Siamo circondati da quel che sappiamo.

Aperto da iano, 04 Aprile 2018, 13:12:05 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

green demetr

La critica è rivolta in particola modo alla neuroscienza.
Che sostanzialmente riduce il soggetto ad un errore cognitivo del cervello.
L'unico soggetto accettato dalle neuroscienze è il cervello stesso.
Ora dire che il cervello ha uno stato di coscienza, detto da loro, non capisco bene cosa significhi.
Mi sembra che facciano una gran confusione.

Inoltre se invece che ad un riduzionismo, uno, come me, si riferisce a che invece il soggetto è la conseguenza di un paradigma molto più ampio e che coinvolge DIO-ANIMA-SOGGETTO-OGGETTO-DESTINO, lo scontro non può che essere inevitabile.

Per quanto riguarda gli errori percettivi, su cui tanto l'analitica americana insiste, e su cui ho dato un esame universitario, a me pare, che si un tentativo psicotico di rilegare il soggetto appunto alla scienza che lo sovrasta.
Come se quella scienza che lo sovrasta non sia fatta da un soggetto.

Personaggi eminenti come Sini, e molti altri fenomenologhi contemporanei hanno speso tutto il novecento a far notare le incongruenze e il NON SENSO di questa attività culturale umana.

L'obiettivo dichiarato è ovviamente colpire le certezze dell'inidividuo e indagare fin dove le falle del sistema cognitivo-comportamentale possano portare.

Ora se però c'è un obiettivo, è difficile non pensare che vi è un artefice dietro.

Compito a cui appunto la filosofia del novecento ha già pagato dazio.

Ora anche volendo fare a meno di questi contributi fondamentali, e filosoficamente non ha senso sia chiaro, possiamo anche chiederci se per caso nell'antichità, queste falle non fossero già state indagate, magari facendo a meno della neuroscienza.

Non voglio certo arrivare ad Aristotele (anche perchè lo detesto  ;) ) ma direi di ripartire dall'uomo che ha spezzato in 2 la filosofia, proprio facendo notare che l'uomo è fallibilissimo: Kant.


In realtà il discorso sulla percezione a livello storico, l'analitica americana, si degna di citare almeno i suoi più diretti avi ancestrali, che sarebbero Locke e Berkley.


Ognuno di questi filosofi una volta stabilita la fallibilità umana ha dovuto ricostuire una metafisica. Su cui possiamo o meno essere d'accordo.


Ma rimane il fatto che l'uomo sia fallibilissimo è una cosa nota e risaputa da secoli.


Il punto che manca alla neuroscienza contemporanea, non è tanto il fatto che essa si occupi di quello di cui si DEVE occupare, quanto il fatto, che nel confrontarsi con gli avi ancestrali e con i contributi del novecento, essa faccia spallucce: essi dicono sostanzialmente, che non è di loro competenza, e che la SCIENZA, non ha bisogno di dare spiegazioni, in quanto le spiegazioni sono già all'interno del suo CORPUS CHRISTI, della sua PRETESA (visto che per la filosofia della scienza stessa NON E' COSI'!) di VERITA'.


Ma volgio dire ma se sono i primi a dire che l'uomo è fallibilista, MA NON è che gli viene GIAMMAI in mente, che PURE LORO sono FALLIBILISTI.




Per quanto riguarda invece l'utilità caro robot IANO, a cui pur fai riferimento nella prima parte dell'argomentazione e su cui poi torni più avanti nella discussione, facendo notare che comunque sia il percetto è (evolutivamente o meno, a me non interessa, visto che non credo nell'evoluzionismo) chiaramente LEGATO all'utilità della socievolezza, OSSIA DEI RAPPORTI fra SOGGETTO E OGGETTO (laddove nel caso del VOLTO, l'oggetto è quell'oggetto PARTICOLARMENTE INTERESSANTE, che è l'uomo. E su cui per esempio LEVINAS ci ha costruito una metafisica geniale), divevo, per quanto riguarda l'utilità SONO D'ACCORDO assolutamente con le tue posizioni.

Infatti a mio parere il soggetto, e il rapporto tra soggetti è di fatto il vero ed unico interesse della FILOSOFIA: peccato portare gli inquinanti della neuroscienza all'interno di queste cose FONDAMENTALI.
Tutto qui  ;)


Ma niente di grave: questi sono i tempi della scienza, le analisi su questo fenomeno sociale, sono tali e ampie che solo uno sciocco può ignorarle.

Il mio è solo un gioco, un atto virile senza senso  ;), in nome del SENSO della vita.


(alias uno sfogo...e altri seguiranno eh eh eh  ;D )
Vai avanti tu che mi vien da ridere

sgiombo

Citazione di: green demetr il 14 Aprile 2018, 10:06:21 AM
La critica è rivolta in particola modo alla neuroscienza.
Che sostanzialmente riduce il soggetto ad un errore cognitivo del cervello.
L'unico soggetto accettato dalle neuroscienze è il cervello stesso.
Ora dire che il cervello ha uno stato di coscienza, detto da loro, non capisco bene cosa significhi.
Mi sembra che facciano una gran confusione.
CitazioneDi fatto quasi tutti i neuroscienziati, quando parlano di filosofia, compiono questo errore (ma non solo loro, anche molti filosofi più o meno positivisti o scientisti).

Ma questa secondo me non é propriamente neuroscienza, ma piuttosto (errata) interpretazione filosofica delle neuroscienze.

Inoltre se invece che ad un riduzionismo, uno, come me, si riferisce a che invece il soggetto è la conseguenza di un paradigma molto più ampio e che coinvolge DIO-ANIMA-SOGGETTO-OGGETTO-DESTINO, lo scontro non può che essere inevitabile.
CitazioneConcordo sull' inevitabilità dello scontro, non sui tuoi riferimenti teorici.

Per quanto riguarda gli errori percettivi, su cui tanto l'analitica americana insiste, e su cui ho dato un esame universitario, a me pare, che si un tentativo psicotico di rilegare il soggetto appunto alla scienza che lo sovrasta.
CitazionePer me é semplicemente un grave errore filosofico (non pazzia).


L'obiettivo dichiarato è ovviamente colpire le certezze dell'inidividuo e indagare fin dove le falle del sistema cognitivo-comportamentale possano portare.

Ora se però c'è un obiettivo, è difficile non pensare che vi è un artefice dietro.

Compito a cui appunto la filosofia del novecento ha già pagato dazio.
CitazionePer parte mia credo che almeno per molti l' obiettivo sia la ricerca sincera della verità (che non trovano).

Ora anche volendo fare a meno di questi contributi fondamentali, e filosoficamente non ha senso sia chiaro, possiamo anche chiederci se per caso nell'antichità, queste falle non fossero già state indagate, magari facendo a meno della neuroscienza.
CitazioneCredo di sì, perché pur ritenendo interessante ed utile la neuroscienza, e anche indispensabile per affrontarle adeguatamente, si tratta di questioni eminentemente filosofiche.


Il punto che manca alla neuroscienza contemporanea, non è tanto il fatto che essa si occupi di quello di cui si DEVE occupare, quanto il fatto, che nel confrontarsi con gli avi ancestrali e con i contributi del novecento, essa faccia spallucce: essi dicono sostanzialmente, che non è di loro competenza, e che la SCIENZA, non ha bisogno di dare spiegazioni, in quanto le spiegazioni sono già all'interno del suo CORPUS CHRISTI, della sua PRETESA (visto che per la filosofia della scienza stessa NON E' COSI'!) di VERITA'.
CitazioneFin che si limitano a fare scienza e non pretendono di fare filosofia secondo me il loro discorso fila.

...Ma molto spesso pretendono, penosamente, di fare filosofia



iano

#17
Alcuni soggetti comuni sono stati invitati all'assaggio di acqua colorata di arancione, e hanno affermato trattarsi di aranciata.
Avvertiti del vero contenuto del bicchiere hanno ripetuto il test.
Hanno detto che sapeva ancora di aranciata, ma un po' meno di prima.
Altro test.
Consumatori abituali di vino e ristoratori che ne offrono ampia scelta sono stati invitati a indovinare bendati fra un bianco e un rosso.
Non ne sono stati capaci.
In un ambiente totalmente buio sono stati serviti da camerieri non vedenti dodici portate diverse di piatti a base di verdure.Chi è stato sottoposto al test non ha sentito differenze di gusto.
Tutti questi risultati potrebbero essere presi a testimoni della pochezza dei nostri sensi.
In un certo senso è vero , specie per il senso del gusto.
Ma quello che di interessante ci dicono questi risultati , se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno , è che gustiamo anche con gli occhi.
Ma la saggezza popolare questo già' lo sapeva , l'occhio vuole la sua parte.
Più in generale nessuno senso di fatto è escluso da qualunque tipo di sensazione.
Non è impossibile superare comunque i test di cui sopra.
Quello del sommeliere è però un mestiere , prima che un dono naturale.
Il gusto può essere educato , o sarebbe più giusto dire rieducato , visto che gustare con gli occhi è la condizione normale.
Nel caso del gusto anche il tatto attraverso la lingua ha il suo peso.
Diciamo pure che le papille gustative sono sopravvalutate , mentre altri sensi , come l'udito , ampiamente sottovalutati.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

sgiombo

#18
Che un buongustaio ma non esperto professionale possa non distinguere, a occhi bendati, un bianco da un rosso (ma non un bianco secco tipo Prosecco o Frascati da un bianco liquoroso tipo passito di Pantelleria o Zibibbo, per intenderci, o da un rosso corposo tipo Chianti o Barolo o Nero d' Avola; io stesso sono un buongustaio non esperto professionale), che possa confondere fra loro i vini di ciascun tipo menzionato, lo posso anche credere; ma mi risulta sinceramente incredibile che si possano confondere delle patate con dei rapanelli o con del radicchio (dovrei provare per credere...).

...A meno che si tratti di barbari Americani del tutto privi di gusto estetico (quelli che confondono il Colosseo con la basilica di San Pietro o il Mosé con la Pietà di Michelangelo, o magari con l' Ultima cena di Leonardo; e coerentemente mangiano abitualmente ai Mc Donald e bevono Coca Cola): dove é stato fatto l' esperimento?

iano

#19
@Sciombro.
Non puoi confondere patate con ravanelli , a meno che non siano ridotti a purè, perché al tatto sono diversi e la lingua è anche un organo di tatto.
Quel tatto contribuisce in modo determinante alla sensazione del gusto , e non è un errore , funziona così.
Se anche ti tappi gli occhi la lingua non ne risente e non si è ancora trovato il modo di escludere la lingua dal processo.
Tutti i riferimenti li trovi nel libro citato nel post di apertura , che ti consiglio vivamente.
L'ho visto ieri da Feltrinelli a Milano Centrale in edizione economica.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Discussioni simili (5)