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Was ist Mitgefuhl

Aperto da Jacopus, 23 Dicembre 2020, 22:01:57 PM

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bobmax

Citazione di: paul11 il 25 Dicembre 2020, 23:16:37 PM
citaz. Bobmax
Ancora prima.La tecnica è da sempre manifestazione della nostra razionalità.Demonizzarla equivale a rigettare lo stesso pensiero determinato.Pensiero razionale che deve invece essere utilizzato al meglio, anche attraverso i risultati tecnici che può raggiungere.Cercando però di capire di cosa si tratta.Ovvero che è uno strumento, indispensabile, ma solo uno strumento. Che ha dei limiti.E allora scrutare il limite, per percepirne il mistero.

Il problema è il fine di una razionalità, lo scopo. La ragione razionale per cosa viene usata? Essere razionali non significa in sè che sia moralmente un bene.

Daccapo, cosa significa una "correttezza razionale"? Significa solo che linguisticamente le proposizioni sono corrette.
Cosa intendiamo per strumento? Un utensile, un comfort? La tecnica è quel pensiero fideistico secondo cui la salvezza è determinata dal progresso tecnico scientifico , con i suoi tempi, ritmi che scandiscono l'adattamento culturale a cui l'uomo DEVE sottomettersi .Sono i tempi economico finanziari, sono i tempi produttivi della fabbrica, sono i tempi politici, ecc.
Le relazioni affettive, le relazioni famigliari, le relazioni naturali, rischiano di essere un'anomalia al sistema tecnico.
E' impossible limitare il tempo e ritmo dell'innovazione e trasformazione, è l'uomo che deve orami adattarsi al sistema.
La tecnica è diventato destino.

Caro Paul, avverto in te la passione spirituale. Che è indispensabile per intraprendere la ricerca.

Tuttavia, non è sufficiente.
Occorre infatti che questa passione sia... guidata dalla fede nella Verità.

Se questa fede non è abbastanza forte, la passione prende il sopravvento, finendo per voler piegare la verità al suo desiderio.

Succede cioè che la verità diventa quello che a noi piace.
E a noi... non piace la sofferenza.

Mentre la fede nella Verità implica di affrontare il dolore.

La razionalità non è che il tessuto che rende coerente il mondo. Fa sì che ciò che c'è non sia contraddittorio.
E infatti la matematica è ciò che meglio esprime la razionalità.
Che è in noi, come dovunque.
Il teatro che è la vita non avrebbe alcun senso senza la razionalità. E noi saremmo perduti nel Caos.

Tuttavia di per sé il pensiero razionale non ha in realtà alcun valore, se non come strumento, come tessuto del Cosmo.

Che valore potrebbe mai avere la splendida dimostrazione di un teorema matematico, se la compariamo ad uno sguardo d'amore?

Tuttavia, se disprezziamo lo strumento della razionalità, se rinunciamo a guardare dove ci conduce e perché vi ci conduce... questo stesso amore non rimane vago, ipotetico, forse inconsistente?

Non vi è mai stata la possibilità per l'Occidente di imboccare il sentiero del giorno. Il pensiero razionale non poteva che farci inoltrare lungo il sentiero della notte. Perché la razionalità porta con sé il suo compagno inseparabile: il nichilismo.

Ma il nichilismo è una sfida. Una sfida lanciata all'uomo razionale,
che per diventare "veramente" spirituale deve necessariamente affrontare. Contando solo sulla propria fede nella Verità.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

paul11

 Ciao Bobmax,
la razionalità è importantissima, ma in sé e per sé è un piatto freddo ,logico, necessita di pratiche, di applicazione e l'Occidente ha scelto la Tecnica.
La spiritualità è necessaria nel momento in cui si voglia porla nella pratica della vita, nell'uomo.
L'umanesimo voleva porre l'uomo al centro dell'universo, ma vi ha posto la tecnica.
Non sempre l'intento porta al congruo risultato. Il gigantismo del pensiero tecnico viene proprio
dall'originaria razionalità umana così bene analizzata e sintetizzata che diede frutti nelle pratiche, senza capire che la controindicazione sarebbe stato nell'abuso . Non c'è stata una corretta posologia. La passione è ciò che scalda il piatto freddo della razionalità e per questo ci vorrebbe equilibrio, la giusta temperatura della passione.


Una ricetta è la "desistenza": lasciare  accelerare la tecnica affinché collassi su se stessa....ma non so che fine farà l'uomo. Non so quindi se sia una ricetta "giusta", perché porta con sé una disfatta umana, vite umane. Mi sembra più che una "cura" ,la mancanza di una consapevolezza nell'uomo di come la tecnica abbia ridotto l'uomo da una parte, e dall'altra la mancanza tutt'ora di una teoresi alternativa che sappia arrivare ai fondamenti della cultura occidentale.


La verità è una constatazione: la tecnica ha macinato e sorpassato qualunque ideologia, facendo decadere persino la democrazia, la libertà, le comunità. Niente ha resistito, poiché culturalemnte interno alla tecnica e quindi contraddittorio .Tutte le correnti filosfiche, politiche in fondo recitavano le preghiere a favore della tecnica, perché dà potenza. Capivano gli effetti devastanti dell'uomo "ingranaggio", si è persino abusato sulle analisi  effetti: la società liquida, di plastica, ma nessun pensiero, o veramente pochissimi e solo filosofi, sono stati capaci di capire che il problema è proprio nei fondamenti millenari storici della civiltà occidentale.


Il primo problema quindi è capire SE la tecnica è davvero la tematica essenziale ed esiziale.
Il secondo è rianalizzare l'intera storia del pensiero occidentale. E a mio parere ad es, Nietzsche da una parte ed Heidegger dall'altra compiono errori di analisi gravi  sulla tradizione filosofica greca.
Perchè c'è stata una frattura all'origine della modernità, e forse vi erano accenni anche prima, nel Medio Evo. C'è stato il nichilismo della tradizione, in cui i filosofi moderni hanno dimenticato, cancellato l'intera filosofia originaria, ma non lo hanno affatto superata, perché per superare bisogna capire, comprenderla e vederne i limiti e chi lo ha fatto ha sbagliato già dalle analisi.

Ipazia

Stamattina ciaspolando nei boschi del mio altopiano, seguendo orme di capriolo, da sotto la neve davanti alla mia racchetta è spuntato un animaletto nero pelosetto, una talpa e un topolino microscopico che si è infilato subito sotto la neve sparendo nel nulla. Loro possono fare a meno della tecnica, ma noi ?
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Salve Paul11. Citandoti : "L'umanesimo voleva porre l'uomo al centro dell'universo, ma vi ha posto la tecnica".

Andiamo bene, allora ! Siamo di fronte alla squallida conferma del fatto che l'Uomo è un bieco e stupido egoista il quale non ha mai fatto altro che sognare di PORRE SE' STESSO AL CENTRO DELL'UNIVERSO, cio' di sostituire con SE' STESSO ciò che ha generato egli stesso. Siamo ai complessi edipici ?.
Sia l'umanesimo che il credere in un Dio inesistente altro non sono che manifestazioni infantilmente antropocentriche. Di gente che vuole mettersi al centro di qualcosa, meglio fare a meno.


A questo punto meglio la brutale, arida, meccanica tecnologia la quale promette forse poco ma certamente lo mantiene e, soprattutto.........E' IMPERSONALMENTE al di sopra degli infantilismi. Saluti
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

bobmax

Ciao Paul11,
la tecnica non è una questione di scelta. È l'espressione concreta della stessa razionalità.
Perciò è ovunque.

Anche nell'animaletto nero di Ipazia. Il quale sopravvive solo per merito della propria tecnica.

In noi la razionalità ha avuto uno sviluppo maggiore. Probabilmente a causa delle nostre corde vocali e mani prensili con il pollice opponibile.

E adesso sta avvenendo un fenomeno entusiasmante!
Perché una volta liberatosi dall'opprimente giogo di "verità" assolute, l'uomo si è finalmente lanciato nel cercare di comprendere ogni aspetto del mondo.
Libero da condizionamenti si dedica ora a progettare e realizzare tutto il possibile.

Questo era il suo destino. Già scritto nel momento stesso in cui Adamo mangiò il frutto proibito. Il frutto della razionalità.

Se l'umanità non scomparirà, magari a causa della sua stessa tecnica, alimentata dalla volontà di potenza, potrà ancora evolvere.

Perché la tecnica non è un fine in sé, ma è anch'essa un mezzo, per portarci al limite.

La tecnica ci sta conducendo rapidamente al limite.
Miliardi di esseri interconnessi finiranno per chiedersi seriamente
quale scopo ha la loro vita, di fronte alla morte.
La morte, che nessuna tecnica potrà mai sconfiggere, ma solo malamente procrastinare.

E allora che meraviglia!
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

E allora che meraviglia, davvero. Forse scopriremo finalmente la dimensione estetica dell'etica
e Mozart-Don Giovanni la spunterà sul Nulla del maestro danese di Bobmax e sui feticci delle antiche e
nuove verità ri-velate.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

davintro

Ricondurre le forme di violenze e di oppressione ad un eccesso di razionalismo che avrebbe sovrastato l'importanza delle emozioni mi pare una tesi implicante l'idea che le emozioni siano necessariamente positive, improntate alla solidarietà e al reciproco rispetto, cosa che non è, considerando che ci sono emozioni orientanti l'agire verso la distruttività, penso alla paura, al disgusto, alla rabbia. Se un'etica non può fondarsi primariamente sulla ragione, è anche vero che non è la ragione a far discendere i contenuti, positivi o negativi che siano, che caratterizzano i nostri comportamenti. La ragione struttura l'agire dando ad esso un ordine mirante all'efficacia, a valutare i mezzi più adeguati al fine che si vuole realizzare, fine che invece è suggerito da qualcosa di arazionale, sentimenti ed emozioni. Dunque, i fini, anche quelli distruttivi sono indicati emotivamente, non razionalmente. Una maggiore o minore razionalità incide sull'efficacia dei mezzi, ma resta neutra nei confronti della positività o negatività degli orientamenti morali. Che poi l'emotività sia il motore anche di orientamenti negativi trova una conferma empirica e attuale nell'indicare come bersaglio privilegiato delle forme di propaganda populista, xenofoba, razzista, cioè la pancia, l'emotività, non certo la logica dell'opinione pubblica. La Bestia salviniana-morisiana non ha di mira il convincimento di fini ragionatori e accademici cartesiani ed hegeliani, ma i "laureati all'università della vita" che compongono la massa social, le cui pulsioni all'odio non vengono alimentate con trattati scientifici sul nazionalismo, ma accendendole di cieca rabbia di fronte a notizie, più o meno verificate o manipolate, di immigrati che orinano per le strade e stuprano ragazze di pura razza bianca e italica. Detto questo, direi che un'etica della fratellanza più che di "emozioni" possa maggiormente giocarsi di una valorizzazione dei sentimenti: se le emozioni sono impulsi in parte influenzati dalla potenza evocativa di stimoli esteriori che possono portare l'agire a deviare dalla coerenza con i valori profondi del "Sè", i sentimenti sono ciò che resta stabile, la percezione di tali valori profondi intorno a cui si forma la personalità. Maturare una forte disposizione a stare a contatto con i propri sentimenti, più che con le emozioni, è ciò che contribuisce a rafforzare il senso della propria personalità, del sistema di valori che ai sentimenti sono correlati, e, di conseguenza anche, empaticamente a riconoscere le altre persone come propri simili, "fratelli" in un certo senso, condividenti con me questa stessa struttura antropologica, in quanto per riconoscerli come simili necessito di partire dal percepire la mia soggettiva personalità, come riferimento a partire da cui valutare le affinità (fermo restando che il riconoscimento empatico di una somiglianza DI FATTO tra la mia personalità e quella altrui non è sufficiente a determinare una certa disposizione etica, occorre un giudizio di valore sulla positività morale di tale somiglianza, passare dall'empatia, mero "mettersi nei panni di" cognitivo, alla simpatia, autentica condivisione valoriale). E proprio in questo spostamento di attenzione dalle emozioni ai sentimenti si restituisce alla ragione un ruolo, non nel fondare la legittimità dei sentimenti, ma nell'analisi delle emozioni, nel discernere quanto in esse vi sia di riconducibile all'influenze di circostanze esteriori e accidentali in cui ci troviamo a vivere, rispetto a quanto invece vi sia di espressivo dei sentimenti, del nostro carattere e identità originaria, supportando l'Io nella formazione di una adeguata autopercezione dell'identità.

paul11

Ciao Davintro,
Adatto che ,se non ricordo male, hai compiuto studi filosofici, dovresti sapere che cosa è l'Organon di Aristotele e penso che lo avrai studiato.  Ci  sono le basi del ragionamento razionale: categorie, analisi con sillogismo, logica predicativa, ecc.
Quando la filosofia greca razionalizza il linguaggio , il ragionare, il pensiero, impara a costruire la forma ,le regole. Aristotele insieme a Godel ,sono ritenuti i più grandi logici della storia.
Le regole impongono l'anestetizzazione dei sentimenti .Lo stesso Frege il moderno prosecutore della logica proposizionale, la scuola viennese neo-positivista di Cantor, tolgono la psiche, perché inficia il ragionamento.
Galileo non fa altro che collegare lo schema logico razionale applicato ai fenomeni della natura.
Da qui diventa eclatante  la potenza della tecnica , con l'invenzione e la scoperta, in quanto la tecnica espande la conoscenza del pensiero dentro il linguaggio formale sull'energia e la materia, e come il pensiero plasma e trasforma la materia. Il rapporto, la relazione segnica, gli enunciati, i postulati,  sono le fondamenta logiche irriducibili di una disciplina e questo  lo compì già Euclide nella geometria.
E' questo che caratterizza la tradizione occidentale e fa compiere il salto del progresso tecnico , l'applicazione compiuta della forma logica nella procedura sperimentale , per cui i fenomeni fisici vengono traslati in simboli, segni dentro una forma logica-matematica e di nuovo , a loro volta,  i pensieri , il linguaggio tecnico, vengono trasformati in applicazioni pratiche: questo era l'intento di Cartesio. Ma stiamo parlando di un pensiero calcolante quantitativo e non delle altre qualità. Infatti già da Cartesio sparisce la morale, inizierà a chiamarsi etica che è la pratica comportamentale, e non essendo fondativa per via logico matematica, se ne studiano gli effetti ,di "come un individuo, o un popolo, agisce o reagisce in base a determinati fattori, cioè è analizzato come una cavia sperimentale ,un fenomeno  naturale di cui non potranno sapere la "cosa in sé".
Le altre qualità sono perse, attutite. Dalla modernità la definizione di un uomo è l'esaltazione della qualità razionale a scapito delle altre. La razionalità è logica e la logica, ribadisco, è il piatto freddo, infatti l'evoluzione dell'uomo razionale porta il computer ,il robot,....calcoli, algoritmi, privi di ridondanze definite il contrari odi razionale: irrazionale. Chi lo ha attaccato a suo modo il sistema tecnico furono Nietzsche, Sprengler, Heidegger e poi altri.
Furono antimodernisti, irrazionalisti, così si dice, tendenti al periodo presocratico, quando ancora la natura non era stata ancora "posseduta" dall'uomo. Non stò qui a perdermi su questi autori, ci vorrebbe un libro, non un post su un forum . Ma capirono il tramonto dell'occidente e la decadenza umana. Nietzsche, brevemente ,in verità non attacca, come invece lo ha svolto Heidegger, la tecnica, ma attacca il pensiero razionale, per questo esalta l'uomo naturale.
La tecnica è manipolazione della natura, parecchi filosofi anche positivisti e neo-positivisti soprattutto  erano coscienti che la grande battaglia era l'uomo che non vuole sottostare alla legge di natura, la morte , il destino.  Non si è mai sentito che per una logica superiore è bene sacrificare vite umane?
E quale è questa logica superiore alla vita? La tecnica, questo è il punto, è dispensatrice di immanenti doni materiali , di floridità, fertilità ,ricchezza,  e non ultimo potenza "infinita", perché non si sa fin dove potrà spingere l'umanità . Lo strumento tecnico, la razionalità, divenuto un  formale, processo, protocollo, iter, procedura, è asettico dove la presenza umana è semmai il possibile errore, si è impadronito dell'uomo. L'esaltazione quindi egoistica non può che esserne una conseguenza, perché ribadisco, non c'è nulla di più pratico dell'applicazione del pensiero e linguaggio umano sulla modellazione della realtà naturale per fruttificare matericità , trasformando materia ed energia in "doni" per l'umanità. Il sentimento, la psiche, quindi ne sono completamente attutiti, succubi. La morale è completamente mancante, in quanto infondata secondo la razionalità tecnica. Siamo numeri, direi un anonimia, una statistica, codici. Dentro questa cultura è impossible modificarla. Nietzsche è della tesi che va bene accettare la natura per quel che è, priva di razionalismi che rendono l'uomo mediocre e priva di morale. Personalmente l'errore suo ritengo lo abbia compiuta sulla morale. L'uomo avrebbe avuto bisogno della morale affinché questa tecnica razionale fosse limitata proprio dalla centralità umana, affinché rimanesse strumento e non esaltazione asettica razionale che tende all'esaltazione materica del qui e adesso, fino a diventare fideistica, una sorta di salvezza umana ,di destino delegato alla tecnica.
L'economia che si serve delle scienze naturali per innovare e trasformare è "impersonale" come la tecnica, la politica è "anonimia" è la decostruzione della politica piegata a i bilanci economici e ben poco sa ormai di diritto, per nulla di morale, non è nemmeno in grado di riformare, figuriamoci di fare pensieri alti; è il palcoscenico della sceneggiata. I politici se sono in grado, gestiscono effetti, mai cause, perché la catena causale metterebbe in gioco la cultura stessa della politica, la filosofia morale e del diritto. Essendo ormai scaduta in "scienze politiche" si insegna il metodo scientifico naturale  applicato alle scienze umanistiche, ovvero calcolo, numeri, niente qualità umana.

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