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Sentire e capire

Aperto da viator, 16 Novembre 2021, 21:04:45 PM

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viator

Salve. Ma, secondo voi, dei circa sette miliardi di individui umani popolanti il pianeta..................la maggioranza è costituita da coloro che privilegiano ciò che sentono (sentimento interiore) rispetto a ciò che capiscono (o che credono di di poter capire)...............oppure è l'inverso ? (la maggioranza privilegia ciò che sa rispetto a ciò che sente interiormente) ?.


E comunque, sempre secondo voi, quale è il comportamento più saggio ? E' meglio sentire molto e capire poco oppure è meglio (esistenzialmente) il sentire poco e capire molto ?.


Ovviamente, vi prego, non state a precisarmi che si può fare fifty/fifty oppure sentire moltissimo e simultaneamente capire quasi tutto al volo (non è certo il caso mio : io sento assai poco e capisco una bella mazza !).................poichè tale meravigliosa prospettiva......sappiam tutti che risulterebbe desiderabilissima ma purtroppo risulta anche rarissima. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

#1
In che senso rarissima? In realtà è la norma. C'è chi privilegia una parte rispetto all'altra, ma la sfera emotiva non può essere disgiunta dalla parte cognitiva. Si apprende solo se c'è passione, e si usa la logica e il raziocinio solo se sono state integrate le parti emotive che ci rendono umani. Privilegiare una parte rispetto ad un'altra è un discorso teologico, quando si pensava che l'anima fosse superiore al corpo, traslata poi in epoche più recenti nella superiorità del cervello sul corpo, e della razionalità (maschile) sulla emotività (femminile). Basta studiare un po' la struttura del cervello per comprendere che le due sfere sono profondamente interconnesse. La saggezza è accettare il corpo umano nel suo insieme, in grado di trasmettere emozioni e pensieri razionali contemporaneamente o in momenti separati, ma comunque entrambi portatori di una propria saggezza, l'una necessaria e interdipendente rispetto all'altra.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

daniele22

Salve illustre viator. Volevo rispondere al tuo post di oggi sul tema della storia umana, ma mi dicevo che andavamo troppo fuori tema. Mi era pertanto venuta l'idea di aprire un topic su "percorsi ed esperienze personali" dal titolo (visto che dici di non capire una mazza) "incontro tra due capre al fine di ridurre a distillato un'insanabile contrasto, oppure solo una reciproca incomprensione di natura razionale. Che ne dici? Sarebbe un gioco nuovo.
In ogni caso, dato che hai aperto un argomento simile, mi produco citandoti e iniziando così la mia risposta: 
"Sensazione" (credo tu intendessi parlare di senzazione INTERIORE) : "stato d'animo (o condizione psichica) generati dall'ingresso nel nostro animo (per chi lo chiama così) o nella nostra psiche (per chi chiama l'anima in tal modo) di segnali provenienti dall' esterno (le situazioni esterne al nostro corpo) o previamente esistenti in noi, ma comunque aggregati ed elaborati dal nostro spirito (per chi lo chiama così) o dalla nostra memoria psichica non consapevole (per chi la chiama così).
La tua definizione di "sensazione" non è quella a cui mi riferisco. Io l'ho sempre intesa come da Treccani:
Sensazióne s. f. [dal lat. tardo sensatio -onis, der. di sensus -us «senso»]. – 1. Ogni stato di coscienza in quanto sia avvertito come prodotto da uno stimolo esterno o interno al soggetto: s. tattile, visiva, auditiva, olfattiva, gustativa; s. esterne, interne, secondo la provenienza degli stimoli.

Naturalmente separo emozione da sensazione, anche se considero sinonimi sensazione e percezione (avvalorata tal sinonimia pure da Treccani).
Per quel che riguarda la psiche forse ho parlato un pò a vanvera (anche se non ho usato spesso questo termine). Intendo cmq di parlare circa gli stati consapevoli. "Sensazione" insomma come da Treccani. Fin qui ci siamo? Poi vedi tu ... se vuoi io mi prendo l'onere di aprire il topic, visto che che tu avrai già da fare con questo. Felice notte



iano

#3
Ciò che capiamo ci rende diversi. Ciò che sentiamo e' prova di quanto siamo uguali.
Tutti provano gli stessi sentimenti , ma ognuno capisce a modo suo.
Quindi la domanda diventa , quanto siamo uguali e quanto diversi?
Tendiamo a privilegiare la diversità in quanto meglio appare, ma vince di gran lunga ciò che sta sotto e che ci fa' uguali.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

Citazione di: iano il 17 Novembre 2021, 01:08:32 AM
Ciò che capiamo ci rende diversi. Ciò che sentiamo e' prova di quanto siamo uguali.
Tutti provano gli stessi sentimenti , ma ognuno capisce a modo suo.
Quindi la domanda diventa , quanto siamo uguali e quanto diversi?
Tendiamo a privilegiare la diversità in quanto meglio appare, ma vince di gran lunga ciò che sta sotto e che ci fa' uguali.
Direi di no. Le differenze emotive vanno di pari passo con quelle cognitive come correttamente spiegato da Jacopus. Anche in campo emotivo vi sono persone anaffettive e passionali, assai diverse tra loro.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

#5
Salve daniele22. Citando quanto tu hai citato : "................come da Treccani:
Sensazióne s. f. [dal lat. tardo sensatio -onis, der. di sensus -us «senso»]. – 1. Ogni stato di coscienza in quanto sia avvertito come prodotto da uno stimolo esterno o interno al soggetto: s. tattile, visiva, auditiva, olfattiva, gustativa; s. esterne, interne, secondo la provenienza degli stimoli".

L'E.3ccani, a proposito delle sensazioni, rimanda alla Coscienza, ente che io mi guardo bene dallo scomodare poichè tale termine, all'interno della cultura umana, risulta tuttora perfettamente nebuloso, inspiegabile, non enciclopedizzabile, non treccanizzabile, non wikipedizzabile......... per chiunque, biologi, filosofi e teologi inclusi. Per cui pregherei te e la Treccani di lasciar perdere ciò che non siete in grado di definire.


Dopodiche, sempre la 3ccani, si lancia in una ridicola commistione tra le SENSAZIONI PSICOSPIRITUALI (interiori) ed i MESSAGGI CORPORAL-SENSORIALI, citando i 5 cosiddetti sensi organici.




D'altra parte, se fosse vero che le sensazioni sono connesse SEMPRE A UN QUALCHE STATO DI COSCIENZA.......spiegami un poco se - durante il sonno od il coma (stati di INcoscienza) si possono avere delle sensazioni.


Se la 3ccani dà per sinonimi SENSAZIONE e PERCEZIONE...........annamo pproppio bbene !! I sinonimi (sempre quasicirca tali) esistono all'interno della lingua discorsiva, non di quella appropriatamente letteraria o filosofica. E' per quello che le enciclopedie non le guardo mai quando scrivo per Logos.


E le ragioni sono le due semplicissime seguenti :


       
  • sono un semianalfabeta che non capisce una mazza;

       
  • sono convinto che sia assurdo filosofare dopo aver letto sulle enciclopedie le definizioni delle parole che si intendono usare: semmai saranno le voci delle enciclopedie che andranno scritte dopo aver assennatamente filosofato.
Resta comunque confermato il nostro totale disaccordo. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

daniele22


Salve viator, ti piace la polemica allo stato puro forse. Visto che ti piace la polemica ... Sono andato in realtà a cercare la definizione di "sensazione" solo perché mi sembrava alquanto bizzarra la tua. Cmq definizioni praticamente uguali si trovano anche su altri dizionari. Per quel che riguarda la coscienza che per tua bocca ... "Coscienza, ente che io mi guardo bene dallo scomodare poichè tale termine, all'interno della cultura umana, risulta tuttora perfettamente nebuloso, inspiegabile, non enciclopedizzabile, non treccanizzabile, non wikipedizzabile......... per chiunque, biologi, filosofi e teologi inclusi. Per cui pregherei te e la Treccani di lasciar perdere ciò che non siete in grado di definire."
Per quel che attiene alla coscienza appunto ti rimando a questa risposta che tu mi desti sopra ad un mio intevento
"Il diritto è concetto e fatto esclusivamente umano, sorto e maturato all'interno della nostra specie in "parallelo" e quale diretta SOCIALE conseguenza del nostro aver sviluppato una COSCIENZA.
L'uomo che fosse sempre vissuto solitariamente (benchè magari dotato di piena coscienza) non avrebbe mai potuto-voluto generare un concetto ed un costruzione di diritto. Che mai se ne sarebbe fatto ?"
Vedo dunque che le mani sporche con la coscienza ce l'hai pure tu ... Ah già, forse tu volevi usare il termine in altro senso. Viator! basta prendermi in giro por favor


Kobayashi

Alla domanda se sia più saggio far prevalere il comprendere o il sentire, io rispondo che è saggio avere, conquistare o difendere la propria autonomia di giudizio. E tale autonomia non è affatto garantita dalla sottomissione della sfera emotiva a quella razionale. Infatti l'intelligenza può anche essere dirottata verso la pura distrazione, il divertimento intellettuale, o anche la produzione ingegnosa. Ma se Pascal poteva ancora credere che il divertissement a un certo punto doveva cessare e l'uomo, tornando in se stesso, aprirsi al suo mistero di creatura fatta contemporaneamente di miseria e grandezza, oggi gli uomini sono spinti verso un'immersione continua, totale, negli stimoli del mondo digitale che impedisce in buona parte l'esercizio della propria autonomia di giudizio.

È in corso una battaglia contro la realtà. Perché la realtà non si piega alla totale mercificazione, resiste alla trasformazione di ogni suo aspetto in profitto. Ma se l'ambiente di lavoro, di studio, dell'intrattenimento mentre viaggio su mezzi a guida autonoma o a casa, è virtuale, allora ogni gesto diventa un'occasione di profitto.

L'evoluzione degli assistenti vocali porterà, nel giro di pochi anni, a sistemi sofisticati capaci sia di comprendere sempre di più la personalità dell'utente (e quindi di accumulare dati attraverso cui orientare i suoi comportamenti di acquisto), sia di interagire in modo da essere percepiti come naturali, amichevoli. Data la solitudine che affligge la maggior parte delle persone non è difficile immaginare come molti preferiranno alla problematicità (inevitabile) dell'interazione con persone reali, la più rassicurante compagnia di una macchina.

Tornando al tema del topic, non possiamo più soltanto porci il problema di Platone del rapporto  ragione-passione. Siamo in presenza di un nuovo modello antropologico al cui centro non c'è la lotta alla violenza e all'ingiustizia (come in Platone), ma alla noia, al vuoto di stimolazione. Ciò che va innanzitutto combattuto è la noia.
Interessante che tra le passioni che il religioso si trovava a dover combattere non c'era la noia ma l'accidia, che non è riducibile a noia ma è qualcosa di più simile alla melanconia, quindi ad un crollo del senso di ciò che si sta facendo, alla percezione dell'insensatezza della preghiera, delle rinunce, quindi un vuoto esistenziale.
Il nuovo soggetto non giunge nemmeno alle questioni poste dall'esistenzialismo. Molto prima che ne faccia esperienza viene intercettato e ricondotto sulla strada delle potenzialità infinite della tecnologia.

iano

#8
Citazione di: Ipazia il 17 Novembre 2021, 12:32:56 PM
Citazione di: iano il 17 Novembre 2021, 01:08:32 AM
Ciò che capiamo ci rende diversi. Ciò che sentiamo e' prova di quanto siamo uguali.
Tutti provano gli stessi sentimenti , ma ognuno capisce a modo suo.
Quindi la domanda diventa , quanto siamo uguali e quanto diversi?
Tendiamo a privilegiare la diversità in quanto meglio appare, ma vince di gran lunga ciò che sta sotto e che ci fa' uguali.
Direi di no. Le differenze emotive vanno di pari passo con quelle cognitive come correttamente spiegato da Jacopus. Anche in campo emotivo vi sono persone anaffettive e passionali, assai diverse tra loro.
Si , in effetti concordo.
Quello che voglio dire è che se qualcuno volesse convincermi di qualcosa, volesse condizionarmi, farebbe bene ad approfondire la conoscenza della mia sfera emotiva, che non quella razionale.
Il comprendere di essere in errore infatti non mi impedisce di sbagliare, di mantenere cioè immutato il mio sentire, reagendo di conseguenza, e si verifica che se siamo in grado di trovare soluzioni razionali valide e diverse a un problema, invece sbagliamo tutti allo stesso modo. C'è quindi un sentire di fondo comune che prevale, anche quando non lo priivilegiamo.
Insomma non siamo noi a decidere quale nostra sfera deve prevalere e a me pare che sia sempre quella emotiva a prevalere, almeno sui tempi brevi, perché il riconoscimento del successo   della ragione è sempre postumo.
Abbisogna di tempo per prevalere, più che d'esser privilegiata.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#9
Mi viene in mente un aneddoto familiare.
A un mio lontano , ma molto lontano parente ,  alla veglia per la morte del padre, fu' chiesto di tenere la candela.
Quindi, come da prassi di allora, quando l'emotività veniva  ritualizzata, tutti iniziarono a piangere mimando di strapparsi i capelli.
Tutti meno quel figlio.
Allora gli fu' chiesto come mai proprio lui, figlio di quel padre, non piangesse.
La sua risposta fu': "O piango o tengo la candela".



Non c'era tutto con la testa, ma a ben pensarci , e col senno di poi, potrebbe essere stato un precursore dell'illuminismo.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

@ Kobaiashy.
Se interpreto bene, diciamo che la tecnologia vince la partita se conosce bene il campo emotivo nel quale gioca.
Ottima la tua analisi anche se non l'ho acchiappata tutta.
Meriterebbe approfondimento.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

#11
Citazione di: Kobayashi il 18 Novembre 2021, 10:02:36 AM
Alla domanda se sia più saggio far prevalere il comprendere o il sentire, io rispondo che è saggio avere, conquistare o difendere la propria autonomia di giudizio. E tale autonomia non è affatto garantita dalla sottomissione della sfera emotiva a quella razionale. Infatti l'intelligenza può anche essere dirottata verso la pura distrazione, il divertimento intellettuale, o anche la produzione ingegnosa. Ma se Pascal poteva ancora credere che il divertissement a un certo punto doveva cessare e l'uomo, tornando in se stesso, aprirsi al suo mistero di creatura fatta contemporaneamente di miseria e grandezza, oggi gli uomini sono spinti verso un'immersione continua, totale, negli stimoli del mondo digitale che impedisce in buona parte l'esercizio della propria autonomia di giudizio.

È in corso una battaglia contro la realtà. Perché la realtà non si piega alla totale mercificazione, resiste alla trasformazione di ogni suo aspetto in profitto. Ma se l'ambiente di lavoro, di studio, dell'intrattenimento mentre viaggio su mezzi a guida autonoma o a casa, è virtuale, allora ogni gesto diventa un'occasione di profitto.

L'evoluzione degli assistenti vocali porterà, nel giro di pochi anni, a sistemi sofisticati capaci sia di comprendere sempre di più la personalità dell'utente (e quindi di accumulare dati attraverso cui orientare i suoi comportamenti di acquisto), sia di interagire in modo da essere percepiti come naturali, amichevoli. Data la solitudine che affligge la maggior parte delle persone non è difficile immaginare come molti preferiranno alla problematicità (inevitabile) dell'interazione con persone reali, la più rassicurante compagnia di una macchina.

Tornando al tema del topic, non possiamo più soltanto porci il problema di Platone del rapporto  ragione-passione. Siamo in presenza di un nuovo modello antropologico al cui centro non c'è la lotta alla violenza e all'ingiustizia (come in Platone), ma alla noia, al vuoto di stimolazione. Ciò che va innanzitutto combattuto è la noia.
Interessante che tra le passioni che il religioso si trovava a dover combattere non c'era la noia ma l'accidia, che non è riducibile a noia ma è qualcosa di più simile alla melanconia, quindi ad un crollo del senso di ciò che si sta facendo, alla percezione dell'insensatezza della preghiera, delle rinunce, quindi un vuoto esistenziale.
Il nuovo soggetto non giunge nemmeno alle questioni poste dall'esistenzialismo. Molto prima che ne faccia esperienza viene intercettato e ricondotto sulla strada delle potenzialità infinite della tecnologia.
Auguro alle nuove generazioni umane di trovare in sè gli anticorpi razionali e spirituali per sfuggire alla morsa lobotomica dei padroni del mondo e delle loro macchine, cortigiani e servi.

Anche nelle più cupe distopie reali nascono umani capaci di sentire, capire e dire: "eppur si muove".
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Kobayashi

Citazione di: iano il 18 Novembre 2021, 11:59:43 AM
@ Kobaiashy.
Se interpreto bene, diciamo che la tecnologia vince la partita se conosce bene il campo emotivo nel quale gioca.
Ottima la tua analisi anche se non l'ho acchiappata tutta.
Meriterebbe approfondimento.
Un esempio.
Nel passaggio dal trapano manuale a quello elettrico si è guadagnato in precisione, velocità e minor fatica.
Nel passaggio dal trapano elettrico ad un eventuale trapano smart che cosa cambierebbe?
Il trapano smart, tramite sensori, sarebbe in grado di analizzare il modo di usarlo, di suggerire correttivi nella postura e consigliare magari l'acquisto di guanti da lavoro che, a suo dire, garantirebbero un miglioramento del lavoro.
Il cambiamento reale cioè sarebbe solo ed esclusivamente la conoscenza da parte del trapano dei nostri gesti. Conoscenza poi trasferita tramite internet (appunto, l'internet degli oggetti) ai soliti colossi della rete.
Ma tale conoscenza a noi non servirebbe a nulla. Nell'uso di un nuovo strumento noi siamo infatti perfettamente in grado di interpretare le nostre sensazioni in modo da correggere i movimenti. L'apprendimento avviene appunto attraverso tentativi, assestamenti, riflessioni. Alla fine chiunque saprà usare correttamente un trapano, anche senza raggiungere la maestria di un carpentiere.
Quindi anche se il trapano smart viene pubblicizzato per la sua capacità di assistere l'utente inesperto, la sua vera ragione d'essere è la conoscenza del suo utilizzatore che sarà sfruttata in tempo reale per altre opportunità di profitto. 

Il vero progetto imprenditoriale dei colossi hi tech è la conoscenza di ogni nostro gesto, movimento, e, a breve, stato d'animo, così da poter trarre profitto da ogni aspetto della nostra esistenza.

Quali conseguenze può avere una scuola basata su piattaforme, sistemi virtuali etc., realizzati da questi colossi hi tech? Sia Microsoft che Google che Apple hanno già da anni delle divisioni education... Immagino per esempio quante possano essere le informazioni sulle capacità degli alunni raccolte da questi sistemi nel corso delle normali interazioni.
Una formazione priva di dialoghi, di confutazioni e contro-confutazioni, di letture attente e approfondite di testi classici...
Insomma la fine del modello umanistico.

green demetr

#13
Citazione di: Kobayashi il 18 Novembre 2021, 10:02:36 AM
Alla domanda se sia più saggio far prevalere il comprendere o il sentire, io rispondo che è saggio avere, conquistare o difendere la propria autonomia di giudizio. E tale autonomia non è affatto garantita dalla sottomissione della sfera emotiva a quella razionale. Infatti l'intelligenza può anche essere dirottata verso la pura distrazione, il divertimento intellettuale, o anche la produzione ingegnosa. Ma se Pascal poteva ancora credere che il divertissement a un certo punto doveva cessare e l'uomo, tornando in se stesso, aprirsi al suo mistero di creatura fatta contemporaneamente di miseria e grandezza, oggi gli uomini sono spinti verso un'immersione continua, totale, negli stimoli del mondo digitale che impedisce in buona parte l'esercizio della propria autonomia di giudizio.

È in corso una battaglia contro la realtà. Perché la realtà non si piega alla totale mercificazione, resiste alla trasformazione di ogni suo aspetto in profitto. Ma se l'ambiente di lavoro, di studio, dell'intrattenimento mentre viaggio su mezzi a guida autonoma o a casa, è virtuale, allora ogni gesto diventa un'occasione di profitto.

L'evoluzione degli assistenti vocali porterà, nel giro di pochi anni, a sistemi sofisticati capaci sia di comprendere sempre di più la personalità dell'utente (e quindi di accumulare dati attraverso cui orientare i suoi comportamenti di acquisto), sia di interagire in modo da essere percepiti come naturali, amichevoli. Data la solitudine che affligge la maggior parte delle persone non è difficile immaginare come molti preferiranno alla problematicità (inevitabile) dell'interazione con persone reali, la più rassicurante compagnia di una macchina.

Tornando al tema del topic, non possiamo più soltanto porci il problema di Platone del rapporto  ragione-passione. Siamo in presenza di un nuovo modello antropologico al cui centro non c'è la lotta alla violenza e all'ingiustizia (come in Platone), ma alla noia, al vuoto di stimolazione. Ciò che va innanzitutto combattuto è la noia.
Interessante che tra le passioni che il religioso si trovava a dover combattere non c'era la noia ma l'accidia, che non è riducibile a noia ma è qualcosa di più simile alla melanconia, quindi ad un crollo del senso di ciò che si sta facendo, alla percezione dell'insensatezza della preghiera, delle rinunce, quindi un vuoto esistenziale.
Il nuovo soggetto non giunge nemmeno alle questioni poste dall'esistenzialismo. Molto prima che ne faccia esperienza viene intercettato e ricondotto sulla strada delle potenzialità infinite della tecnologia.


Purtroppo è vero, non riesco più nemmeno a essere nell'anticamera delle problematiche esistenzialiste.
Ma nel senso proprio del sentire.
La mia vita è stata una colossale collezione di fallimenti, ma con la consapevolezza che non potrebbe che essere stata che così in quanto manca la capacità di sentire il proprio prossimo.
E la capacità di sentire manca proprio perchè manca la capacità di giudizio, e la capacità di giudizio è dedotta dalla società marcia in cui siamo e di cui ci cibiamo come zombie.
Io non penso sia una scelta cioè. E questo in effetti è la capacità di giudizio che la pone in essere.
E il giudizio dice che manca amore.


NB
è imossibile dar amore da mangiare agli zombie, ovvero, è quello il punto dei punti.
L'amore non si mangia si attua a partire dal non essere zombie, il che è impossibile oggi come oggi.
Troppi zombi e pochissimo amore da dare. e quello che si può dare la chiesa lo demonizza.



Vai avanti tu che mi vien da ridere

bobmax

Citazione di: green demetr il 30 Novembre 2021, 13:13:35 PM
Purtroppo è vero, non riesco più nemmeno a essere nell'anticamera delle problematiche esistenzialiste.
Ma nel senso proprio del sentire.
La mia vita è stata una colossale collezione di fallimenti, ma con la consapevolezza che non potrebbe che essere stata che così in quanto manca la capacità di sentire il proprio prossimo.
E la capacità di sentire manca proprio perchè manca la capacità di giudizio, e la capacità di giudizio è dedotta dalla società marcia in cui siamo e di cui ci cibiamo come zombie.
Io non penso sia una scelta cioè. E questo in effetti è la capacità di giudizio che la pone in essere.
E il giudizio dice che manca amore.
Allora sei giunto finalmente di fronte alla porta della liberazione.

Proprio adesso che il fallimento è totale e lo riconosci, stai per lasciare ciò che non sei.

Perché tu sei proprio ciò che ti manca e che hai finalmente riconosciuto: l'amore.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

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