Perchè solo l'uomo è arrivato a questo?

Aperto da Jacopus, 23 Aprile 2021, 05:26:51 AM

Discussione precedente - Discussione successiva

Jacopus

Paul mi scuserà se prendo in prestito la sua domanda, rivolta a tutti noi in un altra discussione. Paul si riferiva al fatto che l'uomo è così raffinato, complesso, unico, da apparire difficile che sia venuto sulla terra "per caso" o tramite l'evoluzionismo. Nessun altra specie vivente effettivamente oggi ha le sue caratteristiche, non necessariamente ben armonizzate con la finalità della sopravvivenza. Ma fino a 40.000 anni fa vi erano almeno altre tre specie viventi molto simili ad homo sapiens, al punto che di due abbiamo tracce anche nel nostro dna, prova che all'epoca vi furono scambi di materiale genetico. Si trattava di specie diverse che potevano però generare insieme una progenie. Sto parlando di homo neanderthalensis e homo denisoviana. All'epoca e ancor di più nel passato sono esistiti tantissime specie homo, riassunte oggi nel termine "ominini", ma solo alcune di loro hanno realizzato una cultura ed una tecnologia avanzata. Dire pertanto che "solo" l'uomo è arrivato a questo non è esatto. Nel Borneo è stata scoperta una nostra famiglia di ominini, chiamata homo florensiensis, alto circa un metro, che sapeva manipolare il fuoco e andava a caccia con arco e frecce. Le scaglie di selce per cacciare sono state trovate in nostri progenitori, lontani nel tempo di circa un milione di anni e non erano homo sapiens.


Sul fatto che i virus sono ancora virus ci sarebbe molto da dire, visto che i virus sono una delle prove più evidenti della teoria evoluzionistica, dato che mutano il loro profilo genetico ogni anno (quello dell'influenza). Il fatto che noi siamo noi, le scimmie sono le scimmie e le balene, balene dipende da una distorsione temporale. Alcuni milioni di anni fa le balene erano diverse ed anche le scimmie. Dai dinosauri si sono evoluti tutti gli uccelli che ci volano intorno, ma le differenze morfologiche sono notevoli.
Il fatto che nessuno ci abbia copiato, dipende proprio dalla natura dell'uomo combinata con una regola evoluzionistica, studiata da Lorenz, relativa all'aggressività intra ed extraspecifica. Alcune teorie propongono come causa dell'estinzione di homo neanderthalensis proprio homo sapiens, visto che eravamo competitori e ormai entrambi all'apice della catena alimentare. Homo sapiens ha sicuramente fatto estinguere molti animali, che ha cacciato senza pietà e riuscendo a sopraffarli grazie alla tecnologia e alla cooperazione altamente specializzata.
I famosi fringuelli delle Galapagos, dai quali Darwin trasse la sua teoria, sono la prova più chiara possibile della efficacia della teoria evoluzionistica nello spiegare le dinamiche biologiche nel corso del tempo. E' ovvio che si tratta di una teoria che non ci descrive più come i padroni del mondo, destinati a questo ruolo da un progetto metafisico superiore. Siamo qui, così come siamo, abbastanza per caso. Perchè la natura sperimenta con quello che ha e ha tanto, tanto tempo a disposizione. Per qualche miliardo di anni (per l'esattezza 3) sulla terra sono esistiti solo batteri, inizialmente addirittura batteri per i quali l'ossigeno era un veleno, visto che allora l'atmosfera era molto diversa. Mezzo miliardo di anni fa, vi fu l'esplosione del cambriano, con la generazione di tantissimi diverse specie animali (phyla). Nulla sappiamo dei virus, che non lasciano alcuna impronta fossile a differenza dei batteri, e infatti vi è ancora la disputa se sono precedenti temporalemente i virus o i batteri.
Sul come è nato il cervello, devo sottolineare che è nato proprio in concomitanza con l'esplosione del cambriano. Tutti gli esseri viventi, infatti, ad eccezione di quelli più arcaici e delle piante, hanno un cervello ed un sistema nervoso centrale, che ricalca nelle sue funzioni quello umano, anche se in modo ovviamente più semplice. La natura con gli ominini ha provato ad espandere quelle funzioni, il che non è detto che sia stata una mossa intelligente ed in ogni caso ogni specie animale (compreso l'uomo) è destinata ad estinguersi. Lasceremo un'eredità genetica a chi verrà dopo di noi, così come noi condividiamo parte del nostro dna, adirittura con l'albero delle banane.
La lezione più affascinante dell'evoluzionismo è proprio in questo nostro essere tutti collegati ed uniti dalle stesse leggi biologiche, da una elica di istruzioni per il montaggio degli organi che si modifica casualmente e per necessità attraverso l'interazione con l'ambiente (presente in tutte, proprio tutte, le forme di vita, vegetali ed animali che siano e perfino nei virus, che non sono neppure esseri viventi, visto che non hanno un proprio metabolismo)
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

viator

Salve alexander. La ragione per la quale alcune specie biologiche sembra non si evolvano ed altre (oppure una sola altra ?) invece lo facciano...................è banalissima.

L'ordine naturale prevede che - qualsiasi cosa succeda in futuro - per garantire la sopravvivenza della vita è sufficiente stabilire due pricipi :

       
  • Innovare, modificare, generare novità casuali.............in modo da fornire un "senso" (umanamente non penetrabile) all'esistenza della vita e dello stesso mondo fisico. Questo aspetto si chiama appunto evoluzione e (falsamente, visto che non possiamo conoscerne la destinazione.....anzi, chela destinazione manca) progresso.
  • Contemporaneamente però, custodire una specie di "copia di riserva" degli originali, conservando ciò da cui - in caso di scomparsa di quello che si è evoluto - si possa in ogni caso ripartire nel costruire la variegatezza della natura. Queste sono le specie che non mutano o che mutano assai lentamente (andate avanti voi, che a noi scappa da ridere !) e tutti gli altri aspetti che noi, nella ridicola limitatezza della nostra prospettiva temporale, troviamo immobili o conservativi.
La natura quindi è libera di sbizzarrirsi in modo prodigioso poichè mantiene sempre il controllo sulle basi di tanta variegatezza. In caso di catastrofi non ci sarà bisogno di scomodare Dio per una seconda Creazione !. Saluti.

Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

#2
Solo l'uomo è arrivato a questo perché ha raggiunto l'apice della piramide alimentare, soggiogando le altre specie più evolute in termini di sopravvivenza e dominio del territorio.

Non ha ottenuto tale risultato grazie a massa, muscoli, zanne e artigli, ma alla tecnica che divenne elemento fondativo del suo destino immanente. E tale rimane anche oggi di fronte ad ogni sfida per la sopravvivenza che sopraggiunga.

L'artificio tecnico a sua volta presuppone un sistema biologico raffinato, sia dal punto di vista cognitivo (snc) che strumentale (arti, posizione eretta, fonazione). Un sistema capace di evolversi in relativa autonomia rispetto alla regolamentazione genetica (dna) che lo ha generato. Tale autonomia abbiamo denominato cultura e si colloca come una seconda direttrice del processo evolutivo generale.

La cultura a sua volta trasforma continuamente l'etologia umana, alimentando i processi etici (comune radice semantica e ontologica: ethos) che rispondono alle variazioni ambientali, intese tanto in senso naturalistico che sociale, le quali sono di stimolo continuo ai processi cognitivi.

In conclusione, siamo un sistema biologico che si alimenta ben oltre il tratran naturalistico, ipotecando processi di entropia negativa che travalicano quelli già in essere nella formazione di organismi biologici, nella costituzione della cellula, ovvero in quella scommessa cosmica "contronatura", entropicamente negazionista, che fu la comparsa della vita.

E se Anassimandro ci rammenta che quel filo dovremo alfine pagarlo - fatte salve varie ed eventuali galattiche e terrestri - continueremo a tesserlo a pegno finchè non lo annichiliremo con le nostre mani, bocche e organi riproduttivi.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

niko

Io una volta ho letto una teoria molto interessante e convincente sulla causa dell'intelligenza umana. La riassumo brevemente, no ricordo la fonte, ma è qualcuno di illustre, non una roba presa così da internet.


La specie umana, confrontata con quella di molti altri grandi mammiferi (cavallo, gorilla, elefante eccetera) ha una gestazione più breve, di prole indifesa che non può sopravvivere autonomamente per un lungo tempo e dipende dalle cure genitoriali e del groppo etnico di riferimento per poter sopravvivere, la prole umana viene gettata nel mondo oggettivamente "non ancora formata" se con "essere formati" si intende camminare autonomamente, comprendere e usare il linguaggio della propria specie e imparare a procurarsi il cibo ed essere autonomi in un tempo relativamente breve, come fanno tutti gli altri animali, il cui lo svezzamento dei cuccioli tramite il gioco e le simulazioni di caccia dura molto di meno di quello dei bambini umani o è del tutto inesistente.


Quindi la nostra grande intelligenza connessa a linguaggio e tecnologia, deriverebbe dal poter applicare, nei primi momenti di vita, al mondo esterno una percezione e una elaborazione dei dati di coscienza di tipo sostanzialmente fetale ed embrionale, rivolta però ad un ambiente extrauterino, e quindi estremamente più variabile, ricco di stimoli e pericoloso di come sarebbe quello uterino, insomma con l'uomo abbiamo un embrione "mancato", che fa esperienze da embrione, ossia altamente plasmanti le sinapsi e gli altri aspetti micro-fisici dell'organismo, in un ambiente niente affatto tipico di un embrione o di un feto perché tale ambiente è già, in relativo "anticipo", l'ambiente terrestre esterno; insomma la grande intelligenza umana è una conseguenza dell'incontro "felice" tra la plasmabilità di un essere ancora in formazione e la ricchezza infinita dell'ambiente terrestre e culturale relativo ad altri umani amichevoli che un tale essere in formazione può trovare.


Tale teoria mette insieme l'intelligenza logica con quella emotiva e la cosiddetta empatia, perché essere precoci e poter applicare un'intelligenza plasmabile al mondo esterno, è adattivo solo se la famiglia o il branco si prendono cura del piccolo, dato che la precocità, pur essendo prerequisito di intelligenza si paga con l'alto costo essere indifesi e restarvi per anni, quindi perché il rapporto costo beneficio resti valido, il branco umano deve continuare ad occuparsi con abnegazione di cuccioli che si svezzano in un tempo di anni, lunghissimo rispetto a quello di altri mammiferi, quindi a riflettere un po' su questo si vede benissimo come intelligenza "fredda", logica, quella che a volte può portare a scoprire ed applicare armi e mezzi di sfruttamento micidiali, ed intelligenza empatica volta ad amare l'altro o quanto meno a solidarizzare, siano due aspetti del medesimo processo: l'uomo è intelligente perché precoce, ma i precoci in generale in natura, sopravvivono solo in un contesto dove i loro simili sono in grado di amare e solidarizzare, altrimenti essere precoci per quanto chiave dell'intelligenza, resterebbe sempre comunque svantaggio e la natura continuerebbe a selezionare i più autonomi e i più rapidi nello svezzamento: la strana inversione di tendenza per cui ad essere selezionati sono viceversa i più precoci, ci può essere solo quando le cure parentali e l'amore delle seconde generazioni verso le prime si sono affermati come obbligo morale stabile e universale in tutta la specie.


Quindi non è solo l'intelligenza che ci porta a sopperire a non avere armi naturali, grande resistenza eccetera, e quindi costruiamo armi, riparo, artifici vari e conquistiamo il vertice della catena alimentare, l'intelligenza selezione gli intelligenti tramite le cure parentali, è come dire che un ipotetico  feto umano di dieci mesi, e non di nove, terminerebbe la sua conformazione fisica, e quindi anche psichica, in un modo rigidamente deterministico, viceversa il nostro reale feto di nove, si struttura in un modo almeno in parte manchevole di qualche tratto di sviluppo necessario e dunque in un modo indeterminato rispetto alla maggior determinazione che potrebbe avere essendo gestato più a lungo, ad esempio se fossimo cavalli, o elefanti, e questa indeterminazione è la chiave della straordinaria intelligenza umana, poiché quei tratti che non si sviluppano come determinati, si sviluppano come correlati alle mutevoli condizioni ambientali e rispondenti ad esse nella loro varietà e complessità.


Intelligenza è non essere determinati dall'istinto, e in noi l'istinto si sviluppa meno per il trauma di una separazione connessa alla nascita anticipata, e questo vuoto di istinto, questo quanto indeterminato di istinto che viene meno, lo ricolmiamo con la nostra intelligenza, che altro non è che indeterminazione rispetto all'istinto, gestazione in compiuta in senso lato.

Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

iano

#4
@ Niko.
Condivido in gran parte, anche se la plasmabilita' del cervello, che fino a ieri si riteneva sparisse di fatto nell'uomo dopo i sei mesi di vita , si è dimostrato recentemente  non sparisca mai.
Il nostro cervello continua a modificarsi con una capacità che diminuisce con l'età, ma senza che vi sia un salto significativo nella sua variazione nel corso della vita.
Ma non credo che questa capacità in se' ci distingua in modo diretto, ma indiretto , come dirò,dagli animali e non credo neanche  che la chiave per comprendere la nostra specificità sia quella di una maggiore intelligenza a spese dell'istinto, perché non tutte le parti del nostro cervello sono ugualmente plasmabili, e quella dove è codificato l'istinto di fatto non lo è , per noi , come per gli animali.
Non è neanche in assoluto una questione di dimensioni del cervello, ma questione di quanta parte di questo possa modificarsi in modo vantaggioso senza compromettere la funzionalità dei sensi, nella misura in cui questi sono indispensabili alla sopravvivenza nella nicchia di appartenenza.
La plasmabilita' dei cervelli comporta che parti di esso riservati a certe funzioni essenziali, possono si utilmente avere diversa destinazione, ma a patto di non perdere quelle funzioni, che devono quindi essere delegati ad altro che sia fuori dal cervello.
Così ad esempio uno scimpanzé non può rinunciare nella giungla ad una capacità visiva enormemente superiore alla nostra, mentre noi possiamo portare quella funzione fuori di noi grazie alla tecnica, e convertire  ad altro uso  la parte del cervello destinata alla vista, altro uso a cui siamo soliti associare appunto l'intelligenza.
Per il,resto continuiamo a vivere in una giungla, anche se urbana, dove in parte i vecchi istinti continuano a salvarci la vita, seppur dimostrandosi più o meno utili al nuovo contesto.
Se abbiamo potuto sviluppare una bassa opinione degli istintii il motivo è che quasi mai ci rendiamo conto del lavoro che fanno. Cioè non ne abbiamo molta coscienza...e se no che istinti starebbero?
Senza di essi la probabilità di finire arrotati al primo attraverso stradale della mattina recandosi al lavoro porterebbe l'INPS immediatamente in positivo nell'arco di un giorno..
Nello specifico esempio il senso che ci salva è l'udito, un vero senso salvavita di raffinatezza "inaudita" laddove per quello che risulta alla coscienza la vista sarebbe il nostro miglior senso.
Sentiamo, senza aver coscienza di sentire, e facciamo un salto indietro che ci salva.
Siamo soliti dire che abbiamo evitato la macchina avendola vista, ma non è così. È semmai che del senso della vista possediamo maggior coscienza e questo ci inganna, perché la coscienza si limita all'aver visto la macchina.
Infatti con le macchine elettriche silenziose sono aumentati gli investimenti, ma è stato calcolato essere sufficiente reintrodurre artificiosamente un decimo del rumore del vecchio motore per riportare il tasso di mortalità per investimenti a quello precedente all'introduzione della macchine elettriche.
Anch'io ho fatto riferimento mnemonico ad un testo letto tempo fa'.
Se siete interessati provo a recuperare titolo e autore.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#5
Il nostro cervello ,e anche quello degli animali , può essere considerato certamente in parte come un attrezzo.
Noi ci distinguiamo quantitativamente dagli animali, per il fatto che abbiamo sostituito in maggior parte rispetto ad essi il cervello visto come attrezzo, con attrezzi della tecnica.
C'è quindi effettivamente un salto notevole fra noi e gli animali, ma non è di tipo qualitativo ma lo interpretiamo così nella misura in non conosciamo la natura del salto.
La nostra conoscenza è piena di questi salti erroneamente interpretati, tanto che ormai avremmo dovuto farci furbi, se davvero intelligenti siamo, chiedendoci ogni volta che ci troviamo in presenza di apparenti sostanze diverse, quale sia la natura del salto che diverse ce le fa' apparire.
Tante volte abbiamo affermato di essere noi i più furbi , che ormai avremmo dovuto farci davvero furbi, riplasmando parte del nostro cervello e rivedendo in parallelo la nostra cultura di conseguenza.
Il mio invito è che non si lasci che la innocente alienazione fisica decisa dalla nostra evoluzione specifica ( l'essere individui diffusi e non racchiusi dentro una superficie chiusa) non diventi una disastrosa alienazione psichica. Non c'è nessun buon motivo perché ciò avvenga.
Può non essere facile accettarsi per quel che si è, figurandosi altro da se', ma non esistono alternative ad essere se stessi, se non nella illusione alimentata dall'ignoranza, che la coscienza rende possibile mostrando i suoi contro.
Nulla agisce a senso unico in natura.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#6
Lawrence D. Rosenblum- lo straordinario potere dei sensi.
Questo il libro cui ho fatto riferimento.
In esso si afferma che la plasmabilita' del cervello non solo risulta sostanzialmente immutata con l'età, ma che la sua risposta è immediata.
Sperimentalmente si è visto che basta ticchettare un po' con un dito per avere riscontro di una modifica, ma la reversibilità delle modifiche è inversamente proporzionale all'entità delle cause che l'hanno generata.
In questa ottica si possono vedere gli istinti come modifiche del cervello sedimentate da lungo tempo, difficilmente modificabili quindi nel breve tempo seppur il cervello risponde subito agli stimoli che lo modificano.
A me pare di vedere nell'evoluzione  culturale agire meccanismi simili, laddove non basta una dimostrazione logica , non basta l'evidenza contraria , a modificare convinzioni sedimentatesi nel tempo.
È l'eterno gioco fra progresso e conservazione , dove questa ultima  a volte appare irrazionale, ma che  ha il suo buon motivo di essere giungendo le sue ragioni da molto lontano.
Così si contrappongono giovane scienza e vecchia saggezza , in una partita arbitrata dal tempo.
Vincono sempre i giovani , come ha da essere,ma la partita è sempre più dura del previsto, e lo spettacolo quindi sempre garantito.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#7
Vorrei darvi come riferimento un altro libro, ma questo davvero non lo ricordo.
L'autrice è una scienziata, che senza  volere è diventata ta oggetto di un suo  esperimento.
Essa si riteneva una persona priva di difetti sensoriali.
Paradossalmente  infatti, ad esempio, credeva di vedere il mondo in tre dimensioni, quando scopri occasionalmente di vederlo in due dimensioni.
Ma neanche tanto occasionalmente perché il suo difetto , prima di apparire tale, rientrava nel campo dei suoi studi.
L'esperimento è consistito quindi nel verificare se , grazie alla plasmabilita' del cervello, mettendo in pratica le nozioni della sua specializzazione scientifica, non potesse rimodellare la sua percezione da 2d a 3d, e se ve lo racconto il motivo è che ci è riuscita.
Ci sono casi eccezionali in cui i ciechi dalla nascita acquistano la vista, ma questo è l'unico caso in cui, chi gia' vedeva , inizia a rivedere presentandosi alla sua vista un mondo che non poteva immaginare così meraviglioso.
Infatti tutto quel che ricordo del titolo del libro è che contiene il termine "rivedere".
Non si può dire un testo rigorosamente scientifico, ma il racconto di una esperienza personale incredibile.
Tornando al potere dei sensi, finora da noi ignorato nella sua entità, esso non si esplica in una classifica funzionale di importanza fra i diversi sensi, ma nel fatto che nessuna sensazione può attribuirsi in modo esclusivo ad un solo senso, collaborando sempre essi fra loro nel produrre qualunque sensazione.
Così ad esempio sentiamo con gli occhi, e ciò si traduce anche nella cosciente abilità del saper leggere il labiale.
Ma come è stato dimostrato non si tratta di una abilità prettamente cosciente, anche se può diventarlo.
Cioè non interpretiamo il labiale traducendolo in parole, ma sentiamo quelle parole.
Per cui in questo tempo di mascherine , non potendo sentire con gli occhi, molti sordi si saranno scoperti ancora più sordi, e quelli che ci sentono bene ci sentono un po' meno bene, al netto della diminuita diffusione del suono attraverso la mascherina.
Il motivo per cui oggi siamo in grado di ovviare con relativa abilità ad ogni accidentale sopravvenuta cecità risiede nel fatto che non è difficile convincere la parte di cervello restata orfana del relativo a senso a riconvertirsi a supporto dei rimanenti sensi, in quanto è un lavoro che in parte faceva già.
Un cieco totale in un buio totale ci " vede" molto meglio di un vedente.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

InVerno

Mi piace che l'hai definito "questo", senza dargli un valore positivo o negativo, neanche nell'esposizione. In ogni caso, mi sembra chiaro che tutta la famiglia homo fosse in grado di manipolare la materia inorganica per via della postura eretta e il pollice opponibile, "sapiens" aggiunge un livello metafisico, probabilmente coadiuvato dalle capacità di linguaggio dovute alla completa postura eretta e l'angolo tracheale che permetteva una migliore vocalizzazione, e sviluppa la capacità di manipolare geneticamente il contesto una volta appreso come chiamarlo per nome, il resto segue semplicemente a cascata, compreso i razzi sulla luna. Segue a cascata perchè siamo assolutamente convinti della nostra abilità di fare pezze, anche quando noi stessi siamo gli autori del buco, è uno strano meccanismo di autoconvincimento.
Per esempio oggi stiamo magnificando la nostra abilità di aver trovato un vaccino al Covid nel giro di pochi anni (la pezza), poco importa se si tratta di un virus che sarebbe stato complemente irrilevante per i nostri antenati e siamo noi stessi ad esserci resi vulnerabili ad esso (il buco). Se continuiamo così, non ci fermeremo mai, e la nostra abilità di manipolare geneticamente la natura ci incatenerà in un infinito circolo vizioso di pezze e buchi.. Ma fra mille anni, vedremo se a bullarsi saremo noi, o gli "stupidi" tardigradi, e chi sarà effettivamente sopravvissuto su questa terra.

Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Phil

Provo a sbrogliare due questioni filologiche:
Citazione di: niko il 25 Aprile 2021, 16:51:18 PM
Io una volta ho letto una teoria molto interessante e convincente sulla causa dell'intelligenza umana. La riassumo brevemente, no ricordo la fonte, ma è qualcuno di illustre, non una roba presa così da internet.
[...]
Quindi la nostra grande intelligenza connessa a linguaggio e tecnologia, deriverebbe dal poter applicare, nei primi momenti di vita, al mondo esterno una percezione e una elaborazione dei dati di coscienza di tipo sostanzialmente fetale ed embrionale, rivolta però ad un ambiente extrauterino, e quindi estremamente più variabile, ricco di stimoli e pericoloso di come sarebbe quello uterino, insomma con l'uomo abbiamo un embrione "mancato", che fa esperienze da embrione, ossia altamente plasmanti le sinapsi e gli altri aspetti micro-fisici dell'organismo, in un ambiente niente affatto tipico di un embrione o di un feto perché tale ambiente è già, in relativo "anticipo", l'ambiente terrestre esterno; insomma la grande intelligenza umana è una conseguenza dell'incontro "felice" tra la plasmabilità di un essere ancora in formazione e la ricchezza infinita dell'ambiente terrestre e culturale relativo ad altri umani amichevoli che un tale essere in formazione può trovare.
Alludi alla «prematurità fisiologica» (intesa come "gestazione extrauterina passata nell'incubatrice della società") di Adolf Portmann?

Citazione di: iano il 25 Aprile 2021, 21:36:48 PM
Vorrei darvi come riferimento un altro libro, ma questo davvero non lo ricordo.
L'autrice è una scienziata, che senza  volere è diventata ta oggetto di un suo  esperimento.
Essa si riteneva una persona priva di difetti sensoriali.
Paradossalmente  infatti, ad esempio, credeva di vedere il mondo in tre dimensioni, quando scopri occasionalmente di vederlo in due dimensioni.
Ma neanche tanto occasionalmente perché il suo difetto , prima di apparire tale, rientrava nel campo dei suoi studi.
Il libro è forse «Vedere e rivedere» di Susan Barry?

iano

#10
Esatto. Grazie.
Credo Niko intendesse prematuri in confronto agli altri animali, ai quali occorre aggiungere "culturalmente" poco altro all'istinto ereditato..
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

Ogni generazione è responsabile del suo "questo", della sua pezza e del compito ingrato di tappare i buchi ricevuti in eredità dalle generazioni precedenti. Non è escluso che si impari a fare pezze migliori con meno buchi. Di certo non sarà bigpharma a tappare i buchi. Un ritorno alla natura, alla sua corporeità e selezione, è auspicabile se non vogliamo diventare una razza di cariatidi farmacodipendenti.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

#12
Citazione di: Ipazia il 25 Aprile 2021, 23:16:08 PM
Ogni generazione è responsabile del suo "questo", della sua pezza e del compito ingrato di tappare i buchi ricevuti in eredità dalle generazioni precedenti. Non è escluso che si impari a fare pezze migliori con meno buchi. Di certo non sarà bigpharma a tappare i buchi. Un ritorno alla natura, alla sua corporeità e selezione, è auspicabile se non vogliamo diventare una razza di cariatidi farmacodipendenti.
Se mi alleno per la corsa aumento le probabilità di vincerla ma anche di  non correrla per infortunio in allenamento.
Se prima della corsa abbiamo tempo libero come lo impieghiamo?
Somiglia questo ad uno dei problemi che ama porci Eutidemo. 😅
L'unica certezza è che i buchi la natura prima o poi c'è li propone autonomamente , anche senza che noi là si provochi per sport.
In un modo o nell'altro un giorno ci svegliamo insieme al leone e alla gazzella, e ci tocca correre tutti  insieme su un accidentato percorso naturale, e vince chi arriva per ultimo al traguardo segnato dell'estinzione.😄
Magari però è solo una staffetta e dobbiamo essere abili solo a passare il testimone che abbiamo ricevuto.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

niko

#13
Citazione di: Phil il 25 Aprile 2021, 22:59:01 PM
Provo a sbrogliare due questioni filologiche:
Citazione di: niko il 25 Aprile 2021, 16:51:18 PM
Io una volta ho letto una teoria molto interessante e convincente sulla causa dell'intelligenza umana. La riassumo brevemente, no ricordo la fonte, ma è qualcuno di illustre, non una roba presa così da internet.
[...]
Quindi la nostra grande intelligenza connessa a linguaggio e tecnologia, deriverebbe dal poter applicare, nei primi momenti di vita, al mondo esterno una percezione e una elaborazione dei dati di coscienza di tipo sostanzialmente fetale ed embrionale, rivolta però ad un ambiente extrauterino, e quindi estremamente più variabile, ricco di stimoli e pericoloso di come sarebbe quello uterino, insomma con l'uomo abbiamo un embrione "mancato", che fa esperienze da embrione, ossia altamente plasmanti le sinapsi e gli altri aspetti micro-fisici dell'organismo, in un ambiente niente affatto tipico di un embrione o di un feto perché tale ambiente è già, in relativo "anticipo", l'ambiente terrestre esterno; insomma la grande intelligenza umana è una conseguenza dell'incontro "felice" tra la plasmabilità di un essere ancora in formazione e la ricchezza infinita dell'ambiente terrestre e culturale relativo ad altri umani amichevoli che un tale essere in formazione può trovare.
Alludi alla «prematurità fisiologica» (intesa come "gestazione extrauterina passata nell'incubatrice della società") di Adolf Portmann?

Citazione di: iano il 25 Aprile 2021, 21:36:48 PM
Vorrei darvi come riferimento un altro libro, ma questo davvero non lo ricordo.
L'autrice è una scienziata, che senza  volere è diventata ta oggetto di un suo  esperimento.
Essa si riteneva una persona priva di difetti sensoriali.
Paradossalmente  infatti, ad esempio, credeva di vedere il mondo in tre dimensioni, quando scopri occasionalmente di vederlo in due dimensioni.
Ma neanche tanto occasionalmente perché il suo difetto , prima di apparire tale, rientrava nel campo dei suoi studi.
Il libro è forse «Vedere e rivedere» di Susan Barry?




Sì esatto, hai ricordato l'autore che spiega l'intelligenza umana in questo modo, con l'idea di un essere prematuro che continua a svilupparsi in un ambiente terrestre e sociale, laddove il suo sviluppo "ideale" sarebbe uterino, ed è ovvio che ad uno sviluppo uterino corrisponde un quanto di istinto determinato, legato alle modalità corporee ormai definite a seguito dello sviluppo, ad uno sviluppo extrauterino invece corrisponde un quanto di istinto "libero", indeterminato, non legato alle modificazioni corporee, che potrebbe spiegare l'intelligenza.


Quindi è sempre un grado di istinto "libero", slegato dalla sua funzione originaria che genera l'intelligenza nell'uomo, che sia istinto libero grazie alla tecnologia, che soddisfa i bisogni basilari per cui prima erano indispensabili la sensorialità acuta e l'istinto, o che sia istinto libero in conseguenza dell'essere prematuri.


Ma in realtà in molte illustri teorie in cui c'è un sovrano a-morale e molto più potente dei suoi sudditi, un padre padrone interiorizzato o esteriore, penso a Freud, Hobbes, in parte anche Hegel e Nietzche, propongono una situazione in cui solo il sovrano si comporta per istinto,  mentre tutti gli altri, proprio in quanto sudditi,  sono legati a un destino intelligente e tecnologico perché viceversa l'essere, o il tentare di essere, altrettanto istintuali del sovrano corrisponderebbe alla sfida diretta al sovrano e dunque alla morte o destino di morte, è dunque il terrore per il dominio e per la realtà del dominio, che nega o introietta un quanto di istinto tale in ogni suddito da cui può poi sorgere l'intelligenza o la tecnologia; l'ultimo grado della gerarchia umana è sempre il corpo, e anche i servi, quelli che non possiedono nulla in termini di potere e di prestigio, possono, una volta acquisito lo stile di vita disciplinare e ascetico della loro stessa società, possedere e dominare il loro corpo.


Se il sovrano è e resta istintivo, unico radicalmente diverso, e quindi unico istintivo, tra un gregge che egli stesso plasma, nel suddito il terrore dell'istintivo in generale è il terrore per la figura del sovrano in particolare, che li porta ad essere legalitari e tecnologici, quindi in senso lato intelligenti, mentre la mente del sovrano è e resta inattingibile, si manifesta solo tramite ordini che in quanto "ordinati" la società stessa, pur potendo essere istintivi, conseguenza di istinto, agli occhi del sovrano, non lo sono mai agli occhi dei servi e dei sudditi, che devono reprimere il loro stesso istinto per accoglierli e obbedire ad essi.


In linea generale, potrei dire che fin dai tempi della Genesi come racconto biblico, l'imposizione di un comando è una repressione dell'istinto che si attua e viene vissuta come tale nel comandato, perché l'istinto è determinazione univoca, hai istinto di far una cosa x, e la fai, hai istinto di mangiare, mangi, di dormire, dormi, mentre ogni ordine o domanda proveniente dall'altro è, anche nella sua forma minima, un aut aut, o fai x o fai y, o mi obbedisci, o non mi obbedisci, o mangi il frutto proibito, o non lo mangi, quindi l'istinto si distoglie dalla sua forma "normale", ordinaria, di portare a un risultato univoco, secondo la forma elementare del bisogno, e si libera nella nuova condizione del dover portar a un risultato molteplice, almeno duale, a seguito della conoscenza del comando e dell'accesso a una dimensione di desiderio, e quindi cessa di essere istinto proprio cessando di avere destinazione univoca, e diventa spazio vuoto nell'interiorità, in cui può, almeno potenzialmente nascere l'intelligenza o comunque l'altro dall'stinto, il suo almeno parziale trascendimento.


Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

paul11

 Indico alcune perplessità sulla natura umana che ritengo solo di impronta naturale come corpo, ma non come mente.
1)  L'uomo è l'essere per natura  mancante di armi di difesa e di attacco , non è abbastanza veloce, non ha zanne o artigli , non ha  pelle, "scudi" esterni, ecc. Gli insetti ad esempio sono molto più specialistici di noi , è appunto lo specialismo che la natura non ha dato all'uomo
2) l'intelligenza è ciò che caratterizza l'uomo, il suo specialismo con  le due aree linguistiche : broca e werniche e una muscolatura e innervazione della laringe che modula la fonazione , la voce. Quindi capisce e risponde con la voce


Il punto è: è la natura che spinge una specie naturale, l'unica , a non avere armi naturali, bensì attraverso il linguaggio lo sviluppo della cognizione, del mentale?
Tassonomicamente l'uomo con la sua mente è fuori da ogni classificazione per quanto si voglia classificarlo nel regno animale, poiché l'intelligenza animale non è classificabile (quanto è intelligente un panda, una formica, un cane.....?), non è il parametro della classificazione.


Il problema ,detto altrimenti, è se la natura nella sua regola interna, contempla l'intelligenza come forma di difesa e attacco e se si accetta questa tesi non capisco allora perché non si derivi che:
a) la natura ha un finalismo e quindi la natura è intelligente e tende ad animali più intelligenti;
b) perché se la natura dota di un'intelligenza , e intendo  la possibilità di un linguaggio ,quindi un cervello atto evolutivamente , che sviluppa il mentale, solo all'uomo è accaduto? La storia naturale se si ritiene ominidi quei "pitecantropi" viene da milioni di anni , in tutto questo tempo solo una specie ha avuto in dotazione il linguaggio complesso?


Concludo dicendo che ritengo ancora scientismo ( la teoria evolutiva è stata strumentalizzata ideologicamente dal positivismo facendo pensare che la storia è "progresso", progressione temporale) e non scienza il tentativo di dare senso a questa storia  perché manca una unica teoria "forte"  e non ingenua che colleghi :
1) osservazione morfologica, fisiologica
2) genetica e le sue regole (es.  i piselli di Mendel), cioè la trasmissione dei caratteri
3) la biologia molecolare DNA e RNA


Perchè considerazioni sulle mutazioni ,come ho scritto altrove, non ammettono facilmente che un organismo si trasformi . Le cellule tumorali, la difficoltà di gestire le cellule staminali , lo stesso sistema immunitario, dimostrano che un organismo tende a conservarsi piuttosto che a trasformarsi e tutto ciò che non rientra nella "normalità", come una cattiva registrazione dei ribosomi che duplicano la sequenza elicoidale delle quattro basi azotate  del DNA.
Figuriamoci pensare che un pesce diventa rettile e un rettile uccello. E le fasi intermedie come verrebbero gestite da quell'organismo? Sappiamo che le metamorfosi ad esempio dell'insetto, in larva, pupa e insetto adulto, sono soprattutto il secondo stadio come in "letargia" ed inerme ad attacchi.
Figuriamoci come si potrebbero nascondere animali di grossa mole.


Insomma ho mille perplessità sulla coerenza della storia naturale degli organismi , figuriamoci poi sulle teorie sull'uomo.


L'Rna o Dna  di un virus, fa poco testo rispetto a qualunque essere complesso. Il coronavirus  è un organismo che è "fra la vita e la morte" . Non è nemmeno unicellulare, perché non è una vera e propria cellula ,  mancano i costituenti interni di una cellula come un batterio. E' incapace di di duplicarsi da solo, per vivere deve entrare in cellule di organismi ospiti, vincere il loro sistema immunitario difensivo, rubare il ribosoma che è il "registratore" del DNA della cellula ospite, duplicarsi e scappare velocemente da quell'organismo per infettare altri. Se considerate una cellula come un castello ,lui deve superare  le mura di cinta , vale a dire la membrana cellulare , infatti le mutazioni spike del covid sono sulla proteina che si "attacca" alla membrana e   crea il varco per passare internamente.
Lui è costretto a rimanere un essere semplice e non trasformarsi in cellula , la natura perderebbe la specificità di un essere che seleziona , quindi la sua estrema semplicità di codificazione delle sue  sequenze del DNA o RNA  è atto e specializzato per  mutarsi,  ma proprio per adattamento agli ospiti da infettare.   Per questo  passano spesso da volatili (uccelli e pipistrelli) a mammiferi e poi magari l'uomo e lo fanno ricodificandosi come DNA o RNA.Come scrissi a suo tempo, non è affatto vero che  gli organismi viventi tendano a trasformarsi tassonomicamente in classi, ordini diversi saltando la specie e il genere. Se fosse stato così anche il coronavirus si sarebbe spinto a diventare umano  e la vita naturale muore se si perdono le specificità per cui batteri trasformano e decompongono il materiale organico mineralizzandolo o costruendo simbiosi come il lichene (simbiosi fra alga e fungo) che è un organismo pioniere. Ognuno ha un ruolo specifico di generazione di vita e morte e rigenerazione del ciclo di vita naturale dell'intero ecosistema.
Quindi queste trasformazioni da pesce a rettile a uccello, eccetera.....non le capisco  come scienza ,ma come semplici  ipotesi.

Discussioni simili (5)