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Tecnocrazia

Aperto da cvc, 01 Ottobre 2016, 09:22:31 AM

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cvc

Stamattina assistevo ad  un programma di approfondimento in tv. Lo scopo della trasmissione era quello di approfondire I temi attuali della situazione economico finanziaria cercando, presumibilmente, di renderli assimilabili dall'ascoltatore medio (cioè mediamente ignorante in materia strettamente finanaziaria).
Si esordisce dicendo che da qualche anno ormai le banche assumono sempre più matematici di professione, e va bene. Poi si sente dire che la Deutsche Bank è praticamente un hedge fund, allegria. Dimenticavo la premessa del presentatore, ancor più incoraggiante, che I temi trattati risultano di difficile comprensione non solo per il cittadino medio (l'ignorantone come me) ma persino per gli stessi addetti ai lavori. Quindi si procede alla presentazione degli ospiti, tutti esimi professoroni della L0ndon School of Economic e simili. E qui avviene forse la cosa più umana del programma, ossia la sotterranea guerra psicologica dei vari luminari, un gioco di sguardi che lascia capire all'osservatore attento le invidie e le gelosie che circolano nell'ambiente, le ambizioni di prestigio di questi snocciolatori di tecnicismi.
Dopo pochi minuti di dibattito, fra un ipotetico rischio sistemico ed un rischio potenziale legato ai derivati, una osservazione sul bail in e una sulle sofferenze, un parallelo fra Germania e Italia per vedere chi si è indebitato meglio o peggio, il solito ritornello che negli Usa sono più avanti e si sono mossi prima di noi, dopo pochi minuti che paiono un'eternità, il malcapitato spettatore medio=ignorantone=io, decide che non ne può più. Aveva iniziato l'ascolto con le migliori intenzioni, deciso a volerci capire qualcosa, ma il massimo che è riuscito ad ottenere è la spiegazione di un tecnicismo con un altro tecnicismo.
Quindi parte l'esame di coscienza. Forse sono davvero troppo ignorante, forse dovrei mettermi a studiare per capirci di più. Poi però mi ricordo che il presentatore diceva che queste cose sono spesso difficilmente comprensibili per I tecnici stessi, gente che per decenni ha masticato formule noiosissime e grafici più freddi dell'antartide.
Allora come se ne esce? Boh, proviamo ad abbozzare una riflessione.
Questo mondo incasinato di derivati alla deriva, di banche che scommettono più di un ubriacone che striscia dentro e fuori il portone della snai, di ingegneristica finanziaria, è ciò che sta guidando il nostro povero mondo. Una volta l'economia fu definita la scienza triste, paragonata a questa roba sembra però più divertente di un film di Checco Zalone. Eppure ho sentito che c'è una giustificazione, perchè il mondo è pieno di rischi, ed è inevitabile tenerne conto, e dato che dobbiamo affrontare rischi continui allora conviene affidarsi agli esperti, quelli che sviscerano il rischio in tutte le sue parti, che mangiano algoritmi e ti salutano con un grafico alle spalle. E' il prezzo che dobbiamo pagare per la nostra vita tranquilla (e qui chissà perchè mi viene in mente Bakunin:"Una risata vi seppellirà")

Signore e signori, benvenuti nell'era della tecnocrazia.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

sgiombo

Come ti capisco!

Invito comunque tutti a riflettere (non: a trarre conclusioni affrettate) sul fatto che prima della caduta del muretto di Berlino (ormai possiamo chiamarlo anche così, dato il successivo proliferare di lunghissime, munitissime, enormi, sorvegliatissime, pericolosissime, micidiali, criminalissime barriere delle più svariate fogge e materiali, che peraltro mai nessun giornalista main stream si sognerebbe di chiamare "della vergogna"... Per non parlare degli omicidi per annegamento in quella micidialissima muraglia che é diventato il Mediterraneo...) questi problemi per noi occidentali erano quasi inesistenti e anche per "gli altri" ve n' erano certo anche di molto gravi, ma comunque la situazione era infinitamente migliore dell' attuale.

Lungi da me pretendere che sempre, necessariamente "post hoc, ego: propter hoc", ma comunque qualche interrogativo comincerei a pormelo...

cvc

Citazione di: sgiombo il 01 Ottobre 2016, 11:16:20 AM
Come ti capisco!

Invito comunque tutti a riflettere (non: a trarre conclusioni affrettate) sul fatto che prima della caduta del muretto di Berlino (ormai possiamo chiamarlo anche così, dato il successivo proliferare di lunghissime, munitissime, enormi, sorvegliatissime, pericolosissime, micidiali, criminalissime barriere delle più svariate fogge e materiali, che peraltro mai nessun giornalista main stream si sognerebbe di chiamare "della vergogna"... Per non parlare degli omicidi per annegamento in quella micidialissima muraglia che é diventato il Mediterraneo...) questi problemi per noi occidentali erano quasi inesistenti e anche per "gli altri" ve n' erano certo anche di molto gravi, ma comunque la situazione era infinitamente migliore dell' attuale.

Lungi da me pretendere che sempre, necessariamente "post hoc, ego: propter hoc", ma comunque qualche interrogativo comincerei a pormelo...
Nemmeno gli storici sono unanimemente concordi su da dove fare cominciare un fatto. Ad esempio, la seconda guerra mondiale, c'è chi la fa cominciare dalla prima, chi dalle guerre franco prussiane, chi addirittura dalla guerra dei sette anni.
Personalmente, in base alle mie povere conoscenze, il declino attuale ha avuto la più grande svolta dalla guerra del Vietnam. Questa, che forse è stata la più inutile delle guerre, ha dissanguato le casse del tesoro USA, sganciando il dollaro dall'oro e quindi le altre valute dal dollaro. È da qui in poi che le banche hanno via via smesso di finanziare l'economia reale per cominciare a speculare, e non si è più stampata moneta sulla base delle riserve auree ma sulla garanzia di contratti derivati, sempre più incomprensibili. Fino ad arrivare all'attuale tecnocrazia, dove la popolazione è vista come una massa di parassiti, che non possono fare altro che confidare nelle prodezze dei tecnocrati. Oppure imparare a giocare in borsa, con il 99% di probabilità di rovinarsi e l'1% di diventare un gran signore.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

paul11

La grande cultura è finita ai primi decenni del Novecento.
Sono spariti man mano i padrri del pensiero e  oggi siamo passati dallo Statista che governava pensando per generazioni, al politico che ragiona sul proprio mandato all'imbonitore che gioca alle tre carte, compiendo fraudolenza legale con la demagogia.
Lo stesso vale in economica, dove i pensieri macroeconomici sono divenuti "classici", al massimo siamo arrivati al monetarismo e poi tanta microeconomia.Oggi per studiare algoritimicamente l'andamento economico si utilizza un ingegnere civile che ha studiato come costruirei ponti.

La tecnocrazia in questo caso economica,stà al modo di voler costruire ad arte complessità per giustificare la propria presenza nei ruoli delle organizzazioni umane. Detto in altri termini, non contano nulla perchè non sanno nulla.
E' mia convinzione che la tecnocrazia del finto depositarvi di un sapere in realtà nasconde il nulla, il vuoto a perdere, e va bene al potere economico che muove le potenti leve, che pone fra sè e il popolo la tecnocrazia della complessità inestricabile, in modo tale che il risparmiatore, il "popolino" mai possa comprendere e quindi affifi loro i risparmi di una generazione precedente alla sua e i suoi.
Quando in USA anni fa capirono l'enorme accumulazione in risparmi che giacevano staticamente nei conti correnti e depositi a risparmio, ebbero la prima illuminazione di costruire Fondi Comuni d'Investimento prettamente speculativi.In Italia arrivò da noi con la liberalizzazione della legge bancaria, siamo negli anni Ottanta del "rampantismo" e vi fu un fiorire di una nuova professione ( due volte mi mi chiesero di sceglierlo come mestiere),
lo spacciatore o pusher dei risparmi privati.
Non stò a dilungarmi, ma chi crede per sua somma ignoranza, di fare grandi investimenti con pochi soldi, deve sapere che è come andare al Casinò e giocarli alla roulette, tanto più vuole guadagnarci.
E adatto che l'economia "reale" e non quella "virtuale" alla fine decide se si perde o si vince, o sbanchiamo la roulette, o ci accontentiamo di averci guadagnato poco o niente, oppure ci lasciamo il nostro capitale.
Quanti hanno veramente sbancato la roulette da permettersi  di aver cambiato la propria vita?
Tutto alla fine è a sommatoria zero, ovvero alla fine della serata chiuso il Casinò si tirano i conti, come nelle filiali in banca.
Da quando, quindi, la finanza non è più servita al ruolo intermediario fra risparmio e investimenti commerciali, agricoli e industriali, ma a creare denaro da denaro ,speculando fino a inficiare gli stessi rami produttivi che sono i veri costruttori del plusvalore, l'economia è diventata "l'astrazione  ingegneristica".
Così come hanno permesso legalmente alla ditta di Canicattì di avere un complesso commerciale fisicamente, ma la sede amministrativa è a Parigi, e la sede legale è alle Caimann e gestita da un prestanome il cui vero proprietario è ......all'Ucciardone o dalle parti di Corleone in un bunker con vasca Jacuzzi,, hanno permesso su un titolo a debito, ad esempio titoli fondiari sulle ipoteche delle case (come è avvenuto in USA) di spezzettare quel debito, e ancora di nuovo spezzettarlo ed a ogni passaggio renderne difficile la tracciabilità in quanto spargerlo come un virus nelle borse mondiali e al popolo mondiale di chi si affida al suo agente nella filiale bancaria che gli ha suggerito di avere giusto giusto un investimento sicuro e proficuo che il suo capo e il capo del suo capo volevano disfarsi perchè loro hanno le informazioni e l'informazione è potere....il resto è venuto da sè

Popolo di imbonitori, tecnocrati del nulla, pusher di droghe...in che strano tempo siamo. Eppure era tutto più semplice.........

maral

Già, benvenuti nel mondo della tecnocrazia dove nessuno ci capisce più niente, nemmeno i tecnocrati, anche se, a ben vedere, ognuno di loro (altrimenti che tecnocrate sarebbe?) è sempre più che mai convinto di avere capito tutto su scala globale e te lo spiega pure, poi se l'esito degli eventi lo smentisce, chiaro è colpa dell'altro tecnocrate, del mondo stupido e ignorante, di quello che si doveva fare e non è stato fatto.
La tecnologia ci restituisce un mondo incomprensibile, ma dove tutti credono che comprendere sia facilissimo; la tecnologia ci restituisce un mondo sempre più incontrollabile, ma dove tutto va sempre controllato nei minimi dettagli; la tecnologia ci presenta un mondo facile, basta premere un bottone per rendere l'impossibile possibile, ma premendo quel bottone possono succedere casini a non finire proprio perché l'impossibile diventa possibile, a portata di dito.
Il tecnocrate è lì non per spiegarci le cose, ma per ricordarci che non possiamo fare altro che avere fede in lui, tanto non possiamo capirci niente. Un tempo l'incomprensibile era materia della religione, oggi è materia sua e, dandogli fede, gli confermiamo la sua fede in se stesso, dato che anche lui con tutte le mappature non ne capisce nulla, proprio come noi. Ma a qualcuno si dovrà pur darla questa fiducia.

cvc

Una volta ho sentito Renzi dire che lui spiegherebbe quello che sta succedendo alle banche, ma è troppo complicato. E il ministro Lorenzin, dovendo rispondere ad una semplice domanda sulla sanità, diceva che doveva prima visionare l'ultimo aggiornamento dei dati, trovare la mediana, il percentile, la divergenza, la covarianza.....
È un po' come il genitore che dice al figlio:  "Un domani capirai". Oppure, come raccontava uno scrittore dialettale che non ricordo, come i preti di una volta che dovevano celebrare la messa in latino. Non sapendo il latino, inventavano le parole. Tanto la gente non capisce un c. Come disse Berlusconi a Sgarbi che gli faceva osservazione su di un quadro ad Arcore. Tanto la gente non capisce un c. Più che non capire, non presta attenzione. Altrimenti vedrebbe che il ministro alla sanità non è laureato in medicina, e quello alla difesa non ha prestato in giorno di servizio nell'esercito. Ma il linguaggio tecnico nasconde spesso le verità più semplici, quando è usato non per necessità, ma per intorbidare le acque e confondere i pesci.
Ma il problema non è solo questo. Si sono costruite strutture dove conta sempre meno l'elemento umano, perché dell'uomo si dice sempre un gran bene, ma in verità nessuno si fida più di nessuno. Ci si fida solo della tecnica. La quale, fra l'altro è opera dell'uomo. Abbastanza contraddittorio....
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

doxa

A proposito di economia..., sul quotidiano "Il Sole 24 Ore", di oggi, 2 ottobre, c'è un articolo di Fabrizio Galimberti titolato: "Impariamo a leggere l'economia",  in cui fra l'altro dice: "Non si finisce mai di imparare", recita un antico detto. E quel che è vero per le lezioni delle scienze, delle lettere e della vita, è specialmente vero per l'economia. L'economia è sempre stata una disciplina che reagisce agli eventi. Da quando le teste pensanti dell'umanità si sono chinate su quel "formicaio impazzito" che è il sistema economico (milioni di individui che producono e consumano, comprano e vendono, si affannano e lavorano) hanno elaborato varie teorie su come funzionano ingranaggi e rotelle di questo complesso meccanismo. Ma poi gli eventi si incaricano di gettare in faccia crisi impreviste e costringere gli economisti a tornare alla lavagna e cambiare quelle leggi economiche che erano meno cogenti di quel che si credeva.
Il primo grosso evento che le fece cambiare pelle fu la Grande depressione degli anni Trenta. Fu allora che l'economia scoprì, grazie al genio di John Maynard Keynes, il ruolo della domanda e degli "spiriti animali" nel determinare il cammino di un sistema economico.

Il secondo grosso evento è la recente Grande recessione. Una crisi imprevista anch'essa. E proprio questa imprevisione ha costretto ancora una volta gli economisti a rinnovare la 'cassetta degli attrezzi'. Questa volta fu riscoperta l'interazione cruciale fra finanza ed economia.

Fra Grande depressione e Grande recessione c'è un filo rosso di comunanza. Nella crisi degli anni Trenta teneva banco l'ingenua convinzione che l'economia non si potesse adagiare in un equilibrio di sottoccupazione: il sistema economico si sarebbe risanato da solo. Del pari, all'origine della crisi finanziaria che debordò nella Grande recessione, ci fu un'altra versione di quell'ingenua convinzione: i mercati finanziari sono super-efficienti e si aggiustano da soli.

Da allora molte iniziative sono state prese per irrobustire l'architettura finanziaria. Ma ancora siamo alle prese con le ferite profonde di questa crisi, mentre siamo entrati nella terra incognita delle politiche monetarie non convenzionali.

sgiombo

#7
Citazione di: altamarea il 02 Ottobre 2016, 11:26:51 AM
A proposito di economia..., sul quotidiano "Il Sole 24 Ore", di oggi, 2 ottobre, c'è un articolo di Fabrizio Galimberti titolato: "Impariamo a leggere l'economia",  in cui fra l'altro dice: "Non si finisce mai di imparare", recita un antico detto. E quel che è vero per le lezioni delle scienze, delle lettere e della vita, è specialmente vero per l'economia. L'economia è sempre stata una disciplina che reagisce agli eventi. Da quando le teste pensanti dell'umanità si sono chinate su quel "formicaio impazzito" che è il sistema economico (milioni di individui che producono e consumano, comprano e vendono, si affannano e lavorano) hanno elaborato varie teorie su come funzionano ingranaggi e rotelle di questo complesso meccanismo. Ma poi gli eventi si incaricano di gettare in faccia crisi impreviste e costringere gli economisti a tornare alla lavagna e cambiare quelle leggi economiche che erano meno cogenti di quel che si credeva.
Il primo grosso evento che le fece cambiare pelle fu la Grande depressione degli anni Trenta. Fu allora che l'economia scoprì, grazie al genio di John Maynard Keynes, il ruolo della domanda e degli "spiriti animali" nel determinare il cammino di un sistema economico.

Il secondo grosso evento è la recente Grande recessione. Una crisi imprevista anch'essa. E proprio questa imprevisione ha costretto ancora una volta gli economisti a rinnovare la 'cassetta degli attrezzi'. Questa volta fu riscoperta l'interazione cruciale fra finanza ed economia.

Fra Grande depressione e Grande recessione c'è un filo rosso di comunanza. Nella crisi degli anni Trenta teneva banco l'ingenua convinzione che l'economia non si potesse adagiare in un equilibrio di sottoccupazione: il sistema economico si sarebbe risanato da solo. Del pari, all'origine della crisi finanziaria che debordò nella Grande recessione, ci fu un'altra versione di quell'ingenua convinzione: i mercati finanziari sono super-efficienti e si aggiustano da soli.

Da allora molte iniziative sono state prese per irrobustire l'architettura finanziaria. Ma ancora siamo alle prese con le ferite profonde di questa crisi, mentre siamo entrati nella terra incognita delle politiche monetarie non convenzionali.


CitazioneOvvio: l' economia non é scienza (nemmeno umana o "soft", come direbbero gli amerikanofili) é ideologia (falsa coscienza al servizio del potere)!

E infatti a qualcuno risulta forse che i professoroni della Bocconi (o della London School of Economics) ne abbiano mai imbroccata una che é una (nemmeno per isbaglio, alla faccia della statistica secondo la quale non sarebbe possibile sbagliare sempre immancabilmente) ?!?!?!