Polis e Oikos (sul "potere")

Aperto da 0xdeadbeef, 19 Ottobre 2018, 11:07:40 AM

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0xdeadbeef

Vediamo tutti come, oggi, sia l'economia a dettare le regole alla politica (chi non lo vede, beh, ha bisogno di un
buon paio di occhiali...).
Vediamo un attimo il perchè questo sia assurdo, contradditorio; ma non solo: foriero di pericolose derive
antidemocratiche.
Agli albori della nostra civiltà vi era una netta distinzione fra "polis", città, ed "oikos", famiglia (con il
termine "oikonomia" - appunto "economia" - che deriva etimologicamente da quest'ultimo).
Secondo Aristotele l'"oikonomia" non è solo il "governo della famiglia" come viene solitamente inteso, cioè
come amministrazione dei beni familiari, ma riguarda anche i rapporti che intercorrono all'interno della
famiglia (che è da intendere in senso greco, cioè in senso "largo", più come "clan" che come noi la intendiamo).
Quindi, con "oikonomia" era da intendere anche un vero e proprio rapporto, diremmo, "di potere"; che è quello
fra marito e moglie, fra questi e i figli, gli schiavi etc.
La distinzione con la "polis", dicevo, era nettissima: perchè?
Semplicemente perchè all'interno della "polis" i rapporti di potere non erano definiti così, a priori, come
nell'"oikos" (nell'"oikos" il comando era, per radicata tradizione, del "patriarca"). Nella "polis", ovvero,
doveva sorgere quella raffinata arte chiamata "politica" (da "polis" e "techné") che era preposta a supplire
alla mancanza di rapporti di potere definiti sulla base di una forte e radicata tradizione.
Abbiamo quindi già tutti gli elementi per capire come il termine "tecnocrazia" (il potere della "techné") sia
un ossimoro; perchè non vi può essere "kratos", potere, della "techné" senza che vi siano o si instaurino
ex-novo rapporti di potere chiari e definiti.
E qui casca l'asino...
Perchè quello che ci dicono è appunto NON che si deve governare la "polis" con lo strumento della "techné" (come
è nel precipuo significato di "politica"); ma che si deve governare la "polis" con lo strumento del potere della
"technè", cioè con la tecnocrazia (quindi non con la "technè" ma con il "kratos" della "techné").
Il quadro è allora chiarissimo (almeno spero...): se, come avviene, è l'economia a dettare le regole alla politica
questo vuol dire che sarà l'economia a trasportare sul piano politico i suoi rapporti di potere (rapporti che,
chiaramente, non essendo radicati nella tradizione si stabiliscono ex-novo, sulla "naturale" base di chi possiede
più ricchezze).
Dunque comanda chi ha più soldi (persino banale dirlo...). Sì, banale, ma importante è, ritengo, capire che questo
potere non deriva dalla "technè", come ci darebbero ad intendere raccontando la favoletta della "razionalità
economica", ma dalla trasposizione alla "polis" delle strutture necessarie dell'"oikos".
Il potere, ovvero, non è mai economico, ma solo e sempre politico.
saluti

paul11

#1
Citazione di: 0xdeadbeef il 19 Ottobre 2018, 11:07:40 AM
Vediamo tutti come, oggi, sia l'economia a dettare le regole alla politica (chi non lo vede, beh, ha bisogno di un
buon paio di occhiali...).
Vediamo un attimo il perchè questo sia assurdo, contradditorio; ma non solo: foriero di pericolose derive
antidemocratiche.
Agli albori della nostra civiltà vi era una netta distinzione fra "polis", città, ed "oikos", famiglia (con il
termine "oikonomia" - appunto "economia" - che deriva etimologicamente da quest'ultimo).
Secondo Aristotele l'"oikonomia" non è solo il "governo della famiglia" come viene solitamente inteso, cioè
come amministrazione dei beni familiari, ma riguarda anche i rapporti che intercorrono all'interno della
famiglia (che è da intendere in senso greco, cioè in senso "largo", più come "clan" che come noi la intendiamo).
Quindi, con "oikonomia" era da intendere anche un vero e proprio rapporto, diremmo, "di potere"; che è quello
fra marito e moglie, fra questi e i figli, gli schiavi etc.
La distinzione con la "polis", dicevo, era nettissima: perchè?
Semplicemente perchè all'interno della "polis" i rapporti di potere non erano definiti così, a priori, come
nell'"oikos" (nell'"oikos" il comando era, per radicata tradizione, del "patriarca"). Nella "polis", ovvero,
doveva sorgere quella raffinata arte chiamata "politica" (da "polis" e "techné") che era preposta a supplire
alla mancanza di rapporti di potere definiti sulla base di una forte e radicata tradizione.
Abbiamo quindi già tutti gli elementi per capire come il termine "tecnocrazia" (il potere della "techné") sia
un ossimoro; perchè non vi può essere "kratos", potere, della "techné" senza che vi siano o si instaurino
ex-novo rapporti di potere chiari e definiti.
E qui casca l'asino...
Perchè quello che ci dicono è appunto NON che si deve governare la "polis" con lo strumento della "techné" (come
è nel precipuo significato di "politica"); ma che si deve governare la "polis" con lo strumento del potere della
"technè", cioè con la tecnocrazia (quindi non con la "technè" ma con il "kratos" della "techné").
Il quadro è allora chiarissimo (almeno spero...): se, come avviene, è l'economia a dettare le regole alla politica
questo vuol dire che sarà l'economia a trasportare sul piano politico i suoi rapporti di potere (rapporti che,
chiaramente, non essendo radicati nella tradizione si stabiliscono ex-novo, sulla "naturale" base di chi possiede
più ricchezze).
Dunque comanda chi ha più soldi (persino banale dirlo...). Sì, banale, ma importante è, ritengo, capire che questo
potere non deriva dalla "technè", come ci darebbero ad intendere raccontando la favoletta della "razionalità
economica", ma dalla trasposizione alla "polis" delle strutture necessarie dell'"oikos".
Il potere, ovvero, non è mai economico, ma solo e sempre politico.
saluti
ciao Mauro(Oxdeadbeaf)

vedo che nessuno è in grado di argomentare la trasformazione del dispositivo politico , forse perchè persi nei meccanismi delle apparenze che stordiscono ls mente e che confondono invece di chiarire.
L'oikos è un dominio naturale, quello della famiglia ed è la natura che molto spiega il possesso e la territorialità animale.
Ma per costituire una prassi della polis ci vuole molto di più e ben altro, affinchè i privati natural-bipedi animali umani si attengano a regole prescrittive che non sono necessariamente naturali, ma di un ordine superiore.
La sovranità, ad esempio da quale dispositivo emerge? Quel sovrano(non necessariamente un re o una persona fisica) deve essere "eccezione" alla regola naturale affinchè i privati accettino una regola condivisa fra altri privati e quindi per la formazione di un ente non naturale ma in qualche modo "sacro" e quindi non "normale".
Deve essere talmente potente da condizionare le vite naturali.
Quì nasce l'ambiguo dispositivo culturale che relaziona la sovranità all'homo sacer entrambi come inclusione/esclusione di un meccanismo culturale che lega il metafisico al bios.
Per questo ritengo ridicole le antitesi fra fisica e metafisica ,fra bios ed enti, essenti, essenze, essere.
Perchè in realtà cultura e bios si compenetrano.
L'inizio sarebbe in una celebre definizione di Aristotele "zen"= vita, "euzen"= buona vita in cui la polis dovrebbe, o avrebbe dovuto creare le condizioni qualitative affinchè la vita divenisse buona vita.

La storia ci insegna che la cultura si è spostata verso l'oikos ,mantenendo la polis come involucro "sacer".
La biopolitica di Foucoult si potrebbe definire in poche parole come il processo, senza precedenti, di integrazione di tecniche
di individualizzazioni soggettive e procedure di oggettivazioni totalizzanti.Ecco che gli antipodi si toccano e creano il dominio culturale deve il bios umano vegeta.Altro problema storico è come il bios umano sia stato incluso/escluso nel diritto giuridico, tanto da diventare fondamentale nella storia della politica occidentale.

Il primato della politica sull'economia è culturale quindi, ma non nella prassi.
Avviene un cortocircuito logico. Se per politica intendiamo il concetto filosofico e non delle scienze politiche, è veritiero il primato, ma se si scende nel piano dell'agone politico parlamentare e dei meccanismi di potere reale, allora lo è l'economia;
ma proprio per dialettica degli antagonisti storici: polis e oikos
Perchè il bene comune è al di sopra delle parti dei beni privati e se si chiama  in causa un concetto morale che unisce e non divide, allora si ha  necessità di rifarsi,di riferirsi ad un ordine superiore del bipede umano utilitaristico.

Ipazia

Citazione di: 0xdeadbeef il 19 Ottobre 2018, 11:07:40 AM
...
Abbiamo quindi già tutti gli elementi per capire come il termine "tecnocrazia" (il potere della "techné") sia
un ossimoro; perchè non vi può essere "kratos", potere, della "techné" senza che vi siano o si instaurino
ex-novo rapporti di potere chiari e definiti.
E qui casca l'asino...
Perchè quello che ci dicono è appunto NON che si deve governare la "polis" con lo strumento della "techné" (come
è nel precipuo significato di "politica"); ma che si deve governare la "polis" con lo strumento del potere della
"technè", cioè con la tecnocrazia (quindi non con la "technè" ma con il "kratos" della "techné").
Il quadro è allora chiarissimo (almeno spero...): se, come avviene, è l'economia a dettare le regole alla politica
questo vuol dire che sarà l'economia a trasportare sul piano politico i suoi rapporti di potere (rapporti che,
chiaramente, non essendo radicati nella tradizione si stabiliscono ex-novo, sulla "naturale" base di chi possiede
più ricchezze).
Dunque comanda chi ha più soldi (persino banale dirlo...). Sì, banale, ma importante è, ritengo, capire che questo
potere non deriva dalla "technè", come ci darebbero ad intendere raccontando la favoletta della "razionalità
economica", ma dalla trasposizione alla "polis" delle strutture necessarie dell'"oikos".
Il potere, ovvero, non è mai economico, ma solo e sempre politico.
saluti

Tecnocrazia quindi come tecnica al quadrato di potere che fa scomparire la polis, come un orpello inutile. Ma più che un ossimoro è l'affermazione coerente della legge del Mercato, che nel suo trionfale incedere si sta liberando di tutto ciò che non è funzionale alla sua fisiologia produttiva e accumulativa. Come la polis. Ormai governata da enti economici globali. Appunto tecnocratici.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

0xdeadbeef

A Paul ed Ipazia
Trovo però che una certa sacralità vi sia anche all'interno dell'"oikos", del "clan", perchè altrimenti anche qui
la figura di spicco sarebbe, invece del "patriarca", il maschio più forte.
Non ti sarà certo sfuggito, Paul, che sulle più antiche rappresentazioni di sovrani c'è sempre un richiamo al suo essere, del
sovrano, organizzatore e garanzia del "bene comune".
Ad esempio per la civiltà egizia, il reperto più antico raffigura il re "scorpione" (quindi nel tempo detto "predinastico")
con in mano una zappa intento a scavar canali di irrigazione. E più o meno le medesime dinamiche ritroviamo in Mesopotamia.
Quindi, certo, la forza per difendere la comunità dai nemici, ma anche la sapienza, la saggezza e la capacità.
Ben presto, naturalmente, quelle che sono riconosciute come doti straordinarie del sovrano vengono supposte come
trasmissibili ai figli, ed è qui che nasce la successione dinastica (sovente, quando il figlio non si dimostra all'altezza
del padre, semplicemente viene ucciso).
Quindi sì, senz'altro, cultura e "bios" si compenenetrano. E questo avviene nella "autorità" (ma ciò riguarda, come dicevo,
sia la "polis" che l'"oikos").
Dunque il "sacer" come non prerogativa esclusiva della "polis", ma come elemento costituente già nell'"oikos".
Quindi non sarei troppo d'accordo laddove affermi il (quando c'è) primato "culturale" della politica su di una economia il
cui primato sarebbe, secondo logica, improntato alla "natura" (bisognerebbe invero dire "quale" economia...).
Se, infatti, guardiamo un attimo all'attualità, vediamo che questo primato dell'economia è rivendicato su di un piano che
più culturale non potrebbe essere: quello della scienza. Ma è davvero così?
Beh, direi di no, visto che il primato dell'economia è il primato del più forte (questo, del resto, dice in ultima istanza
la legge del mercato, che è la legge del più forte) laddove, beninteso, della stuttura dell'antica "oikos" dovesse venir
ripresa la sola "parte" inerente la forza (cioè obliando la restante "parte" che fa del forte una "autorità").
Ciò che intendo dire è che, nell'economia moderna, a differenza di quella antica, non v'è "padre"...
un saluto ad entrambi

Ipazia

Citazione di: 0xdeadbeef il 23 Ottobre 2018, 19:29:47 PM
A Paul ed Ipazia
...

Se, infatti, guardiamo un attimo all'attualità, vediamo che questo primato dell'economia è rivendicato su di un piano che più culturale non potrebbe essere: quello della scienza. Ma è davvero così?
In realtà è quello della tecnica, di cui la scienza si fa pretesto, ancella calcolante.

Citazione
Beh, direi di no, visto che il primato dell'economia è il primato del più forte (questo, del resto, dice in ultima istanza la legge del mercato, che è la legge del più forte) laddove, beninteso, della stuttura dell'antica "oikos" dovesse venir ripresa la sola "parte" inerente la forza (cioè obliando la restante "parte" che fa del forte una "autorità"). Ciò che intendo dire è che, nell'economia moderna, a differenza di quella antica, non v'è "padre"...
un saluto ad entrambi
... e nemmeno "madre". La tecnocrazia capitalistica è impersonale. Essa ha abrogato lo schema di potere patriarcale, del tutto inidoneo a gestire un'economia globalizzata - oikos in essere - in gran parte neppure più amministrata da umani, ma da intelligenze artificiali. Il luogo del "sacer" resta confinato nelle borse e nelle banche centrali. Con miriadi di tecnici officianti.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

paul11

#5
ciao Oxdeadbeaf,
i due piani ,natura e cultura sono antagonisti, ma nello stesso tempo si compenetrano.
l'oikos in origine è animale, possessivo e territoriale.L'anziano è il saggio, il tesaurizzatore della tradizione.
Come si ingrandisce la comunità sorgono problemi, antagonistici per la la propria famiglia, alleati per difesa e offesa della comunità.La sovranità nasce come meccanismo esterno all'animale umano, come tabù.
O il sovrano è il maschio alfa capobranco che duella fisicamente oppure si riconosce un'entità esterna e superiore che deve avere il meccanismo del timore che il sovrano incarna.La sovranità umana è un dio o semidio o comunque voluto dagli dei che risponde agli dei ed esercita la sua autorità sugli uomini.I singoli temono quindi l'autorità sovrana.
la cultura sociale nasce come meccanismo di sublimazione della violenza fisica perchè pacifica gli interessi privati e le inerenti liti, attraverso la legislazione.
Probabilmente il culmine lo si è avuto nella democrazia greca.Ribadisco il nomos di Pindaro era quanto suddetto, l'ordine umano rispondeva all'ordine rappresentativo naturale e divino.
Con i romani, l'homo sacer  diventa un meccanismo del diritto appunto romano che sarà ripreso in tutte le codifiicazioni giuridiche.Il sacro pre romano è il sacrifico di ciò che il patriarca teneva di più, il primogenito ,alla divinità.
Significa che il potere privato soggiace ed è subordinato ad un piano superiore che è divino.
Questa figura, questo meccanismo culturale è tutt'ora vigente ma mimetico.
Dal diritto romano e la storia europea,accade che il privato risponderà sempre meno all'autorità sovrana ,intesa come divina.
L'incoronamento di re e imperatori era sacralizzato dal Papa,fin quando il potere temporale e le secolarizzazioni sono state criticate, denigrate ,fino ad essere superate dai poteri economici tedeschi che appoggiarono il protestantesimo.
Per arrivare a questo, oggi forse sottovalutiamo come invece dovesse essere potente allora la "disobbedienza", significa non riconoscervi più sovranità perchè manca sacralità.
E' facile quindi capire quanto l'umanesimo abbia soppiantato la sostanza antica, ma non il meccanismo mimetico trascendente della sovranità.Non può farlo,salvo istituire forme di dittature autoritarie basato su repressioni autoritarie, in quanto non è riconosciuta nessuna forma sacrale sovrana.
Persa la sacralità, il principio di autorità stessa viene presa di mira dalla critica culturale con il giusnaturalismo.
La visione laica dello Stato ora deve fondasi su altro, ma deve mantenere il potere coesivo esercitando il potere coercitivo con le legislazioni e quindi il diritto.
Trovo ovvio che la storia moderna e contemporanea e futura si sposterà sempre più verso l'oikos antico, il possesso, la proprietà privata.La trascendenza del sacro è stata ripresa dalla moneta contemporanea, quando si è tolta la parità dollaro= 1 oncia d'oro.
se si perde la relazione concetto/materialità, ci si porta sul piano astratto svincolato da ogni meccanismo.O perisce o diventa estremamente potente come la sacralità.La finanza della metafisica 2.0 (è una risposta a Phil....) è cresciuta esponenzialmente proprio dal Bretton Wood dei primi anni Settanta dello scorso secolo, e la mano invisibile e impersonale, la segretezza rispetto alla trasparenza ritenuta essenziale nella politica sovrana ha fatto il resto.
La politica, le Costituzioni, il sovranismo stanno diventando sempre più belle ma vuote parole ricolme di figure retoriche, fuori dalla realtà dell'oikos che invece segue il nuovo titano chiamato denaro.Ci sono molti dispositivi culturali di mimesi, come il processo di accumulazione che è antinaturale. Pensare all'economia e ideologicizzarla come fa la dottrina liberistica, quando invece si serve di meccanismi trascendenti come il consumo costruito sul debito e su promesse future di estinzione significa prendersi i destini e condizionarne il bios intesa come vita umana,
Quindi la polis intesa come cultura sociale è ancora presente, ma la potenza trascendente è passata da tempo dal potere politico a quello economico fino a rendersi evidente.Il fatto che nessuno riesca ad arrestarla a regolarla, significa che ha dei meccanismi inafferrabili .

Per inciso, è altrettanto chiaro che parallelamente a quanto sopra scritto va innestata l'analisi materialistica storica, simbioticamente

0xdeadbeef

Ciao Paul
Sicuramente l'"oikos" è in origine animale (ciò che voglio dire è che al tempo della grecità l'"oikos" è già
permeato di cultura - ma con ogni evidenza anche in culture precedenti quella greca).
Il meccanismo che porta alla cultura, alla sacralità del "dominum", ritengo sia ben spiegato in termini
materialistici da Machiavelli (il "Principe" ha interesse a governare con saggezza e magnanimità, perchè fra
gli uomini anche un debole può, avvelenandolo o colpendolo alle spalle, uccidere un forte).
Nel Diritto Romano, secondo il compianto giurista G.Rossi, abbiamo un netto "stacco" dalla sacralità greca del
diritto. L'atto fondante del Diritto Romano è secondo Rossi il Ratto delle Sabine, cioè un atto della volontà
di potenza romana che, però, viene subito sacralizzato al medesimo modo con cui era già stato sacralizzato l'omicidio
di Remo da parte di Romolo (Romolo afferma di aver visto un numero maggiore di "auguri" che non Remo).
Quindi sì, convengo senz'altro sulla sacralità del Diritto Romano come "mimesi" di una sacralità più antica (e più,
diremmo, "autentica"), e sulla sua perpetuazione come meccanismo culturale tutt'ora vigente.
Probabilmente però, per usare la terminologia di Severino, l'Inflessibile era stato flesso, e l'origine violenta
di quella codificazione giuridica era, per così dire, rimasta nell'aria (seppur "rimossa").
Sono tuttavia dell'avviso che l'oblio della sacralità originaria vada soprattutto ricercato nell'emergere dell'
individuo. Cos'è, in fondo, il "sacro" originariamente inteso se non un qualcosa che "vive" solo all'interno di
una comunità culturalmente omogenea?
Secondo Rossi il Diritto Romano è sopravvissuto fino ad oggi proprio perchè espressione di una civiltà non
culturalmente omogenea (una civiltà, dunque, che non poteva essere fondata sul "sacro" come fin'allora inteso).
Non è stato forse l'Umanesimo espressione della consapevolezza di essere prima di tutto individui? E non lo è
stato forse il giusnaturalismo, di cui dalle parole di U.Grozio emerge tutta la portata individualistica?
E non è stato forse, il Protestantesimo, elemento decisivo del passaggio della sacralità dalla comunità all'
individuo (addirittura ai suoi impulsi più "terreni"...)?
Eccoci dunque davanti a quello che io considero il tratto distitivo di tutto il mio discorso: la sacralizzazione
dell'individuo come mimesi della antica sacralizzazione della comunità.
saluti (e, come al solito, stima)

Socrate78

La preminenza del potere economico su quello politico, che oggi raggiunge livelli elevatissimi, in realtà era presente anche in passato, molto di più di quanto si creda. Tutte le guerre che studiamo ancora sui libri di storia sono scaturite da motivi economici, le motivazioni ideologiche sono sempre state più che altro (almeno a livello del potere centrale) una copertura di ben altri interessi, legati alla volontà di gestire i traffici commerciali, le Crociate sono un esempio lampante, ma il discorso può essere applicato con i dovuti distinguo a tutte le guerre. In pratica da sempre la società, anche quella antica, ha attribuito alle persone una diversa importanza e un maggiore o minore rispetto in base a quanto possedevano in termini di beni materiali: la piramide egizia si basa sostanzialmente su questo, come pure è accaduto nel feudalesimo, l'estensione di terre possedute era la misura del "valore" e della nobiltà dell'individuo. Di conseguenza la democrazia (che vuol dire "governo del popolo") non è mai veramente esistita, poiché è sempre prevalsa l'oligarchia del denaro, la legge del più forte/ricco ai danni dei più deboli: attualmente, anzi, la situazione sta peggiorando, poiché la globalizzazione sta creando una situazione mondialein cui pochi multimiliardari hanno nelle loro mani il 99% della ricchezza globale, agli altri le briciole, forse per qualcuno briciole più consistenti, ma si tratta sempre di briciole.

paul11

#8
Citazione di: 0xdeadbeef il 26 Ottobre 2018, 16:04:46 PM
Ciao Paul
Sicuramente l'"oikos" è in origine animale (ciò che voglio dire è che al tempo della grecità l'"oikos" è già
permeato di cultura - ma con ogni evidenza anche in culture precedenti quella greca).
Il meccanismo che porta alla cultura, alla sacralità del "dominum", ritengo sia ben spiegato in termini
materialistici da Machiavelli (il "Principe" ha interesse a governare con saggezza e magnanimità, perchè fra
gli uomini anche un debole può, avvelenandolo o colpendolo alle spalle, uccidere un forte).
Nel Diritto Romano, secondo il compianto giurista G.Rossi, abbiamo un netto "stacco" dalla sacralità greca del
diritto. L'atto fondante del Diritto Romano è secondo Rossi il Ratto delle Sabine, cioè un atto della volontà
di potenza romana che, però, viene subito sacralizzato al medesimo modo con cui era già stato sacralizzato l'omicidio
di Remo da parte di Romolo (Romolo afferma di aver visto un numero maggiore di "auguri" che non Remo).
Quindi sì, convengo senz'altro sulla sacralità del Diritto Romano come "mimesi" di una sacralità più antica (e più,
diremmo, "autentica"), e sulla sua perpetuazione come meccanismo culturale tutt'ora vigente.
Probabilmente però, per usare la terminologia di Severino, l'Inflessibile era stato flesso, e l'origine violenta
di quella codificazione giuridica era, per così dire, rimasta nell'aria (seppur "rimossa").
Sono tuttavia dell'avviso che l'oblio della sacralità originaria vada soprattutto ricercato nell'emergere dell'
individuo. Cos'è, in fondo, il "sacro" originariamente inteso se non un qualcosa che "vive" solo all'interno di
una comunità culturalmente omogenea?
Secondo Rossi il Diritto Romano è sopravvissuto fino ad oggi proprio perchè espressione di una civiltà non
culturalmente omogenea (una civiltà, dunque, che non poteva essere fondata sul "sacro" come fin'allora inteso).
Non è stato forse l'Umanesimo espressione della consapevolezza di essere prima di tutto individui? E non lo è
stato forse il giusnaturalismo, di cui dalle parole di U.Grozio emerge tutta la portata individualistica?
E non è stato forse, il Protestantesimo, elemento decisivo del passaggio della sacralità dalla comunità all'
individuo (addirittura ai suoi impulsi più "terreni"...)?
Eccoci dunque davanti a quello che io considero il tratto distitivo di tutto il mio discorso: la sacralizzazione
dell'individuo come mimesi della antica sacralizzazione della comunità.
saluti (e, come al solito, stima)
ciao Mauro (Oxdeadbeef) ,
quando  a suo tempo lessi il nomos basileus di Pindaro, rimasi stupito.Pindaro storicamente è collocabile circa  al tempo di Socrate, la "legge sovrana" non è spirituale, ma molto vicina agli scritti vedici indiani.Quando dice che i tre ordini: del divino, naturale e umano devono essere armonici e il sovrano deve "parametrarsi" all'ordine superiore per governare gli uomini, indica la realtà del multiforme e l'unità, ma intesa come potremmo dire oggi, che le leggi che governano il microcosmo sono in sintonia con il macrocosmo.Gli antichi scritti vedici sulle rotazioni degli ordini hanno costruito gli yuga, il tempo che ritorna, i cicli disegnati dalla sfera celeste, i cicli naturali, i cilci delle "razze" umane.
Le altre culture sono invece più "materialiste".Quando un testo sacro come La Bibbia indica che gli uomini disobbediscono e la penitenza della colpa è "vivere nel dolore" e appena dopo Caino uccide il fratello e la voce divina  "cosa hai fatto!!!!!", c'è già tutto. Ci è arrivato un sincretismo antico di culture, una che parla di armonie e l'altra di un umano da "controllare".
Il miglio esercizio di controllo è creare il timore, la paura di peccare, arriva, la pena, la penitenza equipollente alla colpa.
Se vuoi domare un popolo creagli dei sensi di colpa.Queste colpe sono esattamente la via di mezzo fra il "divino" e l'economia.
I termini  obbligazione, promessa, debito, credito,; nelle discipline giuridiche responsabilità e persino la "res" la cosa diventerà "bene" mobile o immobile come il bene morale  arrivato a noi.
Ribadisco ed è attualissimo e noi ci cadiamo .La voce divina dall'Europa dice che dobbiamo essere responsabili del "debito" diversamente arriverà una"pena".La commistione dei dispositivi culturali del sacro e dell'economia è antichissimo ed è questo che genera quella dialettica fra polis e oikos, fra il bene comune e il bene privato, fra interesse della comunità e interesse individuale.
La voce divina che viene dall'Europa e ci notare il "patto"(i trattati)  sottoscritto, per potere esercitare il ruolo sovrano deve avere uno "stato di eccezione" , concetto fondamentale nel diritto ,Significa che in stati di guerra, in stati ritenuti di grave entità sociali, il sovrano alza ancora di più il suo livello ponendosi fuori dal sistema in cui opera, diventa "divino", in questo caso la salvaguardia dell'Europa è minata dal comportamento non confacente dell'Italia.Nessuno lo sta facendo con i dazi di Trump, se non mugugni mediatici, ma nessuno formalmente si pone al  di sopra delle parti e divinamente benedica o maledica il comportamento di Trump. Un commissario europeo nominato dal consiglio (il parlamento europeo) che conta poco più di nulla, perchè l'europa non ha statuto politico, non ha ancora una vera e propria Costituzione, quindi quale è la sua autorità su un popolo sovrano con tanto di Costutizione riconosciuto non dalla  immagine Europa, ma dal mondo intero, con ambasciate, ministri di difesa, ecc?
La mimesi è prendere la forma antica metafisica e calarla nell'agone materiale dei rapporti di forza politico-economico,così come trasporre negli istituti giuridici ed economici i termini che da sempre condizionano l'uomo, in primis"il senso di colpa".
Il divino europeo senza macchia impone la rettitudine al figliolo discolo.

Ora , è altrettanto chiaro che fra il nomos basileus che è una impostazione motivazionale del sovrano, ma teorica, gli impone il governo delle quotidianità, vale dire la prassi delle azioni sociali degli individui.Quindi deve giudicare, tenendo conto il nomos sulle liti di proprietà di un terreno confinante, ecc.
il diritto romano è contraddistinto dall'incontro con il diritto canonico, ed è chiaro cosa succederà.........
La cultura romana non ha mai preso le ascendenze che ai greci venivano dall'India, ha preso dalle civiltà confinanti sul Mediterraneo  così come dalla civiltà etrusca e poi le ha date ai "barbari"dell'Europa.
Un esempio classico è che gli "usi e costumi" entararono nelle codificazioni legislative con le stirpi germaniche.
Questo indica che se prima il riferimento sovrano e legislativo era come referente un ordine cosmico, dopo diventa i comportamenti umani, capovolgendo le ascendenze ispirative giuridiche, ma mantenendo quel concetto di sovranità "divina".
Per finire il nomos è rimasto un intento che ha permesso di teorizzare e "patteggiare" le prassi nelle forme delle polis greche,
Tant'è che si indica ancor oggi la democrazia greca come prima forma "moderna"di saggezza, con tutti i difetti che comunque aveva.

0xdeadbeef

Citazione di: Socrate78 il 26 Ottobre 2018, 18:51:59 PM
La preminenza del potere economico su quello politico, che oggi raggiunge livelli elevatissimi, in realtà era presente anche in passato, molto di più di quanto si creda.


Ma sì, certo, hai ragione. Ciò non toglie che nella storia vi siano però stati numerosi esempi di "egualitarismo
economico".
Nella regione mesopotamica, ad esempio, i ritrovamenti archeologici mostrano abitazioni e sepolture non molto
dissimili le une dalle altre. A Sparta era addirittura proibito l'uso del denaro, mentre fra i popoli germanici,
sia prima che per un esteso periodo dopo il crollo dell'Impero Romano, non vi erano certo grandi differenze di
censo.
A questi esempi ne potremmo aggiungere altri che soprattutto l'antropologia ci ha mostrato (in tutti gli angoli
del globo).
In genere, come mi è capitato di dire in altre discussioni, sembra che l'egualitarismo (non solo economico ma anche
politico) sia più diffuso laddove i popoli mostrano un'indole guerriera.
Se proprio dovessi indicare un periodo storico che a me, perlomeno per quel che riguarda il nostro paese, sembra
più somigliante al nostro direi senza dubbio alcuno quello che va dalla fine del 1200 a quasi tutto il 1500 (cioè
il periodo della "signoria").
Questo è il periodo nel quale non solo il ceto mercantile prende il potere politico, ma anche la "lex mercatoria",
cioè la "legge del mercato", il posto del "codice giuridico" così come si era venuto a formare fin'allora.
C'è da notare un particolare molto interessante. A tanta diseguaglianza economica e politica corrispose un
decadimento fortissimo dell'indole guerriera, che culminò nel celebre detto: "Franza o Spagna, purchè se magna".
saluti

Lou

#10
@Ox
"La distinzione con la "polis", dicevo, era nettissima: perchè?
Semplicemente perchè all'interno della "polis" i rapporti di potere non erano definiti così, a priori, come
nell'"oikos" (nell'"oikos" il comando era, per radicata tradizione, del "patriarca"). Nella "polis", ovvero,
doveva sorgere quella raffinata arte chiamata "politica" (da "polis" e "techné") che era preposta a supplire
alla mancanza di rapporti di potere definiti sulla base di una forte e radicata tradizione."

Inserisco un breve elemento a nota in merito al sistema di relazioni che è la polis greca, sottolineando a premessa come la stessa parola racchiude in sè una portata concettuale che va al di là di "città" solo geograficamente e architettonicamente intesa: se Atene è rasa al suolo la polis Atene continua ad esistere come insieme di relazioni/poteri tra i suoi abitanti, ben abitassero sulla Luna. Questa premessa per introdurre un aspetto tipico della polis, questo insieme di relazioni, ebbene, ha da ricalcalcare la stessa struttura e logica, diciamo logos, e gli stessi principi che fanno capo al tessuto della physis, nel significato pregnante che ebbe, non traducibile con il termine corrente di "natura".
Direi così, l'ambiente o mondo umano in quanto insieme di relazioni ricalca (o ha da ricalcare) l'insieme di relazioni o mondo che è ambiente physico. (Kelsen è sicuramente un attento studioso di questo aspetto). Da ciò emerge l'invito a domandarsi allora quanto i cosiddetti " fisiologi " per classificazione del genio burlone di Aristotele gettassero le basi, ricercando l'archè e il logos del mondo, di arti politiche, posture politiche, prima ancora che, diremmo oggi, fisiche. Tempo dove, forse, in quello iato tra "cultura" e "natura", si sfumano tanto assai quegli antagonismi (Paul), tanto da poter essere considerate - corrispondenti.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

0xdeadbeef

A Paul
Molto interessanti le tue considerazioni sulla terminologia economica, che chiaramente indicano una commistione fra
questa e i dispositivi culturali del "sacro" (come giustamente affermi).
Condivisibilissimo anche il concetto di "sovranità nello stato di eccezione". Da questo punto di vista vedremo chi,
parafrasando un antico detto cinese, "avrà tradito il mandato celeste" (cioè risulterà sconfitto...) fra il nostro
paese e la tecnostruttura della UE.

A Lou
Molto interessanti anche le tue considerazioni.
Mi sentirei di specificare che, al sorgere della democrazia come superamento su base territoriale- amministrativa
di ciò che era prima di pertinenza etnico-tribale, può senz'altro corrispondere il tuo concetto di riproposizione
degli "stessi principi che fanno capo al tessuto della physis" (ammettendo come "physis" la struttura etnico-tribale
della grecia pre-democratica).
Quindi sì, certo, natura e cultura tendono a "fondersi"; a sfumare le loro differenze tanto da poter essere considerate
corrispondenti (l'uomo E' un "animale culturale", avrebbe detto Aristotele...)
saluti

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