Tecniche per mantenere il discorso aperto rispetto a quello (paranoico) chiuso.

Aperto da green demetr, 19 Settembre 2017, 11:23:09 AM

Discussione precedente - Discussione successiva

green demetr

Tecniche per mantenere il discorso aperto rispetto a quello (paranoico) chiuso.

Come nella Hollywood degli anni d'oro, il genere era il pretesto per un approfondimento psicologico dei protagonisti.
Così in filosofia la generalità del discorso aperto, serve solo ad una presa etica, nel senso di ethos, di stare nel mondo.
Ossia di un approfondimento psicologico.
Come nel film western si devono rispettare lo spazio e le convenzioni del genere, così nel discorso si devono rispettare lo spazio (la circoscrizione di un problema) e le convenzioni, ossia le presunzioni del discorso.
Ma il tutto sarebbe in funzione di un approfondimento psicologico.

Come ad esempio proprio la meta-questione, del genere che ha portato alla dissoluzione del genere stesso.

Non esiste più la Hollywood d'oro, perchè non esiste più l'approfondimento psicologico.

Stavo pensando forse che l'approfondimento psicologico nel tempo moderno fa a meno della generalizzazione.

Come se il soggetto si identifica subito nell'approfondimento psicologico.

Così l'eroe western, che spesso è solo una convenzione, per ragionare di altro. Si è trasformato proprio nel ragionare di se stesso dei super-eroi che infestano i cinema.
Ma anche penso alla produzione crepuscolare del western contemporaneo, che mette a lutto il proprio genere.
Come nei film di Eastwood Gli Spietati, o voglio citare anche "Le bianche tracce della vita " di WinterBottom.

Non c'è dunque l'oggetto fisso che genera produzione di pensiero. Ossia non c'è fissazione d'oggetto per liberare il soggetto (come nel periodo d'oro di hollywood 1930-1960.)

Ma c'è identificazione tra genere e soggetto, come ad esempio nei thriller sempre più all'iterno delle vite delle massaie (insieme alla cronaca nera).

Ossia il soggetto diventa il suo oggetto. 

E' di nuovo il processo paranoico.

Ossia quando la filosofia dimentica la vita. Il suo stare nel Mondo.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Un altra intuizione radicale, la butto lì grezza.

Nella teoria degli insiemi sarebbe che la finzione diventa il funtore della funzione.

Per cui il S soggetto diventa consapevolmente tale, e cioè responsabile, solo quando trova una corrispondenza in sè tra gli elementi che piovono a cascata dall'inconscio U universale. E gli ogetti O del suo co-dominio.
Che poi la realtà presunta.

Il punto è quello di riconoscere ciò che rimbalza al soggetto rispetto alla sua azione discorsiva che proietta la sua finzione sul suo co-dominio di ricerca.

Come se la funzione che determina tramite l'azione intellettuale del soggetto, appunto la sua finzione/funzione, sulla presunta realtà, di rimando imponga la necessità al soggetto di disvelare la sua interiorità, ossia a disvelare quegli elementi dell'universale inconscio che si attivano (tramite il piacere/dispiacere) tramite le infinite azioni del soggetto.


Che poi questa soggettività entri con altre soggettività è solo una questione di altre funzioni di altre storie.
L'importante è non pensare il funtore coma il soggetto, di non  pensare l'azione come fine a se stessa.

Ecco che la frase di Pascal del cuore che ha le sue ragioni ha un suo senso.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Discussioni simili (5)