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Verità e sofferenza

Aperto da bobmax, 30 Ottobre 2020, 17:42:01 PM

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bobmax

La ricerca della Verità sembra implicare necessariamente della sofferenza.

Che sia questa la ragione per la diffusa riluttanza ad impegnarsi nella ricerca?

O non sarà invece la presunzione di conoscerla già, almeno in parte, questa benedetta Verità, a far storcere il naso appena la si nomina?
Perché implicitamente la si dà per conosciuta, scontata e in sostanza... per nulla attraente.

Anche se se ne nega il possesso, una qual "verità" si presume comunque di conoscerla. E non essendo bella, si giunge persino a negarne ogni importanza.

Ma appunto, non vi è comunque sempre una sofferenza sottesa nella domanda di Verità?

D'altronde, se la Verità è il Bene assoluto, che non c'è, la sua ricerca non implica necessariamente dolore?
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Phil

La ricerca presuppone l'assenza.
L'assenza accomuna ciò che non si trova e ciò che non esiste. La differenza fra le due assenze sta negli indizi e nella speranza.
La sofferenza è l'ombra proiettata dall'assenza su una speranza che non trova più indizi.

bobmax

Tuttavia la speranza che non trova più indizi non è forse l'occasione, unica, dell'autentica libertà?

La sofferenza non sospinge forse la speranza all'aut-aut radicale, dove deve decidere per l'eternità?

Può infatti arrendersi e naufragare.

Oppure... cercare la risposta in ciò che la origina.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

paul11

Citazione di: bobmax il 30 Ottobre 2020, 20:36:23 PM
Tuttavia la speranza che non trova più indizi non è forse l'occasione, unica, dell'autentica libertà?

La sofferenza non sospinge forse la speranza all'aut-aut radicale, dove deve decidere per l'eternità?

Può infatti arrendersi e naufragare.

Oppure... cercare la risposta in ciò che la origina.


condivido
La prima verità è che noi siamo.
Il motivo per cui siamo al mondo è sì l'assenza, ma di una presenza, di un'altrettanta verità nascosta.
Non si cerca qualcosa di cui non si presume una presenza.
La tensione che genera l'essere e il motivo per cui si è può generare sofferenza.


La relazione fra ciò che si è, il mondo che a sua volta è dato, sono quanto meno una porzione di quella verità cercata.
Il naufragio del lasciarsi andare alle onde del destino, può essere libertà, in quanto libera la tensione della ricerca quando essa genera sofferenza; per cui cessare di dimenarsi è in qualche modo lasciarsi trasportare.
E il tutto è una narrazione di senso, contraddizioni, del perdersi e ritrovarsi.
Persino  l'amore che davvero ci salva  è un lasciarsi trasportare e anche l'amore può essere sofferenza.

Ipazia

Epicuro trovó la verità antidoto alla sofferenza. Anche Socrate in modo diversa. E pure Gautama Siddharta, che nelle 4 verità indicó il cammino per il superamento del dolore.


Gli indizi li dà la vita così com'é. Su tali indizi é possibile fondare non solo la verità, ma pure una speranza ragionevole una volta capito che l'unica volontà che merita di essere fatta é quella di chi dispone di una volontà: l'umano.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

Citazione di: paul11 il 31 Ottobre 2020, 11:56:19 AM
Persino  l'amore che davvero ci salva  è un lasciarsi trasportare e anche l'amore può essere sofferenza.

Sì, l'amore salva.

Che valore potrebbe mai avere qualsiasi cosa del mondo senza l'amore?
Tutto cadrebbe nell'insignificanza...

Tuttavia l'amore non soggiace a nessuna volontà.
Come non posso volere di volere, allo stesso modo non posso voler amare.
Amo o non amo, non dipende da me.

Ma laddove non ho amato, mentre avrei dovuto... ecco la sofferenza!

Ecco l'inferno!
Il Bene è perduto per sempre.

Sofferenza e contraddizione.

Perché non sono in grado voler amare, ma allo stesso tempo soffro per aver negato questo stesso mio amore...

La sofferenza sembra dovuta ad una intrinseca contraddizione.

Che tuttavia, per essere risolta, necessita del mio annullamento...
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

L'amore non nasce sotto i funghi. Esso è combinazione di pulsioni innate e contesto sociale. Una società/famiglia anaffettiva produce anaffettività. Anche l'amore per dispiegarsi pienamente richiede volontà. Volontà e sapienza etica. Etica che neppure nasce sotto i funghi.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

paul11

 Verità e sofferenza in relazione e amore e volontà altra relazione.
Mi chiedo se sono collegate fra loro.
La volontà è stato il fondamento nella filosofia di Schopenhauer e fondante anche in quella di Nietzsche, nel primo cade nel pessimismo (perché anche un suicida in fondo compie un atto di volontà ) da cui ritiene impossible svincolarsi. Forse l'annullamento avviene proprio sulla sfera della volontà. In Nietzsche la volontà è addirittura di potenza, è un atto vitale.
La verità è un dato oggettivo se è logico, ma potrebbe anche essere una soggettivazione individuale.
La sofferenza può essere una condizione umana oggettiva, appartenente a tutto il genere umano;
poi il modo in cui si esplica  è soggettivo.
L'amore è uno stato emotivo, passionale, un trasporto che implica una connessione a qualcuno a qualcosa.
La volontà implica un essere dotato di volizione, di autonomia , per potere determinare.
La difficoltà, così penso, è che ognuno d i questi termini nasce con una commistione difficilmente distinguibile, nel senso che appartengono alla sfera psichica, alla sfera emotiva sentimentale, e a quella razionale, ognuna con caratteristiche diverse, ma è difficile dare una certa categorizzazione.
Ad esempio la verità appartiene alla logica in termine razionali, ma una ricerca della verità è una spinta interiore verso qualcosa che nasce dalla psiche e dai sentimenti e semmai dopo trova una realizzazione in termini razionali. L'innamoramento è fortemente empatico, passionale, poco razionale, poi diventa più razionale e meno passionale, c' è già una parvenza di calcolo, di ragionamento.
La sofferenza la ritengo anch'io per certi versi una contraddizione. Ma anche qui ,come ho scritto poc'anzi, può essere filosoficamente e quindi razionalmente uno stato di necessità oggettiva della condizione umana, perché esistere implica anche soffrire in termini emotivi e dall'altra in termini puramente logici si soffre perché c'è un nodo gordiano da sciogliere, un cortocircuito logico che non riusciamo a dipanare e tutto ciò che non è comunicabile con chiarezza diventa un allontanamento dalla verità . La verità a sua volta può essere sofferenza, sapere di qualcosa che era meglio non fosse chiarito.
L'amore a mio parere c'è sempre, anche se fosse "malato" da un ambiente che ha colpito e bloccato la sfera emotiva. Si esplica in modo diverso dal normale, appunto perché malato, ma c'è sempre.

bobmax

Ipazia, beata ingenuità...

Ma certo che l'amore non nasce sotto i funghi!

I funghi stessi sono manifestazione d'amore.
Come ogni altra cosa...

E ridurre l'amore a mero istinto sessuale...
La sessualità è solo un'occasione perché si manifesti esplicito amore. Ma non è certo l'unica!
Essere genitore, figlio, amico, sono tutte occasioni affinché l'amore si manifesti.
Come pure l'incontro fortuito con un qualsiasi altro. Che può essere qualsiasi cosa, non certo per forza un essere umano.

E superiamo per favore questa visione oscurantista antropocentrica:
"l'unica volontà che merita di essere fatta é quella di chi dispone di una volontà: l'umano."
Come se gli altri esseri non avessero volontà, ma andiamo...

La questione riguardo la volontà è ben altra.
La volontà c'è, ed è diffusa ovunque.
Non è affatto in discussione la sua esistenza.

Ma l'evidenza che questa benedetta volontà è solo un effetto, non la causa.
E invece arriviamo al punto da convincerci che  l'amore nasca da un atto di volontà! Sia alimentato dalla volontà!
Che c'azzecca?

Nonostante tutti i tuoi sforzi, Ipazia, non riuscirai mai ad essere ciò che non sei.Non sei ciò che vuoi credere di essere.
Ma il riconoscerlo, alla fin fine implica sofferenza...

E' la sofferenza per la Verità.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Come già si accorse Schopenhauer, la condizione umana é centrata intorno alla volontà. L'istinto c'è, ma non è in grado da solo di determinare la condizione umana che inizia con un atto di volontà. Anche i numi mitologici si manifestano attraverso atti di volontà: et fiat lux ...

Ancor più vale per l'umano di cui abbiamo almeno la certezza dell'esistenza.

Anche la pulsione amorosa nella sua versione più pura, che passa attraverso la sofferenza del parto, si realizza nella dimensione umana consapevole mediante un atto di volontà.

Lasciata al mero istinto produce soltanto sfigati da questua,  gommone e clandestinità.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

Citazione di: paul11 il 01 Novembre 2020, 00:59:15 AM
In Nietzsche la volontà è addirittura di potenza, è un atto vitale.

Tuttavia la volontà di potenza non giunge inevitabilmente, con la sua apoteosi, all'annichilimento di se stessa?
Solo un rimasuglio di ipocrisia la può sostenere, dissolto quello, la volontà di potenza non può che dissolversi.

Citazione
La verità a sua volta può essere sofferenza, sapere di qualcosa che era meglio non fosse chiarito.

Ma se incominci a cercare, non vuoi auto ingannarti.

Sì, potresti neppure incominciare, però c'è il male...

Possiamo sforzarci di convivere con il male, ma viene il momento in cui non ne possiamo più e iniziamo a cercare. E allora conta solo la Verità.

Citazione
L'amore a mio parere c'è sempre, anche se fosse "malato" da un ambiente che ha colpito e bloccato la sfera emotiva. Si esplica in modo diverso dal normale, appunto perché malato, ma c'è sempre.

E' sempre, ne sono convinto.

Ma non nel senso di un "qualcosa" che c'è.
Perché non è qualcosa.
Ma ciò che fa sì che ogni qualcosa sia. Così come ogni volere.

"L'amor che move il sole e l'altre stelle"





Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

paul11

#11
 La volontà di potenza, nel senso nicciano, presuppone il credere in se stessi senza pensieri metafisici, da cui si aprirebbero grandi possibilità, potenti.
E' vero fino ad un certo punto se la metafisica fosse vissuta come restrizione, come blocco.
Dipende come si vive il pensiero metafisico, potrebbe addirittura esser più potente.
Penso anch'io che una tale volontà di potenza rischi l'annichilimento su se stessa.
Perchè bisognerebbe chiarire, definire l'orizzonte in cui si muove: la vita che è esperienza, ricerca, dipende da come la si interpreta, da come la si pensi.


Noi ce ne andiamo da qui senza una verità certa, possiamo solo tendere alla verità e quest'ultima potrebbe essere anche un auto inganno. Capiamo di essere sulla strada della verità più con il cuore che non la ragione: quest'ultima ci aiuta superare i gradini, ma chi ci indica che quel cammino è una buona strada è l'amore. Penso che la saggezza sia il sapere utilizzare sapientemente sentimenti e ragione nelle diverse evenienze della vita.
Il male si percepisce nel disagio , qualcosa di intimamente in noi "non va". Quindi sì, cominciamo o ricominciamo a cercare fuori di noi nel mondo  e a cercarci dentro di noi nell'intimo.


Che l'amore sia totalizzante è già una verità ed è salvifica quando ci sentiamo soli esistenzialmente.

bobmax

Citazione di: paul11 il 01 Novembre 2020, 22:42:10 PM
Che l'amore sia totalizzante è già una verità ed è salvifica quando ci sentiamo soli esistenzialmente.

La solitudine assoluta è la possibilità sempre presente in ogni istante di vita. L'orrore del nulla è latente, pronto ad erompere anche nelle situazioni più serene. Almeno per quel che mi riguarda.

È inesprimibile, e quando lo si percepisce, perché solo di un sentore si tratta, già se ne è oltre. Fortunosamente...

Non penso si possa ricondurre alla paura della morte. Alla possibilità sempre attuale di poter in ogni istante morire.
Perché morire è un lasciare ciò che c'è. Un non esserci più, mentre il mondo continua comunque a esserci.

Mentre l'orrore riguarda proprio il mondo. È il mondo che può cessare di esserci, mentre io resto.
Solitudine assoluta.
Senza più nemmeno un pensiero su cui affidarmi.

Intanto il mondo continua...
E questo permanere è senz'altro frutto dell'Amore.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

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