Riflessioni sul materialismo.

Aperto da Socrate78, 01 Maggio 2019, 21:38:08 PM

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0xdeadbeef

Citazione di: Phil il 04 Maggio 2019, 23:13:24 PMPiù che la volontà di potenza (troppo epica ed individuale, per come la ricordo), direi banalmente la necessità antropologica della convivenza sociale (e di una cultura aggregante e identitaria).
Sarebbe costituita da legislatori rappresentanti del volere/valore popolare; come, a quanto pare, già è.



Ciao Phil
Trovo che il tuo punto di vista possegga certamente delle buone ragioni, ma che altrettanto
certamente sia permeato da grande (eccessivo...) ottimismo.
Che la "necessità antropologica della convivenza sociale" abbia un fondamento, diciamo, "tangibile"
nell'istinto di conservazione della specie è un qualcosa su cui si può essere d'accordo. Ma non
si può nel medesimo tempo dimenticare che nella "specie umana" vi sia stato, vi sia e
presumibilmente vi sarà sempre più marcata una "individuazione" (come nei secoli è venuta emergendo,
(dall'antica "tribù", passando dalla negazione ockhamiana degli "universali" e dalla "monade" di
Leibniz fino al moderno "individulalismo" - che vediamo ultimamente accompagnarsi ad una inquietante
ripresa del concetto di identità etnica - mascherata da "culturale").
In parole povere, la storia dell'uomo dimostra inequivocabilmente che il concetto di istinto di
conservazione della specie è più facilmente applicabile agli animali (che non mi risulta siano,
almeno all'interno della stessa specie, usi a massacrarsi l'un l'altro...).
Quanto all'"autorità", che nella tua visione sarebbe perpetrata da "legislatori rappresentanti
del volere/valore popolare, mi limito a ricordarti la attualissima e profonda crisi in cui
versa la particolare forma politica della democrazia, oggi sempre più sostituita da una presunta
competenza "tecnica" (e sto chiaramente parlando dei paesi tradizionalmente a vocazione democratica...).
saluti

0xdeadbeef

Citazione di: Ipazia il 04 Maggio 2019, 21:17:52 PM
Concordo pienamente sulla chiarificazione finale (sull'illusione) . Meno sulla prima parte (arbitrarietà) che mi pare finisca col rendere fiacca la moralità laica e la sua capacità di individuare una gradazione nei valori su cui costituire l'impalcatura etica intersoggettivamente intesa.


Ciao Ipazia
Probabilmente (anzi certamente...) mi ripeto, ma la tua "moralità laica", il tuo "ethos", è
filosoficamente il medesimo di quello della religione tradizionale.
Lo è magari non sotto l'aspetto qualitativo (migliore, peggiore...), ma sicuramente sotto
l'aspetto teoretico è identico (diciamo che almeno così a me pare).
Quanto la religione tradizionale, hai infatti bisogno di riferire quel "sistema operativo
neurologico" di cui si parlava ad un riferimento "altro", cioè che non è se stesso.
Ovviamente la tua intelligenza ti fa intuire questo "rischio", ed infatti cerchi un modo
affinchè esso, il "sistema operativo neurologico", possa riferirsi a se stesso, ma il
risultato cui pervieni e a parer mio assolutamente insoddisfacente.
Sei infatti costretta a teorizzare la "naturale" bontà dell'essere umano, in maniera del
tutto analoga a quella di certa filosofia anglosassone (in particolare la teoria morale
di A.Smith, che è a fondamento del liberalismo politico).
Con tutto quel che ne consegue, naturalmente (coerentemente dovresti ad esempio pervenire
al sostenere quello che negli USA viene chiamato "anarcoliberismo").
saluti

Ipazia

Come innumerevoli volte precedenti 0x ha deformato la mia concezione dell'ethos a suo uso e consumo. Ma forse non ha alternativa a quell'interpretazione partendo dal suo manicheismo. Invece Phil ha posto la questione etica nella corretta prospettiva storico-evolutiva, che corregge, allargando la prospettiva, l'impostazione relativista dura del gusto soggettivo arbitrario. Contro cui si schiera pure sgiombo.

La questione etica è la questione par excellence non solo dell'attualità filosofica, ma pure della pratica antropologica dopo il venir meno degli inadeguati e contraddittori paletti religiosi. Chiamare in causa la volontà di potenza in questo contesto è una ciofeca sociodarwinista, considerando che essa è un problema e non certo la soluzione della questione etica.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Phil

Citazione di: 0xdeadbeef il 05 Maggio 2019, 11:12:07 AM
Trovo che il tuo punto di vista possegga certamente delle buone ragioni, ma che altrettanto
certamente sia permeato da grande (eccessivo...) ottimismo.
L'ottimismo sarebbe valutativo; mi sembra che il mio post sia invece piuttosto descrittivo. In che senso ti risulto ottimista? Lo chiedo perché non mi percepisco come tale e il modo in cui vengo letto è un feedback importante.

Citazione di: 0xdeadbeef il 05 Maggio 2019, 11:12:07 AM
Ma non
si può nel medesimo tempo dimenticare che nella "specie umana" vi sia stato, vi sia e
presumibilmente vi sarà sempre più marcata una "individuazione" (come nei secoli è venuta emergendo,
(dall'antica "tribù", passando dalla negazione ockhamiana degli "universali" e dalla "monade" di
Leibniz fino al moderno "individulalismo" - che vediamo ultimamente accompagnarsi ad una inquietante
ripresa del concetto di identità etnica - mascherata da "culturale").
Tale "individuazione" è sempre e comunque contestualizzata in un habitat sociale, che in quanto tale, per la sua coesione, necessita di un'etica (e di leggi) condivisa.
L'identità et(n)ico-culturale fa da contrappunto al (presunto) individualismo monadico, nel senso che il singolo ha comunque bisogno, per sopravvivere (anche psicologicamente, l'homo sapiens è animale da branco, non solitario), del contesto che lo identifica (e nella cui morale spesso si identifica).

Citazione di: 0xdeadbeef il 05 Maggio 2019, 11:12:07 AM
Quanto all'"autorità", che nella tua visione sarebbe perpetrata da "legislatori rappresentanti
del volere/valore popolare, mi limito a ricordarti la attualissima e profonda crisi in cui
versa la particolare forma politica della democrazia, oggi sempre più sostituita da una presunta
competenza "tecnica" (e sto chiaramente parlando dei paesi tradizionalmente a vocazione democratica...).
Nel rilevare che la demo-crazia sia in atto, non intendevo valutarla come in ottima salute (che sia questo il qui pro quo che ti ha fatto pensare ad un mio implicito ottimismo?).
Talvolta si tende a leggere (anche) fra le righe, senza preventivare che fra le righe ci possano essere solo, banalmente, spazi bianchi.

odradek

ad Oxdeadbeef  Parte 1

citazione :
Ad esempio, per poter parlare di "legittimità" bisogna che questo "sistema operativo neurologico"
possegga un riferimento che non è se stesso.

Le "cose" sono riferite a se stesse o stanno in relazione ad altre. Il sistema operativo neurologico si riferisce alla realtà che esperisce nei limiti delle sue funzionalità

citazione :
Però i valori morali sono assunti, diciamo, "come se" fossero oggettivi; e questo è
facilmente riscontrabile nella legge (che dal valore morale deriva), "uguale per tutti" proprio
in quanto assunta in maniera "ab-soluta" (cioè sciolta dall'interpretazione individuale).

sono assunti "come se". Ma non sono affatto oggettivi. Le leggi derivavano dai valori morali ai bei tempi in cui le leggi le facevano i preti, cosa di cui anche io ho una immensa nostalgia.

citazione :
se non esiste una realtà-altra ove questi
concetti, per così dire, "acquistano oggettività", i valori morali sono mera illusione.

La "realtà altra" è relativa alla funzionalità che hanno di tenere coesa la società. I valori morali non sono illusione, sono sovrastruttura, e cambiano con i tempi.

citazione :
Mah guarda, secondo me una oggettività "pura" non esiste nemmeno nell'ambito delle scienze
cosidette "esatte",

Secondo te rimane secondo te e basta; non è che uno possa sostenere tesi con il secondo me. Non è un argomentazione il "secondo me".

citazione:
Credi forseche non ci sarebbe una generale presa d'atto che, in fondo, è solo la volontà di potenza
che fonda la moralità?

La volontà di potenza che fonda la moralità non l'avevo davvero mai sentita; la volontà di potenza distrugge morali, non ne crea.

citazione :
Naturalmente non ho la benchè minima intenzione di intavolare un discorso "razionale"
sulla difesa dei valori morali tradizionali. La questione è infatti prettamente politica,
perchè riguarda direttamente la "decisione" come atto di una scelta coscienziale (e, in
fondo, profondamente irrazionale)

Non potresti intavolare un discorso razionale sulla difesa dei valori morali tradizionali, sarebbe un impresa oltre ogni senso del ridicolo.  I valori morali non sono una decisione politica, e le scelte coscenziali non sono profondamente irrazionali.

citazione:
Pensi che l'uomo è o sarà mai capace di accettare che la storia millenaria del suo pensiero
finisca nell'accettazione razionale (perchè questo è l'unico esito possibile, cioè l'unico esito
razionale) della volontà di potenza?

Non lo so cosa farà l'uomo ma la storia millenaria del pensiero non è certo quella che dici tu. Accettare una "accettazione" tua non è lo scopo dell'uomo

citazione :
Allo stesso modo ritengo però che chiunque si illuda di fare un ragionamento razionale su queste
tematiche si inganni di brutto. Perchè, come in un circolo vizioso, la convenzione

quindi i valori morali sono convenzione. Giustissimo.

odradek

ad Oaxdeadbeef Parte 2

citazione:
Che la "necessità antropologica della convivenza sociale" abbia un fondamento, diciamo, "tangibile"
nell'istinto di conservazione della specie è un qualcosa su cui si può essere d'accordo.

Si può essere d'accordo perchè ogni tanto anche Ipazia ha qualche "scivolatina". La scivolatina consiste nello statuire (ma probabilmente era una "scorciatoia\necessità" dialettica più che un pensiero meditato a lungo) un principio di conservazione della specie.
L' "istinto di conservazione della specie" infatti non esiste. Esiste il proprio istinto di conservazione.
La specie (concetto scivoloso anche in biologia) è un taxon, una categorizzazione culturale. Quindi non può possedere alcun tipo di istinto.

citazione:
Probabilmente (anzi certamente...) mi ripeto, ma la tua "moralità laica", il tuo "ethos", è
filosoficamente il medesimo di quello della religione tradizionale.

Lo spero tanto per lei...non uccidere non rubare non mentire non se lo è inventato l'antico testamento.

citazione:
Quanto la religione tradizionale, hai infatti bisogno di riferire quel "sistema operativo
neurologico" di cui si parlava ad un riferimento "altro", cioè che non è se stesso.

No, la religione si riferisce ad altro; Il sistema operativo neurologico si riferisce alla realtà che esperisce nei limiti delle sue funzionalità e non ad altro.

citazione :
Sei infatti costretta a teorizzare la "naturale" bontà dell'essere umano

no, l'essere umano è buono tanto quanto un alce un bue od un leone. E' buono quando gli conviene e cattivo quando gli serve, o viceversa, non fa differenza.

citazione:
in maniera del
tutto analoga a quella di certa filosofia anglosassone (in particolare la teoria morale
di A.Smith, che è a fondamento del liberalismo politico).
Con tutto quel che ne consegue, naturalmente (coerentemente dovresti ad esempio pervenire
al sostenere quello che negli USA viene chiamato "anarcoliberismo")

Quindi sei entrato nella testa di Ipazia, gli hai messo le tue considerazioni, e poi gli hai pure suggerito le conseguenze (speciose e non giustificate ) che consisterebbero nel "giungere" all'anarcoliberismo, da cui, in un successivo passaggio "dialettico" (le virgolette non esprimono abbastanza il discredito che gli vorrei assegnare) eliminando l'anarco, l'avresti equiparata alla peggio reazionaria destra americana.  Mah..

citazione:
In parole povere, la storia dell'uomo dimostra inequivocabilmente che il concetto di istinto di
conservazione della specie è più facilmente applicabile agli animali (che non mi risulta siano,
almeno all'interno della stessa specie, usi a massacrarsi l'un l'altro...).

Ancora; l'istinto di conservazione della specie è una cosa inesistente, non esiste.
E invece si, si massacrano eccome, ma senza volontà, si massacrano per istinto, quando lo devono fare. La competizione intraspecifica è mortale, solo che non usano armi.

Menandro

Citazione di: 0xdeadbeef il 04 Maggio 2019, 22:16:02 PMPerò i valori morali sono assunti, diciamo, "come se" fossero oggettivi; e questo è facilmente riscontrabile nella legge (che dal valore morale deriva), "uguale per tutti" proprio in quanto assunta in maniera "ab-soluta" (cioè sciolta dall'interpretazione individuale).

Scusa, ma il discorso sulla morale viene sviluppato già in diversi topic; forse si può restare più vicini allo spunto iniziale conservando la struttura di questo tuo pensiero. In un'ottica materialista "monista" o si nega la mente o il rapporto cervello-mente è visto come creazione/produzione della seconda da parte del primo, quindi come un rapporto di causa-effetto. Ma sempre in quest'ottica il rapporto di causa-effetto è un prodotto della mente, che viene qui presupposto come immutabile, indipendente dell'esistenza di questo o quel cervello. Quindi da un punto di vista materialista sarebbe più coerente su questo tema sostituire alla solidità del rapporto causa-effetto un approccio più dubitativo-probabilistico.

Phil

Citazione di: Ipazia il 05 Maggio 2019, 13:02:36 PM
la questione etica nella corretta prospettiva storico-evolutiva, che corregge, allargando la prospettiva, l'impostazione relativista dura del gusto soggettivo arbitrario.
La questione etica, per elevarsi al di sopra della morbidezza del "gusto soggettivo arbitrario", avrebbe bisogno di un fondamento forte (soprattutto se vuole essere un'etica forte); se il fondamento non può (più) essere quello teologico (e quello meta-fisico pone problemi logici di autoreferenza), rimane in gioco il piano fisico.
A tal proposito è forse significativo notare che le prime istruzioni che vengono inculcate nei bambini (cuccioli di uomo non inculturati) sono quelle a fondamento delle società: non bisogna essere violenti (il bambino tende ad aggredire alcuni dei suoi simili), non si ruba (il bambino tende ad appropriarsi di ciò che vuole, non ha il concetto di proprietà privata), non si mente (il bambino tende a dire solo ciò che gli conviene / gli piace), etc. Al cucciolo di uomo vanno dunque impartite le regole della convivenza "civile" perché, naturalmente, egli non le possiede (ciò che possiede è invece una serie di istinti volti all'autosussistenza: cercare il seno-nutrimento, aggrapparsi per non cadere, etc.).

Se questi precetti "universali" (e forse anche altri) fondano la vita sociale e la morale globalmente praticata, bisogna tuttavia osservare che la riflessione morale dà per scontate queste basi e diventa invece problema (filosofico) su ben altre questioni, non certo ristrette al (né risolvibili con) "quieto vivere, senza omicidi, furti, stupri e menzogne... o almeno ci si prova".
Ad esempio, di fronte a una questione etica (immigrati, diritti lgbt, pena di morte, alzarsi per far sedere un anziano sul bus, etc.), su cosa si fondano la morale/i valori che ci fanno giudicare «questo è giusto/quello è sbagliato»?
A partire da questa domanda, ineludibile se si vuol parlare filosoficamente di morale, il problema centrale di ogni morale post-religiosa è (secondo me) sempre quello del fondamento.


P.s.
Per dare il buon esempio, non svicolo della domanda: la mia risposta è alla prima riga, rigorosamente fra virgolette poiché allude a discorsi lunghi e discutibili (come già ben sa Ipazia, una di quelli con cui ho tentato in passato di spiegarmi sulla questione).

Ipazia

Citazione di: Phil il 05 Maggio 2019, 15:13:32 PM
Citazione di: Ipazia il 05 Maggio 2019, 13:02:36 PM
la questione etica nella corretta prospettiva storico-evolutiva, che corregge, allargando la prospettiva, l'impostazione relativista dura del gusto soggettivo arbitrario.
La questione etica, per elevarsi al di sopra della morbidezza del "gusto soggettivo arbitrario", avrebbe bisogno di un fondamento forte (soprattutto se vuole essere un'etica forte); se il fondamento non può (più) essere quello teologico (e quello meta-fisico pone problemi logici di autoreferenza), rimane in gioco il piano fisico.
A tal proposito è forse significativo notare che le prime istruzioni che vengono inculcate nei bambini (cuccioli di uomo non inculturati) sono quelle a fondamento delle società: non bisogna essere violenti (il bambino tende ad aggredire alcuni dei suoi simili), non si ruba (il bambino tende ad appropriarsi di ciò che vuole, non ha il concetto di proprietà privata), non si mente (il bambino tende a dire solo ciò che gli conviene / gli piace), etc. Al cucciolo di uomo vanno dunque impartite le regole della convivenza "civile" perché, naturalmente, egli non le possiede (ciò che possiede è invece una serie di istinti volti all'autosussistenza: cercare il seno-nutrimento, aggrapparsi per non cadere, etc.).

Se questi precetti "universali" (e forse anche altri) fondano la vita sociale e la morale globalmente praticata, bisogna tuttavia osservare che la riflessione morale dà per scontate queste basi e diventa invece problema (filosofico) su ben altre questioni, non certo ristrette al (né risolvibili con) "quieto vivere, senza omicidi, furti, stupri e menzogne... o almeno ci si prova".
Ad esempio, di fronte a una questione etica (immigrati, diritti lgbt, pena di morte, alzarsi per far sedere un anziano sul bus, etc.), su cosa si fondano la morale/i valori che ci fanno giudicare «questo è giusto/quello è sbagliato»?
A partire da questa domanda, ineludibile se si vuol parlare filosoficamente di morale, il problema centrale di ogni morale post-religiosa è (secondo me) sempre quello del fondamento.


P.s.
Per dare il buon esempio, non svicolo della domanda: la mia risposta è alla prima riga, rigorosamente fra virgolette poiché allude a discorsi lunghi e discutibili (come già ben sa Ipazia, una di quelli con cui ho tentato in passato di spiegarmi sulla questione).

Spiegazione che passando dalla difesa del piano "metafisico" del relativismo etico non sfocia nel farwest in cui ci vorrebbero collocare i teisti, dell'etica relativistica.

Questo mi fa piacere. Accorciato le distanze sui fondamentali "umanistici" (vita umana, socialità, cure parentali socializzanti,...) certo non è facile, neppure a partire da questi fondamentali reali, realizzare una griglia di comportamenti "kosher" validi in tutte le situazioni. Non lo è neppure in casa teista viste le legnate che continuano a darsi tra loro. Quindi non resta che il lumicino della filosofia etica, col suo bilancino epistemico frutto delle (ine)narrabili vicende della storia umana ad aiutarci, di volta in volta, a trovare la quadra. Provvisoria e intersoggettiva, ma sensibile alle gradazioni valoriali di cui è costituito il prodotto storico civiltà.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Carlo Pierini

Citazione di: Ipazia il 02 Maggio 2019, 22:14:24 PM
Materialismo non è riducibile ad un'unica concezione della realtà. Esso va da una concezione meccanicistica e pandeterministica a una metafisica immanentistica che considera livelli diversi della realtà tra mondo inanimato, animato e animato senziente, autocosciente e trascendentale.

Questo ampio spettro metafisico si riverbera anche nel differente concezione sulla vexata quaestio libero arbitrio, con valutazioni diverse sul grado di libertà che il background naturale, ovvero materiale, permette.

Tutto ciò che ha che fare con la psiche, pur essendo immanente, ovvero avendo una genesi "materiale", dà origine a realtà immateriali quali il comportamento umano razionale, la cui ontologia trascende il livello fisico-chimico-biologico e pone materialisti e spiritualisti sullo stesso piano della responsabilità etica.
Prima di avventurarsi sul materialismo,  bisognerebbe chiarirsi sulla semantica di materia e materiale (attribuito).

CARLO
I tuoi sono degli ingannevoli giochi di parole. Nella sua accezione propria, "metafisica" (= "oltre la fisica") indica una realtà ALTRA dalla realtà fisica (materiale) e non riducibile a questa, sebbene le DUE realtà siano concepite come potenzialmente complementari ad un'unità superiore ultima. Quindi "materiale" significa "fisico"; e l'autocoscienza non è una proprietà delle entità fisiche, ma appartiene alla realtà metafisica (mente, psiche, anima, spirito) che trascende la realtà fisica. Il corpo è materiale-fisico, lo spirito è immateriale-metafisico.

odradek

CARLO
I tuoi sono degli ingannevoli giochi di parole. Nella sua accezione propria, "metafisica" (= "oltre la fisica") indica una realtà ALTRA dalla realtà fisica (materiale) e non riducibile a questa, sebbene le DUE realtà siano concepite come potenzialmente complementari ad un'unità superiore ultima. Quindi "materiale" significa "fisico"; e l'autocoscienza non è una proprietà delle entità fisiche, ma appartiene alla realtà metafisica (mente, psiche, anima, spirito) che trascende la realtà fisica. Il corpo è materiale-fisico, lo spirito è immateriale-metafisico.

Eugenio
Fai corrispondere la realtà metafisica con mente, psiche, anima e spirito.
Ammesso che esistano mente e psiche (oggetto ancora di dibattito), l'anima e lo spirito che base metafisica hanno ?
Ci sono schiere di metafisici che non prendono minimamente in considerazione l'anima e lo spirito.
Anima e spirito sono invenzioni o concetti appartenenti alla metafisica religiosa o pseudoreligiosa e non alla metafisica tutta.

Carlo Pierini

Citazione di: odradek il 05 Maggio 2019, 18:01:04 PM
CARLO
I tuoi sono degli ingannevoli giochi di parole. Nella sua accezione propria, "metafisica" (= "oltre la fisica") indica una realtà ALTRA dalla realtà fisica (materiale) e non riducibile a questa, sebbene le DUE realtà siano concepite come potenzialmente complementari ad un'unità superiore ultima. Quindi "materiale" significa "fisico"; e l'autocoscienza non è una proprietà delle entità fisiche, ma appartiene alla realtà metafisica (mente, psiche, anima, spirito) che trascende la realtà fisica. Il corpo è materiale-fisico, lo spirito è immateriale-metafisico.

Eugenio
Fai corrispondere la realtà metafisica con mente, psiche, anima e spirito.
Ammesso che esistano mente e psiche (oggetto ancora di dibattito), l'anima e lo spirito che base metafisica hanno ?

CARLO
Che vuoi dire con "base metafisica"?

EUGENIO
Ci sono schiere di metafisici che non prendono minimamente in considerazione l'anima e lo spirito.

CARLO
E cosa prendono in considerazione? Dove collocano anima e spirito? Tra gli oggetti fisici?

EUGENIO
Anima e spirito sono invenzioni o concetti appartenenti alla metafisica religiosa o pseudoreligiosa e non alla metafisica tutta.

CARLO
Se l'anima (o psiche) non appartiene alla fisica, a cos'altro può appartenere se non alla metafisica?

0xdeadbeef

#57
Ciao Phil
Beh, mi sembri ottimista per i motivi che ho descritto a seguito di quella affermazione,
naturalmente (e cioè che la "necessità della convivenza sociale" è molto più verificabile
negli animali che nell'essere umano).
Proseguendo, per così dire, nella mia personale "narrazione del mondo" io vedo infatti
individualità dove tu vedi socialità; vedo  utilità dove tu vedi etica; e vedo "contratti"
dove tu vedi leggi...
Insomma: vedo queste cose dopo aver visto (o per meglio dire "saputo di"...) nefandezze
inenarrabili ed impensabili nel regno animale.
Quanto al richiamo che ho fatto alla democrazia, volevo dire (onestamente non era molto
chiaro...) che il tuo riferirti a "legislatori rappresentanti del volere/valore popolare"
quali continuatori del concetto di "autorità" nell'emersione della natura convenzionale
del valore morale, si scontra con la attuale tendenza al declino proprio di quel tipo
di autorità (cioè dell'autorità che risiede nell'essere espressione di una "maggioranza").
Il sempre più pervasivo potere "tecnico" è infatti null'altro che l'espressione di un
"razionalismo" che, rifiutando il principio di convenzionalità (cos'è, in fondo, una "convenzione"
se non l'accordo fra tutti o almeno fra il maggior numero di persone?), ripropone una
visione dell'autorità fondata proprio su una "legittimità" da ricercarsi, appunto, NON
nella "convenzione" espressa da un voto, ma su una presunta "competenza"....
E dunque, cercando di tornare un pò sull'argomento originario della discussione, ecco allora
che si ripropone il problema di una legittimità che il "sistema operativo neurologico"
non può riferire a se stesso (pena la perdita di credibilità, ovviamente, perchè emergerebbe
troppo chiaramente che la "radice causale" è l'utile particolare), ma deve riferire ad una
realtà-altra ove poter acquisire "oggettività" (una oggettività che, come dicevo, non può
essere altro che mera finzione).
In definitiva, parafrasando Severino io penso che la modernità "ricostituisca" tale
oggettività (cioè tale finzione di oggettività) nell'uso improprio e strumentale dei principi
scientifici, "piegati" a vantaggio della volontà di potenza dominante ed usati artatamente per
coprirne la "vera" natura.
Sono convinto che, se coerentemente sviluppato, il materialismo non possa portare che all'
affermazione della volontà di potenza ("la natura è matrigna", come diceva Leopardi).
E forse è davvero questa la verità ultima...
saluti

odradek

#58
a Carlo

Dai per scontata l'esistenza dell'anima, con tutto il peso (storico ed ideologico) che si porta dietro.

Se invece mi parli di psiche allora il discorso si fa psicologico ; allora si discute in termini di archetipo, di mundus di animus e di anima, ma è una terminologia appartenente alla psicologia junghiana, che è sempre cento volte meglio e cento volte più esplicativa di quella freudiana, e che possiamo anche considerare come (quasi, perchè altri la potrebbero pensare diversamente) indispensabile per capire l' "animo umano" e le sue espressioni, patologiche o meno, (e quelle artistiche sopratutto) ma farne un concetto fondativo metafisico mi sembra un passo azzardato.  
All'interno del corpus Junghiano è un concetto imprescindibile e funzionale, fuori un po meno.

sgiombo

#59
Citazione di: Phil il 05 Maggio 2019, 15:13:32 PM


A tal proposito è forse significativo notare che le prime istruzioni che vengono inculcate nei bambini (cuccioli di uomo non inculturati) sono quelle a fondamento delle società: non bisogna essere violenti (il bambino tende ad aggredire alcuni dei suoi simili), non si ruba (il bambino tende ad appropriarsi di ciò che vuole, non ha il concetto di proprietà privata), non si mente (il bambino tende a dire solo ciò che gli conviene / gli piace), etc. Al cucciolo di uomo vanno dunque impartite le regole della convivenza "civile" perché, naturalmente, egli non le possiede (ciò che possiede è invece una serie di istinti volti all'autosussistenza: cercare il seno-nutrimento, aggrapparsi per non cadere, etc.).

Ma se Al cucciolo di uomo si possono impartire le regole della convivenza "civile" perché, naturalmente, egli non le possiede, allora egli naturalmente deve necessariamente possedere la predisposizione ad acquisirle.

Il cucciolo d' uomo nasce che non sa nulla e non sa fare nulla che ecceda lo strettamente indispensabile alla sua sopravvivenza (come piangere, succhiare la tetta, respirare, evacuare, sudare, ecc.).
Nemmeno sa parlare, per esempio.
Eppure l' evoluzione biologica l' ha fatto tale da avere la potenziale capacità di imparare a parlare, a camminare e a fare tutto ciò che riesce a fare col passare del tempo grazie al suo proprio ingegno e agli insegnamenti degli uomini adulti o comunque più sviluppati).
Compreso sentire gli imperativi etici e adempiervi o meno, comportarsi eticamente o meno e valutare in senso etico il proprio e l' altrui comportamento.
Ma l' evoluzione biologica l' ha fatto anche tale da avere la potenziale capacità di imparare a erogare un pluslavoro (oltre quello necessario per sopravvivere e riprodursi), e conseguentemente fra l' altro, per esempio, pure a creare opere d' arte.
La natura (biologica) ha fatto l' uomo tale da sviluppare sulla natura stessa (senza ovviamente impossibilmente superarla; divinamente, soprannaturalmente, per l' appunto) la cultura, la storia umana come sviluppo coerente ma peculiare, "creativo" della storia naturale.
E questo spiega come mai, al pari dell' estetica, anche l' etica presenta caratteri generalissimi universali e costanti e caratteri relativamente più particolari, relativamente meno universali e costanti, in varia misura socialmente condizionati e storicamente transeunti.

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