Saladino, Hitler e Mujica: il potere e la morale.

Aperto da Jacopus, 21 Ottobre 2019, 08:22:38 AM

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Jacopus

Come insegna Umberto Eco, da opere di "massa" si possono comunque ricavare riflessioni interessanti.
PRIMO SCENARIO:
Nel film di Ridley Scott, "le crociate", viene rievocato l'accordo realmente avvenuto tra Saladino e Baliano di Ibelin. Quest'ultimo concedeva a Saladino Gerusalemme a patto di aver salva la vita per lui e tutti gli abitanti della città. Saladino accetta e sigilla il patto giurando su Dio.
I cristiani di Gerusalemme, nel film, come nella storia si incamminarono verso la costa, dove i regni cristiani sarebbero sopravvissuti per altri 70 anni.
SECONDO SCENARIO:
Se al posto di Saladino ci fosse stato Hitler, é possibile che il ministro degli esteri Ribbentropp avrebbe potuto accettare lo stesso accordo con Baliano di Ibelin, salvo uccidere tutti o condurli in un campo di lavoro dopo aver preso la città.
TERZO SCENARIO:
immaginiamo ora Pepe Mujica, l'ex presidente dell'Uruguay, il quale probabilmente non avrebbe neppure tentato di prendere Gerusalemme e sarebbe rimasto a Damasco, incurante degli assalti dei templari.

Questi tre scenari, storici e distopici, rappresentano tre diverse utopie, tre diverse visioni morali, ed anche una filosofia della storia morale.
Saladino infatti ammette come unica utopia il regno dei cieli. Ciò che accade sulla terra é contingente e il potere di Dio é tale da non potersi permettere di rompere un giuramento in suo nome.
L'utopia di Hitler é la tecnica come dominio, un'utopia che si sovrappone a quella del Dio degli eserciti fin da Prometeo (e dal discorso di Atene a Meli) ma che alla luce del progressivo aumento della efficienza tecnologica, diventa una nuova utopia, che non ha bisogno di giustificazioni ultraterrene. Il campo di battaglia é il dominio materiale assicurato dalla migliore tecnologia. Da Prometeo a Machiavelli, fino a Lenin e Hitler. Non era proprio Lenin a definire il comunismo "soviet più elettrificazione"?
Questa utopia ha il pregio di abbandonare la divinità come un retaggio dell'infanzia dell'uomo, e quindi di affrontare il mondo con strumenti razionali, senza superstizioni, integralismo e oscurantismo culturale. Ma se questo cambio di marcia esibisce dei vantaggi, il danno sostanziale lo produce quando la tecnologia, come oggi, mette in pericolo la stessa vita umana, trasformando il mondo, le sue catene alimentari, la metereologia, la vita animale e vegetale a cui siamo intimamente collegati.
Allora abbiamo bisogno di una terza utopia, non più Civitas Dei, non più Civitas Faber, ma una nuova Civitas.
Ecco allora che ho pensato a Mujica, il presidente che vive con 800 euro al mese e dona gli altri 8000 del suo stipendio alle associazioni e ai poveri. Ma potevo pensare ai movimenti ecologisti, alla tanto vituperata Greta, a serge Latouche e ai suoi studi sulla decrescita.
Un'altra utopia dobbiamo cercare, in grado di affrontare la più grande sfida del genere umano nel XXI secolo. Non più Dio né tecnologia ma un pensiero che sappia contrastare la distruzione del pianeta e quindi dell'uomo per sua stessa mano. Un'utopia dell'uomo umile e terreno, che oltrepassi l'homo clericalis e l'homo faber.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

green demetr

Ciao Jacopus,

Lo scenario che descrivi non l'ho capito bene (sono un somaro in storia).

Passo alla seconda parte, quello della lotta fra le idee di civiltà.

Il mio punto al riguardo è che non ci deve essere lotta sulle idee di civiltà, ma che le idee si formino dentro alla civiltà stessa.

Ossia che il pensiero riesca a sopravvivere a quello che tu chiami homo faber, e che ormai si chiama transumanesimo.

Della civiltà si occupa la tecnica.

Il problema della lotta è invece demandata dalla tecnica stessa all'indirizzamento massificato dei meme sociali.

E di cui l'ambientaliso è una delle 4 teste del cerbero ideologico.

Direi di no! come si fa a fare politica quando non abbiamo ancora minimamente risolto il problema comunutario che in filosofia si era cristallizzato come il problema dell'altro. Ossia della PAURA dell'altro.

E' incredibile come in questo ventennio 2000-2020 la filosofia si sia addormentata. E di come alfine questa ideologia reazionaria (falsamente reazionaria come insegna Sevrino, perchè la tecnica vuole crescere all'infinito).

Neppure noi in questo piccolo anfratto del virtuale siamo riusciti MAI a porre quelle due cose che dico da sempre, come il centro su cui ruotare la filosofia.

Ora mi pare troppo tardi. Era ovvio che le elite ci stessero lavorando, mea culpa non l'ho visto nemmeno arrivare il treno che ci stenderà definitivamente.

peccato! (ne sto parlando nel 3d civiltà occidentale, se non sto facendo casino con il ricordo dei miei post  ;) .
Vai avanti tu che mi vien da ridere

InVerno

Non so se hai pescato nel mucchio, ma hai tirato bene..
La disgrazia di quel film (non l'unica) è che dipinge esattamente il problema principale della tua aspirazione. Racconta la storia di un fabbro (storicamente un nobile, ben armato e addestrato alla guerra), che superata qualsiasi barriera logica e storica, acquisisce terre,  titoli e poteri..  senza aver fatto niente, ma perchè qualcuno ha visto "qualcosa di speciale in lui".. il mito dell'ascensore sociale (anzi, "social").  Cioè paradigma della crescita declinato in salsa intimistico\psicologica..la carota che tira l'asino dell'attuale utopia e che ferma qualsiasi evoluzione ipotizzabile.

Mi piace vedere un analogia sulla tua chiosa, essendo che parli di utopie, a me ricorda molto la pretesa di Macario e  di Ivan il Terribile di fondare la "Terza Roma" . Ovviamente se ci metti Mujica al posto di Ivan la cosa si fa MOLTO più interessante! Personaggi come Mujica possono essere considerati dei "minimalisti". Il minimalismo offre una strada materiale, l'ascetismo una strada spirituale, ma in entrambi i casi si tratta di disintegrare il paradigma della crescita, tanto caro ai progressisti. Personalmente non penso esistano altre strade per trascendere il capitalismo in un "terzo modello"..ma è un opinione personale.

Il problema è la fattibilità su scala, come salvaguardarsi da interpretazioni di stampo medievalistico\oscurantiste\reazionarie, e utopistiche.. perchè quella è la strada di Ivan il terribile. E  come smantellare l'illusione dell'ascensore sociale, che è il fulcro del film che hai scelto.. Finchè c'è quella carota li, dal basso non cambia niente. Possiamo aspettare che siano le vicissitudini economiche a togliere il velo a questa delusione globale, oppure fare autocritica. In fondo sarebbe bastato rispettare la storia, e se il pubblico avesse chiesto storia, non ci sarebbe stata questa boiata. Ma il pubblico ha chiesto di sognare, di vedere un fabbro diventare un generale... perchè vive la stessa delusione esistenziale.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Jacopus

Per Inverno. Bè, hai aggiunto una nuova dimensione al problema, ovvero la sua legittimazione ideologica attraverso la vendita di sogni. In questo senso il film di Ridley Scott appartiene senza dubbio al secondo scenario, all'utopia del dominio del mondo attraverso la tecnica, in questo caso tecnica della persuasione. Ho scelto quel film, perchè mi ha affascinato la scelta di Saladino di rispettare il patto, giurando su Dio. Al di là della verità storica del fatto concreto, rappresenta simbolicamente un periodo storico, quello medievale, durante il quale, il giuramento su Dio non poteva essere invocato a cuor leggero.
Con altre parole, anche per rispondere a Green, quelle tre utopie (religiosa, tecnica ed ecologica) hanno a che fare con il limite. Il limite dello sfruttamento del mondo può essere dato dalla religione, ma al costo di opprimere la nostra libertà di pensiero, oppure possiamo fingere di non avere limiti o di spostare/gestire i limiti attraverso la tecnica, che è l'utopia ancora prevalente.
Ma ormai i segnali che questa utopia sta scadendo sono sempre più forti. La natura non è più capace di incassare i colpi che la élite del mondo continua a sferrarle per mantenere il suo standard di vita e provare a far credere che esiste ancora una "scala sociale" anche per chi non si chiama Orlando Bloom.
E allora scendono in campo i tre metapartiti di questa battaglia: il partito dell'eterno ritorno religioso-dispotico (va bene lo Zar ma va bene anche Saladino), il partito della ipertecnica, che spera di curare i mali della tecnica con ancora più tecnica (magari sostituendo alla fine gli umani con androidi senzienti), oppure il partito dell'ecologia, che è l'unico che può restituirci il mondo e dei rapporti sociali accettabili, ma seguendo una strada terribile: la fine della rincorsa alle vogliuzze quotidiane (anch'io ho letto qualcosa di Nietzsche) e la decapitazione della elite mondiale e dei suoi accoliti (e costoro si difenderanno con le unghie, anche a costo di andare tutti a vivere in un'isola superaccessoriata e lasciare i comuni mortali a vivere in un mondo coperto di spazzatura).
Questa è la sfida del nostro tempo e soprattutto dei giovani di oggi.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

green demetr

Jacopus forse non mi sono spiegato.

Intendo dire che il treno che sta arrivando è proprio l'ambientalismo.

Ossia cosa fare di questo mondo che sta andando alla deriva?

Facile, invece che rinunciare alla tecnologia INCREMENTARLA, è il segreto patto tra tecnica e capitalismo.

E' la tua aimè che è un utopia, infatti menti a te stesso, se stai dicendo che vuoi meno tecnica.

E' quello che dai moralisti francesi a Nietzche (inutilmente in quanto in esse vi era una dimensione di consapevolezza) hanno detto e ridetto con passione e fino a morirne.

Quello che sto dicendo è che l'uomo vuole e invera quello che lui è, ossia un soggetto al servizio della TECNICA, e dominato dai suoi vizi (che non sono vizi dunque, molto semplicemente).

il capitalismo più che la filosofia sta tentando di inverare questo per l'uomo.

Poichè la coordinazione non funziona e non funziona perchè nega il desiderio e la tecnica nelle sue infinite ideologie (di stampo religioso).

E' come se la verità dell'uomo si stia facendo largo al di là di quello che l'uomo si è auto-imposto, ossia proprio i limiti!!!!

ora prova a pensare all'ambientalismo, esso serve la follia umana, ossia si fa ideologia di un nuovo limite, ma è solo per poter navigare nelle soluzioni che richiederanno passi eccezinali in avanti, compresi quelli genetici (Che tanto spaventano l'individuo).
Migliore tecnologia migliori possibilitò di limite!!!!
Un lavoro eccezionale!!! che però non soddisfa chi invece come me cerca uno sviluppo critico del proprio sè. (ossia del proprio soggetto. dell'essere un soggetto).

Per questo rinvio ancora ad un comunitarismo critico, che non stia ai giochetti del limitiamoci o finisce il mondo, quella è pura ideologia!
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Jacopus

per Green. Il mio modello di ambientalismo non è quello della ipertecnica usata per "curare" la tecnica. Quel modello di ambientalismo rientra ancora nei canoni del secondo scenario, quello della strumentalità, dell'uomo al servizio della tecnica. Il modello imperante insomma. Quello che ci vuol far credere che con i motori elettrici tutto è risolto, in attesa dei motori all'idrogeno.
Io credo che una vera rivoluzione ambientale possa nascere solo da una modifica radicale dei nostri consumi, ma anche attraverso una redistribuzione più equa della ricchezza a livello globale. Siccome però un tale scenario tocca, come puoi immaginare, tantissimi interessi e tantissimi portafogli, la strada è leggermente in salita.
Ma questa è l'unica via per non essere spazzati via da una catastrofe ambientale che si sta addensando. Ed è inoltre una via etica, che non predica un futuro radioso, nè nel nome di un Dio, nè nel nome di un regime ormai avveratosi che può essere chiamato regno millenario o comunismo, nè nel nome di una tecnica che risolve ogni male.
Ho citato Latouche come riferimento, ma potrei ugualmente citare e forse in modo più appropriato Hans Jonas.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

green demetr

Si conosco sia Latouche che Jonas.

ovviamente io non so se questo catastrofismo sia vero o meno, so di respirare molto male in questo di milano, per il resto sono impotente, e siccome come dici tu ci vuole portofoglio per saper come stanno veramente le cose. io dico solo ciaone!
può essere (e sono cavoli amari) o non essere (pura menzogna ideologica).

IO mi riferisco solo alla ideologia, ossia alla narrazione globale affidata ad una ragazzina con le treccine.....

Francamente mi stupisco che c'è gente che la difenda....posso capire sugli attacchi personali, e ovviamente pure io penso che non ha senso prendersela con lei, solo perchè non si capisce che è "vittima" o meglio volontaria adepta del movimento globale.

D'altronde come scrivo altrove. l'ha detto fukuyama, c'è da ricostruire l'identità dopo la crisi finanziaria, che ha gelato non solo i giovani.

Da un lato è un bene, da un lato forse una necessità (quien sabe?) e dall'altra rimbocchiamoci le mani con il nostro pensare su ciò che ci circonda.

spero ci siamo chiairiti almeno in parte.

jonas comunque è quello che ha studiato lo gnosticismo....preferisco latouche nel suo sistema pratico, senza giri di morale (parole).
Vai avanti tu che mi vien da ridere

baylham

Citazione di: Jacopus il 22 Ottobre 2019, 23:03:09 PM
La natura non è più capace di incassare i colpi che la élite del mondo continua a sferrarle per mantenere il suo standard di vita e provare a far credere che esiste ancora una "scala sociale" anche per chi non si chiama Orlando Bloom.
E allora scendono in campo i tre metapartiti di questa battaglia: il partito dell'eterno ritorno religioso-dispotico (va bene lo Zar ma va bene anche Saladino), il partito della ipertecnica, che spera di curare i mali della tecnica con ancora più tecnica (magari sostituendo alla fine gli umani con androidi senzienti), oppure il partito dell'ecologia, che è l'unico che può restituirci il mondo e dei rapporti sociali accettabili, ma seguendo una strada terribile: la fine della rincorsa alle vogliuzze quotidiane (anch'io ho letto qualcosa di Nietzsche) e la decapitazione della elite mondiale e dei suoi accoliti (e costoro si difenderanno con le unghie, anche a costo di andare tutti a vivere in un'isola superaccessoriata e lasciare i comuni mortali a vivere in un mondo coperto di spazzatura).
Questa è la sfida del nostro tempo e soprattutto dei giovani di oggi.

Non è un problema di elite, è un problema di massa.

baylham

Non condivido la svalutazione della tecnica, che è un fatto naturale: qualunque sistema ecologico è anche un sistema tecnico.

Jacopus

Buongiorno Baylham. Evidentemente abbiamo un concetto diverso di "tecnica". Io mi ricollego al concetto di tecnica della cultura greca, ovvero l'insieme delle attività umane atte a trasformare l'ambiente per scopi umani.
Ora é possibile che la technè possa essere anche applicata all'ecologia ed è la via che ho indicato come iper-tecnologica. In certi casi questa via ha anche raggiunto dei risultati, come gli ogm, che riescono ad adattarsi a climi modificati dall'attività umana. Ma credo che vi siano dei limiti della materia "pianeta terra" che non possono essere trascurati, sperando nell'ingegneria ambientale. A rischio é il nostro futuro come specie e se non come specie, sono a rischio le nostre condizioni di vita. Condizioni meteo avverse fanno danni sempre più gravi. In Liguria, alcuni comuni, ad esempio, stanno pensando di costruire delle isole artificiali per contrastare il grave fenomeno dell'erosione delle spiagge (fenomeno che ha un diretto risultato economico). Tecnica ambientale, quindi. Ma l'effetto, che costerà milioni di euro, che saranno sottratti ad altro, sarà sterile. 
Perché la furia del mare si rivolgerà con effetti dirompenti verso quelle spiagge non protette. Sarebbe necessario perciò, con una spesa di qualche miliardo di euro o forse più, proteggere tutte le coste a rischio.
Ma anche qui. Le attività per costruire le isole artificiali produrranno a loro volta inquinamento e CO2 in una rincorsa senza fine fra tenica e limiti ambientali.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

baylham

L'adattamento dell'individuo e della specie all'ambiente è un fatto squisitamente tecnico, dalla tecnica, iper o ipo che sia, non si esce.
Le proposte che tu stesso indichi per salvare l'umanità sono tecniche.
Che la tecnica, qualunque tecnica, abbia effetti anche negativi è ovvio: già lo avevano compreso gli inventori e propalatori del mito della Genesi. La base di questi effetti negativi è l'entropia.

iano

#11
Citazione di: baylham il 28 Ottobre 2019, 01:23:35 AM
Non condivido la svalutazione della tecnica, che è un fatto naturale: qualunque sistema ecologico è anche un sistema tecnico.
Concordo.
Inoltre.....
L'utopia DIO e l'utopia TECNICA non sono propriamente alternative , ne' necessariamente esclusive , potendosi passare da una all'altra eliminando Dio dall'insieme delle cause che generano gli avvenimenti naturali.
Un operazione banale se non fosse per l'importanza del soggetto e le conseguenze etiche dell'operazione , così che un tempo potevamo fidarci del peggior nemico, mentre oggi non possiamo fidarci del miglior amico.
L'utopia ecologica è parte integrante di quella tecnica.
Non rimane da chieresi se non ci sia ancora qualche causa ipotetica dì troppo da eliminare per passare a una terza utopia , con immaginabili nuove conseguenze etiche.
Questa ipotetica causa , se c'è, sembra ben nascosta , non vi pare?
Se non la vediamo il motivo potrebbe essere che ci nuotiamo da sempre dentro.
Potrebbe essere quindi la centralità dell'uomo?
La storia della scienza , e quindi della tecnica , si può scrivere in effetti come la storia del progressivo decentramento dell'uomo dal creato.
Occorre forse ancora uno step.
Quello che è certo è che finché reggeva l'utopia DIO ciò non era possibile.
Nn dico che sia una strada in discesa , però è tracciata , mi pare.
La TECNICA ecologica ci dice che non solo non ha senso mirare dritto all'uomo snobbando la vita degli altri esseri,
perché seppure fra i diversi esseri c'è conflitto, noi non potremmo vivere senza la collaborazione di mutuo soccorso con quei virus che possono pure ucciderci.
Ogni singolo essere vivente è in effetti un ecosistema complesso fatto di più esseri , con buona pace della centralità dell'essere umano.
Essere umano?
Non inizia a suonarvi strano questo termine , come un ipotesi superflua?
Certo le conseguenze etiche non sarebbero da poco come detto sopra.
Pazienza , visto che le etiche si mettono e si tolgono , come etichette.😇
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

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