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Realtà e Verità

Aperto da bobmax, 24 Gennaio 2023, 14:22:22 PM

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green demetr

Citazione di: Pensarbene il 24 Febbraio 2023, 04:34:42 AMUna delle risposte la trovi in psicologia.
Eric Berne, ideatore dell'analisi transazionale,ha scritto un buon libro sul copione esistenziale e un altro sui giochi psicologici che lo portano avanti
a)Ciao ..e poi?
b)A che gioco giochiamo

A mio modo di vedere, la miglior analisi della recita umana su questo pianeta: un discorso laico ben documentato.

Secondo Berne e le evidenze storiche e attuali, le persone e la specie nel suo complesso recitano la vita più che viverla liberamente e creativamente.
Fuggono dall'empatia, sono guardinghi nei confronti della simpatia e preferiscono relazioni sociali rituali e di gioco psicologico.
Secondo lui, l'80% della vita emotiva della gente, forse anche più, è gioco psicologico generalmente improduttivo quando non distruttivo.
Oltre a questo, io penso che le neuroscienze abbiano chiarito bene la preponderanza di amigdala e cervello rettiliano nell' emotività e affettività.
Infine,Coleman e colleghi hanno studiato e descritto bene la latitanza di intelligenza neocorticale nell'emotività e,parzialmente,nell'affettività.
Gli esseri umani non sembrano capaci di intelligenza emotiva e mostrano un'affettività ritualizzata e piuttosto limitata nei rapporti sociali.
Allora: psicologia, neuroscienze e studiosi dell'intelligenza emotiva concordano sull'analisi della situazione umana partendo da punti di vista diversi,danno delle risposte e propongono rimedi.
E qui, però, entrano in gioco, psicologico e non, interferenze e resistenze al cambiamento basate su interessi finanziari,economici,politici,militari,poteri forti visibili e invisibili,ecc...
Quindi lo status umano è obiettivamente "disperato" e senza uscita per quanto riguarda la specie e il pianeta, non per quanto riguarda gli individui: niente e nessuno vieta alle persone di porre mano a questi problemi risolvendoli, in parte almeno, sul piano interiore e su quello sociale.
Il fatto è che la stragrande maggioranza dell' umanità sembra preferire il convenzionale, il tradizionale, lo status quo rinunciando a un cambiamento significativo.
Assuefatta a quanto detto, dipendente, tendenzialmente subordinata e stranamente bisognosa di autorità, la gente "dorme" vivendo e vive dormendo come la Bella addormentata nel bosco.
Dorme aspettando un miracolo o una catastrofe, in realtà poi questi non arrivano mai se non in casi rarissimi! Ciò che arriva, invece, per tutti, è il....rigor mortis e ciò che la gente vive prima che arrivi non è certo quella che si potrebbe definire VITA PIENA, VIVA E CREATIVA.
TRISTE DA VEDERE E DA DIRE, FORSE SENZA RIMEDIO
E "DIABOLICAMENTE" FUNZIONALE.


La psicologia e i fautori dell'intelligenza emotiva vogliono convincere a fare quello che dicono loro, Shakespeare no.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Alberto Knox

#106
lo spazio/tempo è un elemento della struttura materiale del nostro universo. Se non avessimo avuto percezione del tempo non avremmo potuto organizzare gli eventi in una sequenza prima, durante e dopo, questo è il senso del tempo che noi abbiamo e che ci permettere di sopravvivere,   e  il  meccanismo della correlazione causale che secondo kant è una categoria dell intelletto (causa/effetto) nasce quando si ha la possibilità di costruire una relazione temporale. Ma il tempo che noi percepiamo non corrisponde al tempo che vige nelle distanze infinitesime di particelle subatomiche o nelle grandi distanze cosmiche o intorno a grandi masse come i buchi neri. Quando gli scienziati hanno osservato queste regioni si sono resi conto che il senso del tempo che noi abbiamo non risulta più adeguato e hanno dovuto costruirne un altro che incorporasse sì la percezione del tempo ma solo in riferimento all ambiente circostante dell essere vivente.
La nostra percezione sensoriale del tempo si è sviluppato in un certo modo per ragioni di sopravvivenza e deve avere origini molto lontane, in epoche molto precedenti alla comparsa dei mammiferi.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Alberto Knox

la facoltà intellettiva e sensibile che ci permette di organizzare gli eventi "prima, durante e dopo" nel tempo e nello spazio ha quindi un valore di sopravvivenza , essa è una correlazione fisica fra mondo esterno e mondo interno (vedo un sasso cadere, mi sposto, evito il sasso e sopravvivo) porta con sè una nozione di verità e correttezza dei dati ricevuti dal mondo esterno . l 'informazione che ricevo sulla traiettoria del sasso ha significato rilevante per la mia sopravvivenza. La sorgente dell informazione è puramente fisica ,il catalogare , strutturare e organizzare tali informazioni che vengono da "fuori" è puramente psicosensibile e in un ultima analisi, quindi, ancora fisico. ( noi siamo natura, natura fisica! non possiamo prescindere da questa dimensione) . Una volta trovato il primo anello, o primo collegamento tra nozioni fisiche e significato , il resto segue in modo ricorsivo; qualunque correlazione fisica che contribuisca all informazione rilevante per la sopravvivivenza dell organismo è anch'essa significativa. E così via in maniera ricorsiva. L'evoluzione si è evidentemente servita di tutto questo. La base che abbiamo per comprendere il mondo è la nostra informazione sul mondo , che è una correlazione , di cui ci serviamo fra noi e il mondo.
una teoria del mondo , per essere coerente, deve poter giustificare e dare conto dei modi in cui gli abitanti di quel mondo arrivano a quella visione , a quella lettura.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

green demetr

Credo invece che nessuno possa dare spiegazione della propria evoluzione, al massimo possono fare qualche similitudine e credere a quella.
Del tipo che siamo scimmie, ieri, e che siamo insetti, oggi.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Alberto Knox

Citazione di: green demetr il 27 Febbraio 2023, 11:04:38 AMCredo invece che nessuno possa dare spiegazione della propria evoluzione, al massimo possono fare qualche similitudine e credere a quella.
Del tipo che siamo scimmie, ieri, e che siamo insetti, oggi.
Mi servo di forme di vita molto semplici per raccontare e sviluppare i miei studi, ad es. una mosca o ancora meglio un batterio. Il problema che mi si presenta è anzitutto la complessità e la quantità di informazioni  significative introdotte dall evoluzione genetica  dall ambiente dell organismo.
Si potrebbe pensare che la quantità di informazione che si trova in un dna, o meglio , in un genoma, aumenti con la complessità evolutiva della specie . Ma non è così. il Dna è come un programma al computer e come ben sanno i progammatori non sempre un programma lungo è migliore di uno più breve. Al contrerio, l arte di programmare consiste nell effettuare il minor numero di operazioni possibili per ottenere lo stesso risultato . Il comportamento di un essere vivente , però, non è scritto necessariamente nei suoi geni . Se esaminiamo il comportamento di alcuni insetti come le api, le formiche, le termiti e le prendiamo singolarmente notiamo che una singola formica ha un sitema nervoso composto da appena cento mila neuroni contro i dieci miliardi di neuroni in un cervello umano. Ma non di meno sono capaci di creare strutture sociali molto complesse . Formicai e nidi di termiti sono enormemente più complessi di quanto ogni singolo insetto possa concepire. Gli scienziati definiscono questo comportamento come "emergente e collettivo" . Emergente perchè si verifica spontaneamente e collettivo perchè nasce dalla presenza di molti insetti. Un comportamento di questo tipo sicuramente non è scritto nei geni della formica . Da dove nasce quindi? la risposta è deludente; non lo so.
Non so nemmeno con certezza in che modo i neuroni trasmettono le loro informazioni, se l'informazione si propaga in modo digitale , cioè rappresentabili sotto forma di bit come avviene nei computer o di tipo analogico , cioè costituito da impulsi elettrici di intensità variabile, come avviene nelle trasmissioni radio. Il fisico Roger Penrose sostenne che la propagazione degli impulsi elettrici nel cervello potrebbe seguire leggi fisiche ancora sconosciute.
informazione, messaggi, codifica e decodifica non vengono propiamente dalle scienze naturali ma da una disciplina nota come "teoria delle comunicazioni" e  ci si trova quindi in una contraddizione, abbiamo bisogno di applicare i concetti derivati da attività umane (comunicazione,senso,contesto, semantica)dotate di uno scopo, ai processi biologici,che si presentano senza dubbio come se ne avessero uno, ma di fatto non lo hanno (o almeno così si ritiene). Quindi l'esercizio di proiettare sulla natura categorie e concetti tratti dal mondo delle vicende umane, come se fossero pertinenti alla natura stessa, è indubbiamente pericoloso. Eppure, in fin dei conti gli esseri umani sono anch'essi prodotti della natura, e allora,  a qualche livello, la tendenza a un fine deve nascere dalla natura, e quindi deve essere insita in essa. é possibile che la finalità sia una propietà intrinseca della natura, fino al livello cellulare o addirittura subcellulare? non c'è accordo sulle risposte a simili domande. Questi ed altri sono i problemi in cui ci si imabatte quando si cerca una correlazione fra fisica e essere vivente . Come ha fatto la natura a organizzarsi  in modo da ottenere un sistema di elaborazione di codifica e decodifica delle informazioni?
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

green demetr

Citazione di: Alberto Knox il 27 Febbraio 2023, 14:31:29 PMMi servo di forme di vita molto semplici per raccontare e sviluppare i miei studi, ad es. una mosca o ancora meglio un batterio. Il problema che mi si presenta è anzitutto la complessità e la quantità di informazioni  significative introdotte dall evoluzione genetica  dall ambiente dell organismo.
Si potrebbe pensare che la quantità di informazione che si trova in un dna, o meglio , in un genoma, aumenti con la complessità evolutiva della specie . Ma non è così. il Dna è come un programma al computer e come ben sanno i progammatori non sempre un programma lungo è migliore di uno più breve. Al contrerio, l arte di programmare consiste nell effettuare il minor numero di operazioni possibili per ottenere lo stesso risultato . Il comportamento di un essere vivente , però, non è scritto necessariamente nei suoi geni . Se esaminiamo il comportamento di alcuni insetti come le api, le formiche, le termiti e le prendiamo singolarmente notiamo che una singola formica ha un sitema nervoso composto da appena cento mila neuroni contro i dieci miliardi di neuroni in un cervello umano. Ma non di meno sono capaci di creare strutture sociali molto complesse . Formicai e nidi di termiti sono enormemente più complessi di quanto ogni singolo insetto possa concepire. Gli scienziati definiscono questo comportamento come "emergente e collettivo" . Emergente perchè si verifica spontaneamente e collettivo perchè nasce dalla presenza di molti insetti. Un comportamento di questo tipo sicuramente non è scritto nei geni della formica . Da dove nasce quindi? la risposta è deludente; non lo so.
Non so nemmeno con certezza in che modo i neuroni trasmettono le loro informazioni, se l'informazione si propaga in modo digitale , cioè rappresentabili sotto forma di bit come avviene nei computer o di tipo analogico , cioè costituito da impulsi elettrici di intensità variabile, come avviene nelle trasmissioni radio. Il fisico Roger Penrose sostenne che la propagazione degli impulsi elettrici nel cervello potrebbe seguire leggi fisiche ancora sconosciute.
informazione, messaggi, codifica e decodifica non vengono propiamente dalle scienze naturali ma da una disciplina nota come "teoria delle comunicazioni" e  ci si trova quindi in una contraddizione, abbiamo bisogno di applicare i concetti derivati da attività umane (comunicazione,senso,contesto, semantica)dotate di uno scopo, ai processi biologici,che si presentano senza dubbio come se ne avessero uno, ma di fatto non lo hanno (o almeno così si ritiene). Quindi l'esercizio di proiettare sulla natura categorie e concetti tratti dal mondo delle vicende umane, come se fossero pertinenti alla natura stessa, è indubbiamente pericoloso. Eppure, in fin dei conti gli esseri umani sono anch'essi prodotti della natura, e allora,  a qualche livello, la tendenza a un fine deve nascere dalla natura, e quindi deve essere insita in essa. é possibile che la finalità sia una propietà intrinseca della natura, fino al livello cellulare o addirittura subcellulare? non c'è accordo sulle risposte a simili domande. Questi ed altri sono i problemi in cui ci si imabatte quando si cerca una correlazione fra fisica e essere vivente . Come ha fatto la natura a organizzarsi  in modo da ottenere un sistema di elaborazione di codifica e decodifica delle informazioni?
Guarda sono anche programmatore, e quindi so benissimo che qualsiasi informazione ricercata dipende dall'algoritmo scelto.
Mettere nell'algoritmo la funzione di "emergenzialità" è ridicolo, infatti non spiega assolutamente niente.
Al massimo quella parola (nome del campo) spiega con un calcolo statistico il livello di complessità (ossia di calcolabilità), spacciato con una metafora ridicola. Ma sono sicuro che la scienza di questa metafora negli anni, spero per loro, ci daranno qualcosa di poeticamente più interessante: per ora siamo al fatto che noi siamo come delle api...
E' ridicolo anche matematicamente, vatti a rileggere le leggi dell'entropia: i mondi, micro-macro sono totalmente assimetrici.
Il pensiero non potrà mai essere misurabile in quanto nasce già incommensurabile.
L'evidenza dell'"io penso" non può essere dimostrata.







Vai avanti tu che mi vien da ridere

Myškin

Citazione di: bobmax il 24 Gennaio 2023, 14:22:22 PMMi pare sia diffuso il convincimento di una sostanziale differenza tra realtà e verità.

Perché mentre con realtà si intende ciò che c'è, con verità si indica invece un accordo.

Cioè è vero ciò che si accorda con altro. Questo altro può essere un principio, una idea, un qualcosa.

È perciò l'altro a legittimare il vero.
Se scrivo 2 + 2 = 4, scrivo il vero perché il significato dei segni (2, 4, +, =) concordano con il mio scritto.

Viceversa è falso ciò che è in disaccordo con altro. Ed è falso finché l'altro è considerato vero.

Questo modo di intendere la verità è a mio parere di gran lunga il più scontato.
Tuttavia è importante secondo me considerare come questa verità non sussista da se medesima.

Cioè questa verità è tale solo finché riesce a negare ogni possibile falsità contraria.
Vi è bisogno della falsità affinché vi sia verità.

Potremmo ora chiederci se la realtà possa a sua volta essere vera o falsa.

Ma cosa significa una realtà falsa?
Non è certo la realtà in se stessa ad essere falsa. Semmai la falsità è il suo non accordo con altro, considerato vero, non quella realtà di per se stessa!

Se scrivo 2+2=5 la falsità è il suo non accordo con il significato ( vero) dei segni usati.
Ma non è falso lo scritto di per sé stesso!

Se mi dicono:"Sta piovendo", e guardando vedo che non cade una goccia, quella frase è falsa perché in disaccordo con il mio vedere. Ma la frase in se stessa non è falsa, perché semplicemente è quello che è.

Non può essere falso ciò che è per il solo fatto di esserci.
Di modo che la realtà è vera per definizione.

E se la realtà è necessariamente vera...
io sono la Verità.
Il fatto che la verità sia un accordo è che ciò che sostengo anch'io. 
Ciò che è vero deve ricevere una CONvalida attraverso almeno un'altra fonte (possono essere anche due strumenti della stessa persona come logica e percezione)

Il resto per ora non l'ho ben compreso.

bobmax

Citazione di: Myškin il 09 Ottobre 2023, 19:29:03 PMIl fatto che la verità sia un accordo è che ciò che sostengo anch'io.
Ciò che è vero deve ricevere una CONvalida attraverso almeno un'altra fonte (possono essere anche due strumenti della stessa persona come logica e percezione)

Il resto per ora non l'ho ben compreso.

Se vi è accordo, vi è verità.
Ma quanto è vero ciò che è vero?

La sua verità deriva da altro con cui è in accordo.
È perciò quell'altro, la sua verità, a fare in modo che questo sia vero.

Vi è perciò un continuo rimando.

Ma vi è pure un aspetto che può passare inosservato.

Perché potrebbe sembrare che la verità sia solo questione della esistenza di una affermazione, cioè l'affermazione che ci sia un accordo.

Mentre il vero è invece in sostanza una negazione...

Perché la verità, per rimanere tale, necessita della continua negazione di ogni possibile falsità contraria.
Nella esistenza, la verità deve necessariamente negare ogni possibilità contraria che la renderebbe falsa.

Non è un discorso di lana caprina.
Perché se lo si tiene presente, è possibile avvertire il limite del pensiero razionale.
E se lì si resiste, sul limite, senza ripiegare incuranti, vi è la possibilità di intuire come la Verità non necessiti di alcuna falsità possibile da negare.

La Verità basta a se stessa.

Verità = Negazione della negazione
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

bobmax

È importante a mio avviso considerare che la Verità è lo stesso Essere.
Difatti essere è esser vero.

La verità dell'essere non dipende da altro che non se stessa.
Essere = Verità

Non necessitando di alcun accordo con altro, la Verità non c'è.
Perché il vero, nell'esserci cioè nella esistenza, c'è in quanto accordo con altro.

Per cui, per l'esistenza, la Verità è Nulla.
Dio = Verità = Nulla

Ma allora di che parliamo?

Parliamo dell'amato.

Di ciò che amiamo veramente.

Dell'amore e della morte.
La morte, che mi interroga con lo sguardo della Medusa.
Chi, cosa amo e sempre amerò?

Ecco il Nulla!
Il Nulla, che attraverso l'amore diventa fonte di infinite possibilità.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

green demetr

Citazione di: bobmax il 10 Ottobre 2023, 05:02:14 AMÈ importante a mio avviso considerare che la Verità è lo stesso Essere.
Difatti essere è esser vero.

La verità dell'essere non dipende da altro che non se stessa.
Essere = Verità

Non necessitando di alcun accordo con altro, la Verità non c'è.
Perché il vero, nell'esserci cioè nella esistenza, c'è in quanto accordo con altro.

Per cui, per l'esistenza, la Verità è Nulla.
Dio = Verità = Nulla

Ma allora di che parliamo?

Parliamo dell'amato.

Di ciò che amiamo veramente.

Dell'amore e della morte.
La morte, che mi interroga con lo sguardo della Medusa.
Chi, cosa amo e sempre amerò?

Ecco il Nulla!
Il Nulla, che attraverso l'amore diventa fonte di infinite possibilità.
Questa estate mi sono portato avanti con Hegel. Appena trovo tempo, perchè frattanto mi è arrivata un altra batosta, ne darò sintesi sul thread(3d) apposito.

Forse più che il nulla è l'impossibilità ad essere, quello che realmente si è.
Infatti ciò che normalmente viene detto io è il soggetto, quel fascio di percezioni e apercezioni di kantiana memoria. Questo fascio è totalmente asimmetrico rispetto all'io-penso.

Lo dico a parole mie, ciò che chiamo io è totalmente tangente rispetto allo spazio e tempo del qui e ora, nessuno riesce a dominare il tempo.
Da qui nasce l'orrore della violenza, del volore essere almeno soggetto.
Di solito a spese di qualcuno, qualcosa.
In primis come linguaggio, l'estrema tangenzialità di cui parla Hegel.

In fin dei conti quello che sui banchi di scuola viene chiamata sintesi è in realtà quello che tu chiami bobmax possibilità infinita, e che io invece chiamo fantasia, chimera, se non proprio delirio.

Il nulla porta al nulla, è nichilisticamente ciò che porta nella polvere.

L'io penso invece porta verso territori metafisici di cui questo 3d sarebbe solo il pre-ambolo.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

daniele22

Citazione di: Myškin il 09 Ottobre 2023, 19:29:03 PMIl fatto che la verità sia un accordo è che ciò che sostengo anch'io.
Ciò che è vero deve ricevere una CONvalida attraverso almeno un'altra fonte (possono essere anche due strumenti della stessa persona come logica e percezione)

Il resto per ora non l'ho ben compreso.
Ciao Myskin, benvenuto nel forum.
In termini colloquiali quel che penso è che la verità corrisponda ad una pretesa nei confronti della realtà pur facendone parte. Corrisponde, come mi sembra tu voglia dire, ad una pretesa che per realizzarsi deve essere accettata. La sua negazione sarebbe a sua volta una pretesa che deve essere accettata. Si tratterebbe infine di un modo attraverso il quale si manifesta la realtà. Un saluto

bobmax

Vorrei aggiungere, visto che il Nulla suscita comprensibilmente apprensione e rigetto, che comunque volenti o nolenti il Nulla lo si deve affrontare.

Ma qui vi è una bella confusione, dovuta probabilmente all'orrore! Che impedisce di riflettere.
Così si confonde il nulla valoriale, che è il nichilismo, con il Nulla = Dio.

Il discrimine è netto.
E la scelta, che è per l'eternità, tocca proprio a te farla. Ed è l'unica libertà che davvero hai (il libero arbitrio individuale è una illusione).

Cosa scegli?
Dio o il nulla nichilistico?

Dio, per esistere ha bisogno di te.
Senza di te Dio resta il Nulla/Essere.

Difatti tu sei il figlio unigenito. Perché ci sei solo tu e Dio.

E ci sei, finché sei figlio.
Quando smetterai di esserci tornerai a essere ciò che sei sempre stato: il Padre.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Myškin

Citazione di: daniele22 il 10 Ottobre 2023, 07:56:10 AMCiao Myskin, benvenuto nel forum.
In termini colloquiali quel che penso è che la verità corrisponda ad una pretesa nei confronti della realtà pur facendone parte. Corrisponde, come mi sembra tu voglia dire, ad una pretesa che per realizzarsi deve essere accettata. La sua negazione sarebbe a sua volta una pretesa che deve essere accettata. Si tratterebbe infine di un modo attraverso il quale si manifesta la realtà. Un saluto

Grazie del benvenuto
Questo pensiero, espresso bene e brevemente mi sta dando molto da pensare. Non sono sicuro di averlo compreso del tutto, però mi porta a pensare principalmente che tra noi e la realtà c'è necessaria distanza, cioè siamo diversi e la realtà è il luogo dell'Altro, di ciò che ci è estraneo.
Attraverso l'estraneo ricavo la mia percezione individuale.
Visto che siamo in "due", la verità deve avere a che fare con questo rapporto. Ciò che è vero deve per me corrispondere nella realtà. Formulo una teoria e mi aspetto che sia evidente nel mondo.
Ma ci sono questioni interiori che pur sempre possono ricevere la coerenza (o verità), e la coerenza un solo strumento non può darsela da solo, come la logica non può dirsi "logica".

Proprio perché la verità o la falsità sono determinati dall'essere divisi con la realtà, dal rapporto duplice, la verità appartiene all'uomo, non alla realtà, che non vuol dire sia falsa ma che la verità è una questione umana.

iano

#118
Citazione di: Myškin il 10 Ottobre 2023, 13:08:25 PMla verità è una questione umana.
Ciao Myskin e benvenuto.

Se si pretende di poter mettere la verità per iscritto allora è certamente cosa umana, essendo la scrittura, e in generale l'uso dei simboli,  cosa nostra. Questo dovrebbe essere evidente.
Ma come ha fatto allora nel tempo la tecnologia della scrittura a divenire veicolo di verità?
Che sia preghiera, che sia formula magica, o che sia equazione, sembra che a questi scritti la realtà non resti indifferente.
Ma ciò che non resta indifferente ad essi in effetti è il nostro rapporto con la realtà.
Ma perchè i prodotti del nostro rapporto con la realtà  possano assurgere a miglior sorte, fino a potersi scambiare con la realtà, bisogna prima che promuoviamo noi stessi, e promuovere la scrittura, che è una tecnologia divenuta talmente parte di noi da non essere più considerata tale, è un modo di autopromuoverci.
Fino a un certo punto questa è un'operazione innocente... finché non diventa un ossessione.
E' cos' che il paradiso diventa inferno, non essendo fisicamente separati, ma temporalmente.
Quando ciò succede l'unico modo per uscire dall'inferno è smascherare il paradiso.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#119
Se non c'è paradiso allora non c'è inferno, e ci si sveglia dall'incubo.
Sarà infatti capitato a tutti di riuscire a svegliarsi da un incubo negandone  la realtà.
Parimenti quando il nostro rapporto con la realtà crea un attrito insostenibile non resta che tirarsi fuori da un mondo creduto come vero, cioè come coincidente con la realtà, consapevoli però che di questo mondo non si può fare a meno, perchè farne a meno significherebbe interrompere il rapporto con la realtà.
L'operazione di verità è quella che rende questo indispensabile mondo un inconsapevole succedaneo della realtà.
E' un mondo però dal quale, se necessario, ci si può svegliare, ma per ritrovarsi in un nuovo mondo di sostanza pari .
La sostanza è sempre quella dei sogni, ma fra essi ci sarà sempre un sogno così ''reale'' da non poter essere considerato tale.
Un sogno dal quale più difficilmente ci si sveglia , un sogno vitale.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

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