Se Dio non esiste, allora tutto è lecito

Aperto da 0xdeadbeef, 25 Gennaio 2019, 18:12:20 PM

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Ipazia

Citazione di: Apeiron il 02 Febbraio 2019, 15:23:16 PM

Personalmente, pur rispettando la posizione per cui tale fondamento è puramente 'umano', ho alcune riserve. Concordo perciò con chi in questa discussione esprime perplessità in merito. In fin dei conti, trovo la 'natura umana' assai ambigua. Ad ogni modo, assumere che la 'natura umana' in realtà è 'rivolta al bene' mi sembra un'assunzione molto forte e non molto 'corroborata' dalla Storia (a dire il vero neanche 'falsificata'...). Per questo motivo, l''ottimismo' che trovo nelle teorie 'umanistiche' non mi convince. O, più precisamente, non mi convince il fatto che venga fatto passare come più 'razionale' di teorie alternative.
Volendo si può leggere questo come una 'conferma' che non si può 'divinizzare' l'uomo ma che lo si deve vedere come un essere fallibile, soggetto all'errore (cosa che mette, di per sé, in discussione una visione dell'etica puramente 'umanistica').*

* In pratica, questo implica che non si può sostenere che alcun sistema di leggi umane può essere 'perfetto', 'assoluto' ecc. Tra l'altro, secondo me, si collega (almeno in parte) anche alle affermazioni che @davintro faceva sulla libertà dalle leggi umane se non ho interpretato male.

Non esiste una "natura umana" nè un Bene intesi in senso metafisico. Non c'è alcunché da divinizzare e pure il sacro va sempre correlato all'esperienza sacrificale da cui ha origine. Anche l'umanesimo ha i suoi quarti di ingenuità, ma non è riducibile ad essi.

Mi pare che @davintro abbia ben focalizzato la questione.
.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

paul11

Citazione di: Apeiron il 02 Febbraio 2019, 15:23:16 PM
In generale, il mio punto con le mie 'tre domande' era dire che secondo me una 'etica' puramente 'razionalistica' (ovvero basata solo sulla ragione) è impossibile. Infatti, il 'ragionamento' ha senso solo in presenza di premesse. Ovvero: per poter dimostrare alcunché si deve partire da qualche assioma.

Dimostrare, ad esempio, che esiste un'etica universale è possibile solo se si assume che ci possa essere un'etica. Si potrebbe pensare di 'dimostrare' che certe posizioni etiche sono universalmente condivise tramite un'indagine 'empirica'.

Fino a quarant'anni di età la pensavoa quasi come Ipazia, ed essendo più anarchico che marxista mi illudevo che gli uomini potessero vivere "senza DIO e senza stato".Persino le comuni hyppie sono fallite,Perchè prima o poi anche dallo spontaneismo dei migliori  intenti "buoni" sorgono invidie e gelosie.
Finita una determinata ricerca, che comunuque tutt'ora mi è servita e anzi continuo, sono passato ad analizzare spirtuaità/religioni e filosfia in modo sempre più approfondita.
Prima di tutto l'analisi empirica  storicista, se togliamo l'evoluzione, quella sì, della tecnica, dimostra una umanità totalmente incacape di evolversi "da sola" di proria natura ed esperienza .E' la storia che dimostra il fallimento umano di una morale "progressiva" come la società.

La morale non può essere solo ragione, lo avevo già espresso,deve essere TOTALIZZANTE perchè è quello che richiede il TUTTO dentro la verità originaria incontrovertibile.La morale E' UN MODO DI ESSERE PER LE VIE DEL MONDO che si scontra con il MODO DI AVERE sfruttando le debolezze umane.Quindi è spirito, sentimenti, psiche e ragione.

paul11

Citazione di: 0xdeadbeef il 02 Febbraio 2019, 17:25:17 PM

Ciao Paul
E se (ma sia chiaro che sto chiedendo, non affermando) la "verità incontrovertibile" fosse il divenire?
Vedi, io sono d'accordo con te su molti e dirimenti punti, ma il fondamento è per me una domanda, o per
meglio dire un imperativo ipotetico (appunto: "se Dio non esiste, allora tutto è lecito"), non una
affermazione quale sembra essere per te.
Certamente l'esistenza umana nel divenire è la ricerca di senso e significato, ma se questa ricerca fosse
vana? Se cioè non vi fosse nessun senso o significato? Evidentemente solo una persona non dotata di
sensibilità e profondità di pensiero potrebbe addirittura non sperare che che questa ricerca abbia un senso;
ma una speranza non è una certezza, e tale ricerca potrebbe effettivamente essere vana (non in quanto
"ricerca", ma in quanto non esiste l'oggetto di tale ricerca - cioè non esiste un senso e un significato).
E se la dimensione dell'"eterno" fosse non ciò che speriamo, ma il vuoto cosmico che Levinas chiama "l'y'a"?
Sicuramente non sarebbe un "nulla" dal quale gli essenti provengono per poi ritornare, ma sarebbe al "nulla"
equivalente. Anzi: spaventosamente equivalente...
saluti
Se dovessi darmi un epitaffio "cercò il senso e i signifcati della vita" farei scrivere.Per me è il problema numero uno.
Tu dici che potrebbe essere un'illusione? Io rispondo che persino un'ameba è dentro un ordine biologico, più studio e più
mi accorgo che tutto,, persino nel dominio terrestre che riflette e rispecchia gli universali, ha un senso.
Se togli il TUTTO allora frammenti l'universo in infiniti microsistemi dove ogni cosa perderà di senso.
E lo stesso uomo si smarrisce. In fondo quello che chiedo al mondo terestre e umano è di vivere in pace e serenità,dai miei
momenti familgliari a quelli sociali e la coerenza dei comportamenti nei diversi ambiti è dettata dalla morale/etica..

se si sceglie il divenire come luogo di una verità questa non può più essere incontrovertibile, è già accaduto, si è fatt storia con il pensiero mutevole umano.
Ho pensato spesso se mi fossi sbagliato anche sul senso e signifcati e invece si fortifica, non c'è alternativa.
Ieri leggevo la filosfia alal base della cibernetica e al posto di materia ed energia inseriva i processi. dicendo che l'universo nasce "spontaneamente".Il problema non è da chi nasce, se da unDio o autopoiesi, mi dcano i cibernetici ILGRANDE ALGORITMO CHE HA PREORDINATO L'INTERO SISTEMA UNIVERSALE COMPRESO IL VIVENTE.E' questo ordine, è questa regola che viene PRIMA di qualunque manifestazione, ompresa la vita, che a sua volta MOSTRA ALLA NOSTRA RAGIONE che tutto ha un senso, ma proprio perchè poteva questo universo averne un altro.
E' per quello che è che la mia picola vita in un minutissimo spazio/tempo deve avere un senso e signifcato, e non c'è religione e spirtualità materialità e naturalismo che tenga: è al di sopra,perhè è nell'origine, ed è da lì che tutto viene e tutto torna.

Dovrò cercarmi un testo di Nietzsche esplicativo: non si chiede da dove viene anzi per lui è inutile chiederselo e quindi accetta il dato di fatto e non il dato di ragione, accetta il sistema vivente come parametro che infatti non ha morale, ha regole.
Per me è falso,nel senso che non è vero che siamo piovuti da chissà dove e finiamo in polvere e tutto finisce lì.
Per ragioni fische cosmologiche, per ragioni spirituali, ma direi per semplice ragionamento.

0xdeadbeef

Citazione di: davintro il 02 Febbraio 2019, 15:48:56 PM

Mi sento di dover premettere che l'utilizzo di espressioni come "morte di Dio" o "morte del sacro" mi risultano indigeste, in quanto mi "puzzano" di storicismo, cioè la mentalità per il quale l'analisi concettuale dovrebbe lasciarsi riformulare sulla base delle valutazioni sul succedersi storico delle varie egemonie culturali. 
perché dal punto di vista teoretico non si danno scomparse o riapparizioni, ma solo realtà permanenti, e per quanto riguarda l'etica ciò che permane nell'uomo, è la sua natura di animale razionale.


Ciao Davintro
Nessun problema per la risposta mancata, naturalmente.
Allora fammi capire: l'uomo come "animale razionale" è per te quella che l'amico Paul11 chiama "verità incontrovertibile"?
E' cioè una verità indiveniente nel divenire? Ma la verità indiveniente nel divenire è propriamente ciò che viene definito
"metafisica", per cui essa è del tutto ed in tutto assimilabile ad una "entità" metafisica (evito per carità di patria di
pronunciare quel famoso nome composto di tre lettere...).
Quanto allo "storicismo" beh, mi chiedo come si possa non essere storicisti, visto che da gran tempo abbiamo deciso che il
"divenire" è l'evidenza originaria.
Ed su questa evidenza che abbiamo edificato gli "indivenienti", cioè che abbiamo fatto nascere la metafisica.
Ora, la "morte di Dio", o "morte del Sacro" come oblio della metafisica vuol dire appunto che anche l'indiveniente "diventa"
(Dio, che era indiveniente, diventa "altro", cioè diventa morto).
Tu mi dici: "dal punto di vista teoretico non si danno scomparse o riapparizioni, ma solo realtà permanenti". Vuoi forse con
questo dire che dal punto di vista teoretico non si dà il divenire ma solo l'indiveniente? Ma questo può solo voler dire che
il punto di vista teoretico si occupa solo di metafisica (occupazione onorevolissima, ed anzi la prima occupazione propria
della filosofia. Basta però averne consapevolezza...).
E del resto la stessa descrizione che fai dei "parametri di riferimento", delle "forme universali" come di una "giustizia in
sé come modello" sono cose che richiamano abbastanza distintamente le idee iperuraniche di Platone.
Mi chiedo a questo punto a cosa serva parlare di "riempimento in chiave teistica" di tali forme.
Perchè il discorso, e personalmente lo ripeto in diversi interventi, non è tanto di dire "quale" sacro; ma di dire "se" vi è
sacralità (e tutto il tuo ragionamento mi sembra che dica: "sì, vi è").
saluti

sgiombo

Dopo essermi dato la necessaria calmata, mi sembra di aver rilevato che l' amico Ox (Mauro), se non mi é sfuggito qualcosa, non ha risposto a questa mia obiezione, che dunque ripropongo con un copia - incolla:



Però a me sembrano platealmente contraddittorie fra di loro queste tue due affermazioni:

1 - Per come la vedo io non c'è un legame necessario fra Dio e la legge morale, o il sacro, essenzialmente perchè il
sacro o la legge morale, diciamo, esistono realmente e senza che tale esistenza reale abbia una attinenza necessaria
("necessaria", si bai bene) con l'esistenza reale di Dio.

2 - Diciamo che il concetto di un "ideale universale pratico", che lui mi sembra suggerire, dal mio punto
di vista è "praticabile" solo con la teoresi kantiana (omissis) E nella teoresi kantiana Dio "rientra", come postulato
(evidenziazioni in grassetto mie).

Se l' etica é "praticabile" solo (non anche, eventualmente) col postulato di Dio (per il tramite della ragion pratica di Kant), allora non é vero che non c' é un' attinenza necessaria ma solo possibile fra Dio e la legge morale: allora l' attinenza é necessaria e non possibile.


Trovo importante proporre questa osservazione e sentire cosa mi si risponde (da parte di Ox e di altri) perché per me (per come l' ho compresa io; potrei ovviamente sbagliarmi, e allora vi pegherei di pazientemente cercare di spiegarmi...), il nocciolo di tutta questa discussione (come mi sembra chiarissimo dallo stesso suo titolo) é il problema della necessità (e non: possibilità) o meno di una credenza nel "sacro teista", per così dire (detto più prosaicamente: in Dio), piuttosto che in più modesto "sacro naturalista" (ateo) poiché possa darsi etica umana universalmente condivisa nelle sua prescrizioni più generali - astratte (con ovvie declinazioni culturali).

Se, come sono convinto, le due affermazioni di Ox sono reciprocamente contraddittorie (e se non lo sono, vorrei che mi fosse dimostrato - spiegato), resto convinto della verità della non necessità del sacro teista, essendo a mio parere più che sufficiente il sacro naturalistico (naturalistico con non contraddittorie ma perfettamente coerenti declinazioni culturali, come tutto ciò che é umano).

Apeiron

#155
Citazione di: Ipazia il 02 Febbraio 2019, 17:36:42 PM
Non esiste una "natura umana" nè un Bene intesi in senso metafisico. Non c'è alcunché da divinizzare e pure il sacro va sempre correlato all'esperienza sacrificale da cui ha origine. Anche l'umanesimo ha i suoi quarti di ingenuità, ma non è riducibile ad essi.

Mi pare che @davintro abbia ben focalizzato la questione.

Ciao @Ipazia,

e allora secondo me il 'fondamento' dell'etica non è abbastanza 'solido'. Nel senso che se non si assume che per tutti gli esseri umani è bene seguire determinate regole comportamentali, l'etica non può essere fondata. Per esempio l'etica puramente 'laica' della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo si fonda su questo assioma. Chiaramente, si deve assumere che le persone dovrebbero voler rispettare certe 'leggi'.
E il 'rispetto' contiene già un elemento di 'sacralità'. E 'sacro' è qualcosa che 'ispira' rispetto e riverenza. In particolare, è qualcosa che tende a 'vincolare' la mia volontà e la mia azione. Tuttavia questo 'vincolo' è qualcosa che uno si deve imporre volontariamente ed essere felice di farlo. Si deve assumere che chi non lo fa è in 'errore'. Assunzione che, secondo me, è piuttosto forte!

Onestamente non riesco a ben capire la differenza tra una 'natura umana' o un 'Bene' in senso 'metafisico' e una 'natura umana' o un 'Bene' in senso 'non metafisico'. Onestamente mi sembra che spesso il termine 'metafisico' venga usato in questo modo: concetto erroneamente 'reificato' (magari non si da esplicitamente questa definizione ma mi sembra che lo si 'lasci intendere'). Se lo si intende così, allora credo che, ovviamente, nessuno crede a tale 'natura umana' o tale 'Bene'. Infatti, coloro che credono in Dio, credono che Dio esista. Ad ogni modo 'metafisico' è una parola molto ambigua. Di significato non chiaro e che, personalmente, preferirei non usare.

Ad ogni modo, anche un'etica perfettamente laica deve basarsi su certi aspetti dell''umanità'. Deve distinguere il 'bene' dal 'male' e deve dare un 'senso di rispetto'. Le domande d'obbligo sono: perché certi aspetti e non altri? perché si devono rispettare certe leggi e non altre? perché si devono valorizzare certe cose della natura umana e non altre? Come giustificare queste scelte? ecc
Concordo con Wittgenstein che un'elemento 'irrazionale' dell'etica ci deve essere.Onestamente non mi sembrano domande a cui sia così 'facile' rispondere senza introdurre qualcosa che se non è 'metafisico' è 'quasi-metafisico' (non sto dando un'accezione negativa a questi termini ;) ).

Detto ciò rispetto molto le etiche 'umanistiche' (anche perché pure io sono 'laico' anche se in un modo magari 'anomalo'). Inoltre, il fatto che le considero limitate, potrebbe essere un mio limite  ;)

Citazione di: paul11 il 02 Febbraio 2019, 19:01:51 PMFino a quarant'anni di età la pensavoa quasi come Ipazia, ed essendo più anarchico che marxista mi illudevo che gli uomini potessero vivere "senza DIO e senza stato".
...

Ciao paul11,

In linea di massima credo di concordare.

Parlando di 'errori del passato' anni fa io ero convinto che l'etica potesse avere un fondamento completamente razionale. In altri termini, non c'era alcun elemento 'irrazionale' nell'etica. Non era necessario.
Oggi ritengo ancora che la razionalità è certamente importante nell'etica. Ma, certamente, non così tanto come in passato  :)


Detto ciò, mi dispiace ma devo sospendere la mia partecipazione alla discussione!
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

0xdeadbeef

A Sgiombo
Scusa ma mi ero dimenticato di questa tua replica a quel rilievo che già giudicavo, se ricordi, acuto e giustificato.
Dico in quel modo semplicemente perchè l'idea del sacro, o di una morale universale, "esiste" anche se non dovesse
esistere non l'idea di Dio (che esiste), ma la realtà effettiva di Dio.
Insomma, considera sempre che per me (come per Kant): "l'idea di Dio non ha più realtà dell'idea che io abbia 1 milione di
euro in tasca" (in realtà ce li ho, ma non in tasca...).
Ora, come ben sappiamo con Dio "muore" soprattutto l'idea del sacro (e quindi l'idea di una morale universale), che da
indiveniente "diventa"; e diventando perde la sua caratteristica precipua di immutabile, di eterno; di, appunto, sacro
(su questi aspetti ti rimando alla risposta all'amico Davintro, poco sopra).
Dunque nella morte di Dio, cioè nella morte del Sacro, come è possibile fondare un "ideale universale pratico" che,
necessariamente (vedi ancora la mia discussione con Davintro), riproponga quella stessa sacralità?
Ecco, a parer mio è possibile solo "postulando" ("in logica, proposizione o regola di inferenza che si assume, senza
provarne la validità, fra i costituenti di un sistema deduttivo") non l'idea, che già esiste, ma la realtà effettiva
del Sacro.
Ma, ed è questo il punto, vi è (e vi deve essere) piena consapevolezza della natura di postulato della realtà del
Sacro; la qual cosa può solo voler dire che non c'è (e nemmeno vi può o vi deve) essere un legame necessario fra Dio
e la legge morale.
In altre parole, ciò vuol dire che la legge morale fa parte della sfera del "dover essere", non di quella dell'"essere" (fa
cioè parte del "regno del nomos", non di quello della "physis").
La legge morale, cioè, è necessariamente fondata non sulla certezza, ma sulla speranza (cioè è fondata non sulla "necessità"
del Sacro ma sulla sua "possibilità").
saluti

Ipazia

Non funziona così 0xdeadbeef perché homo è animale sociale per cui ethos è incarnato in physis fin da tempi più remoti dell'invenzione del primo nume. Fin da prima dell'origine dell'homo sapiens.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

0xdeadbeef

Citazione di: Ipazia il 03 Febbraio 2019, 14:19:59 PM
Non funziona così 0xdeadbeef perché homo è animale sociale per cui ethos è incarnato in physis fin da tempi più remoti dell'invenzione del primo nume. Fin da prima dell'origine dell'homo sapiens.


Ciao Ipazia
Ho già avuto modo di dirti che questo tuo punto di vista è plausibile, ma è il punto di vista della filosofia anglosassone.
Ugo Grozio, all'alba della concezione moderna del "giusnaturalismo", disse che vi sono dei principi validi: "anche se,
cosa empia, Dio non esistesse"; ma così, evidentemente, trasferendo sul terreno della "validità" l'originaria struttura
metafisico/sacrale (e senza alterarla, naturalmente).
Questa tua visione, se logicamente sviluppata, porta a dar ragione allo "spontaneismo" di Von Hayek (come alle peggiori
derive liberistiche).
saluti

0xdeadbeef

Citazione di: paul11 il 02 Febbraio 2019, 19:29:20 PM
Se dovessi darmi un epitaffio "cercò il senso e i signifcati della vita" farei scrivere.Per me è il problema numero uno.
Tu dici che potrebbe essere un'illusione? Io rispondo che persino un'ameba è dentro un ordine biologico, più studio e più
mi accorgo che tutto,, persino nel dominio terrestre che riflette e rispecchia gli universali, ha un senso.

Che dirti, amico mio...
Spero con tutto il cuore che tu abbia occhi migliori dei miei.
saluti

Ipazia

Purtroppo la scienza non è nè democratica nè filosofica, ma veridica, per quanto sia possibile parlare di verità: la socialità produce necessariamente l'etica.  Da qui non c'è arrampicata speculativa possibile che permetta la fuga.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

0xdeadbeef

#161
Citazione di: Ipazia il 03 Febbraio 2019, 14:51:24 PM
Purtroppo la scienza non è nè democratica nè filosofica, ma veridica, per quanto sia possibile parlare di verità: la socialità produce necessariamente l'etica.  Da qui non c'è arrampicata speculativa possibile che permetta la fuga.

Se la socialità produce necessariamente l'etica, allora basta lasciar liberi gli individui, che di tale socialità sono i
protagonisti, perchè necessariamente si abbia la miglior società possibile.
Questo è il fondamento filosofico del liberismo.
saluti
PS
Ma il liberismo ha torto, e proprio perchè, in radice, la socialità NON produce necessariamente l'etica.

Sariputra

Citazione di: 0xdeadbeef il 03 Febbraio 2019, 14:49:34 PMChe dirti, amico mio... Spero con tutto il cuore che tu abbia occhi migliori dei miei. saluti



A voi cercatori ( quasi degli Agostino pre-conversione, sembrate alla mia immaginazione fervida e inadeguata...)dedico questo passo:

Cercare, e cercare ancora. Senza fine. Ogni giorno. Giorno dopo giorno. Ieri. Oggi. Domani. Ora. Qui. In questo stesso istante. Ricevuto perché donato. Ed ecco che tutto cambia. Il tempo è dato. E' offerto. Esso è il luogo di questo "cercare" che non si accontenta di alcun trovato. Non un posto, uno spazio privilegiato per questo "cercare".
Tutto. Assolutamente tutto è luogo di questo desiderio ardente, spesso spento. Ogni incontro, ogni momento rilancia il desiderio della ricerca.
Essere là con un altro essere umano, vivere il silenzio, decifrare un testo, spazzare un corridoio, lavare la biancheria, consumare un pasto, tutti questi gesti, e tutti gli altri sono abitati da questo desiderio. niente vi sfugge, se non colui che desidera e che spesso si lascia cadere nel sonno.
In ogni cosa vegliare,pazientare, desiderare, riconoscere, scoprire, rallegrarsi, continuare. Non è mai là, perché io non sono mai completamente là.
Cercare e riconoscere questo leggero divario, questo leggero spostamento, questa "assenza" a me stesso che conduce a non essere là quando esso è là. e a riconoscerlo quando esso è già partito, qualche passo più in là, verso un altro, degli altri.
Non c'è alcun dispiacere, alcun rimpianto, ma tanta riconoscenza amorosa che il vero amante mi precede sempre un pò, che egli sappa colpire al più intimo e più vivo anche quando io rifiuto. Il cercare in ogni cosa, esso solo, è scoprire che io cerco molti "altri" quanto esso. Ravviva in me il desiderio del suo passaggio più che della sua presenza, perché la sua presenza significherebbe la mia fine.
Il cercare conduce a designarlo, a puntare il nostro dito verso di esso quando ci viene richiesto chi siamo.
Il cercare in ogni cosa è familiarizzare con esso,familiarizzare con te stesso, divenire interlocutore di una reazione senza fine, continuamente riallacciata...
Non c'è alcuna interruzione, se non il sonno quotidiano che riposa l'esere intero ricreandolo nel più profondo...

Tratto dal diario di un viaggiatore anonimo in cammino verso Santiago...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Ipazia

Citazione di: Apeiron il 03 Febbraio 2019, 11:47:59 AM
Ciao @Ipazia,

e allora secondo me il 'fondamento' dell'etica non è abbastanza 'solido'. Nel senso che se non si assume che per tutti gli esseri umani è bene seguire determinate regole comportamentali, l'etica non può essere fondata. Per esempio l'etica puramente 'laica' della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo si fonda su questo assioma. Chiaramente, si deve assumere che le persone dovrebbero voler rispettare certe 'leggi'.
E il 'rispetto' contiene già un elemento di 'sacralità'. E 'sacro' è qualcosa che 'ispira' rispetto e riverenza. In particolare, è qualcosa che tende a 'vincolare' la mia volontà e la mia azione. Tuttavia questo 'vincolo' è qualcosa che uno si deve imporre volontariamente ed essere felice di farlo. Si deve assumere che chi non lo fa è in 'errore'. Assunzione che, secondo me, è piuttosto forte!

Sì, ma perché si tende a porre l'etica in semantiche metafisiche piuttosto che fisiche laddove il discorso etico diventa semplice e cristallino.
Nel bel romanzo storico Canale Mussolini di Antonio Pennacchi si racconta la bonifica dell'Agro Pontino da parte di immigrati veneto-ferraresi. In quel contesto il precetto etico assoluto era evitare il ristagno di pozze d'acqua, dove si riproduceva la zanzara anofele, nel proprio lotto. Chi contravveneva tale principio non era portatore di "etiche alternative" ma era non-etico, era in errore. Fondare l'etica sulla physis ha il grosso vantaggio di non cadere nel relativismo etico, stabilire un criterio di definizione della non-etica, e assumere fondatamente posizioni etiche ancora più forti di quelle religiose, ma senza cadere nel dogmatismo o in postulazioni artificiose e posticce.

Citazione
Onestamente non riesco a ben capire la differenza tra una 'natura umana' o un 'Bene' in senso 'metafisico' e una 'natura umana' o un 'Bene' in senso 'non metafisico'. Onestamente mi sembra che spesso il termine 'metafisico' venga usato in questo modo: concetto erroneamente 'reificato' (magari non si da esplicitamente questa definizione ma mi sembra che lo si 'lasci intendere'). Se lo si intende così, allora credo che, ovviamente, nessuno crede a tale 'natura umana' o tale 'Bene'. Infatti, coloro che credono in Dio, credono che Dio esista. Ad ogni modo 'metafisico' è una parola molto ambigua. Di significato non chiaro e che, personalmente, preferirei non usare.

Osservazione fondata. In fondo tutto il logos è meta-fisico, inclusa la scienza. Ma come hai ben colto, la mia accezione negativa si indirizza ad una assolutizzazione del discorso che porta alla reificazione manichea del reale in cui concetti come "natura umana" e "bene" si danno per scontati, mentre vanno essi stessi analizzati e razionalmente "posti".

Citazione
Ad ogni modo, anche un'etica perfettamente laica deve basarsi su certi aspetti dell''umanità'. Deve distinguere il 'bene' dal 'male' e deve dare un 'senso di rispetto'. Le domande d'obbligo sono: perché certi aspetti e non altri? perché si devono rispettare certe leggi e non altre? perché si devono valorizzare certe cose della natura umana e non altre? Come giustificare queste scelte? ecc
Concordo con Wittgenstein che un'elemento 'irrazionale' dell'etica ci deve essere.Onestamente non mi sembrano domande a cui sia così 'facile' rispondere senza introdurre qualcosa che se non è 'metafisico' è 'quasi-metafisico' (non sto dando un'accezione negativa a questi termini ;) ).

Postulando Anthropos come fondamento etico faccio certamente un'operazione metafisica, ma meno aleatoria di Theos e più universalmente condivisibile. La vita umana è talmente universalmente sacra da avere inventato persino la religione per renderla eterna. La propria vita, ovviamente. Ma la Ratio, e l'empiria quotidiana, ci hanno insegnato il valore della proprietà transitiva per cui possiamo estendere universalmente il principio. Da cui consegue anche il concetto di bene-corretto e di male-errato. Con tutta la fenomenologia, le eccezioni e i "contro natura", razionalmente risolvibili.

Citazione
Detto ciò rispetto molto le etiche 'umanistiche' (anche perché pure io sono 'laico' anche se in un modo magari 'anomalo'). Inoltre, il fatto che le considero limitate, potrebbe essere un mio limite  ;)

Lo diventerebbe certamente astenendoti dall'applicazione di un simile dubbio metodologico alla fondatezza e consistenza delle etiche teisticamente costituite.

Citazione
....
Detto ciò, mi dispiace ma devo sospendere la mia partecipazione alla discussione!

Torna presto. È sempre un piacere dialogare con te. Ma spero che aver esplicitato il mio pensiero interessi anche altri.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Ipazia

Citazione di: 0xdeadbeef il 03 Febbraio 2019, 14:58:58 PM
Se la socialità produce necessariamente l'etica, allora basta lasciar liberi gli individui, che di tale socialità sono i protagonisti, perchè necessariamente si abbia la miglior società possibile.

La socialità produce naturalmente la questione etica, ma non i suoi contenuti per i quali è richiesta la Ratio. Quale? La migliore che il contesto storico-evolutivo sa produrre.
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