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Realtà e Verità

Aperto da bobmax, 24 Gennaio 2023, 14:22:22 PM

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iano

#165
Più esattamente la fortezza è inattaccabile finché non viene percepita come tale, cioè finché non si viene in possesso della sua mappa.
Quando ciò avviene il destino della fortezza è segnato, ma umanamente si cerca di difenderla ad oltranza scavando nuovi fossati, erigendo nuove cerchia di mura per difenderla da un nemico che non c'è, fortezze Bastiani dentro le quali si  resta imprigionati, facendo la fine del capitano Drogo.
Meglio sarebbe abbandonare la fortezza una volta note le sue mappe.
Apparentemente il processo di conoscenza è ricerca di verità, come se prima di iniziare la ricerca non si possedessero verità, essendo che si và in cerca di ciò che non si possiede.
Però le cose stanno proprio al contrario di così, e la conoscenza è perdita di verità, perchè si può difendere ad oltranza solo quella fortezza di cui il nemico non conosce l'ubicazione, e la conoscenza svela questa ubicazione.
Noi siamo imprigionati dentro al nostro senso di realtà, ma di fatto non è una prigione finché non viene percepita come tale, ed anzi la sua estensione appare indefinita scambiandosi con la realtà.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

green demetr

#166
Citazione di: iano il 15 Ottobre 2023, 18:50:52 PML'essenza della verità è di non poter essere confutata, per cui il rischio è di assumere come vero ciò che sembra inconfutabile, e certamente è inconfutabile ciò che non si riesce a narrare, finché non ci si riesce, e questo basterebbe a giustificare l'origine del concetto di verità.
In alternativa è inconfutabile ciò che si definisce come tale, cioè ciò che contiene l'inconfutabilità nella narrazione che lo definisce, e questo è l'unico caso in cui ciò che è narrabile è inconfutabile.
La spiritualità potrebbe essere quella narrazione che, facendosi carne, sparisce sotto la superficie, divenendo inconfutabile, senza essere verità, se il processo è reversibile.
Nella perdita di spiritualità che caratterizza i nostri tempi si pensa potrebbe  essere implicata la scienza, e per quanto si provi a negarlo  , potrebbe essere  che perdita di spiritualità e scienza siano anzi due nomi diversi dello stesso processo. La scienza è cioè il processo inverso della spiritualità, per cui il loro destino è strettamente legato.
Quindi la scienza potrebbe non essere la causa della perdita di spiritualità, ma la  perdita di spiritualità stessa, così come la spiritualità essere la perdita di scienza.
La realtà, intesa per definizione come ciò che è inconfutabile, ha il suo punto debole nella sua identificazione con l'essere, perchè se viene confutato l'essere viene confutata la realtà, e in effetti la scienza è una continua narrazione dell'essere che equivale alla sua confutazione, perchè tutto ciò che è narrabile è confutabile.


Non credo che c'entri la scienza, quanto la narrazione di qualcosa a cui si decide corrisponda qualcosa d'altro.
Il problema principale in questo senso è la modernità con la sua metafisica del certo, che certo non è mai.
Ma Platone te lo dice fin dall'inizio. Torniamo a leggere Platone, grazie. Tra poco apro discussione totale sul nostro.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: Ipazia il 15 Ottobre 2023, 21:55:44 PMNon c'è una sola scienza e quelle che ci sono spaziano dal materiale allo spirituale, dal divino al satanico, dalla verità alla menzogna.

Ci sono almeno tre livelli di scienza:

1) la filosofia naturale divenuta scienza, che ricerca con animo puro il perché causale della realtà. La sua soave natura attira le attenzioni di Satana che comincia a trasformarla in

2) Scienza, ideologia scientista, testata dall'inconfondibile "credo nella Scienza", che ha soppiantato gli antichi numi e diviene ancella ideologica della

3) $cienza, sotto il segno del dio Padre Capitale. Apoteosi satanica è il Nobel alla coppia di affaristi stregoni Biontech di quest'anno e sospetto che tu non te ne sia nemmeno accorto (Anche la Corte Costituzionale non ha scherzato, satanicamente parlando).

Inutile dire che la degenerazione dell'idea originaria di episteme ha risvolti che vanno oltre la mera tecnologia e che lo spirituale, la trascendenza, emergenti, puzza più di zolfo che di incenso.

Spirito dei tempi, che irride alla sofferenza delle anime pie e diventa enigma solo per chi non riesce a credere nemmeno ai propri occhi. Vezzo tipicamente metafisico sul datato. Ma...non è mai troppo tardi per una metafisica aggiornata.


Ma certo che mi sono accorto della buffonata di Pfizer, ne stanno preparando di nuove e sempre più idiote-pericolose. Non mi sono soffermato, l'importante è che lascino libertà di scelta.
Per quanto riguarda l'argomento bè speriamo in un riavvicinamento nella filosofia naturale allora, ma l'era del contrario, mi sembra stia accelerando il distanziamento dal mondo arcaico, a noi così superiore in lungo e largo. ;)  
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: daniele22 il 17 Ottobre 2023, 17:52:44 PM
Ciao Green ... a dircela tra me e te non c'avevo pensato neppure io, o meglio c'avevo pensato, ma senza sviluppare la notazione. Mi è riaffiorata quando ho risposto a Myskin nel post 122, cioè, praticamente me l'ha tirata fuori lui. Eppure, guarda come la faccenda, sotto altro aspetto, l'avevamo già tirata fuori più di un anno fa nel post 94 (Tematiche filosofiche - Fenomenologia dello spirito di Hegel). E ancora con abiti diversi si è riproposta nel post di due settimane fa, il numero 20 (Percorsi ed Esperienze - Pensieri da un amico) ... Aaah! .. Aperol !! Che mona! Per forza! Sono sempre io quello che pensa! Eh no no no .. Nel dialogo su Hegel l'hai detta tu a onor del vero. Beh, pensaci un poco.
Vorrei chiederti ora cosa intendi con: "ulteriore problema per le logiche formali che si attengono al percetto" ... in patafisica confidenza non so di cosa si tratti. Pido perdón. Un saluto

Ma si la filosofia accademica con le sue patturnie su temi inutili, lasciamola perdere. Continuiamo con in nostri pensieri intermittenti. Quello che è mio è tuo e  quello che è tuo è mio...che importa ;) l'importante è mantenere acceso il cervello, ormai sempre più in panne. :D
Vai avanti tu che mi vien da ridere

daniele22

Citazione di: green demetr il 21 Ottobre 2023, 03:27:23 AMMa si la filosofia accademica con le sue patturnie su temi inutili, lasciamola perdere. Continuiamo con in nostri pensieri intermittenti. Quello che è mio è tuo e  quello che è tuo è mio...che importa ;) l'importante è mantenere acceso il cervello, ormai sempre più in panne. :D
Grazie Green, insomma se ho ben inteso vado avanti io che a te vien da ridere. Salutoni

daniele22

Citazione di: bobmax il 20 Ottobre 2023, 18:26:18 PMGrazie per la solidarietà. Non penso c'entri la considerazione, piuttosto mi sa che dipenda dalle corde che si vanno a toccare a causa del nostro modo di porci. Normalmente riscontro che il mio comportamento suscita facilmente amori o odii, difficile la via di mezzo...
Mi spiace che sia sembrato paternalismo verso Damiano (ritengo che a lui ti riferivi con "Stefano"). Non era certo mia intenzione essere paternalista, semplicemente era un atteggiamento affettuoso verso chi ha poco più  di un terzo dei miei anni.

Beh, il divenire non può essere considerato Verità assoluta.
Ma neppure la sua assenza.
Cioè se con essere intendiamo il non mutamento, allora questo essere si fonda proprio sulla negazione del divenire. E viceversa, il divenire sulla negazione dell'essere.
Ma è un gioco senza fine.
Perché il divenire ha senso soltanto se qualcosa permane, se no cos'è che diviene?
E allo stesso tempo l'essere ha senso solo ammettendo il divenire, in quanto se nulla divenisse che essere sarebbe?

Diverso è l'Essere, che prescinde sia dal divenire sia dal permanere.
È l'Essere che permette la esistenza, ossia permette essere diveniente.
Questo Essere è assoluto. E evidentemente non esiste.
Per la esistenza:
Essere = Nulla

......

Il fatto che tu voglia tenere i piedi saldi per terra dimostra, a mio parere, la tua volontà di non ingannarti.
Questo è richiesto dalla fede nella Verità.
Epperò, secondo me, dovresti pure verificare la consistenza di questa terra su cui ti credi saldo.
È davvero sicuro il suo sostegno?
Non sostengo che il divenire sia l'assoluto, intendendolo solo come un postulato, un punto di partenza arbitrario; proprio così come il buddismo dice che esiste la sofferenza io dico che esiste il fenomeno. Nel caso in esame, "vero è il fenomeno" intende significare che la percezione mentale dell'azione è ciò che permette alla ragione di funzionare. Quello che inoltre mi induce a postularlo a guisa di pietra angolare dell'apprendere, del conoscere, deriva pure dal fatto che ad altri senzienti accadrebbe di ritenerlo vero, il fenomeno appunto, magari non rendendosene conto.  Ben fondato sarebbe pertanto il mio stare coi piedi per terra. Altrettanto ben fondata non sarebbe invece l'idea dell'essere, e infatti tu lo eguagli al nulla, salvo poi dire che, diversamente, esiste un essere assoluto che prescinde dall'essere e dal divenire e che anch'esso evidentemente non esiste. Un bel guazzabuglio. Comunque, non può essere allo stesso tempo che il divenire neghi l'essere e l'essere neghi il divenire. Nel senso che uno dei due nega solo di riflesso verso una pretesa dell'altro. A negare, invece, può essere solo uno dei due e a deciderlo sarebbe la successione temporale con cui si sono presentate in vita l'idea del divenire e quella dell'essere. E come già detto, dato che pure altri senzienti si attengono al fenomeno e il fenomeno rimanda all'idea del divenire, mi sembra che il divenire corrisponda all'idea più antica, e ben piantata quindi coi piedi per terra. Un saluto

iano

#171
Citazione di: daniele22 il 21 Ottobre 2023, 21:28:43 PM
E come già detto, dato che pure altri senzienti si attengono al fenomeno e il fenomeno rimanda all'idea del divenire, mi sembra che il divenire corrisponda all'idea più antica, e ben piantata quindi coi piedi per terra. Un saluto

Bravo.
Credo tu abbia ragione, se è vero che l'essere può considerarsi come ciò che si ripete, ed essendo ciò che si ripete un fatto, allora l'essere è un fatto.
Quindi l'essere non sarebbe ciò che è, ma ciò che non cambia per un tempo tale da poterci fare affermare che è, scambiandolo poi magari arbitrariamente per ciò che è in quanto tale.
Cioè ''del come dai fatti possano generarsi i non fatti'', il metafisico.
Divenire è logicamente più semplice rispetto ad essere.
L'essere è un caso particolare del divenire.
Perchè dunque ci siamo fissati tanto sull'essere contrapponendolo al divenire.?
Perchè  ci siamo fin qui fissati su una contrapposizione che non c'è?

Tanto per fare un altro esempio di questo tipo di inganno, noi contrapponiamo il tutto al nulla, ma in effetti tutto e nulla sono due casi particolari di qualcosa.
Magari c'è un meccanismo mentale che crea tutta una serie di questi inganni.
E' però un meccanismo smascheratile e superabile seppure con difficoltà.
Consideriamo infatti con quanta difficoltà siamo riusciti ad accettare lo zero come numero, cioè a considerare nessuna quantità come un caso particolare di quantità.

Il linguaggio è una bella cosa, ma c'è sempre il rischio che i suoi termini da mezzo diventino fine, innescando un meccanismo di radicalizzazione.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

#172
L'essere è concettuale e bisogna scriverlo Essere per distinguerlo dalla parte reale dell'esistente che consiste nella permanenza di qualcosa.

L'errore del ragionamento iniziale di questa discussione è nel non voler accettare quella negazione che rende logica la speculazione secondo il principio della adaequatio e determina (determinatio est negatio) il confine tra verità e falsità, realtà e immaginazione.

Ovvero, una falsità ("oggi piove" mentre non piove) è reale in quanto falsità, è una falsità reale. Qualsiasi ricerca di verità (filosofica, scientifica, storica, mediatica, giudiziaria) si fonda sulla determinatio di verità reali contrapposte a falsità reali. Secondo negazione, come da principio (di realtà: il non essere non è).

L'aporia è mettere sullo stesso piano logico e razionale verità e falsità, realtà e speculazione. Mestiere antico (e remunerativo) quanto la sofistica. Da principi del foro che assolvono la falsità e condannano la verità.

P.S. per iano: si contrappone l'essere al divenire per il pregiudizio metafisico dell'Assoluto.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

#173
Citazione di: Ipazia il 22 Ottobre 2023, 07:26:21 AMP.S. per iano: si contrappone l'essere al divenire per il pregiudizio metafisico dell'Assoluto.
Si, hai ragione, e non è che io volessi uscire da questo pregiudizio generale dell'assoluto, ma dal particolare pregiudizio dell'essere come paradigma di assoluto.
Non perchè mi stia particolarmente antipatico, per quanto possa avermi stufato il suo perdurare, ma perchè cercavo di dimostrare con argomentazioni logiche come sia possibile spostare altrove il pregiudizio, ad esempio dall'essere al divenire, assolutizzando i fatti.
Questa è pura teoria, ma questo spostamento potrebbe essere utile non in quanto novità per la novità.
Infatti  in tal modo spostiamo l'attenzione da un essere eterno ad un ''essere istantaneo'', il fatto, che in quanto tale è ripetibile, e in quanto ripetibile non esclude l'eternità.
In questo modo, senza buttare a mare millenni di speculazione filosofica basata sull'essere,  ampliamo a dismisura l'orizzonte speculativo, dove ciò che è stato diventa un caso particolare di ciò che potrebbe essere .
Peccato che il termine ''adequazio etc...'' non mi aiuta a capire, ma sospetto diciamo la stessa cosa, o no? :)
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

Non ha senso neppure contrapporre l'istante all'eterno.

L'essere umano, inteso nella sua unità psicofisica autocosciente, permane dalla nascita alla morte, un manufatto, dalla produzione al consumo o distruzione, l'universo, da un ipotetico bigbang ad una probabile fine.

Con gradi diversi di certezza possiamo definire la permanenza dei ta panta come il loro essere coincidente con l'esistere, così come la nostra episteme è in grado di stabilire nel suo stato dell'arte.

Con buona pace di tutti gli assoluti, Verità inclusa. E di secoli di postulazione metafisica su un flogisto rivelatosi aprioristicamente fallace. Resta la letteratura, spesso di ottima fattura, per un godimento estetico. E, filosoficamente, una riflessione sulla insuperabile maieutica dell'errare. In tutta la sua semantica.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

#175
Citazione di: Ipazia il 22 Ottobre 2023, 08:41:06 AMNon ha senso neppure contrapporre l'istante all'eterno.

L'essere umano, inteso nella sua unità psicofisica autocosciente, permane dalla nascita alla morte, un manufatto, dalla produzione al consumo o distruzione, l'universo, da un ipotetico bigbang ad una probabile fine.

Con gradi diversi di certezza possiamo definire la permanenza dei ta panta come il loro essere coincidente con l'esistere, così come la nostra episteme è in grado di stabilire nel suo stato dell'arte.

Con buona pace di tutti gli assoluti, Verità inclusa. E di secoli di postulazione metafisica su un flogisto rivelatosi aprioristicamente fallace. Resta la letteratura, spesso di ottima fattura, per un godimento estetico. E, filosoficamente, una riflessione sulla insuperabile maieutica dell'errare. In tutta la sua semantica.
Secondo me senza contrapposizione di termini non esiste linguaggio,  e l'importante quindi è che il linguaggio non tracimi dal suo fine in una inflazione metafisica, stante che  la metafisica in sè non è eliminabile.
La contraddizione di fondo secondo me è che la metafisica non andrebbe presa serio, ma funziona solo se la si prende sul serio.
Saggio quindi sarebbe stare in equilibrio sul crinale che divide la necessità dal necessario.
Se non ci  prendiamo troppo sul serio ci blocchiamo, ma se ci prendiamo troppo sul serio diventiamo iperattivi e facciamo  danno, prima a noi, radicalizzandoci, e poi agli altri.
Credere nella verità significa prendersi troppo sul serio ,fingendo di tenere più ad altro, che a noi stessi.
Oggi avremmo dovuto capire che salviamo noi stessi se allarghiamo quel noi in numero e qualità, allargando anche l'orizzonte del nostro pensiero, e a ciò possono ostare certi paletti fin qui posti e che fin qui ci hanno portato, ma che rischiano adesso di bloccarci.
I nostri pregiudizi, con i loro pro e contro sono inevitabili, per cui dobbiamo conviverci. Questa è la notizia cattiva.
La notizia buona è che si possono cambiare.
Cos'è in fondo una filosofia se non il tentativo di inquadrare al meglio tutti i nostri pregiudizi?
E cosa succede quando li hai ben inquadrati?
Succede che non potrai allora di fare a meno di cambiarli, perchè la conoscenza, che di pregiudizi è fatta, è una pietra miliare del nostro divenire.
Quindi la filosofia conta, eccome, che lo si voglia oppure no, che lo si ammetta oppure no, e filosofia propriamente è quando lo si ammette e  lo si vuole:  quando non si vive alienati dai propri pensieri, curando che il piacere di pensare non crei una dipendenza che porti il pensiero oltre la sua funzione, per cui alla fine c'è chi si fissa con la verità e chi  con gli alieni.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

bobmax

#176
Citazione di: daniele22 il 21 Ottobre 2023, 21:28:43 PM
Non sostengo che il divenire sia l'assoluto, intendendolo solo come un postulato, un punto di partenza arbitrario; proprio così come il buddismo dice che esiste la sofferenza io dico che esiste il fenomeno. Nel caso in esame, "vero è il fenomeno" intende significare che la percezione mentale dell'azione è ciò che permette alla ragione di funzionare. Quello che inoltre mi induce a postularlo a guisa di pietra angolare dell'apprendere, del conoscere, deriva pure dal fatto che ad altri senzienti accadrebbe di ritenerlo vero, il fenomeno appunto, magari non rendendosene conto.  Ben fondato sarebbe pertanto il mio stare coi piedi per terra. Altrettanto ben fondata non sarebbe invece l'idea dell'essere, e infatti tu lo eguagli al nulla, salvo poi dire che, diversamente, esiste un essere assoluto che prescinde dall'essere e dal divenire e che anch'esso evidentemente non esiste. Un bel guazzabuglio. Comunque, non può essere allo stesso tempo che il divenire neghi l'essere e l'essere neghi il divenire. Nel senso che uno dei due nega solo di riflesso verso una pretesa dell'altro. A negare, invece, può essere solo uno dei due e a deciderlo sarebbe la successione temporale con cui si sono presentate in vita l'idea del divenire e quella dell'essere. E come già detto, dato che pure altri senzienti si attengono al fenomeno e il fenomeno rimanda all'idea del divenire, mi sembra che il divenire corrisponda all'idea più antica, e ben piantata quindi coi piedi per terra. Un saluto


Sì, il divenire è la "verità" per antonomasia: tutto diviene.
Tuttavia, se vogliamo tenere i piedi per terra, dovremmo chiarire bene cosa significhi divenire.
Divenire non significa forse "cambiamento"?
Ma il cambiamento non necessita forse sempre di un qualcosa che, permanendo, lo permetta?

Il mio corpo diviene continuamente.
Ma questo suo divenire consiste nel movimento di componenti che di per sé stessi restano identici, cioè non divengono.

Il divenire è possibile perché vi è qualcosa che non diviene.
Magari diverrà in futuro, ma non in questo caso.
E quando pure anch'esso diverrà, lo potrà fare solo perché qualcos'altro, non divenendo, lo permette.

Quindi intendendo con "essere" ciò che non diviene, questo essere è necessario per lo stesso divenire.

Diverso è l'Essere, che prescinde da ogni permanere o divenire. Questo Essere coincide con il Nulla.

Tutto questo ragionamento seguendo un percorso logico.

Ma vi è un modo ben più profondo per mettere in discussione la "verità" del divenire.
Che procede meditando sul nostro amore.
Affrontando spassionatamente l'effettiva realtà del nostro oggetto d'amore.

Chi, cosa amo veramente?
Cos'è che permane, cosa è l'essere dell'oggetto del mio amore?
Non è forse l'amato mai identico a se stesso?

Potrò allora iniziare sospettare che il mio amore è rivolto in realtà al Nulla.
E quel Nulla è l'autentico Essere, è l'Uno.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

daniele22

Citazione di: bobmax il 22 Ottobre 2023, 15:57:25 PMSì, il divenire è la "verità" per antonomasia: tutto diviene.
Tuttavia, se vogliamo tenere i piedi per terra, dovremmo chiarire bene cosa significhi divenire.
Divenire non significa forse "cambiamento"?
Ma il cambiamento non necessita forse sempre di un qualcosa che, permanendo, lo permetta?

Il mio corpo diviene continuamente.
Ma questo suo divenire consiste nel movimento di componenti che di per sé stessi restano identici, cioè non divengono.

Il divenire è possibile perché vi è qualcosa che non diviene.
Magari diverrà in futuro, ma non in questo caso.
E quando pure anch'esso diverrà, lo potrà fare solo perché qualcos'altro, non divenendo, lo permette.

Quindi intendendo con "essere" ciò che non diviene, questo essere è necessario per lo stesso divenire.

Diverso è l'Essere, che prescinde da ogni permanere o divenire. Questo Essere coincide con il Nulla.

Tutto questo ragionamento seguendo un percorso logico.

Ma vi è un modo ben più profondo per mettere in discussione la "verità" del divenire.
Che procede meditando sul nostro amore.
Affrontando spassionatamente l'effettiva realtà del nostro oggetto d'amore.

Chi, cosa amo veramente?
Cos'è che permane, cosa è l'essere dell'oggetto del mio amore?
Non è forse l'amato mai identico a se stesso?

Potrò allora iniziare sospettare che il mio amore è rivolto in realtà al Nulla.
E quel Nulla è l'autentico Essere, è l'Uno.
Mi sembra di essermi già speso, comunque la permanenza non è mancanza di moto nel tempo, dato che il moto temporale viene realizzato da un osservatore che rileva nel tempo la presenza di moto e permanenza. La personalità,  ad esempio te la porti immutata o quasi durante tutta la vita, forse con intensità diverse. Comunque, dato che riconosco in parte le ragioni dell'essere ti propongo uno stralcio di pensiero che già postai il 22 dicembre scorso:
"L'essere è fatto della stessa sostanza del divenire, solo che l'essere non si mostra e il divenire è invece percepibile (dal corpo-mente). Se è vero che tutto quel che la nostra mente può realizzare può farlo solo se ciò che realizza riesce ad inquadrarlo in qualche misura nel divenire, questo significa pure implicitamente che la mente ha realizzato l'esistenza di una causa che sarebbe quella che l'oggetto realizzato produce nei confronti nostri e/o di altre cose. Allora, visto che "l'essere" è comunque un oggetto mentale (una parola, un sintagma, un qualcosa di cui si può parlare anche a vanvera) e quindi per forza di cose realizzato dalla nostra mente, questo significherà per quanto detto prima che la nostra mente, o forse la prima mente che lo espresse in forma di parola, tale mente appunto avrebbe colto in qualche misura il suo divenire. Allora, quale sarebbe 'sto benedetto divenire dell'essere? Il divenire dell'essere sta nel considerarlo come la sua possibilità di percepire una causa e, assimilandone l'effetto, in successione temporale produrre vari effetti che a loro volta, nel proseguire del divenire diverranno altre cause. Questo marchio invisibile, che si potrebbe chiamare il logos dell'essere, è lo stesso marchio che sta in ciascuna cosa, noi stessi compresi, che è percepibile dalla mente tramite i sensi nel suo divenire, e che noi enti umani esterniamo tramite il nostro logos umano: il verbo, la parola, il discorso"
Sarebbe cioè chiaro, almeno a me, che la permanenza, la pausa, sta in quella assimilazione della potenziale causa. Visto che tale pensiero lo ripropongo come buono osservo pure che ad oggi rimane permanente. Un saluto 

bobmax

Citazione di: daniele22 il 22 Ottobre 2023, 19:19:14 PM
Mi sembra di essermi già speso, comunque la permanenza non è mancanza di moto nel tempo, dato che il moto temporale viene realizzato da un osservatore che rileva nel tempo la presenza di moto e permanenza. La personalità,  ad esempio te la porti immutata o quasi durante tutta la vita, forse con intensità diverse. Comunque, dato che riconosco in parte le ragioni dell'essere ti propongo uno stralcio di pensiero che già postai il 22 dicembre scorso:
"L'essere è fatto della stessa sostanza del divenire, solo che l'essere non si mostra e il divenire è invece percepibile (dal corpo-mente). Se è vero che tutto quel che la nostra mente può realizzare può farlo solo se ciò che realizza riesce ad inquadrarlo in qualche misura nel divenire, questo significa pure implicitamente che la mente ha realizzato l'esistenza di una causa che sarebbe quella che l'oggetto realizzato produce nei confronti nostri e/o di altre cose. Allora, visto che "l'essere" è comunque un oggetto mentale (una parola, un sintagma, un qualcosa di cui si può parlare anche a vanvera) e quindi per forza di cose realizzato dalla nostra mente, questo significherà per quanto detto prima che la nostra mente, o forse la prima mente che lo espresse in forma di parola, tale mente appunto avrebbe colto in qualche misura il suo divenire. Allora, quale sarebbe 'sto benedetto divenire dell'essere? Il divenire dell'essere sta nel considerarlo come la sua possibilità di percepire una causa e, assimilandone l'effetto, in successione temporale produrre vari effetti che a loro volta, nel proseguire del divenire diverranno altre cause. Questo marchio invisibile, che si potrebbe chiamare il logos dell'essere, è lo stesso marchio che sta in ciascuna cosa, noi stessi compresi, che è percepibile dalla mente tramite i sensi nel suo divenire, e che noi enti umani esterniamo tramite il nostro logos umano: il verbo, la parola, il discorso"
Sarebbe cioè chiaro, almeno a me, che la permanenza, la pausa, sta in quella assimilazione della potenziale causa. Visto che tale pensiero lo ripropongo come buono osservo pure che ad oggi rimane permanente. Un saluto


Ognuno di noi ha un campo minato in cui non vuole entrare.
Una zona comune un po' a tutti, di questo campo, è la messa in discussione dell'io.
Il permanere di una nostra idea, per esempio, ha come presupposto il permanere dell'io.

Ma tu sei davvero tu?
A = A?

O non è invece l'io una mera invenzione del corpo, che ne ha bisogno per poter operare?
Un corpo, attenzione!, che non è mai identico a se stesso. Neppure nei suoi più minuti componenti.

Che l'io sia una illusione, è confermato dalla constatazione che pure il libero arbitrio individuale non ha alcuna ragion d'essere.

Altra zona minata, quella del libero arbitrio individuale...
Ma che occorra attraversarla non lo richiede forse l'amore sincero?
L'amore che vuol credere solo nella sua Verità. E così ti sospinge a mettere il piede su quella terra minacciosa.

Ti spinge a essere.
Costi quello che costi.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

daniele22

Citazione di: bobmax il 23 Ottobre 2023, 04:59:55 AMOgnuno di noi ha un campo minato in cui non vuole entrare.
Una zona comune un po' a tutti, di questo campo, è la messa in discussione dell'io.
Il permanere di una nostra idea, per esempio, ha come presupposto il permanere dell'io.

Ma tu sei davvero tu?
A = A?

O non è invece l'io una mera invenzione del corpo, che ne ha bisogno per poter operare?
Un corpo, attenzione!, che non è mai identico a se stesso. Neppure nei suoi più minuti componenti.

Che l'io sia una illusione, è confermato dalla constatazione che pure il libero arbitrio individuale non ha alcuna ragion d'essere.

Altra zona minata, quella del libero arbitrio individuale...
Ma che occorra attraversarla non lo richiede forse l'amore sincero?
L'amore che vuol credere solo nella sua Verità. E così ti sospinge a mettere il piede su quella terra minacciosa.

Ti spinge a essere.
Costi quello che costi.
Ti dirò che per quel che riguarda il (mio?) pensiero non voglio negare l'esistenza dell'assoluto qui in terra; essendo anarchico ben allenato, secondo me tanto vale per l'anarchia quanto vale per l'assoluto: rappresentano un'utopia, ovvero il luogo dove cessa, o se vuoi dove viene superata la problematica posta in essere nel chiedersi cosa sia vero o cosa sia falso. Il luogo dove per segrete vie cessa infine il desiderio della domanda rivolta al tempo, sia essa volta alla verità da certificare, oppure volta a stabilire la giustezza o no del nostro agire. In relazione all'anarchia va considerato il fatto che se segui la via dell'amore puoi trovarti pure davanti a uno che ama violentare le persone ... della serie lo lasciamo fare o no?
Entrando nel merito del dialogo penso che l'io sia una costruzione inconsapevole costretta, non un'illusione. Costretta dal linguaggio, dalla lingua. In due parole, noi pensiamo di essere attivi, ma saremmo invece attivi partendo da una passività di fondo, da un subire il mondo. In questo senso in post precedenti, fraintendendomi forse, hai detto che la lingua riflette la nostra mancanza di verità. Intendevo dire che la lingua riflette la sua mancanza di verità, non la nostra, anche se per affermarla ricorriamo alla menzogna, cosa più che giustificabile almeno fino ad un certo punto. Questo pensare di essere attivi ci sarebbe indotto da quel velo di maya rappresentato dalla lingua stessa, ma in che modo? Ti ho sentito affermare in altri interventi, con Green mi sembra, che noi saremmo tutti innocenti. E hai perfettamente ragione. Se è vero il fenomeno e potenzialmente fallaci le sue spiegazioni, la lingua ci avrebbe ingannati alla grande facendoci credere che la via giusta a svelare gli insorti grandi dilemmi umani fosse l'indagine sul cosa vi fosse là fuori, sull'altro da te. E come non sarebbe potuto accadere? Sembrava facile, la via più semplice, guarda poi quanti bei gingilli tecnologici che saltano fuori, ed eccoci qua ... no coment ... È proprio il caso di dire che finora abbiamo guardato il dito invece che guardare la luna. A parte il fatto che la luna spiega quel che può spiegare ... tra le altre, non sai mai chi sei, si pensa solo di saperlo ... sarebbe ovvio che la luna è dentro di te, ipse dixit l'oracolo di Delfi da tutti osannato, da pochi praticato. E lì dentro alla luna nel pozzo troverai, come dici tu, il campo minato, l'abisso, meglio il campo minato va là, rende più l'idea ... sembra quasi un giallo fiction filosofico ah ah ah aah! E l'oracolo dice pure che quest'atto di conoscenza interiore sarebbe liberatorio, ci farebbe conoscere il pensiero degli dei ... È lecito affermare che la materia oscura muove il mondo per mezzo dell'implicata materia chiara? Non si può ammettere pubblicamente l'esistenza e la potenzialità di azione di ciò che reca dentro di se l'individuo e che non è misurabile dall'osservatore? In tal senso vi sarebbero delle componenti concrete, discrete,  a formare il campo minato.
"Per ogni ora passata in campo, E non ti sporchi neanche la maglietta, Ci vuol sudore e un minimo di cuore, Se non vuoi lo zero a zero" canta Ligabue in "Quando tocca a te". Siccome l'individuo sta perdendo uno a zero sarebbe opportuno almeno pareggiare. Poi si vede. Un saluto

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