Religioni vs scienza.Chi vince?

Aperto da iano, 04 Maggio 2018, 16:01:03 PM

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iano

#15
@Sciombro.
In effetti una punteggiatura non corretta nel mio post porta ad una apparente contraddizione.
Per quanto riguarda l'appiattimemto da con-fusione non è eventualità da cui fuggire in assoluto.
Dipende da cosa cosa ci spinge all'appiattimento , se un desiderio di distorcere la teoria per conformarla ai miei desideramda , oppure se sfrondare la teoria da elementi che ne rallentano il progresso e che forse non sono ad essa essenziali.
Se il motore primo che promuove la  teoria è' la tensione alla conoscenza in se' , la difficoltà' alla comprensione della teoria potrebbero invece retrocederla.
Ma come la mettiamo se la teoria, indipendentemente dalla sua comprensibilità, si rivela utilmente applicabile?
Possiamo permettere che venga retrocessa in serie B?
Il punto nuovo ed interessante della questione è che comprensione e applicabilità risultano adesso a noi cose distinte .
Direi quindi che in questo caso si chiude un piano e si apre uno spazio.
Tu puoi anche pensare che avere un dipinto veritiero del territorio sia un bene i se' , ma dovendo gestire il territorio in quanto uomo , e non in quanto colonialista 😄 , quale mappa utilizzeresti quella più vera o quella più utile?
Immagino quella più utile , e quella veritiera resterebbe appesa al muro.
A questo punto io inizierei a sospettare che nel tuo , e in effetti nel mio , concetto di verità ci sia qualcosa che non va' , e non ci sarebbe niente di strano essendo un concetto non proprio ben definito.
Questa era la pulce che volevo mettere nei nostri orecchi.😬
Per cercare di sviluppare l'argomento la conoscenza come bene in se' è come la vista come bene in se'.
Chi vorrebbe rinunciare al godimento della vista in se'?
Eppure sappiamo che la vista esiste perché svolge una precisa funzione.
La vista però è solo uno dei modi in cui si declinano i nostri sensi.
Un senso se non usato si atrofizza , quindi tutto concorre a dirci che non si tratti d'un bene in se' , eppure a noi continua a sembrarci irrimediabilmente tale.
In un certo senso il concetto di verità è uno dei nostri sensi.
In effetti sto proponendo una con-fusione fra utile è vero , un appiattimento che potrebbe aiutarci a salvare la nostra capacità di comprendere seppur modificandola in termini.
Appiattire in se' non è un problema, perché come vedi chiuso uno spazio se ne apre un altro.😉
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

sgiombo

Penso che fra più mappe alternative la più utile sia anche la più vera (salvo improbabilissimi "colpi di culo", che sarebbero comunque "eccezioni che confermano la regola").

Per ciascuno di noi un "bene in sé" é ciò che ognuno avverte come tale (la vista e la conoscenza, fra gli altri, per quanto personalmente mi riguarda), indipendentemente dal suo essere anche più o meno utile strumentalmente, come mezzo per altri fini costituiti da beni in sé.

Credo che si possa sbagliare sia "appiattendo" o "assimilando" concetti diversi, sia non cogliendo o trascurando nessi e rapporti realmente esistenti fra concetti diversi.

epicurus

Ciao Iano. Inizio togliendomi subito i sassolini dalle scarpe: non trovo molto felici le espressioni "chi vince tra scienza e religione?", "possedere la verità", "ci sono tante verità quante sono le religioni", "la scienza è spinta dall'illusione di trovare la verità", "la verità non abbisogna di prove".

Ma sono d'accordo che tutto nasce da un uso inappropriato dei termini.  ;D

Secondo me tutti i vari fraintendimenti sono dovuti al modo eccessivamente generale (e pomposo) in cui viene affrontata la questione. Partiamo dal punto iniziale e semplice: c'è una situazione che vogliamo comprendere, un problema di cui vogliamo conoscere la soluzione. Cioè, ignoriamo qualcosa e vogliamo conoscerla.

Poniamo il caso che vogliamo sapere cosa c'è oltre il mare (e se c'è un oltre-mare). Come approcciamo il problema? Il modo più diretto è navigare il mare, esplorandolo. Ma non abbiamo mezzi per navigare. Allora si potrebbe cerchere di capire come far galleggiare una struttura abbastanza grande per farci stare delle persone (e delle provviste), struttura che è possibile governare in qualche modo. Si fanno studi, molte prove, ecc... finché abbiamo la nostra barca pronta per l'esplorazione. Ma come orientarsi in mare? Magari si notano le regolarità del sole e delle stelle (o del magnetismo del polo nord?). Dopo tutte queste questioni si è pronti per partire all'avventura per scoprire nuovi luoghi.

Naturalmente ho semplificato, ma in realtà tutto questo è complicato e ci sono molte questioni ingegneristiche, astronomiche e geografiche da considerare. Ma solo l'idea di partire ad esplorare il mare per aumentare le nostre conoscenze è un'idea da un certo punto di vista centrale. Avrei infatti potuto assumere senza fondamento (dogmaticamente, si potrebbe dire) la grandezza del mare e le cose che si sarebbero potute trovare in tale esplorazione.

Consideriamo ora un problema un (bel) po' più semplice e contenuto. Ho un contenitore con 100 calze nere e 100 calze bianche (non c'è distinzione tra calze destre e calze sinistre). Sono al buio e voglio prendere il minor numero di calze in modo da essere sicuro di avere almeno una coppia di calze dello stesso colore. Questo, contrariamente a quello precedente, è un problema concettuale. Ma anche qui, come procedere? Assumo arbitrariamente la soluzione, o mi ingegno per trovarla nel modo più affidabile possibile?

L'uomo ha un numero imprecisato ed eterogeneo di pratiche e criteri di buon senso e ragionevolezza, sviluppati e affinati nei secoli e il punto fondamentale è il "ora vado a vedere", espresso anche nel mio primo esempio, in cui se voglio capire quanto grande è il mare, prendo una barca e inizio a esplorarlo. L'osservazione semplice è stata arricchita da metodi ausiliari per attenuare gli errori (aumentando così l'affidabilità dell'osservazione) e da metodi complementari di ragionamento astratto (come nel caso del secondo problema da me proposto).

Ma l'accrescimento della nostra conoscenza avviene in ogni momento della nostra vista, anche e sopratutto per questioni minute: muovendosi in auto per una città, interpretando i discorsi e le azioni delle persone, ecc... In pratica nella vita di ogni giorno abbiamo degli scopi e per ottenerli dobbiamo usare il buon senso, la ragionevolezza, per cercare di ottenerli.

E la scienza? La scienza non è nulla di radicalmente diverso da questo nostro modo di conoscere il mondo con buon senso, solo che il tutto viene sistematizzato e reso molto più rigoroso, e il livello di attenzione viene portato a livelli più elevati. Tutto qui.

E la fede? La fede è rappresentata dall'uomo che invece di esplorare il mondo per capire quanto vasto è il mare, invece di ragionare e capire quanti calzini prendere per raggiungere il proprio scopo, invece di comprendere il funzionamento di un auto per farla funzionare di nuovo, invece di fare tutto questo egli preferisce assumere le risposte.

Non è una questione di vincitori e vinti. Se si vuole conoscere il mondo e lo si vuole conoscere in modo affidabile, non c'è altra strada che adoperarsi ed impegnarsi utilizzando ingegno, osservazioni e senso critico. La fede può soddisfare altri scopi o bisogni.