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Tempo ed eternità

Aperto da Apeiron, 09 Gennaio 2017, 14:23:37 PM

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acquario69

Citazione di: Sariputra il 12 Gennaio 2017, 11:22:53 AM
 il Nirvana non è né immanente né trascendente, è indicibile e indescrivibile, se ne può fare solo esperienza diretta , ma non è Dio, nè un Principio nè la Causa né la Distruzione delle cause...Non sorge né tramonta...Non è il Nulla né il Tutto...la sua "funzione" è dare pace... :)

capisco...quindi il nichilismo assoluto,che dovrebbe poi dare la pace..terminale! 

questa sarà (se non lo e'gia) la nuova "religione" del nuovo ordine mondiale -post umano/iper relativista-...in effetti coincide alla perfezione

Sariputra

Citazione di: acquario69 il 12 Gennaio 2017, 12:12:47 PM
Citazione di: Sariputra il 12 Gennaio 2017, 11:22:53 AMil Nirvana non è né immanente né trascendente, è indicibile e indescrivibile, se ne può fare solo esperienza diretta , ma non è Dio, nè un Principio nè la Causa né la Distruzione delle cause...Non sorge né tramonta...Non è il Nulla né il Tutto...la sua "funzione" è dare pace... :)
capisco...quindi il nichilismo assoluto,che dovrebbe poi dare la pace..terminale! questa sarà (se non lo e'gia) la nuova "religione" del nuovo ordine mondiale -post umano/iper relativista-...in effetti coincide alla perfezione

Acquario, sarebbe un nichilismo se non fosse presente come meta da raggiungere il Nirvana...e sarebbe una forma di teismo se il nirvana fosse considerato trascendente. Il Dharma buddhista sta lontano da questi due estremi ( che vengono definiti come l'estremo positivo della metafisica e l'estremo negativo del nichilismo) e si propone come autentica "via di mezzo" (madyamika) lontana da ogni estremo...
Tieni presente poi che il buddhismo è fortemente etico. :)
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

acquario69

Citazione di: Sariputra il 12 Gennaio 2017, 12:29:04 PM
Citazione di: acquario69 il 12 Gennaio 2017, 12:12:47 PM
Citazione di: Sariputra il 12 Gennaio 2017, 11:22:53 AMil Nirvana non è né immanente né trascendente, è indicibile e indescrivibile, se ne può fare solo esperienza diretta , ma non è Dio, nè un Principio nè la Causa né la Distruzione delle cause...Non sorge né tramonta...Non è il Nulla né il Tutto...la sua "funzione" è dare pace... :)
capisco...quindi il nichilismo assoluto,che dovrebbe poi dare la pace..terminale! questa sarà (se non lo e'gia) la nuova "religione" del nuovo ordine mondiale -post umano/iper relativista-...in effetti coincide alla perfezione

Acquario, sarebbe un nichilismo se non fosse presente come meta da raggiungere il Nirvana...e sarebbe una forma di teismo se il nirvana fosse considerato trascendente. Il Dharma buddhista sta lontano da questi due estremi ( che vengono definiti come l'estremo positivo della metafisica e l'estremo negativo del nichilismo) e si propone come autentica "via di mezzo" (madyamika) lontana da ogni estremo...
Tieni presente poi che il buddhismo è fortemente etico. :)


per Nirvana si intende liberazione dal dolore (la sua funzione e' dare pace,come dicevi prima) ...giusto ?!?

se e' così,allora perché se per il buddismo che predichi tu,dove alla fine mi pare di capire che e' un assenza di tutto..nessuna causa,nessun niente di niente,allora emerge l'aspirazione a tale pace e liberazione?!
...liberazione e pace di (e da) che,se poi e' di per se tutto effimero e inesistente?

Sariputra

#48
Citazione di: acquario69 il 12 Gennaio 2017, 12:47:17 PM
Citazione di: Sariputra il 12 Gennaio 2017, 12:29:04 PM
Citazione di: acquario69 il 12 Gennaio 2017, 12:12:47 PM
Citazione di: Sariputra il 12 Gennaio 2017, 11:22:53 AMil Nirvana non è né immanente né trascendente, è indicibile e indescrivibile, se ne può fare solo esperienza diretta , ma non è Dio, nè un Principio nè la Causa né la Distruzione delle cause...Non sorge né tramonta...Non è il Nulla né il Tutto...la sua "funzione" è dare pace... :)
capisco...quindi il nichilismo assoluto,che dovrebbe poi dare la pace..terminale! questa sarà (se non lo e'gia) la nuova "religione" del nuovo ordine mondiale -post umano/iper relativista-...in effetti coincide alla perfezione
Acquario, sarebbe un nichilismo se non fosse presente come meta da raggiungere il Nirvana...e sarebbe una forma di teismo se il nirvana fosse considerato trascendente. Il Dharma buddhista sta lontano da questi due estremi ( che vengono definiti come l'estremo positivo della metafisica e l'estremo negativo del nichilismo) e si propone come autentica "via di mezzo" (madyamika) lontana da ogni estremo... Tieni presente poi che il buddhismo è fortemente etico. :)
per Nirvana si intende liberazione dal dolore (la sua funzione e' dare pace,come dicevi prima) ...giusto ?!? se e' così,allora perché se per il buddismo che predichi tu,dove alla fine mi pare di capire che e' un assenza di tutto..nessuna causa,nessun niente di niente,allora emerge l'aspirazione a tale pace e liberazione?! ...liberazione e pace di (e da) che,se poi e' di per se tutto effimero e inesistente?

Non mi sembra di usare un tono predicatorio. Se ti sembra così , mi dispiace veramente..
L'aspirazione alla pace nasce dall'aspetto impermanente di ogni cosa, che alla fine rivela il suo vuoto e il suo carattere insoddisfacente ( magari non tutti sentono la vita insoddisfacente, ma questo è un altro discorso...). Quindi pace intesa come cessazione del desiderio incessante, dell'avversione e dell'ignoranza della vera natura impermanente di ogni cosa. Ottenere questa pace, secondo il Buddha, è possibile; è possibile in questa vita e non in un ipotetico "aldilà". Per raggiungere questa pace ha insegnato un sentiero di Liberazione dalla brama, dall'odio/avversione e dall'ignoranza/illusione. Questo sentiero è stato da Lui chiamato il Nobile Ottuplice sentiero.
Liberazione intesa quindi non come annichilimento ma come fruizione di questo stato di pace da brama, avversione, illusione. Infatti il termine pali Nibbana (Nirvana) significa estinzione ( per la scuola theravada anche come libertà dal desiderio: nir+vana ).Si libera la mente non più irretita dall'idea di un sè personale, durevole, eterno e sostanziale e che quindi vede tutti i fenomeni per quello che sono: impermanenti, insoddisfacenti e privi di qualunque sé/sostanza.
La realtà per il Buddhismo non è inesistente (se fosse così sarebbe inesistente anche il dolore in ultima analisi), è ben presente. Inesistente è il nostro modo di concepirla come permanente, sostanziale e dotata di esistenza intrinseca ( ossia dotata di un "anima" o sostanza). La natura della mente che ottiene la Liberazione è inconcepibile, indescrivibile e non è l'Io o sé autonomo, non è una divinità e non è la Causa o il substrato del Tutto. E' semplicemente...il nirvana  :) :) :)  
I
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paul11

Citazione di: maral il 12 Gennaio 2017, 10:43:45 AM
Citazione di: paul11 il 12 Gennaio 2017, 10:02:42 AM

Il kalpa ,il giorno di Brahama, ( e lo dice persino wikipedia....) a ritroso ha esattamente il tempo originario che la scienza contemporanea occidentale ha dato al pianeta terra, circa 4,5 miliardi di anni.  E' casuale?.......
Danielou in proposito alla durata dell'universo scrive ("Miti e dei dell'India", BUR, p.286): "La vita di Brahma dura cento anni" (Markandeya Purana 46,21). Una volta creato il mondo resta immutato per un giorno di Brahma che è un periodo di 2.160.000.000 anni Il mondo e tutto ciò che contiene è in seguito consumato dal fuoco, ma i saggi, gli dei e i principi degli elementi sopravvivono. Durante la notte Brahma dorme. Quando si risveglia ristabilisce la creazione e il processo si ripete fino a quando non è completato il centesimo anno, un numero che richiede 15 cifre per esprimerlo in anni umani...
Mille cicli dei quattro Yuga (età del mondo) sono un giorno di Brahma. Trecentosessanta di questi giorni formano un anno. La vita di Brahma dura 100 anni. Quando tale periodo è terminato, Brahma stesso cessa di esistere.
Già la voce kalpa in wikipedia presenta uno schema temporale. da cui si intuiscono varie cosette.

Uno schema invece ancora più definito dovrebbe   dare sul grande ciclo tutti i cicli interni (yuga).
Risulterebbe un grande insieme ciclico con al suo interno altri piccoli cicli, una sorta di sistema planetario e non è detto che il riferimento sia proprio questo.

Ma i libri Veda descrivono anche  la nascita di MANU il primo uomo(L'Adamo biblico) in un sotto ciclo del kalpa, che è il manvantara e risultano 7 MANU ( Man= uomo in inglese, ma anche i sistemi di misura anglosassoni hanno preso dall'antica cultura vedica)).
MANU in sanscrito equivale al pensiero.

Potrebbe essere che la trasmigrazione delle anime e/o reincarnazione applicata alla spiritualità e portata dal giainismo ( e appare la famosa croce uncinata ,ma rispetto alla svastica nazista cambiano gli orientamenti dei "bracci) abbiano ascendenze culturali con i 7 Manu, che dovrebbero corrispondere alle sette razze umane via via comparse di cui noi siamo ovviamente la settima ..... ma non finirebbe con noi

Apeiron

Citazione di: Sariputra il 12 Gennaio 2017, 11:51:43 AM
Citazione di: Apeiron il 12 Gennaio 2017, 09:49:13 AM
Citazione di: Sariputra il 12 Gennaio 2017, 00:01:26 AM
Citazione di: maral il 11 Gennaio 2017, 23:01:01 PMNon so, ma ci sento una differenza tra ciò di cui mi parli come Atta e ciò che noi occidentali chiamiamo Essere. Perché l'Essere, che è concepito come tale in Occidente da Parmenide nel suo poema (ed è da lì che nasce la filosofia dell'Occidente) è figura del Logos, mentre non mi pare che possa considerarsi così per Atta, per come me lo dici, esso infatti trascende in partenenza ogni possibilità del Logos. E' Parmenide infatti che facendo parlare la Dea (quindi, se si vuole, il pensiero mitico) le fa dire di non credere a ciò che essa dice perché lo dice, ma in virtù di un giudizio raziocinante, ossia del Logos e così dicendo la dea distrugge il pensiero mitico che incarna. Il pensiero orientale invece non mi sembra che abbia mai vissuto questa contrapposizione così escludente tra pensiero mitico e razionalità, nel pensiero orientale l'ancoraggio al mito resta e per questo l'essenza è non essenza, è del tutto inesprimibile, è illuminazione completamente paradossale a cui il pensiero logico che astrattamente e definitivamente separa Essere e Non essere (o anche Ente e Niente) non può giungere in alcun modo. Forse qualcosa di più simile che non l'Essere parmenideo, potrebbe essere l'Infinito (Apeiron) di Anassimandro. Nel frammento di Anassimandro c'è scritto che « principio degli esseri è l'infinito (ápeiron)....da dove infatti gli esseri hanno l'origine, lì hanno anche la distruzione secondo necessità, poiché essi pagano l'uno all'altro la pena e l'espiazione dell'ingiustizia secondo l'ordine del tempo. » Dove l'ingiustizia è proprio quella che commette ogni essere venendo a esistere, ossia separandosi dall'infinito e l'espiazione che ristabilisce la giustizia è il karma delle reincarnazioni.
Non conoscendo la filosofia occidentale dò per scontato che alcuni termini filosofici orientali abbiano esatta analogia con il significato che hanno nella nostra cultura... :( Per chiarire meglio: Sistema atta ( o atma-vada) è la teoria secondo cui il reale è sostanza, permanente ed eterna, e ha una natura propria. L'atman si potrebbe tradurre con Sè, Anima, Sostanza. Infatti è equiparato a dravya (sostanza), a nitya (permanente, eterno), a svabhava ( natura), a sara( essenza) e a vastu (reale). Sistema anatta (tipico del buddhismo) ( o anatma-vada) è la teoria dell'assenza del sé (anima), per cui tutte le cose sono prive di sostanza o di realtà permanente e identica; tutto è impermanente, mutevole, momentaneo ( anitya), non-essere, negazione, assenza (abhava). Essere è quindi ciò che è presenza, permanente, sostanziale. Non-essere è ciò che diviene, che muta, che è assente. Apeiron, se gustando in eterno quella torta non provi noia, ma solo un piacere infinito, ecc...non puoi essere "tu" a gustartela, ma "qualcos'altro" che non è un Io come comunemente lo intendiamo! Questo tentavo di dire. A parer mio è impossibile per l'Io umano vivere un simile stato. E' come dire."Se fossi come un pesce proverei piacere a nuotare in eterno"...ma non lo siamo! L'Io, che è tempo( e che crea il suo tempo), non può vivere in una dimensione senza tempo. Il problema, se di problema si può parlare, Apeiron è che tu non parti dall'esperienza per poi riflettere su di essa , ma ritieni che la riflessione in sé sia sufficiente a spiegare l'esperienza. Nella cultura indiana , dai Veda in poi, la filosofia è al servizio della pratica meditativa e i trattati filosofici sono sostanzialmente delle guide all'esperienza da vivere. In Occidente invece la filosofia è pura astrazione, non è richiesto ad un filosofo di vivere la sua convinzione o riflessione filosofica ( mi viene in mente Schopenhauer che amava la vita e le donne, "Chi non ama le donne il vino e il canto, è solo un matto e non un santo", e poi teorizzava l'ascetismo ...). Per questo, riflettendo solo sui termini, non vedi differenze tra moksha e Nibbana, per es., che ti appaiono entrambi un bel Nulla.Si può spiegare dettagliamente all'infinito come si fa a pescare, ma se poi non provi l'esperienza del pescare, come puoi sapere se quella guida è corretta?... :) Sicuramente hai letto , nel canone pali, l'esempio che fa il Buddha dell'uomo colpito da una freccia...
Il motivo per cui credo non potremo comprendere le filosofie indiane è appunto il fatto per noi inconcepibile che la filosofia è in servizio alla meditazione e non viceversa. Nella nostra mentalità occidentale noi siamo portati prima a comprendere e poi a fare. Questo metodo è usato moltissimo nella scienza e in particolare nei "Gedankenexperiment" (esperimento mentale) di Einstein. Anzi più o meno tutta la filosofia occidentale è un "Gedankenexperiment": prima ci costruiamo il modello e poi tentiamo di applicarlo alla realtà. Motivo per cui qui in occidenti vedi tantissime teorie filosofiche che non portano a nessuna "salvezza" ma semplicemente si cerca la verità in sé stessa senza preoccuparsi della condizione del "ricercatore". Nel Gedankenexperiment della torta dici bene che l'io che si gusta la torta non è un io umano comunemente inteso perchè l'io umano comunemente inteso certamente è più sensibile alle condizioni esterne. Tuttavia nemmeno un deva è un io umano e nemmeno lo è un animale. Ora se io rinascessi deva e riuscissi a stare felice per l'eternità nel mio "paradiso" contrariamente a quanto dice Buddha allora credo che in tal caso avrei raggiunto la liberazione da malattia-vecchiaia-morte. Ebbene l'obiezione che si può fare al buddismo è: chi te lo dice che nessun mondo di rinascita è eterno? E la risposta: Buddha che conosce i "lavori del karma" lo sa, fidati! Il punto è che finchè si fa filosofia o scienza bisogna indagare e essere (metodologicamente) senza fede. Dunque se per assurdo esistesse un tale mondo deva permanente la ricerca del Nirvana buddista avrebbe senso? La risposta è "no" se si ritiene che la "negatività" della vita sia l'attaccamento a stati impermanenti. La risposta viceversa è "sì" se si ritiene che l'eternità della liberazione è "migliore" di quella del (presunto) mondo deva eterno. Il mio "io" del paradiso cristiano chiaramente è diverso dal mio "io" terreno e la cosa si mostra per il fatto che immaginandomi di restare per sempre in un posto per come sono fatto io oggi mi terrorizzerebbe. Rimane di capire prima di iniziare un percorso se l'obbiettivo promesso è migliore o no di un altro (per noi). Conosco la sutta dell'uomo colpito dalla freccia ma la ritengo utile solo dopo aver scelto il percorso non quando uno si deve decidere. Comunque le descrizioni "esperienziali" di Moksha e Nirvana mi paiono molto simili. Credo che bene o male l'obbiettivo è lo stesso ma il modo con cui lo si raggiunge fa in modo che concettualmente siano descritti in modo diverso. Schopenhauer era un tipico filosofo occidentale esposto all'oriente e infatti l'analogia tra la sua filosofia e l'oriente è meramente concettuale. Tornando ad immaginarci l'eternità: 1) proseguimento infinito della vita terrena - insoddisfacente perchè conduce a noia e disperazione; 2) conservazione del sé nelle memorie altrui - inconsistente perchè appunto l'io ormai non c'è più; 3) edonismo puro - insoddisfacente perchè invece di elevarci ci abbassa; 4) visione estetica della vita - vedere tutto "sub specie aeternitatis" alla Spinoza, tempo rimosso dal mondo. Problema: congelare tutto causa un senso di prigione; 5) eterno ritorno di Nietzsche - prigione; 6) eterno samsara - prigione; 7) diventare uno col mondo (panteismo, taoismo ecc) - davvero è un bene diventare un tutt'uno con questo mondo di malattie, morte ecc? 8 ) paradiso Cristiano- Dvaita e simili. Visione beatifica di Dio di cerrto è un'elevazione ammesso che siano vere (ma i dubbi sono troppi...) 9) Liberazione buddhista-Advaita. Pace assoluta. Ma non è uguale alla morte? 10) nichilismo/eterno oblio. A meno che uno non sia amorale non può che ritenere che la vita in questo scenario è tragica...
L'eventuale deva godereccio però dovrebbe vivere in un "paradiso" permanente...Siddharta sostiene , in base alla Sua pratica meditativa, che non esiste nulla di permanente. A questo ci si può credere o non credere, ma non cambia il fatto che solo di impermanenza noi facciamo , come Io, esperienza e con questa impermanenza abbiamo a che fare. Immaginare "come" potrebbe essere un mondo permanente popolato di deva permanenti è immaginazione, fare ipotesi affascinanti...però indimostrabili, a cui ci si può credere solo per fede. Visto che la meta che si prefigge il Buddha è raggiungere la Liberazione qui, nel presente aggregato, le fantasiose speculazioni sui mondi superiori e inferiori, così care alla tradizione indiana, servono per rafforzare l'importanza etica dell'agire qui e ora e con questa motivazione vengono narrate nei sutra. Penso che bisogna tener presente che, nella visione indiana, gli infiniti mondi, sono un tutt'uno; non vengono visti come "trascendenti" nel senso del paradiso trascendente dell'islam e del cristianesimo...è un pò diversa qui la storia... Comunque non è mia intenzione "convertire" nessuno... ;D io ritengo che l'esperienza sia fondamentale , tu che sia più importante la comprensione intellettuale ed eventualmente poi la pratica. Sono due approcci diversi, entrambi legittimi...

No mi sono spiegato male :) so benissimo che non intendi "convertire" nessuno e ritengo il buddismo tra le (poche) vere eccellenze mai prodotte dall'umanità. E anzi ammiro la fortissima pragmatica del buddismo e l'idea che l'importante è l'esperienza (spero che almeno questo si sia capito da vari miei post sul buddismo in altri threads). Volevo però far notare che in una discussione filosofica bisogna essere pronti a mettere in discussione tutto, impermanenza compresa. Siamo bombardati da visioni di eternità tra loro diversissime (ho fatto un elenco che non era per nulla esaustivo...) e lo scopo del thread era valutarle tutte e vedere quale era la migliore facendo un'analisi onesta e senza pregiudizi. Se vogliamo fare una discussione filosofica dobbiamo essere pronti a discutere pregi e difetti delle nostre credenze. Quindi chiaramente in una discussione filosofica si pretende la comprensione intellettuale o almeno una "dotta ignoranza", cioè capire che non si può capire.

La mia obiezione non era sulla veridicità del buddismo ma semplicemente sul fatto che  la concezione del rapporto dukkha-anicca mi pare un po' troppo "esagerata", dove con dukkha si intende da quello che ho capito "stato negativo". Ebbene supponi per assurdo che quel "paradiso deva" ci sia. A mio giudizio sarebbe ancora insoddisfacente per motivi diversi da quello che il Sublime dice. Chiaramente lo stato di piacere infinito ci farebbe stare bene eppure sarebbe a mio giudizio un "salto all'indietro" rispetto alla nostra condizione. Sarebbe uno sprofondamento in piaceri "umani, troppo umani" che ci renderebbero più simili a "animali perpetui" che a esseri "perfezionati". Se vuoi sto dicendo che il buddismo è troppo fissato con l'impermanenza mentre a mio giudizio bisogna anche vedere la "purezza" di un piacere. Un po' come dire che si dovrebbe scegliere un'eternità rispetto all'altra in base al (purtroppo mal definito) "valore" di tale eternità. Così come nella vita terrena a volte ci si sacrifica per la libertà e per il bene altrui rinunciando a piaceri troppo "edonistici" e di poco valore.

P.S. Il paradiso cristiano non è completamente "trascendente" è più che altro "invisibile" cioè non comprensibile e percepibile da noi. Qui non vedo così tanta differenza con gli altri mondi della rinascita buddista :)
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Apeiron

Mi sono dimenticato di dire inserire l'eternità neoplatonica.
11) Ritorno all'Uno trascendente o unione con Dio creatore. La differenza con la visione cristiana-dvaita ecc è che qui l'individuo si "riassorbe" in Dio mentre nel Paradiso gode della Sua presenza. (mi pare che sia simile alla concezione di paul11 - chiedo a lui conferma)
Gli altri 10:
1) proseguimento infinito della vita terrena - insoddisfacente perchè conduce a noia e disperazione; 2) conservazione del sé nelle memorie altrui - inconsistente perchè appunto l'io ormai non c'è più; 3) edonismo puro - insoddisfacente perchè invece di elevarci ci abbassa; 4) visione estetica della vita - vedere tutto "sub specie aeternitatis" alla Spinoza, tempo rimosso dal mondo. Problema: congelare tutto causa un senso di prigione; 5) eterno ritorno di Nietzsche - prigione; 6) eterno samsara - prigione; 7) diventare uno col mondo (panteismo, taoismo ecc) - davvero è un bene diventare un tutt'uno con questo mondo di malattie, morte ecc? 8 ) paradiso Cristiano- Dvaita e simili. Visione beatifica di Dio di cerrto è un'elevazione ammesso che siano vere (ma i dubbi sono troppi...) 9) Liberazione buddhista-Advaita. Pace assoluta. Ma non è uguale alla morte? 10) nichilismo/eterno oblio.

Se avete voglia potreste dirmi che ne pensate di ciascuna di queste eternità?

Detto questo tutta l'arte è un tentativo di "afferrare l'eternità". Un libro tenta di "elevare" la sua storia da una semplice raccolta di fatti (anche immaginari) ad un mondo a sé, dotato di significato e di valore. A mio giudizio vedere le cose sub specie aeternitatis (in senso generale, non in senso usato da Spinoza)è vederle in modo da ritenere che abbiano un valore e/o un significato magari sconosciuto.
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

paul11

Aperion,
-La reincarnazione/trasmigrazione delle anime, non comporta memoria delle passate vite nel corpo fisico "nuovo".
Paradossalmente noi stessi potremmo essere reincarnati, ma inconsapevoli.

-la visione estetica/estatica è già una forma di distacco mondano.

-L'eterno ritorno di Nietzsche presuppone la conoscenza dei cicli periodici temporali delle scienze degli "Arya",dei libri Veda e potrebbe essere davvero così.

-Fisicamente, chimicamente un corpo umano morto si decompone, si dissolve in molecola toranndo a disposizione del pianeta.Questo è un dato di fatto, una tautologia.Altro se c'è un'anima/spirito.

-Diventare tutt'uno con il pianeta forse è un modo di rientrare nei cicli vedici

-Non credo all'oblio, se tutto ebbe un 'origine fisica cosmologica astronomica, oppure divina-spirituale-fisica ed esiste un'intelliggibilità dentro un ordine che ci appare nel divenire temporale ,in cui il tempo è metronomo dei fenomeni proprio per costruire sequenze intellegibili, deve avere un senso.

-Non credo al Dio sensibile percettivo con il barbone biancovestito,
Semmai credo ad un ritorno all'Uno.

-Veniamo alla problematica Nirvana/buddhismo e cristianesimo (parusia,escatologia)- paradiso-eterno
Il discorso sarebbe lungo e complesso, per cui detto in breve  penso che lo"stato" di Nirvana corrisponda ad uno "stato/eterno".
Lì si è fuori dalle schiavitù fisiche dentro e fuori di sè,non c'è dimensione temporale seppure il metronomo batte ,non esiste nel Sè che è in un'altra dimensione e riunisce in sè gli ordini e quindi è talmente armonico che tutto è allo stesso tempo negativo e positivo, per cui si dissolvono.Chi riesce a toccare un simile stadio da vivente ha riordinato il mondo dentro di sè E' il massimo per un vivente .Ci sono famosi rabbini durante la storia che studiavano il modo di ritornare all'origine di Genesi,E' un processo che ha lo stesso fine.
Quando nei testi cristiani si parla di giudizio universale, di Rivelazioni(o Apocalisse di S.Giovanni),degli ultimi giorni, c'è una serie di fatti cronologici che dovrebbero avvenire poichè profetizzati.
Quì vi sono alcune incongruenze, perchè appiono contraddittoriamente due impostazioni di nuovo(ccome ai tempi di S,Paolo) la sconfitta del male, fine del giudizio e tutti si torna ora felici e contenti in una nuova umanità fisica in un corpo fisico. Oppure il "Padre che è nei cieli" è stato interpretato ellenisticamente come trascendente 
il dominio naturale, oltre il mondo fisico, fuori dal tempo fisico e dalla vita fisica,Come si "viva" da spiriti, nell'eterno  è fuori dalla nostra portata mentale, linguistica, potremmo dire cosa non è, ma dire cosa sia ritengo di no.

Quella fine ultima dove i morti risorgono e tutto è giudicato, attenzione perchè è vicina alla storia dei sette Manu.
Ogni Manu finisce e risorge dopo un diluvio, una catastrofe e di nuovo il ciclo.
E se il cristianesimo ci apparisse lineare solo perchè ha descritto un solo ciclo?

Apeiron

Citazione di: paul11 il 12 Gennaio 2017, 23:12:25 PMAperion, -La reincarnazione/trasmigrazione delle anime, non comporta memoria delle passate vite nel corpo fisico "nuovo". Paradossalmente noi stessi potremmo essere reincarnati, ma inconsapevoli. -la visione estetica/estatica è già una forma di distacco mondano. -L'eterno ritorno di Nietzsche presuppone la conoscenza dei cicli periodici temporali delle scienze degli "Arya",dei libri Veda e potrebbe essere davvero così. -Fisicamente, chimicamente un corpo umano morto si decompone, si dissolve in molecola toranndo a disposizione del pianeta.Questo è un dato di fatto, una tautologia.Altro se c'è un'anima/spirito. -Diventare tutt'uno con il pianeta forse è un modo di rientrare nei cicli vedici -Non credo all'oblio, se tutto ebbe un 'origine fisica cosmologica astronomica, oppure divina-spirituale-fisica ed esiste un'intelliggibilità dentro un ordine che ci appare nel divenire temporale ,in cui il tempo è metronomo dei fenomeni proprio per costruire sequenze intellegibili, deve avere un senso. -Non credo al Dio sensibile percettivo con il barbone biancovestito, Semmai credo ad un ritorno all'Uno. -Veniamo alla problematica Nirvana/buddhismo e cristianesimo (parusia,escatologia)- paradiso-eterno Il discorso sarebbe lungo e complesso, per cui detto in breve penso che lo"stato" di Nirvana corrisponda ad uno "stato/eterno". Lì si è fuori dalle schiavitù fisiche dentro e fuori di sè,non c'è dimensione temporale seppure il metronomo batte ,non esiste nel Sè che è in un'altra dimensione e riunisce in sè gli ordini e quindi è talmente armonico che tutto è allo stesso tempo negativo e positivo, per cui si dissolvono.Chi riesce a toccare un simile stadio da vivente ha riordinato il mondo dentro di sè E' il massimo per un vivente .Ci sono famosi rabbini durante la storia che studiavano il modo di ritornare all'origine di Genesi,E' un processo che ha lo stesso fine. Quando nei testi cristiani si parla di giudizio universale, di Rivelazioni(o Apocalisse di S.Giovanni),degli ultimi giorni, c'è una serie di fatti cronologici che dovrebbero avvenire poichè profetizzati. Quì vi sono alcune incongruenze, perchè appiono contraddittoriamente due impostazioni di nuovo(ccome ai tempi di S,Paolo) la sconfitta del male, fine del giudizio e tutti si torna ora felici e contenti in una nuova umanità fisica in un corpo fisico. Oppure il "Padre che è nei cieli" è stato interpretato ellenisticamente come trascendente il dominio naturale, oltre il mondo fisico, fuori dal tempo fisico e dalla vita fisica,Come si "viva" da spiriti, nell'eterno è fuori dalla nostra portata mentale, linguistica, potremmo dire cosa non è, ma dire cosa sia ritengo di no. Quella fine ultima dove i morti risorgono e tutto è giudicato, attenzione perchè è vicina alla storia dei sette Manu. Ogni Manu finisce e risorge dopo un diluvio, una catastrofe e di nuovo il ciclo. E se il cristianesimo ci apparisse lineare solo perchè ha descritto un solo ciclo?

So benissimo che la reincarnazione non comporta necessariamente la memoria ma è anche vero che non mi ricordo un tubo di quando avevo un anno, tuttavia ero comunque io (e non ero io per un certo punto di vista  ;D ). Il discorso è che un eterno samsara non è proprio il massimo perchè per necessità i cicli sono limitati nel tempo e chi abita nel samsara per vivere si deve attaccare a qualcosa di impermanente. E anche se uno fosse sempre contento nel samsara il ciclo nascita-morte-rinascita-rimorte sarebbe comunque una vita perpetua e non una vita eterna, ergo sarebbe sempre incompleta e senza senso.
Nel cristianesimo da quanto io posso capire Dio non è antropomorfo, è "personale" ossia ha proprietà condivise con noi. Non è quindi né totalmente diverso da noi ma non è uguale a noi e quindi è ineffabile. La salvezza cristiana in sostanza è il "completamento" che si ha con la "visione beatifica". A differenza del neoplatonismo questo "ritorno a Dio" non sarebbe un riassorbimento nell'Uno ma una "elevazione" dell'io - in sostanza anche noi saremo trasformati in qualcosa che è simile a noi ma non è uguale.
Chiaramente poi se il cosmo è ciclico il cristianesimo descriverebbe a modo suo un ciclo.
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Sariputra

Citazione di: Apeiron il 13 Gennaio 2017, 14:50:16 PM
Citazione di: paul11 il 12 Gennaio 2017, 23:12:25 PMLa salvezza cristiana in sostanza è il "completamento" che si ha con la "visione beatifica". A differenza del neoplatonismo questo "ritorno a Dio" non sarebbe un riassorbimento nell'Uno ma una "elevazione" dell'io - in sostanza anche noi saremo trasformati in qualcosa che è simile a noi ma non è uguale. Chiaramente poi se il cosmo è ciclico il cristianesimo descriverebbe a modo suo un ciclo.

E' il sogno profondo dell'Io quello di assumere infine una dimensione eterna ( che però non può che immaginare come una vita perpetua) e lasciarsi alle spalle quella fastidiosa sensazione di fragilità e incompletezza che lo attanaglia. Quindi è proprio di "elevazione" dell'Io, come scrivi, che si parla nel cristianesimo ( e ancor di più nell'Islam ). Un Io che è simile al nostro Io attuale ( che però non riusciamo a definire  chiaramente cos'è questo senso di "Io") che, da impermanente e corruttibile, diventa permanente e incorruttibile.
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

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