Rapporto tra scienza, verità ed ideologia.

Aperto da Socrate78, 22 Giugno 2021, 18:09:36 PM

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Socrate78

Apro questo topic per discutere del rapporto tra scienza e verità. La mia domanda è: gli scienziati, nella loro ricerca, sono mossi dalla ricerca spassionata della verità oggettiva oppure sono soggetti a pregiudizi, al principio di autorità (è vero ciò che dice qualcuno considerato autorevole....), alle convinzioni morali e all'ideologia? Io credo che la scienza non sia affatto obiettiva, ma che risenta fortemente del contesto sociale, del principio di autorità, della morale e delle convenzioni sociali. Quindi quando si elabora una teoria scientifica e ci sono dati che la falsificano, può capitare che gli scienziati volutamente non vogliano vedere la verità e l'evidenza, poiché essa magari è contraria a ciò che scienziati autorevoli affermano ed hanno affermato, oppure è una verità scomoda. Ad esempio se si dovesse scoprire, in maniera incontrovertibile, che un gruppo etnico è geneticamente meno intelligente di un altro (ad esempio i neri meno intelligenti dei bianchi o viceversa....), questa verità sarebbe affermata o nascosta? Sarebbe nascosta poiché la società in linea almeno generale condanna il razzismo e quindi uno scienziato che l'affermerebbe sarebbe isolato dalla comunità scientifica, ad esempio James Watson (co-scopritore del DNA) una volta (nel 2007) affermò che geneticamente i neri sono meno intelligenti dei bianchi, ma proprio per aver detto questo perse moltissima della credibilità che aveva prima e fu accusato di essere razzista, mentre magari c'è qualcosa di vero in quell'affermazione scomoda. James Watson, però, fu licenziato dall'università di Cambridge per aver affermato questa cosa.
Oppure immaginiamo che ai tempi della Germania del Terzo Reich uno scienziato tedesco se ne fosse uscito con l'affermazione che gli ebrei sono in realtà biologicamente e intellettivamente superiori a tutti gli altri popoli, sicuramente un tale scienziato sarebbe stato internato in qualche lager o nel migliore dei casi immediatamente espulso dal Reich.

Quindi non esiste, a mio avviso, la scienza pura e libera, ma la scienza è soggetta al condizionamento della morale, delle ideologie dominanti, della politica e del principio di autorità, per cui è necessario essere scettici di fronte a qualsiasi studio scientifico, poiché gli interessi per affermare falsità e falsificare dati veri possono essere molteplici. In una società in cui domina la fede religiosa, sarebbero isolati e ritenuti blasfemi gli scienziati atei come in passato è successo, mentre in un'altra in cui l'ateismo è decisamente affermato uno scienziato che affermerebbe l'idea creazionista di un universo nato da un principio divino sarebbe assolutamente isolato, i suoi libri e le sue pubblicazioni perderebbero credibilità.
La scienza pura ed obiettiva è quindi utopia?

Jacopus

#1
Quello che dici Socrate, in parte è vero ed in parte no. Nel senso che nel breve periodo è possibile che la scienza affermi delle sciocchezze, ma alla lunga le sciocchezze si sciolgono al sole. Serve solo il tempo, seguire il metodo scientifico ed essere critici, anche verso il proprio metodo. Utilizzando questi semplici principi, la scienza ci permette attraverso la sua applicazione tecnica (ma anche attraverso la riflessione filosofica sul suo metodo), di vivere meglio e liberi dal pensiero oscurantista e dogmatico del passato. La scienza è un metodo, non è una ideologia. Non ha nessun mandato etico da assolvere. Questa è la sua forza ed anche la sua fragilità.
Ciò che accade nella realtà è il condizionamento che il flusso finanziario produce sulla ricerca scientifica. Cercare scientificamente di creare una nuova arma non è la stessa cosa che cercare di risolvere scientificamente l'inquinamento dei mari.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Lou

#2
Direi che l'idea di una una ricerca e scientifica pura, disinteressata e neutrale senza alcuna commistione con il potere e fini da esso perseguiti (per fare un esempio banale, la ricerca scientifica applicata a fini militari) più che minare il rapporto tra scienza e verità (definendo e circoscrivendo l'ultimo termine: per la scienza applicata intendo vero ciò che funziona), ha messo di fronte la comunità scientifica  alla consapevolezza di non rappresentare quella innocenza che possa preservarla da essere anch'essa un prodotto sociale ed essere immersa ed essere chiamata a rispondere, o per lo meno a riflettere, anche sul fronte etico delle proprie azioni, a mio parere ovviamente. E questa assunzione di responsabilità contribuirebbe in grande misura a renderla maggiormente libera.
Detto ciò trovo necessario esprimere un aspetto fondamentale della scienza che affianca la critica sopra esposta: il contributo apportato da essa rispetto all'emancipazione e liberazione da superstizioni, credenze e ideologie e proprio al principio di autorità che hai menzionato, grazie allo sviluppo di conoscenze e saperi che si sono rivelati preziosi per una maggior consapevolezza di noi stessi, rappresenta un fatto innegabile.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

daniele22

Citazione di: Lou il 23 Giugno 2021, 16:11:35 PM
Direi che l'idea di una una ricerca e scientifica pura, disinteressata e neutrale senza alcuna commistione con il potere e fini da esso perseguiti (per fare un esempio banale, la ricerca scientifica applicata a fini militari) più che minare il rapporto tra scienza e verità (definendo e circoscrivendo l'ultimo termine: per la scienza applicata intendo vero ciò che funziona), ha messo di fronte la comunità scientifica  alla consapevolezza di non rappresentare quella innocenza che possa preservarla da essere anch'essa un prodotto sociale ed essere immersa ed essere chiamata a rispondere, o per lo meno a riflettere, anche sul fronte etico delle proprie azioni, a mio parere ovviamente. E questa assunzione di responsabilità contribuirebbe in grande misura a renderla maggiormente libera.
Detto ciò trovo necessario esprimere un aspetto fondamentale della scienza che affianca la critica sopra esposta: il contributo apportato da essa rispetto all'emancipazione e liberazione da superstizioni, credenze e ideologie e proprio al principio di autorità che hai menzionato, grazie allo sviluppo di conoscenze e saperi che si sono rivelati preziosi per una maggior consapevolezza di noi stessi, rappresenta un fatto innegabile.


Ciao Lou, il tuo discorso non fa una grinza fino al secondo paragrafo.
Detto ciò, non mi sembra che la scienza abbia contribuito a qualche emancipazione nell'essere umano. La maggior parte delle violenze contro le donne avviene tra le mura domestiche. I partiti vorrebbero farci capire che non è giusto prendersela con gli ebrei, con i negri o gli albanesi ... che non bisogna fidarsi dei cinesi etc. etc. La storia non ci ha insegnato nulla se non a raccontarla secolo dopo secolo. Alla fine sono gli storici i migliori filosofi che sempre ci ammoniscono con le loro ricerche. Prendiamo però una scienza che a noi è molto cara: la medicina. Qualsiasi medico ti dirà che se stai bene mentalmente il corpo ne trarrà beneficio. Pochi si azzarderanno però ad andare oltre tale affermazione. Allora io dico che quando la scienza filosofica si renderà conto che siamo un branco di solipsisti, pensando invece di essere altra cosa, forse la scienza medica cercherà con più convinzione delle eventuali correlazioni tra squilibri psichici e patologie (Big pharma o chi per essi permettendo)

Lou

#4
Citazione di: daniele22 il 23 Giugno 2021, 17:55:32 PM
Citazione di: Lou il 23 Giugno 2021, 16:11:35 PM
Direi che l'idea di una una ricerca e scientifica pura, disinteressata e neutrale senza alcuna commistione con il potere e fini da esso perseguiti (per fare un esempio banale, la ricerca scientifica applicata a fini militari) più che minare il rapporto tra scienza e verità (definendo e circoscrivendo l'ultimo termine: per la scienza applicata intendo vero ciò che funziona), ha messo di fronte la comunità scientifica  alla consapevolezza di non rappresentare quella innocenza che possa preservarla da essere anch'essa un prodotto sociale ed essere immersa ed essere chiamata a rispondere, o per lo meno a riflettere, anche sul fronte etico delle proprie azioni, a mio parere ovviamente. E questa assunzione di responsabilità contribuirebbe in grande misura a renderla maggiormente libera.
Detto ciò trovo necessario esprimere un aspetto fondamentale della scienza che affianca la critica sopra esposta: il contributo apportato da essa rispetto all'emancipazione e liberazione da superstizioni, credenze e ideologie e proprio al principio di autorità che hai menzionato, grazie allo sviluppo di conoscenze e saperi che si sono rivelati preziosi per una maggior consapevolezza di noi stessi, rappresenta un fatto innegabile.


Ciao Lou, il tuo discorso non fa una grinza fino al secondo paragrafo.
Detto ciò, non mi sembra che la scienza abbia contribuito a qualche emancipazione nell'essere umano. La maggior parte delle violenze contro le donne avviene tra le mura domestiche. I partiti vorrebbero farci capire che non è giusto prendersela con gli ebrei, con i negri o gli albanesi ... che non bisogna fidarsi dei cinesi etc. etc. La storia non ci ha insegnato nulla se non a raccontarla secolo dopo secolo. Alla fine sono gli storici i migliori filosofi che sempre ci ammoniscono con le loro ricerche. Prendiamo però una scienza che a noi è molto cara: la medicina. Qualsiasi medico ti dirà che se stai bene mentalmente il corpo ne trarrà beneficio. Pochi si azzarderanno però ad andare oltre tale affermazione. Allora io dico che quando la scienza filosofica si renderà conto che siamo un branco di solipsisti, pensando invece di essere altra cosa, forse la scienza medica cercherà con più convinzione delle eventuali correlazioni tra squilibri psichici e patologie (Big pharma o chi per essi permettendo)
La strada è assai lunga, tuttavia daniele22, faccio un esempio spicciolo terra a terra, non è oggi che quando ho il ciclo mestruale devo rinchiudermi ( o esser rinchiusa ) in una capanna e considerami "impura", cosa mai significhi e agli occhi di chi? Sai la scienza è una opportunità di libertà, la conoscenza apre mondi inediti.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

iano

#5
@Socsrate.
La ricerca scientifica non è obiettiva , in quanto ricerca dell'uomo, il quale tende ad attribuire o meno autorità ad alcuni ricercatori o filosofi in genere, ma non in via definitiva e continuativa , come si è verificato per millenni.
Il principio di autorità è stato combattuto dalla scienza non in se', ma in quanto esclusivo metro per dirimere ogni questione.
Non esiste teoria scientifica che non possa non configurarsi come pregiudizio, perché la ricerca può essere spinta o meno da un fine, ma non ha una fine.
L'avversione verso la scienza nasce da una sua sopravvalutazione, come quando tu credi, e ti sfido a dire su quale base, che essa possa dire se è più intelligente un nero oppure un bianco.
Tu sembri affermare infatti ciò come se la cosa avesse un vero senso, e intendo un senso operativo, in quanto la scienza e ricerca e quindi azione.

La scienza altro non è che l'agire dell'uomo, che da' forma al suo essere, ed essa non può essere considerata dunque in modo negativo, ameno di non voler professare come alternativa positiva la sua immobilità ed  il suo annullamento , e questo a me sembra intendano certe religioni che spostano la vera vita in un altrove indefinito.
In questo contesto attuale dovremmo quindi limitarci a non fare del male, e questo è di fatto un invito all'inazione, perché chiunque fa' sbaglia.
È un invito a rinunciare alla nostra natura, dove si cerca di combattere la scienza portandola in un campo che non è il suo, quello della ricerca dell'obiettività e della verità, per poi dire che essa a ciò non è adatta.
Infatti non lo è.
Essa non è in concorrenza con la tua religione .
È tutta un altra storia. È la storia del l'agire umano.
Un agire che non ha un fine e una metà, anche quando chi agisce ciò a volte si figura.





Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

daniele22

Citazione di: Lou il 23 Giugno 2021, 18:34:01 PM
Citazione di: daniele22 il 23 Giugno 2021, 17:55:32 PM
Citazione di: Lou il 23 Giugno 2021, 16:11:35 PM
Direi che l'idea di una una ricerca e scientifica pura, disinteressata e neutrale senza alcuna commistione con il potere e fini da esso perseguiti (per fare un esempio banale, la ricerca scientifica applicata a fini militari) più che minare il rapporto tra scienza e verità (definendo e circoscrivendo l'ultimo termine: per la scienza applicata intendo vero ciò che funziona), ha messo di fronte la comunità scientifica  alla consapevolezza di non rappresentare quella innocenza che possa preservarla da essere anch'essa un prodotto sociale ed essere immersa ed essere chiamata a rispondere, o per lo meno a riflettere, anche sul fronte etico delle proprie azioni, a mio parere ovviamente. E questa assunzione di responsabilità contribuirebbe in grande misura a renderla maggiormente libera.
Detto ciò trovo necessario esprimere un aspetto fondamentale della scienza che affianca la critica sopra esposta: il contributo apportato da essa rispetto all'emancipazione e liberazione da superstizioni, credenze e ideologie e proprio al principio di autorità che hai menzionato, grazie allo sviluppo di conoscenze e saperi che si sono rivelati preziosi per una maggior consapevolezza di noi stessi, rappresenta un fatto innegabile.


Ciao Lou, il tuo discorso non fa una grinza fino al secondo paragrafo.
Detto ciò, non mi sembra che la scienza abbia contribuito a qualche emancipazione nell'essere umano. La maggior parte delle violenze contro le donne avviene tra le mura domestiche. I partiti vorrebbero farci capire che non è giusto prendersela con gli ebrei, con i negri o gli albanesi ... che non bisogna fidarsi dei cinesi etc. etc. La storia non ci ha insegnato nulla se non a raccontarla secolo dopo secolo. Alla fine sono gli storici i migliori filosofi che sempre ci ammoniscono con le loro ricerche. Prendiamo però una scienza che a noi è molto cara: la medicina. Qualsiasi medico ti dirà che se stai bene mentalmente il corpo ne trarrà beneficio. Pochi si azzarderanno però ad andare oltre tale affermazione. Allora io dico che quando la scienza filosofica si renderà conto che siamo un branco di solipsisti, pensando invece di essere altra cosa, forse la scienza medica cercherà con più convinzione delle eventuali correlazioni tra squilibri psichici e patologie (Big pharma o chi per essi permettendo)
La strada è assai lunga, tuttavia daniele22, faccio un esempio spicciolo terra a terra, non è oggi che quando ho il ciclo mestruale devo rinchiudermi ( o esser rinchiusa ) in una capanna e considerami "impura", cosa mai significhi e agli occhi di chi? Sai la scienza è una opportunità di libertà, la conoscenza apre mondi inediti.


Per Diana, un'altra donna! Non sapevo fossi tale, forse per un mio pregiudizio infondato. La tua storia mi ricorda quella di achille e la tartaruga, tal che la donna non raggiunge mai l'uomo. Forse può darsi che sia l'uomo a non raggiungere la donna e per questo la sottomette. Perché mai non dovrebbero stare alla pari? La risposta più sensata me la diede un mio amico ancora quand'eravamo adolescenti. Nove volte su dieci lui mi metteva sotto giocando alla lotta e ogni volta mi apostrofava che essere più forti conta non poco. Cosa in parte vera giacché fuori dal gioco conta più la cattiveria che la forza fisica, anche se quest'ultima non è da sottovalutarsi. Gli è comunque che io non sono certo un violentatore, per la tranquillità di voi donne che leggete. Per me, e parlo da uomo, l'essere impura di una volta rimane oggi nel non essere retribuita come un maschio, tanto per dirne una tra chissà quante ne avreste voi da dire. Ma senza esagerare però.
La tua storia mi ricorda inoltre quelli che dicono che oggi si vive meglio di una volta. A questi dico che la koiné di tempi passati più che nella lingua bisogna cercarla nei comportamenti di allora, perché è lì che si giustificano comportamenti comuni che all'oggi risultano inconcepibili e che potrebbero invece farci dire che oggi si vive come allora.
Ma il tuo discorso cominciava dicendo che la strada è assai lunga. Immaginando che tu non abbia scorrazzato molto tra i vari Topic, a cosa ti riferisci dicendo di una strada assai lunga?


Jacopus

Concordo con Lou. Il metodo scientifico moderno è stata una delle molle del cambiamento epocale dal medio evo all'epoca moderna. Affermare che oggi si viva come allora non so a quale logica o traccia storica faccia riferimento. La vita media era più corta. Oltre ad una ristretta cerchia di benestanti (nobili ed alti prelati), il resto della popolazione era analfabeta e lavorava dal mattino alla sera. Tutti erano preda delle più assurde superstizioni. Se un nobile commetteva reati anche molto gravi come la violenza sessuale aveva il diritto di farsi sostituire nella esecuzione della pena da un suo servo. Se la violenza riguardava una sua contadina non veniva neppure iniziata l'azione penale. Esisteva la servitù della gleba e le corporazioni, pertanto il figlio di un cameriere avrebbe potuto fare solo il cameriere o il bandito. Se un comune cittadino (che allora veniva definito "suddito") si rifiutava di partecipare alla funzione religiosa del suo paese subiva punizioni corporali che andavano dalla gogna alla fustigazione. Le donne non avevano diritto di parola nelle cose pubbliche e di certo non potevano accedere ad alcun tipo di professione. I bambini iniziavano a lavorare a 5-6 anni, appena avevano la forza di fare qualcosa. La giustizia era delegata solo alla divinità e all'aldilà. La giustizia terrena era esercitata in modo giurisdizionale, ovvero i nobili giudicavano i nobili, il chierici giudicavano i chierici, i commercianti giuidicavano i commercianti e così via. Non esisteva alcuna possibilità di discussione critica. La Chiesa dominava le coscienze e il dibattito pubblico. I partecipanti a questo forum, se fossero vissuti nel Medio Evo, sarebbero stati tutti sottoposti a punizioni molto pesanti per quello che hanno scritto su questo forum, spesso per il solo e semplice fatto di aver scritto e di non essersi limitati ad essere "servi". Questo era il Medio Evo. Ah, dimenticavo, non esisteva acqua corrente e il bagno spesso era in comune con molti caseggiati o si facevano i bisogni per strada. Non esistevano le fognature e si poteva essere uccisi per un mancato inchino. La scienza fu uno dei più potenti grimaldelli per scardinare quel mondo.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Alexander

La prima guerra mondiale fece circa 14 milioni di morti, la seconda ne fece sui 60 milioni e il dopoguerra altri 20. E Questa mattanza di vite umane fu possibile grazie ai progressi scientifici nella produzione e uso di armi sempre più sofisticate e terribile. Il pianeta è sull'orlo del collasso e questo è stato possibile grazie al poderoso progresso scientifico che ha permesso un sempre maggiore sfruttamento delle risorse naturali. Non è tutto oro ciò che luccica. Poteva andare diversamente (tipo un progresso scientifico meno legato al profitto e allo sfruttamento politico dello stesso)? Forse sì, ma non lo sapremo mai...

iano

#9
Citazione di: Alexander il 24 Giugno 2021, 01:02:28 AM
La prima guerra mondiale fece circa 14 milioni di morti, la seconda ne fece sui 60 milioni e il dopoguerra altri 20. E Questa mattanza di vite umane fu possibile grazie ai progressi scientifici nella produzione e uso di armi sempre più sofisticate e terribile. Il pianeta è sull'orlo del collasso e questo è stato possibile grazie al poderoso progresso scientifico che ha permesso un sempre maggiore sfruttamento delle risorse naturali. Non è tutto oro ciò che luccica. Poteva andare diversamente (tipo un progresso scientifico meno legato al profitto e allo sfruttamento politico dello stesso)? Forse sì, ma non lo sapremo mai...
Bisogna decidere se la scienza siamo noi o è altro da noi.
Se la scienza siamo noi allora i responsabili siamo noi.
Se non siamo noi la responsabilità è della scienza, ma è ovvio che ciò non ha senso. Come fa' la scienza ad essere responsabile?
La scienza siamo noi e non si può fermare senza annullare noi stessi.
Siamo noi a decidere cosa fare della scienza perché siamo noi a decidere cosa fare di noi stessi.
Certo, poteva andare diversamente, ma secondo me c'è un pregiudizio di fondo che falsa la nostra visione delle cose.
La scienza non è un punto di discontinuità nella storia dell'uomo, ma è l'uomo da sempre, con il suo agire.
L'uomo è cambiato nel tempo e oggi il suo agire lo chiamiamo scienza .
Se si prende piena coscienza di ciò allora io mi concedo il lusso di essere ottimista.
Se si continua a colpevolizzare la scienza come altro da noi allora la vedo dura.
Non sto imputando ciò a te Alexander.
Ho preso solo spunto dal tuo post nel quale affermi comunque fatti non negabili.
Tuttavia se si seguisse rigorosamente la logica del tuo post dovremmo forse auspicare un ritorno alle guerre puniche, perché facevano meno morti?
Ma eravamo uomini a quei tempi e ancora lo siamo e non abbiamo fatto nessun progresso, ma semplicemente siamo cambiati. In meglio, in peggio?
Come si fa' a dire?
Quale metro dovremmo usare per giudicare?
È sufficiente contare i morti di ogni nuova guerra?
Il "progresso " scientifico crea disparità?
Ma è l'agire umano a creare disparita, eppure siamo arrivati fin qui tutti insieme.

Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Jacopus

Il problema che poni Alexander è reale. Konrad Lorenz adottò l'immagine della scimmia (noi) a cui viene data una pistola. Il nostro cervello si è formato in condizioni completamente diverse, senza che vi fosse mai la necessità di controllare un potere superiore alla natura. La tecnologia oggi invece è in grado di stravolgere gli stessi ritmi naturali e per saperla gestire servirebbe un adattamento neurobiologico per il quale servono centinaia di migliaia di anni. Detto questo, va anche considerato che le più grandi stragi dell'uomo contro l'uomo, in proporzione agli esseri umani viventi in quell'epoca sono state, nell'ordine:
1) Rivolta di An Lushan, VIII sec. D.C., che proporzionalmente, è come se avesse fatto 429 milioni di morti nel XX secolo;
2)Conquiste mongole, XIII sec. D.C., 278 milioni, rapportati al XX secolo;
3) Tratta degli schiavi medio/orientali, VII-XIX secolo, 132 milioni di morti, se rapportati al XX secolo;
4) Caduta dei Ming, XVII sec., 112 milioni, comparati al XX secolo;
5) Caduta di Roma, V secolo, 105 milioni, se rapportato al XX secolo;
6) Conquiste di Tamerlano, XIV sec., 100 milioni in proporzione al XX secolo;


La prima strage connessa allo sviluppo moderno è al settimo posto, con lo sterminio degli indiani d'America, che, rapportati alla popolazione del XX secolo, corrisponderebbe alla cifra di 92 milioni di morti.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

bobmax

La scienza non è lo scienziato.

Lo scienziato è un essere umano. E come tale ha inevitabilmente pregi e difetti.

La scienza è invece la razionalità logica applicata al mondo.
Per inoltrarsi nel mondo l'uomo usa necessariamente la propria razionalità. Questo uso del pensiero logico è la scienza.

Che perciò consiste nel chiarimento di quello che c'è.
Niente di più e niente di meno di un chiarimento.

Erroneo sarebbe attribuire alla scienza valutazioni etiche. Perché la scienza prescinde dall'etica, in quanto suo unico obbiettivo è chiarire quello che c'è, comprendere come funziona il mondo.

Viceversa lo scienziato è un essere umano. Come utilizzi la scienza è questione etica. Che non riguarda la scienza stessa ma l'essenza dell'uomo.

La scienza conferma il deserto dell'esserci. Togliendo così ogni alibi a chi cerca la Verità.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Alexander

#12
Buongiorno a tutti


Io non sono anti-scienza, sia chiaro. Caso mai contrario ad un certo tipo di tecnoscienza legata ai potentati, alla politica e agli interessi economici (che è quella che ha però anche il maggior impatto sulle nostre esistenze). La domanda che ponevo, necessariamente senza risposta perché, come scrive Jacopus, il progresso etico umano non è andato di pari passo con le sue sempre più smisurate capacità tecno-scientifiche, era se sarebbe stato possibile uno sviluppo diverso della scienza, più autonomo e responsabile. Un tempo ero un grande appassionato di libri di fantascienza e mi intrigavano queste immaginarie civiltà che si erano sviluppate in modo diverso dalla nostra attuale, pur in presenza di una fortissima abilità tecno-scientifica. Erano solo fantasie degli autori, spesso scienziati loro stessi, che a volte si reggevano a malapena. Però questa possibilità che ha l'uomo di immaginare qualcosa di diverso sta ad indicare, secondo me, che altre strade da percorrere sarebbero forse state possibili. Con una volontà e un'etica umana diversa, s'intende.

daniele22

Citazione di: Jacopus il 24 Giugno 2021, 00:18:30 AM
Concordo con Lou. Il metodo scientifico moderno è stata una delle molle del cambiamento epocale dal medio evo all'epoca moderna. Affermare che oggi si viva come allora non so a quale logica o traccia storica faccia riferimento. La vita media era più corta. Oltre ad una ristretta cerchia di benestanti (nobili ed alti prelati), il resto della popolazione era analfabeta e lavorava dal mattino alla sera. Tutti erano preda delle più assurde superstizioni. Se un nobile commetteva reati anche molto gravi come la violenza sessuale aveva il diritto di farsi sostituire nella esecuzione della pena da un suo servo. Se la violenza riguardava una sua contadina non veniva neppure iniziata l'azione penale. Esisteva la servitù della gleba e le corporazioni, pertanto il figlio di un cameriere avrebbe potuto fare solo il cameriere o il bandito. Se un comune cittadino (che allora veniva definito "suddito") si rifiutava di partecipare alla funzione religiosa del suo paese subiva punizioni corporali che andavano dalla gogna alla fustigazione. Le donne non avevano diritto di parola nelle cose pubbliche e di certo non potevano accedere ad alcun tipo di professione. I bambini iniziavano a lavorare a 5-6 anni, appena avevano la forza di fare qualcosa. La giustizia era delegata solo alla divinità e all'aldilà. La giustizia terrena era esercitata in modo giurisdizionale, ovvero i nobili giudicavano i nobili, il chierici giudicavano i chierici, i commercianti giuidicavano i commercianti e così via. Non esisteva alcuna possibilità di discussione critica. La Chiesa dominava le coscienze e il dibattito pubblico. I partecipanti a questo forum, se fossero vissuti nel Medio Evo, sarebbero stati tutti sottoposti a punizioni molto pesanti per quello che hanno scritto su questo forum, spesso per il solo e semplice fatto di aver scritto e di non essersi limitati ad essere "servi". Questo era il Medio Evo. Ah, dimenticavo, non esisteva acqua corrente e il bagno spesso era in comune con molti caseggiati o si facevano i bisogni per strada. Non esistevano le fognature e si poteva essere uccisi per un mancato inchino. La scienza fu uno dei più potenti grimaldelli per scardinare quel mondo.


Ciao a tutti. Alcune cose che dici esistono pure ora Jacopus e in ogni caso hai dimenticato il ferro da stiro. Detto ciò spiego meglio quel che intendo.
In qualunque società di oggi e di ieri in cui ti occorra di nascere accadono delle cose. Da quando nasci, ma forse già da prima, fino a una certa età tu ti imbevi in un ambiente che, fino a una certa età appunto, costituisce di fatto a tua insaputa quello che per te è normale. Quello è dunque lo stato delle cose che tu, da una certa età in avanti potrai anche criticare in varia misura e verso varie istituzioni. Lo farai sicuramente confrontandolo con il tuo intendere la normalità o anormalità svelata da qualcuno. Ma per quel che riguarda il mondo della vita, la tua sfera emotiva non ne risulterebbe tanto lesa più di quanto venga lesa oggi di fronte alle nostre critiche linguistiche e fattuali verso la nostra società. Per questo motivo mi sento legittimato a dire che suona un po' arbitraria l'affermazione che oggi si viva meglio di una volta. Il presente è solo un passato trasfigurato

Jacopus

#14
Daniele. Sono d'accordo con te solo rispetto al fatto che le situazioni da me elencate esistono tuttora, in certi luoghi del pianeta (nella maggior parte dei luoghi del pianeta). Fatto sta che noi viviamo nella piccola porzione del mondo dove si vive meglio.
È anche vero che chi vive immerso in una data situazione l'accetta e non si sente leso o ingiustamente traumatizzato. Il trauma si percepisce quando si scopre che si può vivere altrimenti e il poter vivere altrimenti è esattamente ciò che la scienza ci ha fornito. Questo in generale. Approfondendo,si può aggiungere che l'accettazione della propria situazione "ingiusta" può essere ulteriormente ritenuta adeguata, se proviene da un ambiente emotivamente caldo. Se è tua madre a farti del male, cercherai in tutti i modi a giustificarla, perché il dolore di sapere che non ti ha trattato con cura è troppo grande.
Al di là di questi aspetti, alla nostra coscienza  contemporanea risulta facile considerare il nostro modo di vivere più rispettabile, più sicuro, più confortevole e più giusto, tutto sommato. E un pezzo importante di questo mutamento spetta al metodo scientifico. Non sono pertanto d'accordo sul relativismo dovuto all'esperire in ogni epoca un diverso mondo vitale. La conseguenza di questa visione è l'impossibilità di vedere le differenze e considerare l'età della pietra o l'epoca romana, intercambiabili. Non è così. Pur abbandonando una visione ingenua del progresso, bisogna riconoscere che l'uomo non solo materialmente ma anche eticamente sta evolvendo. Basti pensare alla moltiplicazione delle tutele, alle categorie che possono accedere ad aiuti, alle limitazioni di situazioni di sfruttamento che raggiungevano livelli impensabili. Nulla è dato una volta per tutte, ne sono consapevole ed è proprio per questo che dovremmo difendere il pensiero critico e l' unione  dialettica teoria/prassi che provengono dalla grande tradizione della filosofia classica tedesca.
Ciò su cui dovremmo interrogarci in realtà è l'atteggiamento ipocrita che conserviamo. L'universalismo dei nostri valori, l'esportazione della democrazia sono dinamiche fittizie, fonti di legittimazione ma non realmente perseguite, perché perseguirle realmente significherebbe modificare gli assetti geopolitici. Ed oggi in un mondo così globalizzato non è più neppure possibile sperare in un cambiamento locale. O si cambia tutti o si prosegue ipocritamente così, finché il pianeta terra ce lo consentirà.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

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