Un'altra "visione" archetipica.

Aperto da Carlo Pierini, 20 Giugno 2018, 00:39:06 AM

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Carlo Pierini

1.a PARTE

Vorrei proporvi la cronaca molto sintetica di una esperienza-lampo che vissi molti anni fa, una sorta di visione estatica che segnò l'inizio della mia ricerca sul Principio di Complementarità.
Forse qualcuno già la conosce, avendola già presentata qualche tempo fa, e se la ripresento ancora non è per esibizionismo, ma perché sono pienamente convinto che si tratti di un evento estremamente istruttivo, soprattutto dal punto di vista filosofico-teologico.
Ecco il resoconto:

Santo Domingo de los Colorados (Ecuador), ore 6 di mattina di un giorno di marzo del 1988 (ero in Ecuador come tecnico in un Progetto di cooperazione internazionale). Mi svegliò il trambusto di alcuni cani che si stavano azzuffando nel mio giardino. Mi alzai per cacciarli via e tornai sotto le lenzuola. Chiusi gli occhi per continuare il mio sonno, ma dopo pochi secondi, all'improvviso, chiarissima, un'immagine interiore nello stesso "luogo intimo" in cui normalmente visualizziamo i nostri pensieri. Anzi, più che un'immagine, si trattò di una sequenza di immagini:


1 - Una pietra grigia quadrangolare.
2 - Due linee orientate (frecce), parallele, contrapposte, in rilievo nella parte centrale inferiore della pietra.
3 - Appare un sole nel centro del bordo superiore della pietra.
4 - Un raggio unisce il sole con il mio "terzo occhio"; il sole mi appare come un occhio vivente, che vede me; sento una parola (o un'idea): «Geometria non-euclidea».
5 - Il raggio ruota (perno sul sole) fino a portarsi in verticale sulle due "frecce", tagliandole perpendicolarmente e centralmente.
6 - Le due linee all'improvviso si elevano ordinatamente e simmetricamente a spirale attorno al raggio (come due serpentelli) fino a chiudersi in un 8.

A questo punto aprii gli occhi turbato, perché in quel momento non stavo affatto pensando in quegli elementi, eppure essi erano presenti dentro di me come se fossero pensieri miei; e inoltre perché la figura finale era, inaspettatamente, un simbolo noto a tutti (insegne farmaceutiche, ricette mediche, ecc.).
Il cuore cominciò improvvisamente a battere forte, e mi sedetti spaventato sul letto, chiedendomi cosa mi stesse succedendo. E in quel preciso momento, accadde un'altra cosa singolare: ebbi la sensazione netta come se mi avessero fatto un'iniezione ...nell'anima; e per un attimo tutto il mio essere, persino la bocca e il palato, fu invaso del sapore di tutte le essenze vegetali del mondo, tanto che ciò evocò in me uno dei primi ricordi infantili quando, ancora incerto sulle gambe, caddi sul prato e sentii in bocca, forse per la prima volta, il sapore dell'erba.
Ma questo "colpo di coda" della visione mi permise di fare la prima associazione razionale possibile tra tutti quegli elementi apparentemente sconclusionati: le essenze vegetali (o le loro sintesi chimiche) sono infatti alla base della farmacologia.
La cosa più impressionante, che mi portò a guardare in faccia la pazzia, fu la sensazione terribile di "non essere padrone in casa mia", e che la mia interiorità fosse abitata da una presenza estranea, come quella degli schizofrenici, o dei "posseduti".
Per un momento mi sentii disperato e soprattutto solo (non avevo mai sentito parlare di esperienze analoghe): sentivo drammaticamente di essermi allontanato troppo dalla condizione umana ordinaria. 
Ma mi salvò dalla pazzia l'idea che quel simbolo era anche un simbolo antico, e quindi non ero poi così solo: se ero pazzo io, mi dissi, dovevano esserlo anche tutti quelli che lo avevano raffigurato nel corso dei millenni fino ai giorni nostri e fino a rappresentarlo nelle ricette dei medici e nelle insegne delle farmacie! ...E questo mi diede un po' di conforto.
E poi si affacciò in me l'idea curiosa e affascinante che (questo lo sapevo, avendo studiato l'Iliade alle scuole medie) si trattava del simbolo di Mercurio, cioè del "messaggero degli dèi",


proprio nel momento in cui la mia esperienza potevo raccontarmela proprio come un messaggio proveniente da una intelligenza ALTRA dalla mia, con una SUA logica a me sconosciuta.
Fu allora che pensai a Jung, di cui avevo letto una decina di anni prima "Psicologia e Religione" senza capirci quasi nulla, e che avevo eliminato dai miei orizzonti intellettuali, come "mistico", anzi, come "mistificatore". Lui infatti parlava di questi strani eventi psichici, di questi misteriosi "archetipi" che in certi momenti particolari della vita emergono dalle profondità dell'inconscio e irrompono nella vita cosciente per compensare certi squilibri o certe carenze nella nostra concezione generale del mondo.
E così, prima di dichiararmi psicopatico da manicomio, decisi che avrei approfondito questa questione.

Ora sorvolo sulle ulteriori implicazioni di tipo emotivo-personale di questo singolare evento. Voglio accennare solo alle prime sorprendenti scoperte che feci qualche mese più tardi tornando a Roma e infilandomi in una libreria per saperne di più su questo simbolo e sulla sua storia. Intanto scoprii l'esistenza di un Dizionario dei simboli, e la mia sorpresa si trasformò in vero e proprio stupore, quando alla voce "Caduceo" lessi:

"Lo stesso simbolismo [del caduceo greco] viene espresso: dal doppio arrotolamento intorno al bastone brahmanico; da quello dei due nâdi del tantrismo, intorno a Sushûmna; dalla duplice circumambulazione di Izanagi e Izanami intorno al pilastro cosmico prima della loro unione; meglio ancora, da Fu-hsi e Niü-kua, uniti per le loro code di serpente, che si scambiano gli ATTRIBUTI DEL COMPASSO E DELLA SQUADRA". [Diz. dei simboli BUR Rizzoli]


Compasso e squadra!! Di nuovo la GEOMETRIA (la voce della mia visione diceva: "geometria non-euclidea"!!) ...che mi sembrava così estranea logicamente dal simbolo di un dio greco antico!!! Solo alcuni anni più tardi appresi che la geometria non-euclidea (Rieman-Lobachevskj) segna il passaggio da una concezione *lineare* dello Spazio (squadra) ad una concezione *curva* (compasso).

E più avanti, alla voce "serpente" lessi:

"Nel Camerun del Sud, i Pigmei, nel linguaggio di caccia, rappresentano il serpente con un tratto sul suolo. Alcuni graffiti dell'epoca paleolitica hanno sicuramente lo stesso significato. Si può dire che riportino il serpente alla sua espressione originaria. E' UNA LINEA, MA UNA LINEA VIVENTE: una astrazione, ma, secondo il termine di André Virel, un'astrazione incarnata. La linea si anima, è suscettibile di tutte le rappresentazioni, di tutte le metamorfosi".  [Diz. dei simboli BUR Rizzoli]

Appresi poi che "hermai" (da cui Hermes) in greco significa anche PIETRA, e tutto ciò mi sembrò incredibile. Ma nelle mie ricerche successive, da allora fino ad oggi, ho messo insieme un centinaio di pagine di frammenti del tipo:

"Il Mercurio degli alchimisti rappresenta una personificazione e una concretizzazione di ciò che noi oggi chiamiamo inconscio collettivo. [...] Dell'inconscio si può avere esperienza perlomeno indiretta grazie alle sue manifestazioni. Senza dubbio esso costituisce in sé un'ipotesi, che però ha perlomeno altrettanta verosimiglianza di quella dell'atomo". [JUNG: Mysterium coniunctionis - pg.463]

« Il confronto con l'inconscio ha perlopiù inizio nell'ambito dell'inconscio personale, basato sui contenuti aquisiti personalmente, e prosegue poi attraverso i simboli archetipici, che rappresentano l'inconscio collettivo. Il confronto ha lo scopo di superare la dissociazione. Per giungere a questa meta terapeutica, la natura o l'intervento esterno del medico inducono la collisione e il CONFLITTO TRA GLI OPPOSTI, senza il quale non è possibile alcuna riunificazione. Ciò comporta non solo prender coscienza del conflitto, ma anche vivere una esperienza eccezionale: IL RICONOSCIMENTO DI UN'ENTITÀ ESTRANEA AL PROPRIO INTERNO, ovvero di una VOLONTÀ AUTONOMA obiettivamente esistente. Gli alchimisti, con sorprendente lungimiranza, chiamarono Mercurio quest'entità dalla natura difficilmente afferrabile. E' egli stesso la fonte di tutte le opposizioni, poiché è DUPLEX e utriusque capax. Quest'entità elusiva rappresenta in ogni particolare l'inconscio, al confronto col quale conduce ogni corretta interpretazione dei simboli. Il confronto con l'inconscio è sia un'esperienza irrazionale sia un processo conoscitivo ». [JUNG: Studi sull'alchimia - pg.367]

"Lo stesso Buddha ebbe la sua illuminazione in un istante atemporale, quando, ALL'ALBA, dopo ancora una notte trascorsa in meditazione, alzò gli occhi al Cielo e scorse improvvisamente la stella del mattino (Mercurio). Sono state scritte migliaia di pagine sul mistero di questa illuminazione avvenuta all'alba". [M.ELIADE: Mefistofele e l'Androgino - pg.24]

"Come insegna Ermete Trimegisto, (...) «...l'Intelletto non è una parte della sostanza divina; ne è piuttosto l'irradiazione, come UN RAGGIO DI LUCE CHE SCATURISCE DAL SOLE...»". [T. BURCKHARDT: Alchimia - pg.37]

"LUCE DEL SOLE E OCCHIO SONO TUTT'UNO. [...] La Chandogya Upanishad dice che la persona dell'occhio è la persona del sole (I, VII, 5) [...]. Il sole, dirà Giordano Bruno, è l'intelletto attivo, unico e divino[...]. L'occhio nasce dalla luce, per la luce: la Luce lo chiama in vita affinche la luce interna vada incontro all'esterna [...]. È nell'occhio di Beatrice che Dante scorge il Cristo nell'unità della sua natura umana e divina [...]. In svedese la pupilla è detta nasten "PIETRA DELL'OCCHIO". Bellocchio vale "pietra"; nel mito germanico il fabbro Völundr confeziona la pietra sacra, filosofale, iarknasteinn, con occhi di bambino". [E.ZOLLA: Le meraviglie della natura - pg 572]

"Per gli Egizi, e ancor oggi per i Dogon, IL CENTRO DEL SOLE È "COME" UNA PUPILLA. Il cerchio della pupilla nel geroglifico dell'occhio isolato, vale come geroglifico del Sole: [un cerchio con il suo centro] (ra), che significa anche il giorno e il tempo; si ritrova anche nel geroglifico dell'ureo, il serpente fulminante o benedicente erto sulla fronte dei re e degli dèi come un terzo occhio. LA POTENZA SERPENTINA IRRAGGIA DA QUELLA PUPILLA CHE È UNA PIETRA pietrifìcante o benedicente, d'inciampo o di volta".  [E.ZOLLA: Le meraviglie della natura - pg. 573]

"Ma il segno indicante OCCHIO-PIETRA-SOLE-DIO (yr), si può scrivere dopo il geroglifico del trono. "Trono" e "altare" spesso coincidono. [..] Il grembo che custodisce Osiride, dice un papiro (Bremner-Rhind), esce dall'occhio di Horo, ESCE DALLA PUPILLA DI ATUM (DIO PADRE) QUANDO SORGE IL SOLE (Ra): è la Sapienza vergine, madre del suo Figliolo sacrificale, creata ALL'ALBA del tempo". [E.ZOLLA: Le meraviglie della natura - pg. 578]

"Per i pigmei Semaug, i Fuegini e i Boscimani, IL SOLE È L'«OCCHIO» DEL DIO supremo. [...] I Samoiedi vedono nel sole e nella luna gli occhi di Num (= Cielo); il sole è l'occhio buono, la luna quello cattivo".   [M.ELIADE: Trattato di storia delle religioni - pg.131]  

""Il sole Surya è l'occhio di Mitra e di Varuna; presso i persiani è l'occhio di Ahura-Mazda; per i greci Elio è l'occhio di Zeus, altrove è l'occhio di Ra o di Allah". [G. DURAND: Le strutture antropologiche dell'immaginario - pg. 184]

"Secondo una leggenda babilonese, Ea deve aver creato L'ESSERE DELLA LUCE Ud-Dushu-Nâmir, IL MESSAGGERO DEGLI DÈI. (...) Il nome significa: "LA SUA LUCE IRRAGGIA". (...) Il messo degli dèi si chiama comunemente Girru, che è il dio del fuoco. Come tale egli ha un aspetto etico, poiché distrugge il male con il suo fuoco purificatore". [JUNG: Psicologia e religione - pg.121]

"Presso i Greci LA MEDICINA ERA ATTRIBUITA ad Apollo, cioè AL PRINCIPIO SOLARE, e a suo figlio Asklepios (trasformato in Esculapio dai Latini); ma, nei «libri ermetici», Asklepios diventa figlio di Ermete; si noti poi che il bastone che costituisce il suo attributo ha stretti rapporti simbolici con il caduceo. L'esempio della medicina permette allora di comprendere come una medesima scienza possa avere degli aspetti che si riferiscono in realtà a differenti ordini, dal che derivano corrispondenze ugualmente differenti, anche se gli effetti che si producono all'esterno sono apparentemente simili, poiché vi è la medicina puramente spirituale o «teurgica», e vi è la medicina ermetica o «spagirica». Tutto questo, è in rapporto diretto con la questione che stiamo considerando; e forse un giorno spiegheremo perché la medicina, dal punto di vista tradizionale, era ritenuta essenzialmente una scienza sacerdotale".  [R.GUÉNON: Forme tradizionali e cicli cosmici - pp.112-13]  

"Secondo Keplero, «..in questo mondo inferiore o sfera terrestre si cela una NATURA SPIRITUALE CAPACE DI GEOMETRIA, che si ristora dalle RELAZIONI GEOMETRICHE e armoniche DEI RAGGI LUMINOSI CELESTI «EX ISTINTU CREATORI», e incoraggia e spinge a far uso delle sue stesse forze»".      [JUNG: La dinamica dell'inconscio - pg.516]

"Per la dottrina del Brahman, la illuminazione, la comprensione realizza il miracolo della uscita dal tempo. L'istante paradossale dell'illuminazione è paragonata nei testi vedici e upanishadici al raggio. "NEL RAGGIO LA VERITÀ". Si sa che la stessa immagine "raggio-illuminazione spirituale" si trova nella metafisica greca e nella mistica cristiana". [M.ELIADE]

...Continua...

Carlo Pierini

2a parte


"Michael Maier sa senza dubbio di alludere a un Ermete guida quando dice di aver trovato nella sua peregrinatio (viaggio mistico dell'anima) una statua DI PIETRA DI MERCURIO che indica la via del Paradiso.
La Sibilla Eritrea dice: "Egli ti farà spettatore dei misteri di Dio (magnalium dèi) e dei segreti della natura". 
Mercurio appare nelle "Nozze Chimiche" di Rosen Kreutz in forma di Cupido [freccia]. E' anche presente nello stesso tempo come fanciullo che indica la via".  [JUNG: Studi sull'alchimia - pg.259]
 
"L'etimologia indoeuropea mette in evidenza l'identità di ispirazione tra l'antico tedesco "Strala", cioè "FRECCIA", il russo "Strela" e il tedesco moderno Strahlen, che significano "RAGGIO". Soprattutto, attraverso la sua assimilazione al raggio, la freccia coniuga i simboli della purezza e quelli della luce".   [G. DURAND: Le strutture antropologiche dell'immaginario - pg. 160]
 
"La produzione della totalità rotonda, ossia della Pietra, costituisce una garanzia di vitalità. Similmente LA LUCE CHE BRILLA ALL'INTERNO DELLA PIETRA significa l'illuminatio, che è collegata con la totalità. Illuminazione significa espansione della coscienza". [JUNG: Studi sull'alchimia - pg.103]
 
"Firmicio Materno dice: «Il segno di un altro mistero profano è TEÓS EX PÉTRAS (Dio dalla pietra). Un altro segno è la pietra che Dio ha promesso di inviare per confermare la fondazione della Gerusalemme da lui promessa.»".  [JUNG: Mysterium coniunctionis - pg.54]
 
"Nella PIETRA dorme lo spirito MERCURIO, il "circolo della luna" il "rotondo e QUADRATO", l'homunculus, che l'alchimia simboleggia anche come il celebre lapis philosophorum (pietra dei filosofi )".   [JUNG: - Archetipi e inconscio collettivo - pg.295]
 
"La Pietra non è soltanto un oggetto elaborato in comune, ma rappresenta piuttosto un PARTO DELL'INCONSCIO, che ha lasciato qualche traccia oltre i confini della soggettività e ha quindi prodotto almeno il vago concetto di "lapis philosophorum".   [JUNG: Realtà dell'anima - pg.268]
 
"Dante paragona la DIALETTICA a Mercurio, che è il più piccolo e il più velato dei pianeti; difatti «..la Dialettica è minore in suo corpo che null'altra scienza; ché perfettamente è compilata e terminata in quel tanto testo che nell'Arte Vecchia e nella nuova si trova; e va più velata che nulla altra scienza in quanto procede con più sofistici e probabili argomenti più che altra» (Convivio, II, 14)". [N. ABBAGNANO: Dizionario filosofico - pg.226]
 
"Alcuni paragonano il bastone del caduceo alla dialettica, che vuole mantenere diviso ciò che è giusto da ciò che non lo è".     [Encicl. dei Simboli Garzanti - pg.82]
 
«Anche ai nostri giorni ci è dato di osservare la formazione spontanea di veri e propri simboli religiosi nell'individuo; essi spuntano dall'inconscio come fiori di specie ignota, e la coscienza rimane smarrita e non sa bene che cosa fare con tale nascita. Non è troppo difficile stabilire che quei simboli individuali provengono, per il loro contenuto come per la forma, da quello stesso "Spirito" inconscio (o quel che esso sia) da cui provengono le grandi religioni degli uomini. L'esperienza prova comunque che le religioni non sorgono quali frutti di una elucubrazione cosciente, ma provengono dalla vita naturale dell'anima inconscia, che in qualche modo esprimono adeguatamente. Ciò spiega la loro diffusione universale e la loro straordinaria efficacia storica sull'umanità ». [JUNG: Realtà dell'Anima - pg.157]
 
"Anche i più remoti motivi e simboli mitologici possono risorgere spontaneamente in ogni epoca, in sogni, fantasie e in stati psichici eccezionali; motivi e simboli che spesso riemergono in apparenza come risultato di influenze, tradizioni o stimoli individuali, ma, più spesso ancora, anche senza questi".  [JUNG: La dinamica dell'inconscio - pg.129]
 
« Il valore attribuito alla psiche inconscia come fonte di sapere non è per nulla così illusorio come può apparire al nostro razionalismo occidentale. Vi è in noi la tendenza a supporre che ogni conoscenza derivi sempre, in ultima analisi, dall'esterno. Ma sappiamo oggi con certezza che l'inconscio dispone di contenuti tali che, se potessero essere resi coscienti, rappresenterebbero un incalcolabile aumento di conoscenza ».  [JUNG: Realtà dell'Anima - pg. 22]
 
"Il fatto che dall'oscuro regno della psiche si faccia incontro al paziente qualcosa di estraneo, che NON È "IO" e si trova perciò al di là del suo arbitrio personale, agisce a volte come una grande illuminazione. Ritrovato l'accesso alle fonti della vita psichica, il malato comincia a guarire.  (...)
Spesso è semplicemente la profonda impressione che un paziente riceve dal modo autonomo in cui i sogni trattano i suoi problemi. Altre volte dal modo in cui la fantasia vira inaspettatamente. Altre ancora, questa azione personale della psiche si eleva fino alla percezione di una voce interiore, o di visioni, fino a raggiungere una vera esperienza primigenia dello spirito. Tale esperienza compensa sempre le sofferenze di un cammino sbagliato". [JUNG: Psicologia e religione - pg. 327]
 
"La scienza non ha mai scoperto Dio; la critica della conoscenza sostiene l'impossibilità di conoscere Dio, ma la psiche umana afferma l'esperienza di Dio. Se così non fosse, di Dio non si sarebbe mai parlato".  [JUNG: La dinamica dell'Inconscio - pg.353]
 
"I mitologemi tipici furono osservati proprio nei sogni di individui per i quali cognizioni di quel genere erano assolutamente escluse e per i quali era altresí impossibile una derivazione indiretta da idee religiose eventualmente note o da figure del linguaggio parlato. Simili risultati hanno resa necessaria la supposizione che si trattasse piuttosto di reviviscenze "autoctone", indipendenti da ogni tradizione, e quindi dell'esistenza di elementi strutturali mitopoietici della psiche inconscia".  [JUNG: Archetipi e inconscio collettivo - pg. 146]
 
"Non tutti i sogni hanno la stessa importanza. Già i primitivi distinguevano tra "piccoli" e "grandi" sogni. [...] A ben guardare i piccoli sogni sono frammenti della fantasia che compaiono ogni notte, provengono dalla sfera soggettiva e personale e, quanto al loro significato, si esauriscono nella vita quotidiana. La loro validità non va oltre le oscillazioni quotidiane dell'equilibrio psichico. Vi sono invece sogni pregni di significato, i quali spesso sono conservati nella memoria per tutta la vita, e formano non di rado il nucleo racchiuso nel forziere degli eventi psichici. [...] Essi contengono i cosiddetti «motivi mitologici» o «mitologemi», che io ho definito col termine di archetipi [...] e provengono dagli strati più profondi dell'inconscio collettivo. La loro significatività trapela - a prescindere dall'impressione soggettiva - già fin dalla loro plasticità, che mostra non di rado forza e bellezza poetiche. Essi si presentano perlopiù in periodi decisivi della vita, vale a dire nella prima giovinezza, durante la pubertà, a mezzo del cammino (fra i trentasei e i quarant'anni), e in cospectu mortis ". [JUNG: La dinamica dell'Inconscio - pg.313]
 
"La visione è come un sogno, ma in stato di veglia. Essa procede dall'inconscio lungo la percezione conscia, e non è altro che l'irruzione momentanea di un contenuto inconscio nel continuum della coscienza. Lo stesso fenomeno si verifica anche nel turbamento mentale".  [JUNG: La dinamica dell'Inconscio - pg.328]
 
"Il simbolo non è un segno, scelto intenzionalmente o arbitrariamente, di un fatto noto e afferrabile, bensì un'espressione antropomorfica – e pertanto limitata - (...) di un contenuto sovrumano e quindi soltanto parzialmente comprensibile. Il simbolo ne è invero la migliore espressione possibile, tuttavia è di livello inferiore a quello del mistero ch'esso contrassegna".   [JUNG: Psicologia e religione - pg. 201]
 
"Benché la Chiesa cattolica ammetta che vi possono essere sogni mandati da Dio, quasi nessun teologo tenta di capirli. Dubito inoltre che esista un trattato protestante sui dogmi che si "abbassi" fino a considerare la possibilità che la vox Dei possa essere percepita in sogno". [JUNG: Simboli di trasformazione - pg.301]
 
"Il Sé potrebbe parimenti venir definito come "il dio in noi". Gli inizi di tutta la nostra vita psichica sembrano scaturire, inestricabili, da questo punto e tutte le mete ultime e supreme sembrano convergervi. Questo paradosso è inevitabile, come avviene ogni qualvolta cerchiamo di definire qualcosa che supera la capacità del nostro intelletto.  (...) 
Il Sé ha a che fare con l'Io quanto il Sole con la Terra".    [JUNG: L'io e l'inconscio - pg.162]
 
« Mi si accusa di misticismo. Ma io non mi dichiaro responsabile del fatto che l'uomo ha sempre e dappertutto sviluppato naturalmente la funzione religiosa e che quindi l'anima umana è imbevuta e intessuta fin dagli inizi di sentimenti e rappresentazioni religiose". [JUNG: Il problema della malattia mentale - pg.218]
 
Mi fermo qui. Ma ci si può rendere conto che anche un ateo-scettico-razionalista, quale ero io, a questo punto non poteva rimanere indifferente e continuare a considerare quella visione come una semplice ed arbitraria fantasia. Tutte queste "coincidenze significative" (come direbbe Jung) dovevano essere spiegate. 
 
Ebbene, dopo 25 anni di ricerche, ho scoperto: 
 
1 - che quel simbolo è l'equivalente occidentale del Tao (yin-yang) orientale, cioè la sintesi grafica di un Principio universale (la Complementarità degli opposti, di cui ho sintetizzato le regole principali) di validità *dimostrabile* virtualmente in OGNI disciplina del sapere;
2 - che gli attributi di questo Principio (onnipresenza, unità-dualità-trinità, trascendenza, ecc.) corrispondono con quelli che le tradizioni religiose hanno riconosciuto da sempre alla figura divina.
 
Da tutto ciò deriva:
 
3 - che l'esistenza di Dio è razionalmente DIMOSTRABILE e che, dunque, la Sua ineffabilità è solo la conseguenza della nostra ignoranza;
4 - che il cammino della Ragione conduce al Dio-Principio come il cammino della Fede conduce al Dio-Amore e che, dunque, Fede e Ragione non sono più mutuamente esclusivi, ma dei veri e propri opposti complementari.
 
Ciò premesso, il fine attuale della mia ricerca (su cui ho scritto parecchie centinaia di pagine) è quello di dimostrarne la validità nel campo della Fisica, così come intuiva il fisico Nils Bohr:
 
"Il principio di complementarietà di Nils Bohr era nientemeno che un tentativo per costruire la pietra angolare di una nuova epistemologia. Quando «...nella prospettiva filosofica generale... ci si presentano situazioni che richiamano quella della fisica quantistica», non significa che queste situazioni siano in qualche modo un pallido riflesso, o «vaghe analogie», di un principio che risulta fondamentale soltanto nella fisica quantistica; piuttosto è la situazione della fisica quantistica che rappresenta soltanto un riflesso di un principio onnipervadente. (...)                 
Qualunque fossero i fattori più importanti che contribuirono alla formulazione del principio di complementarietà da parte di Bohr in fisica, (...) fu il significato universale del ruolo della complementarietà che Bohr intendeva sottolineare. (...) Infatti, come Rosenfeld fa puntualmente notare, «Mentre la sua intuizione sul ruolo della complementarietà in fisica si approfondiva nel corso di questi anni creativi, egli riuscì a indicare situazioni in campo psicologico e biologico che presentano anch'esse aspetti complementari; e la considerazione di tali analogie da un punto di vista epistemologico gettava luce, a sua volta su problemi fisici non familiari.
Bohr dedicò una notevole quantità di duro lavoro ad esplorare le possibilità di applicazione della complementarietà ad altri campi del sapere; egli attribuiva a questo compito un'importanza non minore delle sue ricerche puramente fisiche".  (G. HOLTON: L'immaginazione scientifica - pg.132)