Re:I postulanti dell'Assoluto - Approfondimenti.

Aperto da atomista non pentito, 12 Settembre 2020, 21:53:49 PM

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green demetr

#195
Citazione di: Dante il Pedante il 10 Ottobre 2020, 23:46:30 PM
Ciao green demetr
Sono Dante  :)
Io non sono colto come voi, ma ho paura del pragmatismo.Quando sento parlare di pragmatismo ho come l'impressione di sentire lo schiocco di una frusta dietro le spalle, come se qualcuno di potente volesse costringermi a correre sempre più veloce.Ma mentre corro non ne capisco il senso, e continuo a sentire schioccare implacabile la frusta.E allora mi chiedo:"Che caxxo vuole questo da me?" :(


Si tratta di processi psicologici, sostanzialmente la perdita del pensiero, rende lo spazio del soggetto claustrofobico, a questo punto meccanicamente il soggetto diventa violento.
Ossia diventa sadico, distruggendo lo spazio vitale degli altri.
Fino all'autodistruzione sistematica (sua oltre che nostra)

Certo ce ne sarebbe da parlare per anni.
Purtroppo l'intellighenzia sta rispondendo molto tardi, e contemporaneamente stanno nascendo filosofie ancora più stupide.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Phil

Citazione di: green demetr il 10 Ottobre 2020, 23:14:03 PM
se invece la questione è legata al mero funzionalismo, e non all'oggetto, allora saremmo in un ambito dove il concetto di assoluto è un assoluto relativo.

Ma senza assoluto nessun pensiero della morte e dunque della vita.
In ultima analisi questo pensare è anche un invito a non  pensare, in assoluto.
Il funzionalismo, a cui alludo come "surrogato a misura d'uomo" dell'Ontologia (pensata anticamente "a misura d'Essere"), può fare a meno del concetto di assoluto, nel senso che può impostare, più che un'ontologia in fieri, un pragmatismo (@Dante: senza frusta, almeno finché focalizziamo la conoscenza fuori dall'uso "politico" della conoscenza) che sappia distinguere la "meccanica" dell'evento dalla sua (sovra)interpretazione umanistica. Non perché quest'ultima vada avversata o evitata, ma solo per verificare se il valore attribuito all'evento abbia preso il sopravvento su ciò che l'evento è, almeno secondo il metodo delle discipline che lo studiano (e, al di sotto di aneliti assolutistici, tale studio è tutto ciò che, umanamente, l'evento è). Verifica, metodo di studio e identità dell'evento basati su criteri assoluti? La domanda è ormai così retorica (e controfattuale) da perdere quasi di senso.
Quindi non è, secondo me, «un invito a non pensare», piuttosto è un invito a pensare senza il tono epocale e grandioso delle ontologie assolutistiche (rivelatesi tanto poetanti quanto impotenti di fronte all'epistemologia laboriosa della scienza), forse dissimulatamente inconsapevoli di come lo sguardo umano dipenda da come è fatto l'occhio più che da ciò a cui esso si rivolge (v. implicazioni della quarta domanda kantiana).
In un pensare umile ed aperto, la vita è lo sfondo di ogni funzionare e di ogni pensare, perché ne è la condizione di possibilità, mentre la morte è l'arresto di tale funzionamento; rimangono nondimeno in gioco tutte le onto-elegie e narrazioni culturali sul valore della vita, valore che (come detto sopra), se si vuol parlare di ontologia (o ciò che ne resta), va a mio avviso pertinentemente distinto, seppur non cancellato, dalla "meccanica" del "ciò che è".

bobmax

Citazione di: green demetr il 10 Ottobre 2020, 23:21:15 PM
Come mai invece secondo te, la filosofia contemporanea, si sta spostando sempre più in ambiti cross-over con la scienza?

A mio parere è il principio della topologia della violenza come intitola molto bene Byun Chul, ossia è proprio per via del decadimento non tanto del soggetto che crea il principio etico. quanto dello spazio in cui agisce il soggetto, spazio sociale, ormai imploso sotto i colpi della scienza.

Il gioco si sta facendo duro.

La scienza nel suo inoltrarsi nel mondo sta facendo svanire ogni illusione.

È la razionalità che avanza portando chiarezza.
Ma con essa pure il deserto di senso diventa ineludibile.

Ogni rimedio all'angoscia esistenziale si rivela illusorio.
E così gran parte dei cosiddetti filosofi non san più cosa inventarsi. La scienza, con le sue "verità", appare a molti l'ultima spiaggia per una filosofia morente.

E invece è proprio la caduta di ogni dio, la fine di ogni superstizione, l'occasione per l'autentica filosofia!

Spesso sono infatti proprio gli scienziati  i migliori filosofi.
Perché gli autentici scienziati sono sospinti, dalla propria fede nella Verità, fino al limite del razionale.

Dove non vi è più nulla a cui aggrapparsi.
E tocca al soggetto, in perfetta solitudine, affermare il Vero.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Dante il Pedante

#198
Secondo me la scienza non sta facendo svanire le illusioni ma invece ne crea una nuova,potentissima:quella che la scienza stessa sia onnipotente e risolve/risolverà ogni problema.Il covid intanto ha dimostrato che la scienza è lontanissima dall'essere onnipotente ed anzi brancola spesso nel buio e nell'improvvisazione,ma c'è un problemadi più complesso che non sa rispondere:la domanda di senso e allora tenta di bypassarla facendo credere che la domanda stessa di senso sia illusoria.Il problema è che la domanda non si riesce a sopprimerla perché c'è la morte.Al massimo si può drogare il cervello con tanti illusioni tecnologiche che servono appunto per cercare di NON domandarsi il senso della vita e delle cose.
Il ragionamento di Phil mi sembra tipo un pensiero circolare.Il cane che si morde la coda che ho scritto.Ifatti domanfarsi il senso della vita è umile o arrogante?E' una domanda relativa o assoluta per l'individuo incarognito dalla vita?Non l'occidentale giovane medio scopatore in piene salute con buon impegno e carriera di sales manager,ma per tutti gli altri che ricevono bombe in testa o muoiono di orribili malattie,ecc.ecc.
Padrone dacci fame, abbiamo troppo da mangiare.La sazietà non ci basta più. Il paradosso di chi non ha più fame,ma non vuol rinunciare al piacere di mangiare.(E. In Via Di Gioia)

Phil

Citazione di: Dante il Pedante il 11 Ottobre 2020, 16:36:00 PM
domanfarsi il senso della vita è umile o arrogante?E' una domanda relativa o assoluta per l'individuo incarognito dalla vita?Non l'occidentale giovane medio scopatore in piene salute con buon impegno e carriera di sales manager,ma per tutti gli altri che ricevono bombe in testa o muoiono di orribili malattie,ecc.ecc.
Come già accennato qualche giorno fa, ogni domanda filosofica è sempre doppia e quella sul senso della vita non fa eccezione: la domanda sul senso contiene anche quella sul senso della domanda. Detto meno in sintesi: prima di partire alla ricerca del senso della vita, prima di chiedersi se è assoluto/relativo oppure atto umile o arrogante, prima di interrogare chi in fondo si occupa d'altro (le scienze), per me bisognerebbe interrogarsi sulla domanda stessa: che significa «senso della vita»?
Prima di chiedermi qual è, dovrei chiedermi se c'è, come faccio a saperlo e quali indizi ho a disposizione per l'indagine. Rispondere con un dogmatico «deve esserci perché in molti se ne sono interrogati» o «perché la vita deve avere un senso» (perché?), è la morte del pensiero critico e del fare filosofia.
La domanda va secondo me affrontata prima nel suo significato, che eventualmente agevolerà (o rivelerà insensata) la ricerca della riposta.

Ipazia

Il senso della vita è la vita. Averne cura è il senso più sensato dell'esser/e/ci. Sarà strettamente tautologico ma i sensi hanno il vezzo di essere aderenti, come la nostra pelle, e appiccicosi e caldi come il nostro sangue.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Dante il Pedante

Per Philip
Allora,visto che il mio prec.è stato censurato,la metto così.SE inizi a domandarti il perché della domanda,poi devi chiederti il perché del perché della domanda,poi il perché del perchè del perchè,e non c'è fine.Questo a casa mia si chiama "on.....ment..." o, con più  classè:oltrepassare il senso della domanda.Il pensiero così non trova alcun sbocco e piombi nella stasi del pensiero,nell'impasse,che è quella della filosofia moderna,nespà?Il pensiero migliore è quello diretto,senza barriere,diritto come una freccia.E' il pensiero intuitivo che colpisce non quello circolare che fai tu, che è sterile.Infatti l'eccesso di circolarità ingarbuglia il pensiero che non trova più nemmeno la sua premessa da cui è partito.Ingarbugliare porta apparentemente solo in profondità ma non avvicina di più alla risposta.Se ingarbugliare fosse un sistema valido glia vvocati sarebbero le persone più  vicine al vero ;D ;D 
Padrone dacci fame, abbiamo troppo da mangiare.La sazietà non ci basta più. Il paradosso di chi non ha più fame,ma non vuol rinunciare al piacere di mangiare.(E. In Via Di Gioia)

Phil

Citazione di: Dante il Pedante il 11 Ottobre 2020, 20:21:21 PM
SE inizi a domandarti il perché della domanda,poi devi chiederti il perché del perché della domanda,poi il perché del perchè del perchè,e non c'è fine.Questo a casa mia si chiama [...] oltrepassare il senso della domanda.[...] l'eccesso di circolarità ingarbuglia il pensiero che non trova più nemmeno la sua premessa da cui è partito.
Correggimi se sbaglio, ma non ho proposto un'infinita catena di domande, ho parlato solo di doppia domanda: la domanda principale e quella sul senso specifico di tale domandare. La seconda può comportare ulteriori sotto-domande, ma non certo infinite: si tratta di chiarire il significato delle parole usate nella domanda («senso» in relazione a «vita», «quale» piuttosto che «se») e non vedo come riflettere su ciò che compone la domanda possa ingarbugliare la questione, essere circolare o oltrepassare il senso della domanda stessa.
Il pensiero che va «diritto come una freccia», se vuole centrare il bersaglio, non deve forse essere accompagnato dal pensiero che si chiede dov'è (e se c'è) il bersaglio?


@Ipazia
Il senso è anzitutto convenzione (tanto per la linguistica quanto per lo zen), non è una qualità o un attributo intrinseco della materia o della realtà; altrimenti il senso-della-vita sarebbe oggetto di studio di una scienza empirica (da non confondere con il fatto che la vita sia fenomeno empirico; vedi precedente distinzione fra funzionalismo "ontologico" e valori umanistici). Per cui, come da topic, il senso può essere assolutamente postulato dal soggetto, che dovrà poi riscontrarne la compatibilità con ciò che lo circonda e con le sue scelte di vita.

Dante il Pedante

Padrone dacci fame, abbiamo troppo da mangiare.La sazietà non ci basta più. Il paradosso di chi non ha più fame,ma non vuol rinunciare al piacere di mangiare.(E. In Via Di Gioia)

Dante il Pedante

Ciao Ipazia
Sono Dante :)
"il senso della vita è la vita" non ha senso.perché sensoè significato cioè il valore della cosa  edire che il senso della vita è la vita non stabilisce e definisce nessun valore mi pare
Padrone dacci fame, abbiamo troppo da mangiare.La sazietà non ci basta più. Il paradosso di chi non ha più fame,ma non vuol rinunciare al piacere di mangiare.(E. In Via Di Gioia)

Ipazia

Citazione di: Dante il Pedante il 11 Ottobre 2020, 21:20:38 PM
Ciao Ipazia
Sono Dante :)
"il senso della vita è la vita" non ha senso.perché sensoè significato cioè il valore della cosa  edire che il senso della vita è la vita non stabilisce e definisce nessun valore mi pare

E' un corto circuito tra la vita e se stessa. Anche in termini valoriali, identificare il senso della vita con la vita stessa significa darle un valore infinito. Che poi è per ciascuno il valore della sua vita individuale.

Ha ragione phil a dire che così si finisce nell'assoluto, ma è un assoluto esistenziale in tutta la sua fisicità, non un assoluto metafisico. E' un assoluto a tempo determinato contenuto nella vita reale di ogni vivente. Vaccinato da illusioni assolute dalla consapevolezza della propria limitatezza nel tempo e nello spazio: della sua vita.

Il "senso" della vita non è solo verso/direzione, ma pure sensazione pulsante gettata nel mondo. Sensazione condivisa e pertanto fondativa nella modalità di cui al paragrafo precedente. Contenitore di una spiritualità immanente che si concretizza nella cura. Laddove approda pure la filosofia in quanto scienza incontrastabile dell'ethos.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Dante il Pedante

Non vedo nessun problema a finire nell'assoluto.E' uno spazio GRANDE, appunto uno spazio assoluto e quindi maggiore è lo spazio maggiore è la libertà,nespà? ;) ci si muove meglio,più cretaivamente, in uno spazio grande invece che in uno di ristretto e definito a priori da un metodo.Se la vita fosse un granchè il tuo ragionamento filerebbe,ma siccome non è un granchè ,ma invece molto piena di ingiustizia,male fisico e morale,ecc. la domanda sul senso sorge fda sè spontanea,umana al 100%.Se la reprime reprimi la tua stessa umanità  per me.
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Ipazia

La vita (umana) è l'assoluto che passa il convento evolutivo. Coi suoi acciacchi e limitazioni. Ma poichè la stragrande maggioranza degli umani, e la totalità degli altri viventi, si tiene ben stretto il suo, direi che il senso/valore, anche in termini fattuali, è asseverato e ben lungi dalla falsificazione. E riesce a rispondere anche alla domanda di solidità empirica.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

 Salve. Al di fuori del linguaggio umano il concetto di "senso" non ha – spero sarete d'accordo – alcun significato.


Su tale base il senso (di qualcosa, e quindi, complessivamente, della vita) altro non è che il più lontano degli effetti POSITIVI umanamente prevedibili di quella certa cosa di cui si sta cercando appunto il senso.


Per chi creda, ad esempio, nella religione, il senso del credere nella religione consiste nel più lontano e conclusivo dei suoi effetti benefici, cioè l'eterna beatitudine o eterna sopravvivenza.


Per i non credenti che credano nella logica impersonale invece, il significante dell'espressione "senso della vita", rispettando sempre il principio del "più lontano degli effetti benefici", consisterà nella prospettiva di riuscire ad evitare la maggior quantità possibile di circostanze avverse o dolorose




Per i non credenti gaudenti, invece il senso della vita sarà il piacere, il godimento, in quanto esso verrà considerato come ciò in cui sempre, in ogni istante e circostanza, la vita DEVE consistere, mentre ogni altro aspetto di essa (morte inclusa) verrà da essi considerato come un indesiderato e sgradito intermezzo (o negativa indesiderata conclusione) di ciò il cui rinnovarsi (il piacere) costituisce appunto scopo e senso di vita.


Quindi avremo tutta una varietà soggettiva di "sensi" delle vita umana rigorosamente relativi.


A seconda quindi della diversa maturazione dei soggetti, il senso della vita di ciascuno potrà discrezionalmente e incontestabilmente spaziare dal riempirsi lo stomaco il più spesso possibile al cercare di immolarsi come martiri tra le più atroci torture, poichè solo il singolo è in grado di stabilire quale sia – per sè - il più lontano degli effetti POSITIVI umanamente prevedibili da porre quale senso esistenziale del proprio vivere. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Dante il Pedante

E beh Viator ,certo.Il somaro pensa che le carrube sono migliori dell'erba dei campi che calpesta libero il cavallo.Non tutti hanno la stessa natura/maturità spirituale. :) Ipazia tu affermi ma non dimostri.Io dico che è meglio l'assoluto perché è così e devi fartene una ragione.Tu parli sempre in questo modo così.

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