Prima ridere, poi filosofare ( o viceversa?...)

Aperto da Sariputra, 11 Ottobre 2016, 15:35:15 PM

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cvc

#30
UNO PSICANALISTA ENTRA NELLA "GELATERIA DEL SORRISO"

"Buongiorno" disse lo psicanalista, guardando il gelataio, con gli occhi gelidi e penetranti, dalla testa alla punta dei piedi.
"Buongiorno!" esclamò il gelataio, fra l'impacciato ed il servizievole, "Cosa desidera dottore?".  Lo psicanalista rispose alternando lo sguardo tra la goffa figura del gelataio ed il suo locale: "Ultimamente si fa un gran parlare in giro della sua gelateria. Si dice che la gente viene qua, si prende un gelato e poi esce in strada con un bel sorriso. Sa, io sono sempre molto interessato al comportamento delle persone". Il gelataio: "Me scusi limpertenenza dottò, ma lei è no studioso, nevvero?"  "Si sono lo psicanalista Carl Von Cavolfiur" , risponde lo psicanalista porgendo il suo biglietto da visita con evidenziate le iniziali CVC. "Vede" prosegue "la mia professione mi porta sempre a scrutare cosa c'è dietro al comportamento delle persone. E il sorriso - cui si fa un gran parlare come effetto del suo gelato - nasconde sempre, come tutti i comportamenti, un sentimento latente. Il sorriso, l'ironia, nascondono sempre una certa aggressività repressa. Nel senso che se uno ti sta antipatico e, essendo una persona a modo, non puoi dare libero sfogo alla tua rabbia aggredendolo o insultandolo apertamente, allora puoi ricorrere all'ironia, per colpirlo in modo, più sottile più psicologico" E il gelataio "Veramente dottò, con rispetto, nun è che la capisco molto quando parla. Io sto qua a vendere gelati e, non è per immodestia, ma so tallmente bbuoni che la gente poi se ne esce con un bel sorriso. Perché non ne assaggia uno subbito anche lei, così pure allei se ne esce con un bel sorriso?" A questo punto lo psicanalista si allenta la cravatta, stringe il manico della ventiquattr'ore con tanta forza come dovesse aprire una noce, e con voce fra lo stentoreo e lo stridulo, con fare scomposto sbotta: "Ecco lo vede? È la prova di quel che ho detto! Lei è una persona aggressiva, che nasconde i suoi istinti dietro all'ironia ed al mellifluo sapore del suo sedicente gelato del sorriso, e................................."
La discussione andò avanti per ore. Lo psicanalista convinse il gelataio ad accomodarsi nel retro su due sedie giustapposte a modi di lettino dell'analista. Il gelataio convinse lo psichiatra a gustare uno dei suoi gelati. Diventarono grandi amici, intrattenendo interminabili chiacchierate sulla comodità dei divani e sui gusti dei gelati
Entrambi si considerano filosofi.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

Sariputra

Il filosofo Paul, alle 11, entra in gelateria.
E' deciso a dare un senso e una significazione al carattere ontologico del gelato.
In un angolo il commesso sta ancora non picchiando, picchiandolo,il filosofo inadeguato Sariputra.
Il titolare della gelateria sta conversando sul retro con il filosofo-psicanalista Cvc.
I filosofi Garbino e Nietzsche continuano ad entrare e uscire.
Gelataia (moglie discinta del titolare):" Desidera?"
Paul: "Qual'è l'essenza ontologica del gelato?"
Gelataia:" Non so...forse il latte?"
Paul:" Allora qual'è l'essenza ontologica del latte?"
Gelataia:" Senta...mio marito discute tutto il giorno di divani e gelati. Il mio commesso passa il tempo a picchiare
               quel poveraccio...non riesco a lavare il pavimento che quei due deficienti continuano ad entrare e uscire.
               Confesso che...mi sento molto trascurata...se vuole seguirmi in laboratorio potremmo... eh?...Che ne dice?...
               Trovare la risposta...alle domande che l'assillano...
Il filosofo Paul segue in laboratorio la gelataia, considerando di dover trovare un senso e una significazione al carattere
ontologico della donna.

Nel frattempo i filosofi Garbino e Nietzsche continuano ad entrare e uscire.
Il commesso continua a non picchiare picchiandolo il filosofo inadeguato Sariputra.
Il titolare della gelateria continua a discutere di divani con il filosofo-psicanalista Cvc.
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Sariputra

#32
Il filosofo Phil entra in gelateria con un nodoso bastone.
In un angolo il commesso sta non picchiando picchiandolo il filosofo inadeguato Sariputra.
I filosofi Garbino e Nietzsche continuano ad entrare e uscire.
Il titolare sta discutendo di divani sul retro con il filosofo-psicanalista Cvc.
Dal laboratorio proviene un tipico ansimare ontologico.
Phil: "C'è nessuno che mi può servire?"
Nessuna risposta, solo un ansimare ontologico sempre più veloce.
Phil aggira il banco e si serve da solo.
Phil assaggia leccandolo il gelato :" Mmmm!...Squisito!"
Il filosofo Phil esce tranquillo dalla gelateria.

Nel frattempo i filosofi Garbino e Nietzsche continuano ad entrare e uscire.
Il commesso continua a non picchiare picchiandolo il filosofo inadeguato Sariputra.
Il titolare continua a discutere di divani con il filosofo-psicanalista Cvc.
In laboratorio.. il filosofo Paul ha finalmente de-finito il carattere ontologico...del gelato. ;D ;D ;D
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

cvc

#33
Il titolare continua a discutere di divani con il filosofo-psicanalista Cvc..............

In sottofondo dal retro del negozio - nel quale i due filosofi stanno argomentando sulle loro preferenze in fatto di divani - si avverte un certo frastuono, in realtà assai confuso, dal quale emergono in particolare due generi di rumore. L'uno di qualcuno che sta subendo un'aggressione, l'altro tipico del viavai di gente che entra ed esce in continuazione.
La conversazione stava vertendo su dei tipi di divano che paiono stare andando per la maggiore. Quelli con le gambe in metallo allungate che permettono alle donne di passarci sotto agevolmente con l'aspirapolvere. Ad un tratto lo psichiatra, gettando il tovagliolino del gelato appena finito, leccandosi le dita interruppe l'argomentazione sul divano dalle gambe alte del gelataio: "Ma non ti preoccupa questo?". "Questo che?" Rispose il gelataio. "Beh," continua l'altro "alludo a questo baccano. C'è un poveretto che continua ad invitare alla calma ed alla riflessione, come uno che stia cercando di evitare le botte. Si sentono, fra l'altro, dei rumori che sembrano di schiaffi. Poi gente che entra ed esce in continuazione, che parla ad alta voce - in modo ben forbito però, devo ammetterlo - e piuttosto arrogante, insomma, una gelateria non dovrebbe essere così". Il gelataio - che  col peso del suo corpo aveva distanziato le due sedie poste a modi di lettino, ed ora era quasi seduto sul pavimento, sembrando quasi un bimbo seduto su una buca di sabbia - risponde con fare tranquillo: "Nun te preoccupà dottò, tanto pensa a tutto mia moglie. Ma gran donna. Voglio proprio farla felice col divano dalle gambe alte". Lo psicanalista "Si bel furbo! Fai felice lei e intanto ti pulisce meglio la casa. Ma cos'è per te la felicità?". "Dottò, la felicità è magnarsi nu bel gelato - uè ho visto come te lo sei pappato con gusto! - come quelli che faccio io, farsi ma bella risata, tenere ma brava moglie come la mia... E che vulete deppiù?". Lo psicanalista: "Avete mai sentito parlare del Principe di Niccolò Machiavelli?"

Gelataio "No, perché?"
Psicanalista"Ero qua, stavo conversando amichevolmente con lei, la mia mente era impegnata dai modelli dei divani più alla moda, dai gusti dei gelati più buoni, dai rumori, che provengono dal negozio, quando, per associazione di idee, mi venne in mente una frase del Principe di Macchiavelli: 'tanto sono semplici gli uomini, che sempre chi inganna troverà chi si lascia ingannare ' ".
Gelataio "Associazione de idee dottò? Ma associato a che?"
Psicanalista "Vedi, tu sei un brav'uomo si, però sei ingenuo, un sempliciotto"
Gelataio "Ue dottò, piano coi termini. Che intendi per sempliciotto"
Psicanalista "Che tu sei uno che rimane alla superficie delle cose. Tu pensi: il mio gelato è buono, mia moglie è brava, fatti un bel gelato che ti torna il sorriso..... La vita è più complicata di così. Tu cerchi di avere sempre il sorriso, di far sorridere gli altri, pensi che tutto si risolva così.... Ma io ti vedo sai? Io indago nel tuo profondo. Tenti di seppellire la rabbia repressa con l'effimera euforia del tuo buon gelato...
Però in realtà tu ti senti inadeguato. Inadeguato nei confronti di quella bella donna di tua moglie, inadeguato nei confronti dei tuoi clienti che cerchi di lusingare con fare gentile, inadeguato verso i tuoi dipendenti che non riesci a tenere a bada. Devi scavare dentro te stesso, devi diventare quello che sei. Mai sentito fi Nietzsche? Tu mi hai parlato di tutti i trucchi per fare un buon gelato. Ma buono per chi? Solo per gli altri,  tu non lo puoi mangiare perché hai l'ulcera e la colite, perché sei stressato, lavori sempre, per far fare la signora a tua moglie e mantenere quel nullafacente energumeno del tuo dipendente. Dice Machiavelli: 'Chi si ostina a voler fare sempre il buono, può solo fare una brutta fine fra tanti che buoni non sono' "
Gelataio "Sa.... forse avete ragione dottò, forse sono troppo bono... si troppo bbono, troppo bbono.."

Dopo di che, il volto del gelataio assunse una netta trasformazione, un po' come la recluta 'palla di lardo ' nel film 'Fool Metal Jaket' dopo il periodo di addestramento.......
In un baleno il gelataio afferrò un attrezzo acuminato che usava per aprire le confezioni di ingredienti con cui faceva i gelati e trafisse l'ingrato filosofo-psicanalista Cvc, che morì sul colpo. Poi, confidando del fatto che nessuno l'aveva visto entrare, pensò a come nascondere il corpo. Non senza una sarcastica risata di scherno, bofonchiando :"Ma che se credeva questo.. venire qua... mangiare a sbafo... so tutto io.... Nessuno può venire a spiare la mia anima. Nessuno! Ah. Ah. Ah!"
Quindi, pieno di ritrovata autostima, nascose provvisoriamente lo psicanalista e decise di premiarsi con un gelato. Quindi si recò entusiasta dalla moglie per darle la lieta notizia della sua decisione fi acquistare il divano dalle gambe alte... belle e affusolate come quelle di sua moglie. Parteciparono della loro gioia anche il commesso energumeno e gli altri avventori. In quel momento il negozio pareva il ritratto dell'allegria.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

Sariputra

#34
Seduti di fronte alla gelateria ci sono il giovane filosofo Apeiron e la giovane ragazza  :D  Roberta.
Continuano ad aprire e chiudere gli ombrelli. ad libitum
Entrambi sono indecisi se entrare per prendere un gelato.
Roberta (osservando il continuo entrare e uscire dei filosofi Garbino e Nietzsche): "In che gabbia di matti siamo arrivati?"
Apeiron: "E' una gabbia convenzionale. Non è totalmente reale. Ha una realtà di grado inferiore".
Roberta: "Entriamo ? Ti offro un gelato".
Apeiron: "Non lo so... Forse sì... No, aspetta...Scusami...Facciamo che entriamo dopo...No, entriamo subito...Senti, decidi tu...No, decido io...
              Non so se entrare...Tu pensi che dovrei entrare?...Ecco, ora entro...No, non ne sono sicuro...Senti, facciamo così: lasciamo decidere a quei due che entrano ed escono...
La giovane ragazza  :D Roberta delusa si alza e se ne va.
Il giovane filosofo Apeiron rimane seduto sulla panchina, indeciso.
Continua ad aprire e chiudere l'ombrello.  ;D ;D ;D

Il giovane filosofo Apeiron osserva uscire il filosofo Paul, stanco ma soddisfatto di aver finalmente de-finito l'essenza ontologica del gelato...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Apeiron

Ahahahah fantastici!

Per quanto riguarda il mio alter-ego... Beh mi ha spezzato dalle risate. Purtroppo quando però ho fatto il confronto con la realtà non l'ho trovato così distante. Meglio riderci sopra  8)
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

paul11

#36
....si venne a sapere che in realtà quell'ansimare era dato dalla velocità centri-fuga della gelatiera satellitare fuori orbita. Così la gelat-ontologia assurse ad una funzione della forza di gravità universale.
Paul, mentre usciva stordito vide un giovane filosofo,Aperion che guardando un cono gelato diceva "essere o non essere"; udì un rumore sordo, come di un corpo umano che cade a terra e vicino una strana figura,un travestito!! Mentre il fantasma dell'elettricità urlava nelle ossa del suo viso. Sì, perché la seduta filosofica psicanalitica fra CVC e il proprietario della gelateria, aveva avuto effetto.Era emersa la figura materna nella doppia personalità del proprietario.Avvenne che involontariamente lo stoico CVC mentre discuteva sui piedi dei divani e l'ergonomia del manico della scopa, avesse involontariamente urtato il piede dell'uomo, a quest'ultimo sembrò un "piedino" e bastò questo per emergere la doppia personalità. Intanto il dipendente infuriato continuava a  bussare il filosofo buddista Sari che più era suonato e più vedeva il nirvana. In piedi era la ragazza Roberta con un sorriso fra il consolatorio e il trasognante mirava e rimirava la totalità della gelateria, mentre il filosofo Maral c'era, ma non era,contemplava la totalità  fra il concreto del gelato e l'astrazione del soggettivo sapore.
Il PHIL-osofo che era uscito  precedentemente dal locale stava rientrando chiedendo un altro gusto.
Paul  era sull'uscio del locale tirava un vento Garbino, una volontà di potenza nitzscheana, era l'ora dell'Altamarea e dall'altra parte della strada si avvicinava l'etereo Jean, usciva dall'altro locale il Buddha bar,chiacchierava con il filosofo soprannominato il CHE, Sgiombo, se culturalmente era più attinente acquistare un gelato rosso di colore o se la forma e la sostanza del gelato fosse più importante artisticamente.

Sulla strada c'era un giullare di nome Dario e un menestrello di nome Bob che cantavano Desolation Row aspettando Cindarella. Due cavalieri  dell'apocalisse emergevano invece dal fondo della strada, i loro nomi erano Duc in altum su un cavallo napoletano, e Giona appena sputato da una balena con l'Altamarea.

Jean

Sulla strada c'era un giullare di nome Dario e un menestrello di nome Bob che cantavano Desolation Row aspettando Cindarella. Due cavalieri  dell'apocalisse emergevano invece dal fondo della strada, i loro nomi erano Duc in altum su un cavallo napoletano, e Giona appena sputato da una balena con l'Altamarea.

 

Caro Paul, la chiusa è eccezionale, complimenti. 

sgiombo

#38
Citazione di: Jean il 15 Ottobre 2016, 08:34:17 AM
Sulla strada c'era un giullare di nome Dario e un menestrello di nome Bob che cantavano Desolation Row aspettando Cindarella. Due cavalieri  dell'apocalisse emergevano invece dal fondo della strada, i loro nomi erano Duc in altum su un cavallo napoletano, e Giona appena sputato da una balena con l'Altamarea.



Caro Paul, la chiusa è eccezionale, complimenti.

CitazioneMi rendo conto che non é bello passare al serioso in questo contesto, ma non riesco ad esimermi dal dissociarmi dall' accostamento fra un ribelle autentico come Dario Fo (anche se non ne condivido tutte le scelte, ovviamente) e un cortigiano finto-ribelle come Bob Dylan, in realtà sionista perfettamente integrato e organico alle oligarchie dominanti a livello mondiale (non lo so e non mi interessa saperlo, ma non mi stupirei affatto se appoggiasse Killary Clinton -quella che sghignazzava oscenamente all' apprendere la notizia dell' orribile supplizio e del barbaro linciaggio di Gheddafy da parte dei suoi fantocci, contro Trump).

Per farmi perdonare confesserò che comunque considero artisticamente ottime alcune delle sue prime canzoni come Blowing in the wind e Mister ta
mbourine man: mi piacciono quasi come il gelato alla fragola!

Per la cronaca per me artisticamente Dylan sta a Guccini come l' Altare della patria sta alla basilica di San Pietro (quella originale del sommo Michelangelo); e il nostro Francesco umanamente mi sembra pure tutt' altro che un rivoluzionario, uno che convive bene col potere e non si sottrae a compromessi se é il caso (tutt' altro uomo che Dario Fo), ma comunque molto meno "organico" alle elitè dominanti in senso gramsciano.

Perché é stato conferito il premio Nobel anche a Dario Fo (e se é per quello anche a Sartre, che -grandissimo- l' ha rifiutato! E a Marianela Garcia)?
Perché nessuno é perfetto, nemmeno l' accademia svedese che lo assegna.

Ora che ho spezzato l' allegria (ma forse prima o poi sarebbe il caso di dare una degna chiusa anche a questa pseudodiscussione: "il gioco é bello fin che é corto" mi diceva la mia saggia nonna; professione: lavandaia; scolarità: tre mesi di prima elementare in cui aveva "imparato a fare le aste", poi ha lavorare essendo rimasta orfana; però da sola aveva successivamente imparato a leggere e scrivere in qualche modo ed é una delle persone più sagge che abbia conosciuto), mi rassegno a condividere col buon Sari le bastonate degli altri filosofi (oso sperare di scampare alla sorte dello psicanalista).

Sariputra

"Beato chi sa ridere di se stesso, perché non finirà mai di divertirsi". (Agostino d'Ippona)

La maggior parte delle persone ha la capacità di ridere degli altri, ma davvero pochi sanno ridere di se stessi. Chi sa ridere di se stesso dimostra di essere libero dai giudizi altrui, perché non mette al centro di tutto il proprio ego e perché ha la capacità di rovesciare una situazione drammatica, cogliendone il lato umoristico. Un altro motivo per cui molte persone non sanno ridere di se stesse è perché si sentono sempre in competizione con gli altri. Se avvertono la sensazione di essere attaccati  reagiscono a loro volta con un attacco, arrabbiandosi, offendendosi o con un atteggiamento di difesa, diventando quindi troppo seri o chiudendosi in se stessi. In questi casi una buona dose di autoironia, magari accompagnata da una sincera risata, neutralizzano il nemico  rendendolo nostro complice.
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

cvc

Citazione di: Sariputra il 19 Ottobre 2016, 11:56:37 AM
"Beato chi sa ridere di se stesso, perché non finirà mai di divertirsi". (Agostino d'Ippona)

La maggior parte delle persone ha la capacità di ridere degli altri, ma davvero pochi sanno ridere di se stessi. Chi sa ridere di se stesso dimostra di essere libero dai giudizi altrui, perché non mette al centro di tutto il proprio ego e perché ha la capacità di rovesciare una situazione drammatica, cogliendone il lato umoristico. Un altro motivo per cui molte persone non sanno ridere di se stesse è perché si sentono sempre in competizione con gli altri. Se avvertono la sensazione di essere attaccati reagiscono a loro volta con un attacco, arrabbiandosi, offendendosi o con un atteggiamento di difesa, diventando quindi troppo seri o chiudendosi in se stessi. In questi casi una buona dose di autoironia, magari accompagnata da una sincera risata, neutralizzano il nemico rendendolo nostro complice.
Il non prendersi sul serio è una forma di filosofia. Se si minimizza se stessi, si minimizzano anche le proprie ansie, sofferenze, angosce. Difatti Marco Aurelio, ricercando l'apatia stoica, nei suoi discorsi con se stesso si richiamava a riflettere sulla banalità ed estemporaneità della vita: Prima un po' di muco, poi scheletro o cenere; i cibi prelibati sono cadaveri di animali, il sesso è sfregamento di pelle ed emissione di un po' di muco; tutto si dissolve nell'eternità.
Quanto al ridere, è un atto spontaneo. Certo uno può sforzarsi per ridere un po' di più anche di se stesso, ma i comici sanno bene quanto in realtà sia difficile far ridere. Inoltre, se non è un luogo comune, si dice che spesso i comici sono intimamente tristi. Certo ridere di se è spesso una liberazione. Forse, per dirla alla Bakunin, un giorno una risata ci seppellirà. Ma credo che ciò potrebbe avvenire, ad esempio, nell'accorgersi di quanto sia ridicola la nostra convinzione inconscia di vivere per sempre. Convinzione, per altro, necessaria alla vita.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

acquario69

Citazione di: cvc il 19 Ottobre 2016, 13:22:53 PM
Citazione di: Sariputra il 19 Ottobre 2016, 11:56:37 AM
"Beato chi sa ridere di se stesso, perché non finirà mai di divertirsi". (Agostino d'Ippona)

La maggior parte delle persone ha la capacità di ridere degli altri, ma davvero pochi sanno ridere di se stessi. Chi sa ridere di se stesso dimostra di essere libero dai giudizi altrui, perché non mette al centro di tutto il proprio ego e perché ha la capacità di rovesciare una situazione drammatica, cogliendone il lato umoristico. Un altro motivo per cui molte persone non sanno ridere di se stesse è perché si sentono sempre in competizione con gli altri. Se avvertono la sensazione di essere attaccati reagiscono a loro volta con un attacco, arrabbiandosi, offendendosi o con un atteggiamento di difesa, diventando quindi troppo seri o chiudendosi in se stessi. In questi casi una buona dose di autoironia, magari accompagnata da una sincera risata, neutralizzano il nemico rendendolo nostro complice.

Quanto al ridere, è un atto spontaneo. Certo uno può sforzarsi per ridere un po' di più anche di se stesso, ma i comici sanno bene quanto in realtà sia difficile far ridere. Inoltre, se non è un luogo comune, si dice che spesso i comici sono intimamente tristi. 

questa considerazione mi e' venuta in mente anche a me

toto' era una persona tristissima e molto seria nella sua vita privata.
alighiero noschese (quelli della mia eta lo conosceranno senz'altro) era divertentissimo nelle sue imitazioni...si e' suicidato.
persino alberto sordi non era da meno per una sua personalità molto rigida ed isolata,fuori dal set.

anche nel mio piccolo ho conosciuto persone che all'esterno parevano tanto allegre,in realtà era una maschera che usavano per nascondere una profonda angoscia e solitudine.

infatti credo anch'io che in questi casi,puo far riflettere sul fatto che la risata o l'allegria non e' qualcosa che può venire a comando..e magari succede proprio che più la forzi e più questa ti respinge..e' un ipotesi 

sgiombo

Citazione di: acquario69 il 19 Ottobre 2016, 14:07:40 PM

questa considerazione mi e' venuta in mente anche a me

toto' era una persona tristissima e molto seria nella sua vita privata.
alighiero noschese (quelli della mia eta lo conosceranno senz'altro) era divertentissimo nelle sue imitazioni...si e' suicidato.
persino alberto sordi non era da meno per una sua personalità molto rigida ed isolata,fuori dal set.

anche nel mio piccolo ho conosciuto persone che all'esterno parevano tanto allegre,in realtà era una maschera che usavano per nascondere una profonda angoscia e solitudine.

infatti credo anch'io che in questi casi,puo far riflettere sul fatto che la risata o l'allegria non e' qualcosa che può venire a comando..e magari succede proprio che più la forzi e più questa ti respinge..e' un ipotesi


CitazioneE infatti non c' é niente di più penoso di quegli pseudocomici (oggi piuttosto numerosi, soprattutto in TV) che non sanno far ridere, mancando totalmente di "talento" (almeno un attore drammatico poco dotato fa un po' ridere, ma un comico incapace, non dico che fa piangere, ma comunque fa pena...).

E forse é anche per questo che grandissimi attori comici talora interpretano assai efficacemente parti tragiche (Aldo Fabrizi, Zero Mostel, Charly Chaplin), o comunque serie, mentre quasi mai grandissimi attori drammatici sanno cimentarsi abilmente in parti comiche.


acquario69

#43
Citazione di: sgiombo il 19 Ottobre 2016, 17:05:29 PM
Citazione di: acquario69 il 19 Ottobre 2016, 14:07:40 PM
CitazioneE infatti non c' é niente di più penoso di quegli pseudocomici (oggi piuttosto numerosi, soprattutto in TV) che non sanno far ridere, mancando totalmente di "talento" (almeno un attore drammatico poco dotato fa un po' ridere, ma un comico incapace, non dico che fa piangere, ma comunque fa pena...).

E forse é anche per questo che grandissimi attori comici talora interpretano assai efficacemente parti tragiche (Aldo Fabrizi, Zero Mostel, Charly Chaplin), o comunque serie, mentre quasi mai grandissimi attori drammatici sanno cimentarsi abilmente in parti comiche.


io credo che debba esistere un legame inscindibile tra l'allegria e la tristezza,probabilmente la stessa interpretazione tra commedia e tragedia.

tra gli altri attori di sicuro talento che hanno conosciuto una depressione profonda,come non ricordare vittorio gassman ma anche ugo tognazzi,o paolo villaggio..

comunque per me la figura più triste e malinconica in assoluto e' il clown (chissa se la sua origine non derivi dall'antico giullare di corte)
e quando va in scena il suo unico scopo e' in effetti quello di far ridere,ma sembra come se incarni contemporaneamente i due estremi che si ricongiungono in un unico personaggio...e che secondo me per questo stesso motivo diventa anche un po inquietante.

forse un punto principale di questo discorso può essere il fatto che più si e' comici e più in realtà si e' tristi?..e se fosse così,non potrebbe esserci il paradosso che sia vero anche il contrario?!

Sariputra

#44
Dietro ogni risata c'è un pianto. Dietro ogni pianto ci sono lunghi giorni di pioggia. La nostra vita è l'unica cosa che abbiamo, ma non è nostra, ci sfugge tra le dita, come le stagioni che passano senza fine. Ma non abbiamo altro... non abbiamo altro...
non cedere alla pioggia
né cedere al vento
non cedere alla neve
né al calore estivo
con un corpo così forte

senza brame
mai arrabbiarsi
sorridere sempre sereno
mangiare un tocco di questo
e purè di legumi
con un pò di verdura ogni giorno
in tutte le cose non tenersi da conto

guardare ascoltare comprendere bene
e non dimenticare
vivere all'ombra dei pini e delle magnolie
in un campo
in una capanna
dal tetto di miscanto
se all'est c'è un bambino
malato
andare a nutrirlo
se all'ovest c'è una madre stanca
andare a portare
per lei i suoi pesi
se al sud c'è qualcuno
che muore
andare a dirgli
non aver paura
se al nord c'è una lite
o una causa
dire non vale la pena
smettete
in siccità
versare lacrime
in una fredda estate
passeggiare su e giù smarrito
un buono a nulla
per tutti
non elogiato
nè di peso a nessuno
un tipo così vorrei essere
io

Miyazawa "Sariputra " Kenji

Questa è una vita molto mistica, simile a un corso d'acqua. Tuttavia c'è ancora un sentimento indefinibile di sconforto. E' la sofferenza umana.

https://www.youtube.com/watch?v=A1LnVFMNnSs

Namaste nella notte.

P.S.Miyazawa Kenji  è stato uno dei più grandi poeti e letterati giapponesi e un convinto discepolo del Dharma. Mi onoro di aver usato una sua celebre poesia e di averla "adattata" per questo topic.
Rendo onore a tutti i maestri che, con sinceri sentimenti, hanno permesso che l'Insegnamento sia ancora vivo dopo 2.500 anni.
Ecco. mi andava di dirlo...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

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