Siamo responsabili delle nostre azioni?

Aperto da Socrate78, 18 Novembre 2017, 20:28:36 PM

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Apeiron

#45
Caro Phil  :) ammetto che non sono chiaro talvolta. Ad ogni modo il discorso della biologia l'ho "usato" come una sorta di "tranello".


Lasciamo stare la "morale divina" (non credo d'aver mai tirato in ballo Dio, almeno non direttamente e al massimo come "esempio"...). Il mio discorso sulla morale si basava su un ragionamento di questo tipo. Se affermiamo che "il giusto e lo sbagliato" sono convenzioni, abitrarietà, ecc allora siamo costretti a dire che in fin dei conti "giusto" e "sbagliato" sono concetti che nascono "non naturalmente" - ossia che in fin dei conti noi siamo "altro" rispetto alla natura. Se ad esempio valesse il rigido determinismo (o l'indeterminismo di alcune interpretazioni della meccanica quantistica) non avremo la possibilità di dire che la morale è convenzionale, visto che nessuno "decide" che la morale è convenzionale. Ergo siamo costretti a dire che la morale è in realtà un fenomeno analogo a tutti gli altri. E quindi in questo caso, in mancanza di libero arbitrio, non è possibile pensare al concetto di "responsabilità" in quanto l'uomo diventa equiparabile ad altri fenomeni naturali "inanimati".

Se invece ammettiamo l'esistenza di una qualche forma di libertà allora è possibile "affrancarci" dalla natura. Ergo è possibile solo in questo caso essere "artefici del nostro destino" e scegliere arbitrariamente la nostra "morale". Le convenzioni però da un punto strettamente evoluzionistico (credo... chi ne sa di più, per favore, mi bastoni se dico cavolate) nascono proprio da quei comportamenti "sociali" che troviamo nel mondo animale, dal quale ovviamente deriviamo. Ergo "qualcosa in noi" ci spinge a fare convenzioni e ci spinge a farle in modo che in genere creino "ordine" tra gli individui. Ma mentre nel mondo animale noi diciamo che è "la loro natura" a scegliere determinate gerarchie di individui (mi riferisco al "capobranco") e di "comportamenti" visto che riteniamo (giustamente?) che non hanno "libero arbitrio" ma sono mossi dall'istinto, nell'uomo invece se diciamo che ha libero arbitrio diciamo anche che crea "convenzioni" arbitrariamente. Cosicché per esempio l'etica scelta in una comunità non può essere paragonata in alcun modo a quella di un'altra perchè osserviamo delle differenze. Ma nuovamente questo è dimenticarsi del fatto che tra gli uomini esistono somiglianze. E ci dimentichiamo che è proprio la vita comunitaria talvolta a "scolpire" l'uomo in una certe direzione anziché in un'altra e quindi le differenze talvolta vengono proprio dal contesto sociale in cui è (il quale è stato scelto in modo "libero" in origine). A mio giudizio se si riconosce che esiste sia il libero arbitrio che una enorme somiglianza tra gli individui è necessario ammettere che "ciò che è bene" per "me" "assomigli" a "ciò che è bene" per un altro, a meno che non si creda in una sorta di "anima" che ci distingua in modo completo l'uno dall'altro. In un'ottica materialista, riduzionista ecc questo è completamente assurdo in quanto in fin dei conti in quest'ottica siamo chiaramente simili. Nuovamente però se diciamo che vi è il libero arbitrio e la reponsabilità siamo costretti a non abbracciare un materialismo stretto, bensì dobbiamo ammettere che "qualcosa" sfugga alle leggi di natura (materiale). Questo qualcosa se appartiene al mondo oggettivo deve anch'esso avere una sua natura e dobbiamo asserire che deviazioni da questa "natura" sono paragonabili alle patologie del corpo, e quindi in ultima analisi dobbiamo ammettere che in questo scenario la responsabilità morale sia qualcosa di "oggettivo".
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

sgiombo

Citazione di: Il_Dubbio il 20 Novembre 2017, 23:57:38 PM


No. Il determinsmo stabilisce una condizione matematica secondo la quale se si conoscono le condizioni iniziali di un sistema si può prevedere (almeno in linea di principio) la sua evoluzione nel futuro.

Per volontà si intende invece qualcosa di diverso. Se anche si conoscessero le condizioni iniziali, nel momento in cui agisce la forza di volontà il processo di evoluzione diventa imprevedibile in modo ontologico. 



Citazione

Questo é un paralogismo.

Volontà e determinismo possono stare benissimo insieme, né più né meno che volontà e indeterminismo (così come inerzia passiva e indeterminismo e inerzia passiva e determinismo).

Il fatto che il futuro sia (in linea teorica, di principio, non necessariamente in pratica, di fatto) perfettamente prevedibile non impedisce affatto in alcun modo e per nessun motivo logico o empirico a chiunque di agire con grandissima forza di volontà, di fare sforzi di volontà anche inauditi, "titanici" (per il fatto che ciò sia prevedibile).
Infatti non impone per nulla che chiunque, per il fatto di sapere che il futuro implica da parte sua titanici sforzi di volontà, si adagi nell' inerzia passiva (che sarebbe anzi contraddittorio!) e  non profonda (i prevedibili; ed eventualmente previsti di fatto. Il che é del tutto irrilevante) titanici, inauditi sforzi di volontà.

Che le proprie azioni siano prevedibili o meno, determinate necessariamente o meno, é del tutto irrilevante circa l' agire: chi ha forza di volontà compie comunque sforzi di volontà di intensità per così dire "direttamente proporzionali" alla propria forza di volontà stessa (e alla forza delle aspirazioni e desideri che lo guidano), tanto se ciò é necessario e prevedibile quanto se é del tutto imprevedibile.

sgiombo

Per Apeiron

A meno di credere nel soprannaturale e nel suo interferire "immanentisticamente" con la natura, non si può ammettere che la cultura possa contraddire la natura, dalla quale sorge e nella quale rimane integrata.

Dunque l' indeterminismo o é (almeno in qualche misura) naturale e anche culturale, o se non é naturale nemmeno può essere culturale.

Ma a mio parere ciò che conta per l' uomo e per l' eticità delle sue scelte é la libertà da coercizioni estrinseche (subite contro la propria volontà) e non il libero arbitrio come indeterminismo intrinseco delle proprie scelte; che coincidendo con la casualità dell' agire non sarebbe compatibile con qualsiasi sensata valutabilità etica possibile dell' agire stesso: in caso di determinismo si agisce bene se si é buoni, male se si é malvagi, ma agire indeterministicamente (liberoarbitrariamente) non può signifire altro che agire a casaccio, cioé "bene" se si é fortunati, "male" se si é sfortunati.

Il_Dubbio

Citazione di: Jacopus il 21 Novembre 2017, 00:29:17 AM
CitazioneNo. Il determinsmo stabilisce una condizione matematica secondo la quale se si conoscono le condizioni iniziali di un sistema si può prevedere (almeno in linea di principio) la sua evoluzione nel futuro.
Per volontà si intende invece qualcosa di diverso. Se anche si conoscessero le condizioni iniziali, nel momento in cui agisce la forza di volontà il processo di evoluzione diventa imprevedibile in modo ontologico. Per questo Socrate78 ha richiamato la meccanica quantistica in quanto si differenzia dal determinismo proprio per la sua imprevedibilità "ontologica". Ma sia nella meccanica classica sia in quella quantistica non esiste una funzione che possiamo chiamare "volontaria"...

Non credo che in campo sociale si possa parlare di determinismo e neppure di meccanica quantistica. Molto più prosaicamente la capacità di decidere con la propria testa in modo autonomo esiste, così come esistono i condizionamenti sociali e anche quelli materiali, che non mi permettono di essere un astronauta o un capitano di un vascello rompighiaccio. Un determinismo assoluto significherebbe che già cinque milioni di anni fa era prevedibile che ora io sarei stato davanti ad una tastiera a scrivere su un forum di filosofia, il che mi sembra piuttosto improbabile, anche se affascinante come trama di un romanzo di fantascienza di serie B.


Chiariamoci. La domanda è: siamo responsabili delle nostre azioni oppure tutto deve essere "ridotto" a una mera combinazione di eventi?
C'è chi stabilisce una supremazia della opinione scientifica. La quale non è in grado di stabilire se esista la possibilità che la combinazione degli eventi sia interrotta da qualche forma di volontà. Ragion per cui la si esclude. Che ci sia o meno non ha al momento importanza, l'importante è che si escluda che la scienza sia in possesso di teorie scientificamente provate e verificate che ammettano una qualche forma di volontà. Io la escludo. Se invece mi porti qualche referente autorevole e l'opinione della comunità scientifica a riguardo di queste prove te ne sarò grato perche io le ignoro.

Dopo di che dobbiamo chiarire il punto che riguarda il determinismo. Il determinismo non è un approccio filosofico che riguarda solo la fisica, riguarda tutto l'universo e quindi anche noi. Siamo influenzati? A determinare l'influenza è un virus. Abbiamo una infezione? A determinare l'infezione è un batterio. C'è una rivolta popolare perchè manca il pane? A determinare la rivolta popolare è la mancanza del pane. Causa ed effetto, causa ed effetto.
Il problema è semmai di tipo epistemologico. La conoscenza precisa di un evento futuro è data dalla precisione delle nostre conoscenze sulle condizioni iniziali. Siccome la vita biologica non è nata ieri e nemmeno l'altro ieri, addirittura possiamo stabilire che i maggiori ingredienti che ci strutturano giungono da stelle consumate e le stelle si sono formate a seguito di un evento ancora piu remoto qual è stato probabilmente il big bang, è chiaro che non siamo in grado di stabilire al momento quali erano le condizioni iniziali, probabilmente le condizioni iniziali erano quelle indeterministiche proprie della meccanica quantistica, quindi è impossibile prevedere se domani avverrà pioverà con esattezza anche quando le probabilità sono minime (la mia è una esagerazione ma non piu di tanto). I sistemi fisici però funzionano bene con questo paradigma perche gli esperimenti si fanno in laboratorio (per cui è possibile dire che siano sistemi isolati) e si riesce comunque a controllare l'errore stastico. E di questi sistemi, di cui si conosce le condizioni iniziali, si riesce a prevedere deterministicamente la loro evoluzione futura.

Non esiste un altro paradigma. Il suo contrario è l'indeterminismo della meccanica quantistica. Ma va ricordato che esiste un indeterminismo epistemologico e uno ontologico. Solo quest'ultimo è associabile (al momento in cui parlo è il piu quotato) alla meccanica quantistica. Per cui i sistemi biologici funzionano con il paradigma indeterministico epistemologico. Ci sono casi in cui si è associato la meccanica quantistica a fattori biologici (ci sono studi seri e sperimenti credo altrettanto seri), ma nulla al momento ci è dato di sapere a riguardo se esista una parentela con le nostre funzioni biologiche. La comunità scientifica è concorde quindi nel ritenere il cervello e tutto quello che gli gira intorno un sistema classico a cui possiamo associare il paradigma deterministico che al limite possiamo chiamare indeterminismo epistemologico. 

Quindi non so cosa tu intenda per determinismo assoluto. E ancora di più mi è completamente incomprensibile la "volontà di agire".

Io rispondevo Phlil perche da un lato sostiene l'opinione scientifica a riguardo della nostra impossibilità nell'agire liberamente, dall'altro lato questa volontà la fa rientrare dalla finestra, come mi sembra faccia anche tu, sostenendo una incomprensibile associazione tra volontà e sistema sociale. Come se il sistema sociale arrivi da un universo parallelo dove le cose funzionano diversamente da qua.

InVerno

Il fatto che la nostra coscienza\libero arbitrio possa risultare una "finzione" originata da processi neurologici non ha niente da spartire con la nostra "responsabilità". Viviamo e ci regoliamo in un mondo di "finzioni utili", il libero arbitrio al massimo può essere l'ultimo di una lista lunga quanto un vocabolario, anche i soldi sono una "finzione", qualcuno ha voglia di prendere un accendino e dare fuoco al proprio patrimonio? il cosidetto (finto) "libero arbitrio" è un attributo necessario per essere (finti) agenti morali in una (finta) società morale dove ci possono essere addebitate (finte) responsabilità. E' tutta una finzione, non solo il libero arbitrio, per questo non c'è alcuna contraddizione.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Phil

Citazione di: Il_Dubbio il 20 Novembre 2017, 23:57:38 PM
Il determinsmo stabilisce una condizione matematica secondo la quale se si conoscono le condizioni iniziali di un sistema si può prevedere (almeno in linea di principio) la sua evoluzione nel futuro.
Per volontà si intende invece qualcosa di diverso.
Non mi stupirei se le (neuro)scienze ci stessero appunto invitando a ripensare proprio la concezione di volontà, innestandola in un orizzonte deterministico... non sono affatto in grado di citarti fonti e nomi, eppure, per quel che vale, sono disposto a ritenerlo plausibile (oltre che interessante).

Citazione di: Il_Dubbio il 21 Novembre 2017, 15:07:00 PM
Io rispondevo Phlil perche da un lato sostiene l'opinione scientifica a riguardo della nostra impossibilità nell'agire liberamente,
Liberamente da cosa? Liberamente dalla nostra volontà? Sicuramente no; come accennavo, non possiamo non volere ciò che vogliamo  ;)  Possiamo ritenere la volontà una forza totalmente libera da ogni radice materiale, quasi fosse un'anima? Certo, la metafisica lo fa da sempre... tuttavia, se usciamo dalla metafisica (e non è certo obbligatorio  ;D ), forse si aprono valide alternative.
Citazione di: Il_Dubbio il 21 Novembre 2017, 15:07:00 PM
dall'altro lato questa volontà la fa rientrare dalla finestra [...] sostenendo una incomprensibile associazione tra volontà e sistema sociale.
Per "incomprensibile associazione fra volontà e sistema sociale"(cit.) intendi le leggi e gli ordinamenti che imputano le differenti "responsabilità"? Magari si possono non condividere, ma, stando alla storia dell'uomo, hanno una loro pragmatica ragion d'essere, no? ;D

Se ammettiamo che un determinismo neurologico possa condizionare la volontà, non per questo dobbiamo per forza smantellare le organizzazioni sociali attuali: al di là di cosa sia il sole, se splenda per determinismo, per sua volontà parzialmente libera o per libero arbitrio, quando fa troppo caldo preferisco comunque ripararmi all'ombra  ;)

Citazione di: Il_Dubbio il 21 Novembre 2017, 15:07:00 PM
Come se il sistema sociale arrivi da un universo parallelo dove le cose funzionano diversamente da qua.
Credo al riguardo risulti ancora cruciale la domanda che ti avevo già proposto
Citazione di: Phil il 20 Novembre 2017, 16:12:33 PM
meta-domanda: a che serve l'imputazione della responsabilità?
La risposta può aiutarti a rispondere a "siamo responsabili delle nostre azioni?"  ;)
la risposta è per te ontologica, epistemologica, quantistica, sociale, neurologica, convenzionale (o "finzione" per dirla con InVerno) o altro?
Ovviamente puoi anche non rispondere  :)

Citazione di: Apeiron il 21 Novembre 2017, 10:19:49 AM
Se affermiamo che "il giusto e lo sbagliato" sono convenzioni, abitrarietà, ecc allora siamo costretti a dire che in fin dei conti "giusto" e "sbagliato" sono concetti che nascono "non naturalmente" - ossia che in fin dei conti noi siamo "altro" rispetto alla natura.
Non direi che in tal caso noi saremmo altro rispetto alla natura, ma piuttosto le nostre convenzioni sarebbero altro rispetto alla natura... e mi pare piuttosto legittima come osservazione.
Pensa allo sport: la vittoria, la sconfitta, la fama, etc. sono convenzioni umane che sono certamente "altro" rispetto alla natura, eppure "funzionano" e condizionano masse ingenti di persone. Se sostituisci "vittoria" con "giusto" e "sconfitta" con "sbagliato" mi pare, mutatis mutandis, un buon parallelismo esemplificativo del convenzionalismo della morale.

Socrate78

Il problema resta però il fatto che "buono" e "malvagio" non sono categorie assolute, infatti bisogna sempre chiedersi in rapporto a chi si è buoni e a chi si è malvagi .L'eroe ad esempio che sacrifica la propria vita per un ideale è buono o è malvagio? Per la collettività è sicuramente un eroe, ma per se stesso è malvagio visto che si priva del bene più grande, cioè della propria vita, quindi può esserci male più grande fatto a se stessi? All'opposto chi antepone il proprio interesse a quello altrui, sarà cattivo per coloro che obiettivamente sono danneggiati dal suo agire, ma per se stesso è buono visto che persegue la propria convenienza.

Il_Dubbio

Citazione di: Phil il 21 Novembre 2017, 16:50:13 PM

Citazione di: Il_Dubbio il 21 Novembre 2017, 15:07:00 PM
Io rispondevo Phlil perche da un lato sostiene l'opinione scientifica a riguardo della nostra impossibilità nell'agire liberamente,
Liberamente da cosa? Liberamente dalla nostra volontà? Sicuramente no; come accennavo, non possiamo non volere ciò che vogliamo  ;)  Possiamo ritenere la volontà una forza totalmente libera da ogni radice materiale, quasi fosse un'anima? Certo, la metafisica lo fa da sempre... tuttavia, se usciamo dalla metafisica (e non è certo obbligatorio  ;D ), forse si aprono valide alternative.

Me la spieghi meglio perchè non l'ho capita.
Non solo non esiste la volontà ora ci inventiamo un ulteriore paradigma ancora piu inimmaginabile?

E' chiaro che volontà e libertà sono sinonimi. Altrimenti qual è la differenza? Se fossi libero potrei volere di volere, altrimenti mi sto ingannando.
Ciò che io chiamo volontario, nel paradigma deterministico, è una pure illusione. Io credo di volere qualcosa, ma in realtà ciò che io credo di volere lo ha deciso una causa esterna alla mia credenza. Per cui se io credo di volere non sto esprimendo una libera scelta, sto solo credendo di essere libero di volere.
Nemmeno il pensiero è libero. Non posso essere libero di pensare di volere. Se penso di volere è perche una causa mi ha costretto a pensarlo.

Ben inteso (P.S.), ma credo si sia capito, a me sta cosa che pare voler dire la scienza non mi sta bene. Non la voglio... :-*

Phil

Citazione di: Il_Dubbio il 21 Novembre 2017, 17:53:59 PM
Me la spieghi meglio perchè non l'ho capita.
[...]ora ci inventiamo un ulteriore paradigma ancora piu inimmaginabile?
La digressione sulla credenza in un'anima volitiva è l'accenno ad un'alternativa che ha ancora i suoi fautori; personalmente non sono fra essi, tuttavia, per completezza, è corretto ricordare che ci sono anche altri paradigmi a disposizione, oltre al proprio  :)

Citazione di: Il_Dubbio il 21 Novembre 2017, 17:53:59 PM
Non solo non esiste la volontà
Secondo me la volontà esiste (non lo ripeto più, tranquillo ;D ), la questione è come possiamo definirla alla luce delle neuroscienze. Se intendiamo la volontà come "funzione mentale che ci fa scegliere un'opzione piuttosto che un'altra", essa non mi pare in necessario contrasto con il determinismo (ovvero ciò che orienterebbe la volontà senza che essa ne sia consapevole): scelgo il gelato al limone perché lo voglio, ma tale volere è il frutto di interazioni neurali o altri meccanismi fisiologici. La mia volontà è in tal caso l'esplicazione cosciente di meccanismi di cui non sono cosciente. C'è la volontà che compie la scelta (che non è casuale ma voluta), e c'è il determinismo neurologico che predetermina tale volontà di scegliere proprio il gusto limone. Per come la vedo, può essere anche così, senza cancellare la parola volontà dal vocabolario, ma "aggiornandola" al determinismo  ;)
Ciò che il determinismo elimina è invece il libero arbitrio (che quindi non è sinonimo di volontà, se intesa come sopra, soprattutto finché rimane presente l'ambigua parola "libero").

Quindi, con la dovuta postilla semantica sulla parola "volontà", in questo:
Citazione di: Il_Dubbio il 21 Novembre 2017, 17:53:59 PM
Io credo di volere qualcosa, ma in realtà ciò che io credo di volere lo ha deciso una causa esterna alla mia credenza. Per cui se io credo di volere non sto esprimendo una libera scelta, sto solo credendo di essere libero di volere.
Nemmeno il pensiero è libero. Non posso essere libero di pensare di volere. Se penso di volere è perche una causa mi ha costretto a pensarlo.
rivedo molto la mia opinione (come da post già linkati) sull'assenza di effettivo libero arbitrio.

Il_Dubbio

Citazione di: Phil il 21 Novembre 2017, 18:32:22 PM

Citazione di: Il_Dubbio il 21 Novembre 2017, 17:53:59 PM
Non solo non esiste la volontà
Secondo me la volontà esiste (non lo ripeto più, tranquillo ;D ), la questione è come possiamo definirla alla luce delle neuroscienze. Se intendiamo la volontà come "funzione mentale che ci fa scegliere un'opzione piuttosto che un'altra", essa non mi pare in necessario contrasto con il determinismo (ovvero ciò che orienterebbe la volontà senza che essa ne sia consapevole): scelgo il gelato al limone perché lo voglio, ma tale volere è il frutto di interazioni neurali o altri meccanismi fisiologici. La mia volontà è in tal caso l'esplicazione cosciente di meccanismi di cui non sono cosciente. C'è la volontà che compie la scelta (che non è casuale ma voluta), e c'è il determinismo neurologico che predetermina tale volontà di scegliere proprio il gusto limone. Per come la vedo, può essere anche così, senza cancellare la parola volontà dal vocabolario, ma "aggiornandola" al determinismo  ;)
Ciò che il determinismo elimina è invece il libero arbitrio (che quindi non è sinonimo di volontà, se intesa come sopra, soprattutto finché rimane presente l'ambigua parola "libero").

Anche per me la volontà esiste, ma la domanda era riferita a ciò che la scienza ci suggerisce. Quindi la volontà secondo la scienza può anche esistere ma è illusoria.
Non posso volere ciò che voglio se non sono libero, quindi la libertà è imprescindibile.
Quello che vuoi sostenere tu secondo me è contradditorio o almeno illusorio.

Secondo me c'è solo una possibilità. Che la scienza stia facendo cilecca. Ma per capire se sta facendo cilecca o meno, dovremmo metterci d'accordo sul motivo per cui non può esistere una volontà senza libertà. Se sostituisci volontà con il determinismo hai praticamente chiuso tutti i discorsi.

Quindi ovviamente io non riesco a seguirti.

Io una mia idea me la sono fatta. Non è un'idea scientifica (ma potrebbe diventarla). Escludo comunque a priori che la scienza sia sulla buona strada.

Se vuoi ne discutiamo meglio in un altro argomento piu specifico, perchè questo secondo me è esaurito per quel che ho da dire.

Te lo scrivo in un paio di righe: la volontà è un pensiero cosciente. Facciamo conto che sia una cellula. Ho un pensiero perchè mi è stato inculcato in modo deterministico da un fattore esterno al pensiero. "Pensa" quindi a questa cellula creata in modo deterministico. In questo pensiero tu hai una scelta tra un paio di gusti di gelato. Fragola o limone. Se la cellula si isola dal tutto il resto ti rimane solo un pensiero con una doppia possibilità.  Da questo pensiero/cellula si stacca un pensiero piu piccolo/cellula piu piccola. Hai scelto fragola. Se non c'è stato alcun altro condizionamento per questa scelta,  il pensiero fragola è sorto in modo libero.

Socrate78

#Il dubbio: Di grazia, come fa la cellula/pensiero ad isolarsi da tutto il resto? Se io scelgo fragola, è perché la fragola esercita su di me un senso di piacere, di attrazione che il limone non mi dà, quindi anche qui la fragola DETERMINA la scelta. Per agire come tu descrivi, in modo svincolato dai condizionamenti, sarebbe necessario che mi "buttassi" a dire fragola mettendo tra parentesi il piacere che la fragola mi dà, ma è impossibile o estremamente arduo, non trovi? Ciò sarebbe possibile solo se fragola e limone fossero per me opzioni indifferenti, quindi sostanzialmente per te la libertà consiste in una sorta di superiore distacco dal mondo, giusto?

Jacopus

#56
CitazioneChiariamoci. La domanda è: siamo responsabili delle nostre azioni oppure tutto deve essere "ridotto" a una mera combinazione di eventi?
C'è chi stabilisce una supremazia della opinione scientifica. La quale non è in grado di stabilire se esista la possibilità che la combinazione degli eventi sia interrotta da qualche forma di volontà. Ragion per cui la si esclude. Che ci sia o meno non ha al momento importanza, l'importante è che si escluda che la scienza sia in possesso di teorie scientificamente provate e verificate che ammettano una qualche forma di volontà. Io la escludo. Se invece mi porti qualche referente autorevole e l'opinione della comunità scientifica a riguardo di queste prove te ne sarò grato perche io le ignoro.
Ce ne sono parecchi di testi in questo senso.
Ovviamente si tratta di soft sciences, scienze cioè che non possono prevedere soltanto misurazioni quantitative e situazioni sperimentali che riproducano esattamente la realtà oggettiva, ovvero di scienze imparentate con la criminologia, la filosofia morale e una serie di discipline che fanno comunque riferimento e si confrontano giustamente con il nuovo campo delle neuroscienze e della genetica: metaetica, etica normativa, psicologia morale. Pensa che ora esiste anche la neuroetica proprio per far parlare questi due diversi universi della conoscenza.
Quello che ci dicono le hard sciences, ovvero neuroscienze e genetica non sono l'ultima parola, ma semplicemente servono a vincolare e a spiegare meglio l'accettabilità delle teorie morali e metaetiche, che hanno inevitabilmente un substrato sociale e storico, relativamente indipendente dalle scienze naturalistiche.
Pensare a due modelli di pensiero completamente opposti: la scienza e la filosofia (in questo caso la filosofia pratica) è, secondo me, errato.

Dovremmo in qualche modo "incardinare le teorie morali, comprese quelle relative al libero arbitrio/determinismo, su una psicologia che non sia il mero prodotto della immaginazione di filosofi o studiosi creativi e fantasiosi, ma che sia congruente con ciò che la scienza oggi ha da dirci". Solo in questo modo possiamo andare avanti nella conoscenza. Senza ritenere la scienza l'unica depositaria del sapere, ma anche confrontandoci con la scienza e accettando quello che si scopre con il metodo scientifico, che non è stato così inefficace nella storia dell'uomo, se siamo onesti con noi stessi.
Ti consiglio di leggere: Mario de Caro, mente e morale (Luiss), Berzagora Betsos, Colpevoli si nasce? (Cortina), e per contrappasso una studiosa che non crede nella libera volontà ma che ha scritto un libro che è già comunque un classico, Churchland, L'Io come cervello.
Buona lettura.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Il_Dubbio

Citazione di: Socrate78 il 21 Novembre 2017, 20:16:08 PM
#Il dubbio: Di grazia, come fa la cellula/pensiero ad isolarsi da tutto il resto?

In realtà non è un isolamento spaziale a cui pensavo, ma un isolamento temporale. Il tempo è importante perche mette in successione gli eventi. L'evento A viene prima dell'evento B. Ora ammettiamo che ci sia un evento X che non riconosca la successione tra A e B.
X può essere messo prima di A o prima di B oppure messo anche dopo A e B.

In relatività è una cosa possibile se gli eventi sono lontani spazialmente. A e B sono eventi che succedono da parti diverse. Ma A con concorderà con B sulla successione degli eventi e un osservatore C (distante da A e B in forte avvicinamento verso B) non concorderebbe  con A, penserà cioè che B sia successa prima dell'evento A.
Chiaro che tradurre tutto ciò nel nostro cervello diventa problematico ma non si può avere tutto dalla vita  ;D

sgiombo

#58
Citazione di: Socrate78 il 21 Novembre 2017, 17:01:16 PM
L'eroe ad esempio che sacrifica la propria vita per un ideale è buono o è malvagio? Per la collettività è sicuramente un eroe, ma per se stesso è malvagio visto che si priva del bene più grande, cioè della propria vita, quindi può esserci male più grande fatto a se stessi?

Con gli antichi stoici (e non solo; fra gli altri ad esempio il cristiano Severino Boezio) credo che "la virtù é premio a se stessa".
E dunque morire virtuosamente é bene (ed é "premiante" per chi lo scelga), sopravvivere malvagiamente é male (ed é castigante per chi lo scelga nella convinzione che la "virtù" sia il sommo bene).
Dunque, se "virtuosi", si affronta la morte "virtuosa" felicemente e si disdegna come fonte di infelicità (rimorsi, perdita di autostima, vergogna "ben fondata e giusta, meritata", autocommiserazione, ecc.) la sopravvivenza ignominiosa e contraria alla "virtù premio a se stessa".

sgiombo

X IL Dubbio

Per poter determinare la propria volontà, per essere liberi (dotati di libero arbitrio) nel senso "assoluto" in cui tu intendi il concetto bisognerebbe essere Dio.

Solo chi fosse "causa sui" (ammesso che questo sia di un autentico, sensato concetto e non una sequenza di parole autocontraddittoria e dunque insignificante alcunché, come sono fortemente propenso a credere) potrebbe dire che ciò che vuole é frutto della sua volontà in ultima analisi, e non solo  a certe condizioni, entro certi limiti che ne esulano e la condizionano, e non di una volontà che gli é capitato di trovarsi ad esercitare non per sua scelta.

Chiunque altro o si trova ad agire casualmente, fortuitamente, oppure, se agisce per come é (deterministicamente), lo fa in seguito al come si é trovato ad essere del tutto indipendentemente dalla sua volontà, non per una sua scelta (certo si può anche decidere di cambiare, ma di nuovo lo si fa o casualmente o, se deterministicamente, dipendentemente da come si é al momento di assumere questa decisione; e lo si é del tutto indipendentemente dalla poprria volontà, da una propria scelta).

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