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Sileno

Aperto da paul11, 27 Febbraio 2020, 14:13:30 PM

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paul11

 Da: La tragedia greca di F. Nietzsche


Racconta la favola antica, che il re Mida inseguì a lungo nella selva il savio Sileno, il compagno di Dioniso, senza poterlo prendere. Quando finalmente gli cadde nelle mani, gli domandò il re quale fosse per gli uomini la cosa migliore e la più eccellente di tutte. Il demone taceva, rigido e immoto; finché, sforzato dal re, ruppe in un riso sibilante con queste parole.
"Stirpe misera e caduca, figlia del caso e dell'ansia, perché mi costringi a dirti ciò che è per te il meno profittevole a udire? Ciò che è per te la cosa migliore di tutte, ti è affatto irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma, dopo questa impossibile, la cosa migliore per te, ecco, è morir subito."



Ci sono parecchie chiavi di lettura.....oltre a quella di Nietzsche




niko

La nascita della tragedia è la tragedia della nascita.
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

niko

Lo si capisce bene dal doppio movimento allucinatorio di separazione che anima questa nascita: la separazione dell'attore dal coro e dello spettatore dall'attore.
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Eutidemo

Ciao paul11
Con il bellissimo passo che tu riporti, Nietzsche, in sostanza, non fa che riecheggiare i vv. 1224-1237 della tragedia di Sofocle "EDIPO A COLONO"; i quali, tradotti un po' liberamente, suonano così: "La cosa migliore sarebbe non nascere affatto; però, se si è stati così sfortunati da venire al mondo, la cosa migliore è andarsene il prima possibile!"

***
Concezione, peraltro, condivisa, un tempo, anche da intere saggissime popolazioni, come quella dei Trausi; circa i quali Erodoto racconta: "Riguardo a chi nasce e a chi muore, i Trausi, si comportano nel modo seguente:
- seduti intorno al neonato, i parenti piangono, deplorando tutti i mali che egli dovra' soffrire una volta nato, enumerando tutte le miserie umane;
- invece lieti e scherzando seppelliscono che è morto, dicendo che, finalmente, liberato da tanti mali, egli è adesso completamente felice"
(Erodoto - Storie - VI, 4, 2).

***
Il che, forse è un tantino esagerato, almeno secondo Leopardi, il quale scrisse: "Sola nel mondo eterna, a cui si volve              ogni creata cosa, in te, morte, si posa        nostra ignuda natura;        lieta no, ma sicura dall'antico dolor, perchè d'esser beato nega ai mortali e nega a' morti il fato!" (CORO DEI MORTI NELLO STUDIO DI FEDERICO RUYSCH).

***
Quanto alle varie chiavi di lettura, oltre a quella di Nietzsche, sinceramente, non me ne viene in mente nessuna; perchè, una volta tanto, che lo si voglia condividere o meno, secondo me il concetto in sè è chiarissimo ed UNIVOCO!

***
E, personalmente, io lo condivido in pieno, in quanto sanzionato dalla stessa BIBBIA; la quale, a beneficio di chi non arrivi da solo ad afferrare una verità così ovvia, ci conferma che: "Il giorno della morte è sicuramente molto migliore del giorno della nascita." (Ecclesiaste 7).

***
Un saluto!




Ipazia

Qual'é la chiave di lettura  volta di Nietzsche ?
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

baylham

Da un filosofo o da un saggio mi aspetterei la coerenza con quanto professa.
Poiché il suicidio è disponibile, ritengo che quanto sopra sia pessima filosofia e saggezza.

Ipazia

O pessima lettura di filosofia e saggezza di un filosofo ?
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

green demetr

Interessante spunto, non ho idea di quale sia lo spunto di Nietzche. Essendo uno degli scritti non aforistici, il nostro dovrebbe poi farne una analisi interessante.


Il tema dell'impossibilità della domanda sulla vita, lo chiamerei così questo breve passaggio.
Come sappiamo il dionisiaco, come d'altronde l'apollineo, sono accomunati da una furia sconsiderata verso il proprio annichilimento, ognuno in cuor suo cerca la morte, benchè vivendo essa gli è preclusa.


E' dunque una riflessione sulla vita, e non sulla morte (capitolo suicidio incluso).
In particolare sull'impossibilità della vita a contenere il suo discorso violento.


La volontà di riportare nel nostro conforto questa impossibilità, cadiamo inevitabilmente nel fantasma paranoico.
Come dice il Sileno, non si può chiedere, ovvero non si può analizzare la condizione paranoica. (il vivere eterno).


Non esistono altre vie, che affrontare il nichilismo, dunque, e torniamo al centro del problema del novecento:
far fronte alla tempesta della vita.


Questo mi sovviene.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

baylham

Citazione di: Ipazia il 28 Febbraio 2020, 08:57:41 AM
O pessima lettura di filosofia e saggezza di un filosofo ?


Aspetto la buona lettura.
Per il momento confermo il mio giudizio: se la vita è la cosa peggiore il suicidio è disponibile, un minimo di coerenza. Altrimenti sono parole al vento, scadente letteratura.

Lou

#9
Citazione di: Ipazia il 28 Febbraio 2020, 07:09:36 AM
Qual'é la chiave di lettura  volta di Nietzsche ?
Occorrerebbe capire l'economia interpretativa entro cui si muove Nietzsche e la proposta delle categorie interpretative del dionisiaco e dell'apollineo per la comprensione delle radici entro cui si articola la visione e il suono greco del mondo. La sentenza sapiente e la simbologia del Sileno giocano un ruolo importante nella visione e nell'approfondimento inedito della "grecità" proposta dal filosofo. Dopo di lui è la svolta: impossibile pensare alla grecità come solo simbolo di cultura luminosa, dove l'armonia e la bellezza regnano sovrane e permeano il tutto. La luminosità apollinea degli dei olimpici è la risposta alla profonda, vera e reale  vena tragica e dolorosa dell'esistenza che sottende il pensiero e la cultura greca. Una risposta che è apparenza, sogno, illusione a una lacerazione originaria. E' su queste premesse e questo geniale ("saggi per profondità") equilibrio che dirà infatti " Apollo non poteva vivere senza Dioniso".
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

bobmax

Se teniamo ferma la nostra fede nella Verità, è necessario fare tabula rasa di ogni "certezza" che diamo solitamente per scontata.

Potremmo così ritrovarci con una possibile chiave interpretativa radicalmente diversa.

È infatti sufficiente chiederci cosa si dovrebbe intendere con "Stirpe misera e caduca, figlia del caso e dell'ansia"

Non si intende forse l'io?
L'illusione dell'io?

Se così è, "morir subito" indica la fine dell'illusione.

Meglio sarebbe stato non illuderci mai di essere un io.
Ma poiché l'illusione c'è, la cosa migliore sarebbe lo svanire dell'illusione.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

paul11

Ciao a tutti,
più che vere e proprie risposte, le mie vogliono essere considerazioni, riflessioni.

Niko
la tragedia greca è la taumaturgia della condizione umana


Eutidemo
ben ricordi passi di autori diversi che collocano la condizione umana similmente a Sileno.
Lo stesso Nietzsche pone l'esempio di Edipo e poi Oreste, in quanto i miti precostituirono
le avvisaglie per la nascita della tragedia greca.


Baylham
eppure Nietzsche mi pare coerente, se si percorre il suo filo logico argomentativo.
Dal punto di vista squisitamente filosofico invece ho punti di vista diversi.


Ipazia
per quanto possa essere in alcuni punti fondamentali diverso da come  la penso,
sostengo che Nietzsche è da studiare, più che leggere, in modo possibilmente
distaccato; quindi è una lettura da fare o rifare in età matura, ma proprio per capire meglio
la  profondità umana, che in fondo è la nostra.


Green
è vero, la sua è una riflessione sulla vita proprio grazie all'evocazione della morte.
Se nasce da una istanza prima psicologica, perché è una constatazione la condizione umana, fu poi
concettualizzata nei miti e Nietztche ritiene il greco antico capace di grande sofferenza e quindi capace in qualche modo di renderla cosciente. Per questo nascerà la tragedia in Grecia.


Lou
direi che la tua disamina è esatta sul modo in cui Nietzsche interpreta la grecità fra l'apollineo e il dionisiaco.




Allora aggiungerei:
l'apollineo rappresenta il sogno, il dionisiaco l'ebbrezza.
Il dionisiaco è tutto ciò che è legato alla natura, basta vedere come è rappresentato Sileno .
L'apollineo rappresenta la bellezza.
Nietzsche ritiene che la verità sta nella condizione umana e Sileno, Pan, Bacco non sono "belli"
esteticamente. Apollo rappresenta l'olimpo degli dei, ciò che l'uomo ha taumaturgicamente creato per stordire la propria coscienza di dolore, per poter sopportare la condizione di sofferenza cosciente.
E' quindi una falsità l'apollineo, per potere sopportare la realtà della condizione naturale umana.
L'arte è apollinea come imitazione, come rappresentazione, come trascendenza estetica affinché la bellezza potesse essere contemplata nel livello più alto, per lenire il dolore della realtà.
"La  nascita della tragedia dallo spirito della musica ovvero Grecità e pessimismo" ed è il titolo corretto, fra i primi scritti di Nietzscheè del 1872, lo scrive a 28 anni di età.
Oltre che per lo scritto in sé, il mio interesse personale è capire la visione del mondo e filosofica di Nietzsche nel proseguio delle sue opere, come nella successiva "La filosofia ,
nell'epoca tragica dei Greci"quando porrà critiche sui filosofi che hanno costruito le fondamenta della cultura occidentale.


Bobmax
"Miserabile sesso di un giorno, figli del caso e fatica, ...." 
"Elendes Eintagsgeschlecht, des Zufalls Kinder und der Mühsa..."l
questa è la traduzione dal tedesco che ritengo più congrua dell'incipit di Sileno.
E' crudele, quanto la cacciata di Adamo ed Eva dall'Eden,se posso permettermi un parallelo.
Forse, ma è una mia personale considerazione, Nietzsche cerca quell'eden perduto, quello stato adamitico  in cui uomo e natura erano in perfetta armonia. Ben inteso, non in senso spirituale e tanto meno religioso, quanto come stato empirico, fattuale.
Sono d'acordo con te che l'incipit è potente e crudele quanto il "era meglio non nascere".






Personalmente,dal punto di vista filosofico, trovo irrazionale cominciare dalla natura. 
Nietzsche accetta la natura come condizione umana e non accetta 
la taumaturgia, quell'operare umano di una falsa costruzione divina, una forma esorcistica che cerchi di alleviare il dolore della condizione umana, spostando la bellezza nel divino e la bruttezza nella natura mortifera.
Così operando  Nietzsche toglie il concetto logico e la morale e vi inserisce una mistica estetica come chiave di lettura, non sopporta l'intellettuale dell"ingenua illusione" poiché veicola su un livello antinaturale la bellezza e per contrasto immiserisce ulteriormente la possibilità nella propria esistenza naturale.


Riconosco che è potente il pensiero nietzscheano, ma riduttivo filosoficamente.
La natura stessa essendo vita, risponde a ben più superiori livelli universali.
Nietzsche compie una sorta di diktat: prendere o lasciare.

Lou

#12
@paul
Come te propongo alcune considerazioni ulteriori rispetto alle tue, augurandomi che possa integrare e sviluppare quanto da me prima scritto e la prospettiva che hai messo in campo.
Da un punto di vista prettamente filosofico direi che il substrato da cui muove l'appellarsi alla sentenza del sapienza silena, ha una precisa valenza teoretica ed é una mossa, oltre che rilevante per la fondazione delle categorie estetiche di apollineo e dionisiaco, che nella architettura del pensiero nietzschiano mostra in nuce gli aspetti che ne seguiranno in merito ai suoi sviluppi.
L'attingere al tragico potrebbe essere affine a una visione enigmatica e, direi, eraclitea: luogo di passaggio e snodo necessario tra la sapienza proto-logica del mito e della poesia alla philosofia propriamente detta che a partire da Socrate e Platone prenderà quei contorni sostanziali di episteme, una ricerca estranea alla tragedia e al mito, sebbene ne erediti in parte tratti di continuità.
Il distico eracliteo "immortali mortali, mortali immortali, viventi la loro morte e morienti la loro vita", oltre a rappresentare il topos entro cui la poesia occidentale muove le sue corde e rielaborare la sapienzialità a cui hai invitato a riflessione,  mostra quella scissione dell'uno all'interno di sè, quel dissidio che in fondo è vita. Che il saggio Sileno personifica, con la grazia sublime dell'uomo/animale e cultura/natura che gli son propri. Ma il sublime è orrendo e "inattuale" e tutti i passi che ci paiano esser mossi allontanandoci dal precipizio del dissidio che anima la vita, ecco che con con il Sileno, Eraclito, Nietzsche si gira il volto e quel precipizio è sempre lì, non ci siamo mai mossi, noi siamo sull'orlo ed è da quello sguardo solitario, di cui solo le bestie, il dio e...i filosofi, suggerì Nietzsche al peripateta, che l'enigma non è sciolto.

"La verità è brutta, abbiamo l'arte per non perire a causa della verità".
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Ipazia

Sileno è immortale e non può che rispondere così ad un mortale della specie più infima schiava del mito della ricchezza, a cui non puó che consigliare l'oblio, assistito dal dono che il suo pupillo Dioniso ha donato agli umani.

Sileno è uno spirito della terra, di quella terra che FN ha contrapposto sempre più all'illusione della salvezza celeste, ma dal cui spirito di gravità ha cercato per tutta la vita una via d'uscita. Pure nell'apollineo che ritorna nel frammento tardo postato da Lou, quasi una vendetta postuma del maestro ripudiato Schopenauer. Senza rinunciare al dionisiaco (Ecce homo: Dioniso contro il Crocefisso).

Ma sono gli ultimi fuochi di una battaglia filosofica che torna alle origini elleniche del suo pensiero, consapevole di non aver raggiunto le cime che aveva intravisto Zarathustra, la cui conquista rimanda all'oltreuomo che egli sa di poter solo annunciare dalla terra di mezzo in cui la morte di Dio ha lasciato immondo spazio alle nefandezze dell' "ultimo uomo" e ai suoi vitelli d'oro. Erede moderno della figura di Mida: Eintagsgeschlecht, genere che vale non più di un giorno. Metafisicamente: una botta e via. Nullità.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Salve Ipazia. Citandoti : "Eintagsgeschlecht, genere che vale non più di un giorno. Metafisicamente: una botta e via.".
Che dire ? Personalmente mi inchino non a FN (che dal fondo della mia ignoranza - pari solo alla mia supponenza - ho sempre subodorato essere un "paragenialoide invasato culturale")....non a FN, dicevo, ma a te, trovando che la più sfrenata delle locomotive - messa di fronte alla tua capacità di sintesi - non possa che fare la figura della timida farfalletta. Complimenti sempre.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.