"Li ho uccisi perchè erano felici!"

Aperto da anthonyi, 30 Settembre 2020, 07:45:14 AM

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Jacopus

Tornando al primo intervento di Anthony. Non credo che il maligno abbia voce in capitolo e cercherò di fornire una spiegazione diversa.
La felicità crea felicità, come un circolo virtuoso che si autoalimenta. Ma tutti gli osservatori di quella felicità ne devono aver goduto a sufficienza, chi più chi meno, sanno cosa sia la felicità e possono immaginare che far parte, anche solo da spettatori, della felicità altrui sia comunque appagante.
Winnicott, se non sbaglio, ma potrebbe essere Bowlby, diceva che l'amore genitoriale se correttamente dato, era simile alla pentola d'oro delle fiabe irlandesi, pentola che continua a riempirsi di monete, frutto degli incantesimi degli gnomi. La nostra capacità di essere felici se gli altri sono felici dipende da questa pentola d'oro delle cure genitoriali ( e anche sociali), che riesce ad autorigenerarsi anche di fronte ai lutti, alle ferite, al disincanto della vita.
Purtroppo non tutti noi abbiamo accesso a quella pentola. C'è chi ha un pentolino, chi ce l'ha bucata, chi fatta di cartone e chi proprio non ce l'ha. A scorrere le storie dei serial killer si scopre proprio l'assenza di quella pentola d'oro, storie dove i genitori invece di essere amorevoli sostenitori, sono persecutori sadici. Staremo a vedere, ma sono certo che anche questo assassino non sarà una eccezione alla regola.
Questa è la trama principale, ma come Shakespeare insegna ( ci sono più cose nell'anima umana che stelle in cielo), tante sono le vie attraverso le quali ci si può trasformare in assassini.
Altro problema connesso è cosa fare dopo. Perché se il maligno non c'entra e non servono gli esorcismi o le preghiere, allora bisogna intervenire in altro modo.
L'unico modo davvero funzionante sarebbe quello di vivere in un mondo più equo e condiviso, e in secondo luogo, un mondo dove le famiglie non devono più essere pensate secondo il proverbio "tra moglie e marito....", perché dentro alcune di quelle famiglie covano proprio ora i futuri serial killer.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

#31
Citazione di: bobmax il 01 Ottobre 2020, 17:47:06 PM
Ma il Male, se riesco a coglierlo in questa sua abissale insensatezza, mi scaraventa all'origine del Tutto. Dove, sebbene non abbia alcuna idea del perché, mia è la colpa.

La metafisica della colpa ha una arcaica nobiltà che risale al debito di Anassimandro, si sviluppa nella teologia orientale della dualità  8) samsara-nirvana e nel cammino, verso una ipoteticamente non-duale illuminazione, attraverso le reincarnazioni; si volgarizza nei miti del peccato originale e di Prometeo fino a saturare di sè gli attori dell'"esistenzialismo" da Kierkegaard ad Heidegger, Sartre, Camus,... in forme diverse, intercettando pure Nietzsche, che cercò per tutta la vita di divincolarsi da essa in un contesto familiare e sociale non certo favorevole all'impresa, giungendo alfine a Freud e alla nascita della psicologia moderna.

Se la metafisica della colpa fosse rimasta nell'alveo filosofico di una pacata, non-dualistica, riflessione etologica ed ecologica sulla condizione umana avrebbe prodotto pochi danni, ma il fatale dualismo antropologico, proliferante nei pluralismi individuali, ha evocato creature infernali: legioni di martiri assassini che, non sopportando la felicità di chi non incardina la sua vita nella metafisica della colpa, ne decreta la morte fisica e morale. Preferibilmente entrambe.
.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Jacopus

#32
Per Ipazia. Sono sostanzialmente d'accordo. Ma non sottovaluterei il passaggio da una colpa trascendentale e metafisica ad una colpa esistenziale, rispetto alla quale forse è più corretto usare il termine "responsabilità". È ormai un dato oggettivo, aver appurato che ogni nostra anche minima esperienza modifica il nostro plastico sistema nervoso per sempre. Addirittura incide anche sull'epigenetica, influenzando i comportamenti anche dei nostri nipoti. Quel "è colpa mia" ha una verità di fondo insopprimibile, verificata neuroscientificamente, per quanto il narcisismo della nostra epoca ce lo voglia far dimenticare.
Ed è quindi una responsabilità anche collettiva, il male che il singolo commette, senza nulla togliere al principio inevitabile del diritto penale, per il quale vi è sempre una responsabilità individuale.
La colpa, lo sa bene il cristianesimo, induce a riflettere sull'unità sociale, sul prendersi cura l'uno dell'altro, perché nessuno può scagliare la prima pietra. Una concezione del mondo che se applicata coerentemente azzererebbe i fondamenti economici di gran parte del mondo odierno.
Anche da questo conflitto, sempre latente emergono improvvisi gli scoppi di rabbia e la violenza dei serial killer, i quali non fanno altro che agire il sintomo. Attraverso il crimine vorrebbero, in modo del tutto disfunzionale ricreare quell'unità scissa, sia a causa delle proprie esperienze familiari, sia a causa dei meccanismi di trasmissione culturale, messi molto bene in evidenza da un precedente intervento di Inverno.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

Ammetterai che se il passaggio verso la Verità è il Nulla, chi meglio del martire assassino lo realizza nullificando l'altro e assumendosi la colpa sacralizzata del gesto omicida in un "Dio lo vuole" in sedicesimo individuale, più o meno consapevole. Meno in questo caso, ma la koinè profonda popolata di imperscrutabili spiriti maligni, come da te argomentato, è quella.

Concordo sull'importanza "illuministica" della responsabilità, ma isolare il reo nel narcisismo è un escamotage teoretico che agisce il sintomo piuttosto che la causa. Quella causa che Nietzsche individuò nei "bestemmiatori contro la vita" che, scalfendo sotto l'imbiancatura dei sepolcri religiosi e delle loro mitologie, ...
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

sapa

Citazione di: anthonyi il 30 Settembre 2020, 07:45:14 AM

L'oggetto del topic riporta la frase detta dal giovane che ha assassinato una coppia sua ex convivente a Lecce. E' una frase detta per spiegare la ragione di questo crimine agli inquirenti, una frase che è difficile dire se sia razionale o meno.
L'uomo può uccidere per un motivo razionale, se per lui c'è un motivo vitale, questo fa parte del nostro essere biologico umano.
Uccidere invece una persona perché è felice, cioè per una cosa che riguarda solo la sua realtà interiore, e che eventualmente, data la natura empatica positiva dell'essere umano, generalmente trasmette felicità anche a quelli che sono attorno, è contrario a qualsiasi razionalità umana biologicamente spiegabile.
Vi è però una razionalità che può spiegare questo, ed è la razionalità diabolica, il maligno odia la felicità umana e quindi laddove la vede cerca di eliminarla, anche uccidendo coloro che ne sono portatori (Naturalmente utilizzando a tale scopo sempre un essere umano che si lasci condizionare).
Per questa ragione io vedo il duplice omicidio di Lecce come un segno importante dell'azione diabolica, ed essendo il maligno puro spirito, l'ho voluto riportare tra le tematiche spirituali.
Ciao Anthony, non credo alla razionalità diabolica, così come ne parli tu. In realtà, qui siamo di fronte, a mio avviso, a una forma di irrazionalità. Con questo non voglio dire che tutti i gesti malvagi siano irrazionali, proprio nel caso di Lecce sembra che l'atto sia stato ben premeditato e studiato nei particolari, di irrazionale c'è la messa in pratica, senza pensare alle conseguenze anche personali, oltre a quelle cagionate alle vittime e ai loro conoscenti e famigliari. Ti dirò che una ammissione come questa " Li ho uccisi perchè erano felici" mi colpisce perchè è l'ammissione anche della propria infelicità. Una infelicità folle. O il tipo è un pazzo, oppure cerca di sembrarlo. Non riesco a pensare a interventi del Maligno, al quale non credo. Penso piuttosto alla follia umana e a quanto purtroppo ci sia contigua sempre.

viator

Salve jacopus. Citandoti : "L'unico modo davvero funzionante sarebbe quello di vivere in un mondo più equo e condiviso, e in secondo luogo, un mondo dove le famiglie non devono più essere pensate secondo il proverbio "tra moglie e marito....", perché dentro alcune di quelle famiglie covano proprio ora i futuri serial killer".
Quindi - semplicemente - sarebbe da abolire il matrimonio sostituendolo con un qualche tipo di comunità sociosessualeducativa. Storia vecchia. Il problema è che tale sostituzione dovrebbe essere obbligatoria e velocissima.Finchè esistessere contemporaneamente famiglie tradizionali (alcune covanti i "serial killers") accanto a delle minoritarie "libere comunità", avremmo il problema di vedere queste ultime che produrrebbero una progenie di futuri disadattati (cioè non adatti alla società familiare tradizionale e maggioritaria nella- o accanto- alla quale sarebbero chiamati a convivere sinchè essa continuerebbe ad esistere). Noti problemi della coesistenza tra giovani socialmente adattati e "punkabbestia", ad esempio). Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

Viator. Considerato che tu ti stai portando dietro il retaggio epigenetico di almeno due generazioni, niente potrà essere velocissimo. Questa tua prima affermazione in realtà è molto imbarazzante. Inoltre voler dedurre quello che volevo dire è altrettanto poco rispettoso. Non sono certo le  comuni in stile '68 ciò che prefiguravo, bensì un sistema di "cura", che accompagni le famiglie, attraverso servizi che già esistono ma che sono stati ridimensionati e delegittimati.  Si tratta inoltre di agire sul substrato culturale italiano, assonante con quello mafioso, secondo il quale i panni sporchi si lavano in famiglia.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

viator

Salve jacopus. Evidentemente ho travisato il senso (che tu non stavi esplicitando) di ciò che hai scritto.
Credo di capire - ora - che la prospettiva nella quale tu collochi certi augurabili cambiamenti sia quella dei prossimi secoli o forse millenni. Data quella che io trovo essere la "inarrestabile progressiva mediterraneizzazione" del nostro Paese, io sono del tutto scettico. Ma tant'è. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

bobmax

Il Nulla non è il passaggio verso la Verità.
Perché è la Verità stessa ad essere il Nulla.

Di modo che non vi è alcun Dio che "vuole".
Ma è il singolo, nella sua completa solitudine, a volere.
E vuole senza alcuna "verità" a cui appellarsi.

La responsabilità diventa così totale.
Al punto, che pure la constatazione della non esistenza del libero arbitrio non toglie alcuna responsabilità!
Anzi, seppur paradossalmente, amplia questa responsabilità fino a caricarsi della colpa di tutto il male del mondo.
Tu che togli i peccati del mondo...

E ciò è ben evidente quando ti coglie la compassione.
Perché è la Compassione a coglierti, non tu che hai compassione.

Se ciò non è ancora stato provato, forse è allora facile confondere la fede nella Verità con il fanatismo.
Ma chi li confonde probabilmente intende "verità" il mondo fisico. E' in sostanza succube del fanatismo materialista. E non si accorge che questo nostro esserci ha tutto il proprio "valore" nell'Etica.

La non dualità è essenzialmente etica, riconoscimento del Bene.
E niente ha a che vedere con il mondo fisico o logico, che sono solo degli epifenomeni del Fondamento.
Cioè il Nulla, che è lo stesso Bene.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

anthonyi

Citazione di: Ipazia il 01 Ottobre 2020, 21:53:16 PM
Citazione di: anthonyi il 01 Ottobre 2020, 20:05:28 PM
Ciao Ipazia, supponi, dopo una ricerca, di aver trovato una spiegazione del comportamento dell'omicida, che so, in un trauma infantile, allora anche questa spiegazione sarebbe umiliante in quanto sgravante il reietto dalle sue colpe ?

Non tutti coloro che hanno traumi infantili diventano assassini. Così come non tutti i figli di mafiosi diventano mafiosi. C'è sempre  una responsabilità individuale in scelte così estreme con motivazioni così futili.

CitazioneSulla base di quali argomenti tu assumi che sia l'individuo l'assoluto ente causale degli eventi ? Capisci che con questa assunzione tu neghi l'esistenza della società e riduci tutto all'individualismo ?

Quella che nella lingua giuridica si definisce: capacità di intendere e volere. Cosa di cui il nostro era evidentemente provvisto altrimenti non sarebbe arrivato a frequentare un corso di scienze infermieristiche. Il caso va indagato ma non pare che vi siano situazioni pregresse giustificanti tanta ferocia. Se ci saranno novità in proposito se ne riparlerà.



Ipazia, non era certo mia intenzione sostenere una specifica causa naturale per l'omicidio. Io volevo solo rappresentarti i due livelli differenti del ragionamento, da una parte quello causale sociale, dall'altra quello giuridico.
Costruire una spiegazione naturale, oppure spirituale o sociale, non vuol dire in alcun modo ridurre la responsabilità dell'individuo.
Che poi la mia spiegazione tu non la condivida me ne farò una ragione, in fondo anch'io ho profonde perplessità sulla tua ossessione sessuofobica (Ma quando parli di certe cose hai in mente il mondo di oggi, che del sesso praticamente non se ne accorge più, almeno qui in Italia, o che cosa ?)

anthonyi

Citazione di: sapa il 02 Ottobre 2020, 11:39:30 AM
Ciao Anthony, non credo alla razionalità diabolica, così come ne parli tu. In realtà, qui siamo di fronte, a mio avviso, a una forma di irrazionalità. Con questo non voglio dire che tutti i gesti malvagi siano irrazionali, proprio nel caso di Lecce sembra che l'atto sia stato ben premeditato e studiato nei particolari,

Ciao sapa, su questo punto ho già esternato. Ti sembra razionale parlare di irrazionalità, quando tu stesso confermi la razionalità dell'omicida ? E scusa il gioco di parole.
La razionalità c'era, poi certo, potrebbe anche essere semplice razionalità umanamente spiegabile.

sapa

Citazione di: anthonyi il 02 Ottobre 2020, 17:32:15 PM
Citazione di: sapa il 02 Ottobre 2020, 11:39:30 AM
Ciao Anthony, non credo alla razionalità diabolica, così come ne parli tu. In realtà, qui siamo di fronte, a mio avviso, a una forma di irrazionalità. Con questo non voglio dire che tutti i gesti malvagi siano irrazionali, proprio nel caso di Lecce sembra che l'atto sia stato ben premeditato e studiato nei particolari,

Ciao sapa, su questo punto ho già esternato. Ti sembra razionale parlare di irrazionalità, quando tu stesso confermi la razionalità dell'omicida ? E scusa il gioco di parole.
La razionalità c'era, poi certo, potrebbe anche essere semplice razionalità umanamente spiegabile.
Mi sembra di aver spiegato cosa volevo dire, anthony: l'irrazionalità sta nell'aver messo in pratica un atto razionale, ma folle. Un conto è se io, preso dall'invidia per la felicità altrui, pianifico un omicidio sul quale, poi, scrivo un libro giallo, un altro se lo metto in pratica. Nel primo caso, potrei sicuramente essere additato come un razionale diabolico, intendendo l'aggettivo come qualificativo e non come un'apposizione al sostantivo, nel secondo sarei solo un folle. Io propendo per questo secondo caso. Se il tipo  ha voluto, però, con quella frase alleggerire la propria posizione, innestando il dubbio della sua insanità mentale, allora è proprio un delinquente, non solo un pazzo. Il tutto per dire che non credo, come te, all'intervento del Maligno, del quale però non ho prove della non esistenza. Spero di essere stato più chiaro, benchè non sia facile. Se poi vogliamo chiamare quella che io definisco follia, come intervento del signore del male, per me va bene e non ci sono problemi. Io rimango dell'opinione che l'affermazione dell'assassino denota un folle o la volontà di sembrarlo.

Ipazia

Citazione di: anthonyi il 02 Ottobre 2020, 17:25:33 PM

Che poi la mia spiegazione tu non la condivida me ne farò una ragione, in fondo anch'io ho profonde perplessità sulla tua ossessione sessuofobica (Ma quando parli di certe cose hai in mente il mondo di oggi, che del sesso praticamente non se ne accorge più, almeno qui in Italia, o che cosa ?)

Lo spettro sessuofobico é assai esteso nel tempo storico e nello spazio sociale. Non è cosa che si cancella con un colpo di spugna dopo una rivoluzione sessuale incompleta e precaria che interessa una parte privilegiata dell'umanità. Di quello spettro fa parte anche l'omofobia, che mi pare  assai virulenta anche da noi.

In generale, il tarlo che rende insopportabile la felicità altrui scava ancora in profondità nelle travature neuroniche dell'homo sapiens contemporaneo.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Jacopus

#43
Casualmente, sto leggendo un libro che tratta, in chiave psicologica, di invidia sociale, che credo abbia molto a che fare con il duplice omicidio di Lecce.
Fra i casi riportati vi è quello di Bianca, una donna dell'upper class, che si ritrova con un figlio (Carlo) di 6 anni, improvvisamente sadico e successivamente ipocondriaco.
Per capire cosa è accaduto bisogna risalire almeno ai genitori di Bianca e nonni di Carlo. Il nonno, in origine contadino, riuscì, attraverso il sottobosco politico-clericale, a diventare commesso in parlamento, in un ambiente dove tutti erano raccomandati. Un notevole salto sociale a cui corrispondeva il malessere di sapere che il suo merito era stato solo quello di leccare i piedi giusti. La figlia fu educata quindi in un orizzonte secondo il quale contava solo l'appagamento materiale, il rispetto esteriore della morale e soprattutto della ricchezza altrui.
Un brodo di coltura ideale per il narcisismo. Ed infatti, dopo essersi sposata, attraverso un matrimonio combinato dal padre, con un ricco borghese, scattò subito il meccanismo di sentire il marito non alla sua altezza, poiché probabilmente anche il marito era affetto dallo stesso narcisismo, e quindi, dopo la nascita del figlio, maturò la separazione. Fatto sta che il figlio fu visto subito come un inciampo dalla madre e come una ferita da parte del nonno, poiché gli ricordava il divorzio e quindi il fallimento della figlia. Per emendare, a questo figlio non amato, furono imposte attività sportive e intellettuali di ogni genere, oltre a dover accontentare gli hobbies del padre e del nonno, come il calcio o imparare a memoria canti tradizionali. A un bambino in queste condizioni può accadere che diventi masochista, accettando di non essere amato, e facendo di quel non amore, il perno per poter continuare a vivere, oppure identificarsi con l'aggressore e umiliare i più deboli ( c'è anche una terza via, ovvero quella del masochista, che quando si dice che "la misura è colma", diventa un efferato aggressore, come è  accaduto ad esempio a D. Bilancia). È questa seconda strada quella che scelse, in un primo tempo Carlo, infliggendo delle prepotenze ad alcuni compagni di scuola. Scoperto, e non potendo accettare questo suo lato "malvagio", si rifugiò nell'ipocondria, come disperato tentativo di farsi amare.
Questo è quanto accade in una famiglia molto benestante, con tutti i paracadute immaginabili (che non sempre sono sufficienti, basti ricordare i fatti del Circeo). In contesti diversi, dove quel bambino poteva essere quotidianamente malmenato o umiliato dai genitori e diretto da messaggi ambivalenti (ad esempio, devi studiare....non guadagni niente...), e dove magari esiste una predisposizione ereditaria verso una certa fragilità psichica, e dove sempre si ascoltano storie di invidia rancorosa (preferibilmente verso parenti), ecco che può crearsi un assassino come quello di Lecce, senza scomodare in questo caso, Mefistofele.
Per chi vuole approfondire, il libro è di Nicola Ghezzani, relazioni crudeli, franco angeli.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

anthonyi

Citazione di: Jacopus il 04 Ottobre 2020, 00:04:28 AM
Casualmente, sto leggendo un libro che tratta, in chiave psicologica, di invidia sociale, che credo abbia molto a che fare con il duplice omicidio di Lecce.
Fra i casi riportati vi è quello di Bianca, una donna dell'upper class, che si ritrova con un figlio (Carlo) di 6 anni, improvvisamente sadico e successivamente ipocondriaco.
Per capire cosa è accaduto bisogna risalire almeno ai genitori di Bianca e nonni di Carlo. Il nonno, in origine contadino, riuscì, attraverso il sottobosco politico-clericale, a diventare commesso in parlamento, in un ambiente dove tutti erano raccomandati. Un notevole salto sociale a cui corrispondeva il malessere di sapere che il suo merito era stato solo quello di leccare i piedi giusti. La figlia fu educata quindi in un orizzonte secondo il quale contava solo l'appagamento materiale, il rispetto esteriore della morale e soprattutto della ricchezza altrui.
Un brodo di coltura ideale per il narcisismo. Ed infatti, dopo essersi sposata, attraverso un matrimonio combinato dal padre, con un ricco borghese, scattò subito il meccanismo di sentire il marito non alla sua altezza, poiché probabilmente anche il marito era affetto dallo stesso narcisismo, e quindi, dopo la nascita del figlio, maturò la separazione. Fatto sta che il figlio fu visto subito come un inciampo dalla madre e come una ferita da parte del nonno, poiché gli ricordava il divorzio e quindi il fallimento della figlia. Per emendare, a questo figlio non amato, furono imposte attività sportive e intellettuali di ogni genere, oltre a dover accontentare gli hobbies del padre e del nonno, come il calcio o imparare a memoria canti tradizionali. A un bambino in queste condizioni può accadere che diventi masochista, accettando di non essere amato, e facendo di quel non amore, il perno per poter continuare a vivere, oppure identificarsi con l'aggressore e umiliare i più deboli ( c'è anche una terza via, ovvero quella del masochista, che quando si dice che "la misura è colma", diventa un efferato aggressore, come è  accaduto ad esempio a D. Bilancia). È questa seconda strada quella che scelse, in un primo tempo Carlo, infliggendo delle prepotenze ad alcuni compagni di scuola. Scoperto, e non potendo accettare questo suo lato "malvagio", si rifugiò nell'ipocondria, come disperato tentativo di farsi amare.
Questo è quanto accade in una famiglia molto benestante, con tutti i paracadute immaginabili (che non sempre sono sufficienti, basti ricordare i fatti del Circeo). In contesti diversi, dove quel bambino poteva essere quotidianamente malmenato o umiliato dai genitori e diretto da messaggi ambivalenti (ad esempio, devi studiare....non guadagni niente...), e dove magari esiste una predisposizione ereditaria verso una certa fragilità psichica, e dove sempre si ascoltano storie di invidia rancorosa (preferibilmente verso parenti), ecco che può crearsi un assassino come quello di Lecce, senza scomodare in questo caso, Mefistofele.
Per chi vuole approfondire, il libro è di Nicola Ghezzani, relazioni crudeli, franco angeli.

Ciao Jacopus, hai fatto una descrizione molto interessante di queste situazioni, ma una descrizione non è una spiegazione. La psichiatria, nelle poche cose che riesce a dire nella spiegazione della schizofrenia, ha evidenziato in essa vi è un certo ruolo in una dissociazione emozionale da parte della madre. Poi però ti accorgi che le schizofrenie sono di tipo differente, c'è quello che ha difficoltà a comunicare e a gestire le sue emozioni, tutto spiegabile con problemi educativi.
C'è poi quell'altro effetto che non ti spieghi, che potremmo definire sindrome da Dr. Jekyll e Mr Hyde, quando una personalità, magari sofferente ed insicura, si trasforma e diventa forte ed estremamente sadica, magari solo per pochi minuti, comunque sufficienti a compiere crimini efferati dei quali, a volte, gli stessi autori non hanno memoria (E la scienza ha strumenti adeguati per rilevare che effettivamente è così e tende a spiegare questo con il principio di rimozione, anche se poi la logica che da origine a questo principio non è spiegata), proprio come se li avesse compiuti qualcun altro.
Tu hai richiamato il caso di Donato Bilancia, caso estremamente interessante per le mie argomentazioni, quando venne catturato disse ai carabinieri di sentirsi sollevato perché finalmente l'avevano fermato, disse che si sentiva dominato da una forza interiore che gli imponeva di commettere i crimini seriali che aveva commesso e alla quale non riusciva a resistere.

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