Risuscitare, risorgere, tra filosofia, religione e fede. Limiti della critica.

Aperto da PhyroSphera, 27 Settembre 2024, 09:46:38 AM

Discussione precedente - Discussione successiva

PhyroSphera

Si legga l'articolo scaricabile al link seguente:

https://www.caritas-ticino.ch/riviste/elenco%20riviste/riv_0903/semplicemente%20uomo.pdf

In che senso secondo voi l'autore parla di storicità della resurrezione? Lui vuole un riscontro fenomenologico, ma come fare a comprendere la differenza tra il racconto di Lazzaro e quello di Gesù, senza comprendere l'interiorità? E in che senso l'interiorità degli esseri umani è parte della storia? Chi ha studiato o vuole studiare la storia del pensiero cristiano del '900, ha trovato o troverà, tra coloro che propendono per la storicità della resurrezione, Pannenberg. A quanto pare lui solo o quasi, tra i grandi teologi protestanti. Cosa intendere per 'storia'? Come rapportarla alla affermazione del 'risorgere'? Evidentemente, la questione, posta come la pone Di Feo, assume una dimensione filosofica.
Si trova nel suo discorso, pur senza espressione specifica, il concetto heideggeriano di 'essere per la morte', ma senza un orizzonte chiuso. Heidegger fece disegnare sulla sua tomba il simbolo del paganesimo... Il pensiero cristiano non ha gli stessi limiti e dice del fine-vita diversamente. Nella Bibbia Lazzaro pare già finito e non è vero, così anche Gesù di Nazareth, ma il risuscitare di quest'ultimo era un risorgere, invece nel racconto di Lazzaro si descrive solo il potere di stare nel limitare della morte ma poi ritornare indietro. Risorgere è di più... E come allora questa dimensione interiore entra nella storia? E perché, nell'invitare a integrare la fede nel Risorto nel racconto storico dei fatti, si svaluta l'àmbito religioso?
È proprio la religione — dico io — a consentire questa integrazione, a rendere visibile la realtà della fede per lo storico; e non esiste solo la credenza separata e in contraddizione con la fede, esiste anche una religiosità che non cede alla crisi.
Dovremmo forse dimenticarci della vastità della cristianità e della pochezza e mancanza di indirizzo della critica atea, da Marx fino ai nostri giorni, e fare questo per disattenzione, seduzione o stanchezza?

MAURO PASTORE

green demetr

Citazione di: PhyroSphera il 27 Settembre 2024, 09:46:38 AMSi legga l'articolo scaricabile al link seguente:
https://www.caritas-ticino.ch/riviste/elenco%20riviste/riv_0903/semplicemente%20uomo.pdf
In che senso secondo voi l'autore parla di storicità della resurrezione? Lui vuole un riscontro fenomenologico, ma come fare a comprendere la differenza tra il racconto di Lazzaro e quello di Gesù, senza comprendere l'interiorità? E in che senso l'interiorità degli esseri umani è parte della storia? Chi ha studiato o vuole studiare la storia del pensiero cristiano del '900, ha trovato o troverà, tra coloro che propendono per la storicità della resurrezione, Pannenberg. A quanto pare lui solo o quasi, tra i grandi teologi protestanti. Cosa intendere per 'storia'? Come rapportarla alla affermazione del 'risorgere'? Evidentemente, la questione, posta come la pone Di Feo, assume una dimensione filosofica.
Si trova nel suo discorso, pur senza espressione specifica, il concetto heideggeriano di 'essere per la morte', ma senza un orizzonte chiuso. Heidegger fece disegnare sulla sua tomba il simbolo del paganesimo... Il pensiero cristiano non ha gli stessi limiti e dice del fine-vita diversamente. Nella Bibbia Lazzaro pare già finito e non è vero, così anche Gesù di Nazareth, ma il risuscitare di quest'ultimo era un risorgere, invece nel racconto di Lazzaro si descrive solo il potere di stare nel limitare della morte ma poi ritornare indietro. Risorgere è di più... E come allora questa dimensione interiore entra nella storia? E perché, nell'invitare a integrare la fede nel Risorto nel racconto storico dei fatti, si svaluta l'àmbito religioso?
È proprio la religione — dico io — a consentire questa integrazione, a rendere visibile la realtà della fede per lo storico; e non esiste solo la credenza separata e in contraddizione con la fede, esiste anche una religiosità che non cede alla crisi.
Dovremmo forse dimenticarci della vastità della cristianità e della pochezza e mancanza di indirizzo della critica atea, da Marx fino ai nostri giorni, e fare questo per disattenzione, seduzione o stanchezza?
MAURO PASTORE
Marco di Feo ci ha regalato la lettura di una lettera del Bonhoffer.
Che riparte dalla grande lezione di Barthes.
Due nomi cardine e che sono in cima alla lista insieme ad Agostino per la riscoperta del cristianesimo, e della sua idea di persona giuridica naturale.
(almeno gli ultimi due citati su consiglio del maestro, che forse ha qualche obiezione sul barthes, ma me la sono dimenticata  :D , forse la sua ambiguità col nazismo, non saprei).

Anzitutto bisogna fare il solito lavoro di pulizia intellettuale: Il di Feo si preoccupa fin da subito a dire che si tratta solo della sua opinione.
Ossia si dice relativista, e infatti ce lo dimostrerà ribaltando completamente la lezione che pure lui stesso sta seguendo....potenza dell'industria culturale, il cane imperiale è dentro di loro...

Il messaggio di Bonhoffer è chiaro e cristallino, sopratutto se pensiamo all'iperuranio platonico.
o sull'idea dell'inferno ebraico (ossia che l'inferno sia questa stessa terra che abitiamo).

Ma come dice il mio maestro è anzitutto la sua stessa vita che porta la testimonianza di come il Cristo sia ancora tra noi.

Non è come dice il Di Meo che il Cristo è un evento storico, che ci permette di vivere SOLO nell'aldiquà.
Se si vivesse solo nell'aldiquà allora si saremmo con i grandi nemici del cristianesimo, nietzche e leopardi (apparenti come ho già spiegato mille volte, addirittura leopardi lo dice subito della necessità di una ultafilosofia).
ovvero il nice e il leopardi che i cani imperiali vogliono che noi conosciamo.

ma è il contrario bonhoffer sta dicendo che l'altrove si puà vivere nell'aldiqua.
ed è lo stesso che nice e leo hanno pensato.

essere cristiani significa il coraggio di vivere nella dimensione della paura se non proprio del terrore, ossia da crocefissi, in una parola da mortali.

per essere immortali bisogna vivere con coraggio il qui e ora.

solo allora potremo dirci cristiani.

Penso che sia un messaggio glorioso quello che ci hanno dato barthes e bonhoffer, e non vedo l'ora di conoscere la loro morale, ossia la verità che abita i cuori di ciascuno.
la verità è questa saper innalzarsi verso la complessità.
E la complessità si vince abbattendo le paure in nome della verità.
Non in nome dell'aletheia, del nascondimento, come vorrebbe il relativismo di heidegger, e dell'intera nostra società.

ps
eh si heidegger è stato un cattivo maestro...forse il peggiore di tutti.
contento di tornare al cristianesimo del cristo.
all'unico dogma che vuole il cristo umano.

in attesa di farmi illuminare dai due grandi pastori dell'epoca contemporanea.

ultima nota a margine: il cristo non è un evento confinato nel passato lontano dalla nostra quotidianità, ma è quell'evento che tutt'ora ci porta a combattere per la verità, financo nel dolore.

altra nota, si potrebbe dire contro il di feo, che il di qua si può vivere solo in virtù dell'aldilà.

Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: PhyroSphera il 27 Settembre 2024, 09:46:38 AMSi legga l'articolo scaricabile al link seguente:

https://www.caritas-ticino.ch/riviste/elenco%20riviste/riv_0903/semplicemente%20uomo.pdf

In che senso secondo voi l'autore parla di storicità della resurrezione? Lui vuole un riscontro fenomenologico, ma come fare a comprendere la differenza tra il racconto di Lazzaro e quello di Gesù, senza comprendere l'interiorità? E in che senso l'interiorità degli esseri umani è parte della storia? Chi ha studiato o vuole studiare la storia del pensiero cristiano del '900, ha trovato o troverà, tra coloro che propendono per la storicità della resurrezione, Pannenberg. A quanto pare lui solo o quasi, tra i grandi teologi protestanti. Cosa intendere per 'storia'? Come rapportarla alla affermazione del 'risorgere'? Evidentemente, la questione, posta come la pone Di Feo, assume una dimensione filosofica.
Si trova nel suo discorso, pur senza espressione specifica, il concetto heideggeriano di 'essere per la morte', ma senza un orizzonte chiuso. Heidegger fece disegnare sulla sua tomba il simbolo del paganesimo... Il pensiero cristiano non ha gli stessi limiti e dice del fine-vita diversamente. Nella Bibbia Lazzaro pare già finito e non è vero, così anche Gesù di Nazareth, ma il risuscitare di quest'ultimo era un risorgere, invece nel racconto di Lazzaro si descrive solo il potere di stare nel limitare della morte ma poi ritornare indietro. Risorgere è di più... E come allora questa dimensione interiore entra nella storia? E perché, nell'invitare a integrare la fede nel Risorto nel racconto storico dei fatti, si svaluta l'àmbito religioso?
È proprio la religione — dico io — a consentire questa integrazione, a rendere visibile la realtà della fede per lo storico; e non esiste solo la credenza separata e in contraddizione con la fede, esiste anche una religiosità che non cede alla crisi.
Dovremmo forse dimenticarci della vastità della cristianità e della pochezza e mancanza di indirizzo della critica atea, da Marx fino ai nostri giorni, e fare questo per disattenzione, seduzione o stanchezza?

MAURO PASTORE
Ciao Mauro, non ho capito se tu intendi dire che la dimensione chiusa dovrebbe essere combattura con l'apertura, ma verso cosa? ad una pletora di significati?
O la seconda, che il cristo è l'unico significato.

Io penso che non esiste chiusura peggiore dell'evasione dal qui e ora nella dimensione dello svago e del depensamento.

la critica atea è di solito quando grande (nice, leopardi) una critica sociale, che parte però dall'individuale.

a me non pare contrastare la nuovo visione cristiana che pesca nell'iperuranio platonico.

dammi il tempo di introiettare questo mondo al di là, ma non disdegno quello che ho fatto finora, ossia criticare la società e gli individui.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

PhyroSphera

Citazione di: PhyroSphera il 27 Settembre 2024, 09:46:38 AMSi legga l'articolo scaricabile al link seguente:
https://www.caritas-ticino.ch/riviste/elenco%20riviste/riv_0903/semplicemente%20uomo.pdf
In che senso secondo voi l'autore parla di storicità della resurrezione? Lui vuole un riscontro fenomenologico, ma come fare a comprendere la differenza tra il racconto di Lazzaro e quello di Gesù, senza comprendere l'interiorità? E in che senso l'interiorità degli esseri umani è parte della storia? Chi ha studiato o vuole studiare la storia del pensiero cristiano del '900, ha trovato o troverà, tra coloro che propendono per la storicità della resurrezione, Pannenberg. A quanto pare lui solo o quasi, tra i grandi teologi protestanti. Cosa intendere per 'storia'? Come rapportarla alla affermazione del 'risorgere'? Evidentemente, la questione, posta come la pone Di Feo, assume una dimensione filosofica.
Si trova nel suo discorso, pur senza espressione specifica, il concetto heideggeriano di 'essere per la morte', ma senza un orizzonte chiuso. Heidegger fece disegnare sulla sua tomba il simbolo del paganesimo... Il pensiero cristiano non ha gli stessi limiti e dice del fine-vita diversamente. Nella Bibbia Lazzaro pare già finito e non è vero, così anche Gesù di Nazareth, ma il risuscitare di quest'ultimo era un risorgere, invece nel racconto di Lazzaro si descrive solo il potere di stare nel limitare della morte ma poi ritornare indietro. Risorgere è di più... E come allora questa dimensione interiore entra nella storia? E perché, nell'invitare a integrare la fede nel Risorto nel racconto storico dei fatti, si svaluta l'àmbito religioso?
È proprio la religione — dico io — a consentire questa integrazione, a rendere visibile la realtà della fede per lo storico; e non esiste solo la credenza separata e in contraddizione con la fede, esiste anche una religiosità che non cede alla crisi.
Dovremmo forse dimenticarci della vastità della cristianità e della pochezza e mancanza di indirizzo della critica atea, da Marx fino ai nostri giorni, e fare questo per disattenzione, seduzione o stanchezza?
MAURO PASTORE
Penso proprio che ci sia bisogno di una precisazione.
Dire di fine-vita a proposito della resurrezione, così come ho fatto io, sembra una trovata triste e per niente intelligente. Allora preciso che fine-vita non significa fine della vita... C'è insomma nel concetto di fine-vita la possibilità di pensare un'altra vita, ulteriore.

MAURO PASTORE

Discussioni simili (5)