Re:I postulanti dell'Assoluto - Approfondimenti.

Aperto da atomista non pentito, 12 Settembre 2020, 21:53:49 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

Ipazia

Citazione di: Dante il Pedante il 11 Ottobre 2020, 23:15:14 PM
Ipazia tu affermi ma non dimostri.Io dico che è meglio l'assoluto perché è così e devi fartene una ragione.Tu parli sempre in questo modo così

Ci vuole poco a dimostrare. Esiste una relazione ontologica e genetica tra vita e senso della vita, qualunque sia la sovrastruttura ideologica ed esistenziale che ci si appiccica sopra: no life, no party.
(Vale anche per il postulante dell'Assoluto il cui motore mentale é la vita eterna)
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Dante il Pedante

Ciao sono Dante il pedante :)
No vita no assoluto ;D va bene anche.Infatti la vita è un aspetto/manifestazione dell'assoluto-Poi non è vero che assoluto=voglia di vita eterna.Ci sono tanti che pensano agli assoluti senza aspettarsi la vita eterna o hanno un'idea di vita che non è quella che s'intende comunemente come aldilà,paradiso,ecc. Ci sono tante varietà nell'orto ;D
Padrone dacci fame, abbiamo troppo da mangiare.La sazietà non ci basta più. Il paradosso di chi non ha più fame,ma non vuol rinunciare al piacere di mangiare.(E. In Via Di Gioia)

Ipazia

Sì, i nichilisti. Aporetici pure loro visto come la vita, salvo rare eccezioni, se la tengono bene stretta.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Aumkaara

Citazione di: Dante il Pedante il 12 Ottobre 2020, 08:14:36 AM
Ciao sono Dante il pedante :)
No vita no assoluto ;D va bene anche.Infatti la vita è un aspetto/manifestazione dell'assoluto-Poi non è vero che assoluto=voglia di vita eterna.Ci sono tanti che pensano agli assoluti senza aspettarsi la vita eterna o hanno un'idea di vita che non è quella che s'intende comunemente come aldilà,paradiso,ecc. Ci sono tante varietà nell'orto ;D
E dici di non essere colto? Hai spiegato benissimo. Per alcuni la vita rimane spontaneamente e relativamente importante ma senza che i suoi contenuti (dalle sensazioni fisiche agli ideali più sottili) siano messi in primo piano, non li proiettano cioè in un Assoluto paradisiaco, né li scambiano per una realtà assoluta, ma li vivono per come vengono, al massimo adattandoli alle circostanze. Per quanto strano appaia, questo non è possibile senza aver ben chiara la distinzione tra assoluto e relativo, comprendendo che l'assolutezza della totalità dell'esistenza non è definibile o sperimentabile, e che le esperienze e le conoscenze relative dipendono, nel modo in cui ci appaiono, solo dal nostro punto di vista. Senza avere ben chiare queste distinzioni, continueremo a negare o idealizzare un Assoluto con caratteristiche relative, e assoluizzeremo il relativo, sia che lo si viva volentieri sia che lo si disprezzi.

Dante il Pedante

Ciao Aumkaara
Sono Dante :)
Sono d'accordo che alla fine si assolutizza quello che si ritiene più importante e così l'assoluto si impone nuovamente.Per es. seguendo il dibattito si vede che Ipazia assolutizza la natura,Philip assolutizza la logica e Io prob."assolutizzo" l'assoluto  :( perché ritengo mi dia uno spazio maggiore di libertà
Padrone dacci fame, abbiamo troppo da mangiare.La sazietà non ci basta più. Il paradosso di chi non ha più fame,ma non vuol rinunciare al piacere di mangiare.(E. In Via Di Gioia)

Aumkaara

Già, e direi che, per quanto comprensibile in certi casi o comunque per certe mentalità, è effettivamente un errore assolutizzare anche l'assoluto: sia perché, parlando filosoficamente, un Assoluto per essere tale non può essere che l'unica realtà, e quindi non avrebbe niente di altrettanto reale con cui paragonarsi e potersi definire (neanche come assoluto quindi), sia perché, parlando più in pratica, l'Assoluto è la totalità indivisa dell'esistenza (divisa solo nelle nostre rappresentazioni e nei nostri approcci conoscitivi) e quindi non può essere oggettivata in nessun modo, non può essere racchiusa in un insieme fruibile che può essere indicato come "ecco, questo è l'Assoluto!". Quindi qualunque assolutizzazione dell'Assoluto rimane una semplice idea. Ma, come molte altre idee, può essere utile, può fare da segnale indicatore per qualunque direzione porti ad un qualche equilibrio (purtoppo può portare anche all'opposto, ma questo non è colpa dell'idea in sé, ma di come la si usa, vale per qualunque strumento ideale o concreto).

Ipazia

Con l'ultimo post di Aum trovo finalmente buone assonanze. Non era mia intenzione mettermi in competizione con un mio Assoluto preconfezionato.

L'Assoluto è una protrusione metafisica che asseconda la natura trascendentale del pensiero umano, sempre rivolto col naso all'insù, affascinato da ogni parabola lo proietti verso l'infinito e l'eterno.

E' il confronto con questa natura umana che mi ha portato a cercare, in un ambito totalmente immanente, un assoluto che abbia una fondatezza adeguata a costruirci sopra una filosofia condivisibile. Ma per essere credibile tale fondamento deve essere a priori di ogni ideologia e filosofema e funzionare realmente da denominatore comune capace di agire una dialettica forte, importante.

Ho individuato ciò nella vita umana, senza inventare nulla di nuovo visto che fin da Epicuro la filosofia immanentista ha trovato in essa il suo fondamento filosofico, con un carattere di generalità capace di soddisfare la ratio e il conato trascendentale umano, senza derive metafisiche verso l'Assoluto. Al massimo una meta-fisica a misura umana, un umanesimo. Lasciando alle stelle il loro imperscrutabile corso che ci ha visti nascere e ci seppellirà tutti.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Dante il Pedante

#217
Non si può infatti vivere senza assoluti.Ognuno ha i suoi ,ma molti ne condividiamo.Sia che ci proclamiano assolutisti o relativisti.Li chiamano "gli Universali" che è molto meglio che assoluti.Un universale è la morte, l'altro è il passare di tutto e un altro l'Ignoranza.Conoscete una morte "relativa"? Un passare delle cose "relativo"? Un'ignoranza fondamentale "relativa"? No,infatti :(
Padrone dacci fame, abbiamo troppo da mangiare.La sazietà non ci basta più. Il paradosso di chi non ha più fame,ma non vuol rinunciare al piacere di mangiare.(E. In Via Di Gioia)

Aumkaara

#218
Citazione di: IpaziaHo individuato ciò nella vita umana, senza inventare nulla di nuovo visto che fin da Epicuro la filosofia immanentista ha trovato in essa il suo fondamento filosofico, con un carattere di generalità capace di soddisfare la ratio e il conato trascendentale umano, senza derive metafisiche verso l'Assoluto.
Purtroppo e per fortuna una filosofia immanentista non acconterà mai tutti. Sia perché il pensiero immanentista mette in primo piano la quantità, "il contare", la tecnica, che fanno parte soltanto di uno dei due aspetti della mente ordinaria e non tutti gli umani ordinari sono polarizzati proprio in tale aspetto; e sia perché il fatto che le "stelle" siano imperscrutabili ed indifferenti è un pensiero che, per quanto sia nato dalla nostra attuale esperienza e non certo da mero pessimismo, se non viene indagato, se non è messo in dubbio, non può essere accertato, ma solo preso per "ovvio" dalle mentalità dal pensiero meno qualitativo, meno comprensivo, meno intuitivo. Potrebbe dipendere solo dalla nostra attuale posizione il vederci completamente piccoli, in balia del destino, completamente distruttibili. Ma è proprio il pensiero immanentista a non voler indagare "in alto", e quindi a non farci mai scoprire se l'alto è accessibile. Sembra un pensiero religioso, ma se ne differenzia per il fatto che non parte da una certezza, ma da una domanda, da una possibilità. Che non è avvertita da tutti, quindi neanche un pensiero trascendentalista potrebbe andare bene per tutti, senza contare che spesso, più che possibilista, è rigidamente certo dell'alto tanto da dimenticare di vivere il basso.
Sì può solo lasciare che entrambe le strade siano accessibili e, se fosse possibile influenzare la società, non permettere mai che solo una delle due ecceda o si diffonda più dell'altra, anche solo perché non esiste eccesso che non crea problemi e che non si trasformi nel suo opposto da cui cercava di distanziarsi.
Andrebbe fatto questo anche nella propria singolarità individuale, ma non posso sperare che un trascendentalista atterri troppo (potrei allettarlo con i giocattoli della quantità e della tecnica, ma, invece di dargli così un minimo di interesse per le "scienze naturali", rischierei solo di farlo diventare un consumatore bulimico - con cui a quel punto compensare il vuoto lasciato dalle sue certezze su di un alto che magari non aveva raggiunto e che forse non tentava di raggiungere proprio perché più attratto dalle sue certezze che dalla salita effettiva), né posso sperare che un immanentista alzi la testa se vede solo due dimensioni (potrei attirarlo con un po' di discorsi logici sulla possibilità di una terza dimensione, ma non potendogli dare i giocattoli di tale dimensione - a differenza di quelli della tecnica, sono fruibili solo se la testa la alza di persona - rischierei di fargli credere che io stia facendo solo chiacchiere, facendolo così disinteressare ancora di più). In entrambi i casi l'unica speranza è che entrambi distolgano almeno un po' la troppa attenzione verso le loro "ideologie e filosofemi" (di certezza di una nostra piena partecipazione dell'alto, in un caso; e di soddisfazione per i prodotti ideali e concreti frutto della precisione e del rigore come se tale soddisfazione fosse garanzia di realtà concreta, nell'altro caso); si può sperare che lo facciano almeno per amore di comprensione reciproca e per amore di esplorazione di tutte le possibilità, e per farlo si deve appunto allentare almeno un po' la presa alle proprie ideologie alimentate dai prodotti del sentimento in un caso e dai prodotti del rigore nell'altro caso; in entrambi i casi si tratta di conferme date dal fatto che si vede solo ciò che si cerca, e questo non garantisce niente in un'esistenza che potrebbe contenere tutte le possibilità (l'esempio della pesca delle sole carpe in un fiume ricco di tutto, ottenute solo perché si è impostata la pesca proprio per prendere carpe, è più che adatto ai pregiudizi di tutte e due le mentalità):

CitazioneMa per essere credibile tale fondamento deve essere a priori di ogni ideologia e filosofema e funzionare realmente da denominatore comune capace di agire una dialettica forte, importante.


Non si possono sradicare le ideologie e i filosofemi, si possono solo attenuare andando verso l'alto (solo attenuare, perché tanto prima o poi, a differenza di quello che pensano i trascendentalisti, si ridiscende, per quanto cambiati dalla salita); oppure si possono soffocare andando verso il basso (magari con un bell'impianto transumanista che ci renda "finalmente" homo faber senza farcelo pesare, a differenza di come ci ha forzato ad esserlo la società industriale), ricordiamo solo che ciò che soffochiamo rispunta più violentemente di prima. Rimanendo invece al livello attuale, belli vari (e belli perché vari, dicono) solo nelle tendenze ma senza che la maggioranza faccia effettivi sforzi in nessuna direzione, né su né giù, dovremo necessariamente accettare lo scontro individuale e l'alternanza sociale tra le due tendenze.

Aumkaara

Citazione di: Dante il Pedante il 13 Ottobre 2020, 00:47:00 AM
Non si può infatti vivere senza assoluti.Ognuno ha i suoi ,ma molti ne condividiamo.Sia che ci proclamiano assolutisti o relativisti.Li chiamano "gli Universali" che è molto meglio che assoluti.Un universale è la morte, l'altro è il passare di tutto e un altro l'Ignoranza.Conoscete una morte "relativa"? Un passare delle cose "relativo"? Un'ignoranza fondamentale "relativa"? No,infatti :(
Beh... Sì. Dall'ignoranza appare la conoscenza. Sottolineo "appare", ma è almeno divertente il gioco dell'apparente e quindi relativa conoscenza (anche pericoloso, se preso troppo sul serio).
Il passare delle cose ripropone molte similitudini, segno per lo meno di una qualche costante, per quanto relativa, che permette ciò.
E la morte... è solo un altro "passare delle cose" come sopra, quindi avrà le stesse caratteristiche appena dette. Se fosse un arresto assoluto, sarebbe il primo assoluto dimostrato. 🙃
E comunque si può vivere, se non senza assoluti, attenuando almeno la nostra dipendenza da essi.

Phil

Citazione di: Dante il Pedante il 13 Ottobre 2020, 00:47:00 AM
Non si può infatti vivere senza assoluti.Ognuno ha i suoi ,ma molti ne condividiamo.
Fondamentale è allora distinguere fra i tipi di assoluto: la morte, il cambiamento, etc. sono dati di fatto (umanamente/umanisticamente parlando), non sono postulazioni o assolutizzazioni indimostrabili; non rientrano in «ognuno ha i suoi», per fede, per scelta o altro. Qualcuno può anche vivere senza "assoluti personalizzati", ma non può "assolutamente" esimersi dal (generalizziamo) fare i conti con la morte, il cambiamento, etc.
Il rischio è invece quello di ragionare con assoluti personali e presupporre che quindi anche gli altri debbano averne (assolutizzando l'ipotetica necessità dell'assolutizzazione). Quando ad esempio affermi che, per te, assolutizzo la logica (grazie per il feedback), forse fraintendi l'utilizzo di uno strumento con la sua assolutizzazione: se mi vedi pescare trote con l'apposita canna, non significa che non ne abbia altre (vedi le sviolinate che ho fatto in passato allo zen e al postmoderno, entrambi quasi anti-logica), o che abbia scelto di mangiare solo trote, che la trota sia il mio animale-totem o che sia adepto del "culto della Trota".
Ti segnalo inoltre che se, come dici, "si vede il bersaglio" della domanda (sul senso della vita), allora la domanda sul «qual è» è già diventata risposta (e quindi concordo che possano non servire ulteriori riflessioni sul domandare); tuttavia, sei davvero sicuro che sia così nitidamente visibile? Non sarà una questione di "visione/vista" individuale?


@Aumkaara
La diplomazia del mediare fra posizioni divergenti rischia di suggerirci anche una mediazione fra astrologia e astronomia, fra poesia e scienza, etc. generando ibridi e contaminazioni non sempre coerenti e percorribili (talvolta schizofrenicamente bipolari); ben venga la comprensione della prospettiva altrui, ma non sempre si può vivere di compromessi e "vie di mezzo" (senza offesa per Nagarjuna e Chandrakirti).

viator

Salve Dante. Vedi che si dimostra quanto ti dicevo poco fa circa le diversità tra gli introversi e gli estroversi ? L'introverso parla di meno ma riflette di più mentre tu, (citandoti)................... :"Non si può infatti vivere senza assoluti.Ognuno ha i suoi ,ma molti ne condividiamo.Sia che ci proclamiano assolutisti o relativisti.Li chiamano "gli Universali" che è molto meglio che assoluti.Un universale è la morte, l'altro è il passare di tutto e un altro l'Ignoranza.Conoscete una morte "relativa"? Un passare delle cose "relativo"? Un'ignoranza fondamentale "relativa"? No,infatti".........................non rifletti abbastanza.

Lasciando perdere la ormai nauseabonda distinzione tra Assoluto (sostantivo rigorosamente singolare) ed assoluti (aggettivo pluralizzabile e perciò assurdamente deassolutizzabile secondo alcuni tra cui forse te)........circa la perfetta relatività della morte sarà sufficiente ricordarsi che la riproduzione delle cellule e dei batteri (e scusa se sto parlando di forme "marginali" di vita e di morte) avviene per mitosi, cioè la cellula ad un certo punto si allunga sino a scindersi in due metà identiche. Non sto a farla lunga. Secondo te, se assistiamo a tale fenomeno, staremo osservando la morte di una cellula oppure il sopravvivere della cellula attraverso una sua geniale autoduplicazione, oppure ancora stiamo osservando la nascita di due nuove cellule ?

Secondo me in biologia il concetto di morte andrebbe proprio cancellato e sostituito con riproduzione, moltiplicazione, divisione, dissolvimento, marcescenza, trasformazione, decadimento etc.etc..........dato che "morte" è termine esclusivamente umano di radice psichica che identifica il nostro atavico terrore di perdere la nostra egoistica individualità.

Comunque tutto ciò che hai citato e tutto ciò che citerai al di fuori del termine "Assoluto" non potrà che consistere in contenuti parziali (dato che li collochi all'interno di una loro pluralità) e quindi relativi. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Aumkaara

Phil: parlando in generale: c'è una mediazione mediana, che si colloca tra i due estremi, non comprendendo quindi nessuno dei due, ma anzi traendo appunto schizofreneticamente ed incoerentemente pezzi dall'uno e dall'altro; e c'è una mediazione stabilizzante, posta al di fuori della loro linea, che li comprende entrambi e li vede come estremi di un unico segmento (a meno che non si intrometta stupidamente lo sdegno da parte sua verso gli estremi e non guardi verso di essi), senza però essere coinvolta con le loro contraddizioni reciproche: è coinvolta solo con ciò che li unisce.
Ovviamente può nascere uno sdegno da parte degli estremi verso questo "porsi fuori", come se fosse un "porsi sopra". Ma in realtà non ci sono veri punti di riferimento che possano generare il senso di queste direzioni: non si tratta quindi di una vera superiorità, ma si tratta più che altro di una collocazione non lineare con gli estremi (che magari, comprendendo almeno questo, a quel punto la tacceranno di "non schieramento", come se la linearità fosse l'unica strada su cui schierarsi).

Dante il Pedante

#223
Ciao a tutti

Sono Dante :)
Io ho parlato di "universali" non di Assoluto con la maiusc.che è un termine filosofico ambiguo perché usato in teologia per indicare Dio (pochissomo in realtà,viene più usata dai filosofi) come in filosofia.Quindi assoluto o universale come condizione comune a tutti.La morte,non importa se le cellule poi subiscono un altro processo perché stiamo parlando di un ben preciso evento  (vedere def.scient.di morte corporale)è un FATTO che capita universalmente, persino i protoni decadono.quindi è un assoluto.E' un assoluto della conoscenza. Il divenire è un altyro assoluto perchè non è possibile trovare niente che resta in eterno se non facendo ipotesi indimostrabili.Pertanto è un altro assoluto.L'ignoranza?C'è qualcuno che pensa di essere forse onnusciente'Vediamo onniscienza da qualche parte? Pertanto è un altro assoluto.
Il maestro di relativismo non dubita di se stesso come maestro di realtivismo.Suo malgrado è afferrato da qualcosa di assoluto che abbraccia sia l'assolutezza delle impressioni sia l'assolutezza della forma logica ( come nell'es.di Philip).Questo dimostra che il concetto stesso di conoscenza implica una struttura assoluta dentro il flusso della conoscenza relativa.Unod  eglia ssoluti più rivelatori dell'attività di pensare è la capacità di fare delle domande.Quando fai una domanda quello che interroga ha già qualcosa dell'oggetto su cui si interroga,altrimente come fa a porre la domanda?Resta però Separato dall'oggetto del suo pensiero e "lotta" per unirsi a esso.Questa lotta è per raggiungere la verità.Questa interdipendenza di soggetto-oggetto è un altro degli assoluti per gli uomini in quanto uomini.
Molta gente di adesso è affascinata dal relativismo perché sognano questa visione dell'incontro dell'essere e del divenire.L'essere come divenire,si dice.Però, se guardo bene, e analizzo alla Philip quiel fascino,scopro che esso è possibile solo perché noi non siamo proprio nel movimento dell'essere come divenire,ma al di sopra di esso.Possiamo contemplarlo,ne sentiamo parlare, cipiace o ci fa paura e questa facoltà di CONOSCERE è un assoluto che ci rende possibile riconoscere il relativo e rimanerne affascinati o impauriti.Nespà?
Ciao
Padrone dacci fame, abbiamo troppo da mangiare.La sazietà non ci basta più. Il paradosso di chi non ha più fame,ma non vuol rinunciare al piacere di mangiare.(E. In Via Di Gioia)

Dante il Pedante

Cia Viator
Sono Dante :)
Viator parlare di relativismo assoluto per la cose dell'uomo è una contraddizione in termini,una impossibile combinazione di patrole.Se si evita questa il relativismo stesso diventa "relativo". Un elemento dia ssolutezza che io ho chiamato come un"universale" non è una possibilità ma una necessità,se no nessuna affermazione sensata può essere fatta.E' impossibile anche pratuicamente
Padrone dacci fame, abbiamo troppo da mangiare.La sazietà non ci basta più. Il paradosso di chi non ha più fame,ma non vuol rinunciare al piacere di mangiare.(E. In Via Di Gioia)

Discussioni simili (1)