Menu principale

Psicoanalisi

Aperto da Jacopus, 19 Ottobre 2024, 11:05:36 AM

Discussione precedente - Discussione successiva

Koba II

Citazione di: green demetr il 08 Novembre 2024, 02:22:16 AMCome direbbe Baldini e cosa attiva l'anti-ricompensa?
(se non la spiegazione di agitazione dello stesso paziente?).
Le spiegazioni biologistiche sono riduzioniste.
Inoltre il principio di morte non c'entra niente con l'anti-ricompensa.
Il disagio della civiltà si deve invece ricercare nei meccanismi di resistenza che si trovano all'interno del super-io. Ossia nel tiranno interiore, con tutto l'armamentario della sua sofistica.
Ossia nella volontà di non curarsi.

Premesso che è stato proprio Freud a ipotizzare la presenza di qualcosa di organico alla base della ripetizione di condotte ossessive che non fanno che apportare dolore, il modello che ho cercato di sintetizzare non spiega il perché della specifica coazione a ripetere di cui si lamenta il paziente X, ma dimostra oggettivamente che la sua forza, e quindi anche la sua resistenza agli assalti della terapia, deriva da un meccanismo fisiologico che accompagna sempre l'esperienza del piacere.
Si dimostra che ogni qualvolta faccio un'intensa esperienza di piacere, accanto al sistema dopaminergico, si attiva, con una leggera sfasatura temporale, un sistema che provoca stress, disagio.
E questa attivazione è automatica, indipendente dal mio umore, dal mio modo di interpretare l'esperienza.
Il che ovviamente non significa che tutti poi devono finire per sviluppare una nevrosi ossessiva.
Non c'è quindi nessun riduzionismo.
Piuttosto un interessante apporto scientifico di grande utilità nello studio delle proprie psicopatologie della vita quotidiana.

Ps.: e chissenefrega di quello che direbbe o non direbbe Baldini. Mi sembra il caso che tu faccia un po' di autoanalisi sulla tua propensione ad attaccarti a dei padroni, ops... volevo dire a dei maestri...  ;)

green demetr

Citazione di: Koba II il 08 Novembre 2024, 10:58:32 AMPiuttosto un interessante apporto scientifico di grande utilità nello studio delle proprie psicopatologie della vita quotidiana.
Secondo te chi ha scoperto questi meccanismi che accompagnano come giustamente dici tu l'esperienza della sofferenza, sarebbe in grado di scrivere una psicopatologia della vita quotidiana?
A me paiono gli psichiatri quelli che vogliono fare i padroni.
I maestri aiutano invece a crescere.
A ognuno le sue opinioni  ;)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Jacopus

In realtà chi vuole fare il padrone qui è mammona, nella sua configurazione di industria farmaceutica. Ci sono moltissimi psichiatri che condividono l'idea della fratellanza, della vicinanza, della relazione come fattore terapeutico, il cui primo a teorizzare fu, in un contesto clinico, Freud.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

PhyroSphera

Citazione di: PhyroSphera il 02 Novembre 2024, 21:06:58 PMIo la invito a non continuare nelle sue illazioni. Io non mi sono mai rapportato alla psicoanalisi per diletto e non fa nulla che non svolgo le mansioni che lei dice. Data la situazione che c'è, i miei messaggi sono o sarebbero salvifici e sono io a dovermi lamentare di scarsa serietà da parte vostra. A volte una operazione culturale come la mia è più che recarsi a fare corsi di formazione senza essere riusciti a chiarirsi delle cose necessarie.
Comunque lei evidentemente intende le parole in modo peregrino. E' una cosa estremamente comune purtroppo al giorno d'oggi. Se non erro ne scrissi su questo forum: dopo Marx ed Engels in Occidente è in atto un gigantesco travisamento linguistico. Fisica, corpo, materia, vengono assimilate a completezza, totalità, tutto. Si tenta di instaurare un regime anche linguistico, nonostante la Guerra Fredda sia finita da un pezzo;  e psicologia e psichiatria ne sono penalizzate. Per materialismo molti professionisti si dedicano alla farmacologia senza riguardo per la precedenza della psicoterapia. Il fatto che sia questo il metodo principale e risolutivo è dimostrato dagli studi di psicologia analitica. E' inutile che lei vanta attività a fronte di un invito a comprendere. La filosofia le dovrebbe servire per aprire i suoi orizzonti, non per chiudere quelli altrui.
Inutile che lei sfodera dei concetti senza rapportarli alle loro matrici culturali. Non per insensibilità, ma per saggezza, le dico assai seccamente che tanta passione per gli psicofarmaci e sfiducia nella psicoterapia e nei progressi delle relazioni e comunicazioni dipende da alcune premesse culturali: una certa mentalità dell'ebbrezza e dell'emozioni forti e artificiali... insomma la cultura della droga. All'interno di questa cultura, o per meglio dire subcultura, si possono poi studiare "pattern" e quant'altro, ma restando sempre a girare entro gli stessi limiti, troppo grossi. Voi avete dalla vostra parte un intero establishment, ma è un'industria che dovrebbe abbandonare il "prozac" e il resto con esso al suo destino e provare a coltivare piantagioni di camomilla e affini. La vostra insistenza a smentire discorsi necessari è un disastro umanitario. Questo vale a maggior ragione se vi si trova a raccontare di attività specifiche nel campo. La difficoltà della situazione impone agli operatori del settore di essere umili e di non controbattere senza riflettere alle comunicazioni che io ho fatto e che altri potrebbero fare.


MAURO PASTORE

Al di là dell'autoritarismo mòssomi contro con appelli ad attività svolte e a lasciar perdere, non si trova nei detrattori dei miei messaggi neppure una sola obiezione centrata; si trova invece una gigantesca ignoranza e fraintendimento su stato delle vere scienze e su rimedi propri e impropri. Inutile opporsi ai risultati della ricerca psicologica sull'inconscio, negare lo statuto e còmpito propri della psichiatria, distrarsi dalla osservazione semplice di una diffusissima e inopportuna cultura delle droghe e di un materialismo che distoglie dai veri studi medici cònsoni. Inutile e anche oltremodo disonesto tentare di usare la prospettiva del Mistero e di Dio dell'interlocutore per dargli torto.
Chi ha tentato di contraddirmi vada a rileggere i miei messaggi, non solo questo sopra, e la smetta con l'usare i sofismi per convincere il prossimo a essere superficiale o peggio col disagio e la sofferenza psichici.


MAURO PASTORE 

green demetr

Citazione di: PhyroSphera il 11 Novembre 2024, 16:37:51 PMInutile opporsi ai risultati della ricerca psicologica sull'inconscio,
Vi sono diverse letture della psicologia dell'inconscio.
Ad un livello meramente di scelta, uno è liberissimo di scegliersi un terapeuta junghiano.
Quindi non si tratta di opposizione ma di diversità.
Quello che non siamo ancora riusciti a fare è trovare un dialogo sulle posizioni diverse.
E certo che se l'unica posizione possibile è quella di jung, è difficile.
Se vuole dialogare su qualche posizione di jung anzitutto dovrebbe esporcela brevemente se possibile, e poi possiamo rispondere.
Ma a me la discussione pareva di carattere generale, poi come vuole Lei.
Per quel poco che ho capito è che lei vorrebbe estendere le posizioni diverse mettiamo di un Freud ad un materialismo non meglio identificato.
E' bizzarro visto che la psicanalisi è uno delle grandi tematiche che mettono in discussione proprio il materialismo.
Questo se parliamo di teoria psicologiche-filosofiche.
Per quanto rigurada le cure, big pharma o meno, è una questione anzitutto familiare, cioè di chi con questi pazienti difficili (parlo naturalmente dei casi gravi) ci deve convivere, il farmaco è necessario.
Togliere l'opzione farmacologica solo perchè qualcuno ci marcia sopra non mi pare una cosa bella.
La tematica non si risolve certo qui, in quanto vi sono i diritti della persona, vedi le battaglie di Basaglia.
Ma almeno abbiamo i fattori comuni per un sano discorso critico, e visto che siamo su un forum, possibilmente un dibattito, anche fra persone semplici come molti di noi sono.
Salve.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

PhyroSphera

#155
Citazione di: green demetr il 11 Novembre 2024, 17:33:16 PMVi sono diverse letture della psicologia dell'inconscio.
Ad un livello meramente di scelta, uno è liberissimo di scegliersi un terapeuta junghiano.
Quindi non si tratta di opposizione ma di diversità.
Quello che non siamo ancora riusciti a fare è trovare un dialogo sulle posizioni diverse.
E certo che se l'unica posizione possibile è quella di jung, è difficile.
Se vuole dialogare su qualche posizione di jung anzitutto dovrebbe esporcela brevemente se possibile, e poi possiamo rispondere.
Ma a me la discussione pareva di carattere generale, poi come vuole Lei.
Per quel poco che ho capito è che lei vorrebbe estendere le posizioni diverse mettiamo di un Freud ad un materialismo non meglio identificato.
E' bizzarro visto che la psicanalisi è uno delle grandi tematiche che mettono in discussione proprio il materialismo.
Questo se parliamo di teoria psicologiche-filosofiche.
Per quanto rigurada le cure, big pharma o meno, è una questione anzitutto familiare, cioè di chi con questi pazienti difficili (parlo naturalmente dei casi gravi) ci deve convivere, il farmaco è necessario.
Togliere l'opzione farmacologica solo perchè qualcuno ci marcia sopra non mi pare una cosa bella.
La tematica non si risolve certo qui, in quanto vi sono i diritti della persona, vedi le battaglie di Basaglia.
Ma almeno abbiamo i fattori comuni per un sano discorso critico, e visto che siamo su un forum, possibilmente un dibattito, anche fra persone semplici come molti di noi sono.
Salve.

La scienza psicologica non è realmente divisa. La valutazione della psicoanalisi freudiana attuata da Jung non è questione di preferenze soggettive, le quali ovviamente vanno rispettate ma senza pensare che una prospettiva ridottissima, come quella freudiana, non sia tale.
Riguardo al materialismo di cui dicevo, ero stato chiarissimo: esso impedisce una completa cognizione di psicologia e psichiatria, con tutte le conseguenze del caso. In uno dei miei messaggi dicevo dei "passi da gambero", cioè all'indietro, di Freud che a un certo punto della sua carriera aveva iniziato a remare contro gli stessi risultati da lui raggiunti.

Quanto alla sua risposta sugli psicofarmaci, si commenta da sola tanto è fuori posto ma purtroppo è esemplare di una vasta realtà. Se ci sono problemi di convivenza familiare con un malato, questi vanno risolti agendo sul problema, cioè tramite un intervento psicologico sulla famiglia o, nel caso si tratti di ignoranza e incapacità, istruendo i familiari sul da farsi. Nella attuale società gli stessi operatori del settore sono perlopiù ignoranti e incapaci, anzi c'è da dire che ci sono proprio accanite prevenzioni e pregiudizi. Se si ammette questo, si nota che gli interventi psicologici non sono una chimera ma sono assai avversati; e ovviamente è assurdo rimediare facendo assumere farmaci che in tal caso hanno effetto illusorio, che cioè vanno a raddoppiare le difficoltà reali che si devono affrontare.

Quest'altra cosa poi si deve dire, visto che molti guai dipendono dal capriccio attuato verso il numinoso presente nella mente di ciascun essere umano: invece di prender per scemi i credenti, si dovrebbero considerare le superstizioni atee. Io so per esperienza (anche da una osservazione accorta dei messaggi dei media) che negli ambienti atei il medico è trattato come un sacerdote fino al fraintendimento e poi all'incomprensione. Per esempio si finge che la persona del medico ne sa come se stesse al posto della persona del paziente, si pensa che le scienze che usa hanno senso solo per lui... È stato giustamente detto invece (tanto per fare un esempio) che i più grandi esperti di psicoanalisi non sono stati i medici ma i critici letterari e non c'è da ridere su questo, perché l'àmbito tecnico fa utilizzo della scienza direttamente applicandola e ciò è un limite enorme. Per tale ragione molti medici, nonostante le gigantesche presunzioni e le apparenze ostinate, di inconscio, rimozioni, manifestazioni, archetipi, supercoscienza e quant'altro ne sanno solo in funzione delle loro applicazioni, incapaci di farsi idee appropriate su dati e su teorie. Per tale ragione era più utile, per capire a fondo cosa fosse un archetipo, ascoltare qualche discorso del grande artista del cinema F. Fellini che non le pubblicazioni di Ernst Bernhard, il grande maestro del pensiero junghiano italiano e noto psicoterapeuta. Per la stessa ragione tante affermazioni di Jung sulla filosofia anziché chiarire confondono: la sua formazione medica pesava molto sulle sue comprensioni. Il caso di Freud è ancora più estremo, così come quello di tanti freudiani e postfreudiani: non riuscirono né riescono a pervenire ad interpretazioni corrette della nozione di inconscio. Può sembrare assurdo, ma va detto che della sua riuscita ricerca Freud non ne seppe pensare mai niente di sufficiente. Molti lo inseriscono nella storia della filosofia non volendo prendere atto delle conseguenze della scoperta dell'inconscio e trovando nella sua assurdità e disastrosità contro la cultura un prezioso alleato. Il fatto è che esiste anche la cultura della scienza ed anche àmbiti culturali ad essa superiori; e pendere dalle labbra di medici e altri operatori del settore è una pessima idea, soprattutto considerando qual è lo stato delle cose: negli ambienti sanitari tanti passano più tempo a rinforzare prevenzioni e pregiudizi che a farsi una ragione della evidenza. La stessa pazzia è in realtà un falso problema; anzi più precisamente si dirà che ciascun animo umano ha sempre il suo lato folle; ma questa saggezza non fa veramente parte del mondo ufficiale della "sanità". Che certi malati assieme a medici e a relativa compagnia facciano commedia diversa, questo è competenza della autentica criminologia, come pure l'abitudine di certuni a snocciolare diagnosi fasulle dopo essere stati còlti in fallo.
Delle intromissioni della malasanità ne stanno soffrendo gli Stati politici; fu addirittura affermato che prima delle due guerre mondiali fu per azione di sedicenti medici che si crearono gigantesche incomprensioni; svariati anni orsono fu reso noto un dossier dove si diceva che la mancata informazione sanitaria giusta aveva impedito alle autorità statunitensi di mettere fuori légge la bomba atomica. Ultimamente la malasanità in Occidente ha tentato di fare scambiare Putin per un pazzo e lo stesso Biden aveva fatto suo questo disgraziato e falso parere medico...
E vaste moltitudini continuano a fare violente commedie invece che darsi una svegliata, supportati da sedicenti professionisti tutti illusi che la terapia e la guarigione o peggio la medicalizzazione o la stessa medicina siano una prevenzione contro violenza, guerre, crimini sociali, suicidio. Lo stesso Freud ci si era letteralmente inebetito. I veri studi psicologici affermano che una terapia può concorrere volutamente al suicidio (Hillman), che l'aggressività e la bellicosità sono ìnsite nella mentalità umana (Hillman, Assagioli)... Ma si sono veduti drappelli di medici e infermieri assieme a un sèguito di agenti (certe volte pure i pompieri) presentarsi con aria da messia religiosi, cercando di aggirare la cosiddetta légge Basaglia... e purtroppo ci riescono ancora adesso.
La vera filosofia non viene a patti con queste aberrazioni; sono tanto estreme da non essere compatibili neanche con un briciolo di filosofia. La stessa scienza psicologica, metodo psicoanalitico compreso, nei suoi autentici dati non ne contiene. Inutile scongiurare che l'inconscio sia "un'invenzione" e vantare di avere tanti lettori al sèguito.


MAURO PASTORE

green demetr

Citazione di: PhyroSphera il 13 Novembre 2024, 10:12:31 AMLa scienza psicologica non è realmente divisa. La valutazione della psicoanalisi freudiana attuata da Jung non è questione di preferenze soggettive, le quali ovviamente vanno rispettate ma senza pensare che una prospettiva ridottissima, come quella freudiana, non sia tale.
Non ho questa opinione su Freud, la sua è stata per tutto il tempo una battaglia contro il materialismo.
Il fatto che subito dopo di lui, la gente abbia cominciato a negare la sua teoria sulla sessualità la dice tutta.
Si può certamente aggiungere come fece Jung d'altronde (ma allora preferisco leggere direttamente dalla gnosi antica che da lui), ma non togliere, cosa che la gnosi non si era mai sognata di fare.
Lei ha ragione quando parla di necessità di cura all'origine, ma questo a mio parere riguarda solo i casi meno gravi, come nevrosi e isteria (anche se oggi l'isteria è negata come malattia).
Nei casi di psicosi, come l'autismo, dove l'io si dissocia dalla sua persona, la cosa è impossibile.
Certamente senza metterci Freud dentro, la psicanalisi ha oggi perso ogni criterio con quella antica.
Per un filosofo, o semplicemente per chi indaga criticamente, il perchè è evidente.
Materialismo, anti-spiritualità etc..
Come vede a parte la visione severa che Lei dà a Freud, noi ci intendiamo perfettamente.
Salve!







Vai avanti tu che mi vien da ridere

PhyroSphera

#157
Citazione di: green demetr il 22 Novembre 2024, 00:55:45 AMNon ho questa opinione su Freud, la sua è stata per tutto il tempo una battaglia contro il materialismo.
Il fatto che subito dopo di lui, la gente abbia cominciato a negare la sua teoria sulla sessualità la dice tutta.
Si può certamente aggiungere come fece Jung d'altronde (ma allora preferisco leggere direttamente dalla gnosi antica che da lui), ma non togliere, cosa che la gnosi non si era mai sognata di fare.
Lei ha ragione quando parla di necessità di cura all'origine, ma questo a mio parere riguarda solo i casi meno gravi, come nevrosi e isteria (anche se oggi l'isteria è negata come malattia).
Nei casi di psicosi, come l'autismo, dove l'io si dissocia dalla sua persona, la cosa è impossibile.
Certamente senza metterci Freud dentro, la psicanalisi ha oggi perso ogni criterio con quella antica.
Per un filosofo, o semplicemente per chi indaga criticamente, il perchè è evidente.
Materialismo, anti-spiritualità etc..
Come vede a parte la visione severa che Lei dà a Freud, noi ci intendiamo perfettamente.
Salve!








Un dissidio nei discorsi sulla psicoanalisi... e spesso salta fuori qualcuno che s'illude di avere una intesa che proprio non ha.
Non è questione di opinioni.
Io continuo a rispondere in ragione della situazione esistente, non per spirito di opposizione e tantomeno fine a sé stesso né per accordare confidenze a chi nega senza voler capire o voler dubitare - errore madornale nella filosofia. La dimensione filosofica della mia risposta apparirà alla fine del mio messaggio, ma le informazioni scientifiche elargite non sono solo per filosofi.


Quale ricercatore che dall'àmbito neurologico si muoveva in quello psicologico, S. Freud ebbe successo nell'evidenziare dei paralleli interdisciplinari, intorno alla realtà dell'inconscio nei suoi rapporti con la coscienza, riferimento che gli proveniva dalle ipotesi psicologiche scientifiche. Quale medico generico e non neurologo, ne usò per la cura delle nevrosi, con successo.
La cronaca attesta poi anche un fallace e antiprofessionale movimento da parte sua per tentare una alternativa al rimedio di tipo psicologico. Questa pessima impresa viene scambiata per una grande e meritoria attività, per "l'anima stessa del movimento psicoanalitico", ma la guida di quest'ultimo, in quanto tale e non ricerca solo inerente od operazione culturale scientista e contraddittoria, è da attribuire alla figlia di S. Freud, Anna Freud. Sigmund Freud, in mezzo ai raggiungimenti propriamente scientifici sempre più deboli e radi, alternava incursioni geniali coronate non da successi ma da affermazioni problematiche all'ufficio del guastafeste. Difatti il suo scetticismo sui rimedi di ordine psicologico - dipendente dal fatto che la medicina generica da lui praticata non era sufficiente e che la sua grande e assoluta passione e studio della psicologia (di passione, non dedizione, ne disse proprio lui, ma vi furono pure impegni validi) era troppo poco per praticare specificamente psichiatria - era (il suo scetticismo, dico) un ostacolo, non solo per lui ma per tutti quelli che subivano o si abbandonavano al suo fascino e alla sua genialità di mediatore esterno, funzione che lui avrebbe voluto rendere vanamente qualcos'altro (in vecchiaia, giunse al punto da adirarsene).
Quanto S. Freud uscisse fuori dal seminato lo dice l'antropologia, che mostra quanto possano essere diversi e sprovvisti i vissuti umani circa genitorialità e (eventuale) familiarità. L'Edipo descritto da Freud è una elucubrazione aggiunta su notazioni di rimozioni, nevrosi e guarigioni, elucubrazione accaduta in particolari ambienti culturali e socioantropologici e non diversamente può apparire se si utilizza la ricerca antropologica quale altra interdisciplinarità (l'autore di riferimento e B. Malinowsky).

Il lavoro interdisciplinare di S. Freud fu usato da psicologi e psichiatri per una formulazione concreta e non semplicemente di confine, su coscienza e inconscio. La definizione scientifica di psicoanalisi fu resa possibile da una paziente di C. G. Jung e di S. Freud, S. Spielrein, passata da uno stato psicotico a uno nevrotico e divenuta poi psicoanalista (a riguardo c'è lo studio junghiano di A. Carotenuto, assai noto per l'aver conferito centralità all'eros nelle sue terapie e riflessioni, non quale negatore delle teorie di Jung - del nome della Spielrein esiste più di una grafia). Il linguaggio portato alla psicologia dagli studi S. Freud acquistava un valore teoretico proprio nell'opera psicoanalitica di sua figlia Anna. Si sente dire di nozioni freudiane senza sapere se non da pochi che la "psicologia freudiana", linguaggi a parte (che con Sigmund tendevano a divenire capziosi e inutilizzabili, funzionanti al rovescio), fa capo ad Anna Freud. Se si cerca un'opera coerente e rappresentativa del pensiero freudiano "classico", inteso come ho fatto io, esiste "Il libro dell'Es", non scritto da Sigmund F. ma da Georg Groddeck. Nel frattempo Sigmund incuteva timori reverenziali: i suoi paralleli tra neurologia e psicologia risultavano sempre meno validi fino a quel che, con espressione tanto politica, si potrebbe definire un "tentativo di impeachment" da parte sua ai danni del futuro della psicoterapia (registrato poi da E. Fromm). Un esempio di rivalità professionale, si direbbe, incentrato soprattutto sui contrasti tra lui e C. G. Jung. Con A. Adler ci fu proprio il litigio. S. Freud era disastroso nei confronti della cultura teutonica propriamente detta anche quando praticata da ebrei come Adler. La via scientifica-psicologica alla scoperta della volontà di potenza difatti incontrò un rifiuto tale da fargli affermare insensatezze su una corretta sintomatologia. Sigmund, a confronto con orientamenti e ricerche di Adler (sto dicendo sempre dello stesso, l'iniziatore della psicologia individuale), si scordava anche cosa fosse un sintomo. Le ricerche di Jung in àmbito simbologico non furono mai valutate con accuratezza da S. Freud. La formulazione culturale di esse - altra non ve ne poteva essere perché Jung non era di cultura semita ma 'ariana' - non fu accettata; i concetti, i rilievi, i contenuti bollati come privi di rigorosità ma anche di effettivi riferimenti. Jung temette di essere internato in una casa di cura col rendere noto il suo primo studio innovativo, a causa della ostilità di Sigmund e non solo di lui; sua moglie lo convinse con alcune motivazioni strategiche a non tardarne la pubblicazione. L'interdisciplinarità di S. Freud era giunta proprio al capolinea, per ciò che di importante poteva fornire: la sfera simbolica della mente è fuori dalla concreta comprensione neurologica-psicologica. Solo valutando appieno il potere dei simboli e della realtà "archetipica" ad essi sottesa si poteva apprestare dei rimedi specifici per i disturbi gravi, le psicosi.
Già da prima la psichiatria però agiva, ma senza metodologia specifica: opportuni e tempestivi cambiamenti di ambienti (viaggi, cambi di residenza, questi usati anche non tempestivamente), relazioni familiari differenti, positività nel rapportarsi al malato... ed erano già in uso oppiacei se non oppio, quali farmaci palliativi, ma si sapeva già che non costituivano vero rimedio e non senza scientificità. Gli psichiatri in svizzera nel fare diagnosi usavano una prospettiva psicoanalitica già da prima dell'attività analoga di S. Freud (se ne trova riferito, se non erro da Jung stesso). Il còmpito di ricerche interdisciplinari venne a S. Freud proprio dagli psichiatri e per il neurologo serviva a definire e a restare nei propri limiti, cosa che a tutt'oggi purtroppo raramente avviene. Si tenta di mettere la cosa al contrario... e così si cade in impossibilità. Per questo la repressione ai danni dei malati di mente e dei loro sintomi non è terminata e le cosiddette "neuroscienze" sono perlopiù una raccolta di dati in cui si tenta disperatamente ma ostinatamente di ricondurre tutto e far quadrare tutto nella neurologia, per una sorta di scommessa, in verità una superstizione in un certo senso.
La follia quale aspetto naturale della nostra psiche, uno tra i tanti, ed anche necessario in certi casi della vita, ha sempre delle corrispondenti configurazioni cerebrali, le quali sono naturali; nei malati esse sono vissute problematicamente ma non sono esse il problema. E' da nemici della vera medicina tentare disperatamente di modificarle o farle sparire, peraltro accadendo ciò in un crescendo di violenze: drogaggi, scariche elettriche, rimedi mediati dalla ortopedia (camice di forza) o peggio. Il grande progresso farmacologico quindi è una insidia e una impostura quando viene proposto per rimedio e peggio se massicciamente; quanto più la farmacologia progredisce, tanto meno diventa sostenibile o tanto più nociva e al fondo della strada sbagliata c'è l'accrescimento della repressione violenta. La psicoterapia, lo sviluppo di sistemi comunicativi anche con gli psicotici, sono la giusta via professionale; e senza professionalità la dimensione dell'intervento resta questa stessa. Tutto questo è stato dimostrato scientificamente più volte e divulgato. Non è appannaggio di pochi medici ma di chiunque riesce ad informarsi sul reale stato delle scienze, a prescindere dai progressi futuri. Si tratta infatti di collocare i fenomeni nei giusti orizzonti disciplinari e tecnici. La medicina non è una pratica esoterica, nonostante molti vogliano fingerne.

E' stato già mostrato in questa discussione che psichiatria e neurologia sono àmbiti e còmpiti oramai specificati distinti anche nella pratica dello Stato italiano. Ho già cercato di dare informazioni sulla psicosomatica: è questo metodo psicologico (è psicologico, non fisiologico!) che offre la possibilità di risolvere le complicanze mente-corpo, le quali sono intrinsecamente limitate a causa dei rapporti mente-corpo. Il tentativo di mitizzare la psicosi grave, lo stato schizofrenico che a detta dei mitomani avrebbe bisogno del neurologo e poi del fisiologo, dipende da ignoranze e fraintendimenti incompatibili con una vera capacità professionale o anche solo con una generica capacità; e se ci si aggiungono anche abitudini genericamente diffuse, questo non prova alcunché, va solo riconosciuto quale emergenza sociale e criminologica, criminologica perché gli esiti degli errori sono di fatto di pertinenza anche dei criminologi.
Si sa, per esempio, che durante la sopravvivenza nelle catastrofi la mente umana trova nel funzionamento psicotico il sostegno più valido. Quando c'è il terremoto e si deve pensare a salvare altre persone mentre si cerca di capire se un pavimento o un soffitto crolla o come aprire una porta nonostante le deformazioni del cemento armato durante i sussulti, la mente si deve scindere: i pensieri devono stare divisi per riuscire. Mentre si pensa con una mano ad aprire una porta e con estremo impegno a capire come fare, si deve mettere attenzione a come comunicare qualcosa, che parole gridare per aiutare un altro, se ci si ritiene in condizione di apprestare un aiuto, senza aver tempo ed energie per una vera e propria connessione mentale. Questo è uno stato schizofrenico e non c'è proprio nulla di male. Quando si attiva senza motivo, non è nulla di più di una noia immotivata. Non è roba da finte tragedie. Non si tratta di porre rimedio a stati mentali e configurazioni cerebrali e non è questione dunque di riequilibri.
Faccio ora un altro esempio che potrebbe esser giudicato stravagante ma non è peregrino:
Se uno nuota per mare e incappa nel capriccio di un pesce feroce o di una belva marina che si sente invasa nel suo ambiente, potrebbe accadergli di riceverne ostilità grave: mentre si difende spasmodicamente con le mani e i piedi dalle fauci del pesce, deve chiamare qualcuno che lo possa aiutare... ma la bestia, percependo che il richiamo umano potrebbe rivelarsi una minaccia peggiore, reagirebbe direttamente con l'attacco mortale... e allora mentre una parte della mente del malcapitato deve assumere funzione difensiva, un'altra parte di essa deve assumere quella di richiedente aiuto, senza che le due funzioni siano giunte (unite) nella medesima psiche, anzi disgiungendole, perché se il pesce intuisse qualcosa reagirebbe uccidendo...
Poniamo caso adesso che un curioso, tanto affascinato dal materialismo e dalla neurologia prenda a scherzo questo racconto e dia credito ai discorsi secondo cui la psicologia scientifica sia nata da esperimenti, non dai soli e semplici esperire e con semplici esperienze. Costui, convinto che la dimensione psicologica sia solo secondaria e non risolutiva, convinto che se ne debba usare in un esperimento preventivo - perché per la sua mentalità ignorante non sarebbe possibile capire senza generare condizioni - sarebbe capace di immergere una cavia umana, cui applicato un casco pieno di sonde varie che gli scrutano invadentemente il cervello, nella vasca di un acquario dove uno o più pesci feroci nuotano, non senza aver cercato di produrre condizione per un più o meno certo litigio. La scusa sarebbe: "se il pesce va oltre - lo fuciliamo", ma non c'è alcuna assicurazione scientifica riguardo ai comportamenti etici umani! Lo sperimentatore quindi avrebbe sul proprio macchinario i dati delle sonde, ritrovandoli uguali a quelli avuti da un esperimento su una cavia di un ospedale, un malato psicotico. Cosa penserebbe lo sperimentatore, convinto che la dimensione psicologica non sia quella autentica nelle malattie di mente più gravi? Si convincerebbe che la cavia nell'acquario è impazzita a causa del pesce e di averne le prove. Di solito tali prevenuti fraintenditori sono sicuri che il 'soggetto' (!...) è ormai "perduto". Capitato una volta, per loro solitamente il "soggetto" - ma con ciò essi designano un oggetto di esperimento, un umano violentato - è da quel momento in poi malato sempre se non da prima, indipendentemente da tutto quello che dice e che fa... Questo sbaglio e pregiudizio è connesso con letture erronee nonché moraliste di descrizioni psicologiche su scissioni mentali e conscio e inconscio. Negli ambienti della malasanità, neurologia compresa, una 'irruzione dell'inconscio con conseguente stato psicotico' significa una evoluzione fatalmente sbagliata di un singolo, il quale quindi i malviventi vorrebbero 'raddrizzare', con elettricità, camice di forza o peggio...

Insomma bisognerebbe finirla di elucubrare su corrispondenze tra stati mentali e fisici non ordinari, malati o non malati che fossero, cercando di rubare il còmpito alla vera disciplina oppure medicina psicosomatica, metodologia e metodo che sono entrambi psicologici, indipendenti da neurologie, da fisiologie.
Ma, disgraziatamente, tant'è: sono più diffusi i fraintendimenti e le ignoranze che le giuste osservazioni - queste ultime possibili anche ai non addetti ai lavori, semplici informati, anche se è impervio ottenere i ragguagli.
Ho il dovere di aggiungere anche anche altro: non è detto che l'esempio che ho fatto, della vasca con i pesci feroci, non possa corrispondere a un fatto di cronaca. Gli ambienti degli studi psicologici fino a non molti anni fa' erano tutti o pressoché sotto il tentativo di mostrare la necessità di esperimenti di tipo fisico, con la conseguenza di ricondurre tutte le vere esperienze scientifiche psicologiche a prassi inutili o anche violente, insulse e spiacevoli, tacciando le scienze e tecniche psicologiche di inconsistenza o pressoché, cercando di trattarle e farle trattare come un gioco ricreativo e con una prassi aggiunta che però ha senso solo nel quadro di una mentalità subculturale fisicalista - quadro non veramente scientifico-fisico o scientifico-fisiologico.



MAURO PASTORE

PhyroSphera

Citazione di: PhyroSphera il 22 Novembre 2024, 13:32:01 PMUn dissidio nei discorsi sulla psicoanalisi... e spesso salta fuori qualcuno che s'illude di avere una intesa che proprio non ha.
Non è questione di opinioni.
Io continuo a rispondere in ragione della situazione esistente, non per spirito di opposizione e tantomeno fine a sé stesso né per accordare confidenze a chi nega senza voler capire o voler dubitare - errore madornale nella filosofia. La dimensione filosofica della mia risposta apparirà alla fine del mio messaggio, ma le informazioni scientifiche elargite non sono solo per filosofi.


Quale ricercatore che dall'àmbito neurologico si muoveva in quello psicologico, S. Freud ebbe successo nell'evidenziare dei paralleli interdisciplinari, intorno alla realtà dell'inconscio nei suoi rapporti con la coscienza, riferimento che gli proveniva dalle ipotesi psicologiche scientifiche. Quale medico generico e non neurologo, ne usò per la cura delle nevrosi, con successo.
La cronaca attesta poi anche un fallace e antiprofessionale movimento da parte sua per tentare una alternativa al rimedio di tipo psicologico. Questa pessima impresa viene scambiata per una grande e meritoria attività, per "l'anima stessa del movimento psicoanalitico", ma la guida di quest'ultimo, in quanto tale e non ricerca solo inerente od operazione culturale scientista e contraddittoria, è da attribuire alla figlia di S. Freud, Anna Freud. Sigmund Freud, in mezzo ai raggiungimenti propriamente scientifici sempre più deboli e radi, alternava incursioni geniali coronate non da successi ma da affermazioni problematiche all'ufficio del guastafeste. Difatti il suo scetticismo sui rimedi di ordine psicologico - dipendente dal fatto che la medicina generica da lui praticata non era sufficiente e che la sua grande e assoluta passione e studio della psicologia (di passione, non dedizione, ne disse proprio lui, ma vi furono pure impegni validi) era troppo poco per praticare specificamente psichiatria - era (il suo scetticismo, dico) un ostacolo, non solo per lui ma per tutti quelli che subivano o si abbandonavano al suo fascino e alla sua genialità di mediatore esterno, funzione che lui avrebbe voluto rendere vanamente qualcos'altro (in vecchiaia, giunse al punto da adirarsene).
Quanto S. Freud uscisse fuori dal seminato lo dice l'antropologia, che mostra quanto possano essere diversi e sprovvisti i vissuti umani circa genitorialità e (eventuale) familiarità. L'Edipo descritto da Freud è una elucubrazione aggiunta su notazioni di rimozioni, nevrosi e guarigioni, elucubrazione accaduta in particolari ambienti culturali e socioantropologici e non diversamente può apparire se si utilizza la ricerca antropologica quale altra interdisciplinarità (l'autore di riferimento e B. Malinowsky).

Il lavoro interdisciplinare di S. Freud fu usato da psicologi e psichiatri per una formulazione concreta e non semplicemente di confine, su coscienza e inconscio. La definizione scientifica di psicoanalisi fu resa possibile da una paziente di C. G. Jung e di S. Freud, S. Spielrein, passata da uno stato psicotico a uno nevrotico e divenuta poi psicoanalista (a riguardo c'è lo studio junghiano di A. Carotenuto, assai noto per l'aver conferito centralità all'eros nelle sue terapie e riflessioni, non quale negatore delle teorie di Jung - del nome della Spielrein esiste più di una grafia). Il linguaggio portato alla psicologia dagli studi S. Freud acquistava un valore teoretico proprio nell'opera psicoanalitica di sua figlia Anna. Si sente dire di nozioni freudiane senza sapere se non da pochi che la "psicologia freudiana", linguaggi a parte (che con Sigmund tendevano a divenire capziosi e inutilizzabili, funzionanti al rovescio), fa capo ad Anna Freud. Se si cerca un'opera coerente e rappresentativa del pensiero freudiano "classico", inteso come ho fatto io, esiste "Il libro dell'Es", non scritto da Sigmund F. ma da Georg Groddeck. Nel frattempo Sigmund incuteva timori reverenziali: i suoi paralleli tra neurologia e psicologia risultavano sempre meno validi fino a quel che, con espressione tanto politica, si potrebbe definire un "tentativo di impeachment" da parte sua ai danni del futuro della psicoterapia (registrato poi da E. Fromm). Un esempio di rivalità professionale, si direbbe, incentrato soprattutto sui contrasti tra lui e C. G. Jung. Con A. Adler ci fu proprio il litigio. S. Freud era disastroso nei confronti della cultura teutonica propriamente detta anche quando praticata da ebrei come Adler. La via scientifica-psicologica alla scoperta della volontà di potenza difatti incontrò un rifiuto tale da fargli affermare insensatezze su una corretta sintomatologia. Sigmund, a confronto con orientamenti e ricerche di Adler (sto dicendo sempre dello stesso, l'iniziatore della psicologia individuale), si scordava anche cosa fosse un sintomo. Le ricerche di Jung in àmbito simbologico non furono mai valutate con accuratezza da S. Freud. La formulazione culturale di esse - altra non ve ne poteva essere perché Jung non era di cultura semita ma 'ariana' - non fu accettata; i concetti, i rilievi, i contenuti bollati come privi di rigorosità ma anche di effettivi riferimenti. Jung temette di essere internato in una casa di cura col rendere noto il suo primo studio innovativo, a causa della ostilità di Sigmund e non solo di lui; sua moglie lo convinse con alcune motivazioni strategiche a non tardarne la pubblicazione. L'interdisciplinarità di S. Freud era giunta proprio al capolinea, per ciò che di importante poteva fornire: la sfera simbolica della mente è fuori dalla concreta comprensione neurologica-psicologica. Solo valutando appieno il potere dei simboli e della realtà "archetipica" ad essi sottesa si poteva apprestare dei rimedi specifici per i disturbi gravi, le psicosi.
Già da prima la psichiatria però agiva, ma senza metodologia specifica: opportuni e tempestivi cambiamenti di ambienti (viaggi, cambi di residenza, questi usati anche non tempestivamente), relazioni familiari differenti, positività nel rapportarsi al malato... ed erano già in uso oppiacei se non oppio, quali farmaci palliativi, ma si sapeva già che non costituivano vero rimedio e non senza scientificità. Gli psichiatri in svizzera nel fare diagnosi usavano una prospettiva psicoanalitica già da prima dell'attività analoga di S. Freud (se ne trova riferito, se non erro da Jung stesso). Il còmpito di ricerche interdisciplinari venne a S. Freud proprio dagli psichiatri e per il neurologo serviva a definire e a restare nei propri limiti, cosa che a tutt'oggi purtroppo raramente avviene. Si tenta di mettere la cosa al contrario... e così si cade in impossibilità. Per questo la repressione ai danni dei malati di mente e dei loro sintomi non è terminata e le cosiddette "neuroscienze" sono perlopiù una raccolta di dati in cui si tenta disperatamente ma ostinatamente di ricondurre tutto e far quadrare tutto nella neurologia, per una sorta di scommessa, in verità una superstizione in un certo senso.
La follia quale aspetto naturale della nostra psiche, uno tra i tanti, ed anche necessario in certi casi della vita, ha sempre delle corrispondenti configurazioni cerebrali, le quali sono naturali; nei malati esse sono vissute problematicamente ma non sono esse il problema. E' da nemici della vera medicina tentare disperatamente di modificarle o farle sparire, peraltro accadendo ciò in un crescendo di violenze: drogaggi, scariche elettriche, rimedi mediati dalla ortopedia (camice di forza) o peggio. Il grande progresso farmacologico quindi è una insidia e una impostura quando viene proposto per rimedio e peggio se massicciamente; quanto più la farmacologia progredisce, tanto meno diventa sostenibile o tanto più nociva e al fondo della strada sbagliata c'è l'accrescimento della repressione violenta. La psicoterapia, lo sviluppo di sistemi comunicativi anche con gli psicotici, sono la giusta via professionale; e senza professionalità la dimensione dell'intervento resta questa stessa. Tutto questo è stato dimostrato scientificamente più volte e divulgato. Non è appannaggio di pochi medici ma di chiunque riesce ad informarsi sul reale stato delle scienze, a prescindere dai progressi futuri. Si tratta infatti di collocare i fenomeni nei giusti orizzonti disciplinari e tecnici. La medicina non è una pratica esoterica, nonostante molti vogliano fingerne.

E' stato già mostrato in questa discussione che psichiatria e neurologia sono àmbiti e còmpiti oramai specificati distinti anche nella pratica dello Stato italiano. Ho già cercato di dare informazioni sulla psicosomatica: è questo metodo psicologico (è psicologico, non fisiologico!) che offre la possibilità di risolvere le complicanze mente-corpo, le quali sono intrinsecamente limitate a causa dei rapporti mente-corpo. Il tentativo di mitizzare la psicosi grave, lo stato schizofrenico che a detta dei mitomani avrebbe bisogno del neurologo e poi del fisiologo, dipende da ignoranze e fraintendimenti incompatibili con una vera capacità professionale o anche solo con una generica capacità; e se ci si aggiungono anche abitudini genericamente diffuse, questo non prova alcunché, va solo riconosciuto quale emergenza sociale e criminologica, criminologica perché gli esiti degli errori sono di fatto di pertinenza anche dei criminologi.
Si sa, per esempio, che durante la sopravvivenza nelle catastrofi la mente umana trova nel funzionamento psicotico il sostegno più valido. Quando c'è il terremoto e si deve pensare a salvare altre persone mentre si cerca di capire se un pavimento o un soffitto crolla o come aprire una porta nonostante le deformazioni del cemento armato durante i sussulti, la mente si deve scindere: i pensieri devono stare divisi per riuscire. Mentre si pensa con una mano ad aprire una porta e con estremo impegno a capire come fare, si deve mettere attenzione a come comunicare qualcosa, che parole gridare per aiutare un altro, se ci si ritiene in condizione di apprestare un aiuto, senza aver tempo ed energie per una vera e propria connessione mentale. Questo è uno stato schizofrenico e non c'è proprio nulla di male. Quando si attiva senza motivo, non è nulla di più di una noia immotivata. Non è roba da finte tragedie. Non si tratta di porre rimedio a stati mentali e configurazioni cerebrali e non è questione dunque di riequilibri.
Faccio ora un altro esempio che potrebbe esser giudicato stravagante ma non è peregrino:
Se uno nuota per mare e incappa nel capriccio di un pesce feroce o di una belva marina che si sente invasa nel suo ambiente, potrebbe accadergli di riceverne ostilità grave: mentre si difende spasmodicamente con le mani e i piedi dalle fauci del pesce, deve chiamare qualcuno che lo possa aiutare... ma la bestia, percependo che il richiamo umano potrebbe rivelarsi una minaccia peggiore, reagirebbe direttamente con l'attacco mortale... e allora mentre una parte della mente del malcapitato deve assumere funzione difensiva, un'altra parte di essa deve assumere quella di richiedente aiuto, senza che le due funzioni siano giunte (unite) nella medesima psiche, anzi disgiungendole, perché se il pesce intuisse qualcosa reagirebbe uccidendo...
Poniamo caso adesso che un curioso, tanto affascinato dal materialismo e dalla neurologia prenda a scherzo questo racconto e dia credito ai discorsi secondo cui la psicologia scientifica sia nata da esperimenti, non dai soli e semplici esperire e con semplici esperienze. Costui, convinto che la dimensione psicologica sia solo secondaria e non risolutiva, convinto che se ne debba usare in un esperimento preventivo - perché per la sua mentalità ignorante non sarebbe possibile capire senza generare condizioni - sarebbe capace di immergere una cavia umana, cui applicato un casco pieno di sonde varie che gli scrutano invadentemente il cervello, nella vasca di un acquario dove uno o più pesci feroci nuotano, non senza aver cercato di produrre condizione per un più o meno certo litigio. La scusa sarebbe: "se il pesce va oltre - lo fuciliamo", ma non c'è alcuna assicurazione scientifica riguardo ai comportamenti etici umani! Lo sperimentatore quindi avrebbe sul proprio macchinario i dati delle sonde, ritrovandoli uguali a quelli avuti da un esperimento su una cavia di un ospedale, un malato psicotico. Cosa penserebbe lo sperimentatore, convinto che la dimensione psicologica non sia quella autentica nelle malattie di mente più gravi? Si convincerebbe che la cavia nell'acquario è impazzita a causa del pesce e di averne le prove. Di solito tali prevenuti fraintenditori sono sicuri che il 'soggetto' (!...) è ormai "perduto". Capitato una volta, per loro solitamente il "soggetto" - ma con ciò essi designano un oggetto di esperimento, un umano violentato - è da quel momento in poi malato sempre se non da prima, indipendentemente da tutto quello che dice e che fa... Questo sbaglio e pregiudizio è connesso con letture erronee nonché moraliste di descrizioni psicologiche su scissioni mentali e conscio e inconscio. Negli ambienti della malasanità, neurologia compresa, una 'irruzione dell'inconscio con conseguente stato psicotico' significa una evoluzione fatalmente sbagliata di un singolo, il quale quindi i malviventi vorrebbero 'raddrizzare', con elettricità, camice di forza o peggio...

Insomma bisognerebbe finirla di elucubrare su corrispondenze tra stati mentali e fisici non ordinari, malati o non malati che fossero, cercando di rubare il còmpito alla vera disciplina oppure medicina psicosomatica, metodologia e metodo che sono entrambi psicologici, indipendenti da neurologie, da fisiologie.
Ma, disgraziatamente, tant'è: sono più diffusi i fraintendimenti e le ignoranze che le giuste osservazioni - queste ultime possibili anche ai non addetti ai lavori, semplici informati, anche se è impervio ottenere i ragguagli.
Ho il dovere di aggiungere anche anche altro: non è detto che l'esempio che ho fatto, della vasca con i pesci feroci, non possa corrispondere a un fatto di cronaca. Gli ambienti degli studi psicologici fino a non molti anni fa' erano tutti o pressoché sotto il tentativo di mostrare la necessità di esperimenti di tipo fisico, con la conseguenza di ricondurre tutte le vere esperienze scientifiche psicologiche a prassi inutili o anche violente, insulse e spiacevoli, tacciando le scienze e tecniche psicologiche di inconsistenza o pressoché, cercando di trattarle e farle trattare come un gioco ricreativo e con una prassi aggiunta che però ha senso solo nel quadro di una mentalità subculturale fisicalista - quadro non veramente scientifico-fisico o scientifico-fisiologico.



MAURO PASTORE
Ho terminato di correggere e migliorare il testo: alla fine c'era una espressione mancante e una parola che poteva essere fuorviante.
Il lettore di testi così deve comunque sempre esercitare, anche solo per parte propria, tutta la responsabilità dovuta.

MAURO PASTORE

Visechi

Citazione di: PhyroSphera il 22 Novembre 2024, 13:32:01 PMUn dissidio nei discorsi sulla psicoanalisi... e spesso salta fuori qualcuno che s'illude di avere una intesa che proprio non ha.
Non è questione di opinioni.
Io continuo a rispondere in ragione della situazione esistente, non per spirito di opposizione e tantomeno fine a sé stesso né per accordare confidenze a chi nega senza voler capire o voler dubitare - errore madornale nella filosofia. La dimensione filosofica della mia risposta apparirà alla fine del mio messaggio, ma le informazioni scientifiche elargite non sono solo per filosofi.

[...]
Ho letto con non poca fatica l'intero intervento. Al di là del solito atteggiamento spocchioso da 'magister' che rampogna gli ingenui scolari, ci dovremo abituare, rilevo, nel suo periodare talvolta sconnesso, più volte improvvisato, molto spesso del tutto irrelato, fra asserzioni più che discutibili (interamente risibile il passaggio sul comportamento psicotico del 'salvatore') 'smerciate' come dati e situazioni oramai acclarati, qualche elemento davvero condivisibile, anche se a parer mio estremizzato. 
Concordo pienamente sul fatto che la 'cura' (gli apici solo per affievolire e smorzare il significato del termine) di patologie psichiche non possa mai prescindere dalla psicoterapia, irrinunciabile, ma questa può benissimo essere coadiuvata ed affiancata dal trattamento farmacologico, che non può mai sostituirla interamente. Quindi, l'estensore del mega pistolotto potrebbe emendarsi e cancellare la stupidaggine "Il grande progresso farmacologico quindi è una insidia e una impostura quando viene proposto per rimedio e peggio se massicciamente; quanto più la farmacologia progredisce, tanto meno diventa sostenibile o tanto più nociva e al fondo della strada sbagliata c'è l'accrescimento della repressione violenta."

green demetr

#160
"bando, sopra il Booster Anna fattura e no, non parlo di buste..."cit Anna
Della serie parole a caso su Freud.
Se mi cita Freud (che parli ancora di psicosomatica come causa, e non come sintomo, ovviamente) dopo il 1900, visto che PRIMA era psichiatra, come ben sa, ne riparliamo. Prima di inventare la psicanalisi ovvio.
E comunque con post-freudismo io intendo anche la stessa figlia Anna.
Perciò non mi attribuisca teorie che non condivido.

Io ho smesso di leggere quando siamo arrivati ai feroci pesci :D
Magari visto la Sua insolita posizione potrebbe aiutare con post più brevi.
Io non ci ho capito niente.

PS
Lasci perdere di citare Assagioli, noto omofobo, uno dei personaggi più oscuri del mondo italico-massonico.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

PhyroSphera

Citazione di: Visechi il 22 Novembre 2024, 19:25:52 PMHo letto con non poca fatica l'intero intervento. Al di là del solito atteggiamento spocchioso da 'magister' che rampogna gli ingenui scolari, ci dovremo abituare, rilevo, nel suo periodare talvolta sconnesso, più volte improvvisato, molto spesso del tutto irrelato, fra asserzioni più che discutibili (interamente risibile il passaggio sul comportamento psicotico del 'salvatore') 'smerciate' come dati e situazioni oramai acclarati, qualche elemento davvero condivisibile, anche se a parer mio estremizzato.
Concordo pienamente sul fatto che la 'cura' (gli apici solo per affievolire e smorzare il significato del termine) di patologie psichiche non possa mai prescindere dalla psicoterapia, irrinunciabile, ma questa può benissimo essere coadiuvata ed affiancata dal trattamento farmacologico, che non può mai sostituirla interamente. Quindi, l'estensore del mega pistolotto potrebbe emendarsi e cancellare la stupidaggine "Il grande progresso farmacologico quindi è una insidia e una impostura quando viene proposto per rimedio e peggio se massicciamente; quanto più la farmacologia progredisce, tanto meno diventa sostenibile o tanto più nociva e al fondo della strada sbagliata c'è l'accrescimento della repressione violenta."

Il suo giudizio sul mio periodare è subculturale. Provi a capire come mai, se per una condizione intervenuta che le richiede di ritornare alla comprensione, o per delle lacune che deve colmare. Non le conviene rapportarsi ai miei discorsi senza accorgersi che lei non ne è all'altezza. Quanto ho scritto va letto nel contesto della discussione, anche quale risposta a degli altri discorsi. Non si tratta di irrelati, ma di pensieri che sono corrispondenti ad altri non miei, di successioni dipendenti dagli argomenti presentati dagli interlocutori.

Io non smercio niente ed esistono le pubblicazioni, per chi è in grado di usufruirne.

Quello che lei scrive: "il passaggio psicotico del salvatore", non è riferibile ai miei messaggi. Provi a dubitare della sua intelligenza nel continuare la sua impresa e soprattutto cerchi di essere responsabile (come lei, anche altri): io ho dato informazioni preziose che vanno trattate col dovuto rispetto.

Aggiungo, per i lettori di buona volontà e capaci di comprendere, che quando non si conoscono i limiti precisi degli psicofarmaci essi diventano pericolosi, non solo per i pazienti che li assumono ma pure per i "medici" che li danno immotivatamente e che cominciano con lo sbagliarsi sulle loro vittime ma poi continuando con sé stessi. Attualmente, anche a detta dei più grandi professionisti in materia - che certo non seguono le mode o gli entusiasmi superficiali e distratti - lo psicofarmaco è generalmente sopravvalutato e questo comporta rischi sempre maggiori: quando le illusioni aumentano, subentra a volte il pessimismo e il cattivo medico comincia a fare sempre peggio.


MAURO PASTORE

PhyroSphera

Citazione di: green demetr il 23 Novembre 2024, 00:40:39 AM"bando, sopra il Booster Anna fattura e no, non parlo di buste..."cit Anna
Della serie parole a caso su Freud.
Se mi cita Freud (che parli ancora di psicosomatica come causa, e non come sintomo, ovviamente) dopo il 1900, visto che PRIMA era psichiatra, come ben sa, ne riparliamo. Prima di inventare la psicanalisi ovvio.
E comunque con post-freudismo io intendo anche la stessa figlia Anna.
Perciò non mi attribuisca teorie che non condivido.

Io ho smesso di leggere quando siamo arrivati ai feroci pesci :D
Magari visto la Sua insolita posizione potrebbe aiutare con post più brevi.
Io non ci ho capito niente.

PS
Lasci perdere di citare Assagioli, noto omofobo, uno dei personaggi più oscuri del mondo italico-massonico.
Le repliche contrarie che ho avuto sono capziose e anche un poco suggestionanti per gli ingenui, per cui dirò un po' di cose senza troppa brevità.

La prima frase che tal "green demetr" ha accluso non appare sensata. Non so da dove la abbia presa e che avrebbe voluto dire con essa.

A me non risulta che S. Freud fosse anche psichiatra. Su un sito Treccani così è riportato ma a me risulta una informazione sbagliata. Qui per esempio è detto di no, anche se l'articolista si illude a proposito della attualità del suo pensiero:
https://www.mentalhealth.com/library/mental-health-legacy-of-freud#:~:text=Before%20discussing%20how%20Freud%20continues,doctor%20whose%20specialty%20was%20neurology.
Si trovano vari altri siti ove si trova scritto che Freud non era psichiatra. Egli lavorò anche nel campo della psichiatria, il che è diverso.
Uno che passò tanto tempo sui libri di Freud, Cesare Musatti, alla fine invitò, specialmente i suoi colleghi, a lasciarlo perdere una volta per tutte, relegandolo nella storia. Questo però deve avvenire comprendendo il valore della psicologia non ritornando alle violenze degli inganni materialisti.

Io ho parlato di psicosomatica come àmbito e disciplina di studio e quale termine per indicare mente e corpo.
Psicologi e psichiatri si interessano anche al corpo, perché mente e corpo non sono separati; ma non sono nei rapporti che sognano quelli che sbagliano col materialismo. Non accade mai che la psiche finisca alle dipendenze del corpo; chi decidesse di farlo non riuscirebbe, sarebbe solo volontà costante di autodestituzione mentale, dunque nessuna dipendenza, in nessun caso.
Quella mezza frase che lei dice su "psicosomatica come causa, e non come sintomo" non esprime niente di sensato. Le malattie mentali, quelle realmente tali, non accadono perché una dinamica fisiologica le innesca. Jung, che a differenza di Freud si era seriamente dedicato a fornire dei modi adatti per curare le psicosi, spiegava chiaramente che ci sono dei fattori ambientali, anche materiali, che concorrono ma spiegava pure che quelli decisivi sono tutti nella nostra mente e ne riguardano il vissuto: non come una macchina che si rompe ma una vicenda della vita. Inutile poi fingere che un raffreddore nel tempo possa rivoluzionare la propria dinamica; così anche le psicosi. Non cambia nulla riguardo alle dinamiche fondamentali. Uno starnuto è uno starnuto, così una psicosi è solo una psicosi: lo dice la parola stessa. Inutile negare quanto ho detto sulla prepotenza continuamente attuata con la neurologia: basterebbe attenzione alle parole per capire.

Quanto a quella specie di invito a lasciar perdere le citazioni di Assagioli, e quanto ai riferimenti alla massoneria... io ho parlato della sua attività nella psicologia, nella medicina, non di massoneria; un pensiero sulla psiche non è buono o cattivo a seconda se uno è massone o non lo è. Si inizi allora tutto daccapo. Se non si ha proprio capito cos'è la psicologia, non si ingombri internet con repliche che sono causa di errori. Ripeto: ci sono le pubblicazioni, la medicina non è una scienza esoterica e la psicologia scientifica sta in piedi anche senza medicina... ma se è utile ai medici non bisogna subissare la mente del prossimo con negazioni fatte per partito preso, ignoranza e irresponsabilità.


MAURO PASTORE

Jacopus

#163
Lo ripeto per l'ultima volta, visto che qui sono tutti improvvisati psicoterapeuti, a tutela di quanto la medicina e la psicoterapia offrono oggi. Non esiste alcuna competizione fra farmacoterapia e psicoterapia. Le due cure sono anzi promosse insieme e si ottengono i migliori risultati da una modalità di cura multidisciplinare che non si limita a farmaci e psicoterapia ma anche a trattamenti socio-educativi, alla frequenza di centri diurni, alla disponibilità di borse-lavoro e di altre occasioni di socialità. Infatti, scoprendo l'acqua calda, il disagio psichico è spesso collegato a marginalità, povertà, arretratezza culturale, e traumi innescati da marginalità e povertà e arretratezza culturale (come ad esempio l'incesto visto come pratica normale in certe culture arcaiche contadine). Non sempre ma molto spesso. Le malattie mentali maggiori (psicosi e depressione) sono sicuramente di origine ambientale ma sono anche di origine endogena, poichè la metilazione di alcune catene genetiche e la loro espressione può essere causata dall'ambiente, ma i presupposti esistono a livello genetico, a loro volta trasmessi geneticamente dai genitori, che li hanno acquisiti per via genetica. Questo è stato già dimostrato, ad esempio, con i discendenti dei campi di concentramento, che pur vivendo in contesti tranquilli postbellici, hanno comunque un livello di risposta all'ansia molto elevata, spiegabile solo in termini genetici (o meglio, epigenetici).
Inoltre, alcuni interlocutori non hanno alcuna esperienza rispetto alla malattia mentale per pensare quello che scrivono. Non tutti i malati mentali si riconoscono come tali e non sono disponibili nè alla psicoterapia nè alla farmacoterapia, ma di fronte ad agiti gravi, che pregiudicano sia la propria che l'altrui salute, bisogna pur fare qualcosa. L'alleanza terapeutica è il primo passo e quindi è necessario avere di fronte persone "umane" e non "dispensatori" di pillole della felicità, ma non è sufficiente. A meno che lo psicoterapeuta sia Budda in persona, non basta certo un colloquio a settimana per modificare strutture di pensiero profonde. Tra le altre cose, anche questo è stato studiato, la morfologia del cervello di una persona schizofrenica è molto diversa da quella di una persona normale, poichè le parti dove circola la dopamina si attivano molto più velocemente, innescando flussi di neurotrasmettitori molto più cospicua, quindi un effetto strettamente fisiologico. Ripeto però, che servono sia psicoterapia che farmacoterapia ed infatti lo psicologo e lo psichiatra devono collaborare insieme ad una équipe che può comprendere assistente sociale, educatore e tecnico della riabilitazione psichiatrica (in un mondo ideale, ovviamente).
Rispetto a Freud, si laureò in medicina, e seguì gli studi di Charcot a Parigi sull'isteria. Charcot era un neurologo. Va detto che in tutto l'800 la distinzione fra neurologia e psichiatria era tutt'altro che semplice e appianata. In Germania vi fu un contrasto lungo decenni fra Somatiker e Phisikicher. Freud si istruì e crebbe fra i Somatiker, ma la superò. Di fronte all'attuale situazione conoscitiva, nessun psicoanalista ritiene i farmaci inutili e probabilmente neppure Freud se fosse ancora vivo.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Visechi

Vero e corretto farmi notare, un pochino piccato (ciò la dice lunga sul narcisismo esposto e da me sì tanto ignominiosamente frustrato), che il suo sconnesso (ribadisco) periodare sia da ricondurre ad un contesto di confronto con altri avventori di questo luogo virtuale, ove ad un intervento segue una replica, la più coerente possibile con l'intervento che l'ha causata e pretesa. Ma è proprio questa coerenza che in diverse sezioni del suo intervento da me commentato proprio viene a mancare. Perciò ho scritto che sono sovente (non sempre) irrelati. Mentre, invece, ben difficile risulta orientarsi fra le crepe prodottesi in quel bradisismo lessicale che spesso caratterizza i suoi spesso inconsulti contributi alla discussione. Sarà la fretta che li ispira? Non so!   

Per quanto riguarda "il passaggio psicotico del 'salvatore'" (mia semplificazione), mancando in lei del tutto l'arguzia per reperire nel suo intervento la sezione da me dileggiata, provvedo a riportarne uno stralcio, spero di farle cosa gradita. Potrà così anche lei reperire nel significato del suo pensiero, almeno su questo argomento, quel tanto di risibile che mi ha spinto a testimoniarne: "Si sa, per esempio, che durante la sopravvivenza nelle catastrofi la mente umana trova nel funzionamento psicotico il sostegno più valido. Quando c'è il terremoto e si deve pensare a salvare altre persone mentre si cerca di capire se un pavimento o un soffitto crolla o come aprire una porta nonostante le deformazioni del cemento armato durante i sussulti, la mente si deve scindere: i pensieri devono stare divisi per riuscire. Mentre si pensa con una mano ad aprire una porta e con estremo impegno a capire come fare, si deve mettere attenzione a come comunicare qualcosa, che parole gridare per aiutare un altro, se ci si ritiene in condizione di apprestare un aiuto, senza aver tempo ed energie per una vera e propria connessione mentale. Questo è uno stato schizofrenico e non c'è proprio nulla di male."
Da dove ha reperito simile sciocchezza renderà edotta l'assemblea di spettatori, spero.
Per il resto... transeat. Mi riservo di commentare nel dettaglio quanto da lei scritto, sperando che l'intera ecclesiae di spettatori saprà pazientare.