Re:I postulanti dell'Assoluto - Approfondimenti.

Aperto da atomista non pentito, 12 Settembre 2020, 21:53:49 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

Aumkaara

#105
Viator:
Citazioneun andamento natural-naturalistico il quale prevede
Ti fermo subito. Un andamento naturale che prevede, dici. È quindi una natura intelligente e consapevole. È una forma di panteismo. È oggetto di fede, non di logica, come era richiesto dalla domanda. Scartato. Il prossimo, prego.


PS: spiegazione meno brutale: precedentemente ho parlato con tono "metafisicheggiante" (senza comunque termini specifici) poche volte: se guardi bene (qualche punto a caso, non certo rileggendo tutta la marea di parole) più spesso evidenziavo le contraddizioni e le mancanze di una filosofia materialista che non riesce a fare altrettanto con quelle filosofie che non sono né materialistiche né antimaterialistiche (infatti le scambia per queste ultime; ma anche solo lo studio della logica ha trovato logiche non binarie), può solo pubblicizzare i biscotti che producono le tecniche su cui si basa interamente. Saporiti, ma evitando di pubblicizzare anche che c'è l'olio di palma.
Infatti (mi rifaccio al primo post dell'argomento originario, prima di questo lungo approfondimento), la filosofia materialista pubblicizza se stessa (che è una filosofia del fare) con un'etica del fare del bene (alla società, all'ambiente), dimenticandosi di notare che questi problemi... li crea essa stessa.
Neanche la religione (che pubblicizza se stessa con la pappa d'avena, a volte anche avariata, promettendo un banchetto dopo, sempre dopo) era arrivata a tanto: al massimo ha creato problemi sociali, e a macchia di leopardo, che non erano come ora tutti concentrati contemporaneamente nella maggior parte del globo (quello sfruttato), sempre che prima o poi non arrivi un contraccolpo anche nella zona più piccola, quella sfruttatrice. Nel frattempo, fa un danno ambientale dappertutto.
Problematiche risapute. Se non c'è via d'uscita, allora va bene così. Facciamo i botti, sempre di più e sempre più forti, alla fine almeno ne usciremo appunto col botto.
Se c'è un'altra uscita... Vediamo quale può essere. Partiamo dalle contraddizioni logiche delle filosofie più gettonate. Perché se partiamo solo per rimanere a vedere quanto siamo bravi a produrre cose sempre più belle, senza mettersi in dubbio (né nei risultati pratici, né nei presupposti logici), facciamo un'autoreferenzialità. Quindi basta con le autoreferenzialità, non voglio più neanche parlare di cose metafisiche autoreferenzialmente, ipotizzando azioni non duali che posso dimostrare solo a me stesso e che possono essere seguite da altri solo sulla fiducia, per lo meno se non hanno voglia di notare le contraddizioni delle proprie filosofie (ci sono anche nella metafisica, ma vengono integrate di colpo nell'azione, azione che la stessa logica tendente alla non dualità - ma anche altre pratiche volendo - alla fine fa scaturire di colpo: proprio come nelle filosofie materialiste, che agiscono bypassando le proprie contraddizioni: con ripercussioni di ben altra portata però. Accidenti, ho fatto di nuovo pubblicità autoreferenziale indimostrata 🙃). Servono solo le contraddizioni ora, di qualunque punto di vista, dimostrate logicamente.

viator

Salve Aumkaara. Citandoti : "Ti fermo subito. Un andamento naturale che prevede, dici. È quindi una natura intelligente e consapevole. È una forma di panteismo. È oggetto di fede, non di logica, come era richiesto dalla domanda. Scartato. Il prossimo, prego".

Ehm.........qui purtroppo, per via dell'argomento e dei nostri modi (purtroppo ma inevitabilmente) troppo cerebrali del trattarne.................gli infortuni son dietro l'angolo.

Non si può precisare tutto ciò che intendiamo, quando scriviamo. Troppe parole, confondono tanto quanto troppo poche impediscono di capire.


"prevede" viene da me usato non per sottintendere la capacità o volontà di qualcosa o di qualcuno di "vedere prima od oltre", bensi nel senso di "generare necessariamente un effetto". Tutto qui. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

paul11

#107
 Non mi pare che storicamente i filosofi cosiddetti metafisici fossero contro la fisica e la scienza in generale, basta studiarsi Platone (i testi originali e non le chiaccihere da bar da parte di disseminati e dissennati blog filosofici). E' invece accaduto l'opposto nella modernità con una crociata anti-cristiana e anti-metafisica ovviamente.


I filosofi ,almeno decenti, sanno benissimo che senza filosofia non sarebbero mai arrivati nemmeno allo sperimentalismo Galileo e poi Newton, ecc.


Semplicemente perché per entrare nella scuola di Platone, l'Accademia , bisognava saper di geometria.
Significa che gli assiomi euclidei e i teoremi pitagorici erano risaputi dai filosofi , la logica predicativa aristotelica e la primordiale logica proposizionale degli stoici, le categorie aristoteliche...ecc. Senza questi nessuna scienza  avrebbe avuto propulsione in Occidente.
In Cina infatti, benchè come inventiva non fossero secondi a nessuno, non avevano la "strutturazione" del pensiero , ovvero quegli strumenti (logica, matematica, geometria...) senza le quali è impossibile strutturare la conoscenza, categorizzare ,creare tassonomie. A loro è mancato un Galileo, ma proprio perché Galileo aveva il retroterra della strutturazione del pensiero .
Si trattava di osservare i fenomeni e ordinarli, classificarli, renderli logici in segni matematici e geometrici.
Gli "strumenti", logica, matematica, ecc. stanno fra la teoretica e la pratica, per questo sono potenti .
Costruiscono razionalmente il pensiero , costruiscono teoremi, costruiscono teorie e allo stesso tempo sanno interpretare i fenomeni fisici e naturali dentro il "segno" geometrico, matematico, logico .
Questo lo fecero i metafisici, piaccia o no. Ma i metafisici non sono quegli astratti umani che veleggiavano nelle nuvole, la filosofia greca nasce dall'osservazione della natura, da Talete fino alle cosmologie di Anassagora e del Timeo di Platone.
Furono le domande che nascevano dalle osservazioni a chiedersi il rapporto fra universo, natura e umanità e quale fosse la "struttura originaria".


E fin qui, ribadisco qualunque decente filosofo postmoderno non può che accettare.


Dove nasce la separazione fra metafisica e fisica moderna? Nel "focus" del significativo.
Per i metafisici è più importante capire  l'origine del "tutto", dell'universo.
Poiché da esso dipende la natura e l'uomo.
Adatto che ciò è possibile solo per via del pensiero razionale e non dei sensi corporei, allora la metafisica a discendere razionalmente, cercò di capire ad es. in Platone cosa fosse il Bene e la Giustizia, in rapporto alla creazione del Demiurgo.
La modernità sconfessò la metafisica, focalizzandosi sui fenomeni naturali e sull'uomo, quindi esalta il cosiddetto "sensibile" . Ma qui nasce la contraddizione moderna. Perché  per ogni umano, che si ritenga metafisico  o fisico, il giudizio è posto dal pensiero. Non è il fenomeno che parla all'uomo, è l'uomo che ancora interpreta il fenomeno nel segno matematico attraverso le leggi fisiche.


Il pensiero rimane il discriminante come accertatovi, non un "demiurgo" e neppure i fenomeni fisici.
Il passo successivo è lo studio dell'agente conoscitivo, l'uomo, con tutti i suoi limiti naturali fisici.


Ma ritornando al problema originario, ha mai saputo dare risposte la filosofia o le scienze attuali sulle domande fondamentali? Da dove veniamo? Dove andiamo? A cosa serve vivere, quale è il suo significato La risposta è no: la filosofia moderna  ha addirittura inabissato queste domande ,le ha
affondate con una supponente ignoranza : "E 'inutile porsi queste domande".
Qui falliscono tutte le filosofie moderne dal noumeno kantiano allo psicologismo fenomenico husserliano, alle fantomatiche analitiche anglosassoni, al panteismo spinoziano, all'aletheia heideggeriano, alla logica dialettica severiniana autogiustificativa.
Nessuna di queste filosofie ha più il coraggio di porsi "cosa viviamo a fare"?
Perché se il giudizio moderno filosofico è che i metafisici sono ingenui e illusi, c'è da chiedere ai filosofi del "niente" da dove vengono ,che ci stanno a fare al mondo e dove andranno a finire.
Se la filosofia perde le domande fondamentali : è morta. Piaccia o non piaccia.
La filosofia moderna non ha affatto superato la metafisica, lo ha "dimenticata volutamente", perché ha pensato e voluto che la filosofia abbracciasse le scienze,divenendo naturali e fisiche, esaltando quindi l'evoluzionismo darwiniano, il materialismo . Forte delle scoperte scientifiche, di un enorme progresso tecnico e tecnologico, ha sposato le prassi, senza avere più una "testa", quella stessa "testa" che consentì alle scienze di volteggiare potenti.
Oggi siamo prassi, siamo uomini che camminano....ma non chiedete a quest'uomo quale è il senso del cammino ,se sarà concime per le piante.......E' un uomo che va senza una meta, senza testa.
Felice come un beota nel luna park dei ricchi premi e cotillon...........


E quì manca del tutto la filosofia, che sia metafisica o postmoderna

Aumkaara

#108
Viator: ovviamente scherzavo sulla gravità dell'avere introdotto un concetto non dimostrato (o per lo meno non è grave in un forum), come spero fosse chiaro dal PS.
Però ora stiamo proseguendo comunque su di una strada migliore:
Citazionegenerare necessariamente un effetto
Questo è un motivo regolatore possibile: la necessità. Dobbiamo solo scoprire che necessità è, da cosa è dovuta.
Ma vedila da un punto di vista filosofico ontologicamente pluralista, in cui la visione unitaria è solo epistemica, soggettiva, una formalità propria di un certo modo di conoscere, una forma di insiemistica matematica, utile ma senza radici reali: in un quadro del genere, da dove spunta quel "necessariamente"? Due enti essenzialmente separati, che al massimo cozzano per caso, "alla Democrito", che possibilità hanno di proseguire per più di un istante nel loro rapporto? Ricordiamolo: non ci sono davvero delle leggi, perché queste presuppongono un piano-ente-intelletto regolatore (infatti, se per i primi scienziati le leggi erano "ovviamente" date da Dio, oggi le "leggi" naturali sono formulazioni. Con cui descrivere le regolarità osservate. Non sono la causa di tali regolarità, ne sono solo il "racconto" che ne facciamo noi).


Paul11: niente da aggiungere. Ma la filosofia materialista, come dici anche tu, avrà molto da togliere. E non sarebbe un problema, è nel suo diritto non porsi certe domande: se non ci fosse almeno un po' di tale filosofia, non avremmo la forza neanche di cercare il cibo. Ora però si è appena appena ecceduto nel lato opposto. E, come dicevi, ciò trasforma la tecnica in prassi, nel muoversi tanto per muoversi, sempre più efficientemente e sempre meno con un motivo che non sia la gratificazione per l'efficienza stessa, in ogni ambito sociale, per le masse; relegando la ricerca (persino quella scientifica) a poche oasi.

Ipazia

Citazione di: Aumkaara il 06 Ottobre 2020, 02:30:05 AM
Partiamo da un punto più basilare, già posto ma non risolto se si nega una visione non pluralista ontologica. Una domanda che è in linea con quanto detto finora ma che potrebbe stare bene in apertura di un altro argomento: come si spiegano, in assenza di divinità esterne o di un panteismo (presumendo che non crediamo ad entrambi), le regolarità riscontrate nei rapporti tra elementi di un'esistenza realmente frammentaria (e non frammentata artificiosamente per finalità di approssimazione conoscitiva)?

Le regolarità si spiegano con le interazioni fisico-chimico-biologiche tra la pluralità degli enti in gioco racchiusi in un tutto (universo) che la scienza da sempre indaga. Tali relazioni non sono ipostasi metafisiche ma eventi reali e non autorizzano ad alcun volo pindarico al di fuori di ciò che si può dire (Wittgenstein).

Citazione di: paul11 il 06 Ottobre 2020, 14:45:32 PMMa ritornando al problema originario, ha mai saputo dare risposte la filosofia o le scienze attuali sulle domande fondamentali? Da dove veniamo? Dove andiamo? A cosa serve vivere, quale è il suo significato La risposta è no: la filosofia moderna  ha addirittura inabissato queste domande ,le ha
affondate con una supponente ignoranza : "E 'inutile porsi queste domande".

Ma anche no. E' inutile porsele in ambito di scienze della natura, ma sono assolutamente pertinenti nell'ambito del trascendentale umano che è compito squisitamente filosofico. Peccato mortale metafisico è attribuire alla natura delle intenzioni, mentre è legittimo interrogarsi sulle intenzioni di quel prodotto naturale la cui evoluzione ha generato organi e funzioni intenzionali. Non è colpa della natura se tali intenzionalità sono limitate e contraddittorie, ma, tra tanti limiti e contraddizioni, anteporre il carro ai buoi proprio del pensiero storico metafisico, reificante fantasie in entità e forze aliene, è quanto di peggio si può ottenere dall'intelligenza umana.

Il trascendentale meta-fisico umano funziona solo se è saldamento ancorato alla terra che lo ha generato e opera tanto meglio quanto più si avvale della conoscenza della sua generatrice e dei suoi processi. A questo serve la scienza: non a fornire risposte esistenziali, ma gli elementi solidi e fondati di tali risposte. Le quali sono in carico esclusivo al trascendentale umano che completa la sua episteme e prassi (etica) attraverso il ragionamento filosofico.

Non stupisce l'interazione biunivoca tra filosofia e scienza. Anche oggi, come nell'antica Grecia, la comprensione più piena della realtà è appannaggio di scienziati-filosofi. Vaccinati dalla malattia mortale metafisica che consiste nell'anteporre i postulati ai fatti. Cosa dalla quale anche il grande Newton aveva messo in guardia (hypotheses non fingo). E vaccinati pure dalla malattia mortale scientista che consiste nell'identificazioni ingenua dei fatti coi valori. Parafrasando un saggio: dai alla natura quello che è della natura e all'uomo quello che è dell'uomo.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Premetto un profondo plauso alle argomentazioni di Paul11. Dopodichè cito Aumkaraa : ".......(infatti, se per i primi scienziati le leggi erano "ovviamente" date da Dio, oggi le "leggi" naturali sono formulazioni. Con cui descrivere le regolarità osservate. Non sono la causa di tali regolarità, ne sono solo il "racconto" che ne facciamo noi)".

Ma le leggi, escogitazioni appunto nostre, non hanno carattere di assolutezza e le "necessità" che esse dettano sono sempre relative al sistema di previsione degli eventi che noi umani abbiamo deciso di adottare.

Il fatto che il sole sorga anche domani resta una nostra previsione probabilistica, non una certezza od una "necessità" immortale. Ci crediamo, ci contiamo, regoliamo la nostra vita su ciò...........ne facciamo, tutto sommato, un articolo di fede. Cerchiamo di vincere una scommessa e sempre - finora - l'abbiamo vinta.

I materialisti "duri e puri" (non faccio nomi)  anch'essi scelgono "per fede". Tutti noi nasciamo privi di certezze e non troveremo mai nessuno che possa spiegare alle fedi che ci diamo via facendo (quella in Dio per alcuni, quella nella ragione o logica o scienza per altri) in qual modo si possa passare - durante la vita - da una condizione di incertezza ad una di certezza. Per farlo occorrerebbe incontrar per strada la Verità. Come molti affermano sia loro successo ma nessuno mai riuscirà a dimostrare. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Aumkaara

#111
Citazione di: Ipazia
Le regolarità si spiegano con le interazioni fisico-chimico-biologiche tra la pluralità degli enti in gioco racchiusi in un tutto (universo) che la scienza da sempre indaga. Tali relazioni non sono ipostasi metafisiche ma eventi reali e non autorizzano ad alcun volo pindarico al di fuori di ciò che si può dire (Wittgenstein).
Concordo con Wittgenstein: niente ipostasi, sono abolite dal discorso.
Mentre è in gioco solo ciò che è osservabile o descrivibile, fin quanto è possibile. E l'interazione è possibile: due enti interagiscono. Lasciamo stare la natura di tali enti. Per ora.
Interagiscono, niente lo impedisce. Ma cosa fa proseguire l'interazione per più di un istante o proprio nello stesso modo ogni volta?


Citazione di: viatorle "necessità" che esse dettano sono sempre relative al sistema di previsione degli eventi [...] I materialisti "duri e puri" (non faccio nomi)  anch'essi scelgono "per fede".
Ah. La necessità non era esattamente tale, allora. Quindi si ritorna alla fede, per spiegare la causa di qualcosa: quello che si studia dipende dalla propria visione, non dalla sua natura. Se anche il materialismo filosofico si rivelasse per questo motivo una fede, cadrebbe qualunque logica che voglia arrivare fino alle proprie estreme conseguenze. Se fosse così, se la logica dovesse arrestarsi per un dogma qualunque, non potremmo proseguire.

viator

Citazione di: Aumkaara il 06 Ottobre 2020, 18:03:20 PM
Citazione di: Ipazia
...............................................................................
.........

Citazione di: viator le "necessità" che esse dettano sono sempre relative al sistema di previsione degli eventi [...] I materialisti "duri e puri" (non faccio nomi)  anch'essi scelgono "per fede".

Ah. La necessità non era esattamente tale, allora. Quindi si ritorna alla fede, per spiegare la causa di qualcosa: quello che si studia dipende dalla propria visione, non dalla sua natura. Se anche il materialismo filosofico si rivelasse per questo motivo una fede, cadrebbe qualunque logica che voglia arrivare fino alle proprie estreme conseguenze. Se fosse così, se la logica dovesse arrestarsi per un dogma qualunque, non potremmo proseguire.


La necessità puramente materiale, non fideistica, è quella che esiste nel mondo, nelle cose, nei rapporto causa-effetto. La necessità materiale, che sta fuori delle nostre zucche, per entrarvi è costretta a venir trasformata in concetto cerebrale, cioè immateriale. Concetto nel quale decidiamo di voler credere. O no ?.Quindi ci sarà un fuori di noi materialmente necessario (e che se ne frega se noi esistiamo e cosa ne pensiamo e crediamo) poi ci sarà - dentro di noi - il concetto di essa necessità il quale nascerà dopo essere stato assai variamente elaborato ANCHE (figuriamoci !) dai nostri sensi, poi quindi dalla nostra psiche, esperienza, coscienza, mente.E secondo me ciò che dimostra (pardon, chi ci fa credere) all'esistenza di una necessità materiale oggettiva.........sarebbe proprio il fatto che senza di essa non sarebbe mai risultata NECESSARIA la nostra apparizione a questo mondo.Per favore non obiettare nulla (scherzo !) perchè a questo punto troverei troppo faticoso il replicarti. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

Citazione di: Aumkaara il 06 Ottobre 2020, 18:03:20 PM
Concordo con Wittgenstein: niente ipostasi, sono abolite dal discorso.
Mentre è in gioco solo ciò che è osservabile o descrivibile, fin quanto è possibile. E l'interazione è possibile: due enti interagiscono. Lasciamo stare la natura di tali enti. Per ora.
Interagiscono, niente lo impedisce. Ma cosa fa proseguire l'interazione per più di un istante o proprio nello stesso modo ogni volta?

Le abbiamo chiamate forze nella natura inanimata; pulsioni, istinto, nei viventi (compulsioni nelle degenerazioni patologiche). Le riscontriamo oggettivamente e abbiamo imparato a misurarle anche se non ne conosciamo la causa, non fingendo ipotesi in assenza di dimostrazioni, secondo il magistero di Newton. E non moltiplicando inverosimilmente gli enti, secondo il magistero di Ockham.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

La scienza non ricerca l'utilità, bensì la verità.
L'utilità è viceversa obiettivo della tecnica.

La scienza è lo stesso pensiero razionale che si inoltra nel mondo alla ricerca della verità.

Non dovrebbe stupire come la matematica sia in grado di descrivere come il mondo funziona.
Difatti la matematica è espressione del pensiero razionale, generato da questo stesso mondo.

Ma il pensiero razionale è in grado, almeno in linea di principio, di comprendere il fondamento del mondo?

Direi proprio di no.
Perché nessun sistema è in grado di mostrare ciò che lo fonda.

Di modo che nella ricerca della Verità occorre andare oltre lo stesso pensiero razionale.
Mettendo cioè in discussione gli stessi principi su cui si regge.

Il principio d'identità, indispensabile per ogni pensiero razionale, deve perciò essere messo in discussione.

D'altronde non è proprio quel A=A ciò su cui si basa ogni separazione?

E non è proprio questa separazione la condizione perché il Bene non sia?
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Citazione di: bobmax il 06 Ottobre 2020, 20:11:40 PM
Ma il pensiero razionale è in grado, almeno in linea di principio, di comprendere il fondamento del mondo?

Direi proprio di no.
Perché nessun sistema è in grado di mostrare ciò che lo fonda.

Quale mondo ? Quale fondamento ? Quale sistema ?
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Aumkaara

#116
Citazione di: IpaziaLe abbiamo chiamate forze nella natura [...] Le riscontriamo oggettivamente e abbiamo imparato a misurarle anche se non ne conosciamo la causa
Facciamo finta che non importi (e forse non importa davvero) la nostra ignoranza su di una eventuale causa e sulla necessità che ce ne debba essere una, perché altrimenti forse basterebbe questo per non poter stabilire se la pluralità è davvero ontologica, che invece affermavi come se fosse già stato accertato. Forse si può stabilire con informazioni che già abbiamo. Ad esempio la possibilità a cui accenni di poter effettuare misurazioni sulle interazioni dando loro anche un nome.
Possiamo misurare anche di quanto si muove il sole nel cielo, e dargli anche un nome, "moto del sole nella volta celeste", ciononostante questo non ci garantisce che tale movimento appartenga al sole. Poter misurare qualcosa e dargli persino un nome quindi non ci garantisce di sapere quale è la natura di ciò che misuriamo. Non ci interessa quindi il fatto di poter fare misurazioni sulle interazioni, per stabilire come fanno due enti ad interagire regolarmente, che è ciò che può accertare se la pluralità è davvero ontologica. Quindi, torniamo alla domanda: possiamo sapere, in qualche altro modo, come fanno due enti essenzialmente separati ad interagire per più di un istante o comunque sempre nello stesso modo?

bobmax

#117
Citazione di: Ipazia il 06 Ottobre 2020, 20:49:41 PM
Citazione di: bobmax il 06 Ottobre 2020, 20:11:40 PM
Ma il pensiero razionale è in grado, almeno in linea di principio, di comprendere il fondamento del mondo?

Direi proprio di no.
Perché nessun sistema è in grado di mostrare ciò che lo fonda.

Quale mondo ? Quale fondamento ? Quale sistema ?

La provocazione potrebbe essere un invito all'analisi.

Anche se probabilmente è solo una provocazione fine a se stessa, essendo l'analisi la grande assente nel forum.

Sperando nella prima ipotesi rispondo:

Il mondo è tutto quello che c'è.
Il fondamento la sua causa, che evidentemente non c'è.
Sistema, insieme di elementi che interagiscono attraverso proprie leggi.
Il mondo è perciò un sistema.

A questo punto l'analisi può proseguire.

Se però si replica, per esempio: Quale causa? Quale tutto? Quale che c'è? E così via...
Altro non si fa che confermare che la seconda ipotesi era corretta.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

#118
@Aum

L'ontologia assoluta la possiede meno che mai il postulante dell'Assoluto. La migliore ontologia a cui possiamo attingere é quella induttiva-deduttiva del metodo scientifico i cui esiti sperimentali, realizzazioni tecniche, e procedure di asseverazione e falsificazione ne confermano quotidianamente la validità funzionale e sincerità epistemologica; fatta la tara dei truffatori che, con molta più libertà che nell'ambito scientifico, allignano ovunque.

Per l'analisi, a presto.
.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Aumkaara

#119
Citazione di: Ipazia
L'ontologia assoluta la possiede meno che mai il postulante dell'Assoluto. La migliore ontologia a cui possiamo attingere é quella induttiva-deduttiva del metodo scientifico
L'ontologia non riguarda l'assoluto, ma più semplicemente la causa o la radice dei fenomeni relativi: non è la stessa cosa, perché se una causa esiste, è anch'essa relativa. Quindi, se la pluralità è ontologica, è anch'essa un relativo (che venga poi assolutizzata da alcune filosofie o punti di vista, è un altro discorso). Ma per ora ci stavamo accontentando di scoprire se la pluralità lo è davvero, ontologica.
Il fatto però che il metodo migliore (solo per certi propositi, e con tutti i rovesci della medaglia) sia quello induttivo-deduttivo che postula una esistenza plurale, non garantisce lo status ontologico a quest'ultima.
Lo hai appena detto: è solo un metodo.
Solo un'analisi filosofica può stabilire se tale metodo ha basi solide, per ora esso di solido ci ha dato solo prodotti comodi (alcuni anche umanamente quasi essenziali per non cadere in alcuni eccessi del passato) o nozionisticamente interessanti a prezzi non sempre convenienti, soprattutto per la maggioranza degli esseri (vedere la lista dei problemi, di portata più grande dei precedenti, e scatenati o ingigantiti solo dopo l'uso massiccio di questo metodo).
Finché non concludiamo questa analisi filosofica che avevamo iniziato, la dichiarazione che la pluralità esplorata dal metodo scientifico sia ontologica, rimane articolo di fede o al massimo di convenienza intellettuale e fisiologica (due aspetti importanti, ma non ontologica).
L'analisi può comunque continuare riprendendo la ricerca: cosa rende possibile, se davvero è possibile, che due enti essenzialmente distinti possano interagire con una qualunque regolarità?

Discussioni simili (1)