Risposte chiuse a domande chiuse

Aperto da viator, 19 Marzo 2018, 22:00:56 PM

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viator

Salve. Vorrei proporre un bizzarro quanto impraticabile giochino dialettico. Quello da titolo.

Tutto nasce dal constatare quanto più numerose siano - all'interno di un qualsiasi colloquio o disputa - le parole utili al chiarimento rispetto a quelle che invece vengono utilizzate - quasi sempre involontariamente - per confondere, sviare, gonfiare tesi ed argomenti.

Il nostro forum ne è (e non potrebbe essere diversamente, visto ciò di cui si occupa) un bellissimo esempio. Da rimanere storditi dalla trattazione di alcuni argomenti (topic per gli anglofoni) tipo (esempio) "perché esiste qualcosa e non il nulla" e via discorrendo.
Il tipo di dialettica proposto dal giochino troverebbe - a mio parere - una certa utilità in circostanze anche assai serie e reali del tipo di indagini, processi, stesura di verbali, analisi psichiatriche o psicologiche etc.

Le regole sono molto semplici. C'è un inquisitore (chi domanda) ed un inquisito (chi deve rispondere).
Le domande devono venir costruite in modo che a qualsiasi di esse si possa logicamente rispondere attraverso solo quattro tipi di risposta "standard" codificata:
- si
- no
- non posso rispondere
- non voglio rispondere

L'inquisito è tenuto a rispondere usando esclusivamente una di queste quattro formule. La mancanza di risposta o le risposte in forma diversa da quelle consentite verranno automaticamente equiparate alla formula "non voglio rispondere".
Un simile contesto, per inciso, richiederebbe una grande abilità dell'inquisitore nel dirigere l'interrogatorio a fini efficaci, mentre agevolerebbe l'interrogato nel caso costui voglia celare delle informazioni o coprire delle responsabilità.

A titolo di esempio proviamo a svolgere secondo tale schema l'argomento "credi tu in Dio ?", facendolo in forma di interrogatorio da parte di un tal Torquemada (famosissimo personaggio della Santa Inquisizione spagnola) che inquisisca un tal Viator. Facciamo che Viator sia intenzionato a rispondere sinceramente a tutte le domande alle quali sia - secondo lui - possibile rispondere SI o NO

D1 : credi in Dio ?
R1 : non posso rispondere.
A questo punto Torquemada ha già capito di aver davanti a sé uno scettico o peggio.
D2 : conosci il significato che la dottrina cattolica attribuisce alla parola Dio ?
R2 : si.
D3 : credi nel Dio descritto dalla dottrina cattolica ?
R3 : no.
D4 : ti consideri un Senza Dio (oggi li chiamiamo atei) ?
R4 : no.
D5 : ti consideri un agnostico ?
R5 : no.
D6 : ti consideri un apostata ?
R6 : no.
A questo punto Torquemada (mente finissima) capisce che, se Viator sta rispondendo il vero, è un seguace di altra religione.
D7 : credi in un Dio o in Dei diversi da quello cattolico ?
R7 : non posso rispondere.
...
...
Ovvio che Viator sarebbe destinato al rogo già sulla base della propria prima risposta, Ma Torquemada era anche un intellettuale ed è punto dalla curiosità di riuscire a capire come Viator la pensi circa Dio.

Secondo voi, seguendo una simile procedura dialettica, Torquemada potrebbe riuscire a capire che Viator è un panteista ?
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

sgiombo

#1
Citazione di: viator il 19 Marzo 2018, 22:00:56 PM
Salve. Vorrei proporre un bizzarro quanto impraticabile giochino dialettico. Quello da titolo.

Tutto nasce dal constatare quanto più numerose siano - all'interno di un qualsiasi colloquio o disputa - le parole utili al chiarimento rispetto a quelle che invece vengono utilizzate - quasi sempre involontariamente - per confondere, sviare, gonfiare tesi ed argomenti.

Il nostro forum ne è (e non potrebbe essere diversamente, visto ciò di cui si occupa) un bellissimo esempio. Da rimanere storditi dalla trattazione di alcuni argomenti (topic per gli anglofoni) tipo (esempio) "perché esiste qualcosa e non il nulla" e via discorrendo.
Il tipo di dialettica proposto dal giochino troverebbe - a mio parere - una certa utilità in circostanze anche assai serie e reali del tipo di indagini, processi, stesura di verbali, analisi psichiatriche o psicologiche etc.

Le regole sono molto semplici. C'è un inquisitore (chi domanda) ed un inquisito (chi deve rispondere).
Le domande devono venir costruite in modo che a qualsiasi di esse si possa logicamente rispondere attraverso solo quattro tipi di risposta "standard" codificata:
- si
- no
- non posso rispondere
- non voglio rispondere

L'inquisito è tenuto a rispondere usando esclusivamente una di queste quattro formule. La mancanza di risposta o le risposte in forma diversa da quelle consentite verranno automaticamente equiparate alla formula "non voglio rispondere".
CitazioneBeh, questo sarebbe un grossissimo inconveniente: non credi che fra il non sapere e/o il non volere rispondere a una domanda e la necessità di precisare in che misura (e/o per quali aspetti) vi si possa dare una risposta positiva e in quale complementare misura (e/o per quali complementari aspetti) una negativa ci sia una bella differenza?

Quasi tutte le questioni importanti nella vita e nella conoscenza non ammettono risposte semplicistiche ma necessitano di più o meno complesse considerazioni, distinzioni, precisazioni.


Un simile contesto, per inciso, richiederebbe una grande abilità dell'inquisitore nel dirigere l'interrogatorio a fini efficaci, mentre agevolerebbe l'interrogato nel caso costui voglia celare delle informazioni o coprire delle responsabilità.

A titolo di esempio proviamo a svolgere secondo tale schema l'argomento "credi tu in Dio ?", facendolo in forma di interrogatorio da parte di un tal Torquemada (famosissimo personaggio della Santa Inquisizione spagnola) che inquisisca un tal Viator. Facciamo che Viator sia intenzionato a rispondere sinceramente a tutte le domande alle quali sia - secondo lui - possibile rispondere SI o NO

D1 : credi in Dio ?
R1 : non posso rispondere.
A questo punto Torquemada ha già capito di aver davanti a sé uno scettico o peggio.
D2 : conosci il significato che la dottrina cattolica attribuisce alla parola Dio ?
R2 : si.
D3 : credi nel Dio descritto dalla dottrina cattolica ?
R3 : no.
D4 : ti consideri un Senza Dio (oggi li chiamiamo atei) ?
R4 : no.
D5 : ti consideri un agnostico ?
R5 : no.
D6 : ti consideri un apostata ?
R6 : no.
A questo punto Torquemada (mente finissima) capisce che, se Viator sta rispondendo il vero, è un seguace di altra religione.
D7 : credi in un Dio o in Dei diversi da quello cattolico ?
R7 : non posso rispondere.
...
...
Ovvio che Viator sarebbe destinato al rogo già sulla base della propria prima risposta, Ma Torquemada era anche un intellettuale ed è punto dalla curiosità di riuscire a capire come Viator la pensi circa Dio.

Secondo voi, seguendo una simile procedura dialettica, Torquemada potrebbe riuscire a capire che Viator è un panteista ?
CitazioneProbabilmente sì.

Ma sarebbe molto più semplice per tutti se Viator potesse liberamente argomentare le sue risposte (e anche proporre liberamente riflessioni che non fossero strettamente da intendere unicamente come risposte alle determinate domande di Torquemada, come infatti comunemente accade, con tutti i problemi di reciproca intesa ineludibili ma in linea di principio non irresolubili che ciò inevitabilmente comporta).

E poi c' é panteismo e panteismo.
Credo quello degli antichi stoici avesse elementi di diversità da quello di Spinoza, e questo da quello di Einstein nonché -credo- da quello di Viator, per esempio.

E mi sembra che cercare di sviscerare punti comuni ed elementi di diversità e dissenso sarebbe molto più semplice attraverso un libero argomentare che attraverso il confezionamento di un preciso interrogatorio secondo le rigide regole circa le risposte possibili qui proposte (che dovrebbe necessariamente essere articolato molto complicatamente in una sorta di "caccia al tesoro logica" o di "percorso logico obbligato e ad ostacoli").

baylham


epicurus

#3
Ciao Viator, il tuo giochino mi ricorda molto un tipo di indovinello che adoro: gli indovinelli situazionali (o, indovinelli aristotelici). https://en.wikipedia.org/wiki/Situation_puzzle

Dici che il "dialogo aperto" contiene elementi "per confondere, sviare, gonfiare tesi ed argomenti", mentre la tua proposta di "dialogo chiuso" avrebbe il vantaggio di superare tali problemi. Secondo me, invece, il tuo giochino li aumenterebbe esponenzialmente.

Innanzitutto il campo che hai scelto, è un campo abbastanza "codificato" e circoscritto, quindi è relativamente facile utilizzare il tuo giochino. Esistono cioè "etichette" più o meno complesse che già possono approssimare bene l'idea di una persona: cattolico, buddista, deista, ateo, agnostico, panteista... Sgiombo giustamente osserva che si può "zoomare" dentro tale etichette, e quindi qualcuno potrebbe essere un panteista einsteiniano, un altro un teista agnostico, e un altro ancora un ateo agnostico, ecc...

Tuttavia, anche queste etichette più raffinate non sono molte volte sufficienti a racchiudere tutta la complessità che una posizione religiosa personale racchiude. Quindi, anche in un campo così "facile", le cose sono molto complicate.

C'è un curioso trucchetto che si potrebbe utilizzare se le etichette fossero ben definite e molto numerose. Potrei iniziare chiedendo: "la prima lettera della parola che esprime la tua posizione è 'A'?"; in caso negativo si procede con la lettera 'B' e così via; in caso positivo, invece, si procede con la seconda lettera della parola e così via. Procedura molto lunga, ma che funziona.

Funziona, ovviamente, solo in un contesto dove ci siano etichette più o meno precise. Tipo penso ad esempio al caso in cui voglia capire che lavoro fa una persona e allora inizio: "la prima lettera della parola che esprime il tuo lavoro è 'A'?". Ma su questioni più sfumate anche questo trucchetto è inutilizzabile. Prendiamo al balzo la provocazione di Baylham: se volessi esprimere la mia idea su questo topic come sto facendo, dovendo seguire le regole del tuo giochetto, che domande dovrebbe farmi l'inquisitore? Probabilmente nessuna... a meno di non usare oziosamente ed in modo estremamente inefficiente il mio trucchetto, e con quello mi faccio dire, parola dopo parola, un intero post del forum. Ma, credo, così si andrebbe contro lo spirito del giochino, perché di fatto si darebbero risposte aperte...

Nello specifico, il giochino può essere utilizzato solo in contesti banali e sopratutto per fini assertivi. Ma come per quanto riguarda l'atto fondamentale della filosofia (e di ogni contesto razionale) dell'argomentare? Quello sarebbe completamente escluso.

Quindi, è vero che con il dialogo libero si può "confondere, sviare, gonfiare tesi ed argomenti", ma questo fa parte del gioco dialettico razionale. E' questa libertà linguistica che ci permette di costruire tesi e argomentazioni non semplicistiche. Mentre il dialogo vincolato del giochino che proponi permette solo di presentare tesi superficiali e incolore, ma soprattutto ci priva delle argomentazioni.


Se si vuole migliorare il dialogo, penso sia invece più fruttuoso seguire regole come quelle introdotte da Paul Grice:
1. Evita la prolissità non necessaria
2. Non dire troppo poco
3. Non dire ciò che credi essere falso
4. Non dire ciò per cui non hai prove adeguate
5. Sii pertinente
6. Evita l'oscurità di espressione
7. Evita l'ambiguità
8. Sii ordinato nell'espressione

Malgrado la loro genericità, come dicevo, trovo più utile queste massime che restringere le possibili risposte a 4.

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