fase è in se necessaria per la successiva. Anche il Cristianesimo, in fondo, dal 700 in poi passa la mano al pensiero scientifico e laico, che qualcuno considera superiore al Cristianesimo. Solo che, per quanto ne sappiamo, il pensiero scientifico e laico si è sviluppato anch'esso in un humus prodotto dal Cristianesimo.

doxa

Il messaggio di Gesù nelle fonti evangeliche e apocrife: regno dei cieli, messianismo, la legge, la carità, l'universalismo; poi la  sua morte e risurrezione.

Gesù personaggio storico, sul quale, a cominciare da Paolo di Tarso, viene posto il manto dorato della divinità, con tutti i paramenti cristologici che presto la Chiesa si premurò di approntare.
In questa luce si comprende come l'obiettivo dello studioso scarti ogni componente trascendente, a cominciare dall'attività taumaturgica fino alla risurrezione che solo una mentalità infantile può considerare come verità di una dottrina o della divinità d'un uomo.

Il messaggio di Gesù è  un messianismo escatologico-apocalittico non politico ma solo religioso, dotato di un'etica positiva: l'amore per Dio e per il prossimo.

E' da rifiutare la tesi della morte di Cristo come sacrificio espiatorio per i peccati dell'umanità, tesi  della teologia di matrice ellenistico-paolina secondo cui solo il sacrificio ha virtù espiatrice.

Gesù fu considerato dai suoi discepoli il Cristo, l'esecutore delle aspettative messianiche, presenti nella tradizione e negli scritti considerati sacri dall'ebraismo.


Come già avete fatto notare, il movimento cristiano  oltre che con l'ebraismo fu in contatto con l'ellenismo e la filosofia greca, con la romanità e il diritto romano, ma fino alla metà del I sec. d.C.  i Romani non erano in grado di distinguere la religiosità dei cristiani da quella degli ebrei, perciò  ritennero il cristianesimo una setta estremista giudaica. In seguito i Romani si resero conto che il cristianesimo era una religione diversa da quella ebraica, considerata religio licita.

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