Menu principale

Realtà.

Aperto da iano, 20 Maggio 2024, 03:53:50 AM

Discussione precedente - Discussione successiva

iano


Ciò che chiamiamo comunemente realtà, potrebbe non esserlo, senza che ciò debba equivalere a negarla.
Questa ipotesi non vuole essere una semplice masturbazione mentale, per quanto non ci sia niente di male a masturbarsi la mente, allenando così il pensiero.
E' una ipotesi che vuole trovare giustificazione nel dare risposte a quesiti irrisolti, o in subordine a togliergli sostanza.
Il mondo in cui viviamo, e che abbiamo scambiato per la realtà, sarebbe dunque una rappresentazione  della realtà funzionale eventualmente alla nostra sopravvivenza.
Quindi ad uno dei quesiti più attuali nella sua drammaticità, del perchè ci stiamo distruggendo, la risposta potrebbe essere che che non possediamo una rappresentazione della realtà che si sia dimostrata funzionale alla nostra sopravvivenza sul lungo periodo.
La realtà dunque sta dietro le quinte del mondo, dove ogni mondo è una sua possibile rappresentazione funzionale, cioè relativa alla realtà quanto a noi in un modo inestricabile.
Sarebbe elegante poter dire che la realtà sia una, e in quanto una intrinsecamente continua, ma così non terremmo conto di noi, cioè degli osservatori che di quella realtà sono pur parte, smentendone la continuità, quanto l'unicità, essendo almeno due le parti.
A questo punto dovremo scegliere fra  perseguire l'eleganza e la  bellezza, cosa che si è dimostrtata  spesso vincente da non potervi rinunciare a cuor leggero, o se rimanere fedeli all'intento dichiarato di voler dare risposta a quanti più quesiti esistenziali sia possibile.
A tal fine mantenere comunque l'ipotesi di continuità della realtà che sta dietro le quinte ci permetterebbe di giustificare ogni mondo a noi funzionale che si presenti come fatto di parti manipolabili.
Si potrebbe obiettare che se il mondo è fatto di parti manipolabili in modo oggettivo, allora la realtà non può che essere fatta di quelle oggettività  , e questo è quel che fin qui in effetti si è pensato.
C'è però un difetto nascosto in questo ragionamento, che quella manipolazione non è assoluta, perchè assoluto non è il manipolatore.

In alternativa si potrebbe affermare che non c'è un solo modo di manipolare la realtà, e che ad ogni modo corrisponda un diverso mondo fatto ognuno di diverse parti.
Le parti quindi non sarebbero oggettive, ma relative al tipo di manipolazione e quindi al manipolatore
.
Però finché disponiamo di un modo unico di manipolare la realtà questa sembra solo una ipotesi campata in aria.
Ma stanno davvero così le cose?
Quando manipoliamo la realtà nella nostra quotidianità le parti di cui appare fatta sono le stesse di quando la manipoliamo applicandovi la meccanica quantistica?
Se no allora la nostra ipotesi potrebbe non essere campata una aria, perchè da essa dovremmo aspettarci appunto che le parti non siano oggettive, ma relative alla diversa manipolazione che applichiamo alla realtà.
Gli oggetti sono cioè il risultato di una applicazione che facciamo sulla realtà, e non possono essere quindi rappresentativi della realtà in modo esclusivo.
Ciò comporta che nessun oggetto esiste in se, laddove l'esistenza si riduce ad una ipotesi di realtà, come entità metafisica, essendo la fisica relegata ad un mondo che però ha perso la sua univoca oggettività.
Di fatto, come oggi dovrebbe apparirci, diversamente da come ci appariva ieri, quando unico era il nostro modo di manipolare la realtà, viviamo con un piede dentro più di una scarpa.
Esiste ancora il mondo in cui ogni ad ogni piede spetta la sua scarpa, ma è solo uno dei tanti possibili.
Noi ci viviamo ancora, e facciamo bene a tenercelo stretto, ma se volgiamo dare risposte a quesiti apparentemente senza risposta, dovremo allentare un pò la presa.
In tutto questo discorso non hanno trovato ancora posto le illusioni, e se non vi hanno ancora luogo è perchè proprio non ce l'hanno, o quantomeno non appaiono nel prodotto finito, ma ne sono state il catalizzatore.
Mi rendo anche conto di non poter in tal modo liquidare il discorso sulle illusioni, però mi pare di aver messo già tanta carne al fuoco. Diciamo solo in breve per adesso che è proprio da una riflessione sulle illusioni che ha preso spunto la costruzione di questa filosofia.

A voi non è richiesto di aderirvi o meno, ma di giocarci se volete, provando a trovarvi risposte per i vostri quesiti esistenziali.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Pensarbene

"Ciò che chiamiamo comunemente realtà, potrebbe non esserlo, senza che ciò debba equivalere a negarla.
Questa ipotesi non vuole essere una semplice masturbazione mentale, per quanto non ci sia niente di male a masturbarsi la mente, allenando così il pensiero."

cero,ma ogni tanto bisogna anche....VENIRE... :))

green demetr

Citazione di: Pensarbene il 20 Maggio 2024, 11:35:13 AM"Ciò che chiamiamo comunemente realtà, potrebbe non esserlo, senza che ciò debba equivalere a negarla.
Questa ipotesi non vuole essere una semplice masturbazione mentale, per quanto non ci sia niente di male a masturbarsi la mente, allenando così il pensiero."

cero,ma ogni tanto bisogna anche....VENIRE... :))
Certo ma per quello ci sono le tik tokker della cui esistenza non dubito affatto. :D
Vai avanti tu che mi vien da ridere

iano

Citazione di: green demetr il 21 Maggio 2024, 00:45:48 AMCerto ma per quello ci sono le tik tokker della cui esistenza non dubito affatto. :D
Ah, si chiamano tik tokker adesso?
Beata gioventù.:))
Io posso solo sintetizzare i risultati di una esperienza ormai lontana nel tempo, in base alla quale mi sembra di aver capito che non importa se si tratta di una caviglia, di un polpaccio, o di una coscia intera, reali o disegnate che siano.
L'importante è che  riescano a scatenare la tue fantasie, perchè alla fine sono quelle fantasie che ti scopi.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Donalduck

Quando si parla di realtà e/o illusione, secondo me sarebbe necessario porsi alcune domande fondamentali:
Cosa vogliamo intendere quando diciamo che qualcosa è reale o non lo è?
Ci sono cose che non sono reali?
Irreale e illusorio sono sinonimi?
Come si fa, operativamente, in generale, a distinguere una cosa reale da una cosa irreale o illusoria?

iano

#5
Citazione di: Donalduck il 27 Maggio 2024, 03:34:15 AMQuando si parla di realtà e/o illusione, secondo me sarebbe necessario porsi alcune domande fondamentali:
Cosa vogliamo intendere quando diciamo che qualcosa è reale o non lo è?
Ci sono cose che non sono reali?
Irreale e illusorio sono sinonimi?
Come si fa, operativamente, in generale, a distinguere una cosa reale da una cosa irreale o illusoria?
Storicamente Illusione e realtà si pongono in opposizione, ma il fatto  che io parlo di realtà senza chiamare in causa l'illusione e opponendovi in vece le sue descrizioni, denuncia che sto piegando il termine ad un diverso significato, che sarebbe meglio specificare, se non ancora meglio definire termini nuovi che veicolino il nuovo significato, in modo da evitare fraintendimenti.
Ma per far questo bisognerebbe avere chiara la nuova visione, mentre si tratta qui di pensieri in corso d'opera, pensieri che un forum, diversamente dai mezzi di comunicazione precedenti, è in grado di testimoniare mentre nascono.
Nel far ciò quindi diventa inevitabile piegare il significato di vecchi termini alla nuova visione, senza essere questa invece una novità in assoluto.
E' così infatti che nel tempo i termini cambiano significato diventando materia per filologi nella misura in cui di questo cambiamento occorre ricostruire la storia.
Un forum invece, almeno potenzialmente, è un modo di testimoniare questo cambiamento nel suo divenire.
Giocoforza bisognerà quindi desumere i nuovi significati dei termini dal contesto, contribuendovi magari in modo attivo, essendo che ci troviamo appunto su un forum, senza quindi necessariamente doversi limitare, a cercare di condividerne il nuovo significato dei termini a posteriori, come necessariamente avviene, dovendosi limitare ad usare i vecchi mezzi di comunicazione, cioè i libri.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#6
Quando oggi si sente dire ad esempio che ''tutto è naturale'', ciò significa di fatto togliere al termine natura il suo significato storico, e nel caso in particolare significa togliergli di fatto ogni significato.
Stessa sorte potrebbe seguire il termine ''reale'' nel nuovo modo in cui cerco di usarlo.
In alternativa sto provando a fare del termine ciò che indica il fondamento metafisico della...di che cosa? di ciò che un tempo avrei indicato appunto col termine realtà.
La realtà quindi io la pongo dietro le quinte, laddove le sue descrizioni ne prendono il posto rimasto vacante.
Ma allora, se prima noi vivevamo nella realtà, adesso dove vivremmo in vece?
Il posto dove viviamo io ho provato a chiamarlo ''mondo'' il quale è una invenzione non gratuita, in quanto nasce comunque dalla nostra interazione con la realtà, ma in quanto invenzione perde in univocità, e i mondi diventano quindi potenzialmente tanti quante sono le possibili descrizioni della realtà, descrizioni che nascono dalla nostra interazione con essa, cioè dai cosiddetti fatti.
Il mondo così diventa una costruzione teorica, sul cui carattere astratto non vi è alcun dubbio nella misura in cui siamo consci di averlo costruito, variando la nostra percezione al proposito nella misura in cui tale invece coscienza non è del tutto completa.
Questo , ad esempio, nel vecchio mondo in cui vivevamo, e in cui in effetti ancora viviamo e  in cui nessuno può impedirci di continuare a vivere, renderebbe conto secondo me del diverso grado di apparenza con cui  si presentano a noi gli essenti, come se si posizionassero fra illusione e realtà, nel  significato storico che gli abbiamo dato.
Questo di fatto è equivalso a parlare di realtà come fatta di solide evidenze, ma allo stesso tempo abbiamo dovuto accettare la presenza di fantasmi coi quali col tempo ci siamo abituati a convivere, pur continuando a on credere alla loro esistenza.
In alternativa, come con una genialità attua Platone, per ognuno di essi, in base alla sua apparente consistenza, può immaginarsi un mondo a parte, all'interno dei quali ogni ente trova la sua coerenza., cosa che appunto fa Platone immaginato un mondo per le perfette idee, e un altro per l'imperfetta realtà.
In tal modo geniale Platone riusciva a sanare, almeno in parte, le contraddizioni dell'essere, piuttosto che chiudere gli occhi su di esse.
Se vogliamo continuare anon chiudere gli occhi, usando lo stesso coraggio spregiudicato di Platone, dovremmo ripetere l'operazione tendo però conto delle nostre percezioni nel frattempo arricchitesi a causa della nuova percezione scientifica.
E anche qui nulla di nuovo.
Se Platone infatti vietava l'acesso alla sua accademia a chi non conosceva la  geometria del tempo, oggi le conoscenze per accedervi si sono talmente decuplicate, al punto da rendere impraticabile tale giusta pretesa.
Però c'è ancora chi qui nel forum chi si rifugia nella vecchia geometria euclidea come se ciò potesse bastare.
Ma se la pretesa di Platone oggi è di fatto impraticabile, bisognerebbe però averla sempre presente alla nostra coscienza, ammettendo i limiti del nostro filosofare, ne si può pretendere di superare la questione limitandosi a rimasticare vecchia filosofia, con l'alibi che solo in essa vi è la vera sapienza, e che tutto ciò che è nuovo sia a dir poco annichilente.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#7
Si tratta cioè di rinnovare l'esempio datoci da Platone, piuttosto che continuare ad attardarsi su una adesione o meno alle conclusioni cui esso è giunto, riuscendo egli a mettere ordine in modo mirabile fra le percezioni correnti condivise del suo tempo, così come seguendo il suo esempio noi dovremmo fare lo stesso per quelle del nostro.
Ma siccome, come precedentemente detto, trattasi qui di idee in divenire, non è che io abbia voluto nei precedenti post dire in modo fumoso ciò che in quest'ultimo appare, come spero, invece chiaro.
E' che invece alla chiarezza si giunge inevitabilmente attraverso discorsi fumosi, come qui appunto, seppur senza neanche volerlo,  ho, come credo, dimostrato.

E da questo punto in poi può quindi meglio ripartire la discussione, che diventa ''in che modo è possibile rinnovare l'esempio di Platone'' di cui nel mio primo post, detto col senno di poi, ho illustrato solo un possibile esempio.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

La realtà è un ginepraio metafisico fin dai tempi dei filosofi classici che dettero avvio alle concezioni materialistiche e idealistiche (con Platone in primis) su di essa; e le intermedie, fino al furoreggiare della disputa scolastica degli universali e al rovesciamento moderno dell'etichetta di realismo rispetto alla disputa medioevale (i "realisti" in senso moderno erano i "nominalisti").

Citazione di: iano il 27 Maggio 2024, 06:53:22 AMQuando oggi si sente dire ad esempio che ''tutto è naturale'', ciò significa di fatto togliere al termine natura il suo significato storico, e nel caso in particolare significa togliergli di fatto ogni significato.

Lo stesso dicasi di "naturale" da parte di chi non vuole prendersi la briga di comprendere l' "artificiale" e le sue ricadute pratiche e metafisiche, spesso contrapposte alla natura.

CitazioneStessa sorte potrebbe seguire il termine ''reale'' nel nuovo modo in cui cerco di usarlo.
In alternativa sto provando a fare del termine ciò che indica il fondamento metafisico della...di che cosa? di ciò che un tempo avrei indicato appunto col termine realtà.
La realtà quindi io la pongo dietro le quinte, laddove le sue descrizioni ne prendono il posto rimasto vacante.
Ma allora, se prima noi vivevamo nella realtà, adesso dove vivremmo in vece?
Il posto dove viviamo io ho provato a chiamarlo ''mondo'' il quale è una invenzione non gratuita, in quanto nasce comunque dalla nostra interazione con la realtà, ma in quanto invenzione perde in univocità, e i mondi diventano quindi potenzialmente tanti quante sono le possibili descrizioni della realtà, descrizioni che nascono dalla nostra interazione con essa, cioè dai cosiddetti fatti.
Il mondo così diventa una costruzione teorica, sul cui carattere astratto non vi è alcun dubbio nella misura in cui siamo consci di averlo costruito, variando la nostra percezione al proposito nella misura in cui tale invece coscienza non è del tutto completa.

Il "mondo" è l'habitat fisico e metafisico degli umani, con uno spettro concettuale vario almeno come "realtà", di cui rappresenta la dimensione spaziale: il teatro in cui avvengono i fatti, secondo la definizione di L.Wittgenstein.

CitazioneIn alternativa, come con una genialità attua Platone, per ognuno di essi, in base alla sua apparente consistenza, può immaginarsi un mondo a parte, all'interno dei quali ogni ente trova la sua coerenza., cosa che appunto fa Platone immaginato un mondo per le perfette idee, e un altro per l'imperfetta realtà.
In tal modo geniale Platone riusciva a sanare, almeno in parte, le contraddizioni dell'essere, piuttosto che chiudere gli occhi su di esse.
Se vogliamo continuare anon chiudere gli occhi, usando lo stesso coraggio spregiudicato di Platone, dovremmo ripetere l'operazione tendo però conto delle nostre percezioni nel frattempo arricchitesi a causa della nuova percezione scientifica.

Il coraggio spregiudicato...di una truffa iperuranica. Illusionismo geniale, senza dubbio, a cui il cristianesimo deve molto.

CitazioneE anche qui nulla di nuovo.
Se Platone infatti vietava l'acesso alla sua accademia a chi non conosceva la  geometria del tempo, oggi le conoscenze per accedervi si sono talmente decuplicate, al punto da rendere impraticabile tale giusta pretesa.
Però c'è ancora chi qui nel forum chi si rifugia nella vecchia geometria euclidea come se ciò potesse bastare.
Ma se la pretesa di Platone oggi è di fatto impraticabile, bisognerebbe però averla sempre presente alla nostra coscienza, ammettendo i limiti del nostro filosofare, ne si può pretendere di superare la questione limitandosi a rimasticare vecchia filosofia, con l'alibi che solo in essa vi è la vera sapienza, e che tutto ciò che è nuovo sia a dir poco annichilente.

Ben venga la figura dello scienziato-filosofo, peraltro cara pure a Platone. Ma dubito che la sua illusionalità sarebbe ammessa nella nuova Accademia, ormai lontanissima dal suo concetto di realtà, laddove si faccia scienza davvero, e non ideologia.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

#9
Citazione di: Ipazia il 27 Maggio 2024, 21:02:13 PMLo stesso dicasi di "naturale" da parte di chi non vuole prendersi la briga di comprendere l' "artificiale" e le sue ricadute pratiche e metafisiche, spesso contrapposte alla natura.

Il fatto è che nel tempo questa distinzione ha iniziato ad apparirmi come artificiosa.
Anzi di più, in quanto il mondo in cui viviamo mi sembra fatto di distinzioni artificiose, dove ad ''artificiose'' non dò una connotazione negativa, ma si tratta più di un ''distingui et impera''.
Sono però distinzioni che possono sostenersi finché non ci appare la loro natura artificiosa, e quando questa natura ci appare non è più possibile confonderle con la realtà, a meno che non siamo disposti ad accettare una realtà che sembra farsi sempre più astratta, ma questa sembra essere più una prerogativa dei superuomini che verranno a popolare nuovi mondi coi loro avatar.
Se si tratta di un ''distingui et impera'' il nostro agire dipenderà dalle distinzioni che riterremo sostenibili.
Cioè non è davvero importante in se in che modo distingueremo le cose di questo mondo in naturali e artificiose, ma le conseguenze sul nostro agire che da queste distinzioni ne verranno.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#10
Citazione di: Ipazia il 27 Maggio 2024, 21:02:13 PMIl coraggio spregiudicato...di una truffa iperuranica. Illusionismo geniale, senza dubbio, a cui il cristianesimo deve molto.

Il cristianesimo e tutto il resto...si possono cambiare le illusioni, ma in ogni caso non se ne esce fuori secondo me, per cui mi sono convinto che sia giunto il momento di smettere di combatterle per provare a farsele amiche, per farci magari venire fuori qualcosa di meglio di quanto detto sopra.
Perciò propongo di rinnovare l'esempio di Platone ricomponendo in diverso modo le apparenti contraddizioni dell'essere, per vedere qual nuovo effetto fàccia, in attesa di divenire superuomini, come dicevo prima, capaci di far convivere con ''naturalezza'' in un unico mondo le contraddizioni dell'essere, piuttosto che moltiplicare artificiosamente i mondi, uno per ogni grado  dell'essere.
Poi non è neanche una questione da superuomini forse, ma si tratta solo di lasciar fare al tempo il suo lavoro, se è vero che l'abitudine è ciò che ci fa distinguere lo strano dal normale, e che la realtà come ci appare sia fatta di evidenti ovvietà.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Discussioni simili (5)