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"Ode alla Via"

Aperto da Sophia75, 08 Aprile 2018, 09:21:45 AM

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Sophia75

Non importa chi arriva primo, importa arrivare...solo in questo piano esistono gerarchie, persone più illuminate o più coscienti di altre; ma nella verità si è moltitudine in Uno.
Trovate la vostra sorgente, la vostra essenza, senza giudizio alcuno, senza confronto con nessuno. Ognuno di noi è un diamante di pari valore che adorna l'abito del creatore. Solo l'uomo, solo in questo piano, si fanno differenze.
Ascoltate chi sa veramente, cercate di riconoscerlo tra le mille voci fasulle ed i carismi magnetici usati con scopi impuri...ma non venerate mai il dito che indica. Andate oltre, abbiate il coraggio di abbandonare il sentiero segnato, e colorate il vostro arcobaleno. Abbiate il coraggio di essere soli, di cadere senza la certezza di trovare mani a sostenervi.
Dimenticate tutto ciò che vi hanno insegnato, mettete in discussione tutto ciò che credete, distruggete il tempio e adoperatevi per ricostruirlo.
Non credete a nulla, sperimentate, interrogate voi stessi, la vostra anima sa ogni cosa. Fidatevi dei giusti, ma non date potere su di voi nemmeno a loro.
E amate, amate sopra ogni cosa, amate ogni cosa che l'universo ha creato e generato. Amate ciò che temete, amate ciò che vi spaventa, amate le vostre imperfezioni, amate senza giudizio...non amate più i vostri pregi dei vostri difetti, questi ultimi sono tali solo in questo piano. Di fronte al creato essi semplicemente sono Sentieri.
Guardatevi dunque dentro in pace, ascoltatevi, respiratevi e perdonatevi di esservi fatti del male e di esservene fatto fare, e perdonatevi oggi per quando ancora succederà.
Non rinunciate mai, ad essere, a trovarvi, a cercare la verità. E se potete siate comunità, non separate ciò che è Uno.

green demetr

Osho?

Molto bello  :)  : ci ritrovo molte spunti dell'oriente indiano.

Mixato all'amore cristiano. (un pò meno bene, ma non sottolizziamo suvvia  ;D)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Sophia75

Ciao, non è Osho in realtà...ma ti ringrazio per l'accostamento. È un mio scritto di una settimana fa.
:D
Mi piacerebbe comprendere meglio le influenze che ci ritrovi...

Kobayashi

Una vita estatica: abbandonarsi al soffio di Dio, ad un respiro più profondo, alla pace, all'armonia del Creato.
Certo, tutto molto bello. Ma ancora una volta è soltanto una strategia quasi inconscia dell'egoismo degli adulti che cercano nient'altro che la propria felicità.
E di evitare di combattere.
Ma che lo si sappia o meno, siamo in guerra. E i feriti non se ne fanno nulla delle mie dichiarazioni di amore, vogliono essere soccorsi...

Sophia75

Citazione di: Kobayashi il 09 Aprile 2018, 11:08:15 AM
Una vita estatica: abbandonarsi al soffio di Dio, ad un respiro più profondo, alla pace, all'armonia del Creato.
Certo, tutto molto bello. Ma ancora una volta è soltanto una strategia quasi inconscia dell'egoismo degli adulti che cercano nient'altro che la propria felicità.
E di evitare di combattere.
Ma che lo si sappia o meno, siamo in guerra. E i feriti non se ne fanno nulla delle mie dichiarazioni di amore, vogliono essere soccorsi...

Ciao Kobayashi, forse la modalità di scrittura rende l'effetto estatico, ma non è affatto quello che intendo. Non sono io stessa una persona che vive in estasi e fuori dal conflitto interiore ed esteriore che nessuno può evitare.
È in realtà una lotta durissima, che richiede coraggio, pazienza e solidità. Una lotta innanzitutto con se stessi, a mio avviso, perché se non siamo solidi cadremo inevitabilmente sotto i colpi di innumerevoli avversari.
Leggilo meglio, se ti va, è un invito a non mollare mai, a non fidarsi completamente di nessuno, soprattutto di chi si dice maestro. Cosa c'è di estatico nel essere consapevolmente soli?!
Forse solo perché concludo con un invito ad amare? Trovi che ci sia debolezza in chi cerca di amare nonostante le ferite profonde che ognuno di noi ha subito e subisce?
 
:)

Kobayashi

Mi sono espresso male.
Non volevo tanto interpretare il tuo brano come un'apologia della vita estatica, quanto mettere in scena lo scontro tra il desiderio (che anch'io vivo con forza) di un'esperienza interiore di tipo spirituale (diciamo così), e il dubbio che questa possa essere solo una fuga e dunque che possa svolgere in fondo la funzione di uno strumento di controllo, deviando le energie dalla ribellione all'estasi.
E in questo senso si può intendere l'amore mistico come una debolezza, perché per cambiare le cose c'è bisogna di forza, aggressività, odio, anche se tutto questo è in fondo detestabile innanzitutto per il soggetto che lotta.

green demetr

Citazione di: Sophia75 il 08 Aprile 2018, 16:15:27 PM
Ciao, non è Osho in realtà...ma ti ringrazio per l'accostamento. È un mio scritto di una settimana fa.
:D
Mi piacerebbe comprendere meglio le influenze che ci ritrovi...

Eccoci

cit.

"Non importa chi arriva primo, importa arrivare...solo in questo piano esistono gerarchie, persone più illuminate o più coscienti di altre; ma nella verità si è moltitudine in Uno."


La distinzione tra moltitudine e uno è tipica di tutta la tradizione advaita indiana.

Essi propendono per un monismo universale, che possiamo indicare con la distinzione fra un micro-cosmo e un macro-cosmo.

Essi coincidono al di là delle leggi karmiche del dualismo.

Perciò si dice che l'advaita è una tradizione dualista.

Lo stesso si può dire della tradizione gnostica che si è sviluppata nella cività assiro-babilonese. (e di cui devo ancora iniziare a documentarmi seriamente).

Certamente per quanto riguarda noi occidentali, non possiamo dimenticare il vangelo che indica il diavolo come legione, moltitudine, e di un dio unico.

la differenza è che laddove da noi si parla di lotta (e anche nello gnosticismo), in oriente si parla di illusione.

E mi sembra di capire che tu dicendo di rinunciare agli arrivismi, di fatto sei molto più vicina all'oriente.

Non sto certo qui a ricordare la corsa alla nomenclatura dei nosti cari padri cristiani. La storia parla da sè.


"Abbiate il coraggio di essere soli, di cadere senza la certezza di trovare mani a sostenervi."

Anche in questo caso la tradizione a cui punti è ancora più decisamente quella indiana dove l'esperienza personale è superiore a quella del gruppo.

Sull'istinto gregario della religione occidentale già hanno detto Leopardi e Nietzche.


"Dimenticate tutto ciò che vi hanno insegnato, mettete in discussione tutto ciò che credete, distruggete il tempio e adoperatevi per ricostruirlo."

Questo è l'insegnamento del "uccidi il buddha, se vuoi diventare il buddha", tipico della tradizione monastica giapponese.

In oriente il maestro è invece sacro. In occidente si è più vicini alla tua lettura, penso a Lutero, sebbene in nome di Cristo.

Quindi un maestro c'è di fatto, sebbene lo si confonda con Dio.


"E amate, amate sopra ogni cosa, amate ogni cosa che l'universo ha creato e generato. Amate ciò che temete, amate ciò che vi spaventa, amate le vostre imperfezioni, amate senza giudizio...non amate più i vostri pregi dei vostri difetti, questi ultimi sono tali solo in questo piano. Di fronte al creato essi semplicemente sono Sentieri.
Guardatevi dunque dentro in pace, ascoltatevi, respiratevi e perdonatevi di esservi fatti del male e di esservene fatto fare, e perdonatevi oggi per quando ancora succederà.
Non rinunciate mai, ad essere, a trovarvi, a cercare la verità. E se potete siate comunità, non separate ciò che è Uno."


Questo messaggio intriso di amore e consapevolezza mi pare moooolto vicino a quello di Osho.

Comunque capisco anche dalle risposte che hai dato a Kobayashi con cui concordo ( bisogna sempre indagare dentro noi stessi, se l'amore è frutto di una ordinazione che ha per motivo Dio oppure il Re.
D'altronde prima di ascoltare alcuni videodocumenti, avevo una idea di Osho come un truffatore.
La domanda al di là del suo messaggio, in realtà interessante, è se esso è vero o meno.
Ahimè temo viri sulla filosofia.
E so per certo che Kobayashi su questo dissente  ;)   )
che la tua è una ricerca spirituale seria, e mi pare competente.

Invero non si capisce in effetti a quale tradizione tu ti appelli.

Ma comunque sia, e appunto,mi sembra un percorso originale, e valido comunque.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Sophia75

@green demetr

Sei stato molto preciso nella risposta, grazie.
Ti posso dire che stranamente (stranamente vista la sua diffusione) non ho mai letto Osho e non nutro nemmeno particolare empatia per la filosofia/spiritualita' orientale, di cui ho veramente poche e confuse nozioni.
Per quanto riguarda il Cristianesimo, sono cresciuti come quasi tutti gli italiani, in un ambiente cattolico che però distinguo dal Cristianesimo e da cui mi sono nettamente allontanata.
Tuttavia, se per quanto riguarda la filosofia orientale credo di non esserne direttamente influenzata non avendone praticamente mai letto, non sarei coerente nel dire che il cattolicesimo non mi ha influenzato. Volente o nolente fa parte della mia cultura madre, e buona parte del mio lavoro consiste anche dal riconoscere e sciogliere quei vincoli culturali e mentali che condizionano il mio libero percorso.

In effetti posso dire di non appellarmi a nessuna tradizione, cerco di comprendere e vedere ciò che È in modo non condizionato.
Ovviamente ho fatto anche io qualche lettura ed ho ricevuto qualche suggerimento, ma il più bello che ricordo e l'unico a cui tengo veramente è uno: non fare atto di fede in nulla, non credere a nulla che tu stessa non possa verificare.

Socrate78

Per quale motivo non bisognerebbe giudicare se la facoltà di giudizio ci è stata data dalla natura o in una prospettiva religiosa da Dio stesso? Io posso anche concentrarmi sulle qualità positive delle persone, ma anche far comprendere amorevolmente se sbagliano può essere un modo per migliorarle, viene anche chiamata "correzione fraterna", che si distingue dal giudizio duro, cattivo.  E poi, se i difetti sono semplicemente Sentieri, allora anche il male che ci può essere in noi è una strada che porta a qualcosa di positivo? Non credo proprio, allora tanto vale non migliorarsi proprio, visto che anche il male avrebbe un significato che noi dobbiamo solo accettare e assecondare.

Sophia75

#9
@socrate78
Per rispondere a tutte le questioni che sollevi ci sarebbe da scrivere un trattato, quindi considera che posso solo tentare di accennare il mio pensiero; magari ci possiamo confrontare man mano sulla cosa, ma senza la pretesa di esaurire tutto in un unica risposta.

Intanto dovremmo chiarire cosa si intende per GIUDIZIO.
Il giudizio ritengo sia una conseguenza del pensiero: il pensiero è un prodotto della rielaborazione che fa la nostra mente del mondo interiore ed esteriore. Mi sto riferendo espressamente al pensare (non al sentire o ad emozioni, o alle intuizioni, ma alla normale attività riflessiva con cui interagiamo con il mondo).
Ovviamente giudichiamo che il fuoco brucia se ci mettiamo la mano in mezzo, ad esempio, e questa può essere considerata una conoscenza universale che ci fa dire che mettere la mano nel fuoco è male, non metterla è bene.
Ma ovviamente non stiamo parlando di questo.
Stiamo parlando di etica, di morale, di distinzione di bene e male.

Sono andata a guardare cosa dice il vocabolario sul termine GIUDIZIO, e quanto segue è la definizione che ne dà nell'accezione del senso comune (che è quella che stiamo utilizzando) e se la leggi bene noterai quanto poco ci sia di oggettivo nel dare un giudizio, e quanto invece derivi da cultura e abitudini. Quindi a mio avviso, il giudicare non è un dono di natura né divino, è un particolare utilizzo che l'uomo fa del suo Intelletto.

<<Nel linguaggio com., qualsiasi affermazione, verbale oppure scritta, la quale non sia una semplice constatazione di fatto, ma esprima un'opinione sulle qualità, il valore, il merito di persona o cosa; spesso quindi sinon. di parere, opinione, avviso e sim.: difficilmente si può fare giudicio del futuro (Guicciardini); pronunciare, formulare, emettere un g.; g. precipitoso, frettoloso, approssimativo, sereno, obiettivo, parziale, imparziale, spassionato, disinteressato, preconcetto; vorrei sentire il tuo g. su questo quadro; i g. dei critici sono discordi; non ho elementi di g.; sfidare il g. della gente; a g. dei competenti; a mio, a suo g., secondo il mio, il suo modo di vedere; a g. di tutti, a g. comune, universale; g. di valore, la valutazione soggettiva che di un oggetto, concreto o astratto, viene data da una persona, sulla base di fattori emotivi varî, ma in genere influenzata anche dall'ambiente sociale; il g. della storia, il giudizio intorno a un fatto storico, quale si può ricavare dalla considerazione degli eventi che da esso hanno avuto origine; g. temerario, il pensare male di altri senza prova o indizî sicuri. Con accezione più prossima a «concetto, opinione»: formarsi un buon g., un cattivo g., un g. sbagliato di una persona. >>

Sophia75

Citazione di: Socrate78 il 11 Aprile 2018, 10:58:31 AM
Io posso anche concentrarmi sulle qualità positive delle persone, ma anche far comprendere amorevolmente se sbagliano può essere un modo per migliorarle, viene anche chiamata "correzione fraterna", che si distingue dal giudizio duro, cattivo. 

Conosco la correzione fraterna, è un buon metodo che andrebbe praticato in un certo modo che presuppone quanto meno la reciprocità. Se correggo, è giusto che accolga le correzioni.
Ma considerando quanto ho appena scritto sul concetto di GIUDIZIO, credo che troppo spesso ci preoccupiamo di aiutare gli altri con i nostri consigli, e ci occupiamo poco di conoscere noi stessi.
Ho scritto volutamente conoscere se stessi e non giudicare, perché dovremmo veramente cercare di osservarci e correggerci senza ferire noi stessi con i sensi di colpa ed umilianti sensi di inferiorità per i nostri limiti umani.
Non siamo perfetti, nessuno lo è. Ma umiliare la propria anima giudicandola buona o cattiva, non fa mai bene.
E, per concludere, il percorso di conoscenza di sé è così lungo, e vi si incontrano così tante oscurità difficili da sciogliere che poi passa la voglia di giudicare gli altri.
Si inizia a comprenderli, a capire come sono arrivati a sbagliare. Si vive la compassione (con-patire=patire insieme) e non si giudica la persona, ma l'errore.
Allora si, si può provare a dare un consiglio...

Sophia75

Citazione di: Socrate78 il 11 Aprile 2018, 10:58:31 AM
 E poi, se i difetti sono semplicemente Sentieri, allora anche il male che ci può essere in noi è una strada che porta a qualcosa di positivo? Non credo proprio, allora tanto vale non migliorarsi proprio, visto che anche il male avrebbe un significato che noi dobbiamo solo accettare e assecondare.

L'ultimo punto che voglio affrontare è questo.
Il contenuto che diamo comunemente a "male" e "bene", sono quasi totalmente definiti socialmente e culturalmente. Non lo dico io, lo dicono tutte le scienze sociali, tra cui sociologia, pedagogia, psicologica, psichiatria, filosofia...ormai è ampiamente diffuso questa sua origine. Sono contenuti profondamente umani e non certa naturali o divini.
Un paio di esempi banali: una coppia di sposi cattolici osservanti, lui o lei hanno rapporti con un'altra persona, la comunità di riferimento parla allora di tradimento, ed è così grave che è possibile chiedere l'annullamento alla sacra rota. Per altre popolazioni un uomo può avere più mogli, e più ne ha più è considerato. Così esistono popoli (se serve farò una ricerca specifica) a base matriarcale, dove sono le donne ad avere più mariti.
Chi dice cosa è veramente giusto? Che una o l'altra forma di vincolo matrimoniale siano bene o male?
Altro caso, uccidere è male, è uno dei 10 comandamenti. Eppure in molti civilissimi paesi, tra cui alcuni stati degli avanzatissimi USA, prevedono l'assassinio per legge e la popolazione è d'accordo, lo considera normale. 
Quindi cosa definisce veramente male e bene?
Non sto dicendo che non esiste una distinzione, altrimenti giustamente nemmeno io farei sforzi verso la Verità e la luce intellettuale, dico...e credo di averlo scritto già nei miei due post...che prima di giudicare ciò che è bene e male, dovremmo smantellare il tempio di tutte le convinzioni morali di cui ci hanno nutrito.
I difetti sono Sentieri, si, lo riconosce la già citata psicologica. Com'è possibile? 
Perché i difetti sono molto duri da smantellare (possono essere egoismo, arroganza, prepotenza, irascibilita', etc.), così come i vizi...ma è proprio nel continuo ed ostinato tentativo di liberarcene comprendendo perché siamo fatti in quel modo, e perché ci comportiamo come non vorremmo, che rafforziamo veramente i nostri organi spirituali più elevati. Ecco in che senso sono Sentieri, perché non vanno negati o soffocati, ma vanno compresi e attraversati fino in fondo.
La notte buia dell'anima, di cui forse hai sentito parlare, è il trovarsi proprio di fronte a tutte le nostre brutture (sfido chiunque a dimostrarmi che non ne ha) e avere la forza di affrontarle e andare oltre.

Buona pace a te, ho concluso :)

Socrate78

#12
Alcuni degli esempi che hai fatto, però, non dimostrano il fatto che avere più mogli o più mariti sia un bene. In effetti nelle società in cui vige la poligamia essa si accompagna a diseguaglianze tra i sessi, ad esempio nella società islamica l'uomo può avere sino a quattro mogli, per loro è giusto, ma se si ragiona prescindendo dalle credenze di quei popoli è sbagliato, poiché significa sancire la sopraffazione dell'uomo sulla donna. Io sono dell'idea che il tradire il partner sia male non tanto per l'azione in sé, ma proprio perché tale azione presuppone continue menzogne che vengono spesso dette all'altro per nascondere la cosa e anche un decadimento dell'amore: se si ama veramente non si tradisce, poiché la persona è appagata interiormente dalla relazione e non sente il bisogno di cercare altre gratificazioni, e soprattutto non si MENTE, visto che se si ama davvero si è sinceri con l'altro.
Tanto più poi per quanto riguarda la pena di morte, cioè l'assassinio di stato, trovo che sia una cosa orribile e che nessuno, nemmeno il miglior legislatore di questo mondo, possa arrogarsi il diritto di decidere chi deve vivere e chi no, tanto più che analizzando bene si può anche notare come i colpevoli di gravi crimini siano stati a loro volta vittime di gravissimi abusi o abbiano vissuto in contesti sociali degradati che li hanno predisposti a deviare dalle norme sociali.

green demetr

#13
Citazione di: Socrate78 il 11 Aprile 2018, 17:41:54 PM
Alcuni degli esempi che hai fatto, però, non dimostrano il fatto che avere più mogli o più mariti sia un bene. In effetti nelle società in cui vige la poligamia essa si accompagna a diseguaglianze tra i sessi, ad esempio nella società islamica l'uomo può avere sino a quattro mogli, per loro è giusto, ma se si ragiona prescindendo dalle credenze di quei popoli è sbagliato, poiché significa sancire la sopraffazione dell'uomo sulla donna. Io sono dell'idea che il tradire il partner sia male non tanto per l'azione in sé, ma proprio perché tale azione presuppone continue menzogne che vengono spesso dette all'altro per nascondere la cosa e anche un decadimento dell'amore: se si ama veramente non si tradisce, poiché la persona è appagata interiormente dalla relazione e non sente il bisogno di cercare altre gratificazioni, e soprattutto non si MENTE, visto che se si ama davvero si è sinceri con l'altro.
Tanto più poi per quanto riguarda la pena di morte, cioè l'assassinio di stato, trovo che sia una cosa orribile e che nessuno, nemmeno il miglior legislatore di questo mondo, possa arrogarsi il diritto di decidere chi deve vivere e chi no, tanto più che analizzando bene si può anche notare come i colpevoli di gravi crimini siano stati a loro volta vittime di gravissimi abusi o abbiano vissuto in contesti sociali degradati che li hanno predisposti a deviare dalle norme sociali.

Direi di non confondere la nostra percezione di sfruttamento della donna.
Non dopo secoli che l'abbiamo perpetrata anche noi, anzi peggio (caccia alle streghe etc.).

Io penso che all'altezza culturale di oggi, e nel nostro spazio di mondo culturale, appunto occidentale, le poligamia è comunque valida, se i soggetti chiamatisi ad effettuarla sono d'accordo, senzienti.

D'altronde le forma della nuova famiglia, oggi sono molto dibatutte, ma per un allargamento dei suoi confini, non certo per retrograde e bigotte fedi catto-cristiane.

Insomma mi sembrano discorsi ed etiche da distinguere caro socrate78.

Poi certo da fastidio anche a me, che una donna araba o cinese, non posso parlargli...è una cosa che ho sempre odiato!!!

Ma devo rispettare il fatto che quelle stesse donne, ad un certo punto hanno preferito non vedermi più del tutto proprio...

A che sarebbe valso il mio insistere? E' appunto valso il mio allontanamento.

Ma questo è un tema talmente delicato e bollente, che mi stupisco sempre come le associazioni per i diritti delle donne, negli stati esteri, siano quasi di piglio crociatesco, e assolutamente superbo, come se l'occidente sia superiore all'oriente.

Nessuna remora, nessun ripensamento...io lo trovo grave, proprio perchè l'ho vissuto in prima persona.

E comunque sia la Storia (con la lettera maiuscola) seppur con la solita lentezza mortale (ahimè per molti), e proprio grazie all'economia, sta pian piano aprendosi alle libertà individuali, anche da quelle parti.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

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