Riflessioni filosofiche sopra il Coronavirus-19Ncov

Aperto da Jacopus, 24 Febbraio 2020, 17:45:00 PM

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Jacopus

La diffusione di questo virus, il coronavirus 19Ncov, sta provocando delle reazioni straordinarie e non commensurabili all'effettivo pericolo finora espresso. Anche nel paesino accanto a Genova, dove risiedo, i supermercati sono stati presi d'assalto fra ieri e oggi. Mi mancavano gli yogurt, sono andato al supermercato e con sorpresa ho visto molti scaffali vuoti, come nei supermercati lombardi. Ho scambiato qualche parola con la cassiera: "Lei non può immaginare oggi cosa hanno comprato!" Fuori due foresti si passavano un gel sulle mani. Fortunatamente non ho visto (ancora) mascherine.
Non parliamo di centri vicini ai casi riscontrati, come Lombardia o Veneto, ma della Liguria, dove non è stato ancora trovato neppure un caso e una trentina di casi sospetti sono già in quarantena.
Non voglio neppure sottovalutare il problema. Ripeto quello che ho già scritto altrove. Il rischio più grande è la trasformazione del Coronavirus 19 in uno più virulento, date le grandi quantità di campionario umano di cui attualmente dispone e la facilità dei virus nel modificare il loro Rna.
D'altro canto quello che sta accadendo è il sintomo di un malessere più profondo, che va indagato, perchè fa parte della nostra storia occidentale, e probabilmente degli ultimi 80 anni di storia occidentale. Dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi, abbiamo viaggiato in prima classe e ci siamo illusi di essere invulnerabili, di poter piegare la natura a nostro piacimento. Oggi ci rendiamo sempre più conto che non è così e non ci resta che "difendere lo stile di vita dei dodo", come nel film "l'era del ghiaccio".
https://www.youtube.com/watch?v=J7B-1mLMpHw

Di fronte a questo scenario provo ad interrogarmi sui motivi che l'hanno scatenato. Alcuni li ho già elencati, sensazionalismo dei mass-media, ricerca di un nemico...ma forse, a pensarci bene è un altro il movente di queste reazioni scomposte: il nostro aver abbandonato ogni orizzonte di "finitudine": pensiamo di vivere per sempre, di avere sempre diritto ai nostri comforts. Non possiamo più accettare di morire, e per di più a causa di uno stupido virus. Morire per mano di un terrorista ci sembra molto più logico, perchè riattiva il "noi-contro-loro", ma un virus fa parte della natura, non è stato inviato sulla terra da una specie aliena per distruggerci (ma ci sarà qualcuno che lo dirà a breve), nè da qualche centro di Big-Pharma alleato con i militari (questo forse è stato già detto).
Inoltre il virus non fa distinzioni. E' la voce della natura. E' un invisibile messo del dio Pan che ci accusa e ci dice: questo ancora può accadere, inginocchiatevi di fronte alla maestà della Natura. E se sapessimo accettare meglio la nostra finitudine, il nostro accettare la morte come esito necessario della vita, non vi sarebbero queste scene isteriche a cui dobbiamo rassegnarci ad assistere, almeno finchè l'industria dell'infotainment non trovi qualche altro argomento più interessante e remunerativo.
Nella eterna lotta per un equilibrio terrestre, la natura sta semplicemente adoperandosi per rimettere in riga quello che è realmente il vero virus del pianeta, ovvero l'uomo.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Menandro

La paura secondo me è in parte giustificata da quanto è ancora incerto se non proprio sconosciuto riguardo al virus e alle modalità di contagio, dal fatto che gli scienziati non sanno rispondere a certe domande e a volte si contraddicono a vicenda, dal fatto che le autorità sono rimaste spiazzate e colte di sorpresa.
L'uomo ha paura di morire, e anche questo è natura, saremo anche dei privilegiati per certi versi, ma se leggiamo le descrizioni del nosos in Tucidide e della peste in Boccaccio troviamo tutte le reazioni a cui assistiamo oggi e altre molto peggiori. Non era più facile per loro accettare la morte come esito necessario della vita.
La natura è cieca sorda muta e non si adopera per alcunché, non è qualcosa dotato di intelligenza, e in ogni caso noi ne facciamo parte quanto tutto il resto. Non è colpa dell'uomo se un giorno una specie di scimmia ha riconosciuto la propria immagine riflessa nell'acqua. Noi oggi distruggiamo l'ambiente in cui siamo nati, i virus distruggono gli organismi in cui sopravvivono. Questi esseri demenziali non hanno niente da insegnarci, non possono darci lezioni... soprattutto non abbiamo bisogno di loro per accettare l'idea di dover morire. Scusami Jacopus, ma vedo una certa misantropia nel tuo discorso (e in tanti altri simili).

Ipazia

La natura - cataclismi e virus - livella le artificiose differenze di classe umane. Questa è la prima ricaduta filosofica al netto delle pirotecnie apocalittiche e mediatiche.

Le differenze evolutive sono altrettanto innegabili: abbiamo superato con successo la fase della peste nera. Grazie alla vituperata tecnoscienza. Ed anche su questo una riflessione filosofica è dovuta.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

baylham

Accetto la morte, ma preferisco la vita, che accetto in maggior misura.

Penso che la natura, l'ambiente, il sistema ecologico, non abbia alcun interesse o fine.

Credo che una pandemia abbia effetti egualitari prevalenti, ma anche disegualitari.

Trovo l'informazione sui virus molto interessante, nello specifico sul caso Covid 19, certamente  più interessante delle informazioni quotidiane sullo sport o sull'astrologia o sul tempo atmosferico per esempio.


doxa

#4
https://www.youtube.com/watch?v=eBP9QDSr0HI

Il "coronavirus" ha di bello che non fa distinzioni tra le "classi sociali".

Per evitare spiacevoli conseguenze... :)  chi ha tosse o raffreddore deve evitare in questi giorni di salire sui mezzi pubblici affollati.

Mi riferisco ai treni regionali del mattino, alle metropolitane, agli autobus urbani. Sono testimone di scene esilaranti su quei tre tipi di trasporto.Chi ha colpi di tosse o starnutisce viene guardato con "odio" e penso, giocando con la fantasia, chi tra le persone presenti è pronto a gridare "Dagli all'untore" di manzoniana memoria.

Renzo per cercare Lucia a Milano, città infestata dalla peste, si avvicina per strada a una  donna anziana  terrorizzata dal contagio per chiederle informazioni sulla via del lazzaretto, ma viene scambiato per un untore e la vecchia comincia a gridare richiamando la folla inferocita che tenta di linciarlo. Il resto della scena, fino al balzo di Renzo sul carro dei monatti è tutto nella descrizione vivissima del Manzoni.

green demetr

Più che sul corona virus, che in quanto virus è in cima alla catena alimentare, insieme ai batteri, è interessante una riflessione sull'attacco di panico generale.
E' vero che in passato sono state descritte situazioni simili, e in fin dei conti noi abbiamo avuto il nostro buon Manzoni ad averci regalato pagine meravigliose sugli untori.


E' un attacco di panico indotto dai mass-media, è questo il particolare unico da me notato (al di là della finalità voluta).
E' l'ennesimo segno che si tratta di un sintomo della malattia perenne che condanna l'uomo alla non-vita, la paranoia.

Sul significato e le manifestazioni di questo discorso fantasmatico, ne vado parlando da anni.
Ma si sà quando si tratta di indagare il principio di morte, cadono le penne dei cani imperiali.(non che io abbia realmente iniziato ad affrontare la questione con gli strumenti lacaniani in toto, d'altronde non sono esente dagli effetti di quel fantasma)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Hlodowig

Io e mia nipote di circa 8 anni;

Lei: schiaccia una mosca.

Io: perché lo hai fatto?

Lei: perché mi dava fastidio.

Io: e perché ti dava fastidio?

Lei: perché mi distraeva.

Io: riesaminiamo il caso:

- la mosca ronzava verso il vetro giusto?

Lei: si

-la mosca era più piccola di te giusto?

Lei: si.

- la mosca voleva allontanarsi da te?

Lei: ..è possibile.

Io: la prossima volta che incontrerai un' altra mosca, cosa farai?

Lei: non lo so..

Io: ci penserai?

Lei: si.

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