Su alcuni termini di attualità e su Gramsci

Aperto da Jacopus, 13 Agosto 2023, 18:06:50 PM

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Jacopus

Siamo sull'orlo di una catastrofe. Questa è la mia percezione. Eventi drammatici come l'incendio alle Hawaii (con mille dispersi e un centinaio di morti), la guerra in Ucraina, l'esodo di milioni di africani (quaranta milioni all'anno sembra), la grandine grossa come palline da tennis, la Sars/COVID-19 sono tutti tasselli di uno stesso quadro. E la causa è tutta nei rapporti predatori e individualistici che il capitalismo ha fatto trionfare nella mente di ognuno di noi.
Fino a 50 anni fa, pur con qualche sinistro scricchiolío, sembrava possibile un "mondo nuovo", nel quale le contraddizioni si sarebbero sciolte e vi sarebbe stata una nuova armonia globale.
La realtà è stata un'altra: abbiamo sempre più scaricato sulla natura la nostra avidità, la nostra fame di oggetti inutili, fino a rendere la nostra fame astratta, perché basata sulla ricchezza finanziaria. Si sarebbe potuto proseguire su quella strada della speranza in un "mondo nuovo", se il pianeta terra fosse inesauribile e omeostatico. Ovviamente non è così ed ora i nodi vengono al pettine. Molti tendono ad ignorarli, altri se la prendono con gli obiettivi sbagliati, e così via ma il redde rationem è sempre più vicino.
Eppure l'attuale classe dirigente è cieca oppure nega il problema e persino attacca quelle minoranze che hanno una maggiore consapevolezza. Basti pensare al termine "ripartenza", usato per il dopo-covid, come se il covid fosse stato un intermezzo, una battuta d'arresto, dopo la quale tutto è come prima. Oppure all'altro termine della "transizione ecologica", come se i problemi possano essere risolti da nuove mirabolanti innovazioni tecnologiche, il che risulta in realtà la stessa cosa di chi vuole combattere il fuoco con il fuoco o di chi vuole recuperare una nave che sta affondando, buttandoci dentro dell'acqua. Tutto ciò è drammatico, perché ci rende consapevoli di come siano forti e potenti i meccanismi di virtualizzazione del mondo attuale , dominato dalla tecnosfera e dall'infosfera, le quali paradossalmente, assumono delle fisionomie ancora più concrete della biosfera stessa. Biosfera che ovviamente risponde con gli incendi alle Hawaii di cui sopra o con il COVID-19.
Perché questa cecità? Per un meccanismo di cui ha scritto a lungo Gramsci, ovvero per il concetto di "egemonia": "quando in una società i valori della classe dirigente diventano i valori indiscussi di tutta la società, allora quella classe dirigente non ha più bisogno della forza per controllare la società". Oggi assistiamo a questa egemonia del capitalismo, con derive trash e populiste o criminali, ma tutte votate ad alcuni principi indiscutibili e sacri: ricchezza di beni materiali, individualismo, concorrenza fra tutti per emergere e vincere sugli altri, derisione di ogni spinta verso la collettività ( Tatcher, profeta di questo mood, dichiarava coerentemente che non esistono società ma individui). Siamo talmente dentro questi meccanismi culturali mortali che appunto li neghiamo o colpevolizziamo dei capri espiatori a caso. Servirebbe un profondo mutamento di paradigma e di visione del mondo, ma non vedo nulla di tutto ciò. Anzi vedo un progressivo imbarbarimento, una sempre più evidente incapacità e non volontà di affrontare questi problemi.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

iano

#1
Se la tecnologia ha avuto il potere di portarci a questo punto, cosa altro di paragonabile potere potrebbe salvarci, se non essa stessa?
Perchè se anche diventassimo tutti virtuosi da questo momento in poi, subiremo comunque le conseguenze di ciò che abbiamo fatto fin qui per i secoli a venire, e come faremo a sopravvivervi dunque senza tecnologia, la quale può fare tanto male quanto bene?
Per quanto riguarda la coscienza di essere di fronte a una catastrofe, un altro paio di anni come questo,  e nessuno avrà più dubbi su come stanno le cose, e su come converrà agire,   non  azzerando la tecnologia, ma cambiandole segno.
Dovremo inventarci qualcosa di nuovo, magari nuovi termini da affiancare ai vecchi ancora attuali, perchè non credo che tutto sia stato fin qui detto.
Dobbiamo sfruttare solo con più efficienza ciò di cui disponiamo, il fuoco o sole, l'aria o il vento, l'acqua o le onde del mare, lasciando che la terra si riprenda mettendola a riposo.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

anthonyi

#2
Personalmente, jacopus, trovo la tua tesi, apocalittica, dietrologica ed ideologica, molto simile a quelle affermazioni fatte da fondamentalisti cristiani per le quali le tragedie di cui parli sarebbero state mandate da dio per punire gli uomini dei loro peccati.
Siete anche d'accordo nella scarsa fiducia nella tecnologia umana.
L'unica differenza é che loro fondano tutto su un'ideologia religiosa, tu su un'ideologia marxista.
Intanto partirei dal tuo primo assunto, cioé l'idea che un sistema "capitalistico" (concetto mal definito in termini teorici, sarebbe meglio parlare di sistema di libero mercato) generi l'individualismo negli esseri umani, io non ne sono convinto per niente, gli esseri umani sono individualisti per natura, in quanto individui che devono sopravvivere.
Il loro individualismo, poi, é moderato da varie costruzioni sociali, tra cui anche quelle che predispongono il libero mercato, che non é detto vadano sempre in buone direzioni.
Basta fare l'esempio del nazionalismo, un'ideologia che si contrappone al naturale individualismo umano e spinge gli uomini a rischiare la vita e ad uccidere altri uomini per l'affermazione della propria nazionalità.
Se realmente l'individualismo fosse dominante la guerra in ucraina non ci sarebbe proprio, perché ci sarebbero ben poche possibilità di convincere gli arruolati ad andare in guerra o a non arrendersi e consegnarsi al nemico.
Anche il corollario per il quale un'ideologia come quella socialista permetta di superare l'individualismo umano mi convince poco.
I sistemi socialisti vivono infatti il problema strutturale della corruzione, cioè della tendenza individualistica a sfruttare le posizioni istituzionali per interesse personale, questo vuol dire che l'individualismo non lo superano per niente e invece di sfruttarlo per favorire la crescita economica, come fanno i sistemi di libero mercato, ne sono succubi.
Andiamo poi all'ultimo passaggio per cui l'individualismo dovrebbe essere fonte di tutti i drammi del tempo presente, compreso il covid, capisco che siamo in tempi di semplificazione populistica, ma ti ripeto, esprimendosi in questo modo si é più vicini alle rappresentazioni magiche, di origine più o meno religiosa, che a quelle di tipo razionale-scientifico.

niko

Citazione di: anthonyi il 14 Agosto 2023, 08:42:36 AMPersonalmente, jacopus, trovo la tua tesi, apocalittica, dietrologica ed ideologica, molto simile a quelle affermazioni fatte da fondamentalisti cristiani per le quali le tragedie di cui parli sarebbero state mandate da dio per punire gli uomini dei loro peccati.
Siete anche d'accordo nella scarsa fiducia nella tecnologia umana.
L'unica differenza é che loro fondano tutto su un'ideologia religiosa, tu su un'ideologia marxista.
Intanto partirei dal tuo primo assunto, cioé l'idea che un sistema "capitalistico" (concetto mal definito in termini teorici, sarebbe meglio parlare di sistema di libero mercato) generi l'individualismo negli esseri umani, io non ne sono convinto per niente, gli esseri umani sono individualisti per natura, in quanto individui che devono sopravvivere.
Il loro individualismo, poi, é moderato da varie costruzioni sociali, tra cui anche quelle che predispongono il libero mercato, che non é detto vadano sempre in buone direzioni.
Basta fare l'esempio del nazionalismo, un'ideologia che si contrappone al naturale individualismo umano e spinge gli uomini a rischiare la vita e ad uccidere altri uomini per l'affermazione della propria nazionalità.
Se realmente l'individualismo fosse dominante la guerra in ucraina non ci sarebbe proprio, perché ci sarebbero ben poche possibilità di convincere gli arruolati ad andare in guerra o a non arrendersi e consegnarsi al nemico.
Anche il corollario per il quale un'ideologia come quella socialista permetta di superare l'individualismo umano mi convince poco.
I sistemi socialisti vivono infatti il problema strutturale della corruzione, cioè della tendenza individualistica a sfruttare le posizioni istituzionali per interesse personale, questo vuol dire che l'individualismo non lo superano per niente e invece di sfruttarlo per favorire la crescita economica, come fanno i sistemi di libero mercato, ne sono succubi.
Andiamo poi all'ultimo passaggio per cui l'individualismo dovrebbe essere fonte di tutti i drammi del tempo presente, compreso il covid, capisco che siamo in tempi di semplificazione populistica, ma ti ripeto, esprimendosi in questo modo si é più vicini alle rappresentazioni magiche, di origine più o meno religiosa, che a quelle di tipo razionale-scientifico.

A fornire una ottima motivazione "individualistica" ai contadini analfabeti reclutati per la prima guerra mondiale in Italia erano per esempio i regi carabinieri, che se non correrevi in avanti a farti sparare dagli austriaci, ti sparavano loro, dalla tua stessa trincea, mentre provavi a indietreggiare.

Ma chissa' perche' c'e' sempre qualcuno disposto a credere che la priorita' di un analfabeta vent'enne con gia' quattro figli che sta coltivando le patate a Catanzaro sia naturalmente e spontaneamente quella di andare a liberare il Friuli Venezia Giulia (ovvio...) cosi', perche' lo hanno detto D'Annunzio e Marinetti, senza bisogno di carabinieri che se non lo fai ti sparano.

Di solito sono gli stessi che sproloquiano su corruzione e individualismo facendo finta di non capire che l'essenza dell'ideologia marxista consiste nel  saggio consiglio (da parte della ragione illuminista) di smettere di puntare quel benedetto fucile contro gli austriaci, che non ci hanno fatto niente, e, finalmente, rivolgerlo indietro, contro alti ufficiali e carabinieri.

Nell'ipotesi, ottimistica quanto si vuole, che se anche gli austriaci fanno lo stesso nello stesso momento, la guerra finisce in un minuto.

E non in quattro anni.

La solidarieta' di classe e' individualismo guidato dalla ragione, prima ancora che fratellanza.


Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

anthonyi

Se parliamo di "classe" non possiamo avere comportamenti individualistici. Non esiste classe se gli individui non credono di essere parte di una classe, e si assoggettano a scelte collettive.
Riprendendo il tuo esempio, niko, abbiamo una simmetria, come nella guerra abbiamo bisogno di carabinieri alle spalle che "motivano" gli individualisti che vorrebbero disertare, allo stesso modo nelle proteste sindacali e sociali abbiamo bisogno di meccanismi forzosi come picchetti e stigmatizzazione dei krumiri, contro gli atteggiamenti individualistici.
Da notare che, in ogni caso la premessa per il comportamento collettivo è che comunque la maggioranza sia a favore di quel comportamento, se gran parte dell'esercito cambia direzione e va verso i carabinieri, non credo che questi ultimi possano riuscire a fermarli. lo stesso per lo sciopero, se la gran parte dei lavoratori vuole entrare a lavorare, non ci sono picchetti che li possano fermare.

InVerno

Non ti crucciare Jacopus, non affronteremo la crisi politicamente, la subiremo naturalmente, e se questo porterà sicuramente delle tragedie e degli inconvenienti perchè saremo impreparati, va a vantaggio del risultato finale, che anzichè essere "pensato" a priori in utopie sarà "forgiato" dalle necessità, sperando che non si palesino troppo tardi. Non arriverà nessun profeta a virare la storia umana, non è mai accaduto se non nell'immaginazione di chi guarda il passato declinandolo al futuro che già conosce, saremo spinti  verso il "progresso", ci prenderà per gambe e piedi, ci imbavaglierà, ci abdurrà, e quando saremo arrivati a destinazione cominceremo a fantasticare su come in realtà l'abbiamo sempre voluto, anche se di certo non lo vogliamo ora, costruiremo miti su eroi ci hanno traghettato fuori dalla melma per le narrative dei bambini, alti e bassi, dimenticheremo che il progresso si è imposto prendoci a pugni in faccia, così alla prossima crisi ci meraviglieremo che nessuno fa niente per evitarla. Il capitalismo, inteso come sistema economico dove il maggior fattore di produzione è il capitale, è agli sgoccioli, tutto quel capitale che oggi decide l'economia è stato prodotto usando le riserve energetiche del pianeta cristalizzate in comodi vettori, senza di quelli, l'importanza del capitale nell'economia comincerà a declinare inesorabilmente, se non puoi comprarti l'automobile ciò che conta è la distanza che i tuoi piedi devono fare sulla terra, la superficie tornerà di moda, come è sempre stato, nei secoli dei secoli. E' stata una sbornia divertente, ammettilo, poteva durare di più fossimo stati più oculati, ma è andata come è andata. Ora è importante mantenere la dignità, al di là delle condizioni materiali, la caduta sarà inevitabile, ma è ancora nostra prerogativa cadere con dignità, arroccarci sui principi, far valere le idee. Guarda infine il lato positivo, ci sono persone che sono nate in periodi estremamente noiosi dove non accadeva una ceppa di niente di rilevante.. noi siamo fortunati, c'è uno spettacolo unico ed irripetibile pronto ad entrare in scena, sarà grottescamente meraviglioso, come l'inferno di Bosch.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Ipazia

InVerno ha riscoperto il materialismo storico. Chapeau. Sono anch'io dell'idea che a questo punto non resti che godersi lo spettacolo, per quanto, e qui dissento da inVerno, sia di una noia mortale, se lo limitiamo alla narrativa occidentale (Barby e Ken).

Sarà anche per questa assenza di sorpresa e plumbea prevedibilità che tanti occhi e menti sono rivolti ad est. Fosse mai che si narri qualcosa di diverso e meno palloso !
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

anthonyi

Citazione di: Ipazia il 14 Agosto 2023, 19:32:55 PMSarà anche per questa assenza di sorpresa e plumbea prevedibilità che tanti occhi e menti sono rivolti ad est.
Si,ma sono rivolti con preoccupazione, non certo con desiderio  ???

bobmax

Penso anche io che si stia avvicinando una catastrofe. Ma ritengo che non vi sia in realtà nessuna egemonia. Perché non vi è nessuna classe dirigente che sia egemone. Semmai, egemone è la crisi di ideali, quali che siano.

Non vi è una idea di società che abbia prevalso su altre possibili. Ma è un pensiero unico che si afferma da solo.
E questo pensiero dice che niente vale davvero, se non il godere al meglio di questa unica vita.

Sta avvenendo ciò che doveva avvenire. Da quando il pensiero razionale ha iniziato il suo rapido sviluppo nell'uomo.
E la tecnologia altro non è che pensiero razionale applicato alla realtà.

Vi è chi si è mosso prima, l'occidente, e chi poi lo ha seguito, il resto del mondo. Ma era nella natura delle cose che arrivassimo a questo punto.

E adesso si avvicina la crisi.
Probabilmente devastante.
Ma come tutte le crisi sarà tramonto e pure alba.
Occorre custodire la semenza, per la nuova rinascita.

Ancora una volta il nichilismo è alle porte.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

iano

#9
Citazione di: bobmax il 14 Agosto 2023, 22:09:48 PMAncora una volta il nichilismo è alle porte.
Non mi pare che sia tutto sotto il controllo della ragione, e non credo che mai lo sarà.
 Non credo che niente vale davvero, se non il godere al meglio di questa unica vita,
che comunque non ha niente di razionale, per fortuna.
Se la sola ragione ci guidasse sarebbe una catastrofe certa, concordo, ma le cose, nel bene e nel male non stanno così.
La sensazione di nichilismo nasce dal senso di alienazione il quale è inevitabile nei momenti di grande trasformazione.
Manca secondo me la coscienza che stiamo vivendo un evoluzione in diretta, cioè in tempi insolitamente brevi, di cui non troviamo esempio nel passato.
E manca anche la coscienza del fatto che questo processo accelererà sempre di più.
Come ci stiamo preparando noi a tutto questo?
Basterà leggere Gramsci?
E' vero che in un tempo infimo siamo riusciti ad arrivare alle soglie dell'ennesima estinzione di massa, ma è vero anche che in questo infimo tempo siamo stati sottoposti ad una evoluzione fulminante, e ancora lo siamo, e ciò è stato possibile perchè non si tratta di una evoluzione che ci cambia i connotati, ma che ci circonda di oggetti tecnologici , per la qual cosa esistono solo due alternative:
Non considerare ciò che ci circonda nostra parte, sentendosi integrati, o non considerala parte di noi sentendoci alienati.
Mi rendo conto però che c'è la difficoltà di superare una sacralità di un corpo che finora esauriva l'individuo, bastando a definirlo, e adesso non più, e che è la stessa idea di individuo ad essere messa in crisi.
Parlerei allora meglio di alcuni termini non più di attualità, come appunto corpo, individuo etc...
Ma sia che consideriamo l'individuo classico locale o quello attuale diffuso, la ragione continua a ritagliarsi la sua parte né più né meno come al solito, anche se la nostra percezione può dirci il contrario, perchè è proprio la nostra parte raziocinante che abbiamo esplicitato nella tecnologia che ci circonda.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Jacopus

#10
Anthonyi.
Citazionegli esseri umani sono individualisti per natura, in quanto individui che devono sopravvivere.
Non ti chiedo le fonti di questa affermazione perché sicuramente se ne possono trovare, come si possono trovare quelle che affermano l'esatto contrario. La mia posizione personale ritiene che senza solidarietà ed altruismo le società umane non si sarebbero sviluppate. Ovvio che una specie così sofisticata non può essere incasellata nè nel homo homini lupus nè nel homo homini deus. Siamo noi e le nostre ideologie a creare il nostro destino. E l'ideologia capitalistica non fa eccezione. Possiamo idealisticamente contabilizzare i pregi e i difetti del capitalismo, storicamente inteso, il quale  ha manifestato sia gli uni che gli altri. Senza capitalismo e ascesa della borghesia non avremmo avuto la scienza e neppure la visione critica della religione. Ma se osserviamo la situazione attuale, è evidente che la pagina dei difetti si sta ampliando in modo preoccupante. A mio avviso non è neppure una questione di destra/sinistra. Ho citato Gramsci perché mi sembrava calzante ed anche perché trovare pensatori decenti di destra è difficile (Nietzsche e poi? Nietzsche ovviamente con tutta la discussione che si porta appresso). Oggi è una questione di sopravvivenza di un modo di vivere decente.
L'individualismo non è indolore e ti faccio un esempio, col rischio di annoiarti. Recentemente un migrante a Rovereto ha fatto fuori una povera donna che andava dalla madre anziana. Un migrante che tutti sapevano fosse disturbato. Con tutti i passaggi del caso. Pronto soccorso, Carabinieri, comunità di prima accoglienza, carcere, centro di salute mentale, e poi di nuovo, in una sorta di via crucis con tappe definite e fatalisticamente indirizzate verso la violenza. Una società non individualista avrebbe visto in quella persona un proprio fratello e tutte le istituzioni, dove lavorano i suoi fratelli, lo avrebbero aiutato come fratello e come istituzioni. Ma per fare questo occorrono due cose, una visione non individualistica ma relazionale fra le persone e risorse sufficienti, che si ottengono dalle tasse, le quali individualisticamente sono da combattere in quanto fanno riferimento a valori e strumenti estranei al singolo individuo.
Senti come stona questo discorso. Sembra una fantasia, un sogno o magari un buonismo peloso alla Bibbiano. Eppure è  questa necessità di coniugare individuo e società che fu trascritta persino nel motto più famoso della più famosa rivoluzione borghese. Ed è questo che il capitalismo ha distrutto, il senso dell' affiliazione e della compassione. Ma si tratta del capitalismo del XXI secolo, molto diverso dai capitalismi precedenti. E non penso neppure che il marxismo nelle sue versioni storiche sia stato diverso. Ma ciò non cambia il problema che abbiamo davanti. Vogliamo continuare a privilegiare il nostro rapporto monadico ed hi-tech con la vita oppure vogliamo riconoscerci come fratelli, e possibilmente indipendentemente dal credo religioso e politico?
Si tratta di un cambiamento gigantesco e credo che non avverrà, ma lo vedo come l'unica soluzione. L'alternativa è un progressivo deterioramento dell'ambiente fisico e sociale fino al punto che le istituzioni non saranno più in grado di tenere l'entropia dilagante e quindi avverrà un movimento di implosione che toccherà sempre più vicino il centro del mondo occidentale e noi, essendo di esso una marca di confine, sentiremo gli effetti di questo tsunami anche prima.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

anthonyi

Mi pare, jacopus, che ci siano profonde differenze nel nostro modo di ragionare. 
Il fondamento dell'agire individualista é nelle leggi di sopravvivenza che segnano il nostro essere, in quanto esseri biologici. 
Questo non nega la solidarietà umana, perché noi siamo esseri sociali, ma la complessità della società costruisce una molteplicità di relazioni tra individui, e riflettere solo su una di queste fa perdere il controllo di tutto il resto. 
Magari Bastasse solo la solidarietà a spiegare lo sviluppo della società umana. 
Nel tuo modo di ragionare tu attribuisci senso a quella parola, capitalismo, che per me senso ne ha molto poco. Dici che avrebbe distrutto la solidarietà umana. Nella mia interpretazione io avevo associato questa parola con il sistema di libero mercato, l'unica possibile per me, e con essa ritorneremmo al tuo assunto che io contestavo. Tu continui ad asserire che un sistema istituzionale modifica le fondamentali propensioni umane nella sua direzione ideologica, pensi che in un sistema di libero mercato gli individui siano più egoisti, mentre in un sistema socialista gli individui siano più altruisti, io non credo che sia così.
E' chiaro che le costruzioni ideologiche mutano le propensioni umane, ma per fare questo di tempo ce ne vuole tanto. 
La solidarieta che tu correttamente consideri una delle componenti dello sviluppo umano é stata rafforzata da secoli di educazione religiosa, ma un sistema istituzionale non ha tutto questo tempo, e soprattutto ha le emergenze di chi é al potere in un determinato momento. Se in un sistema socialista va al potere un individuo molto solidale, allora un po' della sua solidarietà si trasmetterà sul popolo che governa, ma si tratta di una rara possibilità. Solitamente i leader politici dei sistemi socialisti sono individualisti.

Ipazia

Citazione di: bobmax il 14 Agosto 2023, 22:09:48 PMPenso anche io che si stia avvicinando una catastrofe. Ma ritengo che non vi sia in realtà nessuna egemonia. Perché non vi è nessuna classe dirigente che sia egemone. Semmai, egemone è la crisi di ideali, quali che siano.

Non vi è una idea di società che abbia prevalso su altre possibili. Ma è un pensiero unico che si afferma da solo.
E questo pensiero dice che niente vale davvero, se non il godere al meglio di questa unica vita.

Sta avvenendo ciò che doveva avvenire. Da quando il pensiero razionale ha iniziato il suo rapido sviluppo nell'uomo.
E la tecnologia altro non è che pensiero razionale applicato alla realtà.

Vi è chi si è mosso prima, l'occidente, e chi poi lo ha seguito, il resto del mondo. Ma era nella natura delle cose che arrivassimo a questo punto.

E adesso si avvicina la crisi.
Probabilmente devastante.
Ma come tutte le crisi sarà tramonto e pure alba.
Occorre custodire la semenza, per la nuova rinascita.

Ancora una volta il nichilismo è alle porte.

Il nichilismo c'è fin dalla nascita della società classista (schiavismo, servitù della gleba o padronale), ovvero della riduzione di umani a strumenti da sfruttamento (guerra, sperimentazione,...)

La società classista opera sempre in regime di egemonia e il fatto che ai suoi succubi non appaia appartiene alla serie: "la mafia non esiste".

Non esiste nemmeno la crisi di ideali, ovvero essa esiste solo nelle classi subalterne che devono affogare nella crisi ogni loro velleità di liberazione. Nella classe egemone dei "filantropi" capitalisti gli ideali sono il capitale divenuto Capitale, il mercato divenuto Mercato, ovvero l'economia capitalistica divenuta Ideologia, con i suoi miti e la sua palingenetica "fine della Storia".

La catastrofe sarà salvifica se sarà, non perchè libererà valori da assenza di valori, ma perchè distruggerà i valori marci e disumananti del Capitalismo, eretto a ideologia sociale egemone.

Che tale egemonia non si incarni nella sua essenza in esseri umani (il "filantropo" è fenomenico e sostituibile nella sua irrilevanza umana e sociale), ma in rapporti produttivi feticizzati, è nella logica disumanante di tale ideologia e prassi sociale.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Phil

Parto dalla frase di Gramsci: «quando in una società i valori della classe dirigente diventano i valori indiscussi di tutta la società, allora quella classe dirigente non ha più bisogno della forza per controllare la società», frase suggestiva che tuttavia non descrive la realtà, né di ora né di allora, ma un'utopia (negativa, suppongo, per il suo punto di vista), cui opporre una contro-utopia (positiva, per il suo punto di vista), in uno scontro fantasy degno di un videogame per cui, appunto, il timore del "game over" apocalittico è sempre quello che incombe più minaccioso. La frase è aliena dalla realtà sia perché ancora oggi la classe dirigente ha bisogno della forza (o non ci sono più "rapporti di forza"? Anche nel senso più concreto e istituzionale: vigilanza, divieti, carceri, etc.), sia perché oggi di "valori indiscussi" non ce ne sono (con buona pace degli spauracchi generalisti: "pensiero unico", "dio denaro" e tutti gli altri da "circolo dei luoghi comuni").
Mi sembra inutile, se si mira ad una prassi concretizzabile, fare i poeti romantici, rimpiangere il baratto o proporre politicamente il reset del globo per allestire una virtuosa comune autosostenuta; la realtà ammazza, o almeno infesta, i "sogni d'oro" delle "anime belle" ben più dell'"uomo nero" di turno, abbia egli il mantello in tinta, o rosso, o giallo o altro. Non intendo affatto che sia spregevole cercare la "bellezza" (anzi, filosoficamente parlando, è questa la malinconia dell'essere umani), ma non è nemmeno un caso che la "anime belle" più volenterose e impegnate poi non trovino chi le rappresenta politicamente in modo adeguato: la realtà abbrut(t)isce gli ideali aulici e alla fine la "somma bellezza" non è di questo mondo (come la giustizia, direbbe qualcuno di altra ideologia, seppur imparentato essendo anch'egli alla ricerca del "bello" e non trovandolo sulla Terra...). In fondo lo dimostra anche il caso citato da Jacopus: il soggetto disturbato e violento (migrante o meno, credo non importi) non ha ucciso perché viviamo in una società individualista («Una società non individualista avrebbe visto in quella persona un proprio fratello») ma perché la società ha talvolta "malgestito" (diciamo così) proprio quegli ideali che Jacopus ricorda poche righe dopo: per scongiurare quell'omicidio, bisognava riconoscere la dis-egalité di chi presenta una differente fraternitè e limitarne adeguatamente la libertè di nuocere (sui modi si può discutere, ma non sarà certo leggendo gli illuministi o ricevendo abbracci fraterni che il disturbato smetterà di esserlo).
Ciò che è indiscusso, ben più dei supposti valori della classe dirigente (v. citazione) sono le necessità primarie, per soddisfare le quali, oggi come allora e come ormai da secoli, servono soldi (d'altronde «primum vivere, deinde...»). Per dirla in (brutale) sintesi: meno si lavora la propria terra (ricavandone cibo), più è necessario avere denaro per mangiare; quindi, passando dal singolo alla moltitudine, meno la società è agricola, più c'è bisogno di denaro e più c'è bisogno di denaro più il denaro circola, e più circola e più è facile dirottare tale denaro (sia esso un surplus o meno) verso bisogni indotti, così da trarne... denaro, da utilizzare per cibo e bisogni indotti (ciascuna classe ha i suoi, da "appendere" dopo il suddetto «deinde...»). Oggi la società è decisamente poco agricola, quindi la conclusione viene da sé; il resto è psicologia delle masse, differenza di prospettiva fra individui, tradizione, ingegno e mix antropologico di edonismo e istinto di sopravvivenza.
Sulla accezione negativa dell'"individualismo alla occidentale", altro feticcio di una certa interpretazione del reale, credo sia innegabile che "da noi" il singolo stia vivendo la sua epoca d'oro: sono finiti i tempi in cui il singolo poteva esser gettato da una rupe alla nascita, in cui poteva essere posseduto e scambiato come fosse un oggetto, in cui finiva al rogo se era "differente" (o disturbato, v. sopra) o aveva "idee strane", in cui non aveva diritti almeno simili agli altri suoi simili (se mi si passa il gioco di parole, giusto per non parlare ipocritamente di "uguaglianza"), etc. Chiaramente l'uomo resta animale gregario, quindi bisognoso di organizzazione, di verticalità (così come è verticalizzabile la qualità di ciascuno nel fare qualcosa all'interno di ogni gruppo, più o meno esteso), ma diviene sempre più "differenziata" la modalità con cui l'individuo può essere parte del gruppo (ovviamente senza che i bisogni primari smettano di esser tali) e la complessità, ovviamente, pone questioni complesse. Certo, a proposito di individui, c'è ancora chi muore di fame ai bordi delle strade, ma è anche vero che ci sono anche individui che si organizzano per prevenire tale fenomeno, così come ci sono individui che non se ne curano (la morale della favola, che poi favola non è, è già scritta nella "firma" di Jacopus).
Se la catastrofe ci sarà (anche se bisognerebbe intendersi bene su cosa si intende per catastrofe, almeno usando criteri di spazio e tempo), ogni singolo ci parteciperà a modo suo, ovvero, parodiando il noto bel detto (che suo malgrado è individualista), "ciascuno secondo le sue possibilità, ciascuno secondo i suoi bisogni", al punto che per qualcuno, ma non per tutti, potrebbe anche non essere nemmeno una catastrofe (e non mi riferisco alla classe dirigente).

iano


Siamo sociali localmente, nel senso che è sufficiente venire a contatto con chiunque per riconoscervi il fratello. Laddove la tecnologia rende improbabile il contatto bisogna provvedere in modo da ristabilire la probabilità.
Le metropoli devono essere progettate per essere luoghi di incontro ''obbligati'', laddove non possiamo scegliere del tutto chi incontrare e chi evitare, e in qualche modo, più o meno imperfetto, finora hanno adempiuto a questo compito.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

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