Principi di realtà e località.

Aperto da iano, 29 Maggio 2024, 14:54:56 PM

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Il_Dubbio

Citazione di: iano il 05 Giugno 2024, 01:21:59 AMio però vorrei sapere da te cosa intendi con 'capire''.

Nel contesto della m.q. da parte di chi non ha conseguito una laurea in fisica capire vuol solo dire farsi un'idea più vicina possibile alle cose come stanno. E le cose stanno dalla parte del modello matematico scelto e quello che l'esperimento dice su di esso. 
Mentre capire per alcuni è mettere a confronto una idea preconcetta (ad esempio di realtà) con quello che sia il modello matematico che quello sperimentale non dicano. 

E bisogna stare molto attenti, le cose non sono assolutamente facili. Per far si che si possa intuire come stanno le cose ci si può aiutare con gli esempi ma alle volte si prendono troppo sul serio gli esempi.

Ad esempio nessuno mi ha chiesto cosa siano le osservabili. Presumo che tutti sappiano cosa si intende in m.q. con osservabile. 
L'osservabile in m.q. è la prima nota di realtà. E' una cosa oggettiva. Ciò che è in sovrapposizione di stati sono le variabili di quelle osservabili.  Le osservabili sono quelle proprietà della materia che possono essere misurate.
Ma anche il concetto di misura non è assolutamente come la intendiamo noi solitamente. 
Se tutte queste cose non si sanno poi ci si perde in pensieri che non producono nulla di buono. 

Se prendo un pezzo di pane e lo metto sulla bilancia, potrei misurare quanto pesa. 
In m.q. la misura non vuol dire per forza conoscere quale valore ha un sistema. 
Prima di tutto in m.q. i valori si conoscono e la misura consiste nel sapere se ha quel valore in particolare. Quindi non quale valore abbia (perchè è una cosa differente).
Ad esempio se faccio passare un fotone polarizzato da un sistema di rivelamento lo faccio passare in modo che passino quelli polarizzati verticalmente. Per cui passeranno solo quelli che sono polarizzati verticalmente. Non sto chiedendo ai fotoni com'è la loro polarizzazione. Non sto misurando (come solitamente si intende) la polarizzazione dei fotoni.

Questi particolari sono indispensabili per capire come stanno le cose.  

iano

#61
Citazione di: Il_Dubbio il 05 Giugno 2024, 08:57:14 AMNel contesto della m.q. da parte di chi non ha conseguito una laurea in fisica capire vuol solo dire farsi un'idea più vicina possibile alle cose come stanno.

Ma se da chi non solo una laurea ha conseguito, ma è riconosciuto come uno dei padri della teoria quantistica, Bohr, ti senti dire che se sei arrivato a capirla, allora vuol dire che non l'hai capita, sottintendo con ciò che lui stesso non l'ha capita, come puoi sperare ancora di capirla?
E se pure perciò rinunciamo pragmaticamente a capire, rimane il fatto che il processo di comprensione è stato per noi fino a un certo punto fondamentale, e quindi perchè adesso non dovrebbe esserlo più?
Ci troviamo dunque di fronte a una svolta radicale sulla quale i filosofi, più che gli scienziati, avrebbero da dire la loro?
Cosa è esattamente ''capire'' alla luce della nuova evidenza che se ne può fare pure a meno in certi casi?
Non si tratta cioè di una semplice rinuncia a capire, i attesa di una eventuale illuminante intuizione.
Bohr sembra dirci ''non puoi capire finché non rinunci a capire'', o  ''quello che è da capire è che non c'è nulla da capire'' e questa è una bella novità dal punto di vista filosofico.
Perchè noi per giungere a delle conclusioni dobbiamo prima capire, quando un computer può giungervi senza capirci nulla?
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Il_Dubbio

Citazione di: iano il 05 Giugno 2024, 09:16:34 AMMa se da chi non solo una laurea ha conseguito, ma è riconosciuto come uno dei padri della teoria quantistica, Bohr, ti senti dire che se sei arrivato a capirla, allora vuol dire che non l'hai capita, sottintendo con ciò che lui stesso non l'ha capita, come puoi sperare ancora di capirla?
E se pure perciò rinunciamo pragmaticamente a capire, rimane il fatto che il processo di comprensione è stato per noi fino a un certo punto fondamentale, e quindi perchè adesso non dovrebbe esserlo più?
Ci troviamo dunque di fronte a una svolta radicale per la quale i filosofi, più che gli scienziati, avrebbero da dire la loro?
Cosa è esattamente ''capire'' alla luce della nuova evidenza che se ne può fare pure a meno in certi casi?
Se Bohr non l'avesse per davvero capita vuoi che un filosofo qualsiasi possa avanzare qualche pretesa in più?

Il fatto è che non possiamo inventarci dei modelli esterni (filosofici) alla fisica. Bisogna fare il contrario entrare piu che si può nella fisica e tracciare dei modelli filosofici possibili. Che già ci sono e si chiamano "interpretazioni" e sono tante.

Quella che dopo tante vicissitudini e approfondimenti prediligo è quella probabilistica. In fondo la conoscenza maggiore che la m.q. ha per capire la nostra realtà è probabilistica. Ma non è esattamente come giocare a dadi.
Se prendi l'esempio della polarizzazione verticale o orrizonatale. Che mi dice la teoria? Che i fotoni hanno il 50%/50% di passare da un polarizzatore posto verticalmente. E se fai l'esperimento il 50% dei fotoni passerà da un polarizzatore verticale.
E' l'insieme dei fotoni che è determinato nel risultato che ci si aspetta.

Ora se ti senti piu filosofo traduci questo fatto in un modello filosofico adeguato.

niko

Citazione di: iano il 05 Giugno 2024, 01:29:10 AMSarebbe interessante dilungarsi su questo punto.
Ammetto che a me di queste prove non me ne viene in mente alcuna.
E' vero che se si suppone che le cose esistano anche quando non le osserviamo, la cosa sembra funzionare,
ma questa non vale come prova, perchè il fatto che una teoria funzioni non prova che sia vera.
Poi la mia posizione è anche un po' più articolata di così come ho provato a spiegare nei miei precedenti post.


I fossili, ci raccontano che sono esistiti i dinosauri (che nessun umano ha mai direttamente visto).

Il pavimento, ti sostiene anche se non lo guardi.

Il sole, esercita la sua attrazione anche se non lo guardi.

Tu, respiri l'ossigeno prodotto sulla terra da miliardi di piante che non vedi.

Se sbatti contro un palo ad occhi chiusi, ti fai male lo stesso.

E con cio' puo' dirsi chiusa la questione, almeno per me.

Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

iano

#64
Citazione di: Il_Dubbio il 05 Giugno 2024, 09:41:22 AME' l'insieme dei fotoni che è determinato nel risultato che ci si aspetta.

Ora se ti senti piu filosofo traduci questo fatto in un modello filosofico adeguato.

Non mi è chiaro questo esempio, e comunque mi sembra più significativo applicarsi sul problema della doppia fenditura.
A dire il vero non mi è neanche chiaro quale differenza vi sia fra un modello analogico esplicativo e una interpretazione.
Il caso non è esattamente come giocare a dadi, in quanto il gioco dei dadi è una simulazione del caso così ben riuscita, che molti ancora la confondono col caso stesso.
In ogni ''caso'' mi pare che non stiamo affrontando di petto in modo filosofico il concetto di ''capire'', continuando a darlo per scontato e a girarci attorno.
Tutti sappiamo cosa significa capire, ma nessuno sembra saperlo dire.
Una analogia può aiutare a giungere alla comprensione, ma per giungere alla comprensione bisogna andare oltre l'analogia in un modo che non è chiaro come avvenga.
L'analogia è potenzialmente un vicolo cieco, in quanto si cerca di capire facendo un analogia con cose già capite, ma se bastasse fare analogie per capire, il capire si ridurrebbe a un circolo vizioso di analogie.
Il problema filosofico che indirettamente la mq quantistica ci suggerisce di affrontare non è per niente facile, e non si può affrontare con faciloneria.
Non a caso non ho avuto alcuna risposta nonostante sia da un pò che lo propongo, e una risposta che avrei già considerato buona è ''sono in grado di capire, ma non saprei dirti come''.
Sappiamo che l'analogia può innescare il processo di comprensione, ma finché il processo non si attiva, l'analogia non lo sostituisce.
Consiste forse in ciò una interpretazione, in una analogia che non giunge allo scopo?
Cosa ne pensi tu che con queste interpretazioni sembri aver pratica?

Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Il_Dubbio

Citazione di: iano il 05 Giugno 2024, 10:35:00 AMNon mi è chiaro questo esempio, e comunque mi sembra più significativo applicarsi sul problema della doppia fenditura.
A dire il vero non mi è neanche chiaro quale differenza vi sia fra un modello analogico esplicativo e una interpretazione.
Il caso non è esattamente come giocare a dadi, in quanto il gioco dei dadi è una simulazione del caso così ben riuscita, che molti ancora la confondono col caso stesso.
In ogni ''caso'' mi pare che non stiamo affrontando di petto in modo filosofico il concetto di ''capire'', continuando a darlo per scontato e a girarci attorno.
Tutti sappiamo cosa significa capire, ma nessuno sembra saperlo dire.
Una analogia può aiutare a giungere alla comprensione, ma per giungere alla comprensione bisogna andare oltre l'analogia in un modo che non è chiaro come avvenga.
L'analogia è potenzialmente un vicolo cieco, in quanto si cerca di capire facendo un analogia con cose già capite, ma se bastasse fare analogie per capire, il capire si ridurrebbe a un circolo vizioso di analogie.
Il problema filosofico che indirettamente la mq quantistica ci suggerisce di affrontare non è per niente facile, e non si può affrontare con faciloneria.
Non a caso non ho avuto alcuna risposta nonostante sia da un pò che lo propongo, e una risposta che avrei già considerato buona è ''sono in grado di capire, ma non saprei dirti come''.
Sappiamo che l'analogia può innescare il processo di comprensione, ma finché il processo non si attiva, l'analogia non lo sostituisce.
Consiste forse in ciò una interpretazione, in una analogia che non giunge allo scopo?
Cosa ne pensi tu che con queste interpretazioni sembri aver pratica?


Per capire serve conoscere prima di ogni cosa. Quando le cose le conosci allora ad una domanda su questa conoscenza ne ricavi una risposta adeguata. Se la domanda presume una conoscenza del sistema che tu non possiedi, allora la tua sarà una risposta che rispetti questa tua non conoscenza del sistema. 

Questo è ciò che posso esprimere cosi su due piedi. Poi se tu riesci ad essere piu esplicativo, cioè riesci a formulare una domanda su una conoscenza comune allora possiamo confrontare il modo come abbiamo capito quello che entrambi possediamo come conoscenza. 

Se ti è più facile partire dalla doppia fenditura, allora li hai per ogni fotone una funzione d'onda ed anche li hai una densità di probabilità. L'impatto del fotone, quando supera le due fenditure aperte, tiene conto di quella ampiezza di probabilità. Cioè i fotoni si dispongono sulla lastra rispettando la funzione d'onda. 
Il risultato (quello che vedrai alla fine, cioè le bande scure e chiare) rispettano l'ampiezza di probabilità che ti è stata fornita per ogni singolo fotone. Quindi quello che tu vedrai rispetta la probabilità che ogni singolo fotone aveva di impattare sulla lastra. 
Questo risultato è molto simile a quello che ti avevo detto prima. Per un fotone polarizzato la m.q. ti  fornisce la probabilità che sia polarizzato verticale od orizzontale. Quando spedisci sul polarizzatore posizionato verticalmente un numero consistente di fotoni, constaterai che il 50% di quei fotoni è passato. Esattamente quello che prevedeva la m.q. 

iano

Citazione di: Il_Dubbio il 05 Giugno 2024, 11:02:27 AMPer capire serve conoscere prima di ogni cosa.
Ciò significherebbe che capire sia il compimento di un processo che inizia con la conoscenza, ma che non si conclude con essa.
Infatti Bohr conosce la mq, ma non la comprende.
Non basta quindi che tu ci trasmetta la conoscenza della mq perchè noi si possa arrivare a comprenderla, non avendola inoltre tu stesso compresa.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
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iano

#67
Citazione di: Il_Dubbio il 05 Giugno 2024, 11:02:27 AMQuesto è ciò che posso esprimere cosi su due piedi. Poi se tu riesci ad essere piu esplicativo, cioè riesci a formulare una domanda su una conoscenza comune allora possiamo confrontare il modo come abbiamo capito quello che entrambi possediamo come conoscenza.

da quello che qui scrivi invece sembrerebbe che la comprensione si concluda con la conoscenza, però Bohr ha piena conoscenza della mq, ma dichiara di non averla capita, e azzarda perfino che non l'ha capita chi dichiara di averla capita.
Dunque non sembra che l'incomprensione sia dovuta ad una mancanza di conoscenza, ma che l'incomprensibilità sia una caratteristica della mq, ed è per questo che se dici di averla capita...allora non l'hai capita.
Quindi mi chiedo, cos'è che rende una teoria intrinsecamente comprensibile oppure no?
Io azzardo che ciò che rende incomprensibile una teoria è il suo potersi ridurre in modo completo a conoscenza, conoscenza completa che è propriamente l'obiettivo della scienza.
Ciò spiegherebbe perchè la scienza nel suo progredire, di cui la mq è una tappa significativa, diventi sempre più incomprensibile.
Viceversa una teoria tanto più è comprensibile per noi quanto più è fatta di metafisiche condivise.
Così se la teoria verte sulla dinamica delle palle da biliardo la cui natura a tutti noi è evidente, essa sembra a noi comprensibile.
Questo significherebbe che alla base della comprensione non vi sia la conoscenza in sè, ma una conoscenza che si serva di evidenze a tutti noi comuni.
Ciò che rende incomprensibile in modo intrinseco la mq è la mancanza di evidenze, o altrimenti detto l'essere una conoscenza pura.

Poi se vogliamo possiamo anche parlare della doppia fenditura, ma come vedi non è stato necessario farlo in modo stretto per fare un pò di filosofia, anche se il discorso filosofico da li è partito.
Poi ognuno potrà provare a dire la sua su questa apparente contraddizione, che più sappiamo e meno ci sembra di capire.

Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
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iano

#68
la conoscenza quindi non ci aiuterebbe a capire, ottenendo anzi l'effetto contrario.
Ma come potremmo continuare a vivere in un mondo che più non comprendiamo?
La risposta è conoscendolo, laddove la comprensione è un modo alternativo di viverlo.
E' per questo che nel passaggio dal mondo che comprendiamo al mondo che conosciamo il nostro mondo sembra svanire, ma in effetti si sta solo trasformando insieme a noi, perchè è a noi che quel mondo è legato,  seppur ricavato dalla interazione con una realtà che se ne sta dietro alle quinte delle nostre rappresentazioni.
Il  mondo in cui viviamo dice della realtà quanto dice di noi in modo inestricabile, e si trasforma perciò insieme a a noi.

1. PRINCIPIO DI MONDANITA': il mondo è costituito da cose situate nello spazio e che si evolvono nel tempo, la cui esistenza è dipendente da chi le osserva.

.2. PRINCIPIO DI ''COSITA' '': se il comportamento di una cosa  sembra essere influenzato in modo istantaneo da azioni fatte su una altra cosa, allora le due cose sono da considerare una.

Un corollario di questo principio è ciò che ben sapevamo, e cioè che il comportamento di una cosa non ha effetti su se stessa.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
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iano

Per gioco filosofico si può provare ad inquadrare vecchi e nuovi fatti dentro a questi strambi principi, che potremmo quindi provare a definire meglio insieme per tentativi ed errori, posto che di principi non strambi non ne esistono.
E' sufficiente infatti guardarli da sufficientemente vicino per scoprire la stramberia di ogni principio, vecchio e nuovo, che solo l'abitudine ci fà vedere come normale.
il ruolo della filosofia, come la intendo io, non è adagiarsi sulle evidenze, ma scoprire le stramberie che stanno dietro alla normalità.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Alberto Knox

Citazione di: Ipazia il 04 Giugno 2024, 23:46:33 PMRagionare per sistemi non implica ridurre i sistemi complessi a sistemi semplici, ma isolare quei sistemi che possono essere gestiti in maniera semplice all'interno di un sistema complesso. L'utilità di tale operazione è evidente se pensiamo alla trasfusione di sangue correlata alla conoscenza del sistema circolatorio. Con tale operazione non si riduce un sistema complesso come quello umano alla circolazione del sangue.
è  quello che fa la fisica analitica , scomporre, sezionare, ricomporre il tutto...qual'è il problema di questa prospettiva Cartesiana? ma ancora più importante , che cos'è la complessità? tenterò di rispondere prima a quest'ultima domanda dopo di che dovrebbe essere più semplice rispondere alla prima.
L'interazioni tra le parti di un sistema genera delle propietà che non appartengono alle parti
Es. l'acqua,  H2o (idrogeno e ossigeno) a temperatura ambiente si presenta liquida ma a temperatura ambiente dei suoi componenti costitutivi ovvero idrogeno e ossigeno sono gassosi. La propietà liquida non è una propietà degli elementi che compongono l acqua ma la propietà liquida emerge dalla loro interazione.
altro es. Un neurone non pensa , il pensiero non è una propietà del singolo neurone ma della loro interazione con le sinapsi e tra neuroni. .
Ritornando alla prima domanda allora che cosa bisogna fare? dovrebbe essere evidente che il caro vecchio metodo Cartesiano , nel gergo odierno chiamato Riduzionismo (perchè si riduce in parti il problema) si capisce che non è più sufficiente . Allora bisogna considerare non solo le parti ma anche l'interazione tra le parti e quindi non basta analizzare e dividere in parti semplici  ma bisogna avere un approccio di tipo sistemico (termine caro a pensaperbene) .
La vecchia fisica cercava nell infinitamente piccolo le ragioni dell infinitamente grande in una logica di causa/effetto . Poi la fisica ha scoperto "il passaggio di scala" e l'emergere della complessità. Per fare un analogia è come una casa a più piani dove hai livelli inferiori ci sono le parti elementari ma quando si sale di piano si trovano delle propietà che sotto non ci sono!. Questo è il fenomeno dell emergenza, ovvero le particelle interagendo fanno emergere delle propietà che  altrementi non si trovano. Si capisce quindi che non è più possibile fare come ci indicava Cartesio di prendere un fenomeno, scomporlo in parti , trovare la soluzione nelle parti, ricomporre il tutto e quindi risolvere il problema.

Citazione di: Ipazia il 04 Giugno 2024, 23:46:33 PMCosa si intende e come opera il "finalismo biologico ?
anche qui la domanda necessita di argomentazione. Come ho detto l'esempio più evidente di sistema complesso è la vita biologica. Gli organismi viventi rappresentano l'esempio supremo di materia attiva.Essi rappresentano la forma più sviluppata che conosciamo di materia ed energia organizzata. Essi incarnano tutte le caratteristiche ;crescita, adattamento, complessità , dispiegamento di forme, varietà, impredicibilità che si possano trovare nei manuali di fisica classica e quantistica. Chiediamoci ora se la vita può essere ricondotta alla fisica. I biologi riduzionisti sostengono che una volta che i meccanismi fisici di base che operano in un organismo biologico sono stati identificati , la vita si spiega come nient'altro che un normale processo fisico ordinario. Sostengono che , poichè ciascuna componente di un organismo vivente non rileva alcuna indicazione dell esistenza di forze speciali , la vita è stata di fatto già ridotta alla fisica e alla chimica ordinaria. Ammetiamo pure che questo biologo abbia ragione su questo punto. è ancora ben lungi , in realtà, dall avere spiegato la vita con la fisica. Piuttosto viene semplicemente ridefinita. Perchè se la materia inanimata e quella animata sono indistinguibili per quanto riguarda il loro comportamento secondo le leggi fisiche , in che cosa consiste la distinzione cruciale fra sistemi viventi e non viventi? il mistero della vita non sta  tanto nella natura delle forze agenti sulle singole molecole che costituiscono un organismo , ma nel modo in cui l'intera struttura si comporta collettivamente in maniera coerente e cooperativa , sono propietà emergenti che non eisistono nei singoli costituenti dell organismo. La biologia non si riconcilierà mai con la fisica finchè non si riconoscerà che ciascun nuovo livello di organizzazione gerarchica della materia porta alla luce nuove qualità che sono semplicemente irrilevanti a livello atomistico.
Benchè la casualità finale  venga respinta con forza dagli scienziati il sapore teleologico posseduto dai sistemi biologici è innegabile . Monod lo esprime così "l'obbiettività ci obbliga tuttavia a riconoscere il carattere teleonomico degli organismi viventi , ad ammettere che nella loro struttura e nei loro atti essi decidono secondo uno scopo e lo perseguono. Qui perciò, almeno in apparenza , si trova una profonda contraddizione epistemolgica" . Qual'è la contraddizione epistemolgica riguardo la struttura e agli atti dei sistemi fisici viventi che alludeva Monod? perora mi fermo qui.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Il_Dubbio

Citazione di: iano il 05 Giugno 2024, 13:28:39 PMda quello che qui scrivi invece sembrerebbe che la comprensione si concluda con la conoscenza, però Bohr ha piena conoscenza della mq, ma dichiara di non averla capita, e azzarda perfino che non l'ha capita chi dichiara di averla capita.
Dunque non sembra che l'incomprensione sia dovuta ad una mancanza di conoscenza, ma che l'incomprensibilità sia una caratteristica della mq, ed è per questo che se dici di averla capita...allora non l'hai capita.
Quindi mi chiedo, cos'è che rende una teoria intrinsecamente comprensibile oppure no?


Ti avevo gia risposto. E mi aspettavo una risposta su quello che ho detto. Tu dici alla fine che non c'è nemmeno bisogno di parlare della doppia fenditura o piu in generale di quello che dicono gli esperimenti rispetto al modello fisico proposto, secondo me ti sbagli. In piu ci sono le previsioni che sono sempre rispettate e questo lo devi ammettere. Non comprendi perchè sono rispettate le previsioni? Perchè il modello funziona. Cosa non comprendi?
La questione sulla non comprensione deriva dal fatto che non è prevedibile il risultato di ogni misura. Ma se uno pensa che dovrebbe essere comprensibile anche quello allora potrebbe supporre che il modello sia incompleto. Come voleva Einstein. Ma gli esperimenti successivi hanno dimostrato che non c'è piu nulla da comprendere.
Sempre che, rispettando le previsioni della m.q. e gli esisti degli esperimenti, si voglia invocare un'altra teoria che renda quel modello piu completo, cioè dove ogni esito sia prevedibile.
Ma se attualmente non c'è, dovremmo per lo meno concedere alla natura di non averlo inserito nel suo programma.
Se nonostante tutto continuiamo a non comprendere... la natura se ne farà una ragione. Non riusciremo a piegare la natura alla nostra comprensione. Siamo noi che dobbiamo salire al suo livello di programmazione.

iano

Citazione di: Il_Dubbio il 05 Giugno 2024, 22:14:37 PMTi avevo gia risposto. E mi aspettavo una risposta su quello che ho detto. Tu dici alla fine che non c'è nemmeno bisogno di parlare della doppia fenditura o piu in generale di quello che dicono gli esperimenti rispetto al modello fisico proposto, secondo me ti sbagli. In piu ci sono le previsioni che sono sempre rispettate e questo lo devi ammettere. Non comprendi perchè sono rispettate le previsioni? Perchè il modello funziona. Cosa non comprendi?

Il tema non è la MQ, sebbene possiamo prendere spunto da essa per criticare i principi di realtà e di località.
Mi sembra da quello che scrivi che tu la MQ la capisci, per cui secondo Bohr in effetti non l'avresti capita.
Quindi a meno che non abbia frainteso tu una risposta me l'hai data.
Perchè io non ho risposto a te?
Se apri una discussione sulla meccanica quantistica non mancherò di risponderti.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Il_Dubbio

Citazione di: iano il 05 Giugno 2024, 23:06:40 PMIl tema non è la MQ, sebbene possiamo prendere spunto da essa per criticare i principi di realtà e di località.
Mi sembra da quello che scrivi che tu la MQ la capisci, per cui secondo Bohr in effetti non l'avresti capita.
Quindi a meno che non abbia frainteso tu una risposta me l'hai data.
Perchè io non ho risposto a te?
Se apri una discussione sulla meccanica quantistica non mancherò di risponderti.
scusa forse devo aver capito male o peggio non sono stato attento al tuo incipit
tu scrivi all'inizio: Con un esperimento i fisici hanno dimostrato che almeno uno di questi due principi non è valido, ma non sanno dire quale. 

Posso chiedere quale sia questo esperimento?  

iano

#74
Citazione di: Il_Dubbio il 05 Giugno 2024, 23:44:20 PMscusa forse devo aver capito male o peggio non sono stato attento al tuo incipit
tu scrivi all'inizio: Con un esperimento i fisici hanno dimostrato che almeno uno di questi due principi non è valido, ma non sanno dire quale.

Posso chiedere quale sia questo esperimento? 
Avrei dovuto mettere subito il link.
Era la prima cosa che appariva nella mia ricerca su Google, dove invece adesso appare la nostra discussione.
Non riesco più a trovarlo.
Ma comunque per è stato solo il motivo di aprire una discussione sui principi di località e di realtà dal punto di vista filosofico.
Sarebbe bello se tu mettessi insieme un pò di materiale aprendo una discussione sulla meccanica quantistica nella sezione scienza.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

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