Perché Nietzsche critica la compassione?

Aperto da Socrate78, 10 Gennaio 2021, 21:54:49 PM

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Socrate78

Nella filosofia di Nietzsche vi è una critica al sentimento della compassione, che viene considerata in maniera negativa. Tuttavia a me sembra di comprendere che per il filosofo la compassione nei confronti dei sofferenti, dei deboli e degli infermi sia vista in modo negativo perché ostacolerebbe la legge della selezione naturale: in pratica l'atteggiamento compassionevole permetterebbe agli infermi di continuare ad esistere, mentre essi invece andrebbero eliminati in vista dell'affermazione di un'umanità più forte e fisicamente sana. La critica alla compassione sarebbe quindi di fatto una teoria eugenetica, in cui si vuole preservare la salute della razza umana contro gli esemplari malati da eliminare e accantonare. E' corretta la mia interpretazione?

bobmax

#1
Non penso si possa parlare di eugenetica in Nietzsche.

Piuttosto, vi è una volontà di potenza che non riesce a giungere a compimento.
E il suo compimento è l'auto dissoluzione.

Nietzsche è mosso dalla compassione, che però resta quale forza straziante, a causa di un io che non vuole morire.
E non morendo, vuole.

Dato che l'autentica compassione estingue ogni volontà, in N. si svolge una lotta serrata tra volontà e compassione.

Una lotta a cui non può sottrarsi, per la sua grande fede nella Verità.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

green demetr

#2
Citazione di: Socrate78 il 10 Gennaio 2021, 21:54:49 PM
Nella filosofia di Nietzsche vi è una critica al sentimento della compassione, che viene considerata in maniera negativa. Tuttavia a me sembra di comprendere che per il filosofo la compassione nei confronti dei sofferenti, dei deboli e degli infermi sia vista in modo negativo perché ostacolerebbe la legge della selezione naturale: in pratica l'atteggiamento compassionevole permetterebbe agli infermi di continuare ad esistere, mentre essi invece andrebbero eliminati in vista dell'affermazione di un'umanità più forte e fisicamente sana. La critica alla compassione sarebbe quindi di fatto una teoria eugenetica, in cui si vuole preservare la salute della razza umana contro gli esemplari malati da eliminare e accantonare. E' corretta la mia interpretazione?


Ah ah, praticamente la mia attività nel forum in tutti questi anni  è cercare di salvare il buon Nietzche. :D

Non è un tema che mi interessa molto, quindi non so parlartene con grande precisione,
Di certo però bisogna tenere conto che Nietzche è pur sempre allievo di Schopenauer,che ha sostituito il termine cristiano (e dunque con tutta la mole delle sue ingerenze) con quello molto più terreno greco di agapè.

"Abbiamo veduto come dall'oltrepassamento del principii individuationis venisse, nel grado minore, la giustizia, e nel maggiore la bontà vera e propria dell'animo, la quale ci si mostrò come puro, ossia disinteressato amore per gli altri. Dove quest'amore si fa perfetto, rende l'individuo estraneo e il suo destino affatto pari al nostro: piú in là non si può andare, non essendovi ragione di preferire l'altrui individuo al nostro. Può nondimeno la massa degli individui estranei, il cui benessere o la cui vita siano in pericolo, prevalere sui riguardi del bene individuale. In tal caso il carattere asceso all'altissima bontà e alla perfetta generosità sacrifica in tutto il suo bene al bene dei piú: cosí periva Codro, cosí Leonida, cosí Regolo, cosí Decio Mure, cosí Arnoldo di Winkeried, cosí ciascuno, che volontariamente e consapevolmente per i suoi, per la patria va a morte sicura. Alla medesima altezza sta chiunque di buon animo affronti dolore e morte per l'affermazione di ciò che all'umanità intera giova ed a buon diritto spetta, ossia per verità generali e importanti, e per l'estirpazione di grossi errori. Cosí periva Socrate, cosí Giordano Bruno. cosí trovarono tanti eroi della verità la morte sul rogo, tra le mani dei preti.

[...]

Quel che adunque bontà, amore e nobiltà posson fare per altri, è sempre nient'altro che lenimento dei loro mali; e quel che per conseguenza può muoverle alle buone azioni e opere dell'amore, è sempre soltanto la conoscenza dell'altrui dolore, fatto comprensibile attraverso il dolore proprio, e messo a pari di questo. Ma da ciò risulta che il puro amore (agape, caritas) è, per sua natura, compassione."

A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, Laterza, Bari, 1968, vol. II, pagg. 491-492

L'agape rivista da Nietzche:

""Agli uomini dei quali mi importa qualcosa io auguro sofferenze, abbandono, malattie, maltrattamenti, disprezzo − io desidero che non restino loro sconosciuti il profondo disprezzo di sé, il martirio della diffidenza di sé, la miseria del vinto: non ho compassione di loro, perché auguro loro la sola cosa che oggi possa dimostrare se un uomo abbia o non abbia valore − gli auguro di resistere..."
FRIEDRICH WILHELM NIETZSCHE



PS.


Spiegazione: praticamente la sete di Verità non viene più vista come qualcosa che non ci riguardi, ma che anzi ci impegni nello stesso dolore di chi subisce l'ingiustizia.
E' una visione propositiva, utopica, reale come sempre in Nietzche, che vede nella compassione Cristiana questo:


"Nella dorata guaina della compassione si nasconde talvolta il pugnale dell'invidia."

Vai avanti tu che mi vien da ridere

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