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Relativismo/Assolutismo

Aperto da Jacopus, 05 Marzo 2017, 16:46:13 PM

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Sariputra

Citazione di: Angelo Cannata il 12 Marzo 2017, 14:45:46 PMUn altro potrebbe dire che sei tu che devi scoprire dentro te stesso che ammazzare è una cosa giusta.

Sei uscito di senno? Calmati e prendi fiato...concentarti sul respiro...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Angelo Cannata

Ho già fatto notare in precedenza che i metafisici sembrano avere una particolare simpatia per l'idea di mandare gente al manicomio.

sgiombo

Citazione di: Angelo Cannata il 12 Marzo 2017, 15:00:10 PM
Ho già fatto notare in precedenza che i metafisici sembrano avere una particolare simpatia per l'idea di mandare gente al manicomio.
CitazioneIo invece ho già fatto notare che certi "relativisti" sembrano avere una particolare simpatia per l'idea di attribuire a chi dissente da loro fantasiose e infondate intenzioni infamanti (e di reiterarle dopo che sono state ampiamente e inequivocabilmente destituite di ogni fondamento)

Phil

Citazione di: Sariputra il 12 Marzo 2017, 14:51:43 PM
Vedi che non è l'idea ( relativo o assoluto) che fa la differenza ma proprio l'autenticità del proprio vissuto?  E nell'atto autentico dell'agire non può esserci un a-priori preconfezionato, se no non è un atto autentico.
Infatti il relativismo non è un "a-priori preconfezionato", e proprio per questo mettevo in corsivo espressioni come "di volta in volta", "per adesso", "opinioni", etc. tutte precisazioni deboli che alludono all'opposto dell'a priori, e scandiscono di fatto la prassi del relativista, prassi che è differente (non migliore) dagli altri approcci, che danno un loro "colore" (etico, esistenziale, emotivo, etc.) al vissuto in questione... quindi ridurre tutte le tonalità disponibili a un monocromatico "ambedue si prodigano per l'altro"(cit.), significa rinunciare a considerare i colori e il vissuto nella sua pienezza (ipotesi comunque percorribile, de gustibus...).
Chi sostiene che il relativismo sia comunque una struttura forte e rigida, prevedibile (?), assoluta (??), magari riassumibile nel motto "qualunque cosa tu dirai, ne dubiterò perché so già che non è vero", non parla del relativismo "autentico" (v. post precedente sul tema), ma di ben altro approccio dogmatico...
Il relativista risulta perlopiù refrattario all'a priori, ma non perché lo ha già deciso a priori, bensì perché sino ad un attimo prima ha mostrato concretamente questa tendenza (se non si coglie questo, il relativismo resterà un rebus senza possibilità di soluzione  ;) ).

Sariputra

#139
Non c'è nulla di sbagliato nel dubitare, nell'interrogarsi, nel mettersi in discussione. Questo mi sembra dovrebbe essere l'abito stesso del filosofo o del ricercatore. Quello che mi sembra contestabile è che il relativista avochi a sè questa caratteristica fondamentale escludendo che il fatto di dubitare sia qualcosa che è insito anche nell'approccio metafisico, altrimenti non sarebbero spiegabili le innumerevoli teorie sulla realtà che la metafisica propone. Un'altra cosa che non condivido è l'affermazione che ciò che non è relativo è dogmatico, ossia che l'abbracciare una teoria ti faccia automaticamente diventare un dogmatico. Questo è palesemente falso. Come mi sembra falso che la metafisica non sia una realtà 'in divenire'. Ogni metafisico è pronto a modificare la sua teoria e formularne un'altra , se al suo lavoro logico appare meno contraddittoria. Quindi quando si parla di 'colori' non è possibile ridurre al monocromatismo nemmeno l'approccio metafisico.
Poi, parliamoci chiaro, pensi veramente che esistano persone 'ragionevoli' che non dubitino prima di compiere un'azione?...
Noto per esempio che anche i relativisti hanno la tendenza di 'definire' le persone secondo i propri schemi mentali. Se adesso critico la posizione relativista perchè mi appare poco convincente, così criticavo le posizioni fideistiche e assolutistiche di alcuni utenti nella sezione spiritualità perchè anche le loro mi apparivano poco convincenti ( credo si possano definire "epiche" le mie discussioni col mitico Duc sul concetto di fede... ;D ) . Quindi rifiuto la definizione di 'metafisico' appioppatami . Io non sono nè assolutista , nè relativista...sono solo uno che 'passa il tempo a cercar di colorare le stelle che portiamo nel cuore'...  :)
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Duc in altum!

**  scritto da maral:
CitazioneVerità è il vivere errando e a ogni errore chiedersi ancora: cosa è la verità?
Errando, errando, caro @maral, si finisce poi per comprendere davvero qual è la verità. Sbagliando s'impara, no?!
Il problema è che essa però, una volta manifestataci, non ci aggrada, poiché dovremmo "sacrificare", per relazionarci completamente con essa, una parte nostra ben salda sul piedistallo dell'assoluto, ma che in realtà è più misera di un sotterfugio relativista.
In realtà noi facciamo come Pilato che girò i tacchi dopo aver esposto questo tuo stesso dilemma a Gesù: "...che cos'è la verità?..." - dimenticando che noi, rispetto a Pilato, siamo "fortunati", perché possiamo leggere, comodamente seduti in poltrona con una pipa in bocca sorseggiando un rum nobile, il continuo della leggenda, e comprendere che la verità è che da soli, e col relativismo, si può solo esistere, come tu ben dici, errando ..errando ...errando ...
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

donquixote

Citazione di: Sariputra il 12 Marzo 2017, 19:50:41 PMCome mi sembra falso che la metafisica non sia una realtà 'in divenire'. Ogni metafisico è pronto a modificare la sua teoria e formularne un'altra , se al suo lavoro logico appare meno contraddittoria. 

Non è esattamente così. La metafisica è "nata vecchia" dicevano gli antichi, perchè è così com'è da sempre e lo sarà per sempre, dato che è la disciplina che si occupa di verità indiscutibili, che non sono affatto dogmi ma semplicemente non si possono contestare sul piano logico senza contraddirsi. Ma, qui sopra, tutti quelli che si definiscono "relativisti" hanno fatto molti esempi di "verità metafisiche" che invece non lo sono affatto mostrando di non conoscere ciò di cui parlano. La metafisica si occupa di "ovvietà", di cose che non si possono contestare in alcun modo. Il "tutto" è un concetto metafisico, come l'essere parmenideo, l'Uno di Plotino o l'infinito o il Brahman induista. Vogliono dire tutti la medesima cosa ma in un modo diverso. Se io dico "tutto" senza specificazioni vuol dire che ho detto proprio tutto, ma coloro che non sono in grado di comprendere che dal tutto non può essere escluso niente di niente perchè usano questa parola solo in senso relativo o come aggettivo allora tentano di contestarla, cadendo chiaramente in contraddizione (anche se non lo ammettono mai); Poi dai concetti metafisici si possono fare, a cascata, delle deduzioni, e queste saranno più o meno corrette a seconda della capacità intellettuale di chi le fa (sul frammento dell'essere e non essere di Parmenide si sono scritti miliardi di parole, la maggior parte sbagliate) ed è su queste deduzioni che potranno sorgere dubbi, che andranno risolti con l'impegno intellettuale e il ragionamento, fatti salvi i concetti basilari incontestabili. Coloro che non sono in grado di comprendere i concetti metafisici fondamentali solitamente sono quelli che confondono ad esempio il "tutto" con il "nulla", perchè se non possono immaginarsi qualcosa di specifico, di chiaramente definibile (dunque limitabile), allora lo considerano semplicemente "nulla"; in pratica pensano alla rovescia. Vi sono poi dei principi metafisici altrettanto incontestabili (pena l'insanabile contraddizione) come il famoso frammento di Parmenide e quello che afferma "ex nihilo nihil fit" e anche qui non vedo come si possa affermare il contrario se non negando il significato delle parole. Se lo si facesse sarebbe come quello che cerca di capire com'è fatta una mela e poi va a cercarla e torna con una banana o un carciofo: significa che ha qualche problemino. Il "panta rei" eracliteo per quanto corretto non è comunque un principio (o una "verità") metafisico, perchè solo nel mondo fisico "tutto scorre" dato che è il mondo del divenire, mentre nel mondo metafisico non c'è nulla che "diviene" e niente che scorre.
Poi qualcuno può utilizzare la parola "verità metafisica" impropriamente ed affibbiarla a frasi del tipo "l'uomo è superiore a tutti gli altri animali" mentre questa oltre a non essere una verità pura e semplice è men che meno una affermazione "metafisica". Altro errore che si fa spesso è quello di confondere le definizioni convenzionali che noi diamo alle parole che servono per indicare qualcosa con una "verità metafisica": Affermare che una mela è un frutto rotondo che cresce sugli alberi in autunno non è una verità metafisica, ma solo una maniera convenzionale e condivisa di indicare "quella cosa lì". E se anzichè la mela si prendono ad esempio concetti astratti come il pensiero, l'amore, la libertà, la vita, la morte, il bene, la giustizia eccetera si può vedere come la confusione possa essere molto maggiore.
In ogni caso la metafisica non c'entra proprio nulla con l'assolutismo perchè quest'ultimo è invece, come avevo già scritto, il relativo elevato arbitrariamente ad assoluto; c'entra invece con l'assoluto puro e semplice (nel senso di "slegato", indipendente) in quanto ciò che è metafisico non dipende da altro che da se stesso mentre tutto ciò che non lo è (ovvero il, "relativo") mantiene un rapporto di dipendenza dall'assoluto (qualcuno è in grado di dire se esiste qualcosa, nell'universo fisico, che sia completamente "indipendente"?). Le "verità metafisiche" si mostrano da sé, non c'è bisogno di alcuna "dimostrazione" di alcun genere; bisogna solo comprenderle, non avere fede in esse, perchè non hanno bisogno, per essere accettate, di alcun atto di fede, ma solo di capacità di comprensione. Chi non è in grado di farlo se ne faccia una ragione e passi oltre, tornando a trastullarsi (meglio se da solo) con i "ma chi l'ha detto che..." o con i "ma non potrebbe essere anche..." che lo divertono tanto.
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

Phil

Citazione di: Sariputra il 12 Marzo 2017, 19:50:41 PM
Non c'è nulla di sbagliato nel dubitare, nell'interrogarsi, nel mettersi in discussione. Questo mi sembra dovrebbe essere l'abito stesso del filosofo o del ricercatore. Quello che mi sembra contestabile è che il relativista avochi a sè questa caratteristica fondamentale escludendo che il fatto di dubitare sia qualcosa che è insito anche nell'approccio metafisico, altrimenti non sarebbero spiegabili le innumerevoli teorie sulla realtà che la metafisica propone. Un'altra cosa che non condivido è l'affermazione che ciò che non è relativo è dogmatico, ossia che l'abbracciare una teoria ti faccia automaticamente diventare un dogmatico. Questo è palesemente falso. Come mi sembra falso che la metafisica non sia una realtà 'in divenire'. Ogni metafisico è pronto a modificare la sua teoria e formularne un'altra , se al suo lavoro logico appare meno contraddittoria. Quindi quando si parla di 'colori' non è possibile ridurre al monocromatismo nemmeno l'approccio metafisico.
Penso anch'io che il dubbio non è monopolio esclusivo del relativista, che non ci sia solo l'alternativa relativista/dogmatico ma molte altre prospettive da poter utilizzare, e non ti ho affatto inquadrato come "metafisico" (non so se ti riferivi a me in questi casi, ma nel dubbio ho preferito disambiguare  :) ).

Sul metafisico pronto a cambiare la sua teoria: chiaramente è possibile, ma solitamente, per quel poco che ho notato, i metafisici, al di là delle buone intenzioni e del "politicamente corretto", non lo fanno poi frequentemente... almeno non con la stessa "scivolosa inclinazione di pensiero" con cui può farlo un relativista (forse perché passare da un'opinione ad un'altra è meno traumatico che passare da una verità, almeno creduta tale, ad un'altra...).
Sul "monocromatismo", non mi riferivo alla metafisica, ma soltanto alla generalizzazione che appiattisce le differenti posizioni (fra cui quella relativista).

Citazione di: Sariputra il 12 Marzo 2017, 19:50:41 PM
Poi, parliamoci chiaro, pensi veramente che esistano persone 'ragionevoli' che non dubitino prima di compiere un'azione?...
Penso, magari sbagliando, che molte persone non abbiano tanti dubbi prima di compiere molte azioni perché hanno punti di riferimento, assiomi, comandamenti, certezze, etc. ben chiari da cui dedurre spontaneamente il da farsi. Non sempre, ovviamente; tuttavia, chi non ha quegli "appoggi fissi", ha più probabilità di trovarsi spesso a dover ponderare dubbi e scelte prima dell'azione (credo che essere relativisti non sia affatto "comodo"  ;D ).

Phil

Citazione di: donquixote il 12 Marzo 2017, 21:51:18 PM
Le "verità metafisiche" si mostrano da sé, non c'è bisogno di alcuna "dimostrazione" di alcun genere; bisogna solo comprenderle, non avere fede in esse, perchè non hanno bisogno, per essere accettate, di alcun atto di fede, ma solo di capacità di comprensione. Chi non è in grado di farlo se ne faccia una ragione e passi oltre, tornando a trastullarsi (meglio se da solo) con i "ma chi l'ha detto che..." o con i "ma non potrebbe essere anche..." che lo divertono tanto.
Eppure tale "trastullo", tale porsi domande impudenti, può ampliare il panorama metafisico stesso. Ad esempio, restando nell'ambito della metafisica (correggimi se sbaglio), l'affermazione secondo cui
Citazione di: donquixote il 12 Marzo 2017, 21:51:18 PM
Vi sono poi dei principi metafisici altrettanto incontestabili (pena l'insanabile contraddizione) come il famoso frammento di Parmenide e quello che afferma "ex nihilo nihil fit" e anche qui non vedo come si possa affermare il contrario se non negando il significato delle parole. Se lo si facesse sarebbe come quello che cerca di capire com'è fatta una mela e poi va a cercarla e torna con una banana o un carciofo: significa che ha qualche problemino.
"dal nulla non si crea nulla" parrebbe un assunto metafisico incontestabile... tuttavia, grazie al suddetto "trastullo", tale verità viene messa in discussione da un'altra metafisica:

"Nel grande inizio vi era il nulla: non vi erano esseri, né nomi. Dal nulla emerse l'Uno..."
(Chuang Tzu, capitolo 12)

A questo punto o Chuang Tzu "ha qualche problemino"(cit.) oppure la metafisica non è così limpidamente universale e apodittica (per non dire che è relativa a quale cultura di partenza l'approccia  ;) ).

acquario69

Citazione di: Phil il 12 Marzo 2017, 22:39:04 PM"dal nulla non si crea nulla" parrebbe un assunto metafisico incontestabile... tuttavia, grazie al suddetto "trastullo", tale verità viene messa in discussione da un'altra metafisica:

"Nel grande inizio vi era il nulla: non vi erano esseri, né nomi. Dal nulla emerse l'Uno..."
(Chuang Tzu, capitolo 12)

A questo punto o Chuang Tzu "ha qualche problemino"(cit.) oppure la metafisica non è così limpidamente universale e apodittica (per non dire che è relativa a quale cultura di partenza l'approccia  ;) ).

non esiste un "altra" metafisica...significa non aver capito che la metafisica non può avere limiti e definizioni.

Change Tzu non intende il nulla come il "niente" ma il Tutto non ancora manifesto e che tutto gia contiene, quindi esattamente il contrario.

donquixote

Citazione di: Phil il 12 Marzo 2017, 22:39:04 PM"Nel grande inizio vi era il nulla: non vi erano esseri, né nomi. Dal nulla emerse l'Uno..." (Chuang Tzu, capitolo 12) A questo punto o Chuang Tzu "ha qualche problemino"(cit.) oppure la metafisica non è così limpidamente universale e apodittica (per non dire che è relativa a quale cultura di partenza l'approccia ;) ).

La metafisica è e rimane limpidamente universale. Ciò che purtroppo non è universale è il vocabolario umano che dovendo trattare di "definizioni" e quindi di "delimitazioni" di qualcosa ed essendo i concetti metafisici non "definibili" poichè illimitati bisogna accontentersi delle parole che ci sono e che vanno superate se si vuole arrivare alla sostanza (se si vuole andare a Roma non basta fermarsi al primo cartello su cui è scritto Roma e pensare di essere arrivati). Se si volesse "definire" un granello di sabbia sotto tutti i punti di vista possibili probabilmente ci vorrebbe un'enciclopedia. Chuang Tzu ha perfettamente ragione a fare quella affermazione, così come è corretta la nostrana "creazione dal nulla", basta solo intendersi nei vari sensi in cui si usa il medesimo vocabolo il quale è necessariamente sempre una imperfetta indicazione, non certo una "realtà" sussistente. Il nulla da cui non può nascere nulla (che è anche il "non essere" di Parmenide) è inteso come opposto (puramente grammaticale, quindi inesistente in sé) del tutto (che non può avere opposizione alcuna), mentre il nulla da cui emerge l'uno è il totalmente indeterminato da cui sorge la prima determinazione possibile. Non vi erano esseri nè nomi significa solo che non vi era alcuna separazione, e in effetti questa separazione è una mera costruzione mentale  determinata dal bisogno  umano di "separare" gli enti e "definirli", determinarli come tali per poterseli rappresentare uno-alla-volta. Dal punto di vista dell'uomo esistono gli enti, e tutti gli enti dell'universo (fisico e non) formano il "tutto"; dal punto di vista non umano non esiste alcun ente (particolare e diverso dagli altri) per cui non esiste nulla di determinato, di definibile: quindi esiste il nulla. Basta variare il punto di vista e si può dire la stessa cosa usando due vocaboli apparentemente in opposizione. Così allo stesso modo si può affermare (solo apparentemente contraddicendo il frammento di Parmenide) che l'essere emerge dal non essere.
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

davintro

#146
Phil scrive:

"Credo che il relativismo praticabile (e praticato) non sia quello radicalizzato (e ridicolizzato) secondo cui quando incontro mio zio, lo guardo e sono portato a dubitare che sia davvero lui... il raffronto con l'oggettività empirica, o modello condiviso di riferimento, non è secondo me il nocciolo del relativismo; il relativismo si palesa soprattutto quando c'è la mancanza dell'oggettività e la soggettività diventa problematica: che quella persona sia oggettivamente mio zio è in qualche modo verificabile, ma a quale oggettività mi appello (o tendo) se devo fare una scelta morale o esistenziale? Se mi riferisco ad una gerarchia di valori assoluti meta-individuale allora non sono relativista, se uso solo ciò che ho momentaneamente a disposizione nella mia prospettiva (senza ignorare il contesto in cui agisco), allora sono relativista (e credo in entrambi i casi non ci sia oggettività da rincorrere asintoticamente...).
In breve, mi pare che il non relativista proietti fiduciosamente la solidità del'oggettività anche in altri domini umani, il relativista è invece più sfiduciato e "sperimentale" (e non giudico il migliore o il peggiore fra i due approcci, cerco solo di rispettarne la differenza... se questo mi dipinge come "relativista", in fondo, non mi dispiace   )."



Non va posta una sovrapposizione fra la dicotomia "relativo-assoluto" e la dicotomia "soggettività-oggettività", una sovrapposizione fra i primi termini fra le due coppie da un lato e tra i secondi fra un altro. Dal punto di vista dei giudizi morali i valori che poniamo come fondativi della nostra coscienza morale e delle nostre azioni, questi valori sono degli assoluti nel senso che essendo per noi i più importanti non possono essere soppiantati da altri, dunque restano come permanenti criteri di giudizio e di azione morale in ogni situazione. Quanto più un'azione aderisce a quei valori tanto più  è reputata morale. Eppure non sono identificabili  con delle oggettività, con dei fatti reali, perché non riguardano l' "essere", ma il "dover essere", sono delle idee regolative in relazione a cui reputiamo una cosa, un'azione, un evento come più o meno morale, ideali, dunque prodotti della mente di un soggetto. Eppure non c'è alcun bisogno per il loro porsi come degli ideali assoluti che siano intersoggettivamente condivisi, né che corrispondano a fatti oggettivi, sono assoluti in quanto l'Io li pone come metro di misura dei suoi giudizi morali e del suo agire in ogni situazione in cui si trova, ma in quanto è l'Io che li pone sono soggettivi, soggettivi ed assoluti. Non si parla di assoluto ontologico, ma assoluto trascendentale, criterio regolativo universale per giudicare il particolare, necessaria funzione cognitiva. Ed anche a livello teoretico, della conoscenza, la necessità dell'associazione assoluto-oggettività non sembra reggere. La contrapposizione fra verità "deboli", opinabili e incerte e verità "forti" che pretenderebbero di essere certe e assolute è solo una contrapposizione fittizia. Ogni opinione è sempre opinione di un Io che la sostiene, che la sostiene indipendentemente dal fatto che le opinioni siano intersoggettivamente condivise o corrispondenti alla realtà oggettiva (altrimenti tutti gli uomini avrebbero le stesse opinioni oppure tutte le opinioni sarebbero vere). Dunque ogni opinione, ogni presunzione di verità è sempre soggettiva, nel senso che è sempre il soggetto a sostenerle. Eppure,  come nel caso della morale, anche qua le opinioni e i giudizi non possono che essere ritenute vere se non come raffrontate a criteri di verità posti come assoluti e universali, posti come validi a prescindere dal contesto particolare. Ogni opinione riferita a stati di cose particolari sono riferimenti intenzionali che presuppongono l'utilizzo di criteri di verità, ideali regolativi di verità in base a cui relazionare l'opinione particolare. La verosimiglianza dell'opinione riguardo lo stato di cose particolare dipende dall'adeguazione di questa con l'ideale di verità che vale come assoluto e universale metro di misura per giudicare le verità particolari. Quanto più un'opinione si avvicina a quell'ideale di verità universale tanto più la mia convinzione della verità dell'opinione si avvicinerà alla certezza,  certezza che dovrebbe essere la meta finalistica di ogni scienza. Quest'ideale è posto da un soggetto, ma posto come criterio assoluto, valido per ogni contesto in cui mi trovo a giudicare delle verità particolari, altrimenti sarebbe suscettibile di essere squalificato da altri criteri, cessando di essere fondativo del giudizio: così come non posso reputare come giusta un'azione se non raffrontandola a un'ideale regolativo di giustizia, che colga l'essenza del concetto di giustizia, così non posso reputare vera un'affermazione se non raffrontandola a un'ideale di verità, che coglie l'essenza del concetto di verità e non c'è alcun bisogno che tale ideale rispecchi davvero la verità oggettiva del reale perché venga utilizzato come un assoluto da un soggetto. L'autocontraddizione del relativismo sta nel fatto che le opinioni che esprime presume di averle in assenza di tale criterio assoluto di verità in base a cui riconoscere le verità di esse, finendo con il considerare tali opinioni, assurdamente, come al contempo "vere" e non vere". Quindi i criteri di giudizio sono  soggettivi ed assoluti, in due sensi distinti e non contrastanti, che ho provato maldestramente a spiegare. Credo che  la definizione migliore per descrivere tali criteri sia "trascendentali"

sgiombo

Citazione di: donquixote il 12 Marzo 2017, 21:51:18 PM
Citazione di: Sariputra il 12 Marzo 2017, 19:50:41 PMCome mi sembra falso che la metafisica non sia una realtà 'in divenire'. Ogni metafisico è pronto a modificare la sua teoria e formularne un'altra , se al suo lavoro logico appare meno contraddittoria.  

Non è esattamente così. La metafisica è "nata vecchia" dicevano gli antichi, perchè è così com'è da sempre e lo sarà per sempre, dato che è la disciplina che si occupa di verità indiscutibili, che non sono affatto dogmi ma semplicemente non si possono contestare sul piano logico senza contraddirsi. Ma, qui sopra, tutti quelli che si definiscono "relativisti" hanno fatto molti esempi di "verità metafisiche" che invece non lo sono affatto mostrando di non conoscere ciò di cui parlano. La metafisica si occupa di "ovvietà", di cose che non si possono contestare in alcun modo. Il "tutto" è un concetto metafisico, come l'essere parmenideo, l'Uno di Plotino o l'infinito o il Brahman induista. Vogliono dire tutti la medesima cosa ma in un modo diverso. Se io dico "tutto" senza specificazioni vuol dire che ho detto proprio tutto, ma coloro che non sono in grado di comprendere che dal tutto non può essere escluso niente di niente perchè usano questa parola solo in senso relativo o come aggettivo allora tentano di contestarla, cadendo chiaramente in contraddizione (anche se non lo ammettono mai); Poi dai concetti metafisici si possono fare, a cascata, delle deduzioni, e queste saranno più o meno corrette a seconda della capacità intellettuale di chi le fa (sul frammento dell'essere e non essere di Parmenide si sono scritti miliardi di parole, la maggior parte sbagliate) ed è su queste deduzioni che potranno sorgere dubbi, che andranno risolti con l'impegno intellettuale e il ragionamento, fatti salvi i concetti basilari incontestabili. Coloro che non sono in grado di comprendere i concetti metafisici fondamentali solitamente sono quelli che confondono ad esempio il "tutto" con il "nulla", perchè se non possono immaginarsi qualcosa di specifico, di chiaramente definibile (dunque limitabile), allora lo considerano semplicemente "nulla"; in pratica pensano alla rovescia. Vi sono poi dei principi metafisici altrettanto incontestabili (pena l'insanabile contraddizione) come il famoso frammento di Parmenide e quello che afferma "ex nihilo nihil fit" e anche qui non vedo come si possa affermare il contrario se non negando il significato delle parole. Se lo si facesse sarebbe come quello che cerca di capire com'è fatta una mela e poi va a cercarla e torna con una banana o un carciofo: significa che ha qualche problemino. Il "panta rei" eracliteo per quanto corretto non è comunque un principio (o una "verità") metafisico, perchè solo nel mondo fisico "tutto scorre" dato che è il mondo del divenire, mentre nel mondo metafisico non c'è nulla che "diviene" e niente che scorre.
Poi qualcuno può utilizzare la parola "verità metafisica" impropriamente ed affibbiarla a frasi del tipo "l'uomo è superiore a tutti gli altri animali" mentre questa oltre a non essere una verità pura e semplice è men che meno una affermazione "metafisica". Altro errore che si fa spesso è quello di confondere le definizioni convenzionali che noi diamo alle parole che servono per indicare qualcosa con una "verità metafisica": Affermare che una mela è un frutto rotondo che cresce sugli alberi in autunno non è una verità metafisica, ma solo una maniera convenzionale e condivisa di indicare "quella cosa lì". E se anzichè la mela si prendono ad esempio concetti astratti come il pensiero, l'amore, la libertà, la vita, la morte, il bene, la giustizia eccetera si può vedere come la confusione possa essere molto maggiore.
In ogni caso la metafisica non c'entra proprio nulla con l'assolutismo perchè quest'ultimo è invece, come avevo già scritto, il relativo elevato arbitrariamente ad assoluto; c'entra invece con l'assoluto puro e semplice (nel senso di "slegato", indipendente) in quanto ciò che è metafisico non dipende da altro che da se stesso mentre tutto ciò che non lo è (ovvero il, "relativo") mantiene un rapporto di dipendenza dall'assoluto (qualcuno è in grado di dire se esiste qualcosa, nell'universo fisico, che sia completamente "indipendente"?). Le "verità metafisiche" si mostrano da sé, non c'è bisogno di alcuna "dimostrazione" di alcun genere; bisogna solo comprenderle, non avere fede in esse, perchè non hanno bisogno, per essere accettate, di alcun atto di fede, ma solo di capacità di comprensione. Chi non è in grado di farlo se ne faccia una ragione e passi oltre, tornando a trastullarsi (meglio se da solo) con i "ma chi l'ha detto che..." o con i "ma non potrebbe essere anche..." che lo divertono tanto.
CitazioneConcordo con l' affermazione che "In ogni caso la metafisica non c'entra proprio nulla con l'assolutismo perchè quest'ultimo è invece, come avevo già scritto, il relativo elevato arbitrariamente ad assoluto".

Però la metafisica di cui parli mi sembra in realtà quello che comunemente (oltre che personalmente, da parte mia) si intende per logica e matematica pura: giudizi analitici a priori dedotti da definizioni e assiomi arbitrariamente assunti.

Per parte mia intendo la "metafisica" o, etimologicamente, come (ricerca di conoscenza circa) ciò che eccede il mondo materiale - naturale (fisico): pensiero, ragionamento, sentimenti, autocoscienza, ecc.); oppure come sinonimo di "ontologia":
(ricerca di conoscenza circa) la realtà (ciò che é e/o accade nell' accezione più astratta, generale, universale possibile. 
In entrambi i casi ovviamente, in barba ai pregiudizi di certi "relativisti" reali o autopretesi tali, si tratte di ricerca della verità che può benissimo, anzi per essere corretta deve nei limiti del possibile (fatta salva l' ineliminabile fallibilità umana), essere condotta criticamente e razionalmente (e non necessariamente cadere nel dogmatismo).

sgiombo

Citazione di: Phil il 12 Marzo 2017, 21:52:07 PM

Citazione di: Sariputra il 12 Marzo 2017, 19:50:41 PM
Poi, parliamoci chiaro, pensi veramente che esistano persone 'ragionevoli' che non dubitino prima di compiere un'azione?...
Penso, magari sbagliando, che molte persone non abbiano tanti dubbi prima di compiere molte azioni perché hanno punti di riferimento, assiomi, comandamenti, certezze, etc. ben chiari da cui dedurre spontaneamente il da farsi. Non sempre, ovviamente; tuttavia, chi non ha quegli "appoggi fissi", ha più probabilità di trovarsi spesso a dover ponderare dubbi e scelte prima dell'azione (credo che essere relativisti non sia affatto "comodo"  ;D ).


CitazionePuò darsi.
Ma può anche darsi che chi non ha quegli "appoggi fissi" (che possono benissimo essere stati criticamente e non dogmaticamente assunti), abbia più probabilità di trovarsi spesso ad agire acriticamente senza ponderare le proprie decisoni.

donquixote

Citazione di: sgiombo il 13 Marzo 2017, 08:35:21 AMPerò la metafisica di cui parli mi sembra in realtà quello che comunemente (oltre che personalmente, da parte mia) si intende per logica e matematica pura: giudizi analitici a priori dedotti da definizioni e assiomi arbitrariamente assunti. Per parte mia intendo la "metafisica" o, etimologicamente, come (ricerca di conoscenza circa) ciò che eccede il mondo materiale - naturale (fisico): pensiero, ragionamento, sentimenti, autocoscienza, ecc.); oppure come sinonimo di "ontologia": [/size](ricerca di conoscenza circa) la realtà (ciò che é e/o accade nell' accezione più astratta, generale, universale possibile. In entrambi i casi ovviamente, in barba ai pregiudizi di certi "relativisti" reali o autopretesi tali, si tratte di ricerca della verità che può benissimo, anzi per essere corretta deve nei limiti del possibile (fatta salva l' ineliminabile fallibilità umana), essere condotta criticamente e razionalmente (e non necessariamente cadere nel dogmatismo).


La logica è un metodo umano di ragionare, di elaborare un pensiero e di esprimerlo in modo da farsi capire da altri umani, che si applica a qualunque linguaggio (com'è ad esempio quello matematico) e dal quale non si può prescindere se si vuole "strutturare" un pensiero ed esprimerlo in modo che sia comprensibile da altri. La logica ha delle regole e di per sè non dice il vero e nemmeno il falso (si sa che si può fare un ragionamento perfettamente logico ma anche perfettamente falso) e dunque per distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è bisogna andare ai presupposti da cui si parte per elaborare un ragionamento "logico". In metafisica tali presupposti (certo arbitrariamente assunti, come del resto tutti i significati delle parole elencate sul vocabolario sono "arbitrariamente assunti") devono essere assolutamente autoevidenti, innegabili, e rappresentare una realtà. Quando facevo l'esempio del "tutto" questa è una parola il cui significato deve includere qualunque realtà, visibile o invisibile che sia, perchè ovviamente se qualcosa fosse escluso dal tutto questo non sarebbe più tale e dovrebbe cambiare nome. Dunque il "tutto" (che si può chiamare anche diversamente come "essere", "infinito", "illimitato", "non essere", "nulla", "vuoto" etc., basta intendersi) è un concetto incontrovertibile, incontestabile, ed è anche assolutamente reale perchè se si nega  la realtà del tutto non si può più dire che "qualcosa esiste" (dato che quel "qualcosa" è parte del tutto se non c'è questo non può esistere neppure quello), e partendo da questo concetto si possono poi fare, utilizzando correttamente la logica e rispettando il significato delle parole, tutte le deduzioni che uno crede. La matematica, a differenza della metafisica, si serve di simboli che vengono definiti in funzione del linguaggio matematico, che però non sono affatto reali e non hanno alcuna corrispondenza nella realtà, ma sono solo arbitrarie semplificazioni della medesima. Le figure geometriche ad esempio hanno ognuna una loro definizione, ma quale figura geometrica è effettivamente "reale" anche se vuole rappresentare la realtà? Come si fa a trovare nella realtà un triangolo o un quadrato così come definito dalla geometria?
E nella tua accezione di metafisica c'è un errore, perchè quest'ultima è vero che tratta di ciò che è al di là del "fisico", ma tutto ciò che hai elencato (pensiero, ragionamento, sentimenti, autocoscienza) non è al di là del fisico ma è "fisico" a tutti gli effetti: il "mentale" e il "psicologico" sono fenomeni fisici, non metafisici. In oriente vi è la distinzione fra materia grossolana (che è quella che vediamo e tocchiamo), materia sottile (che è tutto ciò che rientra nello "psichico") e non materiale (che è propriamente lo "spirituale" e che è l'oggetto della metafisica). Anche qui da noi si faceva la differenza fra corpo, anima (psiche) e spirito, che poi è andata un po' persa. Parlare di metafisica citando i talenti artistici, i sentimenti, le aspirazioni personali, i sogni in qualunque maniera considerati e altre cose di questo genere compresi i concetti umani fondamentali di spazio e tempo non è parlare di metafisica ma di fisica. I giudizi a priori di Kant (che rifacendosi a Hume affermava che "nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu") sono giudizi fisici e non metafisici. Ogni affermazione metafisica deve avere una validità che oltrepassa lo spazio e il tempo e deve essere vera in qualunque contesto, in qualunque situazione e per sempre; deve essere "eterna" nel senso appunto che è al di là dello spazio e del tempo e non è da questi condizionata. Un'affermazione che è vera solo "a determinate condizioni" (per quanto generiche queste possano essere) non può essere una verità metafisica. Come dicevo il "panta rei" eracliteo che sottolinea il "divenire" è una verità fisica, non metafisica.
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD