Un'"aporia" filosofica relativa all'uso delle armi.

Aperto da Eutidemo, 10 Marzo 2020, 11:22:38 AM

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Eutidemo

Non intendo qui affrontare il tema dell' uso legittimo delle armi  per difesa o in guerra; argomenti già da me ampiamente trattati in altre sedi (anche pubbliche).
Intendo, invece, limitarlo qui ad un ambito molto più specifico, che non sapevo se considerare:
- filosofico
oppure
- giuridico
Ed infatti, è una questione che tocca entrambi gli aspetti.

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Molti anni fa, infatti, rammento che partecipai ad un acceso dibattito teorico relativamente all'ipotesi di una eventuale "guerra batteriologica" (o di un eventuale attacco "bioterroristico"); si trattava di stabilire le "regole d'ingaggio", nel caso del "contenimento" di residenti in zone contagiate che cercassero di "forzare" i "checkpoint" per fuggirne via.
L'attuale contingenza sanitaria mi ha fatto tornare in mente la cosa, benchè, <<BENINTESO>>, la presente situazione sia, almeno per ora, ben lontana dall'insorgere di una problematica del genere; lungi da me, infatti, l'intenzione di suscitare ulteriori preoccupazioni ingiustificate in chi legge (c'è già  abbastanza panico in giro).
La mia è una trattazione meramente "accademica", che sia ben chiaro!

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1) ASPETTO GIURIDICO

Al riguardo, ricordo che l'art. 53 del Codice Penale, titolato "Uso legittimo delle armi", sancisce che: "...non è punibile il pubblico ufficiale che, al fine di adempiere un dovere del proprio ufficio, fa uso ovvero ordina di far uso delle armi o di un altro mezzo di coazione fisica, quando vi è costretto dalla necessità di:
- respingere una violenza;
- vincere una resistenza all'autorità;
- impedire la consumazione dei delitti di strage, di naufragio, sommersione, disastro aviatorio, disastro ferroviario, omicidio volontario, rapina a mano armata e sequestro di persona.
La questione controversa ha sempre riguardato, in senso generico, i "fuggitivi"; si tratta di una "vexata quaestio" che ha sempre suscitato profili di insoddisfazione, qualunque fosse la opzione privilegiata, attesa l'insanabile contrapposizione degli opposti orientamenti giuridico-ideologici che in materia si sono sempre fronteggiati.
Ed infatti:

a)
Alcune sentenze hanno ritenuto che l'uso delle armi debba essere "sempre"  considerato legittimo in caso di "resistenza all'ordine dell'autorità"" – ex art. 53 c.p. – e, dunque anche in presenza di un atteggiamento di assoluta passività, quale è, indubbiamente, la "fuga"; giungendo, addirittura, a determinare un combinato disposto di tale norma con l'art. 2 n. 2 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo del 1950 (recepita con la l. 4 agosto 1955, n. 848 secondo il modello della ratifica ed esecuzione dei trattati internazionali), onde escludere ogni sorta di responsabilità dell'agente che spara.

b)
Un'altra parte della giurisprudenza, invece, individua quale carattere primario ed indefettibile per configurare come legittimo il ricorso alle armi, l'esclusiva necessità di "...respingere una violenza o superare una resistenza attiva"; come tale, quindi, incompatibile la fuga che è manifestazione di una tipologia di resistenza diversa da quella attiva.

Però, non esiste nessuna sentenza che si sia pronunciata sul caso del "contenimento" di residenti in zone contagiate che cerchino di "forzare" i "checkpoint" per fuggirne via; ed infatti, fortunatamente, un caso del genere non si è verificato mai (almeno in Italia)...e speriamo che mai abbia a verificarsi in futuro.

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2) ASPETTO FILOSOFICO

Sotto il profilo più propriamente "filosofico", a mio parere, il caso specifico in esame si differenzia alquanto:
- sia dall'uso delle armi per legittima difesa;
- sia dall'uso delle armi in guerra;
- sia dalla maggior parte delle concrete fattispecie configurabili ai sensi dell'art.53, di cui si è trattato sopra.


***
CASI PIU' COMUNI

Ed infatti, la polizia, e i militari nell'esercizio di funzioni di polizia, in genere, si trovano a dover decidere se sparare o meno, solo mentre sono all'"inseguimento" di "criminali"; ed al riguardo, giurisprudenza e filosofia a parte, a decidere non può che essere il "buon senso".
Ed invero:
a)
Solo un poliziotto "fuori di testa" sparerebbe alle spalle ad un ladro di polli, che scappa, con i polli in mano, solo perchè non obbedisce al suo ordine di fermarsi (e magari non molla neanche i polli); ed infatti non mi pare certo che si tratterebbe di una fuga che meriti di essere fermata a suon di pallottole!
b)
Diversamente:
- se un poliziotto sta inseguendo un terrorista che fugge, ancora armato, dopo aver ucciso delle vittime,
- se quello non obbedisce al suo ordine di fermarsi e non molla le armi,
a mio avviso è perfettamente lecito che l'agente spari, anche se non è costretto a rispondere al fuoco; sebbene, tecnicamente, anche in questo caso si tratta di una "resistenza passiva" all'arresto.
La casistica, da risolvere caso per caso, sarebbe pressochè infinita; però, non è di questi casi, abbastanza comuni, che stiamo parlando!

***
CASO SPECIFICO

Nel caso specifico, infatti, la polizia, e i militari nell'esercizio di funzioni di polizia:
- non si trovano affatto a dover decidere se sparare o meno, mentre sono all'"inseguimento" di "criminali", bensì mentre sono all'"inseguimento" di "gente comune", che ha forzato il posto di blocco solo perchè in preda al panico provocato da un contagio; e, al riguardo, manca completamente sia "normativa" che relativa "giurisprudenza", mentre solo  la "filosofia" può venirci in soccorso (almeno finchè non venga tradotta in norma scritta).

***
Ed invero, se si tratta di un "contagio veramente letale" (tipo "zombie"), lasciar fuoriuscire dalla zona di quarantena un possibile "appestato", potrebbe provocare un danno molto peggiore della soppressione del singolo individuo.
Al riguardo, invero, lo stesso Vangelo (sia pure per bocca di Caifa e con altro significato) recita: "Meglio che muoia un solo uomo,  e non perisca la nazione intera "Giovanni 11,45-53".
In senso contrario è invece interpretabile il seguente famosissimo passo di Kant: "Agisci sempre in modo da trattare l'uomo, così in te come negli altri sempre anche come fine, non mai solo come mezzo." (Immanuel Kant Fondazione della metafisica dei costumi, in Scritti morali).

***
Nell'acceso dibattito "teorico" di tanti anni fa, rammento di aver sostenuto una tesi intermedia, basata, cioè, sulla GRAVITA' del tipo di contagio; e, cioè, ritenevo che fosse lecito sparare a chi forza il blocco (possibilmente alle gambe), esclusivamente nel caso di GRAVITA' ESTREMA del morbo, sia a causa della sua contagiosità, sia a causa della sua letalità, altrimenti assolutamente no NO!
Il problema, però, a questo punto cessa di essere soltanto "giuridico" e "filosofico", per diventare soprattutto "scientifico"; e, per l'esattezza, "epidemiologico".

***
P.S.
Ad ulteriore tranquillizzazione di chi legge, attualmente, un caso del genere non dovrebbe porsi neanche in teoria; ed infatti, se si viene fermati ai posti di blocco, basta rilasciare una idonea dichiarazione giurata che giustifichi lo spostamento (vera o falsa che essa sia), e si viene lasciati tranquillamente proseguire.
Semmai si verrà sanzionati in seguito, se tale dichiarazione dovesse risultare falsa.


iano

#1
Sono d'accordo con te , ma la gravità può essere anche solo presunta ,e non provata, ed in effetti non lo è (provata) in caso di gestione ottimale.
L'ipotesi però deve essere autorevole , e una cultura scientifica diffusa è la migliore arma.
Bisogna capire che il capitano Dogo va' regolarmente stipendiato , anche quando sembra stare lì a scrutare il nulla.
Ma se chi gestisce l'emergenza non è autorevole , e la sfiducia è diffusa , se un poliziotto inesperto gambizza qualcuno , non è lui il colpevole.
Se tutto funzionasse bene , la gestione dell'emergenza dovrebbe comportare solo una accentuazione delle modalità con cui si gestisce la normalità.
La normalità si gestisce con norme , le quali devono esistere , perché diversamente sarebbe impossibile non rispettarle , essendo di fatto invitati a non rispettarle, nel nome del realismo.
Difficile poi spiegare quando arriva il momento , che adessoi si fa' sul serio , anche se l'intelligenza e buon senso degli Italiani ha sempre superato le aspettative nelle emergenze.
Si vede che ci appassiona l'azzardo.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

green demetr

Mi pare che l'aporia filosofica sia se la filosofia debba parlare di guerra senza il suo contesto, e senza criticare i processi che l'hanno generata.
Infatti più che parlare dell'isteria di massa, a cui il buon senso delle forze dell'ordine può (o meno, bontà della giurisprudenza) rispondere.
Solitamente nei paesi democratici è il buon senso a prevalere. Su questo siamo d'accordo Eutidemo.
Mi interessa di più cosa l'abbia generata quella isteria, se già non lo sapessi. Gli scritti riguardanti il periodo nazista dei meccanismi paranoidi è nota (non che siamo in un periodo nazista, la mia attenzione è sui meccanismi, non fraintendetemi).
Per quanto l'ottimismo di Kant, penso che la storia abbia già risposto, anche se so che in america c'è un grande interesse per il nostro proprio per via dei discorsi sull'etica.


Diciamo così: tendiamo a dare per scontate molte cose, e quando qualcosa cambia ci crolla il mondo addosso.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Eutidemo


Ciao Iano.
Sono abbastanza d'accordo con te, sebbene alcuni aspetti siano alquanto problematici; soprattutto quello relativo alla "gravità presunta".
Al riguardo, invero, occorre distinguere tra chi impartisce le "regole di ingaggio", e chi le deve eseguire.
Ed infatti:
a)
Chi le deve impartire, deve articolarle con opportuna gradualità, in base alla "gravità della situazione" determinata da un gruppo di esperti (sebbene anche loro possano sbagliare).
b)
Chi le deve eseguire, invece, deve limitarsi ad applicarle (salvo che non si tratti di ordini criminali).
Ma pure messe le cose in questo modo, la faccenda non è semplice.
Un saluto!

Eutidemo


Ciao Green.
Hai proprio ragione!
Noi tendiamo a dare per scontate molte cose, e quando qualcosa cambia imprevistamente, ci crolla il mondo addosso.
Però, tra una guerra improvvisa ed una improvvisa epidemia, c'è una grossa differenza:
- nel primo caso, alla peggio ci si può arrendere;
- nel secondo caso, invece no, ma bisogna per forza continuare a combattere, fino all'esaurimento proprio o del nemico.
Non tutti i Cavalieri dell'Apocalisse sono concilianti; alcuni non danno quartiere!


Un saluto!


Jacopus

CitazionePerò, tra una guerra improvvisa ed una improvvisa epidemia, c'è una grossa differenza - nel primo caso, alla peggio ci si può arrendere;- nel secondo caso, invece no, ma bisogna per forza continuare a combattere, fino all'esaurimento proprio o del nemico.


Eutidemo, io ci vedo un'altra grande differenza, tutta a favore del coronavirus. I virus fanno parte dell'ambiente terrestre da miliardi di anni. Si ipotizza che vi fossero prima dell'evoluzione eucariota di alcuni esseri viventi (dai quali anche noi discendiamo). Parliamo appunto di miliardi di anni fa. La nostra condivisione biologica è data, non solo dal patrimonio di anticorpi che sfoggiamo e che ci rendono immuni a tantissimi virus, ma ancora di più dalla constatazione che tra il 5 e il 10 per cento del nostro genoma è stato ereditato dai virus.
Quindi definire i virus dei nemici mi sembra eccessivo. I virus non fanno altro che riequilibrare le forze biologiche della terra. Un equilibrio messo a dura prova negli ultimi secoli, certamente non dai virus.
Inoltre anche al virus ci si può arrendere e nella stragrande maggioranza dei casi, il virus offrirà in questo modo la chiave per non offenderci più, grazie al nostro sistema immunitario.
Non voglio sottovalutare quello che sta accadendo, tutt'altro. Sono in uno stato di ansia continuo, come molti di noi, e forse per esorcizzare questo stato bisogna in qualche modo accettarlo, perchè sono le leggi della natura. Il che ovviamente non significa che non dobbiamo opporci. Ben vengano vaccini, cura, profilassi e igiene, ci mancherebbe. Ma consideriamo anche di condividere il mondo con tutte le forze della natura, senza avere appunto una visione strettamente bellica. Tra l'altro i virus sono il gruppo vivente con il numero più alto di componenti. Una stima ritiene che ve ne siano, sulla terra, circa 800 milioni per metro quadro. E probabilmente ve ne saranno altrettanti quando la specie umana non ci sarà più perchè estinta o evoluta in una specie diversa.
Inoltre tornando al tuo paragone iniziale: il coronavirus, proprio perchè ora è il nemico, potrebbe aiutarci a riconsiderare tutti gli esseri umani come "vicini di casa", superando le visioni paranoidi che ci hanno afflitto negli ultimi  anni.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Eutidemo


Ciao Jacopus
Il tuo è un bellissimo commento, a cui c'è poco da aggiungere.
In particolare, è verissimo che circa l'8% del nostro materiale genetico proviene da virus che ci hanno attaccato milioni di anni fa, e che vengono denominati "Trasposoni"; ed infatti è ormai acclarato che il Dna estraneo, entrato nel genoma nel corso dell'evoluzione, rimane integrato nel patrimonio genetico umano in cui è entrato. 
Però si pensava che tale DNA perdesse la capacità di infettare l'ospite, e che questi frammenti fossero solo avanzi senza significato, e rientrassero in quello che era definito "Dna spazzatura"; cioè pezzetti di materiale genetico che avevano perso la loro funzione, un residuo di quanto era accaduto nella storia della specie.
Recentemente, invece, si è scoperto che alcuni di questi Trasposoni sono in grado di modificare anche il funzionamento dei nostri geni; in particolare possono contribuire alla controffensiva del corpo contro gli invasori estranei futuri, come virus e batteri, attivando e "svegliando" alcune parti del nostro sistema immunitario.
In conclusione, l'evoluzione è stata in grado di riutilizzare pezzi di virus (non attivi) rimasti nel nostro Dna da milioni di anni per combattere i nuovi virus che ci assalgono ora.
Un saluto!


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