Re:I postulanti dell'Assoluto - Approfondimenti.

Aperto da atomista non pentito, 12 Settembre 2020, 21:53:49 PM

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bobmax

Oggetto della scienza è ciò che può essere falsificato.

Mentre l'obiettivo della filosofia è ciò che non può essere falsificato.

Poiché la verità, nell'esserci mondano, è tale solo in quanto negazione di ogni possibile falsità, la scienza si occupa di tutto quello che appare "vero" nell'esserci.
Che poi è tutto quello che c'è.
Esserci è A = A, negazione di ogni possibile non A.

Viceversa la filosofia ambisce alla Negazione della negazione.
Cioè all'Assoluto.
Verità che non necessita di negare alcunché.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Dante il Pedante

Secondo me il compito della filosofia è sopra tutto quello della critica. Infatti notavo che tra i vari alberi mancava quello importantissimo dei criticisti, che non sono relativisti perché sottopongonoa critica ogni pensiero compreso quello relativista :)
Padrone dacci fame, abbiamo troppo da mangiare.La sazietà non ci basta più. Il paradosso di chi non ha più fame,ma non vuol rinunciare al piacere di mangiare.(E. In Via Di Gioia)

Ipazia

Chiedo venia ma manca pure l'albero dei materialisti che, andando al sodo della sua altalenante ma concreta ontologia, sono un'altalena singola appesa ad un ramo; perfettamente fruibile da chiunque entro certi limiti gravimetrici.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Ipazia

Tornando alla filosofia, il suo compito è dare risposta alle domande fondamentali, postate da Paul qualche pagine fa, ad alcune delle quali risponde bene la filosofia naturale (scienza) mentre altre restano esclusivamente nell'ambito della filosofia (morale).

Portando una torcia platonica nella notte in cui tutte le vacche, e le domande, sono nere, si scopre che alcune lo sono meno di altre: 1) da dove veniamo (archè) ? 2) Chi siamo ? (essere) 3) Dove andiamo ? (divenire). Compito di Sophia è rispondere a queste domande in ogni epoca; e in ogni epoca le risposte variano, ma non così risolutamente come le risposte a domande di interesse antropologico inferiore.

Il mio modesto parere è che alla domanda 1 e alla parte materiale della 2 oggi la risposta migliore viene dalla scienza. Mentre la restante parte della 2 e la 3 (escluse le previsioni di tipo deterministico proprie delle metodologie scientifiche) sono di competenza del trascendentale umano, della meta-fisica antropologica. La quale 3 andrebbe rideclinata in: dove vogliamo andare ?, perchè il carattere esistenziale (esserci) della domanda 3 è il nucleo della risposta che ci si attende.

Che nella filosofia il negativo pesi molto, è assodato fin dall'illuminata intuizione: omnis determinatio est negatio. Sulla dialettica della negazione e sul suo doppio salto mortale hegeliano si è detto di tutto da Spinoza ad Adorno, ma vincolarla all'Assoluto mi pare hybris assoluta.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Phil

Citazione di: Dante il Pedante il 10 Ottobre 2020, 11:51:58 AM
credo che un bambino innocente che non sa nulla di filosofia sceglierebbe la seconda immagine,quella dei dommatici perchè  di tutte è l'unica che gli permetterebbe veramente di giocare a dondolarsi(anche quella degli antropofaghi ma è scomodissima  :D ).Con un incredibile rovesciamento la più odiata dai filosofi diventa la più bella per un bimbo innocente (lasciate che i bimbi vengano a me...meditate gente ,meditate ;) )
Eppure mi sembra che quella dei tecnofili prometta bene; ancor meglio quella dei divulgatori... concordo che quella degli "antropofaghi" sia piuttosto scomoda, ai limiti dell'indigesto; quella dei dogmatici è comunque pericolosa per il rischio di schiantarsi sull'albero quando l'altalena torna giù; quella degli asceti potrebbe prestarsi al gioco, ma richiede di saper tenere una solida presa abbastanza a lungo (non è per bambini); quella dei postmoderni è confinata (e sappiamo quanto i bambini amino trasgredire); in alternativa c'è quella dei buddisti che è un prato verde dove scorrazzare. Mi unisco comunque all'invito alla (pre)meditazione.

Sui molti alberi mancanti, non mi resta che ribadire la limitatezza del materiale a disposizione (dichiarando la mia sottintesa incapacità a produrne di nuovo):
Citazione di: Phil il 10 Ottobre 2020, 11:01:56 AM
ho usato tutte le immagini fornite da quel sito, cercando di trovare gli abbinamenti per ognuna [...] senza escluderne nessuna


@Ipazia
Concordo sulla generale difficoltà che hanno i sistemi a (auto)valutarsi dall'esterno (perciò un confronto in disaccordo è spesso utile); quando ci provano, talvolta sembra che gli altri sistemi perseverino nell'"andar per funghi", mentre il proprio sistema, ovviamente, è «perfettamente fruibile da chiunque» (con le dovute postille del caso). Ci sarebbe almeno un (meta)sistema che non si pone come migliore degli altri, proprio perché li presuppone (è su un altro piano), rilasciando le sue spore dalla antropologia culturale alla logica formale passando per l'ermeneutica; che sia il sistema dell'accademia dei Puffi?

bobmax

Compito della filosofia non è dare risposte.
Le risposte le dà la scienza. E sempre e soltanto relativamente ai come.

I perché hanno invece tutto il loro valore nelle domande.
Ed è proprio questo domandare lo scopo della filosofia.
Un domandare senza sosta, analitico, che va in profondità senza mai giungere al fondo.

L'autentica filosofia, essendo ricerca della Verità, conduce alla perdita di ogni certezza. Una perdita ragionata però, risultato di una continua e attenta analisi.
E l'analisi è sofferenza.
In questo modo ci si ritrova là, dov'è il limite.

E dove tocca solo a me decidere, in perfetta solitudine, cosa è Vero.

Ma per svolgere l'analisi occorre aver fede, fede nella Verità.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Dipende che filosofia. Le domande della filosofia richiedono risposte condivise, attraverso la persuasione che per essere sincera deve basarsi sui dati di fatto di cui si occupa pure la scienza. Esaurite (provvisoriamente ) le domande della scienza e ottenute le risposte rimangono inevase le domande sul senso dell'esserci, laddove soltanto la filosofia può dire qualcosa. Preferibilmente di sensato. Per cui si torna alla necessità di chiarezza&distinzione dell'evidenza scientifica. Con una variante mica da poco: la dialettica delle relazioni umane, sovente conflittuale sulla base di interessi ugualmente fondati. Sui quali, ancora una volta, solo la filosofia morale può dare risposte. Giammai assolute, ma le migliori possibili in quel contesto reale.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Salve Ipazia: Citandoti  con qualche mia integrazione grassettata: "Portando una torcia platonica nella notte in cui tutte le vacche, e le domande, sono nere, si scopre che alcune lo sono meno di altre: 1) da dove veniamo (archè) ? 2) Chi siamo ? (essere) 3) Dove andiamo ? (divenire) 3A) Dove finiremo ? (arrivare) 3B) Dove vorremmo finire ? (nostro arbitrio ?). Compito di Sophia è rispondere a queste domande in ogni epoca; e in ogni epoca le risposte variano, ma non così risolutamente come le risposte a domande di interesse antropologico inferiore.

Il mio modesto parere è che alla domanda 1 manchi sia la risposta di Sophia che di Gnosi (veniamo dalla nebbia in Val Padana) e alla parte materiale della 2 oggi la risposta migliore viene dalla scienza. Mentre la restante parte della 2 e la 3 (escluse le previsioni di tipo deterministico proprie delle metodologie scientifiche) sono di competenza del trascendentale umano, della meta-fisica antropologica. Per la 3A vale sempre la meteorologia della Val Padana ed infine la eventuale 3B: (dove vogliamo andare  dove vorremmo finire ?) sarebbe la versione  esistenziale della domanda 3 solo nel caso in cui si supponga l'esistenza del libero arbitrio.

Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Phil

Parlando di domande fondamentali, è manualistico ricordare che, a suo tempo, Kant ne individuò quattro: cosa posso conoscere (ontologia, gnoseologia)? Cosa devo fare (etica, politica)? Cosa è lecito sperare (sentimento estetico e te(le)ologia)? Cos'è l'uomo (antropologia)?
L'ultima mi sembra essere la più "retroattiva", condizionante e fondante.

Ipazia

Concordo, l'ultima é in condominio tra filosofia naturale e morale, scienza ed etica, physis ed ethos.

Gnoseologicamente essa é la domanda fondativa dell'universo antropologico.

La cui risposta é misura di civiltà nell'agire la variabile dipendente (ethos) rispetto a quella indipendente (physis).
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

green demetr

#190
cit Phil del 8 ottobre
"Il «sapere fatto dall'uomo» (episteme) che «funziona nella realtà» non è in contraddizione con un'«ontologia che funziona», ne è anzi il fondamento;"

Si se ne facciamo una questione del funzionamento, ma allora appunto ribadisco, dunque l'oggetto è un attributo della matematica.

A questo punto entriamo nel solipsismo però.

Direi che invece ci sarebbero Locke, Kant, e infine Husserl, a prevenire un simile abuso del pensiero.

Naturalmente se invece la questione è legata al mero funzionalismo, e non all'oggetto, allora saremmo in un ambito dove il concetto di assoluto è un assoluto relativo.

Ma senza assoluto nessun pensiero della morte e dunque della vita.
In ultima analisi questo pensare è anche un invito a non  pensare, in assoluto.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: bobmax il 08 Ottobre 2020, 15:21:11 PM

Perché si fa una analisi?

Il perché non può che essere etico.

Il mondo è sistema per il soggetto.

In quanto sistema onnicomprensivo, può essere considerato il principio di ogni possibile analisi.

Tuttavia questo principio non è sufficiente a far avviare la ricerca.
Perché in se stesso è vuoto di senso.

Il mondo è solo il gioco da giocare, con i suoi giocatori e le sue regole.
Ma il senso, la motivazione per l'analisi la può dare solo il soggetto.

Soggetto, che è a tutti gli effetti assolutamente solo.

È infatti il figlio unigenito.


L'insieme delle causazioni come principio etico del soggetto.


Non potrei essere più d'accordo.


Come mai invece secondo te, la filosofia contemporanea, si sta spostando sempre più in ambiti cross-over con la scienza?


A mio parere è il principio della topologia della violenza come intitola molto bene Byun Chul, ossia è proprio per via del decadimento non tanto del soggetto che crea il principio etico. quanto dello spazio in cui agisce il soggetto, spazio sociale, ormai imploso sotto i colpi della scienza.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: Dante il Pedante il 09 Ottobre 2020, 11:23:34 AM
Ciao a Tutti! ;D

Sono Dante il Pedante :)

Sono ritornato perché so perdonare. Fino a settante volte sette. E così,anche se sono stato censurato ingiustamente  ritorno perché ho visto che vi manco ;)

Questo ho scritto sul tema:
E' un circolo vizioso.Perché si stabilisce a priori l'unico metodo accettabile (quello scientifico).E' un cane che  si morde la coda. Sarebbe come  se un pescatore stesse pescando in un corso d'acqua dove ci sono trote  e altre specie di pesci d'acqua dolce.Arriva qualcuno che, vedendolo pescare, gli dice:"Potrebbe darsi che, in questo corso d'acqua, ci siano anche altri tipi di pesci, oltre alle trote.Che ne dici?". Ma il pescatore usasse per pescare solamente canna e piombi adatti alla pesca della trota e così, piccato, rispondesse:"Amico, prova tu a pescare con questa canna, e vedrai che esistono solo trote in questo corso d'acqua". Giustamente,però.l'altro obietterebbe:"Forse, però, bisogna usare un'altra canna e altri piombi per vedere se ci sono altre specie di pesci.Con questa,è evidente che potrai pescare sempre e solo trote".
Il pescatore, con la mente costruita da sempre per pescare solo trote, seccato per l'interruzione direbbe: "Allora, fammi vedere questa nuova canna".
" Ma tu sei disposto a usarla, se te la faccio vedere?" risponderebbe il passante.
"NO! E' una cosa ridicola.lasciami in pace ora, che devo continuare a pescare le trote!" :blank:


Ciao Dante il pedante.


Intendi dire che il circolo vizioso più che essere, come penso io, la pretesa di eliminare il soggetto in assoluto, sia invece un soggetto vivente che vive pragmaticamente la vita.


Certamente essendoci in ballo la questione del soggetto, il soggetto vivente è come un sottoinsieme.


Lo scienziato ha bisogno di frazionare la realtà in continuazione, in quanto è la sua prassi quello di farlo.


Lungi dal fare della scienza un mero errore, è la sua prassi, ossia la prassi politica dei suoi autori, a renderla catastrofica.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: Aumkaara il 09 Ottobre 2020, 11:46:08 AM
Dante il Pedante, io ti adoro, con quell'esempio.
Comunque, anche la filosofia si morde la coda. Solo che poi non si accontenta, a differenza degli altri automorsicatori: si divora pian piano tutta, e divora anche (i principi e le conclusioni su cui si basano) gli altri metodi.


Direi che invece è il contrario, la filosofia ricerca un assoluto proprio per evitare la nullificazione di tutti gli altri metodi che pretendono di trovare finalità, lontante dalle cose naturali. E perciò artificiose e false, non possono che diventare scienze dell'olocausto.
D'altronde gli autori che stanno aprendo gli occhi sono sempre di più, e sempre di più sono i mitomani della scienza del domani.
Chi divora chi? E' questa la vera domanda che dovresti porti, non chi divora cosa.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Dante il Pedante

Ciao green demetr
Sono Dante  :)
Io non sono colto come voi, ma ho paura del pragmatismo.Quando sento parlare di pragmatismo ho come l'impressione di sentire lo schiocco di una frusta dietro le spalle, come se qualcuno di potente volesse costringermi a correre sempre più veloce.Ma mentre corro non ne capisco il senso, e continuo a sentire schioccare implacabile la frusta.E allora mi chiedo:"Che caxxo vuole questo da me?" :(
Padrone dacci fame, abbiamo troppo da mangiare.La sazietà non ci basta più. Il paradosso di chi non ha più fame,ma non vuol rinunciare al piacere di mangiare.(E. In Via Di Gioia)

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