Qual è il vostro scopo? Di torri d'avorio e strade da percorrere.

Aperto da Trauma, 26 Giugno 2017, 17:42:53 PM

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Trauma

Ciao a tutti!

Mi sono dedicato alla lettura delle regole del forum, ma spero comunque di non romperne nessuna con questo mio primo post. Abbiate indulgenza, c'è sempre una prima volta.

Ho letto un po' di topic sparsi qui e là, il livello generale di interesse mi sembra -non per piaggeria - alto... ma.

Mi viene in mente una piccola osservazione, che spesso mi torna durante la vita vissuta. Nel vostro -credo- quotidiano rapporto con la filosofia... qual è lo scopo che vi ponete? Mi spiego meglio, anche se la questione è di suo banale e sicuramente trattata più volte nel corso della storia... ma proprio il fatto che sia stata trattata più volte rivela che è materia non risolta.

Le discussioni ad altissimo livello di astrazione, per quanto mi attirino, faticano ad avere un posto preponderante nella mia attitudine al filosofare. Volendo spiegare la questione in termini semplici: per me la filosofia è un'estensione della mia mente, una vera e propria appendice di me che non posso fare a meno di usare per compiere un'azione, un pensiero, una parola. Per me -per fare un esempio - il modello di analisi della realtà delle categorie kantiane ha un'applicazione quotidiana. Non perché io effettivamente applichi le categorie kantiane a ogni azione che faccio, ma so che se voglio riesco a scomporre i processi che mi hanno portato a fare una certa azione e comprendere la sua consecutio logica. E questo mi ha aiutato tante volte nella vita, sul serio.

Certe volte, la pura accademia erudita, ovvero la rimasticazione dei livelli più alti di astrazione di pensatori preesistenti, senza nemmeno un tentativo applicativo, mi sembra un po'...sterile, non c'è altro modo di dirlo. ma, ancor più, mi sembra che sia una parte del problema che porta ogni giorno di più tanta gente a considerare la filosofia un inutile orpello (per quanto, per  me, la scelta di non far filosofia è una filosofia - l'ignavia come scelta!) e allontanarla a priori dalla sua vita.

Cos'è, e che obiettivi si pone per voi il filosofare, soprattutto rapportato alla vostra pratica quotidiana?

Angelo Cannata

Citazione di: Trauma il 26 Giugno 2017, 17:42:53 PM
...la rimasticazione dei livelli più alti di astrazione di pensatori preesistenti, senza nemmeno un tentativo applicativo, mi sembra un po'...sterile
...
Cos'è, e che obiettivi si pone per voi il filosofare, soprattutto rapportato alla vostra pratica quotidiana?
Forse avrai notato che a livello mondiale esiste un solo forum di filosofia decentemente frequentato e a livello nazionale esiste solo questo. Significa che la sterilità che tu avverti è ormai stata avvertita da decenni a livello mondiale e la gente non ha più interesse a una cosa che, come giustamente hai detto tu, non è altro che rimasticazione: dopo tanti secoli è ormai praticamente impossibile pensare di esplorare terreni non ancora esplorati continuando a muoversi nella filosofia dell'essere, o divenire che dir si voglia, cioè filosofia astratta. Gli obiettivi tradizionali che la filosofia si è finora posta, cioè comprendere, riflettere, hanno ormai fatto il loro tempo, è necessario modificare le cose alla radice.

Hai posto una domanda che contiene già in sé la risposta in modo lampante: "rapportato alla vostra pratica quotidiana": la filosofia deve dimostrare di saper toccare la vita, la persona, la società, la concretezza se vuole ricevere attenzione. Questa è un'esigenza che mi sembra mondiale.

Oggi facebook ha più successo di un forum perché su facebook non trovi tanto discussioni, ma soprattutto persone, facce (face-book); inoltre su facebook è molto più probabile trovarsi a che fare con nomi e cognomi reali e foto di persone vive, mentre qui trovi un nick-maschera che serve solo a disumanizzare la discussione e a creare un contesto di attacco-difesa: se si usa un nick vuol dire che c'è bisogno di proteggersi e se c'è bisogno di proteggersi vuol dire che non è poi un ambiente tanto amichevole. E se l'ambiente non è amichevole, allora vuol dire che la filosofia che si farà in quell'ambiente non potrà essere nemmeno essa amichevole, benevola. Difatti, se hai spulciato i messaggi che qui circolano, avrai visto che qui non si esita a dare all'altro dell'ignorante o del malato mentale. Non che su facebook si trovino angioletti, ma almeno risulta più probabile sapere con chi si sta parlando.

Allora la filosofia credo che oggi dovrebbe dimostrare di saper creare amicizia, ambienti di pace, ma in tutto questo ha fallito e continua a fallire: per difendere l'essere o il divenire si perde di vista che il vero essere e divenire è la persona con cui stai parlando; ma qui accorgersi di questo non è favorito, per il fatto che dicevo dell'eccessivo anonimato.

Da parte mia ritengo, per tante ragioni e anche per queste che ho detto qui, che la filosofia oggi possa continuare ad esistere a patto di trasformarsi in spiritualità, che non è ciò che solitamente s'intende, cioè riferimento a mondi iperurani, a esistenze soprannaturali: spiritualità significa vita interiore degli esseri umani e oggi questa cosa viene particolarmente apprezzata se significa amichevolezza, benevolenza. Qui purtroppo, oltre a persone tendenzialmente corrette e rispettose, vedo che circolano anche fanatici e arroganti, i quali non fanno altro che confermare che è finito, a livello mondiale, il tempo delle forti convinzioni, sia filosofiche che religiose: il comportamento di chi ha forti convinzioni non fa certo onore a questo modo di essere.

Angelo Cannata

Visto che hai fatto riferimento alle regole del forum, proprio ieri avevo scritto un messaggio al riguardo.

Garbino

Qual è il vostro scopo? Di torri d' avorio e strade da percorrere.

Il problema è sempre lo stesso e ormai l' ho ripetuto innumerevoli volte anche se non mi stancherò mai di ripeterlo. La filosofia con la contemporaneità, anche se la studia, può avere molto poco a che fare. Una filosofia che voglia infatti prendere in esame soltanto il presente finirebbe per svolgere il ruolo dell' intellettualismo. E' l' intellettuale che dovrebbe vigilare sul presente e dare risposte nell' immediato, il filosofo no. Il filosofo abbraccia tutta la Storia e la conoscenza, o almeno dovrebbe, e il suo filosofare può avere ripercussioni soltanto nel lungo periodo. Al vero filosofo l' uomo e l' ambiente sociale che lo circondano sono solo dati da aggiungere. 

E questo come tu hai ben intuito non per scelta. Ma proprio perché non ne può fare a meno. Anche la Filosofia è una vocazione. E non dimentichiamo che Nietzsche, come ha sottolineato Heidegger, ha affermato che i filosofi appaiono e trovano il tessuto migliore per raggiungere il loro stato proprio nei periodi di crisi. Quando non si sa più cosa fare, quando il loro modo di essere non risulta essere contrario ai periodi di ascesa quando cioè si sa che si deve agire e si agisce. Il come ha poca importanza.

Ciò non toglie che i maggiori filosofi e pensatori hanno sempre trovato vantaggi dalla loro genialità, anche nel presente che vivono. Le uniche due eccezioni sono Cristo e Socrate, che Nietzsche interpreta come suicidi, degli altri non vale neanche la pena parlare. 

Garbino Vento di Tempesta.

Sariputra

Personalmente trovo interessante che il forum sia uno spazio in cui si coltiva anche il solo pensiero, nel suo essere 'pura riflessione'. Non trovo affatto dimostrabile che non sia possibile pensare qualcosa di 'nuovo' ( che non sia mai stato pensato...).  Non è colpa della filosofia se non ci sono filosofi geniali in circolazione , ma piuttosto il sintomo di un generale decadimento della volontà e della passione nel pensare, specchio di un generale impoverimento della qualità riflessiva del genere umano ( dell'homo come dice myfriend... :)). D'altronde siamo in Kali Yuga no? Non possiamo aspettarci molto di più...
Per contro il pensiero legato allo sviluppo della tecnica e dei suoi gadget non è mai stato così potente...
Poi ...perché le cose devono sempre essere utili, pratiche , legate al concreto?...Semo proprio occidentali...Vorrei invece fare l'elogio di tutto ciò che è inutile ( in particolare degli esseri umani 'inutili', senza obiettivi 'concreti', che pensano per il gusto di pensare, che non ne possono proprio fare a meno...anche se non sono dei geni).
Poi, Cannata, sei sempre un pò "estremista"...perché necessariamente chi ha forti convinzioni è arrogante e fanatico? Molti lo sono, ma molti altri non lo sono...tra l'altro l'arroganza e la presunzione è equamente spartita tra tutti, anche tra chi si dichiara nemico delle forti convinzioni ( in genere costoro sono nemici delle forti convinzioni altrui, ma non taccategli le loro 'deboli' convinzioni... :) ).
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

maral

Non so se la crisi della filosofia sia effettiva o non siamo invece in presenza di una sua rinascita e di un recupero di interesse (le conferenze di filosofia sono pur sempre molto frequentate, soprattutto se il filosofo è famoso: personaggi come Severino, Sini, Cacciari, Galimberti attraggono anche molti giovani). D'altra parte il 900, secolo che ha visto il tramonto della filosofia, ha prodotto anche un'esplosione filosofica di enorme valore, sia pure con aspetti fortemente contrastanti (basti citare Heidegger, l'esistenzialismo, la fenomenologia husseliana, il neo idealismo, il pragmatismo, lo strutturalismo, il decostruttivismo, Bergson e Whitehead, il neo marxismo e molto altro ancora).
Forse quello che è morto è intendere la filosofia nel suo intento originario, ossia come ricerca di una verità fondamentale, buona per tutti. Questo compito "metafisico" è stato ormai assunto dalla scienza e soprattutto dalla tecnoscienza (in tal senso si potrebbe dire che la vecchia filosofia è culminata con la scienza, ha compiuto così il suo cammino), ma se la verità epistemica (dire come stanno le cose) non è più di appannaggio filosofico, la domanda di verità resta più forte che mai. Certamente però c'è oggi anche un discredito sociale che accompagna il fare filosofia, visto come una perdita di tempo per oziosi che si dilettano a cavillare con ragionamenti capziosi su banalità o, ben che vada, come una sorta di passatempo del tutto ininfluente. Come si suol dire, occorrono tecnici e scienziati, che effettivamente servono a fare qualcosa di utile, mentre la filosofia non serve a nulla (e infatti, come dice Severino, la filosofia non è una serva, almeno lei).
Per quanto mi riguarda la mia formazione è tecnico scientifica, ma la mia vocazione è sempre stata filosofica e ne vado orgoglioso. Sento l'estrema importanza della filosofia proprio nel suo non dare nulla per scontato, nel vedere l'estrema problematicità di ciò che si accetta come presupposto e quindi nel rimetterlo sempre in discussione per evitare di cadere in forme di superstizione estremamente deleterie (che spesso accompagnano lo stesso pensiero scientifico in voga: la superstizione dell'oggettività ad esempio). Quindi è indubbio che la filosofia non serve a fare e produrre cose, ma resta indispensabile nella ricerca di un senso a questo fare e produrre e dunque nel rimetterlo sempre in discussione. Che poi, alla fine il senso del nostro fare e produrre è il senso della nostra stessa esistenza, davanti alla quale si manifesta sempre l'immagine della sua finitudine, di quella mortalità che sempre ci accompagna. E' da questa consapevolezza che nasce il pensiero critico del filosofo.
Amo la filosofia è fondamentalmente una capacità di critica radicale anche e in primo luogo verso le nostre stesse idee e convinzioni e per questo la ritengo assolutamente preziosa.

PS Aggiungo, dopo aver letto alcune considerazioni sul decadimento della filosofia, che non è poi che nemmeno nella Grecia dei tempi d'oro il filosofo fosse così popolare e famoso. Quanti frequentavano la scuola di Platone e conoscevano le sue teorie rispetto alla popolazione ateniese che invece accorreva in massa a quella forma di rito che era il teatro? Probabilmente qualche scarsa decina di giovani aristocratici nullafacenti che, a eccezione di pochissimi tra loro, non capivano nulla di quanto Platone andasse dicendo. I filosofi poi venivano satireggiati ferocemente nelle commedie (basti pensare ad Aristofane) proprio per la loro inconcludenza. Socrate probabilmente venne più conosciuto, andava in giro per le strade a infastidire la gente con le sue domande importune e non per nulla alla fine fu condannato a morte con l'accusa di empietà. Aristotele rischiò di fare la stessa fine, anche lui dava fastidio ai potenti, ma, più furbo di Socrate, scappò in Macedonia a fare il precettore ad Alessandro e, considerando quale fosse all'epoca la considerazione culturale che gli Ateniesi avevano per i Macedoni, la dice lunga.

sgiombo

Citazione


Citazione
Come Maral (dal quale dissento quasi sempre su quasi tutto!) "Amo la filosofia. E' fondamentalmente una capacità di critica radicale anche e in primo luogo verso le nostre stesse idee e convinzioni e per questo la ritengo assolutamente preziosa".

Per me filosofia è cercare di vivere non a casaccio, come potrebbe capitare acriticamente e conformisticamente di fare, perché "così generalmente si fa intorno a me", ma cercare invece di vivere a ragion veduta, cercando di capire com' è la realtà di cui faccio parte (soprattutto in generale, complessivamente, non solo e non tanto nei dettagli: la scienza ci fa vedere moltissimo e assai fondatamente, attendibilmente gli alberi che costituiscono la foresta, mentre a me, da filosofo amatoriale -ma nemmeno Spinoza era un "professionista", ossia un professore, "della filosofia"- preme vedere soprattutto la foresta); cercando di capire cosa sono io, cosa è il caso di tentare di realizzare nella mia vita; e naturalmente, come necessaria premessa per rispondere attendibilmente a queste altre domande fondamentali, cosa è la conoscenza, come (e innanzitutto se) può ottenersi, in che senso, a quali condizioni ed entro quali limiti può ritenersi vera.


Ad AngeloCannata vorrei far notare che cercare amicizia e soddisfacenti rapporti umani in generale è ottima cosa, ma la filosofia è cosa un po' diversa ma pure ottima secondo il mio modo di vedere.
Certo, se riuscissi a trovare filosofi interessanti con i quali discutere che si rivelassero anche buoni amici, sarebbe tanto meglio! Ma questo è "tecnicamente" molto difficile per via telematica, e dunque non posso pretenderlo da questo magnifico e per la mia vita molto importante forum.

Come spesso mi capita, anche in questa occasione sono fortemente d' accordo con Sariputra.
Tranne che sulla domanda retorica e relativa risposta "...perché le cose devono sempre essere utili, pratiche, legate al concreto?...Semo proprio occidentali...".
Penso infatti che questo sia solo un modo, per quanto oggi molto diffuso, in larga misura prevalente, di essere occidentali.
Come ho sostenuto recentemente in un' altra discussione, penso che vi siano molti modi di essere occidentali, spesso in reciproca opposizione più o meno drastica. E per  esempio i filosofi occidentali a me più cari, come Hume, Spinoza, Engels* e tantissimi altri, compreso Kant (dei quali, magari, dissento da molte importanti convinzioni; Spinoza e Kant ed Engels compresi, mentre solo del pensiero di Hume di fatto dissento da ben poco e di assai modesta importanza) non limitavano certo i loro interessi a questioni utili, pratiche, legate al concreto.

___________________
* malgrado la celebre undicesima tesi di Marx su Feuerbach da lui pubblicata.

paul11

Niente meglio della filosofia sa mettere in discussione i fondativi delle scienze.
La filosofia è la pietra angolare su cui sono costruite culture.
La cultura seconda la prassi della nostra vita mondana è quel modo di approcciarsi nelle azioni sociali.
I fondamenti delle scienze, dai postulati agli assiomi, la filosofia del diritto e della politica, le basi dello scambio economico,
sono tutte forme culturali.
Sono perfettamente d'accordo con Maral, nulla è dato per scontato e questo apre innumerevoli possibilità.
E' proprio nelle pratiche che si sente dire " ...è sempre stato così e sempre sarà",cioè si accetta supinamente ciò che potrebbe essere modificato.
La forma mentale è data da una cultura intesa come ambiente pedagogico educativo.

Sono d'accordo che la filosofia debba comunque relazionarsi alla prassi, il rischio è l'elucubrazione fine a se stessa.
La filosofia deve essere vita, è vita.

Un elogio infine all'inadeguatezza e all'inutilità. Perchè mai come in questo tempo in cui ogni cosa ha un prezzo e tutto ciò che facciamo deve essere utilitaristico  compresi noi, l'uscire fuori da questo gioco meschino  significa rimettere in discussione quei principi che hanno disumanizzato l'uomo.

myfriend

Cos'è, e che obiettivi si pone per voi il filosofare, soprattutto rapportato alla vostra pratica quotidiana?

Indagare e comprendere "l'invisibile ordine delle cose". Cioè LA verità.  ;)
Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.

epicurus

Citazione di: Trauma il 26 Giugno 2017, 17:42:53 PM
Mi viene in mente una piccola osservazione, che spesso mi torna durante la vita vissuta. Nel vostro -credo- quotidiano rapporto con la filosofia... qual è lo scopo che vi ponete?
[...]
Cos'è, e che obiettivi si pone per voi il filosofare, soprattutto rapportato alla vostra pratica quotidiana?

Il mio filosofare ha come obiettivo primario la chiarificazione concettuale dei termini. Dopo applico un'analisi logica: mi chiedo cosa è coerente o meno, quali sono gli assunti necessari o sufficienti, cosa si può dedurre, ecc... Solo alla fine, se necessario, considero la ragionevolezza della questione in base alle migliori conoscenze a noi disponibili.

Questa mia attività la applico in modo ubiquo, dalla classica domanda filosofica come "Perché c'è qualcosa anziché nulla?" fino alle questioni più mondane che coinvolgono la vita sociale e sentimentale.

Io adoro gli enigmi (i paradossi, e tutte le stranezze del mondo e del linguaggio) e molte volte il mio atteggiamento verso un quesito filosofico è il medesimo di quello che ho per un bel enigma da risolvere.

Comunque dobbiamo considerare che se vogliamo che la filosofia sia una disciplina seria e matura e che disponga di una comulabilità del sapere, allora dobbiamo anche accettare (anzi, dovremmo essere contenti) che vengano affrontate anche questioni tecniche e difficili, anche molto astratte. E' così in ogni disciplina del sapere, e così deve essere.

Apeiron

Citazione di: Trauma il 26 Giugno 2017, 17:42:53 PM
Ciao a tutti!

Mi sono dedicato alla lettura delle regole del forum, ma spero comunque di non romperne nessuna con questo mio primo post. Abbiate indulgenza, c'è sempre una prima volta.

Ho letto un po' di topic sparsi qui e là, il livello generale di interesse mi sembra -non per piaggeria - alto... ma.

Mi viene in mente una piccola osservazione, che spesso mi torna durante la vita vissuta. Nel vostro -credo- quotidiano rapporto con la filosofia... qual è lo scopo che vi ponete? Mi spiego meglio, anche se la questione è di suo banale e sicuramente trattata più volte nel corso della storia... ma proprio il fatto che sia stata trattata più volte rivela che è materia non risolta.

Le discussioni ad altissimo livello di astrazione, per quanto mi attirino, faticano ad avere un posto preponderante nella mia attitudine al filosofare. Volendo spiegare la questione in termini semplici: per me la filosofia è un'estensione della mia mente, una vera e propria appendice di me che non posso fare a meno di usare per compiere un'azione, un pensiero, una parola. Per me -per fare un esempio - il modello di analisi della realtà delle categorie kantiane ha un'applicazione quotidiana. Non perché io effettivamente applichi le categorie kantiane a ogni azione che faccio, ma so che se voglio riesco a scomporre i processi che mi hanno portato a fare una certa azione e comprendere la sua consecutio logica. E questo mi ha aiutato tante volte nella vita, sul serio.

Certe volte, la pura accademia erudita, ovvero la rimasticazione dei livelli più alti di astrazione di pensatori preesistenti, senza nemmeno un tentativo applicativo, mi sembra un po'...sterile, non c'è altro modo di dirlo. ma, ancor più, mi sembra che sia una parte del problema che porta ogni giorno di più tanta gente a considerare la filosofia un inutile orpello (per quanto, per  me, la scelta di non far filosofia è una filosofia - l'ignavia come scelta!) e allontanarla a priori dalla sua vita.

Cos'è, e che obiettivi si pone per voi il filosofare, soprattutto rapportato alla vostra pratica quotidiana?

Mi auto-cito: "

La ricerca filosofica è il tentativo di comprendere il più possibile la "realtà". Nasce da un bisogno intrinseco dell'uomo, che secondo me tutti hanno ma di cui non tutti ne sono coscienti, di avere una "visione del mondo". Chiaramente è un "surplus" nella vita e quindi per forza di cose richiede molta fatica, specialmente quando si è in un ambiente dove questa ricerca non è contemplata. 

Perchè mi dedico alla filosofia? Beh semplicemente perchè non voglio passare la mia vita "dormendo" (nel senso che voglio essere sempre cosciente per quanto possibile di quello che sta succedendo). Fin da piccolo sono stato sempre una persona riflessiva e questo da un lato mi aiuta ad accorgermi di problemi che altri non vedono, dall'altro però mi crea angoscia e depressione. Se nessuno si fosse mai messo a filosofare saremo ancora nelle caverne: questo perchè senza la filosofia non si è coscienti dei problemi e quando uno non è cosciente di un problema come può trovare una soluzione al problema?

Chiarisco subito con un esempio: la scienza e la tecnica sono "figlie" della filosofia perchè sicuramente sono nate dal bisogno di prevedere e comprendere i fenomeni naturali (scienza) e di cambiare la realtà in modo da renderla adatta al nostro benessere (la tecnologia). Chiaramente uno prima di imbarcarsi ad esempio nella scienza deve riconoscere che l'ignoranza è un problema e questo è già filosofia.

Inoltre ci sono applicazioni della filosofia anche al carattere esistenziale ed etico. Nel primo caso è la filosofia che ci spinge a chiederci ad esempio domande come: "come posso ridurre la sofferenza?", "come posso uscire dall'angoscia", "come posso dare uno scopo alla mia esistenza?". Nel tentativo di rispondere a queste domande sono nate le religioni, l'arte e anche la psicologia. Nel secondo caso una riflessione ci mostra subito che non è affatto banale chiedersi come "ci si deve comportare", "che principi etici bisogna seguire ecc". Da qui è nata se vogliamo anche la politica.

Perchè dunque faccio filosofia? Perchè credo che sia l'attività più caratteristicamente umana di tutte, e avendo una sola vita e sapendo che questa vita è breve e piena di affanni voglio "viverla" al meglio. Tutto qui. So che non è una vita facile (non ho conosciuto nessuna persona angosciosa quanto me, per esempio) però d'altronde piuttosto di vivere una vita "da macchina" preferisco soffrire per la libertà e per la comprensione delle cose.
"

Filosofo semplicemente perchè ritengo che facendo così do valore alla mia umanità. Ovviamente la vita quotidiana non aiuta molto, ma ritengo che ciò sia dovuto ad un misto di paura, pigrizia, "cultura del telefonino/social network" (che in realtà non sono di per sé il problema, ma se si utilizzano solo per complottismo, futilità ecc tendono a far perdere fiducia nel genere umano  ;D ), sfiducia nella filosofia ecc. Eppure tutta la nostra cultura, il nostro benessere, la scienza ecc viene da lì.
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Apeiron

Risposta breve: "filosofo perchè anche se non lo faccio comunque sto filosofando (male)". Pensiamo all'etica... se lo scopo della mia vita è "amare il prossimo come me stesso" comunque devo capire cosa significa tale massima, ergo devo filosofare sul concetto di "amore". Pensiamo alla scienza... affinché non sia un semplice lavoro da contabile devo chiedermi "cosa vuol dire fare una teoria scientifica? o cos'è una teoria scientifica e qual è il suo legame con la realtà?". Quindi filosofo perchè semplicemente è inevitabile visto che la non-filosofia è una filosofia.
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

epicurus

Citazione di: Apeiron il 28 Giugno 2017, 19:51:42 PMFin da piccolo sono stato sempre una persona riflessiva e questo da un lato mi aiuta ad accorgermi di problemi che altri non vedono, dall'altro però mi crea angoscia e depressione.
Mi dispiace sentire di questo disagio.

Comunque, quando nel mio messaggio precedente ho scritto "molte volte il mio atteggiamento verso un quesito filosofico è il medesimo di quello che ho per un bel enigma da risolvere" era per comunicare proprio che il mio approccio alla filosofia è antitetico a quello di chi pratica l'attività filosofica spinto da un malessere esistenziale.

Non solo sono convinto che sia possibile vivere serenamente filosofeggiando, ma credo che sia la situazione migliore. Credo che se la spinta fosse una curiosità "ingenua", la ricerca filosofia sarebbe più proficua e oggettiva, o almeno più divertente.  :)

Citazione di: Apeiron il 29 Giugno 2017, 11:04:36 AM
Risposta breve: "filosofo perchè anche se non lo faccio comunque sto filosofando (male)". Pensiamo all'etica... se lo scopo della mia vita è "amare il prossimo come me stesso" comunque devo capire cosa significa tale massima, ergo devo filosofare sul concetto di "amore". Pensiamo alla scienza... affinché non sia un semplice lavoro da contabile devo chiedermi "cosa vuol dire fare una teoria scientifica? o cos'è una teoria scientifica e qual è il suo legame con la realtà?". Quindi filosofo perchè semplicemente è inevitabile visto che la non-filosofia è una filosofia.
Ma è come dire "visto che tutti fan di conto, tutti sono matematici", "oppure tutti usano almeno un po' la logica, quindi sono tutti logici". Mi pare un po' riduttivo, e così saremmo tutti logici, matematici, informatici, economisti, politilogi, psicologi.... in pratica, tuttologi.  ;D

Il fare filosofia in senso pieno del termine significa qualcosa di più che il semplice "ogni tanto rifletto su quello che faccio o dico".
Inoltre, conosco molte persone che vivono la vita in modo spensierato. Ragionano sui problemi lavorativi, politici o amorosi, ma hanno un approccio meno propenso alla riflessione profonda e/o astratta. Non si pongono "problemi sui massimi sistemi" o sulle fondamenta di alcune questioni. Ecco, questo mi pare l'esatto contrario del fare filosofia. E, aggiungo, non ci vedo nulla di male o di sbagliato. A me interessa la filosofia, a lui la finanza o la biologia... nessun problema.  :)

davintro

L'idea di occuparmi, nei stretti limiti delle mie qualità, di filosofia, la vedo come un aiuto fondamentale a rigorizzare e legittimare le pretese di razionalità dei nostri discorsi e personali di visioni del mondo. Al di là ciò che molti possono pensare, il limitarsi ad avere delle opinioni soggettive sulle cose non è ancora filosofia, il momento filosofico subentra nel momento in cui la presunzione di oggettività di tali opinioni non è arbitrario, ma razionalmente fondato su argomenti che corroborano tale pretesa in modo radicale. La radicalità è data dal fatto che il compito della filosofia è l'individuazioni di quei princìpi e verità universali, valide al di là dei limiti e delle contingenze spazio-temporali, dunque fondamenti di tutte le altre verità. Utilizzare dei modelli, dei paradigmi ideali di leggi, relazioni fra concetti non vuol dire fuggire dalla realtà particolare empirica (a torto definita "concreta"), ma è indispensabile per interpretarla in modo il più possibile razionale e rigoroso. La filosofia è discorso, astratto, certo, nel senso che mira a individuare l'essenza, l'idea dei fatti reali, non i fatti in sé, ma questo è solo il primo dei due "momenti", il secondo momento consiste ne tornare al reale, ma nel senso di ricondurre l'esperienza dei fatti reali, politici, sociali, economici, all'interno dei concetti e delle categorie generali che lo sguardo trascendentale e "astratto" del filosofo ha permesso di elaborare, e le relazioni necessarie che collegano tra loro i concetti corrispondono alle reali relazioni che nella realtà legano i fatti empirici riconducibili ai concetti di quei fatti. Cogliere l'essenza delle cose e delle relazioni fra le cose, vuol dire individuare il senso generale delle cose, che nella loro totalità costituiscono quella visione d'insieme, impossibile da guadagnare fintanto che ci si limita alla ricezione ingenua e immediata dei singoli particolari. In sintesi, la filosofia è astrazione, ma non autoreferenziale, ma finalizzata alla formazione del senso critico rivolto all'esperienza del concreto. Almeno, ciò è questo è il modo con cui io nel quotidiano cerco, con alterne fortune, di intenderla e "applicarla"

Apeiron

Citazione di: epicurus il 29 Giugno 2017, 11:57:16 AM
Citazione di: Apeiron il 28 Giugno 2017, 19:51:42 PMFin da piccolo sono stato sempre una persona riflessiva e questo da un lato mi aiuta ad accorgermi di problemi che altri non vedono, dall'altro però mi crea angoscia e depressione.
Mi dispiace sentire di questo disagio. Comunque, quando nel mio messaggio precedente ho scritto "molte volte il mio atteggiamento verso un quesito filosofico è il medesimo di quello che ho per un bel enigma da risolvere" era per comunicare proprio che il mio approccio alla filosofia è antitetico a quello di chi pratica l'attività filosofica spinto da un malessere esistenziale. Non solo sono convinto che sia possibile vivere serenamente filosofeggiando, ma credo che sia la situazione migliore. Credo che se la spinta fosse una curiosità "ingenua", la ricerca filosofia sarebbe più proficua e oggettiva, o almeno più divertente. :)
Citazione di: Apeiron il 29 Giugno 2017, 11:04:36 AMRisposta breve: "filosofo perchè anche se non lo faccio comunque sto filosofando (male)". Pensiamo all'etica... se lo scopo della mia vita è "amare il prossimo come me stesso" comunque devo capire cosa significa tale massima, ergo devo filosofare sul concetto di "amore". Pensiamo alla scienza... affinché non sia un semplice lavoro da contabile devo chiedermi "cosa vuol dire fare una teoria scientifica? o cos'è una teoria scientifica e qual è il suo legame con la realtà?". Quindi filosofo perchè semplicemente è inevitabile visto che la non-filosofia è una filosofia.
Ma è come dire "visto che tutti fan di conto, tutti sono matematici", "oppure tutti usano almeno un po' la logica, quindi sono tutti logici". Mi pare un po' riduttivo, e così saremmo tutti logici, matematici, informatici, economisti, politilogi, psicologi.... in pratica, tuttologi. ;D Il fare filosofia in senso pieno del termine significa qualcosa di più che il semplice "ogni tanto rifletto su quello che faccio o dico". Inoltre, conosco molte persone che vivono la vita in modo spensierato. Ragionano sui problemi lavorativi, politici o amorosi, ma hanno un approccio meno propenso alla riflessione profonda e/o astratta. Non si pongono "problemi sui massimi sistemi" o sulle fondamenta di alcune questioni. Ecco, questo mi pare l'esatto contrario del fare filosofia. E, aggiungo, non ci vedo nulla di male o di sbagliato. A me interessa la filosofia, a lui la finanza o la biologia... nessun problema. :)

So benissimo che la mia opinione è molto particolare e non è condivisa da tutti. Riguardo al malessere esistenziale ritengo che sia abbastanza indubbio che è un motore abbastanza comune della ricerca filosofica, specie quando questa è accompagnata da una forte spinta etico o perfino "religiosa" (anche se questo termine è pericoloso...). Riguardo poi a quanto dici che "tutti usano un po' di logica quindi sono tutti logici" cerco di farti considerare la cosa da un altro punto di vista. Qui in occidente, in genere, vuoi per l'ossessione medievale per il controllo delle coscienze vuoi per il fatto che la scienza ha dato una direzione molto "esterna/ingegneristica" al pensiero, ci siamo dimenticati che la filosofia è centrale nella vita di un uomo. La comprensione delle cose, la comprensione di come funziona il nostro ragionare ecc si può anche considerare non come mero intellettualismo ma come una spinta genuina alla ricerca della verità, dell'"eudamonia", del bene ecc. Ma ahimé tutto questo si è perso :( In India, e in generem nell'estremo oriente, questo problema tra i filosofi non sussiste. Il primo interesse della filosofia orientale sembra quello di unire la conoscenza e l'etica, tant'è che spesso senti dire che "la distorsione del pensiero è la causa della sofferenza" (concezione che era presente nel mondo ellenistico e perfino tra i primi filosofi cristiani tipo Boezio). In realtà l'idea mia di filosofia non è diversa da quella espressa da Schopenhauer, Nietzsche, Kierkegaard e Wittgenstein dai quali mi sono ispirato moltissimo. Il primo viene tacciato come "incoerente" (e lo era, ma non si può rifiutare il suo pensiero in questo modo...) perchè mai come prima di lui nessuno ha parlato della sofferenza in modo così onesto (e infatti è apprezzato da Jung, Einstein... non da filosofi accademici), Nietzsche e Kierkegaard sono perfetti esempi invece di come filosofia (o se vuoi "ricerca") e vita si intrecciano. Infine Wittgenstein lo apprezzo sia come filosofo/logico sia dal punto di vista esistenziale: "la filosofia è un lavoro su se stessi". Perchè? perchè una mente chiara è più pronta a migliorarsi, una mente chiara riesce meglio a svuotarsi di pregiudizi e distorsioni della realtà, una mente chiara è più pronta a riconoscere i propri difetti e per tutto ciò è anche più pronta ad accogliere l'altro senza pregiudizi ecc... http://www.canonepali.net/an-1-45-46-udakarahaka-sutta-uno-specchio-dacqua/ . Purtroppo per noi occidentali così convinti che sia un ramo del "sapere" come il resto abbiamo perso l'antica idea che "la filosofia è un lavoro su se stessi". "Conosci te stesso" (Oracolo di Delfi) - mi è inutile una conoscenza logica che non mi faccia conoscere me stesso. Con questo però sono profondamente convinto che ognuno debba seguire la sua via e proprio per questo cerco di non giudicare nessuno. Giudico semmai l'azione: secondo me chi non filosofa si perde la possibilità di "conoscere se stesso" e oltre ai vari motivi etici, si perde anche tutto il divertimento (o meglio la "passione") :) Non ho nessun problema con loro ma non condivido il modo in cui chi non si pone domande e problemi vive.

P.S. Non prenderlo come una polemica, ma per me questa è filosofia (intesa come "amore per la saggezza"). Senza scomodare l'India per capire il mio punto di vista ricordati di Socrate, Platone, Anassimandro, Eraclito, Plotino, Pirrone ecc
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

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