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Psicoanalisi

Aperto da Jacopus, 19 Ottobre 2024, 11:05:36 AM

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green demetr

Citazione di: Koba II il 01 Novembre 2024, 11:36:15 AMTornando alla ricerca psicoanalitica, una questione fondamentale è capire quale sia la spinta di base dell'essere umano. Qual'è l'esperienza originaria: il malessere dei primi mesi di vita, o piuttosto il primo appagamento, il primo vero godimento che lascia una traccia fatale e che ci spingerà a tentare di ripeterlo?
In Freud l'esperienza originaria si divide tra pulsioni primarie, che sono quelle legate al nutrimento e che sono il fondo reale su cui poi le pulsioni erotiche si muovono, ossia l'affetto per la madre, come oggetto sessuale.La degradazione di quell'affetto dovuto alla castrazione si fissa poi su qualche oggetto che ricorda la madre, o il trauma. Compito dell'impulso è quello dell'accrescimento del bagaglio erotico del soggetto portatore di questa pulsione, e di cui, la sapienza è il più importante scopo-fine.
La filosofia si concentra troppo sul soggetto, sulla distinzione fuori-dentro, io-mondo. E dimentica completamente quale è il vero carattere dell'io, quello di una pulsione che ricerca la complessità.
A mio parere riprendendo ancora Hegel, la negatività che riguarda la ricerca del soggetto nel mondo degli oggetti, lascia perennemente l'io insoddisfatto.
La sapienza è tale solo quando inizia l'indagine sull'uomo, ecco che iniziano le vere discussioni, quelle sulla giustizia che non è certo quella leguleia contemporanea, nè quella dogmatica delle scienze teologiche aristotelico-aquinati.
La discussione sulla giustizia fa scopire poi concetti come quello di umanità, di umanismo, di leggi morali, astrazioni che valgono infinitamente di più della cazzo di automobile, che devo acquistare, della stima sociale all'interno di uomini robot che pensano di essere degli scimpanzè.
Il feticismo delle merci contemporanee su cui poi ti scagli giustamente, mi pare l'ovvia conseguenza delle cause che lo precedono.
La fissazione blocca la pulsione, e la mancata paideia dell'accrescimento cognitivo, tecnico e va bene, ma sopratutto morale, crea poi esseri che rimangono bambini per sempre.
Gente che ha paura della propria ombra, e dalle paure collettive di questa umanità bloccata poi arrivano gli orrori contemporanei, sia a livello di relazione, sia a livello di leggi sempre più irrazionali.
Legge morale interiore e legge positiva  che schiaccia l'individuo.
A me pare che la filosofia dovrebbe muoversi da questi due estremi per assumersi una responsabilità sociale.
Ma i veri valori sono quelli da coltivare individualmente.
Per questo i libri rimangono la cosa più importante dell'uomo.
Essi sono tramite di sapere.
Non le caffettiere.
Il problema è semmai se oggi riusciamo ancora a leggere i significati più profondi di quella saggezza prisca (come l'avrebbe chiamata il giovane Leopardi).
Bè a dire il vero, il problema mio è ancora prima: riuscire a leggere.
Per risponderti dunque:
L'eros non è questione del godimento, è questione del sapere!
Persino quel trombone di Aristotele lo metteva come fine per la felicità.
Ps
In  questo senso l'intera psicanalisi post-freudiana si muove invece sul godimento.
In un ribaltamento di senso, dove ad una iniziale era di sesso libero, si è sostituito il sesso schiavizzato, quella della correttezza lgbtq+, dell'identità sessuale.
Tutto ciò benchè problematico a livello politico, e che esula che dalla semplice esemplificazione di cosa sia la psicologia, è però la direzione errata di cui poi la psicanalisi contemporane diventa l'ennesimo guardiano alle castrazioni e autocastrazioni.
Che il cibo diventasse in questa opera demoniaca il problema principale della nostra società era solo questione di tempo.
La pulsione di morte si è infilata addirittura nelle pulsioni primarie. L'anafettività è un problema del moderno, ossia di ieri, ora si parla proprio di sopravvivenza della cellula primaria da cui poi nasceva tutto. Vedo un'onda di depressione nera investire l'umanità, tenuta nelle mani di questi satanisti della domenica autocelebratesi tali e succhiati ben bene da una pletora di pretoriani e infimi azzeccagarbugli, e su tutti i burocrati, questa umanità allo stremo, che fa della mediocrità e della decenza indecente, le sue armi più sottili al mantenimento dello status quo. E allora teniamoci questo serraglio di scimpanzè eccitati.
E' uno sfacelo. Difficile andare ad aprire pagine di Dante, Kafka, Leopardi, Pessoa, lo stesso Freud lo sconforto è enorme.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

iano

Citazione di: green demetr il 02 Novembre 2024, 04:53:50 AMInfatti tutte le mie polemiche sono contro la scienza, proprio per via di questo carattere assolutamente disumano.
E non sto parlando del mondo ideale dove la scienza fa la scienza si occupa cioè solo di cose razionali, perchè non è mai così.
La scienza va a braccetto con chi la paga e questo si paga in termini di razionalità. a volte in maniera anche cara.
Vedi OMS e censure varie nei luoghi di dibattito (youtube e similia).
''Infatti tutte le mie polemiche sono contro la scienza proprio per via del suo carattere assolutamente'' UMANO, dovresti meglio dire, se è vero che l'uomo va a braccetto, come ha sempre fatto, con chi lo paga, etc...

Se tu, e non solo tu perchè si tratta di un processo storico ormai da archiviare negli annali, idealizzi la scienza, poi non puoi che restarne deluso, notando che si tratta di una versione semmai ''aggiornata'' dell'agire umano, ma che sempre umana rimane, con tutti i difetti che ciò comporta, rischiando così di buttare via il bambino con l'acqua sporca.

Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

green demetr

Citazione di: Koba II il 01 Novembre 2024, 11:36:15 AMLe dipendenze si spiegano come un tentativo maldestro di curarsi da questa sofferenza di base, oppure come la tentazione verso un piacere pieno, totale?
Le dipendenze sono il frutto del loop al quale siamo obbligati per mantenere la nostra identità, si chiamano dipendenze perchè ogni volta che tentiamo di uscire dalla zona di confort, subiamo quella che Freud chiama la "resistenza" (resistenza alla cura).
L'intera opera di Freud e il suo umanismo "interno" è dovuto dinamicamente proprio allo studio delle forme della resistenza.
Questa volta non è mia l'intuizione, devo ringraziare Baldini, che l'ha sottolineata.
Ma non è solo Freud, se leggi l'inizio del Processo, o delle Memorie Del Sottosuolo, vi sono analisi ben più profonde, vertiginose nel loro abbrivio.
Perchè non dia seguito a queste mie intuizioni va letto rispetto al post precedente.
Il guardiano e la lotta contro di esso: è questo che fa grande la letteratura e la filosofia.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: iano il 02 Novembre 2024, 05:53:53 AMSe tu, e non solo tu perchè si tratta di un processo storico ormai da archiviare negli annali, idealizzi la scienza, poi non puoi che restarne deluso, notando che si tratta di una versione ''aggiornata'' dell'agire umano, ma che sempre umana rimane, con tutti i difetti che ciò comporta.
Vedi Iano, possiamo accettare lo status quo, oppure combatterlo.
Con le armi della conoscenza, che non è solo tecnica.
Sebbene sia un individuo sepolto, qualcosa dell'intelligenza primordiale non vuole proprio morire.
Resiste.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: Koba II il 01 Novembre 2024, 11:36:15 AMVuoto ontologico (quindi sofferenza di base), o sogni di godimenti futuribili per quanto difficili da raggiungere?
Il godimento è il feticcio, che sia esaltato o castrato, poco importa.
La sofferenza di base va accettata, e' invece l'eros che va implementato.
Fare propri la morale biblica, quella evangelica, quella platonica, quella gnostica, quella della Letteratura del canone occidentale, e perchè no, anche orientale: questo è veramente difficile raggiungere oggi.
Parlar d'amore. come nella poesia di Dante, fra amici, questo è oggi difficilissimo raggiungere.
E' ovvio quanto si scambia il mero godimento dell'oggetto sessuale (di solito sempre degradato) con quello erotico, della pulsione verso la complessità, e di cui l'amore, è il tramite più potente.
Ma chi ama oggi?
E' questa la domanda che mi spaventa di più.
Chi è in grado di superare il lutto della perdita d'affetto originario.
Anzi oggi come oggi addirittura chi è in grado di superare il lutto in sè.
Tematiche complesse, che abbisognano dell'esperienza con gli altri.
Ed abbiamo già detto tutto.
Perchè con altri uno spera sempre di parlare di uomini, e invece era uno scimpanzè.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

iano

#110
Citazione di: green demetr il 02 Novembre 2024, 05:57:24 AMVedi Iano, possiamo accettare lo status quo, oppure combatterlo.
Con le armi della conoscenza, che non è solo tecnica.
Sebbene sia un individuo sepolto, qualcosa dell'intelligenza primordiale non vuole proprio morire.
Resiste.
Io condivido ciò, ma noto che tu hai trovato nella tecnica il capro espiatorio, come è solito fare l'uomo nella sua versione peggiore quando scarica le sue colpe su ciò che considera altro da se, cosa a cui la tecnica con la sua oggettiva separatezza fisica, si presta, non ammettendo che la tecnica sia parte funzionale di te, anche se lo ammetti per quella tecnica ormai storicizzata che tu consideri perciò parte di te, come ad esempio la scrittura.
Hai cioè con la tecnica un rapporto emotivo che può avere effetti completamente opposti, facendo coi suoi prodotti,, che poi sono ''i nostri prodotti'', se non proprio figli umani, figli e figliastri.
Personalizzando la scienza , potendone perciò poi fare cosa a noi aliena, si vince facile poi a dargli tutte le colpe dei nostri mali.

Dovresti più onestamente ammettere che non è la scienza che tu aborri, non essendo essa altro che la versione aggiornata nel bene e nel male dell'agire umano, ma l'uomo di oggi, comprensivo quindi della sua scienza, se è vero che sei solito rifugiarti nei classici dell'era pre scientifica.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

green demetr

Citazione di: iano il 02 Novembre 2024, 06:07:33 AMHai cioè con la tecnica un rapporto emotivo che può avere effetti completamente opposto, facendo coi suoi prodotti figli e figliastri.
Ma no figurati, non è tanto con la tecnica che ho un rapporto emotivo.
Ma con chi usa la tecnica per fini disumani.
Nell'epoca degli uomini bambini, la gente si identifica con la tecnica, la tecnica diventa il fine per potersi esprimere e non il mezzo.
Quando si fanno esperimenti con il dna di virus letali, quando ci si arma usando l'atomica, quando si coercizza l'identificazione ad un apparato burocratico, che non svolge alcuna attività di promozione sociale, ma che ragiona solo in termini di pericolosità sociale, di paure continue, di esasperazione di problemi senza mai affrontare a livello pratico delle soluzioni democratiche, ma sempre e solo di ordine repressorio.
La cosa è molto più complessa, si dice tecnica ma si intende l'intera struttura e sovrastruttura (quindi si parla di gerachie umane), che va nella direzione di uno sviluppo senza progresso (Pasolini docet).
E' il vecchio problema ricordato da Kant (ovviamente) scambiare il fine per il mezzo.
Dove il mezzo è ovviamente la tecnica.
E' il successo delle argomentazioni Heideggeriane che fa ridurre nella discussione pubbluca la questione burocratica con quella del mezzo stesso.
Perciò è una questione più allargata quella della "Tecnica".
Ma nessuno si sogna di essere contro la tecnica in sè e per sè. ;)
Se parli invece del problema della ignoranza tecnica, siamo d'accordo, ma anche in questo caso, vi sono motivi a monte, e questi motivi sono psicologici, come insegna la scuola di francoforte.
Il modello educativo dei globalisti che usano l'IA con molta libertà, darà frutti ancora più neri.
L'educazione diverrà presto inutile.
Si tratta di riprendere in mano il valore della singolarità.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Il_Dubbio

Citazione di: green demetr il 02 Novembre 2024, 04:53:50 AMNel tuo caso parlavo di dubbi, infatti mi pare stessi cercando qualcosa di scientifico, di duro e puro.
Ma vista anche la tua esperienza personale sai dunque che queste cose mantengono dei caratteri di ambiguità, ombre, che la scienza dura non potrà mai capire, nè vuole capire, perchè il suo metodo si dà come "duro".
Infatti tutte le mie polemiche sono contro la scienza, proprio per via di questo carattere assolutamente disumano.
E non sto parlando del mondo ideale dove la scienza fa la scienza si occupa cioè solo di cose razionali, perchè non è mai così.
La scienza va a braccetto con chi la paga e questo si paga in termini di razionalità. a volte in maniera anche cara.
Vedi OMS e censure varie nei luoghi di dibattito (youtube e similia).




"la scienza va a braccetto con chi paga"

Non mi dai molte possibilità di capire cosa c'entra questo con i miei dubbi.
Fondamentalmente, lo hanno detto in molti qua, le case farmaceutiche fanno a gara per poter dare allo psichiatra l'ultimo prodotto per affrontare problemi mentali. Perchè il problema è molto grande nel mondo e la richiesta è grande. Quindi si guadagnano molti quattrini. 
Siccome la ricerca scientifica, come dici, ha bisogno di soldi per essere praticata, i problemi mentali ne avrebbe credo molti di piu rispetto ad altri settori della medicina, o per lo meno non credo che gli manchino, perchè c'è un profitto. 
Metti ad esempio le malattie rare, li c'è un problema di come arrivare a dare almeno una diagnosi e quando questa arriva di fornire una cura a un limitato numero di fruitori del servizio farmaceutico.
Non è il caso dei problemi mentali.

Poi come si dovrebbe fare, si distingue la parte della diagnosi e cura dalla parte del mantenimento del soggetto con problemi. In questo ultimo caso entra in gioco l'empatia attraverso una serie di servizi, anche farmacologici, per alleviare il problema. Facciamo un caso ad esempio: il dolore. 

Una volta che hai distinto i due piani, ti accorgi che i problemi mentali, nonostante presumo i tanti soldi che arrivano alle case farmaceutiche, e le ricerche fatte fino ad ora, ha prodotto in buona sostanza solo famaci che puoi utilizzare per mantenere il paziente più lontano possibile dalla parte piu acuta del malessere. 
Non puoi parlare di diagnosi e tanto meno di cura. Ma solo di mantenimento del paziente sotto la soglia della forma acuta del suo problema, che nessuno qua ha mai negato l'importanza, ci mancherebbe altro.
Ma non è quello il problema, o i dubbi su cui si fondano i miei.

Koba II

Citazione di: green demetr il 02 Novembre 2024, 05:45:30 AMIn Freud l'esperienza originaria si divide tra pulsioni primarie, che sono quelle legate al nutrimento e che sono il fondo reale su cui poi le pulsioni erotiche si muovono, ossia l'affetto per la madre, come oggetto sessuale. La degradazione di quell'affetto dovuto alla castrazione si fissa poi su qualche oggetto che ricorda la madre, o il trauma. Compito dell'impulso è quello dell'accrescimento del bagaglio erotico del soggetto portatore di questa pulsione, e di cui, la sapienza è il più importante scopo-fine.
[...]
E' uno sfacelo. Difficile andare ad aprire pagine di Dante, Kafka, Leopardi, Pessoa, lo stesso Freud lo sconforto è enorme.

Ma il problema è che la natura del desiderio umano è controverso e c'è la possibilità che in esso regni sempre un intreccio indissolubile tra piacere e distruttività.
È appunto quel "al di là" del principio di piacere di cui parlava l'ultimo Freud.
E se non fosse così, se la pulsione fosse, da un punto di vista neurobiologico, semplice ricerca di piacere, puro desiderio di scarica dell'eccitazione per ritornare ad una condizione di equilibrio, credo che la terapia psicoanalitica sarebbe molto più semplice.
E la psicoanalisi si porrebbe come la versione più moderna dell'antico paradigma della cura delle passioni, cioè come educazione.

Se il desiderio non si fissasse su cose regressive, se per esempio in uno specifico soggetto ci fosse una "maturazione", la sua pulsione ora liberata probabilmente andrebbe a infilarsi in qualche altro luogo oscuro, dando vita di nuovo a ulteriori necessari interventi...
Cioè, il nostro soggetto dopo un paio di giorni a deliziarsi della "Vita nova" inizierebbe a sentirsi spinto verso il basso...
È una battaglia che dura tutta la vita, tra alti relativi e bassi spaventosi, e il tuo caso personale, voglio dire il fatto che tu non riesca a dare continuità a questo lavoro spirituale la dice lunga, oltre che sulla tua imperdonabile pigrizia, sul timore di dover prendere atto di ciò che sai benissimo ovvero che appunto di battaglia si tratta e non di idillio così come gli umanisti amavano descriverla.

E proprio questo intreccio malriuscito di piacere e distruttività (che caratterizza la natura umana) spiega perché le resistenze alla cura siano così difficili da abbattere: perché nella sofferenza delle nevrosi o delle depressioni c'è del piacere.
Per il depresso la cosa più difficile è proprio riuscire a separarsi da quelle immagini semi-consapevoli di "abbandono del mondo", di "fuga", di "caduta", di quel rifiuto totale all'ostilità che è componente essenziale della vita sociale e lavorativa.
Decidere di risalire, di avere di nuovo degli obiettivi, di prendersi cura di nuovo dei propri averi, di tradirsi, diciamo così, significa rinunciare ad un autentico piacere, sebbene tale cammino condotto con estrema coerenza sappiamo bene dove porti: alla negazione più radicale del piacere (e quindi della vita), cioè alla morte.

PhyroSphera

Citazione di: Jacopus il 31 Ottobre 2024, 11:15:25 AMMi spiace ribadirlo ma lei è sicuramente un dilettante se non svolge una professione di aiuto sociale o non insegna una materia di aiuto sociale o sanitaria.
Sull'uso degli psicofarmaci evidenzia tutto il suo dilettantismo perché ignora o finge di ignorare quelli che si chiamano "pattern comportamentali", per cui anche agire sul sintomo e non sulla causa ha un effetto benefico. Inoltre come ho già scritto un centinaio di volte l'intervento farmacologico da solo non è l'intervento migliore. Esso deve essere sempre accompagnato da un intervento multidisciplinare. Infine, io che mi reputo un dilettante, ho avuto a che fare, e continuo ad avere a che fare, con adolescenti che hanno serie problematiche mentali, oltre ad aver letto (mi tengo basso) un 400-500 libri di psichiatria, psicologia e pedagogia (oltre naturalmente ad aver svolto un notevole numero di corsi di formazione sull'argomento). Eppure umilmente (come voleva il cristianesimo) mi ritengo ancora un dilettante, mentre lei si ritiene uno specialista (il mondo all'incontrario direbbe un certo generale).

Io la invito a non continuare nelle sue illazioni. Io non mi sono mai rapportato alla psicoanalisi per diletto e non fa nulla che non svolgo le mansioni che lei dice. Data la situazione che c'è, i miei messaggi sono o sarebbero salvifici e sono io a dovermi lamentare di scarsa serietà da parte vostra. A volte una operazione culturale come la mia è più che recarsi a fare corsi di formazione senza essere riusciti a chiarirsi delle cose necessarie.
Comunque lei evidentemente intende le parole in modo peregrino. E' una cosa estremamente comune purtroppo al giorno d'oggi. Se non erro ne scrissi su questo forum: dopo Marx ed Engels in Occidente è in atto un gigantesco travisamento linguistico. Fisica, corpo, materia, vengono assimilate a completezza, totalità, tutto. Si tenta di instaurare un regime anche linguistico, nonostante la Guerra Fredda sia finita da un pezzo;  e psicologia e psichiatria ne sono penalizzate. Per materialismo molti professionisti si dedicano alla farmacologia senza riguardo per la precedenza della psicoterapia. Il fatto che sia questo il metodo principale e risolutivo è dimostrato dagli studi di psicologia analitica. E' inutile che lei vanta attività a fronte di un invito a comprendere. La filosofia le dovrebbe servire per aprire i suoi orizzonti, non per chiudere quelli altrui.
Inutile che lei sfodera dei concetti senza rapportarli alle loro matrici culturali. Non per insensibilità, ma per saggezza, le dico assai seccamente che tanta passione per gli psicofarmaci e sfiducia nella psicoterapia e nei progressi delle relazioni e comunicazioni dipende da alcune premesse culturali: una certa mentalità dell'ebbrezza e dell'emozioni forti e artificiali... insomma la cultura della droga. All'interno di questa cultura, o per meglio dire subcultura, si possono poi studiare "pattern" e quant'altro, ma restando sempre a girare entro gli stessi limiti, troppo grossi. Voi avete dalla vostra parte un intero establishment, ma è un'industria che dovrebbe abbandonare il "prozac" e il resto con esso al suo destino e provare a coltivare piantagioni di camomilla e affini. La vostra insistenza a smentire discorsi necessari è un disastro umanitario. Questo vale a maggior ragione se vi si trova a raccontare di attività specifiche nel campo. La difficoltà della situazione impone agli operatori del settore di essere umili e di non controbattere senza riflettere alle comunicazioni che io ho fatto e che altri potrebbero fare.


MAURO PASTORE

Jacopus

#115
Alla luce di quanto da lei scritto, Mauro Pastore, lancio due ipotesi. O lei non è in grado di leggere la lingua italiana o la travisa scientemente per fini a me occulti, visto che io, almeno, (ma anche altri intervenuti) non mi sono mai sognato di sottovalutare l'efficacia della psicoterapia o di altri trattamenti non farmacologici. Ma la sua conoscenza delle problematiche è, me lo lasci dire, insufficiente. Inoltre è sorretto da una rigidità di pensiero che non posso certo modificare in un forum. In ogni caso le sue asserzioni, in questo campo, sono parziali e prive di fondamento clinico. Le consiglio di leggere un testo illuminante sul trattamento farmacologico e non: "Bessel van der Kolk, il corpo accusa il colpo". Un testo assolutamente anti-farmacologico, ma che l'aiuterà ad avere una visione molto più "tridimensionale" dei problemi delle persone con un disturbo mentale (in questo caso relativo al Post Traumatic Stress Disorder, ma il discorso è analogo per molti altri disturbi, che si originano nella quasi totalità dei casi da un trauma).
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

iano

#116
Citazione di: PhyroSphera il 02 Novembre 2024, 21:06:58 PMLa difficoltà della situazione impone agli operatori del settore di essere umili e di non controbattere senza riflettere alle comunicazioni che io ho fatto e che altri potrebbero fare...
... se fossero veri scienziati.
Tutti i tuoi post si possono così sintetizzare:
''La filosofia è divina, e io sono il suo profeta,''
Ciò giustifica la tua affermazione:
''Io la invito a non continuare nelle sue illazioni. Io non mi sono mai rapportato alla psicoanalisi per diletto e non fa nulla che non svolgo le mansioni che lei dice.''
Da cui si evince che l'unica competenza necessaria è quella in filosofia, no potendo alcuna specializzazione professionale ed esperienza nel settore, quale che sia,  starvi alla pari.

Certo capisco il tuo disappunto, perchè se neanche un forum di filosofia ne è il tempio, allora tu dove potresti ancora andare a predicare la buona novella?
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

InVerno

Citazione di: PhyroSphera il 02 Novembre 2024, 21:06:58 PMSe non erro ne scrissi su questo forum: dopo Marx ed Engels in Occidente è in atto un gigantesco travisamento linguistico.
E' questo il problema di comprensione che incontra con Jacopus, lei butta in un calderone con Marx l'intero illumismo (anche topic sulla Russia) cioè sfrutta quella teoria del complotto di destra chiamata "Bolscevismo culturale" per cui Marx starebbe da lontano tirando i fili linguistici di qualunque persona non si perda in idealismi settecenteschi. Lasci perdere Marx (e anche Darwin) i motivi per cui rifiutare determinate impostazioni hanno elenchi di nomi ben più lunghi...
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

green demetr

Citazione di: Il_Dubbio il 02 Novembre 2024, 09:30:48 AMNon puoi parlare di diagnosi e tanto meno di cura. Ma solo di mantenimento del paziente sotto la soglia della forma acuta del suo problema, che nessuno qua ha mai negato l'importanza, ci mancherebbe altro.
Ma non è quello il problema, o i dubbi su cui si fondano i miei.

Certo che posso, lo sto facendo... :D (scherzo).

Tornando ai suoi dubbi: saltando la questione farmacologica su cui credo abbiamo trovato una certa condivisione.

Rimane la scientificità della cura.
Io non sto parlando della cura terapeutica di "miglioramento" della psicanalisi contemporanea, perchè come abbiamo già detto, quella la si trova semplicemente nell'amicizia.

La cura freudiana invece consiste in un metodo scientifico in cui la nevrosi, e sottolineo la nevrosi e basta, può essere curata, ossia il sintomo sparisce per sempre.
Questo può avvenire solo se il paziente è conscio di voler intraprendere una via curativa, nel caso contrario, non c'è guarigione.
La rimando a Baldini e alla playlist sul transfert.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: Koba II il 02 Novembre 2024, 11:18:53 AMcon estrema coerenza sappiamo bene dove porti: alla negazione più radicale del piacere (e quindi della vita), cioè alla morte.
Il problema non è nel piacere dell'educazione antica, ma nel piacere negativo della rimozione della fissazione, ossia della resistenza.
La resistenza è quella del Processo di Kafka, e cioè è la colpa.
Lo stato di angoscia in cui si dibatte la contemporaneità ha raggiunto delle soglie di massima che l'unico piacere possibile è l'idiozia, la mente sgombera di ogni pensiero.
Gente che non pensa più significa libertà ai lupi di questo mondo.
Non credo che la pulsione di morte sia ascrivibile al voler stare insieme.
Ma ai lupi e agli sciacalli loro seguito, per non parlare della razza peggiore: i cani.
Oggi lo star insieme a parlar d'amore, e quindi a parlare dei lupi, ci è negato dalla resistenza estrema, ossia al confinamento al godimento, fin'anco fisico.
Se non c'è più piacere a discutere con gli altri, e se l'unico pensiero è quello all'obbedienza del tiranno, siamo messi male.
No io sono contrario al cristianesimo mortifero, e sono con Nice per una liberazione morale.
Il problema semmai è che questa liberazione morale rimane circosritta alla propria coscienza.
Per poter rientrare nella ricerca comunitaria, c'è bisogno di una battaglia morale.
Ma la battaglia morale deve anzitutto recuperare i corpi morti di chi ci sta accanto.
La mia pigrizia sta nel fatto che non voglio tradire la mia purezza, ossia quella sentimentale, che però, come ho fatto a non pensarci prima, risulta incatenata a quella della fissazione.
Io non ritengo la fissazione sbagliata, perchè nel mio caso rigurada persone e non oggetti.
Se fosse infatti legata ad oggetti, rimarrebbe inchiodata a quella negazione d'affetto edipica, che poi crea i lupi di questo mondo, ovvero chi odia, e  gente che obbedisce.
La personalità autoritaria come dice Adorno.
Quello che mi manca è pero la battaglia per vedere le persone ancora come vive, e non già, per quello che sono, morte.
Non ci faccio affidamento, e da qui la depressione, ovvia, e sistematica, chi pensa è depresso, non c'è alternativa.
Quello che mi mancava è però la possibilità di parlare con le persone vive, ora morte storicamente, ma vive nei libri.

Sto notando che più parlo con loro, più l'angoscia sale.
Sapevo che la società stava male (e bè essendo morta  :D ) ma non così male.
L'educazione di se stessi caro Koba, passa dai libri.
Ma i libri sono persone vive.
Non mero materiale educativo per le educande autoritarie, men che mai per i lupi, che lo utilizzano nella maniera esattamente opposta.

La battaglia morale che io davo per vinta, io non l'ho mai nemmeno iniziata.
Costa sangue e fatica, ma anche piacere singolo, morale, di purezza come solo la conoscenza sa dare.
Non so cosa farne delle catacombe cristiane, e del loro disprezzo dei corpi.
Tanto disprezzo poi si concretizza nell'orrore contemporaneo delle coscienze alienate e indirizzate all'odio di se stesse.
Io voglio libri che grondino di erotismo, gente come Kafka, come Dostoevsky.
Non l'erotismo dei romance come si chiamano adesso gli harmony di ieri.
Non il bieco godimento per il godimento, unica consolazione dei nostri tempi buj.
Ho lasciato la battaglia troppo presto.
Mi sono fermato a quella edipica, per superarla ci ho lasciato giù tutto l'entusiasmo.

Battaglie senze entusiasmo: beh recuperiamolo e anche velocemente.
Dimentica le spinte di morte.
Battaglie del sè.
Battaglie del sè che, illuminato, crea rapporti col Dio più complessi, più arricchenti.
Lo vedo diradarsi più rapidamento oggi che ho fatto la conversione alla degradazione, l'oggetto da interiorizzare: sono con Freud e con Nicce, si chiama Amore, amore della relazione fra il Dio e il singolo umano.
E come vuoi chiamarla questa relazione se non che desiderio?
De-Sidera, ciò che viene dall'Alto.
Vai avanti tu che mi vien da ridere