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Sulla comunità

Aperto da Ultima, 05 Febbraio 2021, 11:20:29 AM

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Ultima

Salve a tutti,


Queste sono considerazioni prese dai miei manoscritti, che allo stato attuale delle cose ammontano a più di mille pagine manoscritte fronte/retro: sono di un po' di anni fa. Sarei felice di avere il Vostro parere sulla questione.


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Le analisi che seguono possono considerarsi di notevole importanza per il concetto di Comunità, mettendone in luce aspetti ben poco conosciuti (e con tutta probabilità ignoti) di essa: da un punto di vista filosofico, i rimpianti per una comunità unita, per la solidarietà e non solo per una civile convivenza, per l'immediata certezza di unità fra gli appartenenti della Comunità sono ben noti almeno da un paio di secoli; molti di loro sono sostanzialmente da lasciare perdere, ma tra i più seri c'è sicuramente Berdjaev, dove nelle sue opere (l'unica direttamente conosciuta, almeno per po', dal sottoscritto è "Libertà e schiavitù dell'uomo") è tema comunissimo il rimpianto per la Comunità, intesa come pienezza e coinvolgimento fra i componenti.
Curiosamente, anche a livello sociologico e psicologico le cose non stanno tanto meglio: dopo Tönnies, che tematizzò la differenza, e Durkheim, che elaborò le due linee direttive riguardo il loro funzionamento (le due solidarietà, quella organica e quella meccanica), sembra che ben poco si sia aggiunto riguardo il loro funzionamento generale e la loro caratterizzazione. Al sottoscritto, per una migliore comprensione e chiarificazione del problema, molto ha giovato l'aver avuto modo di conoscere l'immaginario mondo di Morrowind, ovviamente creato dalla Bethesda, ed alcune considerazioni legate al famoso e famigerato sesso di gruppo.
Per iniziare, partendo ovviamente da Morrowind, non si può fare a meno di poter elogiare la notevole capacità di analisi e creatività sociologico-psicologico sociale della Bethesda: Morrowind è una regione, composta da un entroterra e da un isola di nome Vvardenfell, abitate entrambe da quelli che sono noti come Dunmer (il nome da loro stessi usati) o Elfi scuri; la loro cultura è una cultura fortemente incentrata sul legame comunitario e di famiglia (non a caso sono delle famiglie a tenere le redini politiche). C'è tuttavia un fatto curioso: adorano come dei tre entità che fanno riferimento a tre ambiti particolari della vita, ovvero Boethiah, il cui dominio è la cospirazione e l'omicidio; Mephala, il cui dominio è l'inganno, la seduzione e l'intrigo, ed infine Azura, il cui dominio è l'astrologia, il movimento degli astri ed il destino.
Entità a dir poco peculiari per essere adorate, viste le coordinate culturali e socio-comunitarie prima ricordate, verrebbe da pensare ad un primo, ma superficiale, approccio: in realtà la Bethesda ci ha visto stradannatamente giusto. Si rifletta sulla questione e si vedrà il perché: se per Comunità si intende un gruppo di individui accomunati da una forte unità di visione valoriale, cultuale, culturale ecc., è chiaro perché la Bethesda aveva ragione, e sostanzialmente cosa voleva dire. Per ricordarsi del lampante ragionamento di De Roberto ne "L'imperio", due individui non avranno mai la totale e completa identità di vedute e convergenza culturale: per quanto piccola, ci sarà sempre qualche differenza, dovuta circostanze differenti, diverse inclinazioni individuali ecc.
Ciò non rende impossibile parlare di Comunità (a meno che non si commetta l'errore comico di pretendere la totale identità di vedute), ma ne da un profilo molto differente rispetto a quello cui siamo soliti pensare: una sostanziale identità di vedute a livello culturale e valoriale di alto livello è sì realizzabile, tale cioè che le differenze di vedute fra gli individui siano trascurabili, ma solo fra un numero molto ristretto di individui. Tale conclusione è diretta conseguenza di quanto detto sino ad ora: una notevole identità di vedute fra individui è realizzabile solo fra un ristrettissimo gruppo di individui, perché non c'è modo che un grande numero di individui converga in tal senso, a causa delle differenti inclinazioni interne e delle differenze in cui ci si ritrova.
Tentando di quantificare, un gruppo in cui si realizzi una notevole identità di vedute si aggira intorno ai 3-5 individui: dopo si diranno i motivi che portano a credere ciò. Certamente, si è parlato di "notevole identità di vedute" o "consistente identità di vedute", ma se si volesse parlare di "adeguata identità di vedute", il numero salirebbe fino a circa una decina di individui: in altre parole, in questo secondo caso, avremmo a che fare con una differenza interna, o una corrente interna, come sono, anche giustamente, note in politica; man mano che il numero aumenta, è chiaro che, prima, aumentano le correnti interne, in termini di differenza di come realizzare l'obiettivo, poi compaiono le differenze di obiettivo, per quanto comunque riassorbibili all'interno dell'orizzonte del gruppo, e così via, fino a che non è più possibile parlare di identità di vedute, nel senso che ci sono altre visioni ed orizzonti valoriali di mezzo.
Questo primo risultato è già sufficiente per far notare gli errori in cui la classica visione della Comunità è incorsa: supponendo un gruppo non minuscolo di individui, quello con cui si ha a che fare è sì un gruppo di individui fortemente legati fra di loro ed all'ideale, ma... A piccoli tocchi. In linea generale, un gruppo di individui fortemente comunitarizzato è sempre un gruppo costituito da un pulviscolo di trame e sottotrame, di gruppetti e gruppettini, in cui c'è realmente la tanto ricercata unità di intenti, ma... – verrebbe da dire che la frittata è fatta.
Per via della ristrettezza di numero di cui si parlava prima, è chiaro che ogni gruppino e gruppetto si ritrova a poter contare, a livello realizzativo del proprio ideale, con ben poche forze: è quindi necessario cooptare al di fuori del gruppo di riferimento. E' chiaro che questo richiede accordi cogli altri gruppi: purtroppo, l'alta fede all'ideale e la relativa frammentazione dei gruppi porta a ritenere che questi accordi e compromessi siano veri e propri intrighi e cospirazioni, basati sulla menzogna, l'inganno, la seduzione e l'intrigo.
In altre parole, la Comunità è costituita da un insieme pulviscolare di gruppetti, rissosissimi nel migliore dei casi, che complottano e cospirano per il raggiungimento dei propri obiettivi/ideali, ricorrendo ad intrighi, inganni, seduzioni, menzogne (e come dimenticarsi della diffamazione!): è chiaro inoltre, come molto intelligentemente aveva notato la Bethesda, che nulla di quanto detto è da considerarsi accidentale o dovuto a cause contingenti, ma contiene in sé una dimensione "destinale" o "fatale", perché il complottare sarà sempre legato ad una missione, una sorta di ideale da realizzare, e che tale complottare, come ideale di fondo, è ciclico, praticamente eterno.
Infondo ogni gruppo che riuscirà a realizzare i propri obiettivi genererà dello scontento, perché vengono frustrate le aspettative e le intenzioni di altri: donde la fonte di questo moto perpetuo della cospirazione e del destino di cui si è parlato prima. E' alla luce di ciò che si comprende meglio, e si legittima, un riferimento apparentemente fuori luogo, ovvero al sesso di gruppo: con molto scandalo dei benpensanti (quanti di questi sognatori retorici della Comunità si rendono conto che di fatto stanno avallando il sesso di gruppo?), il sesso di gruppo è uno dei più potenti catalizzatori ed al contempo indice della solidarietà di gruppo (solidarietà nel senso durkheimiano).
Ebbene, con quanti altri individui è possibile rapportarsi sessualmente? In questo, è ben noto, le donne sono più avvantaggiate degli uomini: ma al massimo si può oscillare fra un minimo di tre ad un massimo di cinque persone. E' quindi impossibile fare sesso fra più persone? No: è possibile, ma naturalmente senza mantenere il contatto fisico; in pratica, ogni altro individuo che si aggiunge genera un capannello staccato da questo gruppo originario, e dal sesso di gruppo si passa ad individui che fanno sesso, e quindi un'orgia.
In realtà, l'interscambio di individui fra i gruppetti è opzione remota: i vincoli di solidarietà lo impediscono, e quello a cui si assiste è un insieme di gruppetti che fanno sesso insieme; in pratica quanto si diceva nelle considerazioni precedenti. Veniamo ad un'altra questione in genere largamente poco approfondita: prima si è parlato di complotto, congiura e tradimento, rivolti verso i membri esterni del gruppo, ma si può escludere tale possibilità all'interno del gruppo? Allo stato attuale delle cose, il sottoscritto non ha nessuna prova, di nessun tipo, per poter ritenere che a livello comunitario sia inevitabile il tradimento all'interno del gruppo: non di meno, alcuni indizi ci sono.
Lo si tende a dimenticare, ed è cosa abbastanza pericolosa, ma sono proprio coloro i quali ci sono più vicini a poterci seriamente danneggiare: sanno di cosa manchiamo, sanno di cosa abbiamo bisogno, sanno come meditiamo di ottenerlo. Coloro i quali sono a noi estranei, o comunque non troppo vicini, non sanno queste cose: è quindi difficile per loro nuocerci, molto più che per gli intimi. E' chiaro che l'ipotesi del tradimento, della coltellata, reale o metaforica, alle spalle, data proprio da chi noi ritenevamo fidati e fidatissimi, non è una possibilità remota o fantasiosa: è seriamente possibile.
Anche in questo caso, la Bethesda ha avuto grande lungimiranza: come non ricordarsi del tradimento perpetrato, e vivamente sentito, da Vivec, Sotha Sil ed Almalexia verso Indoril Nerevar, alla Montagna rossa? Ciascuno dei tre era parte del gruppo dei fidatissimi di Nerevar, e peraltro anche loro tre (Vivec, Sotha Sil ed Almalexia) sono periti tramite complotti orditi da loro stessi. Si può concludere spiegando un fatto apparentemente sconcertante: ovvero perchè Boethiah, entità che fa riferimento all'omicidio, alla congiura ed alla cospirazione rappresenti un valore fondamentale, e palesemente positivo e prosociale.
Se vogliamo capire perché questi ideali vengono visti in maniera positiva, è opportuno tenere in considerazione che a Morrowind ci sono altre due entità che, apparentemente, hanno un campo simile ma vengono invece considerati come antisociali: Mehrunes Dagon e Molag Baal. Entrambi sono entità che fannno riferimento al cambiamento, ed al sovvertimento della situazione vigente: Mehrunes Dagon, nella cultura di Morrowind, è associato a cataclismi naturali, mentre Molag Baal è associato al sovvertimento dell'ordine sociale (nelle leggende di Morrowind, Molag Baal è in genere rappresentato come colui che tenta di ostacolare le casate di Morrowind tentando di contaminarne il sangue).
E' chiaro da quanto detto perché Boethiah rappresenta ideali prosociali mentre Molag Baal no: Molag Baal, in altre parole, rappresenta il sovvertimento aperto e volontario dell'ordine sociale vigente, in qualche maniera la rivoluzione, mentre Boethiah rappresenta sì il cambiamento, ma come congiura di palazzo, come complotto, che viene perpetrato, non a caso, proprio all'interno dell'ordine vigente stesso. Una congiura di palazzo permette sia il cambiamento che la preservazione dell'ordine sociale, appunto perché perpetrato all'interno di tale ordine sociale medesimo: ciò spiega perché gli ideali di Boethiah vengano visti come pro-sociali.
E' chiaro perché la congiura di palazzo è intesa come una profonda manifestazione di solidarietà comunitaria, e tendenzialmente inevitabile: perché permette il cambiamento ed al contempo il mantenimento dell'ordine sociale vigente. Il sottoscritto ritiene chiaro che, oramai, l'immagine usuale della Comunità, vagheggiata da tanti, e non sempre e solo idealisti senza fondamento, sia pesantemente da rivedere, e sostanzialmente da riformulare con maggiore perizia.

iano

#1
Ciao Ultima.
Ci vorrebbe un link per entrare meglio in argomento.
Una prima parziale riflessione però mi sorge spontanea.
Una comunità che si caratterizzasse fortemente per comunità di intenti e di ideali, per realizzare i quali si confinasse magari territorialmente, nei limiti del possibile...si porrebbe fuori dalla comunità.
La comunità così , mi vien da pensare, diventi un mezzo per realizzare un fine , perdendo la sua centralità.
È, per inciso , argomento attuale coniugato in termini di governo politico piuttosto che tecnico.
La necessità della comunità  di realizzarsi per quel che è, cozza col fatto che la sua sopravvivenza dipenda da altre comunità che insieme creano una super comunità globale.
Scegliere di tagliare la comunicazione non sembra una scelta felice, oltre ad essere velleitaria, e cavalcabile solo nella contingenza per portare vantaggio alla propria piccola comunità, che è la famiglia , quando non il singolo individuo.

Una comunità senza uno scopo predefinito , che viva in modo travagliato il cercarne eternamente uno, pur senza mai trovarlo, con tutto ciò che pur di negativo comporta , mi auguro sia la comunità in cui il caso mi ha posto.
Quindi , pur senza averci capito molto, mi pare dai tuoi scritti di poter trarre interessanti spunti e motivi di riflessione.
Però la sensazione generale è quella di essere atterrato su un pianeta sconosciuto.
Sarà abitato? E da quale comunità?

È come se ci fosse qualcosa che dovrei sapere, ma che la mia sconfinata ignoranza mi nasconda.
E così mi sono anche presentato.
Benvenuto fra noi.
P.S. La nostra natura è varia e la sua conoscenza non perfetta. In breve siamo sociali quando asociali.
Credo sia un errore concentrarsi su un aspetto ,al quale si dia importanza, chissà perché, trascurando gli altri.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

viator

Salve ultima. La comunità, cioè la maniera concorde di sentire e valutare ciò che ci circonda, è concetto la cui applicabilità varia in modo rigorosamente proporzionale al numero di coloro che entrano a farne parte.Le comunità più grandi sono quelle che risultino basate sulla elementarità dei bisogni comuni.Infatti il genere umano (o addirittura la comunità dei viventi) trova condivisione e coesione complete solamente di fronte ai propri bisogni fisiologici.


Oltre di questi, di fronte a scelte via via più facoltative, le comunità tendono a diventare sempre meno coese, fino allo scogliersi magari davanti all'opzione tra il gelato al cioccolato e quello al pistacchio, la quale genera due possibili comunità o "partiti" del tutto (anche se per fortuna innocuamente) inconpatibili e conflittuali.



Ciò che dovrebbe tener a tutti i costi unite le comunità dovrebbe essere la democrazia, romantico mito delle ultime migliaia di anni, il cui limite però è costituito dal fatto che essa democrazia altro non sarà mai che una dittatura edulcorata e mascherata.



Nel migliore dei casi la democrazia risulterà semplicemente nella dittatura del merito sulla incapacità (ma una comunità di incapaci - secondo te - è meglio debba venir governata democraticamente da degli incapaci......oppure dittatorialmente da una èlite di "più capaci=migliori ?).



Diversamente, essa democrazia risulterà come attuata nel nostro Paese, cioè attraverso la manipolazione degli immaturi da parte dei mediocri.




Quesiti come il soprastante sono i tabù culturali che non verranno mai seriamente affrontati da una cultura ipocrita come la nostra, da decenni intenta a lustrare, con panno ormai logoro, i propri miti demo-egualitari ed assemblear-comunitaristici. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

Per Ultima. Se devo essere sincero non ho capito molto. In sintesi, fai riferimento alle teorie classiche sulla comunità, emerse dopo che lo stato di diritto aveva azzerato i privilegi delle comunità tradizionali e che avevano messo in luce nuovi problemi, come l'anomia di cui parla Durkheim, o lo spirito di competizione che maciulla la solidarietà come scrivono in modi diversi i grandi scrittori russi (FD e LT su tutti).
Poi viri su una saga fantasy, suppongo, da cui trai la conclusione che il vero spirito comunitario è quello che sorge dalle rivoluzioni interne al potere, quello che sorge in sostanza, se ho ben capito, da trame di palazzo, dal golpe, si diceva una volta.
Ritengo che questa visione sia errata, perché "impone" una idea di comunità che proviene dall'alto e non può essere discussa, se non nella forma del golpe successivo. Vilfredo Pareto, un sociologo che non mi piace ma che meriterebbe più attenzione, teorizzava un mondo molto simile.
Si tratta comunque di concezioni molto antiche che traggono la loro base a partire da Platone ed Aristotele, rivisitato dal dottor Tommaso. Il fondamento è che l'uomo è vile, opportunista ed ha bisogno solo del padrone per poter funzionare in società. Quello che mi rattrista è rendermi conto sempre con sgomento di quante persone condividono questa visione. Visione che oltre a non essere "naturale", nel senso delle hard sciences , però diventa un modello operativo che scolpisce le organizzazioni, le ideologie, le istituzioni, rendendo "vero", ciò che in realtà non lo è. Poiché homo sapiens può essere qualunque cosa. Dobbiamo noi decidere cosa fare di noi stessi nella società.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

viator

Salve. Secondo me l'amico Ultima (al quale formulo tardivamente il mio benvenuto) risulta di espressione un pochetto oscura (almeno per chi come me ha compiuto solo gli studi "bassi") perchè è persona forse di tante scritture, ma ancor più sicuramente di troppe, troppe e troppo variopinte letture, forse amante di saporiti "minestroni" a base di testi autorevolissimi frammischiati a tanta mitologia popolare ed a troppi "cartoons" basati su esoteriche saghe condite da troppi personaggi dai nomi troppo esotici per l'anagrafe di noi comuni mortali. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

A parte tutti i citati, cosa intende Ultima per "comunità" ?
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Salve. Sarò pessimista ma non faccio certo conto che Ultima chiarisca le proprie idee circa la "comunità" od altri concetti. Quando si ha a che fare con le "novità" umane, è utile risultare psicologi. D'altra parte, in quanto a cripticità, c'è sempre stata quella di Ipazia, fortunatamente assai lucida.  Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Kobayashi

Anch'io non ho capito molto del post di Ultima. Sembra che voglia suggerire, per comprendere le dinamiche reali delle comunità, di indagare alcune esperienze apparentemente distruttive quali l'inganno, la cospirazione, il complottismo, che invece potrebbero fornire il collante di micro-gruppi.

Non sono esperto di studi sulla comunità, ma a me sembra che l'errore principale di tutto il ragionamento sta nel ritenere che sia l'identità a costituire il baricentro, così da dover impedire ad ogni costo la nascita di opinioni diverse rispetto alla cultura di gruppo.
Ma al centro non dovrebbe esserci invece la cura di un bene comune? Che sia un'attività da cui i membri traggono sostentamento o un progetto culturale, non importa. Così il "dogma" sarebbe il progetto, mentre tutto il resto, le idee, le identità, le culture, dei singoli membri, non rischierebbero di diventare principi di dissoluzione, ma anzi elementi che favorirebbero il lavoro interno.

baylham

Non condivido affatto questa analisi, uno stravolgimento della comunità.
Le relazioni economiche sono fondamentali per comprendere le dinamiche sociali di una comunità, sono il collante di una comunità. Relazioni economiche che sono incardinate sulla autonomia, autosufficienza e sulla cooperazione, sulla solidarietà tra le famiglie della comunità. Gli aspetti tecnologici ed economici determinano le dimensioni di una comunità, quelle dimensioni in cui la cooperazione prevale sulla concorrenza economica, che viene rivolta verso le altre comunità. Comunità che richiedono una continua manutenzione da parte dei loro membri per mantenere l'equilibrio di fronte a processi entropici di disgregazione.
I creatori della Bethesda non conoscono affatto la storia dell'economia e dell'agricoltura, il retroterra millenario delle comunità, di cui il villaggio contadino in via di estinzione è il modello. Dipingono gruppuscoli, clan inconsistenti e incoerenti tipici di una grande città, stato, non di una comunità.

viator

Salve, Mi arrendo. Sto meditando di appartarmi poichè mi sembra stiano emergendo le prove del declino delle mie personali facoltà mentali.

Mai mi sarei sognato di trovarmi a leggere - come mi sembra proprio stia accadendo all'interno del presente topic - così tanti ragionamenti provocati da un singolo vaneggiamento iniziale. Ma allora il proporre  quesiti "seri" produce - qui dentro - lo stesso effetto del proporre le proprie personali ossessioni, fantasie, distorsioni magari eticamente motivate! Veramente il mio atteggiamento credo dovrà cambiate. Saluto comunuque tutti,
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

baylham

Le riflessioni di Ultima non sono vaneggiamenti.
Se vuoi comprenderle viator leggi dagli Atti degli apostoli, che descrivono la prima comunità cristiana, l'episodio di Anania e Saffira.
La ricerca primaria dell'unità, della solidarietà, dell'amore tra i membri della comunità produce come effetto secondario l'inganno, l'omicidio e il destino divino.

InVerno

Benvenuto e grazie per aver condiviso con noi le tue riflessioni.
Penso di interpretare il pensiero di molti, se non la maggioranza, dicendoti apertis verbis che forse hai scelto le pagine sbagliate, tra le mille, da sottoporci, perchè presuppongono la conoscenza di una saga fantasy, che non so quanti conoscono se non altro nel livello di dettaglio che tu sembri possedere, ho provato a sfogliare wikipedia ma è stato di nessun aiuto. Se non ci aiuti a capire cosa stai dicendo, ho paura i nostri commenti non potranno che risultare tangenti alla questione che vuoi affrontare..
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

baylham

La conoscenza della saga della Bethesda penso sia irrilevante.
Il nucleo della riflessione di Ultima sulla comunità mi appare chiaro, profondo e condivisibile. Quello che non condivido è la trasvalutazione dei valori fondanti una comunità, le deità, e l'irrilevanza dell'economia-ecologia.

viator

Citazione di: baylham il 07 Febbraio 2021, 07:57:13 AM
Le riflessioni di Ultima non sono vaneggiamenti.
Se vuoi comprenderle viator leggi dagli Atti degli apostoli, che descrivono la prima comunità cristiana, l'episodio di Anania e Saffira.
La ricerca primaria dell'unità, della solidarietà, dell'amore tra i membri della comunità produce come effetto secondario l'inganno, l'omicidio e il destino divino.

Salve baylham. Circa i "vaneggiamenti", non mi riferivo ai riferimenti mitico-misticheggianti bensì a quelli esoterico-fumettistici.


Come se io mi iscrivessi ad un "social" frequentato soprattutto da "teen-agers" esordendo con interventi moral-socio-escatologici relativi alle vicende ospitate nelle striscie di Capitan Miki o Tex Willer. Qual genere di commenti e di attenzioni potrei attendermi ?. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

davintro

Penso che ogni tentativo di stabilire dei limiti quantitativi oltre i quali la comunità incorrerebbe nel rischio di disgregarsi abbia un senso a condizione di intendere il concetto di "comunità" in un'accezione empirista, cioè come concetto che si realizza pienamente, al massimo delle proprietà che la definiscono come tale, nella storia. Ciò implicherebbe un confine netto a separare i membri interni a una certa comunità e gli individui del tutto esterni, e dunque anche la possibilità di quantificare il numero dei membri. In un'ottica invece, "trascendentale", in cui per comunità si intenda non qualcosa realizzatasi in tutto e per tutto come tale, ma come vissuto coscienziale per cui diverse persone (magari anche lontane fra loro nello spazio e nel tempo), avvertono nel loro intimo il richiamo a dei valori comuni, allora bisognerebbe concludere che la comunità ha un significato non come "fatto, ma, "solo", come ideale regolativo, tendenza all'unità che però nel complesso concreto e storico delle relazioni umane convive con tendenze in senso egoistico e dispersivo. Se la comunità non si realizza mai pienamente in una storica associazione umana, ma è solo un elemento mescolato ad altri che orientano gli eventi in direzioni opposte, allora nessuna distruzioni di queste storiche associazioni umane comporterebbero una distruzione della comunità, che continuerebbe a esistere come spinta in interiore homine insufficiente a realizzare aggregazioni sociali esterne. Essendo le soggettività individuali la sua fonte, solo un mutamento interiore potrebbe estirpare lo spirito comunitario delle persone, non un accadimento fattuale. Questo punto rende ragione della differenza comunità-società nelle modalità poste da Tonnies e, in chiave fenomenologica, quindi proprio rifancendosi alla dimensione psicologica/spirituale degli individui, da Edith Stein. Proprio nel non realizzarsi mai pienamente come gruppo di persone nella storia, la comunità si differenzia dalla società: mentre la comunità, come sentimento di condivisione valoriale, è qualcosa sempre presente "più o meno" all'interno delle relazioni, dato che un sentimento è sempre più o meno intenso, la società, che necessita di una struttura organizzativa funzionale a realizzare dei precisi obiettivi, è frutto di un formale atto fondativo, un accordo, che si realizza puntualmente in un preciso istante e luogo, a partire da cui poter distinguere nettamente i membri da i non membri. Cioè, mentre la comunità è qualcosa entro cui si partecipa "più o meno" e dunque non si realizza mai compiutamente nella storia, la società è delimitata da un confine oggettivamente riconoscibile e dunque può identificarsi in pieno con una certa aggregazione storica (es. gli stati). Quindi, mentre una comunità non può mai essere in senso rigoroso distrutta, non essendo propriamente una realtà fattuale, può esserlo la società. 


Questa distinzione comunità-società intesa così dovrebbe anche condurre alla conclusione che il complotto sia prevalentemente una forma di relazione sociale, in quanto implica un accordo tra individui che si realizza in un determinato tempo e luogo, all'interno di un confine netto al di fuori del quale nessuno deve essere informato di tale accordo, necessitante di una certa attribuzione di ruoli diversi e costruito sulla base di un obiettivo comune, l'eliminazione della vittima designata, obiettivo non necessariamente motivato da comuni ideali, identità, visioni del mondo (motivi costitutivi della comunità): tutte prerogative attinenti la definizione di "società". Per quanto, si potrebbe aggiungere che anche in questo caso un certo substrato comunitario deve essere necessariamente presente: l'organizzazione di una congiura necessita di un atto di fiducia reciproco tra gli individui che ne fanno parte, accanto alla capacità di coinvolgere i propri complici facendo leva sulle loro motivazioni, dunque in certo senso anche alla loro sensibilità valoriale, tutti attributi della vita comunitaria. Pur mancando, quantomeno non essendo necessariamente richiesto, un comune sentire etico, il complotto presuppone un certo orientamento fra gli individui coinvolti verso la loro soggettività, per cui, in assenza di un livello minimo di conoscenza reciproca delle personalità individuali, l'intesa non potrebbe svilupparsi. Questa è la componente comunitaria presente all'interno di questo particolare sistema di relazioni, comunque prevalentemente identificabile come "società"

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