Rapporto tra etica e memoria

Aperto da Kobayashi, 13 Agosto 2022, 12:27:02 PM

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Kobayashi

L'etica nel Novecento, in certe formulazioni, è tornata a concentrarsi sul dialogo, sulla comunicazione (Apel, Habermas). Ma il dialogo, la partecipazione al dialogo, implica la consapevolezza della propria identità. E la propria identità nasce dal confronto continuo con il proprio passato, con la propria memoria (Locke, Hume).
Nel corso della sua evoluzione l'uomo ha cercato supporti esterni alla memoria organica.
La scrittura, per esempio.
Oggi questo processo di concentrazione dell'informazione su supporti esterni si basa sulla rete. Nella rete confluiscono continuamente nozioni generali ma anche ricordi personali. Foto accompagnate da poche parole postate sui social come ricordo di una gita, per esempio. E le parole, le espressioni, al di là delle capacità di scrittura del singolo, sono sempre "sociali", stereotipate. Conformi ad uno stile impersonale, per non irritare gli altri con forme che potrebbero essere interpretate come ostentazione di originalità.
Il risultato è un flusso di nozioni e ricordi anonimi.
Mentre il diario mantiene un livello di sincerità e personalizzazione massimo, e il testo epistolare si costruisce sulla relazione con il proprio interlocutore, i messaggi social sono rivolti a tutti, quindi in fondo a nessuno.
Se quindi il luogo dell'elaborazione del rapporto con il mio passato sono i social, se il luogo della riflessione e della scrittura sono le chat e le pagine di facebook, allora la mia identità (risultato appunto del rapporto tra presente e passato, sguardo sulla propria memoria) sarà deviata verso l'anonimato.
E se tutti hanno identità simili, allora non può nemmeno prendere avvio un dialogo, ma solo una comunicazione di rispecchiamento.
Senza dialogo la filosofia muore, perché il carattere veritativo della filosofia è indissolubilmente legato al dialogo (convinzione mia, certamente discutibile).

Dunque molti problemi contemporanei attinenti la stessa esistenza della filosofia e del dibattito etico dipenderebbero dai processi di trasformazione del rapporto con la memoria?
O magari, al contrario, questo mutamento, sempre che sia reale, segna finalmente il passaggio ad una cultura libera dall'illusione romantica dell'originalità (la quale ci fa dire che tutti sono conformisti e scontati tranne noi, che la nostra vita per quanto apparentemente uguale a quella di tutti gli altri è particolare, anche se tale particolarità poi si esprime solo come passione per la ricerca di un nostro mitologico desiderio originario – R. Girard)?

Ipazia

Ben prima di Bauman, con Orwell, si è preso atto della liquefazione della memoria collettiva e della riscrittura della storia. La liquefazione procede ancora più rapidamente con la smaterializzazione del supporto della memoria cui segue, nei desiderata degli autonominati padroni del mondo, la liquefazione della memoria individuale inscritta nei nostri corpi e menti. Ultime roccaforti di una memoria umanamente etica.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Phil

Citazione di: Kobayashi il 13 Agosto 2022, 12:27:02 PMSe quindi il luogo dell'elaborazione del rapporto con il mio passato sono i social, se il luogo della riflessione e della scrittura sono le chat e le pagine di facebook, allora la mia identità (risultato appunto del rapporto tra presente e passato, sguardo sulla propria memoria) sarà deviata verso l'anonimato.
L'elaborazione del rapporto con il proprio passato non può tendere all'anonimato, perché ha un nome (il proprio): a ogni traccia segnica (digitale o meno) corrisponde un'evocazione mnemonica (o almeno un tentativo di suo innesco) connotata da una tonalità emotiva o esistenziale che non può essere neutra, così come non è stato neutro il vissuto rappresentato (anche una foto in scala di grigi non è comunque priva di colore). Il mio passato non può essermi anonimo, semplicemente perché è il mio, perché sono l'unica persona che di un'immagine, un post o altro, conosco, o meglio, ricordo (con tutte le deformazioni psichiche tipiche del ricordare) anche il lato interiore, il vissuto connesso, la portata esistenziale di quello che per altri è solo l'ennesima foto delle vacanze al mare o del piatto di ristorante ad un anniversario. Se per gli altri quell'immagine (di me) è anonima, un modo per deanonimizzarla è proprio il dialogo, non necessariamente filosofico, con chi vi è rappresentato; la traccia può anche sembrare anonima, ma indagando c'è spesso una risorsa di senso per nulla omologata o standardizzata.

Citazione di: Kobayashi il 13 Agosto 2022, 12:27:02 PME se tutti hanno identità simili, allora non può nemmeno prendere avvio un dialogo, ma solo una comunicazione di rispecchiamento.
Senza dialogo la filosofia muore, perché il carattere veritativo della filosofia è indissolubilmente legato al dialogo (convinzione mia, certamente discutibile).
Forse non sono simili le identità in gioco, ma solo le loro maschere, sotto le quali è certamente possibile riscontrare somiglianze fra alcune macro-declinazioni di senso o visioni del mondo generalizzate, ma si tratta di somiglianze che spesso mutano in sostanziali differenze se si cambia argomento di discussione, contesto o sollecitazione dialogica.
Ad esempio, sotto la miriade di maschere di Guy Fawkes (o altro) non ci sono "cloni neuroprogrammati intercambiabili" ma soggetti che, seppur affabulati da una certa simbologia, da una memetica culturale o anche solo da una moda (ed ecco quindi già "moventi" che rivelano differenze rilevanti) sarebbero pronti a rompere l'anonimato della loro maschera, e la co-identificazione gruppale che essa comporta, qualora qualche altro mascherato iniziasse a parlare di alcuni temi politici o etici o magari sportivi. Il rispecchiamento della maschera ha pur sempre un suo contesto, ossia è valido solo all'interno di un determinato "gioco linguistico" o semantico, ma difficilmente esaurisce tutto l'orizzonte di senso di una prospettiva individuale. Si tratta spesso di maschere fragili, che vanno in frantumi alla prima domanda socratica che gli si rivolge, e mentre il consesso delle altre maschere tace, l'individuo si scopre.

Citazione di: Kobayashi il 13 Agosto 2022, 12:27:02 PMDunque molti problemi contemporanei attinenti la stessa esistenza della filosofia e del dibattito etico dipenderebbero dai processi di trasformazione del rapporto con la memoria?
Sicuramente la tecnologia, con i suoi metodi di archiviazione, e internet, con la sua estensione globale, hanno cambiato il rapporto con la propria memoria e con la memoria dell'altro, sia in termini di esposizione (delocalizzata) che di possesso (ciò che viene messo in rete diventa, di fatto, possedibile da tutti, vedere problemi di "diritto all'oblio" e simili), per non parlare delle questioni di "filtri di memoria" (cosa viene memorizzato o no); pane per i denti di una riflessione che guardi al mondo contemporaneo, con o senza filtri (appunto...) nostalgici.

Citazione di: Kobayashi il 13 Agosto 2022, 12:27:02 PMO magari, al contrario, questo mutamento, sempre che sia reale, segna finalmente il passaggio ad una cultura libera dall'illusione romantica dell'originalità (la quale ci fa dire che tutti sono conformisti e scontati tranne noi, che la nostra vita per quanto apparentemente uguale a quella di tutti gli altri è particolare, anche se tale particolarità poi si esprime solo come passione per la ricerca di un nostro mitologico desiderio originario – R. Girard)?
La disillusione, in questo caso, è direttamente proporzionale all'incontro con gli altri: più persone si incontrano, più culture si scoprono, più emergono anche (oltre alle differenze) tratti comuni, iterazioni di senso e affini letture della realtà, ma senza che ciò comporti un anonimato spersonalizzante; si tratta, come spesso accade, di problematizzare un senso della misura fra "unico ed irripetibile" ed "uno vale l'altro"; un buon companatico da abbinare al pane di cui sopra.

Kobayashi

@Phil.
È ovvio che ogni cosa che dico in quanto detta da me è personale.
Il termine "anonimo" che ho usato va preso naturalmente nel senso di una tendenza verso una comunicazione sempre meno personale, e quindi inutile nel lavoro che la scrittura compie nella costruzione della conoscenza di se' (poiché prima di parlare o scrivere io non so ancora chi sono e quali sono le mie idee, e solo nello sforzo di comunicare inizia a formarsi una consapevolezza di se stessi). 
Quindi il punto è capire se sia presente l'azione di forze manipolatorie anche se non espressa da un potere autoritario, ma, per esempio, come processo di autocensura, o come risultato del rapporto patologico con la memoria determinato dall'uso di certe tecnologie (da questo punto di vista Platone aveva ragione nell'individuare nella tecnologia della scrittura l'inizio della fine della filosofia).
Siamo stati educati a intercettare le censure e le manipolazioni del potere autoritario (e infatti Ipazia ha subito pensato a Orwell), potremmo non essere altrettanto bravi a individuare altre dinamiche che impediscono i processi di liberazione.
Naturalmente si tratta prima di tutto di decidersi se la filosofia deve svolgere un ruolo di questo tipo (etico, politico), oppure limitarsi all'analisi di ogni fenomeno per il solo fatto che ogni fenomeno genera in noi meraviglia.
La filosofia è etimologicamente "cura della sapienza", ma questa sapienza ha un carattere liberatorio (declinato nelle contingenze delle diverse epoche)?

Phil

Citazione di: Kobayashi il 14 Agosto 2022, 14:35:45 PMÈ ovvio che ogni cosa che dico in quanto detta da me è personale.
Il termine "anonimo" che ho usato va preso naturalmente nel senso di una tendenza verso una comunicazione sempre meno personale, e quindi inutile nel lavoro che la scrittura compie nella costruzione della conoscenza di se'
Non so se intendi "sempre meno autenticamente personale" o "sempre meno personale" nel senso di pubblico anonimato, fermo restando che la scrittura, che sia quella privata del "diario segreto" o quella planetaria dei social, contiene sempre un distillato dell'autore e quindi ha sempre il potenziale per essere utile alla «costruzione della conoscenza di sé»(cit.): anche chi riposta acriticamente slogan di cui ignora il senso o battute banali e inflazionate sui social, ha in questo suo ripostare pedissequo una rilevante fonte di possibile autocomprensione, che può essergli preziosa per riflettere sul suo rapporto con il mondo e con gli altri.
Tornando all'anonimato: nel secondo caso ("sempre meno personale" nel senso di pubblico anonimato), di certo poter ricorrere ad avatar, pseudonimi, nomi falsi, etc. aumenta l'anonimato della persona che si espone con giudizi, opinioni, etc. e la stessa tecnologia fornisce anche strumenti informatici per tutelare o aumentare tale "scudo di anonimato". La conseguenza è che solo Kobayashi sa chi è davvero Kobayashi fuori dal forum, quindi il suo scrivere post può servire come autocomprensione solo a lui, poiché per gli altri è semplicemente un utente che non possono profilare nella realtà e leggerne i post è come leggere un taccuino firmato da "mister x": il contenuto può essere totalmente compreso, ma dell'autore si sa solo ciò che egli decide di rivelare, sempre fidandosi che non menta o, come hai osservato, si autocensuri. In questo caso l'autore resta dietro alle sue manifestazioni, in una posizione tanto unica quanto privilegiata per comprenderne il senso, potendo relazionarle ad altre manifestazioni e informazioni che gli altri, al di là della cortina dell'anonimato, non sanno (quindi, in questo caso, l'anonimato non lede «la costruzione della conoscenza del sé»).
Nel primo caso (se cioè intendi "sempre meno autenticamente personale"), secondo me si può osservare in altri casi una iper-personalizzazione (antitesi dell'anonimato) in cui l'individuo cerca di distinguersi, calcando la mano nel ricercare originalità e visibilità (v. influencer o aspiranti tali), al punto da non rappresentare fedelmente la propria identità quotidiana, ma una sua versione estremizzata, alterata e "commerciale". In questa situazione, opposta alla precedente (come l'esteta è opposto all'uomo etico in Kierkegaard), l'individuo tenta di essere più identificabile possibile, ostentando connotati (estetici, artistici, sociali, etc.) che lo rendano ben distinguibile dagli altri, rendendo la sua autocomprensione un fenomeno che va di pari passo con l'esposizione allo sguardo (e al commento) altrui, alla perenne ricerca di consenso e godimento (mediatico e non). Tuttavia anche questo "caricaturarsi" può essere comunque una tappa di riflessione importante per «la costruzione della conoscenza del sé».
Più in concreto, credo che il ruolo per nulla anonimo della comunicazione a distanza (nelle sue differenti forme) sia stato sperimentato da molti durante l'esperienza del lock down, dove ciascuno ha potuto capire quale sia il proprio rapporto con la comunicazione, con il dialogo, con la scrittura, etc. vivendo un'importante "esperimento" di autocomprensione, magari scoprendo alcuni aspetti della propria relazionalità (e della propria memoria) che altrimenti avrebbe ignorato.
L'anonimato della comunicazione per me è spesso solo negli occhi di chi guarda o legge, ma se parliamo di «costruzione della conoscenza del sé» tramite la scrittura, pur con differenti gradi di "profondità analitica", nessuno è anonimo a se stesso, quindi la possibilità di autocomprendersi nelle proprie tracce comunicative c'è, fintanto che tali tracce sono reperibili (non me ne voglia Platone) pur con tutte le "patologie" del caso (manie di "archivismo", difficoltà nel distacco dai ricordi, strumentalizzazione del passato, etc.).

Citazione di: Kobayashi il 14 Agosto 2022, 14:35:45 PMLa filosofia è etimologicamente "cura della sapienza", ma questa sapienza ha un carattere liberatorio (declinato nelle contingenze delle diverse epoche)?
Sulla tematica della "liberazione" in rapporto alla "cura della sapienza" preferisco non addentrarmi, considerando come la sapienza sia, a suo modo e secondo me, perlopiù conoscenza dei "meccanismi umani" e dei loro limiti possibili, quindi più che una liberazione, un'acquisizione di consapevolezza di vincoli e legami; consapevolezza che include anche i condizionamenti delle metafore demagogiche o te(le)ologiche proprie della nostra cultura.

green demetr

Ma il dr Divago, di cui come al solito sto recuperando i video, ci ha dedicato un canale intero.
Sinceramente è l'unico intellettuale che ormai ascolto, qualsiasi altro mi rende nervoso.
La mancanza di memoria sta alla  #cancel culture come il fascismo sta al nazismo.
Si inizia con il disinteressamento e si arriva a una tale ignoranza dei fatti e non delle interpretazioni che lascia di sasso e nella più nera depressione intellettuale, ossia quella che vuole la vita.
Intendo dire che è una questione politica, e ognuno risponde come può.
In questo caso non intendo politica alla Sini, ossia come scelta del proprio essere nel continuum temporale, intendo proprio una scelta di parte, una partigianeria se vogliamo scomodare antichi fantasmi.

Quello su cui viri, è poi in realtà quello che sappiamo, ossia che il medium è una gabbia, rispetto alla libera parola fra uomo e uomo e già mai tra uomo-macchina-uomo.

Se poi vogliamo pensare e permettimi di usare un linguaggio lacaniano, e ti prometto che stavolta lo leggo per davvero, al sintomo, ossia alla nevrosi che consegue al pensiero mortifero del simbolico, è evidente che la gioventù ha ormai l'attenzione di un pesce rosso.

Non è un caso che le gazzetterie della TV usino sempre più spesso la parola "soprattutto ai giovani" quando devono lanciare le loro marchette anti-umane (dove la parola può essere intesa sia a livello politico come mera lotta sociale, sia filosofico, come mera lotta per la vita VERA (ossia spirituale).

Questi infami perchè marci (parola che entra di diritto nel mio vocabolario visto l'uso continuo che ne fanno gli inglesi anti-sistema: rotten! parola che in inglese che suona insieme al marcio anche del vomito a esso legato) servitori del capitalismo sanno bene che la gioventù è ottusa oltre ogni più infausta previsione.


Ed è proprio per via di quella macchina che sta tra uomo e uomo ( Sini e stronzi simili la devono smettere di rompere la m..chia col fatto che la macchina significhi anche la parola umana...ma che fanno mi pigliano per il c....?) che l'immagine non è più quella del vissuto, quella che dà senso alla vita, come dr Divago ha richiamato tramite la meravigliosa frase di Pessoa, che la vita è aspettare che il vento passi e ritorni, per essere vivi.
I sentimenti e la natura non possone essere fotografati (e la fotografia come nell'ultimo pensiero pasoliniano non è forse l'immagine più potente dell'impudicizia umana? questo i movimenti LGBT ARCOBALENO non lo capiranno mai, e ora visto che mia cugina mi ci ha costretto, anche il nuovo femminismo ben oltre la demenza che già Nietzche con parole fredde le ACCUSAVA e che porta per esempio oggi a sentire la demenza del PD e di chi ancora lo vota che il problema è la mancanza di donne piuttosto che di risoluzione a problemi sociali.)
Le nuove ventenni, luce e sole dei vecchi sono qualcosa più simile ad un incubo in diretta oggi come oggi (e non sto parlando delle wags).

A parte che Baudrillard insisteva su questo punto , salvo poi immagino come tutti i francesi NON FARE NIENTE DI NIENTE nelle loro inutili vite di intellettuali, solo piccoli scarabocchi di fronte ai grandi capolavori dell'antichità-

Mi spiace spiattellare tutto questo odio, ma ormai il trauma io l'ho subito.
Che volete farci, mi dovete sopportare  ;)  
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Ipazia

Green, vedo la tua marcia di avvicinamento al comunismo storico passa per un ebreo eziandio russo. Coerente ( tu, non il fondatore della IV internazionale) fino alla fine  ;)
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

niko

Citazione di: green demetr il 01 Ottobre 2022, 22:59:05 PMMa il dr Divago, di cui come al solito sto recuperando i video, ci ha dedicato un canale intero.
Sinceramente è l'unico intellettuale che ormai ascolto, qualsiasi altro mi rende nervoso.
La mancanza di memoria sta alla  #cancel culture come il fascismo sta al nazismo.
Si inizia con il disinteressamento e si arriva a una tale ignoranza dei fatti e non delle interpretazioni che lascia di sasso e nella più nera depressione intellettuale, ossia quella che vuole la vita.
Intendo dire che è una questione politica, e ognuno risponde come può.
In questo caso non intendo politica alla Sini, ossia come scelta del proprio essere nel continuum temporale, intendo proprio una scelta di parte, una partigianeria se vogliamo scomodare antichi fantasmi.

Quello su cui viri, è poi in realtà quello che sappiamo, ossia che il medium è una gabbia, rispetto alla libera parola fra uomo e uomo e già mai tra uomo-macchina-uomo.

Se poi vogliamo pensare e permettimi di usare un linguaggio lacaniano, e ti prometto che stavolta lo leggo per davvero, al sintomo, ossia alla nevrosi che consegue al pensiero mortifero del simbolico, è evidente che la gioventù ha ormai l'attenzione di un pesce rosso.

Non è un caso che le gazzetterie della TV usino sempre più spesso la parola "soprattutto ai giovani" quando devono lanciare le loro marchette anti-umane (dove la parola può essere intesa sia a livello politico come mera lotta sociale, sia filosofico, come mera lotta per la vita VERA (ossia spirituale).

Questi infami perchè marci (parola che entra di diritto nel mio vocabolario visto l'uso continuo che ne fanno gli inglesi anti-sistema: rotten! parola che in inglese che suona insieme al marcio anche del vomito a esso legato) servitori del capitalismo sanno bene che la gioventù è ottusa oltre ogni più infausta previsione.


Ed è proprio per via di quella macchina che sta tra uomo e uomo ( Sini e stronzi simili la devono smettere di rompere la m..chia col fatto che la macchina significhi anche la parola umana...ma che fanno mi pigliano per il c....?) che l'immagine non è più quella del vissuto, quella che dà senso alla vita, come dr Divago ha richiamato tramite la meravigliosa frase di Pessoa, che la vita è aspettare che il vento passi e ritorni, per essere vivi.
I sentimenti e la natura non possone essere fotografati (e la fotografia come nell'ultimo pensiero pasoliniano non è forse l'immagine più potente dell'impudicizia umana? questo i movimenti LGBT ARCOBALENO non lo capiranno mai, e ora visto che mia cugina mi ci ha costretto, anche il nuovo femminismo ben oltre la demenza che già Nietzche con parole fredde le ACCUSAVA e che porta per esempio oggi a sentire la demenza del PD e di chi ancora lo vota che il problema è la mancanza di donne piuttosto che di risoluzione a problemi sociali.)
Le nuove ventenni, luce e sole dei vecchi sono qualcosa più simile ad un incubo in diretta oggi come oggi (e non sto parlando delle wags).

A parte che Baudrillard insisteva su questo punto , salvo poi immagino come tutti i francesi NON FARE NIENTE DI NIENTE nelle loro inutili vite di intellettuali, solo piccoli scarabocchi di fronte ai grandi capolavori dell'antichità-

Mi spiace spiattellare tutto questo odio, ma ormai il trauma io l'ho subito.
Che volete farci, mi dovete sopportare  ;) 



Sarebbe meglio avere un po' piu' di tolleranza per le giovani donne, i gay, le macchine fotografiche, Sini e i francesi, quantomeno per non fare della propria espressione un accozzaglia di idiosincrasie...

a parte il comunismo storico, eh...
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

green demetr

Citazione di: niko il 02 Ottobre 2022, 00:06:51 AMSarebbe meglio avere un po' piu' di tolleranza per le giovani donne, i gay, le macchine fotografiche, Sini e i francesi, quantomeno per non fare della propria espressione un accozzaglia di idiosincrasie...

a parte il comunismo storico, eh...

ciao Niko, il comunismo storico cosa è? direi di partire da qui.

Per come l'ho studiato è la teoria che tutto si risolve da sè.

Credo che all'interno dei  marxismi (ma cosa è marxismo?) la questione del materialismo posto contro l'idealismo desti in me più di un problema.
Ma prima devo capire da dove nasconi certi dogmi.

Preferisco parlare di storia, di cose concrete: non mi interessa affermare un uomo nuovo come invece evidentemente queste forze di sinistra intendono fare.
Mi pare che l'identità sia un problema piuttosto che una soluzione.
Altra cosa ovviamente è chi usa il problema del soggetto, per far guerra alla partigianeria.
Sono già d'accordo che l'ammasso di filosofi che ciarlano ciarlano ma poi stanno solo coi potenti, sono in effetti, proprio coloro che dovrebbero capire il problema del soggetto, e risolverlo, e non come fanno, prenderlo a scusante per non fare nulla.

Figurati se lo dici a me, io adoro i movimenti LGBT+ ( e spesso ho litigato con Sgiombo  su questi temi, che toccano la mia sensibilità in maniera personale), ma se devono essere usati, come lo sono per negare l'impegno civico e sociale, beh mi dispiace ma l'idiosincrasia, ossia il disgusto verso questa gente che non vede come viene utilizzata rimarrà, e così il giudizio su di essa.

Poi non è che vado in giro a fare il fesso, come molti neo-fascisti fanno, questo se ne va da sè, io sono una persona civile, e odio la violenza, ma questo non può limitare il mio giudizio, se poi questo dovesse diventare un problema e lo diventerà, tacerò.

Per ora preferisco la schiettezza.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

niko

#9
Citazione di: green demetr il 02 Ottobre 2022, 00:21:00 AMciao Niko, il comunismo storico cosa è? direi di partire da qui.

Per come l'ho studiato è la teoria che tutto si risolve da sè.

Credo che all'interno dei  marxismi (ma cosa è marxismo?) la questione del materialismo posto contro l'idealismo desti in me più di un problema.
Ma prima devo capire da dove nasconi certi dogmi.

Preferisco parlare di storia, di cose concrete: non mi interessa affermare un uomo nuovo come invece evidentemente queste forze di sinistra intendono fare.
Mi pare che l'identità sia un problema piuttosto che una soluzione.
Altra cosa ovviamente è chi usa il problema del soggetto, per far guerra alla partigianeria.
Sono già d'accordo che l'ammasso di filosofi che ciarlano ciarlano ma poi stanno solo coi potenti, sono in effetti, proprio coloro che dovrebbero capire il problema del soggetto, e risolverlo, e non come fanno, prenderlo a scusante per non fare nulla.

Figurati se lo dici a me, io adoro i movimenti LGBT+ ( e spesso ho litigato con Sgiombo  su questi temi, che toccano la mia sensibilità in maniera personale), ma se devono essere usati, come lo sono per negare l'impegno civico e sociale, beh mi dispiace ma l'idiosincrasia, ossia il disgusto verso questa gente che non vede come viene utilizzata rimarrà, e così il giudizio su di essa.

Poi non è che vado in giro a fare il fesso, come molti neo-fascisti fanno, questo se ne va da sè, io sono una persona civile, e odio la violenza, ma questo non può limitare il mio giudizio, se poi questo dovesse diventare un problema e lo diventerà, tacerò.

Per ora preferisco la schiettezza.


E, di grazia, come (e con quale potere occulto?) i movimento LGBT "impedirebbero" l'impegno civico e sociale?

Pensa che io ho sempre penato che ne facessero parte, del concetto di impegno civico e sociale, insieme alle rivendicazioni delle femministe che critichi, e alla fotografia impegnata stessa, che se ben usata e' una delle migliori tecniche, di denuncia sociale.

I diritti sessuali, familiari e di genere sono diritti civili. I diritti civili (quantomeno finche' la loro privazione NON ci tocca direttamente) sono i diritti degli altri.

Quello che tu chiami "decenza sociale" dovrebbe portarci a interessarci,  dei diritti degli altri.

Nulla si risolve da solo. Ne' in noi ne' fuori di noi.

Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

green demetr

Citazione di: niko il 02 Ottobre 2022, 13:26:24 PME, di grazia, come (e con quale potere occulto?) i movimento LGBT "impedirebbero" l'impegno civico e sociale?

Pensa che io ho sempre penato che ne facessero parte, del concetto di impegno civico e sociale, insieme alle rivendicazioni delle femministe che critichi, e alla fotografia impegnata stessa, che se ben usata e' una delle migliori tecniche, di denuncia sociale.

I diritti sessuali, familiari e di genere sono diritti civili. I diritti civili (quantomeno finche' la loro privazione NON ci tocca direttamente) sono i diritti degli altri.

Quello che tu chiami "decenza sociale" dovrebbe portarci a interessarci,  dei diritti degli altri.



Come sai il day after della disfatta DEM, non è stato sulla mancanza di un progetto politico socialista, ma sul fatto che c'erano poche donne a rappresentarlo. ???

Benchè le pseudo-sinistre blaterino di socialismo nei fatti creano un break tra diritti civili delle minoranze e diritti civil in toto.

Questa disgiunzione non è un caso, la propaganda americana che divide lo scontro sociale in AMERICA è stato proprio su queste tematiche da almeno un decennio, da una parte i repubblicani nazionalisti (che difendono la morale contro LGBT) dall'altra gli identitaristi democratici (che difendono la morale degli LGBT), in entrambi i parties non si parla MAI di riforme sociali.
Questo modo di procedere ha portato al divieto di aborto (l'esatto opposto di quello che vogliono gli LGBT, che non riescono MAI ad avere una visione d'assieme).

I movimenti LGBT+ devono mettere in evidenza PRIMA il problema sociale e POI il problema identitario.

La propaganda Americana ormai è pronta ad approdare sul suolo italiano.

Per esempio nei programmi trash italiani, che determinano il carattere italiano per almeno l'80% e forse nei giovani per il 90%, per fenomeni mimetici, si è deciso finalmente di far entrare le tematiche LGBT (ma non LGBT+) nel grande schermo pubblico.

Non accorgersi di questo approdo in grande stile, equivale a non vedere l'approdo delle politiche di controllo medico.
Come esiste una dittatura medica (sempre in progress, e come dice Fusaro a rocchetto) così esiste una dittatura sulle masse a livello dell'immaginario.

Ciò che viene meno è proprio l'obnubilazione del concetto di ETICA.

Dietro queste premesse vi sono naturalmente questioni storiche e filosofiche, che sto organizzando e pensando.

Se poi gli LGBT si sentiranno mai felici, io sono solo contento per loro. ;)

Ma andando poi addentro alle loro argomentazioni uno (ovvero io, e solo io probabilmente) si accorge subito che vi sono ulteriori divagazioni che non portano mai a parlare del sociale.

Non parlare del sociale equivale a sopportare le forme fasciste che stanno spuntando come funghi ovunque.
Equivale a rendere la vita dell'individuo ancora più miserrima rispetto alla morale corrente occidentale(già di per se insopportabile).

Prevedo facilmente per LGBT miseria e desolazione, nonostante LGBT diventi riconosciuto civilmente (come dovrebbe senza nemmeno parlarne).

Ciao buon Niko.


Vai avanti tu che mi vien da ridere

niko

#11
Citazione di: green demetr il 02 Ottobre 2022, 13:59:52 PMCome sai il day after della disfatta DEM, non è stato sulla mancanza di un progetto politico socialista, ma sul fatto che c'erano poche donne a rappresentarlo. ???

Benchè le pseudo-sinistre blaterino di socialismo nei fatti creano un break tra diritti civili delle minoranze e diritti civil in toto.

Questa disgiunzione non è un caso, la propaganda americana che divide lo scontro sociale in AMERICA è stato proprio su queste tematiche da almeno un decennio, da una parte i repubblicani nazionalisti (che difendono la morale contro LGBT) dall'altra gli identitaristi democratici (che difendono la morale degli LGBT), in entrambi i parties non si parla MAI di riforme sociali.
Questo modo di procedere ha portato al divieto di aborto (l'esatto opposto di quello che vogliono gli LGBT, che non riescono MAI ad avere una visione d'assieme).

I movimenti LGBT+ devono mettere in evidenza PRIMA il problema sociale e POI il problema identitario.

La propaganda Americana ormai è pronta ad approdare sul suolo italiano.

Per esempio nei programmi trash italiani, che determinano il carattere italiano per almeno l'80% e forse nei giovani per il 90%, per fenomeni mimetici, si è deciso finalmente di far entrare le tematiche LGBT (ma non LGBT+) nel grande schermo pubblico.

Non accorgersi di questo approdo in grande stile, equivale a non vedere l'approdo delle politiche di controllo medico.
Come esiste una dittatura medica (sempre in progress, e come dice Fusaro a rocchetto) così esiste una dittatura sulle masse a livello dell'immaginario.

Ciò che viene meno è proprio l'obnubilazione del concetto di ETICA.

Dietro queste premesse vi sono naturalmente questioni storiche e filosofiche, che sto organizzando e pensando.

Se poi gli LGBT si sentiranno mai felici, io sono solo contento per loro. ;)

Ma andando poi addentro alle loro argomentazioni uno (ovvero io, e solo io probabilmente) si accorge subito che vi sono ulteriori divagazioni che non portano mai a parlare del sociale.

Non parlare del sociale equivale a sopportare le forme fasciste che stanno spuntando come funghi ovunque.
Equivale a rendere la vita dell'individuo ancora più miserrima rispetto alla morale corrente occidentale(già di per se insopportabile).

Prevedo facilmente per LGBT miseria e desolazione, nonostante LGBT diventi riconosciuto civilmente (come dovrebbe senza nemmeno parlarne).

Ciao buon Niko.





Pensa che io ho sempre pensato che fossero le destre, e le sinistre rosso-brune alla Fusaro, a sostenere una boiata come quella che le rivendicazioni "identitarie" lgbt (ma sarebbe molto meglio dire biopolitiche, come aggettivo delle rivendicazioni) escluderebbero le rivendicazioni socialiste e sociali.

Pensare che un partito come quello dei DEM o il PD dovrebbe avere un programma "socialista", e stupirsi a posteriori perché non lo ha, è come credere a babbo natale.

E' ovvio che sia più facile in linea generale avanzare una rivendicazione identitaria/biopolitica piuttosto che una economica/salariale in un mondo classista e capitalista (ma và?, chissà perché... forse perché le rivendicazioni economiche costano direttamente quattrini ai potenti?) ma ognuno ha diritto a vivere come può, e anche a cogliere il frutto che è facile in attesa di prendersi quello che è difficile.

il facile non ha colpa. Il mercificato, non ha colpa.

L'odio moralistico verso la merce, dimentica che l'accesso alla merce è vitale nella nostra società, è una questione di sopravvivenza.

E il nesso tra merce e spettacolo è stato messo ben in evidenza da Guy Debord, oltreché da Baudrillard.

Anche la riflessione sull'accesso allo spettacolo, sull'apparire per essere, dovrebbe dunque essere affrontata in chiave non-moralistica, proprio come in chiave non-moralistica è già affrontata, nel marxismo, la lotta per l'accesso alla merce.

Chissene importa dunque, se oggi in ogni serie netflix ci deve essere almeno un personaggio gay, se no la serie non esce. Trenta quaranta anni fa ci fu lo stesso fenomeno con la comparsa nelle serie americane di personaggi neri.

Perché la lotta dell'individuo capitalistico per l'accesso allo "spettacolo" è la stessa identica lotta per la sopravvivenza che c'è dietro la lotta per l'accesso alla merce, tradizionalmente immaginata della "vecchia" sinistra come lotta per il salario.

La vita è sempre, lo spettacolo è sempre.

Non sarebbero "pagati", quei gay e qui neri delle serie tv e dei programmi trash, non potrebbero vivere, se non apparissero. E non solo gli attori, ma anche i milioni di spettatori.

La pagabilità e l'apparenza degli uni, si ripercuote sulla pagabilità e l'apparenza degli altri.

Non facciamo niente di male se facciamo carnevale. Non facciamo niente di male se facciamo rivolte, e non rivoluzioni.




Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

green demetr

Citazione di: niko il 02 Ottobre 2022, 15:29:58 PMPensa che io ho sempre pensato che fossero le destre, e le sinistre rosso-brune alla Fusaro, a sostenere una boiata come quella che le rivendicazioni "identitarie" lgbt (ma sarebbe molto meglio dire biopolitiche, come aggettivo delle rivendicazioni) escluderebbero le rivendicazioni socialiste e sociali.

Pensare che un partito come quello dei DEM o il PD dovrebbe avere un programma "socialista", e stupirsi a posteriori perché non lo ha, è come credere a babbo natale.

E' ovvio che sia più facile in linea generale avanzare una rivendicazione identitaria/biopolitica piuttosto che una economica/salariale in un mondo classista e capitalista (ma và?, chissà perché... forse perché le rivendicazioni economiche costano direttamente quattrini ai potenti?) ma ognuno ha diritto a vivere come può, e anche a cogliere il frutto che è facile in attesa di prendersi quello che è difficile.

il facile non ha colpa. Il mercificato, non ha colpa.

L'odio moralistico verso la merce, dimentica che l'accesso alla merce è vitale nella nostra società, è una questione di sopravvivenza.

E il nesso tra merce e spettacolo è stato messo ben in evidenza da Guy Debord, oltreché da Baudrillard.

Anche la riflessione sull'accesso allo spettacolo, sull'apparire per essere, dovrebbe dunque essere affrontata in chiave non-moralistica, proprio come in chiave non-moralistica è già affrontata, nel marxismo, la lotta per l'accesso alla merce.

Chissene importa dunque, se oggi in ogni serie netflix ci deve essere almeno un personaggio gay, se no la serie non esce. Trenta quaranta anni fa ci fu lo stesso fenomeno con la comparsa nelle serie americane di personaggi neri.

Perché la lotta dell'individuo capitalistico per l'accesso allo "spettacolo" è la stessa identica lotta per la sopravvivenza che c'è dietro la lotta per l'accesso alla merce, tradizionalmente immaginata della "vecchia" sinistra come lotta per il salario.

La vita è sempre, lo spettacolo è sempre.

Non sarebbero "pagati", quei gay e qui neri delle serie tv e dei programmi trash, non potrebbero vivere, se non apparissero. E non solo gli attori, ma anche i milioni di spettatori.

La pagabilità e l'apparenza degli uni, si ripercuote sulla pagabilità e l'apparenza degli altri.

Non facciamo niente di male se facciamo carnevale. Non facciamo niente di male se facciamo rivolte, e non rivoluzioni.





Non ho capito l'ultimo pezzo.

Comunque non capisco perchè te la pigli con me, io non sono una persona di destra che odia gli LGBT, immigrati e quant'altro.
Te lo ripeto se l'LGBT si sente gratificato in un mondo di repressione sociale, sono contento per lui.
Ma in un ottica politica, la sua dimenticanza dell'etica sociale, mi pare un orrore in motion.
Se per questo nelle serie tv ci deve essere pure l'orientale. :D

Non confonderei la cultura pop, la bio-politica, la società dello spettacolo solo per arrivare alla conclusione che le cose debbano rimanere come sono, ossia alienazione a go-go.

Bon devo andare a presto!
Vai avanti tu che mi vien da ridere

niko

#13
Citazione di: green demetr il 02 Ottobre 2022, 16:09:48 PMNon ho capito l'ultimo pezzo.

Comunque non capisco perchè te la pigli con me, io non sono una persona di destra che odia gli LGBT, immigrati e quant'altro.
Te lo ripeto se l'LGBT si sente gratificato in un mondo di repressione sociale, sono contento per lui.
Ma in un ottica politica, la sua dimenticanza dell'etica sociale, mi pare un orrore in motion.
Se per questo nelle serie tv ci deve essere pure l'orientale. :D

Non confonderei la cultura pop, la bio-politica, la società dello spettacolo solo per arrivare alla conclusione che le cose debbano rimanere come sono, ossia alienazione a go-go.

Bon devo andare a presto!


Non c'è nessuna "dimenticanza dell'etica sociale" associabile in modo particolare alle persone LGBT.

L'alienazione sta nel fatto che qualcuno (ancora, nel 2020) lo pensi.

Che tendenzialmente non rivendichino diritti sociali poi, è una affermazione (di destra) che lascia il tempo che trova.

Li rivendicano chi sì e chi no, nei modi e nelle forme in cui intendono rivendicarli, come chiunque altro.

La società funziona abbastanza per compartimenti stagni da NON permettere loro di rivendicare diritti sociali (tipo casa e lavoro, eccetera) nelle stesse forme e nelle stesse sedi in cui rivendicano diritti civili, neanche se lo volessero, e i media metterebbero comunque in risalto la rivendicazione di diritti civili in caso di una eventuale rivendicazione mista di diritti civili e diritti sociali, perché è un tema più neutro e più socialmente accettabile.

In altre parole, si può dire con una certa semplificazione che i diritti civili siano altro dai diritti sociali, ma non che la rivendicazione dei diritti civili impedisca in qualche modo, come prassi, la rivendicazione dei diritti sociali.

Insomma ha senso, con un po' di semplificazione, dire che le mele siano diverse dalle pere, ma non che le mele impediscano le pere.

E questo è quanto.


Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

green demetr

Citazione di: niko il 02 Ottobre 2022, 16:31:13 PMNon c'è nessuna "dimenticanza dell'etica sociale" associabile in modo particolare alle persone LGBT.

L'alienazione sta nel fatto che qualcuno (ancora, nel 2020) lo pensi.

Che tendenzialmente non rivendichino diritti sociali poi, è una affermazione (di destra) che lascia il tempo che trova.

Li rivendicano chi sì e chi no, nei modi e nelle forme in cui intendono rivendicarli, come chiunque altro.

La società funziona abbastanza per compartimenti stagni da NON permettere loro di rivendicare diritti sociali (tipo casa e lavoro, eccetera) nelle stesse forme e nelle stesse sedi in cui rivendicano diritti civili, neanche se lo volessero, e i media metterebbero comunque in risalto la rivendicazione di diritti civili in caso di una eventuale rivendicazione mista di diritti civili e diritti sociali, perché è un tema più neutro e più socialmente accettabile.

In altre parole, si può dire con una certa semplificazione che i diritti civili siano altro dai diritti sociali, ma non che la rivendicazione dei diritti civili impedisca in qualche modo, come prassi, la rivendicazione dei diritti sociali.

Insomma ha senso, con un po' di semplificazione, dire che le mele siano diverse dalle pere, ma non che le mele impediscano le pere.

E questo è quanto.



Si ma questo è quello che razionalmente dovrebbe essere ma non è così, il fatto è che le mele (gli LGBT) impediscono non tanto le pere (la civiltà), ma quanto il fatto che se si parla di mele si dovrebbe automaticamente parlare di pere.
E invece, magia magia, si parla solo di mele.

Mi dispiace, non mi interessa. Prima si parla di pere e POI si parla di mele.
Ma non è così che funziona, i giovani hanno l'attenzione di un pesce rosso, e la propaganda liberale anti-socialista aspetta semplicemente che i grandi (che grandi non sono mai stati) muoiano.

Oggi il giovane ascolta Greta non sa nemmeno chi sia Marx, figuriamo chi sia Lenine, Trotsky e in che maniera essi si siano opposti a Stalin.

Il giovane non sa niente, e niente diverrà. (non che il vecchio sa qualcosa, perchè io solo ora mi sono rimboccato le macchine  :D ;) )

Ma poi perchè stiamo litigando su una cosa su cui siamo d'accordo? :D

Vai avanti tu che mi vien da ridere

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