[GDS] Lettura molto libera della Bibbia

Aperto da green demetr, 17 Ottobre 2021, 14:11:52 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

green demetr

L'anno scorso ho scritto una ventina di pagine nel tentativo di dire che la mia visione non è quella del fedele tanto meno quella dell'autorità ecclesiale.
Dunque la mia è una lettura fantastica, letterale nel senso di letteratura, come se fosse una narrazione, una storia edificante.
In questo senso vengano di buon cuore accettate le cose che si dicono in essa.


Nella tradizione rabbinica del popolo giudaico (tutti tranne i sadducei) si scrive che la Bibbia contiene in sè i segreti del creato, e in essa vi sono tutte le storie passate e future.
Che la mia sia una di queste storie.


La tanak è un libro infinito, redatto con una computazionalità strabiliante, frutto evidente di un lavoro che si perde nel tempo.
E che da quel tempo pre-istorico ha preso le movenze per arrivare alla storia, ossia alla storia della sua umanità.


La bibbia non parla di Dio, lo sanno benissimo tutti i rabbini, poichè di Dio non si può parlare.
Siamo noi cristiani che pensiamo che si possa parlare di Dio solo perchè Gesù ha parlato in quanto Dio.
Il che è vero, esattamente come è vero che è la parola che decide dell'esistenza di Dio.
Se io parlo vuol dire che Dio esiste. Una conquista davvero eccezionale, se si riesce a intenderla.
La Bibbia ci accompagna a capire il senso.
Ma noi parliamo solo di quello che sappiamo e noi non sappiamo assolutamente niente.
La dimensione del sapere è una dimensione comunitaria del dire.
Ma non del dire Dio, perchè Dio non si può dire, bensì del dire dell'uomo, che è la sua manifestazione, l'unica manifestazione.
In questo senso l'animale sta bene che sia sacrificato, ma essendo solo un simbolo quello, oggi abbiamo imparato a non sacrificare neppure l'animale, fino al delirio di credere sacrilegio uccidere l'animale, questo è veramente un andar contro a quanto dice la Bibbia.
Non di sacrificare animali, ma di consacrare il nome di Dio.
Consacrare il nome di Dio vuol dire "dire" il suo nome negli infiniti suoi nomi.
Il primo verso di bereshit (genesi) contiene infatti tutti i nomi di Dio.
Il primo verso di bereshit è cioè infinito e infinite le sue interpretazioni, a riprova, o megli a memoria dei posteri, che Dio ha mille nomi (e dunque non può chiamarsi Dio, nè Yhawè, nè altro),
siamo noi che per tradizione lo chiamiamo Dio, e loro Yawè, ma loro non lo pronunciano proprio per ricordarsi della cosa più importante: e cioè che Dio non esiste.
Esiste invece il suo nome.
HA SHEM, il Nome in italiano, noi diciamo il signore  :D ,  ossia tutti i nomi, anche quelli degli uccelli  e di israele.


E' un pensiero che sfida l'occidente, e lo raggiunge quando la filosofia lo intende nella sua forma più alta, il pensiero di pensiero è DIO.


Pensare significa rendere gloria a Dio, non pensare significa far prevalere il male.
Ma cosa è il male?


E' genesi che ce lo dice: ovvero il male è non essere in israele (la terra promessa in italiano).


Ovvero il male è non pensare, ogni volta che l'uomo pensa non a se stesso ma a qualcos'altro egli compie peccato.
Chiunque non pensi a Dio momento dopo momento fa peccato, è questo che dicono i padri del deserto.
Ossia chiunque non pensi alla comunità degli uomini fa peccato.
Perchè Dio è nel discorso di ciascun uomo, e ogni uomo è lo specchio di DIO.
Uomo e donna, sono Donna e uomo, non cambia di una virgola, essi sono sempre DIO.
La speculazione lo specchio l'altro sono già i temi della Bibbia, l'occidente deve prima fare guerra a se stesso e raggiungere il suo più profondo alterismo rispetto a DIO, ossia lo STATO TOTALITARIO.
Il totalitarismo, il fascismo, sono questi i nemici della Bibbia, in una sola parola ROMA, ossia l'impero, ossia BABILONIA.
Laddove le lingue si confondono, laddove l'altro va compreso, e invece regna il caos in nome della torre che raggiungerà DIO (ma non c'è nessun DIO nella torre dell'impero, nel panottico dell'impero DIO non si vede).


La Bibbia lo vede, netto e chiaro, e il popolo che più di altri è chiamato per ETICA a rispettare il COMANDAMENTO, ossia rispetta il NOME, ossia rispetta l'infinita significazione del nome di DIO ègli è l'uccello egli è il giardino.


Ma questo è solo il preambolo vertiginoso, che già tocca il comunitarsimo nicciano, la parola lacaniana, la fratellanza cristiana. Ma Lacan era un marxiano, e Marx era un ebreo.
La bibbia è il dispiegamento della libertà della fratellanza, e solo in fondo dell'uguaglianza.
Uguale è chi rispetta la parola, non la parola di DIO, ma la parola dell'uomo.
Gesù si fa carne, proprio perchè è nella tradizione ebraica pensare che nellìuomo abita DIO.
Noi siamo abitati dalla BIBBIA.
E' per questo che le sue storie staranno sempre con noi.


Io non l'ho mai letta!! leggiamola insieme!!! 8)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

JE

Va anche detto però che il pensiero ebreo contemporaneo (e per molto tempo addietro) é stato molto più basato sul Talmud che non che sulla Tanak, e che al suo interno si sono evolute alcune delle scuole di pensiero più moralmente decadenti mai viste (sabbatanismo e frankismo), per cui non cercherei nel giudaismo contemporaneo risposte utili sulle chiavi della Tanak, che pure tengo in grande stima.

green demetr

Citazione di: JE il 17 Ottobre 2021, 15:04:15 PM
Va anche detto però che il pensiero ebreo contemporaneo (e per molto tempo addietro) é stato molto più basato sul Talmud che non che sulla Tanak, e che al suo interno si sono evolute alcune delle scuole di pensiero più moralmente decadenti mai viste (sabbatanismo e frankismo), per cui non cercherei nel giudaismo contemporaneo risposte utili sulle chiavi della Tanak, che pure tengo in grande stima.


Il Talmud è la fonte principale della religione, cioè serve sopratutto a spiegare l'attività di culto.
Non entro nelle diatribe che tale testo ha portato con sè.
E' comunque una elaborazione della tanak, un commentario utile a chi fa una scelta di fede.
Nel Talmud esistono dettati più o meno condivisibili, altri che sono di carattere polemico (e per via di quelli il Talmud a lungo, e tutt'oggi viene additato come testo esecrabile). Io penso che non si possa di tutta un erba un fascio. Oggi nessun ebreo moderato seguirebbe alla lettera certe pratiche. Vi sono invece infinite perle di saggezza in esso.
Ho comprato il trattato delle benedizioni e del capodanno, pensavo meglio, mi è parso una sorta di catechismo popolano, non vi è la ricchezza che mi aspettavo, infatti il Talmud è un trattato sui precetti più che sulla ricerca intellettuale. O meglio la ricerca intellettuale, riguarda i precetti.
Ma i precetti sono solo una modalità di tenere unita una comunità affinchè la sua saggezza millenaria non vada dissipata.
Come diconi i rabbini, chi fa andare avanti la comunità sono quei saggi (i giusti come li chiamano loro) che pensano ben oltre i precetti (anzi spesso contro quelli stessi).
Il talmud è un precettario antico, di cui il rabbinismo contemporaneo, moderato e cinico usa con cautela, saltando le parti meno moderne.
La polemica su tale testo in fin dei conti è tutta cristiana, col suo bisogno vampirico di volersi a tutti i costi distinguere da esso.
Ma come qualsiasi teologo sa, il vangelo senza la bibbia, non si capisce.
Per capire il nuovo patto, bisogna capire prima quale fosse quello precedente, e come mai si è reso necessario questo distacco.
La mia risposta è molto semplice, perchè la parte letterale (quella piatta che si da alle masse ignoranti) parla di un popolo che non è il nostro.
In fin dei conti è Roma che ha deciso (a caso) che quella eresia fosse la nuova religione di stato.
Motivi futili e di nessuna importanza (se non fosse che invece assumono una rilevanza schiacciante in termini politici).
No la politica starà fuori da questo topic, spero almeno  ;)  (ovviamente non sarà così, ma mi rimetto alla posizione qui espressa, a me non interessa, non sono ebreo, non seguo la religione ebraica e non mi voglio convertire, mi basta la mia ateità, almeno fin tanto che è possibile, infatti che si ritorni a forme medievali di teismo non credo sia una possibilità tanto remota visto lo strano connubio che sta avvenendo tra i pensieri religiosi).
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Kephas




green demetr: "Dio ha mille nomi (e dunque non può chiamarsi Dio, ne Yhawè, ne altro), siamo noi che per tradizione lo chiamiamo Dio, e loro Yhawè, ma loro non lo pronunciano proprio per ricordarsi della cosa più importante: e cioè che Dio non esiste."
---------------------------------


Ma sei proprio sicuro che Dio non ha un Nome?
Cosi ho letto in un'opera spirituale!!
Gli antichi (antica lingua illirica) pronunciavano bensi le vocali fra le consonanti, nella formazione delle parole, ma per un certo senso di riverenza non le scrivevano.
Ma perché non le scrivevano?
Perché le cinque vocali -I E O U A- formavano il Nome di Dio!
Chissà, forse non le scrivevano per riverenza verso il comandamento di non nominare il nome di Dio invano.


Nell'opera spirituale "la scena dei tre giorni" ad una domanda dell'anziano che aveva interloquito col Fanciullo Gesù, sul Suo Nome, Gesù rispose:  "Il Mio Nome è Gesù Emanuele, e lo Spirito Mio si chiama Geova Zebaot"
L'amore è come il mare in tempesta, che tutto travolge nei primi momenti, poi l'arcobaleno che tutto colora, i sogni ed i momenti, poi tutto con il tempo si placa, rimane l'onda tranquilla che torna e ritorna a lambire le sponde.

green demetr

Citazione di: Kephas il 17 Ottobre 2021, 16:38:31 PM



green demetr: "Dio ha mille nomi (e dunque non può chiamarsi Dio, ne Yhawè, ne altro), siamo noi che per tradizione lo chiamiamo Dio, e loro Yhawè, ma loro non lo pronunciano proprio per ricordarsi della cosa più importante: e cioè che Dio non esiste."
---------------------------------


Ma sei proprio sicuro che Dio non ha un Nome?
Cosi ho letto in un'opera spirituale!!
Gli antichi (antica lingua illirica) pronunciavano bensi le vocali fra le consonanti, nella formazione delle parole, ma per un certo senso di riverenza non le scrivevano.
Ma perché non le scrivevano?
Perché le cinque vocali -I E O U A- formavano il Nome di Dio!
Chissà, forse non le scrivevano per riverenza verso il comandamento di non nominare il nome di Dio invano.


Nell'opera spirituale "la scena dei tre giorni" ad una domanda dell'anziano che aveva interloquito col Fanciullo Gesù, sul Suo Nome, Gesù rispose:  "Il Mio Nome è Gesù Emanuele, e lo Spirito Mio si chiama Geova Zebaot"


Possiamo confrontarci col pensiero gnostico cristiano, quando arriveremo al tetragramma infatti il nome di Gesù è correlato strettamente a quello (bravo!). Anch'io mi sono appuntato un paio di cose interessanti. Che Emanule era un alto sacerdote dell'ordine massonico egizio, e del perchè scelse di farsi conoscere come Joshua (Gesù in italiano ma non rende affatto) o comunque sia  del perchè i fedeli lo chiamassero così.
Tu aggiungi pure cose, interessante! Su riflessioni il sito, ci dovrebbero essere altri spunti interessanti.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

bobmax

Esistere significa stare, esserci. Per cui per esistere occorre un "luogo" dove stare, dove esserci.

Se cerchiamo di includere nell'esistenza quel "luogo", non importa se spaziale, temporale o cos'altro, abbiamo bisogno di un altro "luogo" per questa esistenza allargata.

Viceversa Essere non necessita di null'altro che non se stesso.

Di modo che Dio non esiste, Dio è.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

green demetr

@bobmax


certamente se dio esistesse, allora sarebbe semplice e pura essenza.


Ma dio non esiste, questo è il pensiero rivoluzionario giudaico.


D'altronde se dio fosse pura essenza come farebbe a darci la tavola delle leggi?
E come faremmo a parlare di Dio se Dio fosse solo essenza?
E' chiaro che Dio esiste in quanto sta nel regno dei cieli come gesù ha detto al popolino.


Ma qui non si tratta di fare filosofia, Il logos è pensiero pensante, pura esistenza della pura essenza, pensiero di pensiero.
Nè di fare catechismo, rispetta la madre e il padre rispetta il prossimo etc...etc...


Qua si tratta di capire la rivoluzione e i segreti per raggiungere la santità ossia la saggezza.

Vai avanti tu che mi vien da ridere

Kephas




grenn demetr: "ma Dio non esiste, questo è il pensiero rivoluzionario giu.........."


"è chiaro che Dio esiste in quanto sta nel regno dei Cieli, come Gesù ha detto al popolino"
--------------------------------------------------------


Quando si parla di "Regno dei cieli" si dovrebbe leggere "Mondo spirituale--Regno dello Spirito"


Se come dici, Dio non esiste, di chi era la Voce che in tutti i tempi, uomini e donne puri nello spirito e devoti a Dio, era dato percepire nei loro cuori?
Nelle epoche posteriori all'età apostolica, molti fra i Padri della Chiesa, come S.Girolamo, S.Agostino, e più tardi i mistici del medioevo: S. Bernardo di Chiaravalle, Eckhart, Tauler Suso, Tommaso da Kempis ed altri, attribuirono grande valore alla rivelazione interiore.
Più vicini a noi, i teosofi Bohme e Swedenborg, scrissero in base a visioni e a rivelazioni ricevute.
In occidente veri uditori della Parola furono R.Merswin che scrisse il "libro delle Nove Rupi"(1350)
J:W.Petersen con "Le Mille Rivelazioni dello Spirito" (1700) e molti, molti altri.
Importanti e significative furono le rivelazioni fatte dal Signore per mezzo del veggente e profeta tedesco Jakob Lorber.
Ma anche in oriente tra i Sufi, con Niffari, nel "Libro delle Stazioni", e con il grande IbnArabi si ebbero elevate rivelazioni.
E il grande poeta e mistico iraniano Jalaloddin Rumi' con l'immenso "Mathnawi".


Come vedi per chi cerca di saperne di più, non esistono solo opere di filosofia
tratto da un prefazione .
L'amore è come il mare in tempesta, che tutto travolge nei primi momenti, poi l'arcobaleno che tutto colora, i sogni ed i momenti, poi tutto con il tempo si placa, rimane l'onda tranquilla che torna e ritorna a lambire le sponde.

bobmax

Citazione di: Kephas il 16 Novembre 2021, 20:15:17 PM
... di chi era la Voce che in tutti i tempi, uomini e donne puri nello spirito e devoti a Dio, era dato percepire nei loro cuori?

Era la loro stessa autentica voce.

L'anima e Dio sono Uno.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

green demetr

In risposta

Qua non si tratta di affermare o meno l'esistenza di Dio.

Tanto quale sia la relazione che interpassa tra l'uomo e D-o.

Agostino e Girolamo credono in una visione simbolica e pertanto mortale della Parola.
Tommaso mi confonde, da amici mi pare che intendesse l'ulteriorità dell' "esistenza di Dio", ma per quel (molto poco) che ho letto, mi pare sia un ontologo, e anche piuttosto noioso.
Il suo simbolismo è addirittura un imperativo fastidiosissimo.
S.Bernardo mi sarebbe piaciuto approfondirlo, sopratutto nella sua dimensione gnostica nemmeno troppo celata. Ma anche la gnosi dovrebbe, prima o poi, confrontarsi con le sua tanatologia esasperata.
Ekhart ragionava sul silenzio di Dio, quindi era molto vicino al cambio di paradigma Dio con D-o, purtroppo quel poco che ho letto mi ha confermato che la sua pretesa teologia negativa è invece una teologia con tutte le sue problematiche e contraddizioni che valgono anche per quelli sopradetti (come può un uomo essere Dio? come può Dio creare dal niente? etc...)
Taulero e da Kempis(mai sentito prima) mi mancano.
Bohme richiederebbe una lettura importante in quanto sta alle spalle del pensiero Hegeliano, e quindi ci dovrebbero essere degli elementi essenziali su D-o.
Per gli stralci che ho letto, non mi sembra però.
Swedemborg lo adoro, adoro la pazzia, il delirio, in quanto non penso sia mai veramente tali, sopratutto se riguardano la letterarietà, qua rappresentata dal suo massimo esponente.
Mi sarebbe piaciuto, ma non l'ho mai letto, se non l'ouverture del suo Inferno, poema criptico e che avrebbe richiesto la mia intelligenza in modo totale.
Io credo che lui intenda benissimo quello di cui si andrà a parlare (nelle intenzioni).
Lorber e company, intendo tutte quelle correnti che partono dalla rivelazione di una sola persona, a me paiono scrittura automatica, nessuna interpolazione intellettuale, e perciò, se mai avessero un senso, e molto spesso non ce l'hanno (puro moralismo estremizzato dal complesso edipico non risolto), dovrebbero essere riletti facendo noi da interpolazione (ma nella gnosi l'interpolazione non è ammessa, perciò chissenefrega credessero quello che vogliono).


Per quanto riguarda la filosofia, perennemente chiamata in causa da tutti, solo per farne un esercizio di critica, quando è solo buffonaggine, lasciamola stare.
Inoltre la filosofia, se fatta bene, tratta proprio di queste stesse cose, Agostino e Tommaso erano infatti filosofi.

La Voce che si ascolta, è esattamente Dio, non Dio, ma la Voce.
Non DIO che parla, ma la stessa VOCE.

Ossia la parola di DiO (di CRISTO, di SWEDEMBORG etc)
Ossia la PAROLA di dio.
Ossia D-o.
Dire Dio e dire la parola è la stessa medesima cosa.

Il punto è che il pensiero giudaico va molto oltre tutto ciò, in quanto non è il rapporto tra io e d-o, ossia sulla relazione tra la mia parola e la "sua", ovvero dell'eterna contraddizione tra ciò che dico e ciò che sento.
Va ben oltre, perchè questa contraddizione interna al soggetto che noi siamo, va poi messa in relazione alla contradizione che l'altro è (esattamente come per ciascuno).
E sopratutto al destino che l'altro inferisce rispetto a ciò che noi siamo. Ossia al fatto che l'altro è la parte della mia parola che vuole impedirmi di parlare.
Ossia che la contraddizione dell'altro, è interiorizzata come mia parola dell'ALTRO.
Ossia come paura dell'altro (e delle sue contraddizioni).
Ossia la paura che l'altro mi tolga la parola.
Ma poichè la mia paura dell'altro ce l'ha anche l'altro, allora le nostre paure, mia e del mio prossimo, diventano una paura presupposta, e pre-esistente alle nostre parole, di noi bambini del futuro.
Ossia diventa ALTRO rispetto all'altro che impedisce la parola e che contraddice la parola che viene suggerita dalla voce dell'unico vero altro, ossia della verità, che l'altro non è nient'altro della voce che sento, e che da sempre è contraddetta dalle paure complessive di ciascuno di noi.
E poichè noi parliamo costantemente di altro rispetto a D-o, ecco che nasce l'esigenza di una saggezza, che tenti di parlare di D-o senza mai più contraddirsi.
Senza cioè cadere nelle mani della PAURA collettiva, dei totem e dei tabù, che noi chiamiamo per comodità DIO.

Ma DIO non esiste in quanto paura, la verità risiede altrove.

Richiede un salto di qualità del discorso, da propositivo ad allegorico.

Ecco che il libro dei libri è tutto ciò-

E per questo che in ouverture sta scritto:

Gli dei sono morti (si sono allontanati).

Bizzarro che la traduzione dell'orrore cristiano traduca:

Dio creò (??????????????????)

Un errore di dimensioni ciclopiche un top-down clamoroso.

Ma andremo con ordine più in là (tanto è da un anno che sono fermo sui due abissi di cui più tardi parleremo, ah si la versione cei dice altro, ma ricordiamoci che io sto parlando letterariarmente, non letteralmente come il fedele è invece tenuto a fare, o non fare, visto che il papa ha detto che la bibbia non conta niente, conta solo il vangelo, perciò lasciatemi in pace, grazie).

La dimensione dell'ascolto della verità, ossia di stessi è la stessa che coinvolge la filosofia più alta, quella metafisica, fin dalle sue origini greche.

Ma la differenza tra la Grecia e l'area semitica, è di quelle epocali.

La filosofia e il suo linguaggio, non potevano nascere nell'asia minore.

Il motivo sebbene semplice è di quelli che cambiano completamente il nostro modo di pensare (o almeno dovrebbero).

Il linguaggio greco per esprimere un oggetto usava una e una sola parola. La scienza che è l'esito di questo sforzo di sottrazione greco dalla approssimazione semitica va inteso a fondo.

In realtà quella che per il greco doveva apparire approssimazione era invece il suo tesoro più nascosto.

Infatti in quell'area, un oggetto non va inteso con una sola parola, ma con l'intero mondo di oggetti ad esso irrelato.

E dunque se Ba è figlio, Ab è il padre.

La relazione fondamentale del pensiero semitico, ossia quella patriarcale, è legata al pensiero profondo che si riflette nel senso delle sue lettere per indicare quel mondo.

In italiano padre e figlio sono totalmente irrelati come parole.

La lingua ebraica è il testamento più alto a cui una civiltà sia arrivata, infatti è il progressivo arricchimento delle relazioni che compongono il mondo delle cose spirituali, ossia dei legami tra me e te.

Cosa ci unisce? quale teoria, somma di oggetti ci rendono tali da poter credere uno nell'altro.

La bibbia è questo testamento di altissimo amore.

Una cosa che nasce dal popolo ebraico, che si scopre debitore verso tutte le popolazioni del mondo.

In quanto esso nasce dalla progressiva comprensione dei popoli mediterranei, semitici e financo indiani.

Dalla comprensione del loro alfabeto, e dal significato delle radici.
Le radici della parola sono tutto.
Ogni filosofo lo sa, o dovrebbe saperlo.
Tanto più ogni ricercatore spirituale.

La bibbia è quel tesoro inarrivabile per tensione spirituale, a cui ognuno di noi è tenuto a stare alla sua altezza di visione.

E' per questo che il cristianesimo come diceva Nietzche è l'orrore al suo stato massimo.

Nietzche alla fine della sua esperienza intellettuale, troppo tardi anche per lui, (come per me) capì l'altezza a cui si poneva quell'opera.

Naturalmente Nietzche essendo a quelle altezze dello spirito, ancora oggi ineguagliate, poteva benissimo vedere le vallate più splendide.

Deve essere stato meraviglioso contemplare quella vallata di amore e comprensione che è la bibbia.

Vederlo nel suo dispiegamento più alto, e non verso il basso, come ahimè il popolino degenerato continua a fare.

La Bibbia va intesa nel suo senso letterario. Più in alto siamo e più chiaramente intendiamo a quali ulteriori altezze quel pensiero era arrivato.

Nel pensiero occidentale, la cabala è stato quello strumento che ha portato tanti intellettuali a intravedere la grandezza di tale pensiero.

Perennemente offuscato nella sua gloria dai potenti di tutto il mondo.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

al lavoro!


E dunque la bibbia che inizia con la lettera B, è la lettera che indica il figlio che noi siamo, BA.

Bereshit Bara, così inizia e c'è già tanto ma proprio tanto da dire.

Poichè Ba è il figlio, cosa ne è del padre?

Il padre celeste, che sta nei cieli è nella lettera A.

Ab significa padre.

Infatti non è bereshit, bensì (a)bereshit.

Per ricordarselo gli ebrei fanno iniziare la genesi, che in ebraico si chiama bereshit, ossia la saggezza (con la genesi non c'entra assolutamente un beneamato niente) con il numero 2.

Che ne è della pagina numero 1?
Se cominciamo a capire è dentro la lettera A, che non compare a sua volta nel manoscritto.

Nella prima pagina vi è scritto già tutto quello che c'è da sapere su Dio.

Ossia niente. O meglio se cominciamo a capire, c'è scritto proprio la lettera A.

Dunque DIO è A.

Ossia noi lo comprendiamo a partire da B quale noi siamo, cioè figli.

E cioè A lo comprendiamo solo come AB

cioè la A che non c'è la comprendiamo solo a partire da noi stessi, ossia come B.

Infatti BA vuol dire figlio.
e Ba che medita sull'assenza di A, chiama A, AB ossia padre.

Ancora meglio, come AVO.
Infatti arriva anche in italiano (a)B
Diventa avi, ossia sta scritto.
"I nostri avi raccontanto che"
anche con
"i nosti padri raccontano che"

Ab è la relazione fondamentale che regola la morale dell'amore.
Il rispetto del figlio verso il figlio che veniva prima di lui, ossia la tradizione, ossia la storia.

La bibbia inizia subito con qualcosa che rompe con la visione estatica dei popoli precedenti ad essa.

La bibbia comincia con la parola Storia, LA STORIA DEI NOSTRI AVI, LA STORIA DEI NOSTRI NONNI.

E in particolare la STORIA si racconta, ha un nome.

E questo nome è anche la sua massima aspirazione.

Che la storia sia ricordata!!!!

Questo sta scritto nella prima parola della bibbia.
la lettera B.
Ma la lettera B sta al talmud (il libro per il popolo), come  la parola che lo contraddistingue come esigenza morale.
Ossia benedizione.
La lettera B è  anche la lettera del BENE.
Che cosa è bene? fare gloria a DIO.
Ossia ricordare ai nostri figli della nostra storia!
Ossia ricorda o figlio che DIO è nascosto, e che noi siamo i suoi depositari.
La storia di Dio, è la storia degli uomini.
B sta per parola benedetta. La parola benedetta è DIO.
Ma la parola che dice del BENE, è la parola che non sa a cosa si riferisce.
Il bene è dunque sconosciuto.
E noi conosciamo solo le nostra azioni che si conformano al dettato non pronuncerai parola su di ME, DIO TUO, PADRE TUO.

Il fantasma del padre, è DIO.
Cosi ragiona Freud, e così si spiega l'intera nostra esistenza.
Infatti passiamo la vita a vendicare il nome di DIO.
Quando la profezia diceva esattamente il contrario.
Il fantasma del padre, dalla Bibbia ad Amleto, passando per Edipo.
E' la tanatologia, è satana, è il simbolico.
Obbedire alla legge di un padre che non esiste.

Per questo il padre si è nascosto.
Senza padre, nessun fantasma.

Come diceva Carmelo Bene, uno che aveva capito, nessuno è padre a nessuno.

La parola esiste solo come figlio di DIO.

La parola da ascoltare non è quella del fantasma ma quello dell'assenza del fantasma, dell'assenza della paura.

E' la parola della verità è quella della comunità degli amici.

Ossia la comunità dei figli.

Dei ricercatori spirituali, dei ricercatori del senso dell'assenza di D-o.

Questo senso è DIO, ossia è il BENE.

E dove porta questo senso della vita, della nostra vita?

Ce lo dice la BIBBIA naturalmente.

così sta scritto: " in verità vi dico che gli dei sono morti e che il viaggio verso la salvezza è iniziato, così i maledetti, gli uomini, così i benedetti, ossia gli angeli"

Questa salvezza in ebraico ha un nome si chiama ISRAEL.
Israele è la comunità dei ricercatori della salvezza.

Ossia è la comunità dei ricercatori spirituali, di chi fa uno sforzo per comprendere il peso della frase "DIO è morto!"
Ossia è il pensiero comunitario, se volete è gesù.

La comprensione reciproca è il presupposto morale, per cui la salvezza verrà a darsi.

Questo è dato per motivi storici, dalle continue guerre a cui le tribù del mediterraneo venivano sottoposte da parte degli imperi da babilonia fino a roma, e ad oltranza ancora oggi dall'Egitto, dall'arabia, per non parlare della questione drammatica della questione palestinese, ossia delle guerre interne fra le tribù fin dall'antichità.

In questo senso Israele è necessariamente l'alleanza fra le tribù.
Le 12 tribù poi diventate sette.

Come dice lo zohar in ouverture, israele è il calice della rosa.

Ossia è ciò che permette la rosa, ossia la ricerca spirituale.

Vi è nella bibbia una forte consapevolezza, delle forze telluriche della guerra, e delle sue conseguenze terribili, ossia la maledizione degli uomini, il seguire il male piuttosto che il bene.

Inseguire gli Dei piuttosto che il bene.

Ascoltare gli dei (il vitello d'oro) e non gli avi, che hanno sperimentato la maledizione della guerra.

Senza pace, niente ricerca.

Shalom è il saluto propizio per la futura Israele.

La bibbia non è per niente facile, perchè parla della maledizione, piuttosto che della benedizione.

Ma la benedizione è proprio la capacità di parlare della maledizione.

La parola, la storia e i suoi insegnamenti, sono l'unica etica richiesta.

La B iniziale, contiene già tutto questo.

Il figlio si occupa dei futuri figli, egli insomma impare ad essere un buon padre.

Una intera nazione si dedica a questo, eppure la maledizione permane.

Questo è solo per dire come il viaggio sia ancor lungo e di come e di quanto dobbiamo imparare da coloro che più di tutti si sono posti il problema di questa doppia relazione, di questo doppio legame.

E per chi pensa a DIO senza gli uomini, e per chi pensa gli uomini senza DIO, vi è solo maledizione.

Direi che questo è il significato del corno isrele, lo shofar, indica SVEGLIATI ISRAELE.

Dobbiamo svegliarci tutti e anche alla svelta.

O forse la profezia indica proprio il sonno a cui la maledizione ci ha già condannati tutti.

E infatti prima o poi moriremo tutti.

Lo sentite anche voi il rintocco della campana?


Di che reggimento siete
fratelli?
Parola tremante
nella notte
Foglia appena nata
Nell'aria spasimante
involontaria rivolta
dell'uomo presente alla sua
fragilità
Fratelli.

(g.ungaretti)


Ognuno sta solo sul cuore della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.

(quasimodo)


Chi, s'io gridassi, mi udrebbe
dalle celesti gerarchie degli Angeli?
E se, d'un tratto, un Angelo
contro il suo cuore mi stringesse, certo
io svanirei di quella forza immensa
in Lui racchiusa.
Ché il Bello è solamente
la prima nota del Tremendo. E dato
di sostenerlo e di ammirarlo è a noi,
solo perché non cura di annientarci.
... E gli Angeli appartengono al Tremendo.
Per ciò, io mi raffreno e chiudo in gola
l'appello di un singhiozzo tenebroso.
A chi, gridar soccorso? Non agli Angeli.
Agli uomini? Neppure. E gli animali
sagacemente fiutano
che perigliosa a noi scorre la vita
in questo mondo d'inventati sensi.
Un albero ci resta, sul pendío,
da rivedere in ogni giorno. E resta
anche la strada che facemmo ieri:
la fedeltà viziata a un'abitudine,
che si compiacque d'indugiar fra noi;
e rimaneva; e non se n'è partita.
E la notte, la notte, allor che il vento,
tutto ricolmo dei siderei spazii,
il vólto ci consuma, oh non attende
ella, anelata, i cuori solitarii;
e li delude, poi, soavemente?
Forse, agli Amanti è piú benigna e lieve!
Ahimè! Non fanno che celarsi – stretti –
a vicenda, il destino...
E ancóra non lo sai? Via dalle braccia,
scaglia il tuo vuoto. Aggiungilo agli spazii
che respiriamo... E avvertiran gli uccelli
il dilatato ètere d'attorno
con piú gioioso volo.

   È vero, sí... Le primavere, al mondo,
avean sete di te. Talune stelle
si struggevan, lassú, che tu le udissi.
E t'investiva, a volte,
un'onda dall'ocèano del Remoto;
e, se passavi, dal balcone schiuso
un violino abbandonava tutte
le sue musiche a te.
Questa, la tua missione. E, per adempierla,
ti bastavan le forze? O non piuttosto
era un orgasmo in te, come se tutto
ti annunziasse un'amante?
E dove, in te, sarebbe stato spazio
per ospitarla,
in questo eterno pullularti dentro
di estranee immense idee,
che vengono e rivanno;
ed anche a notte, hanno dimora in te?
Ma canta, se la nostalgia ti accora,
canta le Amanti.
Ché, lungi ancor dall'essere immortale,
è il loro molto celebrato ardore.
Cantale, sí, le tristi Abbandonate,
che tu sempre invidiavi: e ti pareano
tanto amorose piú, di quelle altre
dal ricambiato amore.
E di cantarle, non cessare! Innova
la non mai colma lode!
Pensa: l'Eroe non è compiuto mai
d'essere al mondo.
Anche la morte, è a lui
pretesto per rivivere immortale
dopo l'estrema nascita.
Ma la Natura dentro il grembo esausto
riprende in sé le Amanti abbandonate,
come se non avesse piú la forza
di dar vita al prodigio un'altra volta.
Hai tu già sciolto un adeguato canto
alla memoria di Gaspara Stampa,
perché, deserta dall'amato, adesso,
una fanciulla, estatica all'esempio,
dentro si strugga di adeguarsi a lei?
Non debbono recare anche piú frutti,
queste pene defunte, a noi viventi?
Non è venuto il tempo,
che, amando, noi si giunga a liberarci
dell'adorato oggetto, in un fremente
impeto di vittoria,
come la freccia che, raccolta e tesa
entro il suo scocco, supera la corda?
Inerzia, è nulla. E solo il Moto, è tutto.

   Voci! Voci!... Mio cuore, e tu pervieni
ad ascoltare, come i Santi solo
sanno ascoltare.
L'immenso appello li scagliava in alto;
ma rimanean con le ginocchia a terra:
irreali impassibili profondi;
ed eran solo in quell'ascolto solo.
... Alla voce di Dio, non reggeresti.
Ma il soffio ascolta del messaggio eterno,
che si crea dal silenzio: e che ti giunge
da quei morti precoci.
Oh sempre che varcasti, a Roma o a Napoli,
la soglia di una chiesa, non parlava
un placido linguaggio, a te, quel loro
funereo destino?
O iscritto in una stele, ti si ergeva
innanzi, come là sovra la lapide
apparsa in te, Santa Maria Formosa.
Che vogliono da me? Ch'io con leggiero
tócco dissolva la parvenza ingiusta
di quella sorte, che talvolta ancóra
il loro etèreo moto un poco attarda?

   È strano, certo,
non abitare piú su questa terra;
non compier piú le usanze apprese appena;
né piú legare il senso
del divenire umano
alle rose e alle cose, onde ciascuna
aveva una sua voce di promessa;
non esser piú ciò ch'eravamo chiusi
nell'infinita angoscia delle mani;
e abbandonar finanche il proprio nome
come un balocco infranto.
È strano, certo,
non piú desiderare desiderii
desiderati tanto;
veder questa compagine, disciolta,
volitare per spazii sterminati...
Essere morti, è una fatica dura.
Un ímprobo ricupero di forze,
per avvertire un po' d'eternità.
Ma i vivi, tutti aberrano, − segnando
troppo profondo il solco fra i due Regni.
Gli Angeli (è fama...) ignorano talvolta
se vanno fra i viventi o i trapassati.
Ogni progenie, la fiumana eterna
travolge via con sé per ambo i Regni;
e, con lo scroscio suo,
ne sommerge il clamore in questo o in quello.

   Ma non hanno di noi bisogno piú
quei morti d'una morte prematura...
Placidamente,
ci si divezza dalla terra: come
ci si divezza dal materno seno,
quando sia l'ora.
Ma noi viventi, noi, che ci nutriamo
di tanti inesauribili misteri;
e a cui sovente, su da un lutto, balza
il progredir beato;
potremmo, noi, senza quei morti, esistere?
Non è leggenda vana,
che un dí si ardimentò la prima Musica
a penetrar dentro la dura pietra
nel compianto di Lino; e che per entro
quello spazio atterrito, ormai deserto
dal Semidio precocemente estinto,
l'ètere scosso, per la prima volta,
oscillava nel palpito di suono,
che ancóra ci travolge e ci consola.

Rainer Maria Rilke

(Traduzione di Vincenzo Errante)

da "Elegie di Duino (1922)" in "Rainer Maria Rilke, Liriche scelte e tradotte da Vincenzo Errante", Sansoni, 1941
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Kephas

 X green demetr
------------------


Rimanendo in Italia con la Bibbia che abbiamo a disposizione!
Genesi:


1-4  In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio ALEGGIAVA SULLE ACQUE.
Dio disse: <<Sia la luce!>>. E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre,  e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina. primo giorno.


Confesso che non ho capito molto su questa Bereshit Bara.
Tu come intendi quanto scritto nei primi capitoli della Genesi?
Intendi giusta la forma letterale?, oppure esiste una spiegazione spirituale?
Cosa ne pensi : "che fu sera e fu mattina" si abbia dimenticato la "notte"
un sapiente ha scritto: "..perchè se la 'Lettera della Sacra Scrittura è come una riva senza Oceano' lo 'Spirito' della stessa è come 'un Oceano senza riva'. Infatti, la Parola è di infinita distesa.
L'amore è come il mare in tempesta, che tutto travolge nei primi momenti, poi l'arcobaleno che tutto colora, i sogni ed i momenti, poi tutto con il tempo si placa, rimane l'onda tranquilla che torna e ritorna a lambire le sponde.

niko

Citazione di: green demetr il 30 Novembre 2021, 11:06:21 AM
al lavoro!


E dunque la bibbia che inizia con la lettera B, è la lettera che indica il figlio che noi siamo, BA.

Bereshit Bara, così inizia e c'è già tanto ma proprio tanto da dire.

Poichè Ba è il figlio, cosa ne è del padre?

Il padre celeste, che sta nei cieli è nella lettera A.

Ab significa padre.

Infatti non è bereshit, bensì (a)bereshit.

Per ricordarselo gli ebrei fanno iniziare la genesi, che in ebraico si chiama bereshit, ossia la saggezza (con la genesi non c'entra assolutamente un beneamato niente) con il numero 2.

Che ne è della pagina numero 1?
Se cominciamo a capire è dentro la lettera A, che non compare a sua volta nel manoscritto.

Nella prima pagina vi è scritto già tutto quello che c'è da sapere su Dio.

Ossia niente. O meglio se cominciamo a capire, c'è scritto proprio la lettera A.

Dunque DIO è A.

Ossia noi lo comprendiamo a partire da B quale noi siamo, cioè figli.

E cioè A lo comprendiamo solo come AB

cioè la A che non c'è la comprendiamo solo a partire da noi stessi, ossia come B.

Infatti BA vuol dire figlio.
e Ba che medita sull'assenza di A, chiama A, AB ossia padre.

Ancora meglio, come AVO.
Infatti arriva anche in italiano (a)B
Diventa avi, ossia sta scritto.
"I nostri avi raccontanto che"
anche con
"i nosti padri raccontano che"

Ab è la relazione fondamentale che regola la morale dell'amore.
Il rispetto del figlio verso il figlio che veniva prima di lui, ossia la tradizione, ossia la storia.

La bibbia inizia subito con qualcosa che rompe con la visione estatica dei popoli precedenti ad essa.

La bibbia comincia con la parola Storia, LA STORIA DEI NOSTRI AVI, LA STORIA DEI NOSTRI NONNI.

E in particolare la STORIA si racconta, ha un nome.

E questo nome è anche la sua massima aspirazione.

Che la storia sia ricordata!!!!

Questo sta scritto nella prima parola della bibbia.
la lettera B.
Ma la lettera B sta al talmud (il libro per il popolo), come  la parola che lo contraddistingue come esigenza morale.
Ossia benedizione.
La lettera B è  anche la lettera del BENE.
Che cosa è bene? fare gloria a DIO.
Ossia ricordare ai nostri figli della nostra storia!
Ossia ricorda o figlio che DIO è nascosto, e che noi siamo i suoi depositari.
La storia di Dio, è la storia degli uomini.
B sta per parola benedetta. La parola benedetta è DIO.
Ma la parola che dice del BENE, è la parola che non sa a cosa si riferisce.
Il bene è dunque sconosciuto.
E noi conosciamo solo le nostra azioni che si conformano al dettato non pronuncerai parola su di ME, DIO TUO, PADRE TUO.

Il fantasma del padre, è DIO.
Cosi ragiona Freud, e così si spiega l'intera nostra esistenza.
Infatti passiamo la vita a vendicare il nome di DIO.
Quando la profezia diceva esattamente il contrario.
Il fantasma del padre, dalla Bibbia ad Amleto, passando per Edipo.
E' la tanatologia, è satana, è il simbolico.
Obbedire alla legge di un padre che non esiste.

Per questo il padre si è nascosto.
Senza padre, nessun fantasma.

Come diceva Carmelo Bene, uno che aveva capito, nessuno è padre a nessuno.

La parola esiste solo come figlio di DIO.

La parola da ascoltare non è quella del fantasma ma quello dell'assenza del fantasma, dell'assenza della paura.

E' la parola della verità è quella della comunità degli amici.

Ossia la comunità dei figli.

Dei ricercatori spirituali, dei ricercatori del senso dell'assenza di D-o.

Questo senso è DIO, ossia è il BENE.

E dove porta questo senso della vita, della nostra vita?

Ce lo dice la BIBBIA naturalmente.

così sta scritto: " in verità vi dico che gli dei sono morti e che il viaggio verso la salvezza è iniziato, così i maledetti, gli uomini, così i benedetti, ossia gli angeli"

Questa salvezza in ebraico ha un nome si chiama ISRAEL.
Israele è la comunità dei ricercatori della salvezza.

Ossia è la comunità dei ricercatori spirituali, di chi fa uno sforzo per comprendere il peso della frase "DIO è morto!"
Ossia è il pensiero comunitario, se volete è gesù.

La comprensione reciproca è il presupposto morale, per cui la salvezza verrà a darsi.

Questo è dato per motivi storici, dalle continue guerre a cui le tribù del mediterraneo venivano sottoposte da parte degli imperi da babilonia fino a roma, e ad oltranza ancora oggi dall'Egitto, dall'arabia, per non parlare della questione drammatica della questione palestinese, ossia delle guerre interne fra le tribù fin dall'antichità.

In questo senso Israele è necessariamente l'alleanza fra le tribù.
Le 12 tribù poi diventate sette.

Come dice lo zohar in ouverture, israele è il calice della rosa.

Ossia è ciò che permette la rosa, ossia la ricerca spirituale.

Vi è nella bibbia una forte consapevolezza, delle forze telluriche della guerra, e delle sue conseguenze terribili, ossia la maledizione degli uomini, il seguire il male piuttosto che il bene.

Inseguire gli Dei piuttosto che il bene.

Ascoltare gli dei (il vitello d'oro) e non gli avi, che hanno sperimentato la maledizione della guerra.

Senza pace, niente ricerca.

Shalom è il saluto propizio per la futura Israele.

La bibbia non è per niente facile, perchè parla della maledizione, piuttosto che della benedizione.

Ma la benedizione è proprio la capacità di parlare della maledizione.

La parola, la storia e i suoi insegnamenti, sono l'unica etica richiesta.

La B iniziale, contiene già tutto questo.

Il figlio si occupa dei futuri figli, egli insomma impare ad essere un buon padre.

Una intera nazione si dedica a questo, eppure la maledizione permane.

Questo è solo per dire come il viaggio sia ancor lungo e di come e di quanto dobbiamo imparare da coloro che più di tutti si sono posti il problema di questa doppia relazione, di questo doppio legame.

E per chi pensa a DIO senza gli uomini, e per chi pensa gli uomini senza DIO, vi è solo maledizione.

Direi che questo è il significato del corno isrele, lo shofar, indica SVEGLIATI ISRAELE.

Dobbiamo svegliarci tutti e anche alla svelta.

O forse la profezia indica proprio il sonno a cui la maledizione ci ha già condannati tutti.

E infatti prima o poi moriremo tutti.

Lo sentite anche voi il rintocco della campana?


Di che reggimento siete
fratelli?
Parola tremante
nella notte
Foglia appena nata
Nell'aria spasimante
involontaria rivolta
dell'uomo presente alla sua
fragilità
Fratelli.

(g.ungaretti)


Ognuno sta solo sul cuore della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.

(quasimodo)


Chi, s'io gridassi, mi udrebbe
dalle celesti gerarchie degli Angeli?
E se, d'un tratto, un Angelo
contro il suo cuore mi stringesse, certo
io svanirei di quella forza immensa
in Lui racchiusa.
Ché il Bello è solamente
la prima nota del Tremendo. E dato
di sostenerlo e di ammirarlo è a noi,
solo perché non cura di annientarci.
... E gli Angeli appartengono al Tremendo.
Per ciò, io mi raffreno e chiudo in gola
l'appello di un singhiozzo tenebroso.
A chi, gridar soccorso? Non agli Angeli.
Agli uomini? Neppure. E gli animali
sagacemente fiutano
che perigliosa a noi scorre la vita
in questo mondo d'inventati sensi.
Un albero ci resta, sul pendío,
da rivedere in ogni giorno. E resta
anche la strada che facemmo ieri:
la fedeltà viziata a un'abitudine,
che si compiacque d'indugiar fra noi;
e rimaneva; e non se n'è partita.
E la notte, la notte, allor che il vento,
tutto ricolmo dei siderei spazii,
il vólto ci consuma, oh non attende
ella, anelata, i cuori solitarii;
e li delude, poi, soavemente?
Forse, agli Amanti è piú benigna e lieve!
Ahimè! Non fanno che celarsi – stretti –
a vicenda, il destino...
E ancóra non lo sai? Via dalle braccia,
scaglia il tuo vuoto. Aggiungilo agli spazii
che respiriamo... E avvertiran gli uccelli
il dilatato ètere d'attorno
con piú gioioso volo.

   È vero, sí... Le primavere, al mondo,
avean sete di te. Talune stelle
si struggevan, lassú, che tu le udissi.
E t'investiva, a volte,
un'onda dall'ocèano del Remoto;
e, se passavi, dal balcone schiuso
un violino abbandonava tutte
le sue musiche a te.
Questa, la tua missione. E, per adempierla,
ti bastavan le forze? O non piuttosto
era un orgasmo in te, come se tutto
ti annunziasse un'amante?
E dove, in te, sarebbe stato spazio
per ospitarla,
in questo eterno pullularti dentro
di estranee immense idee,
che vengono e rivanno;
ed anche a notte, hanno dimora in te?
Ma canta, se la nostalgia ti accora,
canta le Amanti.
Ché, lungi ancor dall'essere immortale,
è il loro molto celebrato ardore.
Cantale, sí, le tristi Abbandonate,
che tu sempre invidiavi: e ti pareano
tanto amorose piú, di quelle altre
dal ricambiato amore.
E di cantarle, non cessare! Innova
la non mai colma lode!
Pensa: l'Eroe non è compiuto mai
d'essere al mondo.
Anche la morte, è a lui
pretesto per rivivere immortale
dopo l'estrema nascita.
Ma la Natura dentro il grembo esausto
riprende in sé le Amanti abbandonate,
come se non avesse piú la forza
di dar vita al prodigio un'altra volta.
Hai tu già sciolto un adeguato canto
alla memoria di Gaspara Stampa,
perché, deserta dall'amato, adesso,
una fanciulla, estatica all'esempio,
dentro si strugga di adeguarsi a lei?
Non debbono recare anche piú frutti,
queste pene defunte, a noi viventi?
Non è venuto il tempo,
che, amando, noi si giunga a liberarci
dell'adorato oggetto, in un fremente
impeto di vittoria,
come la freccia che, raccolta e tesa
entro il suo scocco, supera la corda?
Inerzia, è nulla. E solo il Moto, è tutto.

   Voci! Voci!... Mio cuore, e tu pervieni
ad ascoltare, come i Santi solo
sanno ascoltare.
L'immenso appello li scagliava in alto;
ma rimanean con le ginocchia a terra:
irreali impassibili profondi;
ed eran solo in quell'ascolto solo.
... Alla voce di Dio, non reggeresti.
Ma il soffio ascolta del messaggio eterno,
che si crea dal silenzio: e che ti giunge
da quei morti precoci.
Oh sempre che varcasti, a Roma o a Napoli,
la soglia di una chiesa, non parlava
un placido linguaggio, a te, quel loro
funereo destino?
O iscritto in una stele, ti si ergeva
innanzi, come là sovra la lapide
apparsa in te, Santa Maria Formosa.
Che vogliono da me? Ch'io con leggiero
tócco dissolva la parvenza ingiusta
di quella sorte, che talvolta ancóra
il loro etèreo moto un poco attarda?

   È strano, certo,
non abitare piú su questa terra;
non compier piú le usanze apprese appena;
né piú legare il senso
del divenire umano
alle rose e alle cose, onde ciascuna
aveva una sua voce di promessa;
non esser piú ciò ch'eravamo chiusi
nell'infinita angoscia delle mani;
e abbandonar finanche il proprio nome
come un balocco infranto.
È strano, certo,
non piú desiderare desiderii
desiderati tanto;
veder questa compagine, disciolta,
volitare per spazii sterminati...
Essere morti, è una fatica dura.
Un ímprobo ricupero di forze,
per avvertire un po' d'eternità.
Ma i vivi, tutti aberrano, − segnando
troppo profondo il solco fra i due Regni.
Gli Angeli (è fama...) ignorano talvolta
se vanno fra i viventi o i trapassati.
Ogni progenie, la fiumana eterna
travolge via con sé per ambo i Regni;
e, con lo scroscio suo,
ne sommerge il clamore in questo o in quello.

   Ma non hanno di noi bisogno piú
quei morti d'una morte prematura...
Placidamente,
ci si divezza dalla terra: come
ci si divezza dal materno seno,
quando sia l'ora.
Ma noi viventi, noi, che ci nutriamo
di tanti inesauribili misteri;
e a cui sovente, su da un lutto, balza
il progredir beato;
potremmo, noi, senza quei morti, esistere?
Non è leggenda vana,
che un dí si ardimentò la prima Musica
a penetrar dentro la dura pietra
nel compianto di Lino; e che per entro
quello spazio atterrito, ormai deserto
dal Semidio precocemente estinto,
l'ètere scosso, per la prima volta,
oscillava nel palpito di suono,
che ancóra ci travolge e ci consola.

Rainer Maria Rilke

(Traduzione di Vincenzo Errante)

da "Elegie di Duino (1922)" in "Rainer Maria Rilke, Liriche scelte e tradotte da Vincenzo Errante", Sansoni, 1941


Ma solo io non mi voglio salvare?!
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Alexander

Buona settimana a tutti


Von der Leyen, Draghi, Biden, Xi Jinping, Papa Bergoglio, Putin, il Dalai Lama, Maduro, Narendra Modhi, ecc. tengono in piedi "Regni" da cui ogni uomo sano di mente spera di essere "salvato". Ecco, viene uno che parla di un Regno dei Cieli che è vicino. Il suo era un grido che doveva svegliare e dare speranza. Giustamente viene ammazzato. Ammazzato due volte per giunta: la prima sulla Croce, la seconda dai suoi stessi "fedeli".

green demetr

Citazione di: Kephas il 05 Dicembre 2021, 14:36:33 PM
X green demetr
------------------


Rimanendo in Italia con la Bibbia che abbiamo a disposizione!
Genesi:


1-4  In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio ALEGGIAVA SULLE ACQUE.
Dio disse: <<Sia la luce!>>. E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre,  e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina. primo giorno.


Confesso che non ho capito molto su questa Bereshit Bara.
Tu come intendi quanto scritto nei primi capitoli della Genesi?
Intendi giusta la forma letterale?, oppure esiste una spiegazione spirituale?
Cosa ne pensi : "che fu sera e fu mattina" si abbia dimenticato la "notte"
un sapiente ha scritto: "..perchè se la 'Lettera della Sacra Scrittura è come una riva senza Oceano' lo 'Spirito' della stessa è come 'un Oceano senza riva'. Infatti, la Parola è di infinita distesa.


Ciao Kephas
A mio parere la forma letterale della genesi è completamente errata.
Cercare il senso allegorico di un Dio creatore significherebbe concentrarsi sull'atto della creazione, piuttosto che su quello della parola.
Inoltre come sai nella gnosi si è compiuto quella spiacevolissima distinzione tra un Dio creato da un altro Dio. L'etica di un Dio si scontra con quella di un altro Dio.
Il che è lecito se pensiamo a Dio come creatore (e forse che da Zeus non nascevano altri Dei?), che in fin dei conti è come affidarsi ad un potere superiore, senza più domandarsi alcunchè di niente, e allora la Voce come si fa a sentire?
La Voce va chiamata. Che sia con gli atti o con la fede o con l'intelletto, si chiede sempre una partecipazione, non una demandare al potere Altro da noi.
Così facendo si moltiplicano i dualismi.
Invece negando l'esistenza di un Dio, e quindi d
i una parola data da un Dio, ossia negando l'esistenza di una parte di potere, si indaga invece sulle qualità e le contraddizioni degli uomini, senza più interpolazioni, che bloccano ogni dialogo, di modo che sia chiaro cosa non sta bene ad un popolo, l'attenzione si sposta sulla parola e solo sulla parola senza perdere tempo nella "propaganda".
Bara significa "allontanarsi da". E' detto della schegge di legno che vengono tagliate via dall'albero principale.
E l'albero come sai è un allegoria potentissima nella gnosi ebraica (cabala).
Quale sia il significato della bereshit ancora non te lo posso dire infatti mi ero fermato al concetto del fiat lux.
Non trovo ancora il momento epifanico (ossia della scoperta consapevole) che me ne dia un pieno senso.
E non è che prima la lettura fosse facile.
L'unica forza portante della mia lettura è quella filosofica ossi che la storia di genesi è la meditazione sulla questione del destino dell'uomo sulla terra.
E il destino per forza interiore filosofica (ai pochi che lo capiscono) è la salvezza.
Leggere la Bibbia significa leggere di come gli antichi abbiano meditato la necessità della salvezze, e delle vie per poterla ottenere.
La Bibbia finisce con il libro di Geremia (mi pare) che intima la fine delle profezie.
Vuol dire che la composizione dei libri della Bibbia, hanno raggiunto una compiutezza finale, che per esempio la filosofia occidentale ancora non ha inteso.
Laddove gli ebrei dicono la ricerca della necessità della salvezza è conclusa, gli occidentali ancora stavano indagando. Purtroppo il mondo edonista da dopo Heidegger, ossia dal dopoguerra in poi, ha messo un pausa la ricerca occidentale.
Io sono troppo vecchio per poter pensare di raggiungere il pensiero ebraico, posso solo fare del mio meglio per intendere come siano arrivati alla fine di quella ricerca.
La ricerca della salvezza.
La cosa più gratificante è vedere come l'ottenimento della conoscenza sulla salvezze apra l'uomo finalmente alla ricerca della comunità.
Ossia la libertà di cercare la spiritualità insieme agli altri.
E' stano a dirsi in questo tempo storico, evidentemente abbiamo fatto passi da gigante all'indietro.
Ci possiamo consolare nel tentativo di capire questo senso della salvezze.
Ho risposto come ho potuto, e d'altronde qua sul forum siamo ancora alla lettera bet, un passo per volta.
Buon lavoro se ti vengono in mente altri spunti.
Certamente la Bibbia come dici è solo la codificazione di un pensiero, che in nuce è infinito.
La codificazione è finita, ma il pensiero che richiama è infinito. Appunto la conquista del concetto di salvezza, apre poi ai mondi della libertà.
La bibbia per come dire è l'inizio, non la fine della ricerca.
Il fatto che dei saggi ritengano di aver raggiunto la prima meta del viaggio spirituale, io lo trovo straordinario e mi rammarico di non aver dato spazio a questo pensiero prima.
Buon lavoro! ;)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Discussioni simili (5)