Un filosofo che predica il relativismo...

Aperto da Carlo Pierini, 28 Agosto 2017, 20:26:19 PM

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Carlo Pierini

Un filosofo che predica il relativismo... è come un prete che predica l'ateismo. 
Dovrebbe avere il decoro di ...lasciare l'abito, cioè, di abbandonare la filosofia e dedicarsi ad altro.

Jacopus

Come argomentazione mi sembra un po' povera. Potrei rispondere dicendo "un filosofo che predica qualsiasi cosa senza argomentarlo dovrebbe dedicarsi a qualcos'altro.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Carlo Pierini

Citazione di: Jacopus il 28 Agosto 2017, 20:34:49 PM
Come argomentazione mi sembra un po' povera. Potrei rispondere dicendo "un filosofo che predica qualsiasi cosa senza argomentarlo dovrebbe dedicarsi a qualcos'altro.
Do per scontato che in un NG di filosofia si sappia che lo scopo ultimo della filosofia è la ricerca della verità, così come la religione è la ricerca di Dio. E gli atei non celebrano messa.

Phil

https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/relativismoassolutismo/
buona lettura!  ;)

P.s.
Non darei per scontato che la filosofia sia unanimemente rimasta ferma all'illuminismo...

Carlo Pierini

#4
Citazione di: Phil il 28 Agosto 2017, 22:12:31 PM
https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/relativismoassolutismo/
buona lettura!  ;)

Su questo tema sfondi una porta aperta. Scrivevo infatti qualche giorno fa su "Tematiche spirituali" (nel thread: "La virtù è una complementarità di qualità opposte"):

Per quanto la religione cristiana abbia molto da insegnarci in fatto di educazione e di crescita spirituale, il modello ideale di uomo non può coincidere con la figura del santo che, in nome di un univoco "porgi l'altra guancia", rinuncia alle proprie prerogative di coraggio, di nobiltà e di dignità individuale, sconfinando così nella passività (ignavia) e nel martirio. Trovo invece che l'uomo ideale sia molto più prossimo alla figura del Samurai, cioè al sacerdote-guerriero che coltiva, sì, le qualità dell'umiltà e della mitezza, ma anche e soprattutto quelle opposte-complementari del coraggio, del valore personale, della forza attiva. Un uomo, cioè, che è devoto al Primo degli esseri, Dio, ma anche all'ultimo dei fratelli, al debole, al perseguitato; ...che obbedisce e si sottomette alla giustizia, ma che ha l'ardire di disobbedire e di opporsi con la massima fermezza all'ingiusto e al prevaricatore, invece di lasciarsene martirizzare ignobilmente; ...che coltiva la fede, ma che non sacrifica ad essa la ragione e la conoscenza; ...che è capace di continenza, ma che apprezza come doni i sani piaceri della vita.
In altre parole, l'umiltà che non è bilanciata dal senso della dignità e della sacralità della propria persona sconfina nel martirio, nell'auto-umiliazione; per contro, l'orgoglio e l'amore di sé non temperati dall'umiltà sconfinano nell'egocentrismo e nella prepotenza. La fede senza la ragione e la conoscenza si degrada prima o poi in superstizione, mentre la ragione e la conoscenza prive del senso della grandiosità della "Sapientia Dei" sfociano nella saccenteria e nella presunzione intellettuale.
In definitiva, anche la santità, o la virtù, è una complementarità di opposti.

"La completa unione degli opposti è la summa medicina, che non sana soltanto i corpi, ma anche gli spiriti. [...] [Con essa] si tende a una condizione che gli indiani definiscono "nirdvandva", cioè "libera dagli opposti", concezione questa che è estranea, perlomeno in questa forma, all'Occidente cristiano. Si tratta infatti di una relativizzazione degli opposti che dovrebbe mitigare, se non addirittura risolvere, l'insanabile conflitto caratteristico dell'atteggiamento militante cristiano". [JUNG: Mysterium coniunctionis - pg.66]

maral

Citazione di: Carlo Pierini il 28 Agosto 2017, 22:52:58 PM
In definitiva, anche la santità, o la virtù, è una complementarità di opposti.

"La completa unione degli opposti è la summa medicina, che non sana soltanto i corpi, ma anche gli spiriti. [...] [Con essa] si tende a una condizione che gli indiani definiscono "nirdvandva", cioè "libera dagli opposti", concezione questa che è estranea, perlomeno in questa forma, all'Occidente cristiano. Si tratta infatti di una relativizzazione degli opposti che dovrebbe mitigare, se non addirittura risolvere, l'insanabile conflitto caratteristico dell'atteggiamento militante cristiano". [JUNG: Mysterium coniunctionis - pg.66]
Dunque, alla fine anche tu predichi il relativismo.

Carlo Pierini

#6
Citazione di: maral il 29 Agosto 2017, 09:23:18 AM
Citazione di: Carlo Pierini il 28 Agosto 2017, 22:52:58 PM
In definitiva, anche la santità, o la virtù, è una complementarità di opposti.

"La completa unione degli opposti è la summa medicina, che non sana soltanto i corpi, ma anche gli spiriti. [...] [Con essa] si tende a una condizione che gli indiani definiscono "nirdvandva", cioè "libera dagli opposti", concezione questa che è estranea, perlomeno in questa forma, all'Occidente cristiano. Si tratta infatti di una relativizzazione degli opposti che dovrebbe mitigare, se non addirittura risolvere, l'insanabile conflitto caratteristico dell'atteggiamento militante cristiano". [JUNG: Mysterium coniunctionis - pg.66]
Dunque, alla fine anche tu predichi il relativismo.

La relativizzazione degli opposti è una fase "canonica" del processo di sintesi dialettica, ma non ha niente a che vedere con la relatività della verità. Come avrai potuto notare dagli esempi, i termini che costituiscono le coppie di opposti, se considerati nel loro significato immediato, primitivo, "assoluto", si presentano come dualismi, cioè come contraddizioni; e le contraddizioni si risolvono - notoriamente - con l'eliminazione del termine considerato falso o illusorio. Ecco, questo è uno degli errori tipici in cui cade la quasi totalità delle filosofie tradizionali (taoista, cristiana, buddhista, islamica, ecc.): sacrificare uno dei due termini dell'opposizione sull'altare dell'altro e fare di questo un valore assoluto, invece che considerare assoluto il prodotto della sintesi degli opposti. Ed è così che, per esempio, assistiamo alla barbarie cristiana del "sacrificium intellectus" sull'altare della fede (da cui la massima: "ratio ancilla fidei"); oppure l'estremismo buddhista che sacrifica il mondo materiale (considerato maya, cioè illusione) sull'altare dell'ascetismo spirituale; oppure, su un piano più "laico", l'ideologia anarchica che sopprime il termine "legge" sull'altare del suo opposto "libertà" o, al contrario, l'ideologia fascista (o dispotica) che sopprime il termine "libertà" (o "individuo") a favore del suo opposto "legge" (o "Stato"), ecc..
Perché accade questo? Perché per la realizzazione di una complementarità di opposti, in qualunque campo la si consideri, servono ...le palle (in senso metaforico, naturalmente), cioè, si tratta di un'impresa ai limiti delle capacità umane che richiede equilibrio, forza d'animo, saggezza, conoscenza; mentre noi, poveri umani, non ancora del tutto emancipati dalla "recente" condizione animale dei nostri progenitori scimpanzè, non siamo preparati a simili imprese, nonostante che la "Provvidenza", da almeno 5 mila anni faccia piovere dal cielo miti, simboli e archetipi che ci invitano a riflettere sul mistero della Complementarità degli opposti: il Tao-yin-yang, il "dualismo" eracliteo, la Trinità di Cristo e di Mercurio, la "Grande Triade Wang" cinese, la Trimurti induista, la triade hegeliana, la Pietra Filosofale alchemica, il "nirvandva", ecc.. (si vedano a questo proposito - nella sezione "Tematiche spirituali" - i miei thread: "L'archetipo della Trinità" e "L'archetipo della Complementarità degli opposti).

iano

#7
Verità e falsità sono complementari.
Se esistono, esistono insieme.
In alternativa non esistono.
Il fatto che debbano esistere delle verità insieme a delle falsità  non mi pare abbia carattere di necessità a priori.
Quindi andare alla ricerca della verità è una operazione potenzialmente illusoria,che storicamente ha però delle ricadute positive.Se si hanno ricadute positive nel manipolare una complementarietà,si può immaginare che essa nasca a quello scopo.
Ma ricercare la verità per la verità in se non ha un senso chiaro.
Se gli opposti si annullano,allora per converso qualunque complementarietà si origina dal nulla.
Se una complementarietà si origina dal nulla probabilmente c'è un buon motivo per cui ciò avviene,ed è probabile che ciò avvenga solo nella nostra mente,seppure in interazione con la realtà,luogo dove infatti siamo capaci di riportarle al nulla,immagino con le tecniche di meditazioni orientali,ad esempio.
La verità quindi fuori da noi non esiste necessariamente,e non esiste di fatto.
Noi possiamo decidere,in maniera più o meno consapevole,se creare una complementarietà,oppure se annichilirla,e ciò è conseguenza di una operazione mentale.
Se la verità e la falsità esistesserro fuori dalla nostra mente qual'e' quella operazione che si svolge fuori di noi che le determina o le annulla?
Conoscere la realtà assoluta è fuori dalla nostra portata a prescindere,e questo in effetti è l'unico attributo dell'assoluto che siamo in grado di dare con certezza.
L'unica cosa che può avere un senso ,e infatti c'è l'ha,è illudersi di poterlo fare,e di provar effettivamente a farlo.
Distinguere fra relativo e assoluto è certamente utile.
Se l'assoluto è il relativo non ci fossero bisognerebbe inventarlseli,e infatti c'è li siamo inventati.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Lou

#8
Ma poi i filosofi mica son tutti t'amblè predicatori @.@, anzi - vorrei sapere in che misura sussista un nesso tra la figura del predicatore e la figura del filosofo, che in qualche modo nella mia testa cozzano, come figure.
Attendo nuove, grazie anticipate, giusto per sapere chi sono i filosofi "predicatori".
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Carlo Pierini

Citazione di: Lou il 29 Agosto 2017, 19:11:42 PM
Ma poi i filosofi mica son tutti t'amblè predicatori @.@, anzi - vorrei sapere in che misura sussista un nesso tra la figura del predicatore e la figura del filosofo, che in qualche modo nella mia testa cozzano, come figure.
Attendo nuove, grazie anticipate, giusto per sapere chi sono i filosofi "predicatori".

"Predicare" significa anche "affermare, sostenere".

Lou

#10
anche - sia.
Un filosofo che "sostiene e afferma" il relativismo, non è un filosofo, perchè?
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Carlo Pierini

Citazione di: Lou il 29 Agosto 2017, 20:53:48 PM
anche - sia.
Un filosofo che "sostiene e afferma" il relativismo, non è un filosofo, perchè?

Perché ho sempre pensato che la filosofia sia nata come ricerca della verità, proprio come la religione è nata come ricerca di Dio. E se togli la verità alla filosofia, cos'altro resta se non delle vuote chiacchiere?

Lou

#12
Penso che pensi male: la  filosofia  non nasce come come ricerca della verità, il problema della verità diventa tale solo con l'avvento del cristianesimo, per gli antichi filosofi il problema centrale e decisivo  è l'essere in quanto qualcosa.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Jacopus

Tra l'altro il concetto di verità è ben diverso da cultura a cultura. L'episteme greca è fondata sull'idea che la verità per essere tale deve essere dimostrata: è in qualche modo l'antesignana del metodo scientifico moderno. L'episteme ha bisogno di essere provata. La veritas latina invece è più connessa alla parola indoeuropea vir, che fa riferimento al significato di fede e che nel linguaggio comune ha il suo reperto archeologico nella parola fede e vera che indicano entrambe l'anello nuziale, simbolo principe della fedeltà.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Carlo Pierini

Citazione di: Lou il 29 Agosto 2017, 21:34:32 PM
Penso che pensi male: la  filosofia  non nasce come come ricerca della verità, il problema della verità diventa tale solo con l'avvento del cristianesimo, per gli antichi filosofi il problema centrale e decisivo  è l'essere in quanto qualcosa.
Appunto: la ricerca della verità sull'essere, non chiacchiere vane sull'essere.

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