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Transumanesimo e Sini

Aperto da green demetr, 03 Novembre 2019, 22:19:04 PM

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Ipazia

Citazione di: bobmax il 05 Novembre 2019, 10:31:17 AM
@Ipazia

Dialettica à la carte!
Un po' di materialismo condito da un po' di spiritualismo quanto serve... E il gioco è fatto!

Quando la realtà materiale finisce di risultare troppo brutta per essere affrontata...

Così il libero arbitrio esiste di certo! Su che base non si sa, ma "deve" esistere...

E intanto il nichilismo, di cui non si comprende neppure l'essenza, avanza.


Si comprende, si comprende. E' nell'illusionalità (e nella caduta di essa) delle verità à la carte delle narrazioni teologiche. Di fronte alle quali anche la rappresentazione materiale di un fiore contiene più spiritualità. E lo scarabocchio di un bambino più libertà. Spiritualità e libertà che non sono date, ma da conquistare di progenie in progenie. Questione cui risponde, lasciando in eredità qualche buon attrezzo mentale, prima della dipartita, ogni filosofo maieuta. Ogni maestro.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

Citazione di: Ipazia il 05 Novembre 2019, 14:21:50 PM
Citazione di: bobmax il 05 Novembre 2019, 10:31:17 AM
@Ipazia

Dialettica à la carte!
Un po' di materialismo condito da un po' di spiritualismo quanto serve... E il gioco è fatto!

Quando la realtà materiale finisce di risultare troppo brutta per essere affrontata...

Così il libero arbitrio esiste di certo! Su che base non si sa, ma "deve" esistere...

E intanto il nichilismo, di cui non si comprende neppure l'essenza, avanza.


Si comprende, si comprende. E' nell'illusionalità (e nella caduta di essa) delle verità à la carte delle narrazioni teologiche. Di fronte alle quali anche la rappresentazione materiale di un fiore contiene più spiritualità. E lo scarabocchio di un bambino più libertà. Spiritualità e libertà che non sono date, ma da conquistare di progenie in progenie. Questione cui risponde, lasciando in eredità qualche buon attrezzo mentale, prima della dipartita, ogni filosofo maieuta. Ogni maestro.

Sì... come il pensiero nichilista che non è nulla...

Una riflessione che davvero non c'entra niente con il nichilismo!

Ma che può avvenire quando si è molto lontani dall'averne anche solo un'idea.

E che succede, appunto, quando manca la fede nella Verità.

Così si butta il bambino (la Verità) con l'acqua sporca (la superstizione).
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Franco

#32
green:

Sini ha fatto una critica serrata ad Heidegger, che sostanzialmente attacca il suo approccio metafisico.

Franco ( = F) :

Mai avuto notizia di una critica serrata a Martin Heidegger da parte di Carlo Sini. Come ho iniziato a sottolineare nel mio primo intervento,  qui come in altre occasioni Sini evidenzia un'incomprensione essenziale della problematica heideggeriana. Detto meno eufemisticamente, Sini prende fischi per fiaschi allorché ritiene che Heidegger abbia decretato la fine della filosofia. Fraintendimento essenziale che si configura nel l'ennesima citazione fuori bersaglio, giacché sin dal fondamentale corso marburghese sull'essenza dell'indagine fenomenologica ( 1923 - 24) Heidegger intende iniziare a configurare la propria posizione speculativa additando la fenomenologia trascendentale ( = fenomenologia pura) di Husserl come una struttura che, benché fondata sulla nozione di intenzionalità quale struttura fondamentale della coscienza, non riesce a svincolarsi dall'ontologia classica, ovvero da un'indagine sull'essere la quale prende a modello l'ente. Onde solo in questo orizzonte speculativo è da intendere quanto richiamato da Sini.

Lo richiamo dall'Osservazione preliminare al grande corso marburghese:

"È mia convinzione che si sia alla fine con la filosofia. Noi siamo dinanzi a compiti del tutto nuovi, che con la filosofia tradizionale non hanno nulla a che fare".

Già magniloquente Heidegger non intende qui affatto far seguire la sentenza della morte della filosofia a quella nietzcheana della morte di Dio, pensando - come è nell'intendimento di Sini - di porsi nel solco della denuncia della perdita della centralità dell'umano. Tutt'altro. Ciò che Heidegger intende, già a partire dal primo grande corso marburghese, è di operare una progressiva fondazione della scienza metafisica attraverso una rielaborazione originaria della costituzione ontologica dell'uomo.

I fischi sono più intensi e i fiaschi più panciuti nella misura in cui Sini, in maniera peraltro meramente allusivo -enunciativa, sembra intendere la posizione di Heidegger come coerente con quella di Nietzsche in ordine alla perdita progressiva della centralità dell'uomo dettata dal tramonto della teologia cristiana come configurazione epistemica.  Il che, a mio avviso, significa non aver punto compreso l'orizzonte speculativo in cui Heidegger inscrive l'opera nietzschiana.

green:


Sini non si dispiace che la filosofia sia morta, anzi egli è il primo a dirlo che sia infine morta.

F:

Se la "constatazione" di Sini si fonda su fraintementi fondamentali come quelli che ho iniziato a tratteggiare, allora c'è da chiedersi se quello della morte della filosofia non sia un mero contenuto ideologico.

green:

Per quanto riguarda il pensiero debole, sinceramente dovete argomentare meglio, dove lo ravvisate.

Il pensiero debole vorrei ricordare nasce in Italia con Vattimo, e viene proseguito a tutt'oggi dalla meravigliosa rivista Aut-Aut, che ultimamente si è comunque discostata da quello stesso pensiero che aveva imbracciato allora (pensiamo agli anni 70, e al suo clima temporale).

Dunque sinceramente non capisco a cosa vi riferiate (Franco).

F:


Quando ho parlato di pensiero debole in riferimento a Carlo Sini non ho inteso chiamare in causa il filone di "pensiero" inaugurato da Gianni Vattimo, bensì ho inteso additare l'atteggiamento teoretico di Sini come una delle innumerevoli forme in cui il pensiero è debole in quanto non è capace di essere filosofico, cioè in quanto è ridotto a configurazione "epistemologica".

green:

Prende presto distanza dal superamento della metafisica (ossia dal nichilismo).

( e quindi franco, sini è d'accordo con te)



F:

Non capisco come possa essere d'accordo con me, dati i rilievi che ho appena iniziato a muovere.


donquixote

Citazione di: bobmax il 04 Novembre 2019, 23:41:04 PMNon vi è perciò alcuna differenza ontologica tra l'azione dell'uomo e quella dell'animale (d'altronde su cosa mai si fonderebbe questa differenza?)

La differenza si fonda sul cambio dei presupposti. In ogni animale (come nell'uomo antico) gli strumenti sono una estensione del proprio "saper fare", che non dipende dall'utilizzo di tali strumenti ma ne aumenta l'efficienza. Nell'era moderna invece è lo strumento che guida, e l'uomo diventa una sua estensione se non semplicemente una sua ancella, facendosi in qualche modo schiavo del medesimo. Facciamo il caso della filosofia e della scienza come strumenti umani per pervenire alla comprensione della verità (senza perdersi qui nella sua definizione): la filosofia è uno strumento che l'uomo può utilizzare per ripensare ex novo il mondo, mettendo in dubbio tutto ciò che si è pensato fino a quel momento (come facevano i filosofi antichi e come tentò di fare ad esempio Cartesio) e giungere ad un "risultato" che, soddisfacente o meno, ha una sua conclusione. La scienza invece non permette di essere pensata daccapo mettendo in dubbio tutto ciò che ha espresso nel corso del tempo per eventualmente rivederlo, ma è necessario che il suo "sapere" sia dato per scontato per poter "fare progressi" nella conoscenza. Se ogni filosofo potrà essere origine e conclusione di un pensiero che possa descrivere (più o meno bene) il mondo e se ogni uomo può, se ha il talento necessario, padroneggiare per intero lo strumento "filosofia",  lo scienziato sarà solo un ingranaggio dello strumento "scienza" molto più grande di lui che lo sovrasta e lo asservisce a sé, poichè non può esistere un uomo che sappia padroneggiare in toto lo strumento "scienza". Lo stesso ragionamento è valido, mutatis mutandis, per strumenti più limitati che non sono il mezzo per esprimere il sapere di un uomo ma il risultato di una "sapienza collettiva" di cui l'uomo è solo un frammento più o meno significativo ma in sè non certo decisivo. Il telefonino, per fare un esempio, è una evoluzione del telegrafo e poi di quello senza fili e poi della radio eccetera, e non potrebbe esistere se non fossero esistiti tutti gli altri "strumenti".
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

paul11

#34
Ciao Green e al forum

Se come dice Sini, nella modernità(Nietzsche, Husserl, Heidegger) si fa esperienza con un'altra verità, perché la verità si articola nella molteplicità dei corpi e dei discorsi, in maniera che non è traducibile in una unica verità.
E ancora: la verità non è giudizio, non è un principio di non contraddizione.
E infine: l'umano è quello da fare, non quello che è.

Questo è ciò che dice Sini da poco più del minuto 50 fino alla fine del video.
Si deduce che:
1) non c'è mai stata la verità, per cui:
a) le culture si sono fondate sulla finzione, sulla menzogna
b) e su quale verità potrebbe fondarsi?
2) se non c'è una verità, come è possibile costruire un giudizio di falsità sulla cultura passata e presente?
3) se la verità si articola per persone e linguaggi e non vi è alcuna verità in quanto non è assoggettabile agli umori intestinali dei singoli individui, forse sarebbe corretto dire che non esiste la verità: sarebbe meglio non nominare la verità
4) se la verità non è un giudizio, per cui non è possibile relazionarla per sapere nemmeno la falsità, non è nemmeno un principio di non contraddizione e quindi non è razionalmente logico , di cosa parla Sini ? Non certo di verità
5) se l'umano è da fare significa che ogni umano vissuto finora è vissuto invano.

Adatto che non è il primo video o lettura che ho di Sini,..........probabilmente ha ragione Bobmax, ma è un accademico.........ed è un aggravante,

Dopo il post umano e il transumanesimo sono in attesa del cripto umanesimo.
Se questa è filosofia è giusto che agonizzi.

Se qualcuno mi indica dove Nietzsche presenta una verità senza licenze poetiche, ma razionale e logica, tale da potere costruire una demistificazione sui fondamenti delle culture e giungere alla fenomenologia della menzogna?.................(postatela però sulla discussione Nietzsche)
Non basta picconare una cultura secondo i propri umori.

Citaz di Green per Bobmax
Bobmax si ho capito quello che intendi dire, ma addirittura corrompere le giovani menti come fosse un Socrate qualsiasi (che invece il lato politico ce l'aveva bene in mente)!

E' vero la verità in Sini non è mai contemplata fino in fondo.
Ma infatti lo dice a metà lezione "attenzione ora quello che vi dirò non dovrei dirvelo, proprio rispetto a quanto detto prima" ossia che la verità è dento i discorsi.

Ma lui non sta facendo un discorso dialogico, la sua è una lezione.
E così sarebbe una lezione in solitudine.

Mentre la filosofia è quel nesso tra discorsi che si trasmettono un sapere concordato.

Non è che la verità non esista, è che la verità filosofica è sempre quella verità all'interno di una comunità che decide che quella verità sia tale.
Ma il vero passaggio importante che non ha riportato in questa lezione, è che questa verità è solo una soglia a cui la storia deciderà se aderire o meno.

Perciò la verità è un transito
tra una generazione ed un altra.

Sta alla bravura dell'una e dell'altra stare dentro il presente a cavallo tra passato e futuro.

E' una filosofia che perciò fa i conti col nostro morire, e con la traccia che lasciamo di noi stessi.

Non è una verità facilmento afferrabile, se non addirittura inafferabile.
Ma questa tua ( e non solo tua, molti ex-studenti se ne lamentano) visione di un Sini approssimativo o poco incisivo a livello filosofico, è a mio modo di vedere eccessiva.

Certo forse nel transito non riusciamo più a vedere la verità.
Ma perchè questa verità sia tale è necessario ritornare a questionare quella verità.

La verità è sempre presunta. Financo quella deduttiva (dal meccanicismo al quantismo).

Bisogna sempre ridefinire le coordinate di riferimento.

Io non credo che Sini sia soltanto il transito, credo si sopratutto la traccia.

Certo in periodi di cambio degli assetti umani, o di crisi economiche come la nostra, tu vorresti una filosofia più sicura. Lo capisco, ma non è che Sini ogni tanto non provi a essere realista, come quando recentemente è stato messo nelle classe dei saggi da parte del sindaco di Milano.
Per poi tornare al pubblico con la coda tra le gambe.

E' ovvio! il politico e il filosofico non sembrano proprio competergli.
Vogliamo fargliene una colpa?

Io continuo a vederelo come il massimo filosofo Italiano.


......E ti contraddici anche tu se segui il "massimo filosofo italiano"
Lo storicismo evolutivo e progressista è finito.
La verità non è un patto commerciale o un equilibrio contrattuale politico,questa sì che è
menzogna.
Noi umani di generazione in generazione passiamo la verità e le contraddizioni e non c'è nessun uomo futuro fideistico fondato più sullo strumento tecnico che sul discorso(linguaggi),diversamente non si capisce come la modernità consegni un umano progredito tecnicamente e progredito nell'ignoranza, con istituti culturali che non sono certo nati prima della modernità, ma che questa ha riprodotto a sua immagine come mimesi per tenere insieme un briciolo di società, affinché non arrivi la legge del tutti contro tutti. In altri termini sono ancora gli istituti millenari che tengono in piedi questa società, poiché diversamente sarebbe già affondata nel cripto-umanesimo, altro che post umano e transumanesimo. Sono le cause che nessun filosofo moderno e contemporaneo è riuscito a demistificare, anzi lo hanno interpretato all'inverso.
Illudendosi di uccidere Dio e gli istituti fondativi antichi, hanno pensato di dispiegare una umanità libera..........ma di che?????Siamo prigionieri delle nostre stesse libertà illuse.
Una cultura si abbatte ,prima conoscendola bene nei suoi fondativi culturali che sono sempre meta-fisici e non storie interpretate, reinterpretate così come passano le stagioni e gli astri nel cielo.
Quale è la verità reinterpretata che può fondere una nuova umanità?
Ma quando impareremo a capire che è la mente e non gli occhi che legge il mondo?
E' il come noi interpretiamo razionalmente i domini che si trovano i fondativi dagli aborigeni australiani, ai boscimani, ai tagliatori di teste, fino alla cultura occidentale.
Non è la tecnica che decide il progresso, ma di come si interpreta la relazione ragione/strumento fino a diventare la mente strumentale allo strumento, alla tecnica,tanto da non più accorgersene, come un dolore anestetizzato.

Ipazia

Le stratificazioni, l'arché-ologia, che anche quando parla di Dio, si riferisce sempre all'umano. Il grano buono continua a germogliare nei secoli dei secoli e nel germoglio vi è verità. Questo dice pure la parte veridica e persistente di FN.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

Citazione di: donquixote il 05 Novembre 2019, 21:28:47 PM
Citazione di: bobmax il 04 Novembre 2019, 23:41:04 PMNon vi è perciò alcuna differenza ontologica tra l'azione dell'uomo e quella dell'animale (d'altronde su cosa mai si fonderebbe questa differenza?)

La differenza si fonda sul cambio dei presupposti. In ogni animale (come nell'uomo antico) gli strumenti sono una estensione del proprio "saper fare", che non dipende dall'utilizzo di tali strumenti ma ne aumenta l'efficienza. Nell'era moderna invece è lo strumento che guida, e l'uomo diventa una sua estensione se non semplicemente una sua ancella, facendosi in qualche modo schiavo del medesimo. Facciamo il caso della filosofia e della scienza come strumenti umani per pervenire alla comprensione della verità (senza perdersi qui nella sua definizione): la filosofia è uno strumento che l'uomo può utilizzare per ripensare ex novo il mondo, mettendo in dubbio tutto ciò che si è pensato fino a quel momento (come facevano i filosofi antichi e come tentò di fare ad esempio Cartesio) e giungere ad un "risultato" che, soddisfacente o meno, ha una sua conclusione. La scienza invece non permette di essere pensata daccapo mettendo in dubbio tutto ciò che ha espresso nel corso del tempo per eventualmente rivederlo, ma è necessario che il suo "sapere" sia dato per scontato per poter "fare progressi" nella conoscenza. Se ogni filosofo potrà essere origine e conclusione di un pensiero che possa descrivere (più o meno bene) il mondo e se ogni uomo può, se ha il talento necessario, padroneggiare per intero lo strumento "filosofia",  lo scienziato sarà solo un ingranaggio dello strumento "scienza" molto più grande di lui che lo sovrasta e lo asservisce a sé, poichè non può esistere un uomo che sappia padroneggiare in toto lo strumento "scienza". Lo stesso ragionamento è valido, mutatis mutandis, per strumenti più limitati che non sono il mezzo per esprimere il sapere di un uomo ma il risultato di una "sapienza collettiva" di cui l'uomo è solo un frammento più o meno significativo ma in sè non certo decisivo. Il telefonino, per fare un esempio, è una evoluzione del telegrafo e poi di quello senza fili e poi della radio eccetera, e non potrebbe esistere se non fossero esistiti tutti gli altri "strumenti".

Tuttavia i "presupposti" sono probabilmente errati sia in un caso che nell'altro.

Difatti, laddove lo strumento è inteso come estensione, l'uomo è al centro; mentre quando è l'uomo ad essere estensione, diventa centrale lo strumento.

Senza però considerare che una centralità, sia in un caso che nell'altro, non ha alcuna ragion d'essere.

Perché non esiste mai nessun autentico "centro".

Ciò che avviene, in ogni istante, è una danza dove tutti partecipano, e nessuno suona la musica.

Può sembrare che la Luna giri attorno alla Terra. Ma in effetti girano assieme.

E anche se può sembrare paradossale, non vi è mai un completo controllo di una parte su un'altra.

Neppure tra me e la zappa con la quale dissodo il terreno.

Questa stessa frase rispecchia l'idea della centralità: "io" dissodo.
Ma è un'idea errata: avviene il dissodare. Un evento dove anche la zappa ci mette la sua parte...
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Citazione di: donquixote il 05 Novembre 2019, 21:28:47 PM
Citazione di: bobmax il 04 Novembre 2019, 23:41:04 PMNon vi è perciò alcuna differenza ontologica tra l'azione dell'uomo e quella dell'animale (d'altronde su cosa mai si fonderebbe questa differenza?)
La differenza si fonda sul cambio dei presupposti. In ogni animale (come nell'uomo antico) gli strumenti sono una estensione del proprio "saper fare", che non dipende dall'utilizzo di tali strumenti ma ne aumenta l'efficienza. Nell'era moderna invece è lo strumento che guida, e l'uomo diventa una sua estensione se non semplicemente una sua ancella, facendosi in qualche modo schiavo del medesimo.

Perchè limitare la differenza in senso negativo e non contrapporre il ben più esteso senso positivo di potenziamento delle facoltà umane attraverso uno sviluppo tecnico cui non basta la superiorità empirica ma necessita pure una superiorità razionale ? E' la ragione lo spartiacque, non la versatilità empirica.

CitazioneFacciamo il caso della filosofia e della scienza come strumenti umani per pervenire alla comprensione della verità (senza perdersi qui nella sua definizione): la filosofia è uno strumento che l'uomo può utilizzare per ripensare ex novo il mondo, mettendo in dubbio tutto ciò che si è pensato fino a quel momento (come facevano i filosofi antichi e come tentò di fare ad esempio Cartesio) e giungere ad un "risultato" che, soddisfacente o meno, ha una sua conclusione. La scienza invece non permette di essere pensata daccapo mettendo in dubbio tutto ciò che ha espresso nel corso del tempo per eventualmente rivederlo, ma è necessario che il suo "sapere" sia dato per scontato per poter "fare progressi" nella conoscenza. Se ogni filosofo potrà essere origine e conclusione di un pensiero che possa descrivere (più o meno bene) il mondo e se ogni uomo può, se ha il talento necessario, padroneggiare per intero lo strumento "filosofia",  lo scienziato sarà solo un ingranaggio dello strumento "scienza" molto più grande di lui che lo sovrasta e lo asservisce a sé, poichè non può esistere un uomo che sappia padroneggiare in toto lo strumento "scienza". Lo stesso ragionamento è valido, mutatis mutandis, per strumenti più limitati che non sono il mezzo per esprimere il sapere di un uomo ma il risultato di una "sapienza collettiva" di cui l'uomo è solo un frammento più o meno significativo ma in sè non certo decisivo.

Anche questa impostazione trovo sia affetta da un negativismo riduzionista. Uno scientista potrebbe vedere in ciò la superiorità del carattere oggettivo della scienza sul soggettivismo inconcludente della filosofia. Ma anche da una prospettiva più neutra sul piano metafisico questa rappresentazione non convince. Nè sul versante filosofico nè su quello scientifico. Una filosofia faidatè non sopravviverebbe alla vita del suo creatore. Essa è un prodotto sociale che deve rispondere, come la scienza, a domande socialmente condivise. Solo questa abilità la rende filosofia consegnando quel pensiero al futuro.

Sul versante opposto, le rivoluzioni scientifico-tecnologiche hanno un impatto sulla realtà  - vissuta e pensata - ben più sconvolgente di speculazioni filosofiche che girano intorno agli stessi insoluti ontologici da migliaia di anni. Nulla osta che un grande scienziato padroneggi tutti gli angoli più esoterici del pensiero scientifico. La pietra di paragone non può essere l'utilizzatore finale di tutta questa grazia di Dio tecnoscientifica. Così come nella filosofia non può essere l'autodidatta che si crogiola nelle sua quattro idee ignorando allegramente la storia della filosofia e il dibattito cui essa è approdata nella ricerca di una verità capace di legittimarla anche socialmente e non solo come pharmakon individuale.

Rispondendo infine a bobmax: il sapere collettivo, trasmissibile lungo un medium indipendente da DNA e "trasmissione orale" del branco, questa è la grande specificità ontologica che ci differenzia dagli altri animali inclusi i più evoluti, versatili e "tecnologici" del pianeta. La scrittura e un linguaggio altamente specializzati, che includono anche i contenuti logico-matematici.

CitazioneIl telefonino, per fare un esempio, è una evoluzione del telegrafo e poi di quello senza fili e poi della radio eccetera, e non potrebbe esistere se non fossero esistiti tutti gli altri "strumenti".

Discorso opinabile. La riproduzione del suono è passata dai dischi microsolco alle testine magnetiche, supporti ottici digitali, supporti elettronici e punta già ai qbit quantistici che forse riusciranno a restituirci la bellezza audio dell'analogico primitivo. Ciascuna di queste tecnologie avrebbe potuto svilupparsi indipendentemente, e in totale assenza, dalle altre.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
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bobmax

Citazione di: Ipazia il 06 Novembre 2019, 14:35:05 PM
Citazione di: bobmax il 04 Novembre 2019, 23:41:04 PMNon vi è perciò alcuna differenza ontologica tra l'azione dell'uomo e quella dell'animale (d'altronde su cosa mai si fonderebbe questa differenza?)
Rispondendo infine a bobmax: il sapere collettivo, trasmissibile lungo un medium indipendente da DNA e "trasmissione orale" del branco, questa è la grande specificità ontologica che ci differenzia dagli altri animali inclusi i più evoluti, versatili e "tecnologici" del pianeta. La scrittura e un linguaggio altamente specializzati, che includono anche i contenuti logico-matematici.

Il "medium indipendente" esiste anche per gli animali. Che lasciano segni, che permangono per comunicare l'un l'altro.
E' sufficiente osservare un cane durante la sua passeggiata.

Occorre a mio avviso non confondere la differente "quantità" dalla differente "qualità", intesa quest'ultima come differenza ontologica.

Esiste soltanto una differenza quantitativa, mai qualitativa.

Quest'ultima differenza è soltanto un'idea senza fondamento. Che deriva dal credere vera l'oggettività in sé. Con l'aggravante di un antropocentrismo ormai davvero poco digeribile.

Sono convincimenti che hanno fatto il loro tempo, è ora di renderci conto che si tratta di pura illusione.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Ma un medium indipendente come la Bibbia i cani non hanno ancora imparato a trasferirlo alle generazioni canine future. Non è detto che sia un male, ma è certamente una variazione qualitativa. Linguaggio e scrittura che lo memorizza e trasmette, avevo scritto. Ma anche solo la complessità del linguaggio umano, con le sue caratteristiche trascendentali,  è quantità che diventa qualità. E con la scrittura si chiude infine il cerchio ermeneutico della qualità.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

E dai con 'sto trascendentale...

Un tempo vi era l'anima a distinguerci da tutto il resto e adesso, che l'anima non è più di moda, ci si inventa il trascendentale!

Cosa ci si inventa pur di non guardare la realtà...

Dove tutto, ma proprio tutto sfuma nel nulla.
E questo Nulla è Dio.

Esiste solo Dio cara Ipazia.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Non è colpa mia se Kant ha aperto una strada a-teistica alla specificità antropologica. Che tale rimane anche aggiornando il concetto kantiano alle figure più attuali delle psicologie, delle scienze dell'anima  ;D Nulla e Dio non li conosco. Presentameli  ;)
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

Citazione di: Ipazia il 07 Novembre 2019, 09:44:48 AM
Non è colpa mia se Kant ha aperto una strada a-teistica alla specificità antropologica. Che tale rimane anche aggiornando il concetto kantiano alle figure più attuali delle psicologie, delle scienze dell'anima  ;D Nulla e Dio non li conosco. Presentameli  ;)

È sufficiente che guardi la realtà per quello che è, e non per quello che vorresti...

Kant ha inventato il trascendentale perché la realtà gli appariva troppo brutta, per essere vera.

Ma non è brutta, è orrenda.

Fino a quando c'è un io...
:D
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Il mio io continua a trovarla niente male la realtà. Anche senza aver conosciuto i signori Dio e Nulla. Quando la troverà orrenda il mio io ne trarrà le debite conseguenze: mica siamo eterni. Prima o poi ...
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
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bobmax

Citazione di: Ipazia il 07 Novembre 2019, 17:27:39 PM
Il mio io continua a trovarla niente male la realtà.

Certamente, infatti ti culli nelle illusioni, come le invenzioni trascendentali.

Quanti sforzi, pur di non vedere...

Ma intanto il cinismo cresce e traspare in ogni tua parola.
Fino a quando le illusioni cadranno e dovrai affrontare lo sguardo della Medusa.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

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