Perchè esiste il tutto anzichè solo il qualcosa ?

Aperto da viator, 12 Agosto 2020, 17:40:14 PM

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and1972rea

Penso che la particolare ragione del tuo assillo consista nella più generale ed assillante impossibilità logica della ragione di ridurre il "Tutto Esistente" ed indifferenziato ad un " qualcosa" di razionalmente distinto, chiaro e distinguibile da ciò che distinguibile non è. Il Tutto Esistente ,infatti, non può essere la semplice somma delle parti, perché il risultato di qualsiasi somma non è mai il Tutto, e, quindi, il Tutto non può considerarsi logicamente divisibile. Il " Tutto" trascende , quindi, le parti, a tal punto che esse non possono nemmeno chiamarsi sue. Pare , dunque, che la ragione non possa che essere dalla Tua nel distinguere il "Qualcosa" come estraneo dal "Tutto" , un Tutto indistinto, razionalmente ineffabile, indicibile, sacro ed inquietante...ma pur sempre "esistente" e di gran lunga più vero delle fantomatiche "parti" in cui la ragione immagina di poterlo affettare.

viator

Salve and1972rea. Infatti il concetto di "Tutto" coincide con quello di "Assoluto", dal momento che essi sono entrambi identicamente definibili come "Ciò che contiene senza essere contenuto da altro più grande di esso" e "Ciò che consiste nell'insieme delle sue parti senza essere in relazione con alcuna di esse e neppure con la totalità di esse".

Tutto ed Assoluto restano tali e quali anche al variare del numero dei loro contenuti, (almeno sino alla soglia della duplicità), quindi non sono influenzabili da essi contenuti, quindi non sono relativi ad essi. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

niko

#17
Comunque, in parole semplici, il tutto non esiste perché se è il tutto, allora è anche uno, non partecipa della dualità dell'esistenza, deve includere in se stesso come elemento compositivo davvero tutto, quindi, a fianco a "ciò che c'è", intendo a fianco all'insieme degli enti, anche il divenire come storia e destino, la nullità e la soggettività dell'esistenza, insomma varie cose che con l'esistenza nel senso comune del termine hanno poco a che fare.


In altre parole, l'insieme degli enti, istantaneamente considerato, è giocoforza solo una parte del tutto e non il tutto, quantomeno perché:


1: esiste il divenire, quindi l'insieme degli enti istantaneamente considerato, cambia, e tutte le conformazioni possibili coesistono nel tutto.


2: esiste la soggettività, quindi la coscienza, o comunque la mente che guarda e rispecchia il tutto, o meglio e più modestamente, alcune singole parti del tutto, deve essere inclusa, nel tutto


3: esiste il nulla, nel senso che anche l'insieme degli enti istantaneamente considerato, più il divenire, più la soggettività, è un superinsieme che può ancora essere considerato, sia se stesso, che il negativo di un immanifesto che non vi compare come elemento, anzi deve, essere considerato il negativo di un immanifesto che non vi compare come elemento, perché sia determinato, cioè pensabile.


Quindi il tutto è l'insieme degli enti istantaneamente considerato, più tutto quello che è stato e sarà, più le percezioni e i vissuti di tutti i viventi che lo hanno abitato e lo abiteranno, più il nulla, che è un "resto" estraneo alla totalità spazio temporale e al vissuto che però, appena concepito, necessita di un tutto ri-comprensivo più grande in cui includerlo perché resti salda la definizione di tutto del tutto (la tuttità del tutto pare brutto), quindi il nulla esiste nel senso di essere incluso nel tutto, anche se non esiste nel senso comune dell'esistere; quindi il tutto che esiste, cioè, in altre parole, l'ammasso degli enti considerato qui e ora, è (solo) una minima parte del tutto, che non è il tutto, quindi, come volevasi dimostrare, il tutto non esiste.


PS a voler complicare un po' il discorso, se consideriamo le teorie fisiche moderne dell'universo blocco, la relatività generale eccetera, possiamo anche dire che il passato e il futuro esistono, e ci sono, quanto e come il presente, quindi rientrano nella parte di tutto "che esiste", ma anche messa così, resta comunque il fatto che la vita e il nulla non "esistono" nello stesso senso in cui esiste la totalità dello spazio e del tempo, allo stesso modo in cui prima ho sostenuto che queste realtà ulteriori "non esistono" nello stesso senso in cui si può dire che esista il presente.
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

viator

Salve niko. Sorvolo sulla tua affermazione circa l'esistenza del nulla, appunto perchè tutte queste considerazioni che facciamo sono fondate sul significato del verbo "essere", il quale permane intrinsecamente impenetrabile anche se io continuo ad azzardare che l"essere" sia "la dimensione al cui interno le cause generano i propri effetti".

Il Tutto, l'Assoluto, Dio, il Bene, il Male, il Nulla non esistono fisicamente.
Essi sono puri concetti astratti (non materialmente basati), cioè frutti del pensare, essendo il pensiero la FORMA (cioè la struttura immateriale) che di volta in volta viene assunta dalle connessioni neuronali esistenti all'interno del nostro cervello.

Hai presenti gli archi che si producono tra i poli delle grandi macchne elettriche se opportunamente caricati ? (lampi anche assai ramificati a seconda della resistenza dell'aria dell'ambiente in cui scoccano ?).
Ecco, il pensiero è ciò, ovviamente a livelli di energia immensamente più bassi. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

niko

#19
Sì, ma una volta che lo hai pensato, il tutto come concetto intendo, non lo hai pensato bene se ci metti dentro, in questo ipotetico "contenitore", solo tutto ciò che esiste, nel presente, o anche nella totalità del tempo e dello spazio se essa fosse conoscibile, e sostieni con questo di aver finito, ci sono cose che in un certo senso "sono" senza esistere materialmente o dualmente, quindi il tutto non esiste, perché si compone di parti esistenti e parti inesistenti, quindi non esiste tutto, quindi non esiste come tutto, quindi non esiste il tutto.


Ad esempio, con la coscienza e la vita di un essere intelligente, per dire, si ha già qualche difficoltà a sostenere che esista nel tempo, in un certo senso sì e in un certo senso no, e difficoltà assoluta a sostenere che esista nello spazio, decisamente no, eppure essa fa parte del tutto; ci rendiamo anche conto che il passato, il futuro, ciò che è solo possibile e i futuri ipotetici non esistono nello stesso senso in cui esiste il presente, eppure fanno parte del tutto, eccetera. Anche gli assurdi, come i cerchi quadrati, i bastoncini con due estremità destre, 2+2=5 eccetera, non esistono né nello stesso senso in cui esiste il presente, ne nello stesso senso in cui esistono gli ipotetici e i possibili, eppure fanno ancora parte del tutto, eccetera. Alla fine, con tutte queste considerazioni, l'esistenza mi pare più parte infinitesimale del tutto, che vera essenza del tutto, come appunto il presente, che non solo sembra non esistere perché fuggevole, ma anche, considerandolo staticamente, perché infinitesimale in un'immensità più grande, e indiscernibile comunque come singolo rispetto alle sue ripetizioni, anche ammesso che esista in questa immensità come serie.


Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

paul11

 Se bastasse un dizionario di filosofia per capire la filosofia......
In metafisica, ma non solo, un termine lo si deve relazionare.
Il nulla a quale categoria e insieme matematico appartiene? Quali elementi compongono l'insieme " nulla"?


E daccapo..... la metafisica per essere una filosofia seria ha necessità che il principio originario, un archè, il tutto, l'uno, ecc si relazioni a qualunque cosa esista: un lombrico, un umano, un asteroide, ecc. Se qualcosa non vi rientra, non è una filosofia seria, perché genera aporie, antinomie, contraddizioni.


Se un cosa ( un ente, un essente filosofico) esiste, il "nulla" esiste?
Se una cosa "è" può dirsi che possa essere anche non-è?
Se il nulla è, che cosa è il non- è del nulla (il tutto o qualcosa)?
La negazione diventa parte di alcune metafisiche per potere accedere, poter spiegare, alcune contraddizioni esistenti, come per la metafisica sono le apparenze divenienti.


Se il tutto non-è, possiamo dire che si dia il nulla al suo posto?
Se allora il nulla è, noi veniamo dal nulla, e potremmo ad es. predicare una filosofia nichilista.


@Niko
L'essere non è solo l'insieme degli esistenti, qui ed ora, ma anche di chi è già esistito e di chi esisterà. Se nell'insieme dell'essere ci fossero solo gli esistenti qui ed ora, allora il nulla è il passato (di chi ora non esiste più) e il futuro( di chi ancora non esiste, ma esisterà).Il nulla quindi è, se l'essere è solo applicabile agli attuali esistenti.
E non è solo collocabile agli essenti, ma anche alla conoscenza. Quindi l'essere comprende anche ciò che ancora non si conosce, ma "è", in quanto c'è ma ancora sconosciuto.


Infatti poi dici del super-essere che comprenderebbe essenti, (in quanto enti esistenti) più almeno una parte di inessenti (non più esistenti o ancora non esistenti)
Semplificherei  come ho espresso precedentemente. L'essere = Tutto, che non ha un tempo, e quindi
"è" da sempre e per sempre.


Se nulla è, vale a dire se ontologicamente fosse accettato, è chiaro che entra in collisione con l'essere. Ma il vero problema metafisico e problematizzato da alcuni filosofi, è quando il nulla
è, sebbene non venga accettato ontologicamente, ma si rileva come contraddizione.
La nostra attuale cultura accetta di fatto il nulla, per questo alcuni la definiscono contraddittoria:
la vita che viene dal nulla e scompare nel nulla,: l'universo stesso che viene dal nulla fino a sparire in un lontano futuro.


Per questo se il tutto fosse l'insieme che comprende due insiemi(o sottoinsiemi) l'essere, inteso come essenti come esseri esistenti e il nulla quindi come non-essenti, si entra in un'aporia, in una contraddizione del fondamento . E qui allora se dovessimo dare uno statuto di essente anche al nulla, dovremmo accettare che il non-è esiste, e che quindi il mondo si dà come anche come contraddizione che "vive" che è essente.
Allora il non-essere o non-uno è parte del Tutto e si mostra al mondo attraverso le contraddizioni e ciò potrebbe spiegare il dualismo ; appena dopo il principio del fondamento nascono i "contrari" , ad ogni termine positivo si accompagna un negativo. Il dualismo può spiegare la storia, l'ignoranza umana, lo stato umano nel mondo.


La teoria insiemistica, "ingenua" di Cantor, spiega che ad ogni tipologia di numero: naturale, reale, razionale, irrazionale, ecc, è un insieme e ognuno di questi insiemi ha numeri infinitesimali .


@bobmax
Sono d'accordo che l'Essere non coincide con l'esistere, soprattutto  in termini temporali (passato, presente, futuro) come ho già espresso.
Esatto: l'Essere è origine.


E qui si aprono le divergenze: L'Essere "è", è prima di ogni esistenza ,se è originario e fondamento e quindi non coincide necessariamente con l'esistenza, ma è possibile che appaia nel mondo come esistenza.


Se io, tu....o chiunque, possiamo dire, cioè possiamo parlarne, discuterne, problematizzarlo, dell'Essere, significa che qualche relazione fra noi che esistiamo, che siamo nell'insieme degli esistenti, c'è. Non potremmo dire nulla di ciò che nemmeno come pensiero sarebbe pensabile.
C'è quindi una relazione fra l'Essere e l'esistenza. Ed è l'esistenza stessa che chiama in causa l'Essere.
La causa della vita, da chi o cosa mai sarebbe data? Noi viviamo, esistiamo, è un fatto prima ancora di un'opinione o interpretazione. Se L'essere allora fosse origine, ribadisco, una relazione causale fra esistenza ed  Essere è necessaria.


Per quale motivo l'"io" dovrebbe essere un'illusione?  Semmai l"io" che è, in quanto siamo noi singoli individui umani, è qualcosa relazionato alla coscienza e consapevolezza di essere.
Poi questo essere può essere coerente o contraddittorio , in funzione delle relazioni fra essere ed esistenza, richiamate dalla coscienza e consapevolezza.
Il nostro singolo e individuale essere, è necessariamente relazionato all'Essere originario e fondamento e colma la frattura fra divenire ed eterno.
Altro ancora sarebbe dire "perché noi umani, in quanto essenti intelligenti, siamo nel divenire"?


@ per tutti
Non può esserci una netta frattura fra ciò che esiste e ciò che è , fra ciò che è fuori dal tempo e quindi eterno e ciò che appare nel divenire degli essenti, che nascono e muoiono, che appaiono e scompaiono. Questo ragionamento era già chiaro nei suoi problemi in Platone ,prima ancora che in Aristotele.  Entrambi non ritenevano corretto ciò che Parmenide aveva sancito , che ciò che è non può divenire, vale a dire passare dall' è al non-è.. Ma il divenire è altrettanto un fatto come la vita che vi appare, come noi stessi naturalmente e fisicamente.
Ritengo che la filosofia che accetta la contraddizione del fondamento spieghi e superi quelle originarie che comunque l'avevano internamente più intuita che capita.
Perchè accettare la contraddizione significa cercare anche nell'esistenza la sua essenza, l'essere.


La posizione di Parmenide è di un essere umano che diviene eppure nega logicamente: come dire che la logica partorita da un essente diveniente nega se stesso.
Un'altra posizione è accettare l'essere come eterno  e gli essenti come divenienti, compreso l'uomo, ma ponendo l'episteme, la verità negli eterni.
Altra posizione è accettare l'episteme negli eterni , e porre il divenire in contraddizione, come due sistemi, due mondi che girano su stessi come perni .
La posizione più moderna, nasce e si origne come esistenza umana, come vita che cerca il senso nello svelamento ,aletheia, dell'Essere.

viator

Salve paul11 : Citandoti : "La nostra attuale cultura accetta di fatto il nulla, per questo alcuni la definiscono contraddittoria:
la vita che viene dal nulla e scompare nel nulla,: l'universo stesso che viene dal nulla fino a sparire in un lontano futuro"
.


Non conosco aspetti e manifestazioni istituzionali della "nostra attuale cultura" che accettino l'esistenza del nulla. Giustamente tu precisi "di fatto", quindi penso che in luogo di Cultura tu intenda riferirti a "modi di esprimersi", "mentalità", "espressioni discorsive" o altre superficiali tipologie di esternazione.


Dal punto di vista di niko, la confusione consiste nel venir come abbagliato dal concetto : il concetto di "nulla" esiste certamente (niko non sa che "esistere" significa fare parte di una qualsiasi catena sequenziale di cause che producano - come ovvio - degli effetti.


Il concetto di nulla sarà quindi effetto di una certa attività neurocerebrale (quella predisponente il cervello alla generazione di concetti), causa di ulteriori un poco diverse attività energetiche neurocerebrali (consistenti appunto nella comparsa del concetto), effetto di ulteriori poco diverse attività energetiche neurocerebrali (la relazione con altri concetti ai quali quello di "nulla" deve agganciarsi all'interno del pensiero concettuale in svolgimento)................e tutto questo se si tace. Mettendosi invece a parlare o scrivere del "nulla", sai quali assai più imponenti catene di cause-effetti si possono sviluppare da un semplice concetto !.


Dicevo comunque che niko (che saluto), abbagliato dall'esistenza dei concetto di "nulla", pensa che dietro di esso possa nascondersi la realtà del nulla, la quale ovviamente non esiste poichè, se esistesse, si chiamerebbe "qualcosa". Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

atomista non pentito

Dopo aver letto questo (peraltro) interessantissimo ed intrigante confronto sono addivenuto ( per cio' che sono riuscito a capire ossia non tutto) ad una conclusione e , per esprimerla , utilizzo per sintesi una frase che e' ascrivibile alla mia terra natia ( si usa in dialetto che qui per comprensione generale traduco) ossia : "avete proprio il " buon tempo" ( staccato)

Dante il Pedante

Citazione di: atomista non pentito il 22 Ottobre 2020, 07:59:57 AM
Dopo aver letto questo (peraltro) interessantissimo ed intrigante confronto sono addivenuto ( per cio' che sono riuscito a capire ossia non tutto) ad una conclusione e , per esprimerla , utilizzo per sintesi una frase che e' ascrivibile alla mia terra natia ( si usa in dialetto che qui per comprensione generale traduco) ossia : "avete proprio il " buon tempo" ( staccato)
Ciao Atomista
Sono Dante :)
La tocchi piano, eh? ;D Però è vero,di tutte le discussioni filosofiche che sono adesso in cima alla lista questa è quella che veramente non capisco neanch'io.E' il classico esempio diq uello che io chiamo "pensiero circolare".Una riflessione continua senza sbocco.Un ingarbugliare il pensiero all'interno di termini astratti che hanno un senso se messi in relazione ad altro e non per se stessi.
Padrone dacci fame, abbiamo troppo da mangiare.La sazietà non ci basta più. Il paradosso di chi non ha più fame,ma non vuol rinunciare al piacere di mangiare.(E. In Via Di Gioia)

paul11

#24
 Capisco che capire la filosofia, ma siamo nel forum di filosofia, è un poco ostico per coloro che non vi sono avvezzi. Il "buon tempo" è per coloro che cercano un senso nella vita, per altri che sono
il gregge e vengono menati al pascolo dai pastori, gli lascio tutto  il tempo di brucare e digerire.


Se riteniamo la vita una questione  meramente biologica o termodinamica, vale a dire che appare con la nascita e scompare con la morte fisica, pensiamo superficialmente che noi siamo solo trasformazione  di energia, metabolismo che comprende azioni anaboliche o di costruzione e cataboliche di distruzione,
Ma prima dell'apparizione della vita con la nascita e dopo la sparizione con la morte? Il nulla detta l'attuale cultura nichilista.


Tutte le azioni culturali del nostro tempo sono intrise dal non-senso: in economia, in politica, nelle scienze, ma anche in parecchie filosofie.


Il dualismo in filosofia come in Platone, è spiegato come contrasto ed opposto, poiché il divenire, come ho scritto in altra discussione fu interpretato come differenza. L'acqua per scorrere necessita di un dislivello, l'elettricità agisce per differenze di potenziali, il magnetismo per polarità, positivo e negativo, diversi.
La nostra cultura è andata oltre e  ha scelto la "scissione". Ha separato le discipline del sapere preferendo la quantità alla qualità, ha separato la vita biologica dalla nuda vita giuridicamente fino dal diritto romano, come se la vita, la nostra vita, fosse concepita dallo Stato, ha scisso la ragione e i sentimenti, ha scisso la fisica dalla metafisica, ha scisso la mente dal cervello, ha scisso la coscienza  dalla tecnica.
Che ne è di un umano fatto a brandelli? Una pecora del gregge che bruca inconsapevole e mortificata, come se il suo senso fosse trasformare : mangiare ,digerire, defecare, pe poi rimangiare.......
Siamo noi stessi ridotti ad un "qualcosa", non avendo più senso nel tutto. E avendone terrore, poichè se quel qualcosa non è relazionato nel tutto, quel tutto terrorizza, in quanto siamo solo parti, parzialità, allora per contrapposto esaltiamo i piaceri e le voluttà della vita per dimenticare il momento di quando avverrà il trapasso con la morte, in quanto la morte non ha più senso  essendo interpretato come il momento della sparizione, del non senso.


atomista non pentito

Trovo strano trovare il senso della vita in elucubrazioni astratte. Personalmente trovo piu' "sensato" , un senso della vita "pratico" , ma non per questo necessariamente allineato ( al gregge). Sul fatto di non capire ....  bah , io riconosco i miei limiti ma vedo che ( fortuna loro) pare esista chi limiti non ha.

viator

Citazione di: atomista non pentito il 22 Ottobre 2020, 07:59:57 AM
Dopo aver letto questo (peraltro) interessantissimo ed intrigante confronto sono addivenuto ( per cio' che sono riuscito a capire ossia non tutto) ad una conclusione e , per esprimerla , utilizzo per sintesi una frase che e' ascrivibile alla mia terra natia ( si usa in dialetto che qui per comprensione generale traduco) ossia : "avete proprio il " buon tempo" ( staccato)

Salve Atomista. Intervento appropriato, il tuo. Quando inaugurai il presente argomento, scrissi chiaramente di star facendolo per poter ironizzare (per chi fosse interessato ad ironizzare) od approfondire (per chi volesse approfondore) o semplicemente commentare (come stai facendo tu) circa un argomento ed un quesito evidentemente assurdi ed inutili per chiunque non fosse incline alla masturbazione intellettuale.

Infatti la masturbazione (di qualsiasi genere) è la classica attività da "buon tempo", e non viene mai praticata quando si è in preda ad assilli importanti, del tipo della fame, della paura, della diarrea. Inoltre la masturbazione è attività dotata di senso umano individuale (il raggiungimento di un qualche tipo di piacere egoistico) ma priva di utilità e di senso umano socio-collettivo, nonchè di senso naturale.

Personalmente considero la masturbazione un manieristico passatempo che non dovrebbe scandalizzare nè i minorenni nè i maggiorenni, ma solo qualche manicheo.

Circa il senso di certe cose, ciascuno è libero di cercarselo o di inventarselo.Io sono convinto che il senso della vita non risieda certo nella filosofia masturbatoria o professionale, e neppure in altre attività solo apparente più "produttive".........ma solamente in un unico comportamento al quale la vita stessa ci richiama (fregandosene se ciascuno di noi può o vuole rispondere singolarmente al richiamo) : contribuire, attraverso la riproduzione, alla conservazione della vita senza preoccuparsi troppo del suo senso,che è quello appunto che sto descrivendo. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

atomista non pentito

Sono del tutto in accordo con quanto scritto da Viator , non avrei saputo pero' esprimerlo in modo cosi' compiuto.

niko

Magari più tardi darò una risposta più complicata ad altre cose che sono state dette, per ora volevo rilevare solo che quello che ha scritto Paul11


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Se riteniamo la vita una questione  meramente biologica o termodinamica, vale a dire che appare con la nascita e scompare con la morte fisica, pensiamo superficialmente che noi siamo solo trasformazione  di energia, metabolismo che comprende azioni anaboliche o di costruzione e cataboliche di distruzione,[/size]Ma prima dell'apparizione della vita con la nascita e dopo la sparizione con la morte? Il nulla detta l'attuale cultura nichilista.


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Mi pare un po' eccessiva come posizione, proprio nel senso che la posizione che con la morte finisce tutto non è affatto una posizione "antifilosofica" ma una posizione filosofica come tante altre, non c'è, direi, un nesso necessario tra pensare che ci sia altro oltre la vita biologica e interessarsi di filosofia.


Molti filosofi del passato, anche grandi, erano molto vicini a pensare che con la morte finisse tutto o qualcosa di simile, mi vengono in mente gli atomisti, ma anche Aristotele che non credeva nell'immortalità dell'anima.


Certamente considerare l'effimerità della vita è una posizione filosofica, che non porta necessariamente a conclusioni nichiliste, uno può pensare di sopravvivere esclusivamente nella catena di causa ed effetto, come dice Massimo nel film "il Gadiatore": "quello che facciamo in vita riecheggia nell'eternità", cioè la vita come effetto dell'"intelligenza" temporanea che la causa, sarà causa di altri effetti all'infinito, il che può portare a posizioni molto moraliste e di autosacrificio e tutt'altro che nichiliste, che effetto fa la tua vita sul tutto di cui essa fa parte in vista del potere di questo effetto di essere a sua volta causa di altri effetti non si misura certo con la durata e la piacevolezza edonistica della tua singola vita; non è nichilista neanche la relativizzazione dell'infinità del dolore e l'arte di vivere che si può imparare e trarre assumendo la morte come "consolatrice": se dopo la morte finisce tutto, tutto è più facile da sopportare, anche la rigidità di una morale avvertita dal singolo come necessaria, ma solo fino a un certo punto convincente. Insomma si può pensare che la morte non sia solo "consolatrice", ma anche il meccanismo fisiologico di "spegnimento" della coscienza trasceso un certo limite che poi a ben vedere è il limite di relazione possibile col mondo della coscienza stessa, per cui "ogni dolore è sopportabile", ma non nel senso che ogni dolore sia sopportabile in assoluto come verità universale che imponga una morale della ricompensa, ma nel senso specificamente epicureo che i dolori insopportabili determinano oblio e morte in colui che li subisce, non hanno conseguenze avvertibili non in assoluto, ma proprio e specificamente per chi di più ne è vittima, quindi ogni dolore è sopportabile per noi, l'orrore e il non-senso del mondo ci è risparmiato dai meccanismi intrinseci di disaggregazione e cessazione della coscienza, di cui la morte è solo il più evidente, ma anche sonno, oblio, estasi, rimozione, giocano in piccolo lo stesso ruolo della morte: se nessun dolore avvertito nel qui e ora come tale spegne del tutto la coscienza, nessun dolore è solo e semplicemente per la coscienza un black-out, c'è qualcosa da imparare, e qualcosa di meglio o di peggio da fare in ogni dolore, cioè in ogni dolore rimane possibile l'attività cosciente e consapevole, e quindi l'esercizio della virtù. Folle è assumere il dolore come eterno, chi assume il dolore come eterno di fatto si equipara agli dei e si considera immortale; ogni dolore che avvertiamo, proprio per come funziona biologicamente la vita, è destinato a mutare alternativamente o in piacere o in oblio/morte, ma è proprio prescindendo del tutto da questa alternativa e dall'importanza che possiamo attribuirgli, che possiamo comprendere e considerare l'alternativa in sé e la conseguenza fondamentale che ne deriva, ovvero che considerare il dolore che ci colpisce, e di cui siamo consapevoli come invariante nel tempo ed eterno sia sempre e comunque errato. La conclusione non è dunque che il dolore eterno di per sé non esista, è che grazie ai meccanismi fondamentali della natura ne abbiamo pietoso oblio.


Poi la considerazione che con la morte finisca tutto può portare a una presunzione di diritto al godimento dell'effimero che per quanto nichilista nei suoi presupposti può portare a rivendicazioni politiche utili e necessarie altrimenti impossibili, un volta ho letto che al culmine della rivoluzione francese è comparso all'entrata del cimitero di Parigi un bel cartello con la scritta:


"la morte è un sonno eterno".


Non so se questo sia vero, ma questo cartello se è mai esistito è l'antennato diretto delle fucilate sparate dalla folla sugli orologi durante la Comune del 1871, il concetto è che se la morte è un sonno eterno abbiamo diritto a pane dignità in vita, non ci crediamo più che se facciamo "i bravi" sulla terra abbiamo la vita eterna come ce la raccontano i preti; anche la famosa scommessa di Pascal non è a costo zero se si scommette sulla vita eterna, dato che questa scommessa si porta appresso una morale codificata che dice cosa devi e non devi fare per guadagnartela, la vita eterna, e se quando muori trovi invece il nulla, hai sprecato la tua unica vita nel seguire regole assurde mentre magari altri che queste regole le hanno ignorate se la sono goduta di più; ovviamente, per precisare meglio, quando sei morto non puoi sapere se il nulla che hai trovato lo hai trovato solo per te, perché non sei stato abbastanza conforme alle regole e sei stato oggetto di un giudizio divino negativo, quindi quel nulla è un problema tuo non generalizzabile, agli occhi della divinità "avresti potuto far meglio", o se quel nulla è semplicemente e indistintamente il destino di tutti, di tutta l'umanità, perché in verità tutta la religione o morale di riferimento con cui l'umanità sperava di guadagnarsi la vita eterna era di per sé solo una grande e falsa "cavolata", quindi, se stessero così le cose, quel nulla è un problema di tutti, e nessuno "avrebbe potuto far meglio", ma il punto è che per te che muori e trovi il nulla questa alternativa è assolutamente irrilevante, è esattamente lo stesso, quando trovi il nulla, hai ingombrato inutilmente la tua vita con regole per l'ottenimento di una vita eterna che non ottieni, quindi hai sacrificato un quantitativo di libertà per niente, libertà che in alternativa poteva essere usata per il godimento di piaceri più effimeri e terreni, quindi scommettere sulla vita eterna non è a costo zero. Insomma il "memento mori" si può rovesciare contro i moralisti, se quando muoio incontro un giudizio devo vivere conformemente a certe regole esteriori anche se non da me pienamente comprese e accettate, se quando muoio incontro il nulla, devo prendere e godere tutto quello che posso e seguire solo la mia personale legge nella misura in cui da solo me la do e la comprendo, insomma "memento mori" è uno dei motti più a doppio senso che possano esistere, se lo si riflette bene, o "vivi con moderazione", o "ogni lasciata è persa".
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

viator

Salve Paul11. Citandoti : "Se riteniamo la vita una questione  meramente biologica o termodinamica, vale a dire che appare con la nascita e scompare con la morte fisica, pensiamo superficialmente che noi siamo solo trasformazione  di energia, metabolismo che comprende azioni anaboliche o di costruzione e cataboliche di distruzione,[/size]Ma prima dell'apparizione della vita con la nascita e dopo la sparizione con la morte? Il nulla detta l'attuale cultura nichilista".
Scusa ma a me sembra che il nichilista sia tu. Fai confusione tra la vita come fenomeno cosmico (nella sua veste collettiva biologica) e la vita come condizione esistenziale del singolo. L'apparire alla nascita e lo scomparire alla morte (cioè la ipotesi nichilistica - nulla prima e nulla dopo) è espressione di una egoistica (per quanto naturale e comprensibile) preoccupazione per il proprio personale COSCENZIALE destino valutato in chiave solipsistica.L'apparizione e la scomparsa di ciascuno di noi individualmente (in corporalità e/o spiritualità-coscenzialità) non ha alcun effetto sulla via biologica nel suo complesso. Certo la cosa è grave per chi pensa che il senso del mondo consista nell'esistenza di qualcuno a noi vicino o di noi stessi.Certo, si può chiamare la nostra scomparsa "morte della vita", così come alcuni la chiamano "vita oltre la morte"......................., ma sarebbe un giochino troppo facile per delle persone veramente ragionevoli. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

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