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Vivi nascosto

Aperto da cvc, 28 Aprile 2018, 13:35:14 PM

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cvc

Riflettendo su questa massima di Epicuro mi sono reso conto di averla sempre intesa in modo superficialmente univoco, nel senso di un'interpretazione che sa di elogio della solitudine. Vivi nascosto, dove gli altri non ti possano disturbare, così che tu ti possa curare della tua interiorità, imparando a non provare dolore, avendo sempre in mente i principi a te cari e necessari per il tuo sviluppo spirituale. Certamente ciò è molto attinente all'interpretazione della frase epicurea, però credo ci sia dell'altro. Forse tale proposizione andrebbe contestualizzata storicamente, posta a ridosso della ingiusta giustiziazione di Socrate. Quindi il vivere nascosto implicherebbe non solo una ricerca della solitudine in quanto tale, ma in quanto la società è vista come un pericolo per chi cerca la via della perfezione interiore e della verità. Chi ricerca e predica la verità senza preoccuparsi di come possa essere accolta da chi vive e prospera nella menzogna, deve seriamente temere per la propria vita. Dire la verità non è un gioco, è una scelta di vita simile a quella che compì Cesare quando congedò la sua scorta sapendo di rischiare di essere assassinato. O forse più propriamente come quella di Falcone e Borsellino che sapevano già di dover morire per la verità, la sola cosa che ignoravano era quando sarebbe successo. Forse quindi Epicuro, che perseguiva il suo ideale spirituale, desiderava invece vivere e , per non fare la fine di Socrate, predicava il 'vivi nascosto'.
Mentre ai nostri tempi dove i social predicano il 'vivi visibile', dove ognuno posta foto di se stesso in ogni occasione e luogo, importante o insignificante che sia, a chi sta cuore la verità? Perché la verità è un continuo fluire, che senso ha dunque cristallizzare dei momenti che sono solo minuscoli granellini nella immensa clessidra del tempo? E, soprattutto, a vosa serve che tutti vedano quelle nostre immagini vhe dovrebbero essere insignificanti in primis già per noi stessi?
In ultima analisi si potrebbe forse osservare che il 'vivi nascosto' è, in un certo senso, una raccomandazione inutile. Perché l'essere umano è bugiardo per natura, e il punto non è se mentiamo o meno, ma semplicemente quanto o su cosa mentiamo. Quindi siamo tutti camuffati sotto qualche maschera, anche se stiamo tutto il giorno a raccontarci sui media. Qualsiasi sia il nostro grado di esposizione, è sempre meno pericoloso della verità. Non per la verità in se stessa, ma per l'effetto che produce sugli altri.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

acquario69

Citazione di: cvc il 28 Aprile 2018, 13:35:14 PM
Riflettendo su questa massima di Epicuro mi sono reso conto di averla sempre intesa in modo superficialmente univoco, nel senso di un'interpretazione che sa di elogio della solitudine. Vivi nascosto, dove gli altri non ti possano disturbare, così che tu ti possa curare della tua interiorità, imparando a non provare dolore, avendo sempre in mente i principi a te cari e necessari per il tuo sviluppo spirituale. Certamente ciò è molto attinente all'interpretazione della frase epicurea, però credo ci sia dell'altro. Forse tale proposizione andrebbe contestualizzata storicamente, posta a ridosso della ingiusta giustiziazione di Socrate. Quindi il vivere nascosto implicherebbe non solo una ricerca della solitudine in quanto tale, ma in quanto la società è vista come un pericolo per chi cerca la via della perfezione interiore e della verità. Chi ricerca e predica la verità senza preoccuparsi di come possa essere accolta da chi vive e prospera nella menzogna, deve seriamente temere per la propria vita. Dire la verità non è un gioco, è una scelta di vita simile a quella che compì Cesare quando congedò la sua scorta sapendo di rischiare di essere assassinato. O forse più propriamente come quella di Falcone e Borsellino che sapevano già di dover morire per la verità, la sola cosa che ignoravano era quando sarebbe successo. Forse quindi Epicuro, che perseguiva il suo ideale spirituale, desiderava invece vivere e , per non fare la fine di Socrate, predicava il 'vivi nascosto'.
Mentre ai nostri tempi dove i social predicano il 'vivi visibile', dove ognuno posta foto di se stesso in ogni occasione e luogo, importante o insignificante che sia, a chi sta cuore la verità? Perché la verità è un continuo fluire, che senso ha dunque cristallizzare dei momenti che sono solo minuscoli granellini nella immensa clessidra del tempo? E, soprattutto, a vosa serve che tutti vedano quelle nostre immagini vhe dovrebbero essere insignificanti in primis già per noi stessi?
In ultima analisi si potrebbe forse osservare che il 'vivi nascosto' è, in un certo senso, una raccomandazione inutile. Perché l'essere umano è bugiardo per natura, e il punto non è se mentiamo o meno, ma semplicemente quanto o su cosa mentiamo. Quindi siamo tutti camuffati sotto qualche maschera, anche se stiamo tutto il giorno a raccontarci sui media. Qualsiasi sia il nostro grado di esposizione, è sempre meno pericoloso della verità. Non per la verità in se stessa, ma per l'effetto che produce sugli altri.

Giovanni Falcone disse:
il vigliacco muore più volte al giorno, il coraggioso una volta sola.

percio..Chi e' il vivo e chi e' davvero il morto?!
chi e' per la menzogna e' in realtà gia morto!

green demetr

E' una massima che non conoscevo.

Vi è anche quella di "cum grano salis".

Mixandole e ricordandoci che la sua è una visione grossolana della vita, credo che lui intendesse la questione della vita come una questione politica di DIFESA.

Avendo meccanismi di difesa, io non la chiamo vita. Il vivere è legato ai piaceri non alle difese dei piaceri.

Per quanto rigurda la analisi tra privato e pubblico che dire! sembra che il vizi privati e pubbliche virtù si sia invertito in virtù private (spiritualità) e vizi pubblici (femminicidio, razzismo etc...)  ::)

Per i più intelligenti: e certo che sono sintomi.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

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