Siamo responsabili delle nostre azioni?

Aperto da Socrate78, 18 Novembre 2017, 20:28:36 PM

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Phil

Citazione di: Il_Dubbio il 19 Novembre 2017, 23:11:07 PM
Tu hai inserito una clausola per cui la responsabilità individuale viene inserita perche altrimenti la società non funzionarebbe. Ma questa risposta non è pertinente. Un giudice ti chiederebbe: risponda alla domanda!
Vostro onore  :) , mi sono concentrato sin dal primo post sul termine "responsabilità", che, a mio giudizio, apre il discorso etico, quindi sociale, quindi politico. L'espressione "responsabilità individuale" ha infatti, almeno per me, una marcata tonalità etica o giuridica, caldamente umana. Se parliamo invece freddamente di "causazione", possiamo mettere in gioco anche le scienze e un approccio meccanicistico-deterministico, in cui un evento causa un altro evento (al di là del fatto che si tratti di eventi che coinvolgono umani, minerali o altro). Per quanto riguarda l'ambito propriamente neuroscientifico, di cui so praticamente nulla di approfondito, ho comunque il vago sentore che confermi l'ipotesi che il libero arbitrio sia un anacronistico baluardo metafisico sempre più vacillante (come già accennavo nella discussione al succitato link al topic "Siamo liberi di pensare ciò che vogliamo?").
Per cui, se dovessi rispondere alla domanda iniziale
Citazione di: Socrate78 il 18 Novembre 2017, 20:28:36 PM
Quali sono le vostre opinioni sul rapporto tra struttura genetica/chimica e libertà?
direi che la prima sembra decisamente tener in scacco la seconda (seconda che, di per sé, al netto del fascino demagogico, è una parola con un senso sempre piuttosto relativo).
Ho concluso e mi rimetto alla clemenza della corte  ;D

Il_Dubbio

Citazione di: Phil il 19 Novembre 2017, 23:47:04 PM
Vostro onore  :) , mi sono concentrato sin dal primo post sul termine "responsabilità", che, a mio giudizio, apre il discorso etico, quindi sociale, quindi politico. L'espressione "responsabilità individuale" ha infatti, almeno per me, una marcata tonalità etica o giuridica, caldamente umana. Se parliamo invece freddamente di "causazione", possiamo mettere in gioco anche le scienze e un approccio meccanicistico-deterministico, in cui un evento causa un altro evento (al di là del fatto che si tratti di eventi che coinvolgono umani, minerali o altro).

La domanda è semplice e la fa Socrate78

Secondo voi si può parlare veramente e pienamente di responsabilità dell'uomo per le azioni che compie? In una parola, siamo liberi almeno in qualche misura? Mettendo tra parentesi le situazioni estreme in cui si configura un'incapacità di intendere e volere, ormai sembra che le neuroscienze stiano sempre più andando nella direzione di individuare dietro pensieri e sentimenti determinate sostanze chimiche.

La domanda parla di responsabilità dell'uomo (nella sua interezza) per le sue azioni. Se sostituisci una pietra all'uomo, puoi chiederti: la pietra è responsabile nel aver causato la rottura di una vetrina del negozio? Si se ritieni che il concetto di responsabilità sia dovuto ad una casuazione, no se ritieni la pietra incapace di intendere e volere. Quindi un uomo è resposabile di aver lanciato la pietra contro una vetrina? Si, se ritieni che l'uomo sia la causa prima della rottura del vetro. no se ritieni l'uomo responsabile di intendere e di volere la rottura della vetrina.

Phil

Citazione di: Il_Dubbio il 20 Novembre 2017, 00:03:53 AM
un uomo è resposabile di aver lanciato la pietra contro una vetrina? [...] no se ritieni l'uomo responsabile di intendere e di volere la rottura della vetrina.
Non ti seguo...

Il_Dubbio

Citazione di: Phil il 20 Novembre 2017, 08:31:37 AM
Citazione di: Il_Dubbio il 20 Novembre 2017, 00:03:53 AM
un uomo è resposabile di aver lanciato la pietra contro una vetrina? [...] no se ritieni l'uomo responsabile di intendere e di volere la rottura della vetrina.
Non ti seguo...


stavo sottolineando la doppia natura del concetto di responsabilità a cui tu ti sei aggrappato.
Responsabile nel senso che ne è la causa oppure responsabile nel senso che ha agito volontariamente.
Siccome tu stai affermando, e io ti sto venendo dietro, che non siamo liberi, allora evidentemente non siamo responsabili perche non siamo liberi nella seconda versione di responsabilità. Siamo invece responsabili nel senso che è possibile risalire alla causa dell'azione, cioè risalire fino all'uomo. 
Ma questo tipo di responsabilità è pari a quella che daresti ad una pietra che ha rotto una vetrina.
Quindi siamo responsabili come lo sarebbe una pietra.

viator

#34
Salve. Va ovviamente introdotta la distinzione tra causa, responsabilità, colpa, dolo e - in campo giudiziario - la premeditazione.

Se la vettura che sto guidando viene speronata da altra che ha perso il controllo e che sospinge la mia a travolgere un pedone, la vettura che stavo guidando ha causato dei danni al pedone senza mia responsabilità, colpa, dolo o premeditazione.
Se la vettura di mia proprietà viene presa di nascosto da mio figlio che non possiede la patente e che provoca un incidente, io avrò la responsabilità civile dell'incidente e la colpa di non aver sorvegliato i comportamenti di mio figlio.
Il dolo configura una colpa che si è instaurata come immediata conseguenza della volontà di nuocere od infrangere la legge..
Infine la premeditazione presuppone la preparazione mentale e/o materiale svolta dal reo per organizzare il reato.

Quindi la causa è un fattore di ordine fisico e logico-filosofico.
La responsabilità, di ordine etico e social-civilistico
La colpa ed il dolo, di ordine morale, psicologico e penale.
Infine la premeditazione interessa solmente il Codice Penale.

Questa è l'importanza del preciso significato delle parole che si intendano usare. In mancanza di  chiarezza condivisa, tutto ciò che si dice diventa pura divagazioni spannometrica. Cordialità a tutti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Phil

Citazione di: Il_Dubbio il 20 Novembre 2017, 14:20:40 PM
stavo sottolineando la doppia natura del concetto di responsabilità a cui tu ti sei aggrappato.
[...] Quindi siamo responsabili come lo sarebbe una pietra.
Personalmente non vedo alcuna doppia natura nel concetto di responsabilità per come l'ho trattato: non a caso ho distinto accuratamente fra la responsabilità sociale (che innesca quella giudiziaria, etc.) e la causazione meccanicistica (che non ha alcun valore etico o sociale). Ho anche precisato come siano possibili anche ulteriori approcci (filosofici, religiosi, etc.) che restano un po' in disparte, ma sono nondimeno pertinenti.
Restando sulla responsabilità, non credo sia possibile paragonare l'uomo alla pietra (semmai ci fossero dubbi in merito ;D ): la pietra è un oggetto inanimato e inerme,  mentre l'uomo è un soggetto che ha una sua volontà che, seppur inaggirabile e deterministicamente condizionata, gli consente di interagire attivamente con il mondo che lo circonda.

Resta dunque, secondo me, molto importante scegliere il campo d'indagine, prima di parlare di "responsabiità" in generale (vedi le distinzioni di viator, se non vuoi badare alle mie  :) ): se studiamo la rottura della vetrina da un punto di vista strettamente fisico, la categoria di responsabilità è inapplicabile; si parlerà di impatto, di forze, di attrito, di traiettoria, etc. e non vi sarà alcuna differenza fra l'uomo e una catapulta (poiché si analizza l'evento solo da un punto di vista matematico). Se invece parliamo della decisione umana di lanciare il sasso per rompere la vetrina, non possiamo non considerare il contesto sociale in cui tale fatto avviene: chi è che potrebbe ritenere responsabile o meno il lanciatore del sasso? Un altro uomo? Un giudice? Una divinità? Lui stesso? A seconda della risposta, si apre un campo di indagine differente, con categorie e scenari differenti.
Sostenere che, qualunque sia il campo di indagine, l'uomo ha lanciato il sasso perchè così ha deciso, e non poteva decidere altrimenti (come forse insinuerebbero le neuroscienze), non inficia affatto le differenti conseguenze: forse lui si sentirà in colpa, forse un giudice lo condannerà, forse qualcuno gli chiederà il perchè, forse una divinità lo considererà un peccato, etc.

La responsabilità è una categoria umana (quindi i sassi li lascerei da parte ;) ), tipica dell'etica (anche nel soliloquio interiore) e della giurisprudenza (che la inserisce in una tassonomia) e il giocare a definirla e imputarla è infatti un hobby squisitamente umano. La responsabilità è sempre tale nei confronti di qualcun'altro (fosse anche, metaforicamente, l'angioletto che abbiamo sulla spalla  ;D ).

Prova a passare alla meta-domanda: a che serve l'imputazione della responsabilità?
La risposta può aiutarti a rispondere a "siamo responsabili delle nostre azioni?"  ;)

paul11

Mi sembra che si faccia un polverone.

la via biochimica, neurologica o le sentenze di Tribunali che fanno giurisprudenza, mutano le formulazioni delle scienze forensi e di criminologi e in quanto tale anche la storia positivistica del diritto di almeno un secolo e più a questa parte.
Se una persona è storia enarrazione, prima era la "fedina penale" che parlava di una propensione ad un crimine.
Domani sarà il DNA di un nascituro a "bollarlo" con alleli nel cromosoma. E torniamo a prima di Beccaria. Ci sarà una nuova malattia che per via genetica deciderà la propensione al sociale, all'antisociale, un carattere buono da quello cattivo a prescindere dal comportamento tenuto, in quanto saranno aggravanti o abbuoni nel giudizio finale nel caso in cui vi fossero liti giudiziarie o indagini della forza pubblica.
Non si dimentichi che etica e morale sono pratica, prassi, pragmatica che a loro volta diventano teoretica ,usi e costumi, convenzioni sociali nei sistemi di organizzazione sociale, fino alla politica ed economia.

Il "diverso" nel branco animale è isolato, non so nel branco umano un domani che un'informazione della cromatina o del DNA venga statisticamente accertato come dato probatorio in un processo giudiziario, come alcune sentenze argomentano,
divenga dirompente. Muterebbe di fatto il sistema valoriale del potere giuridico, che perderebbe proprio il concetto etico per risolversi in una forma di oggettività biochimico Dna che sia.Se l'aspetto valoriale etico apparteneva anche alla possibilità di "redimersi" da parte di colui che avesse compiuto un crimine attraverso la pena detentiva , domani chi si fiderebbe a lasciare a piede libero una persona "bollata2 come propensa al crimine?
Fin quando i giudici non pagano pegno e l'opinione pubblica, come già oggi fa, "monta una caso" e spinge il popolo a propendere verso una tesi "scientifica", finirà che gli stessi giudici nascondendosi dietro il dato scientifico "oggettivo" per perdere loro stessi la responsabilità di prendersi una difficile scelta se liberare dalla pena, mandarlo ai domiciliari, oppure liberarlo, lo bolleranno di fatto.

In sunto: si sta perdendo ormai da tempo il filo logico della morale e dell'etica e questo spazio è stato e sarà sempre più preso da una pretesa scientificità basata su un determinismo biochimico che in quanto tale bollerà tutta la vita una persona

Jacopus

Queste discussioni sul libero arbitrio sono fenomenali. In qualche giorno si redigono pagine e pagine di commenti. 8).
Dico la mia, sulla base degli ultimi interventi. Confesso che quelli precedenti non li ho letti.
Si potrebbe riassumere il tutto attraverso due figure della commedia dell'arte: lo "scienziato" e il "moralista".
Lo scienziato afferma che tutti i comportamenti dell'uomo sono determinati, vuoi dalle condizioni sociali, o dai cromosomi, o dall'indeterminismo, ovvero dalla casualità della vita. Non c'è spazio alla libera volontà, e più gli strumenti scientifici si affineranno e più sarà semplice scoprire tutti i moventi dell'azione umana, dove all'uomo spetta il ruolo di semplice spettatore agito da forze esterne. In caso di crimine, lo scienziato sarà tutto dalla parte del criminale, che fa i suoi crimini senza alcuna responsabilità reale. E' solo il sistema penale, lo stato o chi per lui a condannarlo per saziare l'opinione pubblica inorridita.
Il moralista invece proclama che tutti i comportamenti dell'uomo dipendono dalla sua libera volontà. Non importa se l'agente vive nelle baraccopoli di Dakar o nel quartiere elegante di Sinkfoarer a Copenaghen. In entrambi i casi se il soggetto vuole si comporterà moralmente perché c'è una luce dentro di lui, anima o quant'altro che non lo farà deviare e farà il bene o il male, a seconda che sia un soggetto buono o un soggetto malevolo. In questo caso, il moralista pende tutto dalla parte della vittima e tende a formare un mondo manicheo dove si fronteggiano il bene e il male.
Sto esagerando, ma la verità, secondo il mio parere, come al solito sta nel mezzo. Escludere i contesti sociali o la genetica è da stupidi: ormai vi sono testi che confermano questa verità e non ve li sto a segnalare, ma sono fondati su solide basi scientifiche e se permettete io credo ancora nella scienza. Escludere il libero arbitrio e la capacità di resilienza delle persone, ognuna unica e non replicabile è ugualmente una fandonia, altrimenti non potrebbe essere neppure fondata la teoria darwinista, che suppone lo sviluppo evolutivo a partire da modifiche rispetto a regole canoniche, determinate dai mutamenti ambientali.
Come al solito non siamo dei, non siamo demoni e non siamo neppure macchine. Un pò dipendiamo dall'ambiente esterno (mondo) e interno (biologia) e un pò abbiamo uno spirito nella macchina che probabilmente non sarà mai trovato neppure in futuro e che rende così interessante l'avventura umana.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Il_Dubbio

Citazione di: Phil il 20 Novembre 2017, 16:12:33 PM

Restando sulla responsabilità, non credo sia possibile paragonare l'uomo alla pietra (semmai ci fossero dubbi in merito ;D ): la pietra è un oggetto inanimato e inerme,  mentre l'uomo è un soggetto che ha una sua volontà che, seppur inaggirabile e deterministicamente condizionata, gli consente di interagire attivamente con il mondo che lo circonda.


Mi spiace ma quello che esprimi è contraddittorio. Volontà e determinismo non possono stare insieme.

Il fatto che la pietra sia inanimata e l'uomo animato non conduce ad alcuna nuova nozione. Anche la pietra è animata. Ammettiamo che si stacchi da un balcone e vada a finire su una vetrina (rompendosi), essa sarà "animata" dalla forza di gravitazione. L'uomo invece è animato per altri motivi ma nessuna di queste è imputabile ad una volontà. Tale forza (la forza di volontà) non esiste, o meglio la scienza non l'ha trovata e tu stai sostenendo che non c'è. Quindi non capisco perche ora ti appigli ad essa per non ammettere che in caso di reato un uomo non è responsabile delle sue azioni anche qualora si decida che invece la sua azione sia stata volontaria.

Socrate78

Però è anche possibile che esista un mondo impalpabile che la scienza non riesce a sondare, eppure sia esistente,: la fisica quantistica dice ad esempio che, a livelli dell'infinitamente piccolo (quanti di energia) le leggi deterministiche della materia non valgono più o meglio sono inadeguate a descrivere il comportamento di quel tipo di realtà, dando luogo al principio di indeterminazione, l'opposto della prevedibilità delle leggi materiali. Quindi ciò conduce a sospettare che la libertà possa esistere, giusto?

Il_Dubbio

Citazione di: Socrate78 il 20 Novembre 2017, 21:59:19 PM
Però è anche possibile che esista un mondo impalpabile che la scienza non riesce a sondare, eppure sia esistente,: la fisica quantistica dice ad esempio che, a livelli dell'infinitamente piccolo (quanti di energia) le leggi deterministiche della materia non valgono più o meglio sono inadeguate a descrivere il comportamento di quel tipo di realtà, dando luogo al principio di indeterminazione, l'opposto della prevedibilità delle leggi materiali. Quindi ciò conduce a sospettare che la libertà possa esistere, giusto?

Per il momento lascia perdere la meccanica quantistica, anche li dentro non c'è espressa alcuna forza di volontà. Quindi è inutile richiamarla. So che molti lo fanno, ma al momento io credo che richiamarsi alla meccanica quantistica per "sperare" di salvare il libero arbitrio ci porta lontano e con le idee ancora piu confuse  :) .

paul11

#41
Citazione di: Jacopus il 20 Novembre 2017, 21:22:31 PM
Queste discussioni sul libero arbitrio sono fenomenali. In qualche giorno si redigono pagine e pagine di commenti. 8).
Dico la mia, sulla base degli ultimi interventi. Confesso che quelli precedenti non li ho letti.
Si potrebbe riassumere il tutto attraverso due figure della commedia dell'arte: lo "scienziato" e il "moralista".
Lo scienziato afferma che tutti i comportamenti dell'uomo sono determinati, vuoi dalle condizioni sociali, o dai cromosomi, o dall'indeterminismo, ovvero dalla casualità della vita. Non c'è spazio alla libera volontà, e più gli strumenti scientifici si affineranno e più sarà semplice scoprire tutti i moventi dell'azione umana, dove all'uomo spetta il ruolo di semplice spettatore agito da forze esterne. In caso di crimine, lo scienziato sarà tutto dalla parte del criminale, che fa i suoi crimini senza alcuna responsabilità reale. E' solo il sistema penale, lo stato o chi per lui a condannarlo per saziare l'opinione pubblica inorridita.
Il moralista invece proclama che tutti i comportamenti dell'uomo dipendono dalla sua libera volontà. Non importa se l'agente vive nelle baraccopoli di Dakar o nel quartiere elegante di Sinkfoarer a Copenaghen. In entrambi i casi se il soggetto vuole si comporterà moralmente perché c'è una luce dentro di lui, anima o quant'altro che non lo farà deviare e farà il bene o il male, a seconda che sia un soggetto buono o un soggetto malevolo. In questo caso, il moralista pende tutto dalla parte della vittima e tende a formare un mondo manicheo dove si fronteggiano il bene e il male.
Sto esagerando, ma la verità, secondo il mio parere, come al solito sta nel mezzo. Escludere i contesti sociali o la genetica è da stupidi: ormai vi sono testi che confermano questa verità e non ve li sto a segnalare, ma sono fondati su solide basi scientifiche e se permettete io credo ancora nella scienza. Escludere il libero arbitrio e la capacità di resilienza delle persone, ognuna unica e non replicabile è ugualmente una fandonia, altrimenti non potrebbe essere neppure fondata la teoria darwinista, che suppone lo sviluppo evolutivo a partire da modifiche rispetto a regole canoniche, determinate dai mutamenti ambientali.
Come al solito non siamo dei, non siamo demoni e non siamo neppure macchine. Un pò dipendiamo dall'ambiente esterno (mondo) e interno (biologia) e un pò abbiamo uno spirito nella macchina che probabilmente non sarà mai trovato neppure in futuro e che rende così interessante l'avventura umana.
ciao Jacopus,
a mio parere non si tratta di scendere a patti fra scienza e morale, visto che entrambe hanno ragione di essere, la scienza perchè  esprime ragionevoli e probanti studi, ma non può a mio parere applicarli alla morale.
Si tratta di capire prima di tutto che l'uomo è natura e cultura e le due forme a volte coincidono e a volte collidono.
Non si può, ad esempio lasciare la morale alle mission e codici etici di multinazionali che finalizzano al profitto i loro comportamenti presentandosi come moralisti del profitto, perchè a questo stiamo arrivando.
La morale si è spostata dal mondo politico, dalla filosofia morale e del diritto all'ipocrita mondo della speculazione del profitto e se questa esigenza è nata negli ultimi decenni in praticamente  tutte le multinazionali è perchè negli utenti di servizi e consumatori è presente un'esigenza morale, ma di cui ancora non sappiamo bene la natura, da dove nasca in noi.

Uscita dai luoghi "sacri" del diritto e dei tribunali e dal sistema politico come "buon governo" costituito e costruito su i valori costituzionali si è assistito ad un paradosso,, la morale è trasmigrata in istituti scientifici ed economici che nulla hanno a che fare con la morale e troppo con il compromesso del "vil denaro".

Come avevo scritto precedentemente, essendo morale ed etica soprattutto prassi, nel momento in cui viene ritenuto finito il tempo della religione che prescrive "sopra" l'uomo, si è trattato di dover trovare la natura della morale dentro la natura umana: sino ad allora è fallito questo tentativo per cui oggi è "solo" prassi la morale e per questo trasmigra dai luoghi deputati storicamente a quelli falsamente e ambigui.

La tesi storica che la morale non è divina, ma  è umana, perde forza nel momento in cui la si applica correlandola agli istinti animali, come dire che l'etologia spiega l'uomo.Quindi è stato ovvio il percorso successivo di spostare dalla filosofia alle scienze la necessità di trovare una soluzione  sull'origine della natura morale.prima ci ha tentato la psicanalisi poi la biochimica.

Ma il fatto che non si conosca affatto l'origine, non sposta di una virgola l'evidenza che esiste; il problema è semmai
che senza una "costituzione" originaria e fondativa della morale, diventa opinione  e in quanto tale manipolabile strumentalizzabile.

Phil

Citazione di: Il_Dubbio il 20 Novembre 2017, 21:54:26 PM
Mi spiace ma quello che esprimi è contraddittorio. Volontà e determinismo non possono stare insieme.
Anche basandomi sull'esperienza, mi pare possano stare pacificamente assieme: voglio comprare un gelato al limone, non voglio un gelato alla fragola; non posso non volere ciò che voglio, e la mia volontà, per quanto possa essere condizionata deterministicamente da un substrato biologico (ho già detto di essere ignorante in materia, vero? ;D ), comporta comunque desideri e scelte ben chiare e non casuali.
Stando a questa ipotesi (non certezza), c'è il determinismo e c'è la volontà che esso condiziona (il libero arbitrio è altro paio di maniche); a me non suona troppo assurdo...

Citazione di: Il_Dubbio il 20 Novembre 2017, 21:54:26 PM
Tale forza (la forza di volontà) non esiste, o meglio la scienza non l'ha trovata e tu stai sostenendo che non c'è.
Quale mia frase ti ha dato questa fallace impressione? Non certo quella che tu stesso hai citato
Citazione di: Il_Dubbio il 20 Novembre 2017, 21:54:26 PM
Citazione di: Phil il 20 Novembre 2017, 16:12:33 PM
l'uomo è un soggetto che ha una sua volontà
Non so cosa ti abbia spinto a ritenermi responsabile ;D  di un'affermazione contraria rispetto a ciò che ho scritto...

Citazione di: Il_Dubbio il 20 Novembre 2017, 21:54:26 PM
Quindi non capisco perche ora ti appigli ad essa per non ammettere che in caso di reato un uomo non è responsabile delle sue azioni anche qualora si decida che invece la sua azione sia stata volontaria.
Sembra che tu voglia proprio farmelo dire, e lo farei volentieri se rispecchiasse il mio pensiero  ;) ,  ma mi pare di aver già ribadito ampiamente che, secondo me, la responsabilità appartiene alla società umana e, stando al suo contesto di pertinenza, quello della giurisprudenza, esiste come concetto ed è ben definito (rileggi pure con calma i miei precedenti messaggi per ulteriori conferme, oltre che per alcune domande che attendono ancora una risposta  ;) ).

Il_Dubbio

Citazione di: Phil il 20 Novembre 2017, 23:14:22 PM
Citazione di: Il_Dubbio il 20 Novembre 2017, 21:54:26 PM
Mi spiace ma quello che esprimi è contraddittorio. Volontà e determinismo non possono stare insieme.
Anche basandomi sull'esperienza, mi pare possano stare pacificamente assieme

No. Il determinsmo stabilisce una condizione matematica secondo la quale se si conoscono le condizioni iniziali di un sistema si può prevedere (almeno in linea di principio) la sua evoluzione nel futuro.
Per volontà si intende invece qualcosa di diverso. Se anche si conoscessero le condizioni iniziali, nel momento in cui agisce la forza di volontà il processo di evoluzione diventa imprevedibile in modo ontologico. Per questo Socrate78 ha richiamato la meccanica quantistica in quanto si differenzia dal determinismo proprio per la sua imprevedibilità "ontologica". Ma sia nella meccanica classica sia in quella quantistica non esiste una funzione che possiamo chiamare "volontaria"...

Jacopus

CitazioneNo. Il determinsmo stabilisce una condizione matematica secondo la quale se si conoscono le condizioni iniziali di un sistema si può prevedere (almeno in linea di principio) la sua evoluzione nel futuro. 
Per volontà si intende invece qualcosa di diverso. Se anche si conoscessero le condizioni iniziali, nel momento in cui agisce la forza di volontà il processo di evoluzione diventa imprevedibile in modo ontologico. Per questo Socrate78 ha richiamato la meccanica quantistica in quanto si differenzia dal determinismo proprio per la sua imprevedibilità "ontologica". Ma sia nella meccanica classica sia in quella quantistica non esiste una funzione che possiamo chiamare "volontaria"...

Non credo che in campo sociale si possa parlare di determinismo e neppure di meccanica quantistica. Molto più prosaicamente la capacità di decidere con la propria testa in modo autonomo esiste, così come esistono i condizionamenti sociali e anche quelli materiali, che non mi permettono di essere un astronauta o un capitano di un vascello rompighiaccio. Un determinismo assoluto significherebbe che già cinque milioni di anni fa era prevedibile che ora io sarei stato davanti ad una tastiera a scrivere su un forum di filosofia, il che mi sembra piuttosto improbabile, anche se affascinante come trama di un romanzo di fantascienza di serie B.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

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