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Psicoanalisi

Aperto da Jacopus, 19 Ottobre 2024, 11:05:36 AM

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Koba II

Citazione di: green demetr il 08 Novembre 2024, 02:22:16 AMCome direbbe Baldini e cosa attiva l'anti-ricompensa?
(se non la spiegazione di agitazione dello stesso paziente?).
Le spiegazioni biologistiche sono riduzioniste.
Inoltre il principio di morte non c'entra niente con l'anti-ricompensa.
Il disagio della civiltà si deve invece ricercare nei meccanismi di resistenza che si trovano all'interno del super-io. Ossia nel tiranno interiore, con tutto l'armamentario della sua sofistica.
Ossia nella volontà di non curarsi.

Premesso che è stato proprio Freud a ipotizzare la presenza di qualcosa di organico alla base della ripetizione di condotte ossessive che non fanno che apportare dolore, il modello che ho cercato di sintetizzare non spiega il perché della specifica coazione a ripetere di cui si lamenta il paziente X, ma dimostra oggettivamente che la sua forza, e quindi anche la sua resistenza agli assalti della terapia, deriva da un meccanismo fisiologico che accompagna sempre l'esperienza del piacere.
Si dimostra che ogni qualvolta faccio un'intensa esperienza di piacere, accanto al sistema dopaminergico, si attiva, con una leggera sfasatura temporale, un sistema che provoca stress, disagio.
E questa attivazione è automatica, indipendente dal mio umore, dal mio modo di interpretare l'esperienza.
Il che ovviamente non significa che tutti poi devono finire per sviluppare una nevrosi ossessiva.
Non c'è quindi nessun riduzionismo.
Piuttosto un interessante apporto scientifico di grande utilità nello studio delle proprie psicopatologie della vita quotidiana.

Ps.: e chissenefrega di quello che direbbe o non direbbe Baldini. Mi sembra il caso che tu faccia un po' di autoanalisi sulla tua propensione ad attaccarti a dei padroni, ops... volevo dire a dei maestri...  ;)

green demetr

Citazione di: Koba II il 08 Novembre 2024, 10:58:32 AMPiuttosto un interessante apporto scientifico di grande utilità nello studio delle proprie psicopatologie della vita quotidiana.
Secondo te chi ha scoperto questi meccanismi che accompagnano come giustamente dici tu l'esperienza della sofferenza, sarebbe in grado di scrivere una psicopatologia della vita quotidiana?
A me paiono gli psichiatri quelli che vogliono fare i padroni.
I maestri aiutano invece a crescere.
A ognuno le sue opinioni  ;)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Jacopus

In realtà chi vuole fare il padrone qui è mammona, nella sua configurazione di industria farmaceutica. Ci sono moltissimi psichiatri che condividono l'idea della fratellanza, della vicinanza, della relazione come fattore terapeutico, il cui primo a teorizzare fu, in un contesto clinico, Freud.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

PhyroSphera

Citazione di: PhyroSphera il 02 Novembre 2024, 21:06:58 PMIo la invito a non continuare nelle sue illazioni. Io non mi sono mai rapportato alla psicoanalisi per diletto e non fa nulla che non svolgo le mansioni che lei dice. Data la situazione che c'è, i miei messaggi sono o sarebbero salvifici e sono io a dovermi lamentare di scarsa serietà da parte vostra. A volte una operazione culturale come la mia è più che recarsi a fare corsi di formazione senza essere riusciti a chiarirsi delle cose necessarie.
Comunque lei evidentemente intende le parole in modo peregrino. E' una cosa estremamente comune purtroppo al giorno d'oggi. Se non erro ne scrissi su questo forum: dopo Marx ed Engels in Occidente è in atto un gigantesco travisamento linguistico. Fisica, corpo, materia, vengono assimilate a completezza, totalità, tutto. Si tenta di instaurare un regime anche linguistico, nonostante la Guerra Fredda sia finita da un pezzo;  e psicologia e psichiatria ne sono penalizzate. Per materialismo molti professionisti si dedicano alla farmacologia senza riguardo per la precedenza della psicoterapia. Il fatto che sia questo il metodo principale e risolutivo è dimostrato dagli studi di psicologia analitica. E' inutile che lei vanta attività a fronte di un invito a comprendere. La filosofia le dovrebbe servire per aprire i suoi orizzonti, non per chiudere quelli altrui.
Inutile che lei sfodera dei concetti senza rapportarli alle loro matrici culturali. Non per insensibilità, ma per saggezza, le dico assai seccamente che tanta passione per gli psicofarmaci e sfiducia nella psicoterapia e nei progressi delle relazioni e comunicazioni dipende da alcune premesse culturali: una certa mentalità dell'ebbrezza e dell'emozioni forti e artificiali... insomma la cultura della droga. All'interno di questa cultura, o per meglio dire subcultura, si possono poi studiare "pattern" e quant'altro, ma restando sempre a girare entro gli stessi limiti, troppo grossi. Voi avete dalla vostra parte un intero establishment, ma è un'industria che dovrebbe abbandonare il "prozac" e il resto con esso al suo destino e provare a coltivare piantagioni di camomilla e affini. La vostra insistenza a smentire discorsi necessari è un disastro umanitario. Questo vale a maggior ragione se vi si trova a raccontare di attività specifiche nel campo. La difficoltà della situazione impone agli operatori del settore di essere umili e di non controbattere senza riflettere alle comunicazioni che io ho fatto e che altri potrebbero fare.


MAURO PASTORE

Al di là dell'autoritarismo mòssomi contro con appelli ad attività svolte e a lasciar perdere, non si trova nei detrattori dei miei messaggi neppure una sola obiezione centrata; si trova invece una gigantesca ignoranza e fraintendimento su stato delle vere scienze e su rimedi propri e impropri. Inutile opporsi ai risultati della ricerca psicologica sull'inconscio, negare lo statuto e còmpito propri della psichiatria, distrarsi dalla osservazione semplice di una diffusissima e inopportuna cultura delle droghe e di un materialismo che distoglie dai veri studi medici cònsoni. Inutile e anche oltremodo disonesto tentare di usare la prospettiva del Mistero e di Dio dell'interlocutore per dargli torto.
Chi ha tentato di contraddirmi vada a rileggere i miei messaggi, non solo questo sopra, e la smetta con l'usare i sofismi per convincere il prossimo a essere superficiale o peggio col disagio e la sofferenza psichici.


MAURO PASTORE 

green demetr

Citazione di: PhyroSphera il 11 Novembre 2024, 16:37:51 PMInutile opporsi ai risultati della ricerca psicologica sull'inconscio,
Vi sono diverse letture della psicologia dell'inconscio.
Ad un livello meramente di scelta, uno è liberissimo di scegliersi un terapeuta junghiano.
Quindi non si tratta di opposizione ma di diversità.
Quello che non siamo ancora riusciti a fare è trovare un dialogo sulle posizioni diverse.
E certo che se l'unica posizione possibile è quella di jung, è difficile.
Se vuole dialogare su qualche posizione di jung anzitutto dovrebbe esporcela brevemente se possibile, e poi possiamo rispondere.
Ma a me la discussione pareva di carattere generale, poi come vuole Lei.
Per quel poco che ho capito è che lei vorrebbe estendere le posizioni diverse mettiamo di un Freud ad un materialismo non meglio identificato.
E' bizzarro visto che la psicanalisi è uno delle grandi tematiche che mettono in discussione proprio il materialismo.
Questo se parliamo di teoria psicologiche-filosofiche.
Per quanto rigurada le cure, big pharma o meno, è una questione anzitutto familiare, cioè di chi con questi pazienti difficili (parlo naturalmente dei casi gravi) ci deve convivere, il farmaco è necessario.
Togliere l'opzione farmacologica solo perchè qualcuno ci marcia sopra non mi pare una cosa bella.
La tematica non si risolve certo qui, in quanto vi sono i diritti della persona, vedi le battaglie di Basaglia.
Ma almeno abbiamo i fattori comuni per un sano discorso critico, e visto che siamo su un forum, possibilmente un dibattito, anche fra persone semplici come molti di noi sono.
Salve.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

PhyroSphera

#155
Citazione di: green demetr il 11 Novembre 2024, 17:33:16 PMVi sono diverse letture della psicologia dell'inconscio.
Ad un livello meramente di scelta, uno è liberissimo di scegliersi un terapeuta junghiano.
Quindi non si tratta di opposizione ma di diversità.
Quello che non siamo ancora riusciti a fare è trovare un dialogo sulle posizioni diverse.
E certo che se l'unica posizione possibile è quella di jung, è difficile.
Se vuole dialogare su qualche posizione di jung anzitutto dovrebbe esporcela brevemente se possibile, e poi possiamo rispondere.
Ma a me la discussione pareva di carattere generale, poi come vuole Lei.
Per quel poco che ho capito è che lei vorrebbe estendere le posizioni diverse mettiamo di un Freud ad un materialismo non meglio identificato.
E' bizzarro visto che la psicanalisi è uno delle grandi tematiche che mettono in discussione proprio il materialismo.
Questo se parliamo di teoria psicologiche-filosofiche.
Per quanto rigurada le cure, big pharma o meno, è una questione anzitutto familiare, cioè di chi con questi pazienti difficili (parlo naturalmente dei casi gravi) ci deve convivere, il farmaco è necessario.
Togliere l'opzione farmacologica solo perchè qualcuno ci marcia sopra non mi pare una cosa bella.
La tematica non si risolve certo qui, in quanto vi sono i diritti della persona, vedi le battaglie di Basaglia.
Ma almeno abbiamo i fattori comuni per un sano discorso critico, e visto che siamo su un forum, possibilmente un dibattito, anche fra persone semplici come molti di noi sono.
Salve.

La scienza psicologica non è realmente divisa. La valutazione della psicoanalisi freudiana attuata da Jung non è questione di preferenze soggettive, le quali ovviamente vanno rispettate ma senza pensare che una prospettiva ridottissima, come quella freudiana, non sia tale.
Riguardo al materialismo di cui dicevo, ero stato chiarissimo: esso impedisce una completa cognizione di psicologia e psichiatria, con tutte le conseguenze del caso. In uno dei miei messaggi dicevo dei "passi da gambero", cioè all'indietro, di Freud che a un certo punto della sua carriera aveva iniziato a remare contro gli stessi risultati da lui raggiunti.

Quanto alla sua risposta sugli psicofarmaci, si commenta da sola tanto è fuori posto ma purtroppo è esemplare di una vasta realtà. Se ci sono problemi di convivenza familiare con un malato, questi vanno risolti agendo sul problema, cioè tramite un intervento psicologico sulla famiglia o, nel caso si tratti di ignoranza e incapacità, istruendo i familiari sul da farsi. Nella attuale società gli stessi operatori del settore sono perlopiù ignoranti e incapaci, anzi c'è da dire che ci sono proprio accanite prevenzioni e pregiudizi. Se si ammette questo, si nota che gli interventi psicologici non sono una chimera ma sono assai avversati; e ovviamente è assurdo rimediare facendo assumere farmaci che in tal caso hanno effetto illusorio, che cioè vanno a raddoppiare le difficoltà reali che si devono affrontare.

Quest'altra cosa poi si deve dire, visto che molti guai dipendono dal capriccio attuato verso il numinoso presente nella mente di ciascun essere umano: invece di prender per scemi i credenti, si dovrebbero considerare le superstizioni atee. Io so per esperienza (anche da una osservazione accorta dei messaggi dei media) che negli ambienti atei il medico è trattato come un sacerdote fino al fraintendimento e poi all'incomprensione. Per esempio si finge che la persona del medico ne sa come se stesse al posto della persona del paziente, si pensa che le scienze che usa hanno senso solo per lui... È stato giustamente detto invece (tanto per fare un esempio) che i più grandi esperti di psicoanalisi non sono stati i medici ma i critici letterari e non c'è da ridere su questo, perché l'àmbito tecnico fa utilizzo della scienza direttamente applicandola e ciò è un limite enorme. Per tale ragione molti medici, nonostante le gigantesche presunzioni e le apparenze ostinate, di inconscio, rimozioni, manifestazioni, archetipi, supercoscienza e quant'altro ne sanno solo in funzione delle loro applicazioni, incapaci di farsi idee appropriate su dati e su teorie. Per tale ragione era più utile, per capire a fondo cosa fosse un archetipo, ascoltare qualche discorso del grande artista del cinema F. Fellini che non le pubblicazioni di Ernst Bernhard, il grande maestro del pensiero junghiano italiano e noto psicoterapeuta. Per la stessa ragione tante affermazioni di Jung sulla filosofia anziché chiarire confondono: la sua formazione medica pesava molto sulle sue comprensioni. Il caso di Freud è ancora più estremo, così come quello di tanti freudiani e postfreudiani: non riuscirono né riescono a pervenire ad interpretazioni corrette della nozione di inconscio. Può sembrare assurdo, ma va detto che della sua riuscita ricerca Freud non ne seppe pensare mai niente di sufficiente. Molti lo inseriscono nella storia della filosofia non volendo prendere atto delle conseguenze della scoperta dell'inconscio e trovando nella sua assurdità e disastrosità contro la cultura un prezioso alleato. Il fatto è che esiste anche la cultura della scienza ed anche àmbiti culturali ad essa superiori; e pendere dalle labbra di medici e altri operatori del settore è una pessima idea, soprattutto considerando qual è lo stato delle cose: negli ambienti sanitari tanti passano più tempo a rinforzare prevenzioni e pregiudizi che a farsi una ragione della evidenza. La stessa pazzia è in realtà un falso problema; anzi più precisamente si dirà che ciascun animo umano ha sempre il suo lato folle; ma questa saggezza non fa veramente parte del mondo ufficiale della "sanità". Che certi malati assieme a medici e a relativa compagnia facciano commedia diversa, questo è competenza della autentica criminologia, come pure l'abitudine di certuni a snocciolare diagnosi fasulle dopo essere stati còlti in fallo.
Delle intromissioni della malasanità ne stanno soffrendo gli Stati politici; fu addirittura affermato che prima delle due guerre mondiali fu per azione di sedicenti medici che si crearono gigantesche incomprensioni; svariati anni orsono fu reso noto un dossier dove si diceva che la mancata informazione sanitaria giusta aveva impedito alle autorità statunitensi di mettere fuori légge la bomba atomica. Ultimamente la malasanità in Occidente ha tentato di fare scambiare Putin per un pazzo e lo stesso Biden aveva fatto suo questo disgraziato e falso parere medico...
E vaste moltitudini continuano a fare violente commedie invece che darsi una svegliata, supportati da sedicenti professionisti tutti illusi che la terapia e la guarigione o peggio la medicalizzazione o la stessa medicina siano una prevenzione contro violenza, guerre, crimini sociali, suicidio. Lo stesso Freud ci si era letteralmente inebetito. I veri studi psicologici affermano che una terapia può concorrere volutamente al suicidio (Hillman), che l'aggressività e la bellicosità sono ìnsite nella mentalità umana (Hillman, Assagioli)... Ma si sono veduti drappelli di medici e infermieri assieme a un sèguito di agenti (certe volte pure i pompieri) presentarsi con aria da messia religiosi, cercando di aggirare la cosiddetta légge Basaglia... e purtroppo ci riescono ancora adesso.
La vera filosofia non viene a patti con queste aberrazioni; sono tanto estreme da non essere compatibili neanche con un briciolo di filosofia. La stessa scienza psicologica, metodo psicoanalitico compreso, nei suoi autentici dati non ne contiene. Inutile scongiurare che l'inconscio sia "un'invenzione" e vantare di avere tanti lettori al sèguito.


MAURO PASTORE