Verità e menzogna in senso morale.

Aperto da Socrate78, 20 Giugno 2021, 15:04:58 PM

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Socrate78

Apro questo thread per discutere sul concetto etico secondo cui la verità (l'essere sinceri) sia una scelta morale positiva, mentre l'essere menzogneri sia negativo. In linea di massima ritengo che sia un'idea corretta, poiché mentire significa comunque ingannare il prossimo, quindi in sé la menzogna non è cosa buona.
Ma esiste un'ulteriore riflessione da fare, e cioé quali siano le intenzioni che stanno dietro alla verità e alla menzogna. Io posso benissimo essere sincero e nello stesso tempo con la mia stessa sincerità tradire un amico, ad esempio rivelando ad un'altra persona alcune azioni o aspetti negativi relativi a quella persona con lo scopo preciso di diffamarla, e quindi la mia sincerità viene macchiata da uno scopo cattivo (la diffamazione). Oppure io posso mentire ma per uno scopo nobile o buono, ad esempio per evitare che una persona abbia conseguenze negative da un punto di vista emotivo nel venire a sapere determinate cose: il medico che mente ad un paziente che ha un cancro all'ultimo stadio lo fa appunto per proteggere la stabilità emotiva del malato, che subirebbe un crollo all'idea di dover morire. L'inganno in questo caso serve per preservare la persona da un male che sarebbe peggiore. Un altro medico invece può essere brutale, dire la verità tutta intera, senza preoccuparsi delle conseguenze emotive, e allora il paziente soffrirà il doppio e si sentirà disperato.
Di conseguenza è corretto affermare che non è la verità o la menzogna di ciò che si afferma a rendere buona l'azione, ma l'intenzione che c'è dietro all'atto del dire la verità o mentire?


sapa

Ricordo un mio anziano cliente che diceva, in dialetto romagnolo" Al busì? Menc c'us pò!", che tradotto fa "Le bugie? Meno che si può!". Era come dire che mentire è, prima o poi, inevitabile, l'importante è che non diventi un'abitudine. Perchè, in effetti, c'è anche il bugiardo seriale, colui cioè che mente per divertimento e, siccome poi per uno così il difficile è ricordarsi di ogni bugia detta, inevitabilmente finisce sbugiardato. La bugia pietosa e la bugia seriale secondo me non sono nemmeno bugie, in quanto l'intenzione non è cattiva. Quindi, sì, è l'intenzione che definisce la menzogna come atto deprecabile.

Jacopus

#2
La discussione da te aperta, Socrate 78, mi ha rievocato il tuo più noto omonimo. Secondo Socrate (non il forumista ;D ), bisognava distinguere la  φρόνησις (phronesis) dalla  σοφία  (sophia).
In italiano potremmo distinguere i due termini in saggezza (phronesis) e conoscenza (sophia). Una visione della vita "pura" potrebbe indurre a credere che la verità è sempre preferibile. Ci insegnano fin da piccoli che bisogna essere sinceri, che le bugie hanno le gambe corte e così via. Ed è anche vero che forse con i bambini bisogna essere schematici ed insegnare loro il valore della verità. Ma in età adulta la realtà è più sfumata. Già gli esempi di Socrate (il forumista ;D ) ci indicano questa via. Ad una verità a cui è orientata la sophia, si presenta, parallela, una verità ambigua, non sempre e necessariamente buona. E' qui che interviene, la phronesis, la saggezza, che sarà anche adottata dal sistema giurdico romano, debitore di quello ellenico, attraverso l'istituto della prudentia, ovvero della necessità di applicare le leggi, anche considerando il caso concreto, che non potrà mai essere quello previsto dalla legge, la cui caratteristica principale è quello della generalità.
A questo proposito, Aristotele da qualche parte diceva che un giovane poteva diventare un grande matematico ma non un fisico, perchè la matematica è appunto una scienza pura, mentre la fisica deve scendere a compromesso con le tante varie ed "avariate" realtà del mondo della praxis, che solo con l'esperienza e con la saggezza possono essere gestite.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

viator

Salve Socrate78. Citandoti : ".................il medico che mente ad un paziente che ha un cancro all'ultimo stadio lo fa appunto per proteggere la stabilità emotiva del malato, che subirebbe un crollo all'idea di dover morire. L'inganno in questo caso serve per preservare la persona da un male che sarebbe peggiore. Un altro medico invece può essere brutale, dire la verità tutta intera, senza preoccuparsi delle conseguenze emotive, e allora il paziente soffrirà il doppio e si sentirà disperato".

Quelle qui sopra sono ovviamente illazioni e luoghi comuni cari a te e ad una parte dei medici, ma non è affatto detto che esse risultino in effetti benefici per un paziente.

Questo topic avrebbe dovuto titolarsi (perdonami l'assurda libertà che mi prendo nell'affermarlo)........................non "verità o menzogna", bensì "sincerità od illusione".


Infatti sia i medici da te citati come "misericordiosi" che altri personaggi (vedi quelli che promettono a tutti la "vita eterna", la "vita oltre la morte", la "beatitudine prossima ventura consistente nella visione dell'Ineffabile"........).............offrono solamente (forse) disinteressate illusioni, impedendo a chi se ne fa coinvolgere di usare le proprie personali facoltà, le quali vengono sostituite da quelle di chi offre loro le proprie scelte.


Sapessi quanti miliardi di Euro hanno cambiato strada dopo che qualcuno ha spiegato misericordiosamente a dei morituri che costoro sarebbero morti presto, oppure sarebbero morti più tardi, oppure che non sarebbero mai morti.................!! Salutoni e lunga vita e tutti!.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

bobmax

La verità oggettiva è il dato di fatto che dona concretezza al mondo.
Sebbene difficilmente possiamo essere certi di conoscerla pienamente, diamo per scontato che ogni fatto abbia una sua verità oggettiva.
Perché in caso contrario, se lo mettessimo in dubbio... Il cosmo inizierebbe a mutarsi in caos!

Questa verità, conosciuta o meno, non richiede alcun contributo da parte nostra. Se ne sta di per sé autosufficiente.
È la struttura che regge il mondo. E prescinde da noi.
Non solo prescinde dal nostro conoscerla o meno, ma è pure indifferente al nostro affermarla oppure no.
Se ne sta là. E non vale certo la pena di sacrificarsi per essa.
La terra gira attorno al sole, ma non morirò per difendere questa verità.

Perché la verità oggettiva
di per se stessa è un puro nulla.
È la struttura che dona senso ad ogni situazione di vita. Ma è solo la necessaria ambientazione, il campo di gioco, nulla di più.

Viceversa l'Etica, cioè la Verità, ha bisogno di me, che io prenda una posizione.

Questa mia scelta usa necessariamente le verità oggettive, senza le quali cadrebbe nell'assurdo, ma senza esserne succube.
Posso perciò affermarle oppure anche negarle prendendomene la responsabilità.

Questo rischio lo prendo in nome di che cosa?

Della mia fede nella Verità.


Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

iano

Ciao Bobmax.
Puoi ben essere certo che non conoscerai mai la verità, almeno così come tu la intendi, e almeno in questa vita.
Ma allora come fai a prendere resposabilmente posizione in nome di non sai cosa?
Però se di verità parliamo allora certamente qualcosa di diverso da ciò che tu intendi forse intendiamo, senza perciò necessariamente concordare su cosa sia, e semmai prendiamo posizione in relazione a come la intendiamo.
Per me è ciò che si differenzia dall'opinione in quanto volutamente cercata e non semplicemente constatata, come ciò che gli uomini hanno prodotto senza una precisa intenzione.
Non si tratta di una differenziazione di sostanza, ma di metodo che implica una volontà di ricerca.
Così ad esempio questa ricerca è approdata ai giorni nostri a una precisa definizione di caos, mentre invece nell'opinione corrente non è ben chiaro cosa sia, e in tali termine credo tu lo intenda.
Lo intendi come non sai cosa, in opposizione a qualcosa, la verità, che parimenti non sai.
Il caos è semplicemente una situazione reale, che quindi può ben esistere, della quale non abbiamo pieno controllo, dato che non di ogni cosa possiamo avere il controllo.
La ricerca filosofica e la scienza che da essa deriva, tendono appunto a dirimere il caos attraverso una ricerca mirata, non accontentandosi dell'opinione degli uomini che deriva da esperienze umane sparse e casuali.
Il concetto di verità nasce quindi da una volontà di una ricerca mirata in cui gli uomini uniscono ,concentrano, e organizzano le loro forze, ma da ciò in effetti non può nascere alcuna verità, se non per scusabile illusione.
Il caos non è il caso, ma a prima vista gli somiglia.
Parimenti la scienza a prima vista sembra dirci la verità, ma così non è.
Verità e caso sono concetti limite cui non corrisponde nulla di reale.
In questo senso la verità è il nulla, nel senso che non corrisponde realmente a nulla.
Si comprende perché ne parliamo, ma non dovremmo prendere troppo sul serio quel che diciamo.

Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

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